PRIMO CAPITOLO*
Tutto nero. Silenzio. Percepivo il mio respiro, quello delle persone di fianco a me.
Una mano mi sfiorò il braccio destro, e intrecciò le sue dita con le mie. Strinsi forte.
Poi, sullo schermo apparve il conto alla rovescia. Cinque.
Quattro. Tre.
- Nate, vuoi dei pop corn? – Mi raggiunse una voce all'orecchio.
- Stai già mangiando, Josh? – Sghignazzai.
Il mio migliore amico alzò le spalle divertito, e nella poca luce in sala lo vidi ammiccare a Sara, di fianco a me.
Il filmato cominciò, e allungai la mano verso Josh, che presto si riempì di pop corn caldi.
- Siete due porci – borbottò Sara, lasciandomi la mano. – Questo documentario dovrebbe servire a tutti e due.
- Non lo mettiamo in dubbio – ridacchiò Josh. Sorrisi sentendola sbruffare.
Sullo schermo apparve l'immagine del Mondo in una visione satellitare. Una voce si espanse in tutta la sala.
- Anno 2473. I disastri ambientali e le tempeste marine hanno portato a una riunione dei continenti in un unico, grande, pezzo di terra: Pangeah. Di conseguenza, è presente un unico, grande, vastissimo e pericolosissimo oceano: Pantalassah. – Alzai gli occhi al cielo: tutte cose risapute.
- La parte centrale di Pangeah è situata in latitudine 39° 13' 57 N e longitudine 13° 7' 35 E, il clima varia di poco, dalla parte nord-ovest alla sud-est. Quello che una volta era conosciuto come il Mar Mediterraneo, ora è solo un grande, vasto lago naturale.
Alcune isole sono state cancellate dalla faccia della terra, come l'Australia, il Polo Nord, Il Polo Sud, e ancora il Giappone, il Madagascar, l'Indonesia, le Filippine. Sono state travolte dalle acque, sotterrate, tesori sepolti come lo era stata Atlantide. – Sullo schermo si vide l'evoluzione dei continenti, dai sette iniziali, all'unico solo.
- Molte specie si sono estinte, come gli elefanti o molte razze di felini, come la pantera o le linci. – Vennero proiettate le immagini di animali mitologici, e sentii Sara sospirare.
- Ne vuoi uno? – La schernì Josh.
- Smettila! – Mormorò. Lui ridacchiò. Ci divertivamo a darle fastidio.
La voce riprese. - Non ci sono più le stagioni, ora gli unici cambiamenti climatici variano a seconda della spinta gravitazionale, anche se in media l'estate e l'inverno durano circa due anni ciascuna.
La terra gira molto meno velocemente, di conseguenza ci siamo dovuti adattare al clima con nuove costruzioni inventate dallo Stato, ipertermiche e sismiche. – Sullo schermo vennero proiettate alcune immagini di edifici, prati e fiori invernali ed estivi.
- Hey Sara vuoi un po' di pop corn? – Le domandai. Sara mi guardò cercando di nascondere un sorriso.
- Ma la volete smettere voi due? Quanti anni avete, cinque?
Dietro di noi qualcuno ci ammonì con uno "Sht!" e tutti e tre ridacchiammo.
La voce, limpida e chiara, maschile, tornò a parlare. - Tutto è cominciato con le eruzioni solari, che hanno portato disastri ambientali, bufere di neve in piena estate, o tempeste, e svariate malattie agli esseri umani, alle piante e agli animali. Soprattutto agli animali. Alcune specie si sono sviluppate, alcune estinte, altre ancora continuano a vivere, seppur in rischio. E poi, con la creazione di un unico grande mare, le specie marine evolute si sono procreate.
Al giorno d'oggi, animali mitologici come le piovre giganti, gli squali-balena, i draghi marini e le Er, sono esseri che infestano la nostra Pantalassah. – A questo punto, tacemmo tutti. Sullo schermo vennero proiettate alcune immagini del mare in tempesta, degli animali marini. Nessuna foto di una Er.
- Tutte le specie marine sono ovviamente un pericolo, ma fino ad oggi siamo riusciti a tenerle a bada quasi tutte. Alcune di loro causano solo alcuni disagi, altre possono provocare morti, ma lo Stato ci tiene a tranquillizzare ogni cittadino: rispettando le Regole, nessuno sarà in pericolo.
- Non hanno il coraggio di ammettere che c'è qualcosa più forte di noi – mormorò Sara. La osservai con la coda dell'occhio.
La voce continuò, questa volta con tono più sereno. - Nonostante un unico continente, lo Stato ci ha suddiviso in cinque Settori, in modo da classificarci con più facilità in base al nostro Impiego.
Al centro si trova il Settore Statum: tutte le ville e le abitazioni dei 250 deputati dello Stato, che detengono potere legislativo, dei cinque Rappresentanti dei Settori, che detengono il potere giuridico, e del Precursore Massimo, che detiene il potere esecutivo e a cui dobbiamo obbedienza assoluta; essi sono la casta sociale più alta e ricca.
Esterno allo Stato, con un raggio di 4500 km, c'è il Settore Aristocratiam, aristocratici altolocati, è il Settore per coloro che intraprenderanno la carriera di deputato.
Dopo gli Aristocratici c'è il Settore Proletariatus: persone che lavorano negli uffici, cantanti, scrittori, infermieri, ingegneri e altri. In questo posto lavorano e studiano. Poi, una volta terminati gli studi, alcuni vengono mandati a lavorare negli altri Settori.
Dopodiché c'è il Settore Agricultura: lavorano nei campi, coltivano frutta e verdura per l'intera Pangeah.
Infine, a costeggiare tutti i confini di Pangeah, c'è il Settore Piscator. – A questo punto, in sala scoppiò un fragoroso applauso; io e Josh fischiammo e battemmo le mani. La voce, ignara delle nostre ovazioni, continuò. – Essi sono i più coraggiosi e stimabili tra tutti i Settori. I Pescatori forniscono a Pangeah il cibo più sostanzioso, la carne degli esseri marini, l'unica con cui ormai gli esseri umani si cibano, a rischio della loro vita. Questo consegue purtroppo centinaia di perdite ogni anno. Per ringraziare il loro operato, lo Stato ha indetto un Giorno della Memoria annuale, durante il quale onoriamo i defunti del Settore Piscator, morti in circostanze lavorative. Lo Stato onora ogni defunto, così come tutti i cittadini. - Sulla sala vi era oramai un silenzio funerario, e sullo schermo cominciarono ad apparire le foto dei defunti. Alcuni di loro erano volti conosciuti, altri totalmente estranei ma comunque legati a noi dallo stesso sangue, dallo stesso Settore. Le foto si susseguirono velocemente, erano più di un centinaio e riesumavano i defunti dell'ultimo anno. La voce tacque per tutte le foto, poi riprese con volume soffice.
- Per ogni Settore è presente un Sindaco, ed ogni zona del Settore è divisa in Contrade. Inoltre, in ogni Settore è presente un'Ambasciata Statale, con funzionari provenienti direttamente dal Settore Statum, che potranno fare vece del Precursore Massimo.
Lo Stato ha sviluppato evoluzioni anche in campo tecnologico. Da quando uscì il sistema operativo per ogni tipo di tecnologia UF5, le principali aziende si unirono a creare un'unica grande marca da suddividere in tutti i Settori.
Nacque il primo modello di Tee-Touch portatile, una tastiera che attivata proietta un desktop su un piano plastico. Poi anche i mezzi di trasporto, oltre a quelli di comunicazione, si evolsero. I volatreni, per esempio, treni a sospensione elettromagnetica, i cui binari sono sospesi a un'altezza di sicurezza per evitare incidenti con i pendolari privi di automezzo. Ogni volatreno è comandato da una centrale in ogni Settore, per diminuire il rischio d'incidenti. Ogni famiglia è fornita dallo Stato di un'autovolo, della stessa struttura dei volatreni, di possesso personale.
Per lo Stato di oggi l'unità familiare ha valore simbolico. Le nascite, le istruzioni e tutto ciò che riguarda l'infanzia da 1 a 17 anni, è cautamente sorvegliato. Ogni ragazzo o ragazza viene istruito sin da piccolo alle principali materie, come la matematica, la geofisica, la geografia e la letteratura. All'età di 10 anni, età dello sviluppo ormonale, i ragazzi cominciano la frequentazione di una scuola superiore, che dura fino all'età di 17 anni, quando la pubertà ha fine. C'è un'ampia scelta per la scuola superiore, per permettere di studiare solo ciò che porterà a fare il futuro.
C'è un massimo di due figli a famiglia, per preservare l'unità familiare in un ambiente sereno e privo di disagi.
In questa meraviglia di Stato, vi è una piaga tuttavia scomoda. I Ribelli, la casta sociale dei più poveri o semplicemente dei non lavoratori, responsabile delle rivolte, dei problemi, dei furti.
Lo Stato spera vivamente che un giorno questa piaga si estingua, senza il bisogno di armi.
Lo Stato pone la massima fiducia nei suoi giovani, perché sono il futuro del nostro Stato.
In questo Anniversario della Nascita di Pangeah, rendiamo note le conquiste e gli sviluppi che il nostro Stato è riuscito a portare a termine, con il vostro aiuto. Grazie. – La voce tacque un attimo, e sulla sala si sparpagliarono alcuni "prego". Il filmato era ripetuto ogni anno, e ogni vota tutto rimaneva immutato, tranne le foto dei defunti del Settore Piscator. Quelle cambiavano sempre. - Lo Stato è fiero di voi. Onore a Pangeah! – Concluse la voce, enunciando il motto.
In sala si sollevò un coro, che ripeté la stessa frase, seppur con poco entusiasmo. La pronunciai anch'io, e così anche Josh e Sara.
Il filmato si concluse, e in sala scoppiò un applauso, infine le luci si riaccesero. Ci alzammo tutti e tre e ci dirigemmo all'uscita.
Fuori, il sole era oscurato a tempi alterni dalle nuvole cariche di pioggia. Soffiava vento, e il mare era mosso. Sara si mise le mani in tasca, guardandoci con aria ammonitrice. Josh sorrise e la strinse in un abbraccio.
- Non sarai arrabbiata eh? – Le domandò, ridacchiando. Sara scosse la testa, ma poi annuì decisa.
- Siete un branco di idioti. Diciannove anni, scuola finita, massimo dei voti e l'unica cosa che riuscite a fare durante la videoproiezione di un filmato educativo è disturbare con battutine?! – Sbraitò.
Io e Josh ci guardammo, poi scoppiammo a ridere. Sara alzò gli occhi al cielo, e mi puntò un dito contro al petto. – Non ti azzardare a ridere, Nathan Dylan. Sei il figlio del Sindaco, sei un Pescatore. Il ruolo da idiota non ti si addice.
- Ah perché, a me sì? – Josh rise e si diresse verso l'autovolo. Scoppiai a ridere e lo seguii. Sara rimase indietro, ci guardò un poco e poi scoppiò a ridere.
- Beh, a questo punto credo che siamo idioti tutti e tre, non è così? – Ammiccò, seguendoci. Mi sedetti alla guida, e Josh si sedette sul sedile posteriore, Sara di fianco a me.
Misi in moto l'autovolo, e le lanciai un'occhiata. – In realtà la più idiota sei tu, perché sei fidanzata col più idiota dei Pescatori.
Josh mi tirò un pugno alla spalla. – E che mi dici di te, migliore amico dell'idiota?
Sara batté le mani per ristabilire l'ordine. – Va bene, questa conversazione è andata anche troppo avanti, considerando che non ha nemmeno una morale logica.
- Beh, quando mai ce l'hanno i nostri discorsi? – Ridacchiò Josh, sporgendosi da dietro e lasciandole un bacio sulla guancia. – Comunque non dovevamo comprare i pop corn, non ne valeva la pena.
Alzai gli occhi al cielo, divertito. Sulla macchina cadde un silenzio imbarazzato, come se ognuno di noi stesse pensando cose diverse, in tensione. Sembravamo rilassati, ma le foto dei defunti ci avevano scosso, era palese.
- Non hanno detto nulla su Claude – mormorò Sara, guardando fuori dal finestrino. – Di nuovo.
Josh ridacchiò. – Seh certo. Perché, chi ci crederebbe? Un vecchio di ottant'anni ha portato allo Stato il corpo di una Er e lo Stato ha insabbiato tutto per evitare che i vari Settori si spaventino. Assurdità.
- Beh avrebbero potuto accennare la cosa – ribattei io. – Penso che lo Stato sarebbe più tranquillo a conoscere almeno l'aspetto dei loro nemici.
Le Er erano animali mitologici. Sinceramente nessuno sapeva se catalogarle come animali o come creature magiche. Le Er erano pericolose, e mortali. Questo era il dato più certo che chiunque sapesse.
- E comunque non l'ha catturata ad ottant'anni, ma molto tempo fa. Quarant'anni fa, per l'esattezza. – Sara annuì per sottolineare la veridicità delle sue parole.
- Come vi pare – borbottò Josh. – Veniamo da te, Nate?
Lo guardai nello specchietto retrovisore. – No, vi riaccompagno a casa. Mio padre si sta preparando per la partenza.
- Va a Pesca? – Chiese Sara, riportando il suo sguardo su di me.
- Già... – Ammisi con un sospiro.
- Questa volta ti porta con lui? – Mi domandò.
Avrei tanto voluto rispondere di sì. Avrei voluto risponderle che era finalmente arrivato il giorno, che mio padre finalmente aveva deciso di fidarsi di me, e aveva dichiarato con fierezza che sarei andato con lui.
- No. – Rispose Josh al mio posto.
Passammo di fronte a dei manifesti, su cui era stampata la foto di un uomo. La sua foto era apparsa anche nella videoproiezione, ma non lo riconobbi per quello. Sara la guardò con tristezza, poi si voltò. – Peter Fawth è stato preso due notti fa. Lo hanno messo nella videoproiezione, ma sua moglie continua a sostenere che sia vivo.
- Peter? – Chiese Josh, sporgendosi per vedere il manifesto. – Quello che lavorava al negozio di reti da pesca? Sulla Contrada 27?
Sara annuì. - Non è stato ritrovato il corpo.
Sentii improvvisamente un gelido freddo espandersi nelle vene, ed accesi il riscaldamento.
- Quando mai succede? – Mormorò Josh. Gli lanciai un'occhiata dallo specchietto retrovisore, e vidi che si stava contorcendo le mani nervosamente. Tornai con gli occhi sulla strada, allontanandomi sempre di più dal centro cinematografico, verso la Contrada 25, dove vivevano i miei amici.
- Orribile. – Mormorò Sara. – Odio le Er.
Josh scosse la testa. – Cos'è? Il terzo caso questa settimana?
- Sì. – Sara lo guardò preoccupata. – Si dice che il branco del Nord stia girando in queste zone. Il mese scorso erano a Sud-Ovest.
Cadde un silenzio teso. Il Settore Piscator contava pochi veri eroi, e molte vittime.
Lo Stato ci dedicava tributi su tributi, per via delle varie perdite subite, ma la verità era che noi valevamo più di qualunque altro Settore. Le Er erano carnefici, e noi le loro vittime.
Mio padre, Frank Dylan, era il sindaco del Settore Piscator, eletto a questo grado per via dei suoi trascorsi: era stato uno dei primi Pescatori a sopravvivere all'attacco della piovra gigante.
Di conseguenza, io ero considerato il figlio di un eroe, rispettato per la posizione sociale del padre. Non nego che la cosa mi abbia quasi sempre dato un pizzico di fastidio, volevo guadagnarmi il mio titolo; non c'è piacere nell'essere premiati per nulla.
I Pescatori cacciavano tutti gli animali marini. Da quando era nata Pangeah tutti gli animali da terra erano stati definiti "razze protette". Noi Pescatori catturavamo dal più piccolo crostaceo al più grande pesce spada. Poi c'erano Pescatori come mio padre, che si dedicavano a prede più grosse, come la piovra gigante, il drago marino, gli ippocampi.
Poi c'erano le Er.
Gli studiosi non erano riusciti a spiegarsi la loro comparsa. Sembrava quasi una presenza magica. Chiunque avesse mai incontrato una Er non era sopravvissuto per raccontarlo. Si diceva che ammaliassero le loro prede con il loro canto e la loro infinita bellezza femminile. Si sapeva che il loro aspetto fosse enigmaticamente confusionario: la parte superiore umana e quella inferiore dall'aspetto di un'enorme coda di pesce. Molto numerose, molto forti, molto affamate.
- Di' a Katy di stare lontana dall'acqua. – Mormorai a Sara. Katy, sua sorella minore, aveva cinque anni e coraggio da vendere, ma era anche troppo curiosa.
Sara annuì. – Ma certo.
Io, Josh e Sara ci conoscevamo da tutta una vita, credo. Sin dalla prima classe di scuola dell'infanzia, avevamo fatto trio. Non c'era avventura che uno di noi vivesse senza gli altri due accanto.
Nemmeno una.
* * *
- Nathan, ne abbiamo già parlato... - Disse mio padre.
La cucina era inondata dalla luce del sole pomeridiano. Sedevo al tavolo, ancora sazio del pasto appena finito, e mio padre fumava una sigaretta. Si alzò a disagio, cominciando a camminare avanti e indietro lentamente.
Non mi scostai dalla mia opinione. –Ti prego papà, fammi venire con te. Sono abbastanza grande! – Mi alzai a mia volta, ponendomi di fronte a lui. Eravamo alti uguali e particolarmente somiglianti, malgrado ciò riusciva sempre a sovrastarmi.
- Ma non abbastanza preparato! - Mio padre scosse la testa con gli occhi chiusi, chiaro segno di delusione. Espirò una nuvoletta di fumo, prima di riprendere. – Nate, te l'ho già detto: è troppo pericoloso, potrebbe scoppiare una tempesta, ribaltarsi la nave, e a quel punto ti avrei perso.
Alzai gli occhi al cielo, dubitante a credere alla sua versione. Mi appoggiai al tavolo, incrociando le braccia al petto.
- Non farmi perdere anche te, ti prego – implorò, riportando a galla la perdita della mamma.
Era morta quando avevo sei anni. In quel periodo era diffuso il Morbo, e quando meno ce lo aspettavamo lei lo contrasse, e non ci fu più speranza di guarigione. La sua morte fu dolorosa e per tutti divenne presto un vuoto incolmabile, a mio padre più che a me. Era la sua migliore amica, il suo unico vero amore.
Non era la prima volta che ne parlavamo. Era da circa un mese che pianificava di partire per una pesca. Ero maggiorenne da circa due anni, ma per via del triste destino non mi ero ancora cimentato in una pesca vera e propria. Lo avevo pregato di portarmi con sé, ma non ne voleva sapere. Mi diceva sempre no, in qualunque occasione. No a prendere una casa da solo, no a trovarmi un lavoro, no a partire e conoscere il mondo...
- Non è detto che mi perderai. – Obiettai nervoso. – Ci sarai tu con me.
- Nathan, non sono un eroe. – Frank mi guardò in volto, serio e adesso arrabbiato. – Non salvo la gente, io pesco. Pesco e basta. E non voglio avere la tua morte sulla mia coscienza.
- Smettila! – Urlai arrabbiato. Tirai un calcio alla sedia, facendola ribaltare a terra. Mio padre spense la sigaretta, guardandomi infuriato. – Perché non posso essere libero di fare ciò che voglio?!
Mio padre si avvicinò minaccioso, e i nostri visi furono talmente vicini che percepii l'odore del suo dopobarba. - Chiariamo una cosa. Finché non mi avrai dimostrato di meritarti la mia fiducia, non uscirai da questa casa.
Si allontanò, e quando fu in salotto gli urlai contro. Mi tremavano le mani e avevo voglia di rompere tutto. – Come faccio se non mi permetti nemmeno di navigare? Forse vuoi che faccia una magia? – Iniziai a ridere, schernendolo. – Vuoi che ti porto una Er?
Frank fece dietrofront e in un attimo fu di nuovo di fronte a me. Mi scrutò coi suoi occhi di ghiaccio, le sopracciglia inarcate. – Non scherzare sulle Er, Nathan.
Allargai le braccia, come a mostrarmi disarmato. – Sto semplicemente illustrando le alternative.
- Ti facevo più intelligente. – Mio padre scosse la testa, dirigendosi di nuovo verso il salotto, e poi verso l'uscita. Sulla porta si fermò un attimo, come a voler aggiungere qualcosa. Lo precedetti.
- Mi spiace di non essere come Abigail.
Si voltò. Era una frase stupida ovviamente. Abigail, mia sorella, era andata nel Settore Agricultura ad insegnare in una scuola dell'infanzia. Abigail aveva cinque anni più di me, veniva a casa solo per le feste e aveva un figlio, Max, che adesso aveva un anno. Suo marito, Greg, era un Agricoltore, un brav'uomo che amava molto mia sorella, e a me andava bene così.
Mio padre l'aveva cresciuta come una Pescatrice modello, e poi lei era andata a fare il lavoro che secondo lui era il più miserabile per una donna. Inspirò bruscamente. Non mi aveva mai cresciuto come un Pescatore, io ero solo il "figlio minore".
- Spiace anche a me. – Commentò, poi uscì di casa, e rimasi solo.
Furente, rialzai la sedia da terra e finii di sparecchiare, poi uscii a mia volta. Mandai un messaggio a Josh, domandandogli di venire al Molo, e m'incamminai verso la fermata del volatreno.
La discussione con mio padre rimbombava nella mia mente. Dovevo sfogarmi, rimanendo ovviamente nei limiti del fattibile concessimi da Frank.
Il Molo non era altro che un vecchio molo abbandonato, che io e i Giovani Pescatori avevamo rimesso a nuovo, utilizzandolo come base segreta per le nostre avventure.
I Giovani Pescatori erano un gruppo di ragazzi più o meno miei coetanei, che sognavano di vivere le avventure di mio padre e dei suoi compagni di viaggio. Ci ritrovavamo al Molo per raccontarci le storie di antichi eroi e leggende e organizzavamo sempre gite clandestine in mare.
Il Settore Piscator non era molto tecnologico, per questo il motivo principale di attenzioni dei ragazzi era il mare e i suoi tesori, i suoi misteri e le sue creature.
Quando crescemmo, il Molo divenne luogo d'incontro dei nuovi, mentre per i veterani mutò in un posto dove rilassarsi e ricordare la propria infanzia.
Io e Josh fummo presi come mozzi dal Capitano Rupert, che ci allevò insegnandoci i principali segreti della pesca.
Poi divenimmo Pescatori, all'età di diciassette anni, comprammo una barca e cominciammo a esplorare la parte ovest del nostro Settore. Per la giovane età, non avevamo il permesso di superare le tre leghe di profondità, ma spesso ci trovavamo a disobbedire.
Il nostro mozzo era Bill, un ragazzo per bene e assetato di avventura. Il massimo che era riuscito a fare a bordo della mia Isabella era stato lavare per terra con il moccio.
Le nostre prede arrivavano a pesare più di 70 kg, e di questo ne andavo fiero, almeno avevo preso qualcosa da mio padre.
Ma io ero fermamente convinto di poter arrivare più in alto. Qualcosa di ciò che avevo detto a mio padre aveva messo radici e adesso una giovane idea stava concependo i suoi primi fiori.
Arrivai al Molo e mi sedetti sulla banchina ad aspettare Josh.
Dondolai i piedi nel vuoto per alcuni minuti, mentre le caviglie venivano inumidite dagli schizzi delle onde. Il cielo era tetro ma non sarebbe arrivata una tempesta, non ancora almeno.
Ripensai al discorso con mio padre, e la mia mano trovò automaticamente l'anello appeso al collo. Era una specie di espediente dell'ansia, un oggetto prezioso che avrei protetto con la vita se fosse stato necessario: l'anello di mio padre. Quando ero piccolo, la prima volta che mi aveva portato in mare, mi aveva insegnato a sbrogliare le reti, e nel farlo gli era caduto l'anello. Glielo avevo raccolto e lui me lo regalò con un semplice gesto della mano.
Lo conservavo come un cimelio inestimabile, ma sembrava buffo in quella situazione, dato che la causa della mia frustrazione era proprio mio padre. Nemmeno io sapevo bene perché lo tenessi ancora, probabilmente era l'unico oggetto che mi rendeva l'idea di cosa fosse un vero padre. Una sottospecie di tasto di backup che mi ricordava che una volta anche mio padre era stato umano. Prima della morte di mia madre.
Capii che Josh mi aveva raggiunto dalla sua camminata strascicata. I piedi raschiarono il terreno sabbioso, e infine si fermarono.
- Hey fratello. – Mi guardò dall'alto. – Mi sei mancato, in queste due ore di isolamento forzato. – Mi lanciò un'occhiata maliziosa, ma non ero in vena di battute. Se ne accorse, e sbruffò. – Tuo padre?
Josh era il mio migliore amico da sempre, credo. Era alto, capelli castani, spalle larghe, ciglia lunghe e carnagione pallida. Il suo era un viso gentile e fascinoso, sempre dipinto in un sorriso malandrino. Lasciai ricadere l'anello contro il petto.
- Ciao Josh. – Mi alzai, pulendomi i pantaloni dalla sabbia.
- Che è successo stavolta? – Mi domandò, dirigendosi automaticamente verso Isabella. Lo seguii a ruota, mentre la rabbia che avevo provato fino a un attimo prima scemava velocemente.
- Non vuole portarmi con sé a caccia di squali-balena – annuii come a confermare la cosa, e salii a bordo della nostra nave. Josh mi guardò, comprensivo. Non era la prima volta che si sorbiva le mie lamentele, ovviamente. In casa sua non succedevano certe cose. I suoi genitori erano entrambi ex Pescatori oramai in pensione, e lui era figlio unico, ciò ne conseguiva che fosse libero di fare ciò che voleva.
- Io penso che lui cerchi di proteggerti. – Disse con un sospiro.
- Ma sono maggiorenne, ormai sono un uomo! – Ribattei scuotendo la testa.
Josh si diresse a prua, guardando il mare. Pur essendo un gesto sciocco in apparenza, non avere più i piedi sulla terraferma ci trasmetteva un senso di tranquillità. Lo seguii, inspirando l'odore dell'oceano. Di fronte a noi solo una vastità di acqua infinita.
- Penso che oramai sia chiaro che non si fida di te. – Josh mi scrutò alzando un sopracciglio.
- Pensi molto, eh? – Gli lanciai un'occhiata. Quella che doveva essere una battuta risuonò quasi come un'offesa, così lasciai cadere la frase e risposi alla sua obiezione. - Lo so – mormorai. – Lo so.
Cadde un silenzio teso, rotto solo dalle onde e dallo scrosciare dell'acqua contro gli scogli.
- E quindi non sei riuscito a convincerlo eh? – Ruppe la quiete con una domanda straziante.
- Anche a voler ritentare, parte stasera. È troppo tardi. – Sbruffai. Avevo bisogno di aria, sudavo e in me c'era un'inspiegabile voglia di agire.
- 500 kg vero?
Respirai profondamente, inalando il profumo salmastro e famigliare del mare. Chiusi gli occhi per assaporare la sensazione, e mi resi conto che senza volerlo avevo di nuovo impugnato l'anello al collo. Sospirai. – Sì, obiettivo 500 kg – dissi senza aprirli.
Restò un attimo in silenzio, poi ridacchiò.
- Hai in mente qualcosa, non è vero? – Josh mi mise una mano sulla spalla, costringendomi a guardarlo.
- Dimostrerò a mio padre che non sono più un bambino – mi tolsi la mano dalla spalla, voltandomi dall'altra parte e abbandonando nuovamente l'anello.
- Non usare scuse con me. – La sua voce velava una burla, immaginavo che non mi avrebbe preso sul serio. – Cosa vuoi fare?
- Devo catturare uno dei pezzi grossi – ammisi con un'alzata di spalle.
- Uno squalo-balena? – Josh si avvicinò a me, senza però cercare il mio sguardo. Ci trovammo in due ad osservare il mare, mentre la barca ondeggiava lentamente, dettata dalla corrente.
- No, di più – risposi dopo un attimo di titubanza. Non ero più sicuro di voler coinvolgere Josh.
Non ero nemmeno sicuro di ciò che stavo architettando. L'anello sembrò premere contro il petto, come a ricordarmi di afferrarlo e impedirmi di fare cazzate. Lo ignorai.
- Cosa?! Fratello, tu stai male. Non riuscirai a prendere un drago.
Lo guardai, un mezzo sorriso che m'increspava le labbra. Ora che stavo per dirlo, mi sembrava assurdo, pazzo, inconcepibile.
Ma anche al caso mio.
- Una Er.
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