PROLOGO*
La notte oscura divorava le strade e le luci dei lampioni, facendo suo ogni angolo del Molo.
Peter finì di ripiegare le reti sul bancone, chiudendole nel sacco di plastica. Poi prese il sacco, riponendolo sullo scaffale. Il negozio era vuoto già da un paio d'ore, tuttavia vi era ancora del disordine fastidioso. Lanciò un'occhiata all'orologio appeso al muro, che segnava le sei precise della sera, e sospirò. Sua moglie lo aspettava per cena, ed era ormai in ritardo di mezz'ora.
- Tanto vale tardare per bene – mormorò a se stesso, prendendo il blocco degli assegni per contare il guadagno giornaliero.
Venne scosso violentemente da un colpo di tosse, tant'è che si accasciò al bancone, il fiato corto e il battito accelerato. Quando riprese fiato, notò con orrore che il bancone del negozio era sporco di alcuni schizzi di sangue, e quando percepì il sapore metallico capì che l'aveva sputato lui.
Si passò una mano sulla fronte sudata, portando indietro i capelli che gli ricadevano sugli occhi, pensando con rassegnazione che i sessant'anni si stessero facendo sentire in modo cruento.
Gli girò la testa, e dovette sedersi allo sgabello della cassa. Probabilmente s'era ammalato. Peter ripensò a quella mattina, quando aveva preso la pillola giornaliera: possibile che non avesse funzionato, e che i virus l'avessero infettato comunque?
C'era qualcosa che non andava di certo. Peter, da uomo giusto e rispettabile, come ogni altro cittadino di Pangeah prendeva la pillola fornita dallo Stato, ciò che permetteva ad ogni persona di rimanere in salute fino alla veneranda età.
Solo una malattia avrebbe potuto superare le difese immunitarie donategli dalla pillola.
- No... non credo – si disse, più per convincersi che per altro.
Si alzò dallo sgabello, deciso a tornare a casa e mettersi a letto. Spense l'interruttore generale del negozio di articoli da pesca e chiuse i battenti, dunque s'incamminò per le strade della Contrada Commerciale, diretto verso casa.
La sua mente viaggiava oltre le strade deserte e buie, verso ipotesi e ricordi terrificanti per Peter. Una sola malattia non era ancora stata scovata, una sola malattia era in grado di distruggere una persona sana da un momento all'altro, senza che lei se ne potesse render conto. E quando se ne fosse resa conto, sarebbe stato troppo tardi.
Lo Stato la definiva il Morbo, ed era da quasi quattro anni che sembrava sconfitto, estinto. Possibile che fosse tornato?
D'un tratto percepì un rumore alle sue spalle. Si voltò e vide una donna incamminarsi nella sua stessa direzione.
Lo stupore non gli permise di perdere la ragione: credeva di essere completamente solo, a quell'ora tarda, malgrado ciò si fermò ad aspettare la cittadina, facendo scivolare dolcemente ogni preoccupazione in un angolo della mente, promettendosi di ripensarci con calma in un altro momento.
- Buona sera – le sorrise appena venne raggiunto, anche se probabilmente lei non lo vide. Peter scorgeva a malapena i tratti della donna, giacché il buio oramai era denso e fitto.
- Salve – rispose. La sua voce era dolce e genuina, ed era talmente un piacere ascoltarla, che Peter si soffermò un momento di troppo a rimirare la sconosciuta, cercando di scorgerne il viso.
- Va a casa? – Le domandò. La donna aveva dei voluminosi capelli rossi come il fuoco, un tratto insolito nel Settore Piscator. Peter sospettò fosse appena arrivata al Settore.
- Più o meno – la donna aspettò di essere sotto la luce di un lampione per sorridergli, e Peter gustò quel momento per studiare il viso della sconosciuta.
Era bella, troppo bella per passare inosservata, e questo pensiero non fece che accentuare le sue supposizioni che quell'estranea – ne era oramai certo – fosse appena arrivata. – Lei?
Peter si scoprì sorridere. Quella donna gl'ispirava sicurezza, e l'attraeva. Era giovane, molto più giovane di Peter, ma aveva un fascino maturo e stupefacente. La pelle era pallida e marmorea come la spuma di mare, e gli occhi cupi e magnetici, scuri tanto da non scorgere né la pupilla né l'iride.
- Se vuole l'accompagno – disse Peter, scoprendosi più avventato di quanto non si fosse mai aspettato.
La sconosciuta sorrise ancora. – Molte grazie.
Rimasero in silenzio ancora per qualche attimo, procedendo lungo la banchina del Molo, immersi nel buio e, ad intervalli regolari, dalla luce di un lampione. Alla loro destra il mare scrocchiava qualche suono di tanto in tanto, segno che le onde s'infrangevano sugli scogli adiacenti l'asfalto. Peter percepiva il cuore battere forte, e si sentì più vivo di quanto non fosse stato da tempo. Tutta la sua attenzione era rivolta a quella sconosciuta, una musa ispiratrice. - Come si chiama? – Chiese titubante.
- Myra. E lei?
Peter trovava che quella domanda fosse una perdita di tempo. Voleva sentirla parlare, sentirla sussurrare i suoi più oscuri segreti, consapevole che probabilmente ne sarebbe solo stato più attratto. – Peter. È nuova di qui? - La rimirò, approfittando della luce di un lampione.
La rossa sorrise, allungando lo sguardo verso il mare. Per farlo girò la testa verso destra, e Peter si accorse di essere l'unico intralcio tra quella meraviglia e l'acqua. Rallentò per darle la possibilità di goderne appieno.
- Nuova, sì. Ma in realtà ci sono già stata qui. Con mio padre e le mie sorelle, molto tempo fa. – Mormorò, quasi nostalgica.
Quelle parole suonarono strane alle orecchie di Peter. Quanti anni poteva avere, quella sconosciuta? Al massimo venticinque, ad occhio e croce. Malgrado ciò non aggiunse parola, e la studiò ancora.
Myra lo guardò, e sorrise a quel sessantenne con calore. Peter credette di sciogliersi, e sentì svegliarsi dentro di lui qualcosa che da tempo era rimasto assopito.
Un desiderio potente lo percosse, e Peter dovette simulare un colpo di tosse per nasconderlo. Myra s'avvicinò a lui; era più alta di qualche centimetro, magra, statuaria, perfetta. – Peter, ti piaccio?
Peter trattenne il fiato. Avrebbe voluto spogliarla, seduta stante, e consumare un rapporto di fuoco con lei, anche se non era completamente sicuro di esserne ancora in grado dopo tutti quegli anni. Myra fece aderire i loro corpi, premendo il seno piccolo contro il petto dell'uomo. – Perché tu mi piaci, molto.
Peter si sentì esplodere. Il pensiero del Morbo era lontano, lontanissimo, così come la certezza di essere in ritardo per la cena, e di sua moglie e dei suoi figli. Ingoiò a vuoto, la bocca asciutta. Myra avvicinò i visi, e Peter sentì il suo respiro ad un soffio dalla sua bocca.
- La carne umana è così morbida.... – Mormorò la rossa.
Un attimo dopo, Peter venne scaraventato giù dalla banchina, in mare, e Myra si strappò i vestiti di dosso. Sì, Peter si ritrovò Myra nuda tra le braccia, ma non poté godere del momento.
Myra aprì la bocca,rivelando le zanne, e strappò la carne dal collo di Peter, lacerando ilegamenti e i muscoli, e nell'arco di qualche minuto il sessantenne affetto dalMorbo morì, nel silenzio più totale di una notte buia, in compagnia della donnapiù bella che avesse mai visto.
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