DODICESIMO CAPITOLO
Mi svegliai accaldato.
Mi pulsava la nuca, giusto dove avevo sentito un forte colpo.
Sentivo una voce armoniosa cantare sottovoce una canzone.
Dopo un po' capii di essere sdraiato, su un pavimento duro.
La mia testa era poggiata su qualcosa di morbido e viscido.
Nell'aria aleggiava un odore...
Salmastro.
Aprii gli occhi, e ne incontrai altrettanti verdi brillanti che mi osservavano preoccupati.
Leah.
Mi teneva la testa sulla sua coda bagnata, mentre canticchiava una melodia e mi carezzava di tanto in tanto la fronte o i capelli.
Avevo i vestiti fradici.
Le mie gambe, come la coda di Leah, erano bagnate dall'acqua del mare.
Ci trovavamo nei pressi di una foce, davanti a me una immensa cascata dai colori freddi.
I nostri corpi erano coperti dall'ombra di un albero, e una leggera brezza mi solleticava il viso.
Leah mi guardò per un po', poi abbassò lo sguardo alla foce di fronte a noi.
-Dove sono?- chiesi. La mia voce era rauca, e mi bruciava la gola.
-Non posso risponderti.- disse lei, guardando di fronte a sé.
Era preoccupata, lo vedevo dagli occhi.
Ma perché?
Eravamo soli.
Mi sollevai a sedere e la guardai. Lei non si mosse. Era molto più sicura e determinata, fuori dalla teca di casa mia.
La teca.
Come mai era fuori?
Chi l'aveva liberata?
Poi, come un fiume in piena, venni invaso dai ricordi.
Sara.
Mi aveva tradito.
Ci aveva tradito.
Come poteva essere ancora viva?
Non potevo crederci. Non volevo crederci.
Quando finalmente ero riuscito a dimenticarla, ecco che riappariva.
Non capivo più nulla.
-Dove siamo?- ripetei, inserendola nelle mie considerazioni.
Leah aprì la bocca per rispondere, ma poi si bloccò e alzò lo sguardo su una figura alle mie spalle.
Mi girai di scatto.
Sara mi guardava dall' alto, le braccia incrociate al petto, i capelli raccolti in una treccia familiare, lo sguardo duro su di me.
Non riconoscevo più nulla in lei.
Cosa era diventata?
- Sara...- sussurrai.
Non riuscivo a crederci. Era come avere davanti un miraggio, solo che era reale, in carne ed ossa.
-Ti sei affezionata molto, vedo.- disse lei, guardando Leah. La sua voce era gelida e severa, sembrava non riconoscermi affatto.
-Sara?- chiesi ancora.
Ero il suo migliore amico. Doveva riconoscermi.
-Non sono cose che ti riguardano.- sussultai. La voce di Leah era così fredda e guardinga, niente a che vedere con il suo modo di parlare a casa mia.
Dio, dove sarà Josh? Avranno rapito anche lui?
Perché ero stato rapito, vero?
Con il dito trovai il Tee-Touch, e schiacciai il pulsante SOS, sperando che qualcuno ricevesse.
-Non siamo noi i cattivi, Leah.- disse Sara guardandola. Poi mi additò -Loro. Loro sono i cattivi. Ricordatelo.-
Ebbi l'impressione di vivere un deja-vù.
-Lo so.- Leah abbassò gli occhi a terra, poi si girò e si tuffò in acqua.
Rimasi solo con Sara. Alzai lo sguardo sul suo volto inespressivo, mentre brividi correvano lungo la mia schiena.
Non era la Sara che conoscevo io. Era totalmente diversa.
-Nathan.- sputò quella parola come veleno. Una fitta al cuore mi trafisse.
-Sara.- cercai di mantenere il tono più fermo che avevo, ma risultai ancora più addolorato.
Lei si sedette su uno scoglio di fianco a me, osservandomi come se fossi la sua preda, e dovesse decidere come mangiarmi.
Ingoiai bile amara.
-Non sei cambiato molto, dall' ultima volta.- disse poi, assottigliando lo sguardo.
-Tu sì, però.- dissi, cercando un argomento di conversazione.
Cosa voleva da me?
Lei scoppiò a ridere. Una risata finta, amara e priva di divertimento.
-Tu non sai niente di me, Nathan Dylan.-
Rabbrividii.
La guardai, cercando di capire cosa volesse da me, ma un movimento nell' acqua attirò l'attenzione di entrambi.
Dall' acqua nella foce uscì una donna bella, con una corona di corallo in testa, e occhi rosa acceso.
Dietro di lei, uscirono tante ragazze, tra cui anche Leah.
Sara abbassò subito lo sguardo a terra, mentre io osservavo incuriosito e intimorito le ragazze di fronte a me.
-Sara, hai portato al compimento il tuo incarico. Verrai premiata per questo.- disse la donna con gli occhi rosa. Sara alzò impercettibilmente lo sguardo e annuì in risposta, tornando poi ad abbassarlo.
Capii che era una specie di capo.
-Nathan Dylan.- disse poi, posando lo sguardo su di me.
Sussultai sentendo pronunciare il mio nome.
-Sai perché sei qui?- mi chiese.
Scossi la testa, preso da un improvvisa nausea.
-Hai rapito una Sirena. Hai rapito un essere magico, una nostra sorella. Hai infranto la nostra legge.-
Sorella?
Legge?
Quelle erano tutte Sirene?
Cosa c'entrava Sara in tutto questo?
-Io sono Aqua, la regina del Clan del Nord. Ti trovi nel nostro territorio, quindi qualunque passo falso ti costerà molto.
Conosci già Leah e Sara.- le indicò con la mano gocciolante.
-Ci hai già incontrato una volta.- mi guardò, uno sguardo che comunicava mille parole.
-Ricordi?-
Se ricordavo?
Come potevo dimenticarmene?
La notte che le incontrai mi portarono via Sara, che a quanto pare non era per niente dispiaciuta.
-Certo.- risposi in un filo di voce.
-Devi sapere.- continuò Aqua, muovendo le braccia in cerchi orari. -Che noi Sirene accogliamo a braccia aperte qualunque nostra sorella. Qualunque donna abbia bisogno d'aiuto. Sara aveva bisogno di aiuto, e noi l'abbiamo accolta come parte della famiglia.-
-Cosa?!- mi uscì spontaneo. Cosa significava tutto ciò?
-Sara è una Sirena, ed è un ottima persona su cui fare affidamento.-
Alzai lo sguardo su Sara.
Era vero tutto ciò?
Come poteva essere una Sirena?
-Davvero?- le chiesi.
Lei non mi guardava, teneva lo sguardo basso.
Mi sentii mancare.
Sara non era morta.
Era diventata una Sirena.
Come Leah.
E mi aveva tradito.
E, a quanto pare, le Sirene fuori dall' acqua si trasformavano in umane.
-Cosa volete da me?- chiesi, guardando dritto in faccia Aqua.
-Vorremmo che ci aiutassi con la prossima deposizione delle uova. Penso tu sappia a cosa mi riferisco.-
Aiutare.
Come se avessi scelta.
-Ho alternative?-
-Direi di no.-
-Preferisco morire.- sputai. Ed era vero. Tutto fuorché aiutare quei parassiti a riprodursi.
-Molto bene.- disse Aqua. Poi sparì sotto il livello marino, e le altre Sirene alzarono la testa in alto.
Poi, lanciarono un urlo acuto.
Infine, un altro colpo alla testa, e svenni.
~~~
Mi svegliai con il rumore del Tee-Touch che emetteva bip acuti e fastidiosi.
Osservai il soffitto della mia stanza ancora per un po', prima di rispondere alla chiamata.
Un messaggio di SOS da parte di Nathan.
Era in pericolo?
Dove era andato a cacciarsi?
Guardai la foto incorniciata di me e Sara abbracciati, e sentii una fitta al cuore.
Ma Nat era importante tanto quanto lei.
Mi alzai e mi vestii, poi presi l'autovolo e collegai il Tee-Touch al navigatore.
Nathan era in una provincia del Nord, lontano dalla nostra zona di qualche ora di viaggio.
Cosa ci faceva lì?
Avviai il motore e partii.
Sperai che Nathan non avesse fatto sciocchezze.
Il viaggio durò un ora e mezza, perché ero piuttosto in ansia per lui.
Se voleva farmi preoccupare, ci era riuscito perfettamente.
Q
uando arrivai alla radura, nei pressi di una foce, trovai un silenzio innaturale.
In giro, era tutto deserto, ma un occhiata accurata rivelava una presenza recente, confermata dalle tracce sul terreno fangoso.
Un immensa cascata si piazzò davanti al mio sguardo, e la sua imponenza mi intimorì per un istante.
Le tracce portavano giusto lì.
Seguii il sentiero nascosto dall' erba non curata.
Non ero mai stato in questa zona, quindi mi era nuovo ogni singolo particolare di quella fauna.
Mi fermai davanti alla cascata, gli spruzzi d'acqua contro la roccia mi bagnavano il viso.
C'era sicuramente un passaggio dietro la cascata.
Presi un profondo respiro, e mi buttai sotto il getto gelido e potente d'acqua.
Poi, mi trovai in una caverna.
Grondante d'acqua, mi feci largo tra ammassi di alghe e pietre, nel buio più totale, accompagnato dal rumore dell' acqua che scorreva.
Poi, sentii delle voci.
Mi fermai e rimasi in ascolto.
Voci di donne.
-Cosa dobbiamo fare?- chiese una.
-Aspetta gli ordini di Aqua.- disse un altra.
-Non svegliatelo!- disse un'altra ancora.
-Abbassate la voce, sciocche.-
Mi si gelò il sangue nelle vene.
Quella voce la conoscevo bene.
La voce della mia vita.
Della mia Sara.
La sua voce, ma comunque una voce diversa. Fredda e severa.
Non poteva essere lei.
Lei era... morta.
-Lo lasciamo a te.- disse una, e poi rumore di passi.
Infine, silenzio.
Mi avvicinai di soppiatto vicino al luogo dove avevo sentito le voci, e mi fermai sulla soglia di una caverna illuminata da una lanterna.
Mi sentii mancare.
Sara, la mia Sara, era lì, con la sua treccia, con i suoi bellissimi occhi, con le sue mani aggraziate, e il suo bel corpo pieno di curve che amo, e tutto ciò che faceva parte di lei e che mi aveva conquistato.
La sua espressione severa e spietata.
E poi Nathan, legato su un tavolo al centro della caverna, svenuto.
Non riuscii a trattenermi, e uscii allo scoperto.
Quando mi vide, ammutolì e sbiancò.
-Sara.- dichiarai.
Era una certezza, dire il suo nome dopo così tanto tempo, significava solo che era viva.
Mi ero ripromesso di non ripetere mai più quel nome, a meno che non l'avessi avuta davanti.
Ed ora eccola lì.
-J... Josh.- disse titubante. -Cosa ci fai qui?- aveva timore.
-Ti avevo promesso che ti avrei ritrovata.- le dissi. La guardai negli occhi. Era proprio lei. Così bella, così unica, così Sara.
Eppure diversissima.
Non mi fidavo più.
Aveva rapito Nat, oltre al fatto che era viva e che sembrava fare il doppio gioco.
Chi era diventata?
Non capivo più niente.
-Va' via.- mi disse velocemente.
-Perché?-
-Le Sirene... Aqua...- si guardò attorno nervosa.
-Sirene? Di che stai parlando?-
Non capivo più nulla.
-Va' via.- disse feroce, in un ordine.
-Che stai facendo, Sara? Che hai fatto a Nathan?-
-Se non vai via, ti uccideranno.-
-Non ti capisco. A che gioco stai giocando?- vederla così cambiata mi fece stare male.
Un dolore fisico.
Lacrime mi riempirono gli occhi, mentre la consapevolezza del fatto che era viva, era lì mi riempiva lo stomaco, aprendomi un altro buco nel cuore, mentre capivo anche che non era più la mia Sara, né lo sarebbe più stata.
-Se non vai via, ti uccido.- mi disse, con sguardo gelido.
Rabbrividii.
Qualcosa nella sua voce mi disse che lo avrebbe fatto davvero.
-Io ti amo, Sara.- le dissi. Ed era vero. Anche se non era più lei, l'amavo ancora.
Gli occhi le si inumidirono di lacrime.
- Mi dispiace di non essere riuscita ad arrivare fino a te*.- disse, non guardandomi in faccia.
-Ti amo. Ovunque, ti avrei seguito*, capisci?- le lacrime cominciarono a scendermi.
-No, ti prego...- disse, mentre calde lacrime cominciarono a scenderle.
Il cuore mi batteva a mille, mentre lo sentivo chiaramente rompersi in mille pezzi, di nuovo.
- E ingoierò il mio orgoglio*, Sara.
Tu sei la persona che amo*, e non ti lascerò.-
-Per favore...- disse lei piangendo.
Scuoteva la testa in dissenso, mentre con le mani sul cuore indietreggiava nell'ombra, piangendo.
Vederla così mi faceva sentire sempre più male.
Ma non era più lei.
Dovevo dirle addio.
Era la persona che amavo, e dovevo dirle addio*.
-Non posso perdonarti, Sara. Lo capisci?-
Lei annuì, piangendo.
- Tu sei la persona che amo.
E ti sto dicendo addio.*-
Lei portò le mani al viso, cercando di asciugarsi le numerose lacrime.
Anche le mie mi bagnavano il viso, ma era la cosa giusta da fare.
Qualunque cosa avesse fatto, non era più lei, e voleva fare del male al mio migliore amico.
-Dì qualcosa, sto rinunciando a te*.- le dissi, implorandola.
Quella separazione mi faceva più male di qualunque altra cosa.
Speravo, nel mio profondo, che mi parlasse, che si rivelasse la stessa Sara che ricordavo.
Lei scosse la testa, e si nascose nell'ombra.
-Dì qualcosa...*- le chiesi ancora, implorandola.
La voce mi tremava, e un forte dolore al petto mi mozzava il respiro.
-Va' via.- disse lei.
Quella frase fu un taglio profondo nel cuore.
Mi avvicinai a Nat, lo slegai e lo presi in spalle, poi mi diressi all'uscita della caverna, infine mi voltai un ultima volta.
Era lì a guardarmi.
Piangeva.
Ma non veniva.
Uno strappo netto, mi voltai e proseguii.
^^^^^^^SPAZIO AUTRICE^^^^
*vari estratti de la canzone Say Something, penso la conosciate tutti.
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