Trentaquattro

Gli ultimi giorni di febbraio trascorsero in tranquillità, nonostante le ansie temporanee di Valerio e lo svariato repertorio musicale proveniente da casa De Vitis che, in quanto a questo, avrebbe potuto seriamente fare concorrenza a casa Fiore-Ramírez.

Marzo... La primavera si faceva sempre più vicina, ma le temperature continuavano ad essere ancora quelle invernali.

Uno di quei primi giorni di marzo, mentre uscivo dall'università in compagnia di Juan, ci imbattemmo in un Roberto visibilmente allegro.

«Ehi, Rob!» lo salutai.

Lui alzò la mano. «Ragazzi!»

Ci fermammo in un angolo per discutere un po'. Giorni prima Elisabetta e Roberto erano usciti insieme, ma non si erano ancora decisi a fare un passo in avanti, a fidanzarsi. Poi non avevo avuto più notizie in merito all'argomento, non sapevo se ci fossero novità o meno...

«Ti vedo allegro» osservò Juan.

Roberto annuì. «Non ti sbagli.»

«È andata?» domandai allora, riferendomi alla faccenda con Elisabetta.

Sorrise sollevato. «Eh sì. Ieri sera, finalmente.»

«Lo sapevo!» esclamai trionfante, dandogli il cinque «Grande!»

«Grande, Bobby!» mi seguì a ruota Juan.

Bobby, era così che i ragazzi avevano iniziato a chiamare scherzosamente Roberto da un mesetto a quella parte... Un diminutivo inglese di 'Robert'.

«Non ne abbiamo ancora parlato con nessuno» continuò il nostro amico «Voi siete i primi che ho incontrato oggi, stamattina non ho beccato neanche Raffaele... Era già fuori.»

«Che onore» commentò Juan divertito «Siamo i primi a saperlo!»

«Eh già. Anche se stamattina Elisabetta lo avrà sicuramente detto a Gianna e Giorgia...»

«Oggi le scrivo» sorrisi «A meno che non lo faccia prima lei.»

«Cosa molto probabile, conoscendola» rise Roberto.

***

Un'oretta più tardi, prima di rientrare a casa per pranzo, io e Juan facemmo una passeggiata per Viale dell'Università.

Ormai lui stava diventando praticamente il mio confidente, quasi come Veronica, e io la sua confidente. Parlavamo senza problemi di qualsiasi cosa ci passasse per la testa, senza paura che l'uno potesse giudicare negativamente l'altro. Era una cosa meravigliosa e per di più del tutto nuova per me.

«Juan...» farfugliai ad un certo punto, mentre eravamo seduti su una panchina.

Lui alzò lo sguardo verso di me con quel sorriso che non aveva mai smesso di incantarmi. «Dimmi.»

«Grazie... Di tutto.»

Juan sospirò e mi avvicinò a sé. «Tu mi ringrazi? Sono io a dover ringraziare te. Sei stata il mio primo bacio, la mia prima ragazza, il mio primo vero amore... Non me lo sarei mai immaginato proprio adesso.»

«Anche tu per me sei stato tutto questo» bisbigliai «Non è una cosa da poco.»

Scosse la testa. «Direi di no. Sono stato fortunato.»

«Posso dire lo stesso di me» sorrisi.

Juan mi spostò un ciuffo dal viso e mi fissò per qualche istante. «Quanto sei bella, Sofia.»

Mi sentii avvampare e soffocai una risata. «Smettila, Juan.»

«Non smetterò finché non mi crederai» mi minacciò divertito.

Risi. «Allora non potrai smetterla tanto presto.»

«Ma posso smettere di farti parlare» obiettò lui.

«Non ci riusciresti» ribattei con aria di sfida.

Juan mi sollevò il mento e mi ritrovai con il suo sguardo nel mio.

«Vuoi scommettere?»

Si avvicinò e mi baciò dolcemente, incurante di chi potesse passare in quel momento. Chiusi gli occhi e ricambiai.

Poco dopo lui si allontanò con aria trionfante. «Visto?»

«Sei incredibile, Juan Ramírez» commentai accennando un sorriso.

«Solamente incredibile? Io sono il migliore» scherzò Juan.

«Per me sì» sussurrai, per poi baciarlo di nuovo mentre mi attirava ancora di più verso di lui.

Improvvisamente un colpo di tosse ci interruppe. Alzammo gli occhi convinti che si trattasse di qualcuno dei nostri amici, invece vedemmo solamente una ragazza mora passarci davanti.

Era Geneviève.

Tanto largo, proprio lì doveva passare?

«Geneviève ci ha visti... Ora sa che stiamo insieme» affermai guardandola mentre si allontanava.

Juan era decisamente più tranquillo di me. «E allora? Non sono cose che dovrebbero interessarle.»

«Ma se ha tossito...»

«Sofia, tranquilla. Non può succedere niente» tentò di rassicurarmi.

«Non deve succedere niente» precisai, marcando la parola "deve".

«Infatti non succederà.»

Avrei voluto avere il suo ottimismo, ma purtroppo essere ottimista verso me stessa non era cosa mia. Fortunatamente non conoscevo bene Geneviève, ma da quello che ci aveva raccontato Gianna lei e la sorella non sembravano essere proprio le persone più oneste del mondo... E, cosa da tenere ancora più a mente, lei era innamorata di Juan.

***

Tornando a casa dopo la passeggiata, l'incontro con il signor De Vitis non riuscì proprio a distrarmi dall'episodio di poco prima.

Non appena io e Juan entrammo nella nostra via notammo immediatamente la finestra del piano terra a casa del nostro nuovo vicino aperta con una musica in lontananza, e quando arrivammo davanti casa lo vedemmo cucinare gli spaghetti canticchiando su e giù per la cucina.

«E se le corna tue fossero lampioni
'nnanz a la casa tua che illuminazione!
Quant'è bello lu primm'ammore
Lu second è cchiù bello ancora!»

Salutai Juan cercando di far finta di niente e, una volta che lui rientrò, alzai lo sguardo e vidi Valerio unirsi al canto del vicino.

«E se le corna tue fossero frasche
'nnanz a la casa tua ce sarrìa nu bosco
Quant'è bello lu primm'ammore
Lu second è cchiù bello ancora!»

Notai anche una vecchietta al balcone dell'appartamento a fianco che seguiva divertita la canzone muovendo la testa.

«Madonna mia, che ansia!» sbraitai prima di entrare dentro anche io. Una canzone folcloristica che parlava di corna non sembrava aiutarmi affatto a distrarmi dal pensiero di Geneviève.

Mi fidavo ciecamente di Juan, ma non di me stessa.

«Sofì, che succede?» si allarmò Veronica non appena richiusi il portone.

«Niente, Vero, tranquilla. Le mie solite paranoie» la rassicurai. Appesi la giacca all'attaccapanni e mi andai a sedere sulla poltrona.

Ma la mia coinquilina proseguì. «Le tue paranoie devono pur avere un motivo.»

E così le raccontai del breve incontro con Geneviève, che aveva volontariamente interrotto me e Juan per farci notare la sua presenza.

«Beh, Geneviève non è di certo un angelo» commentò lei alla fine «Ma tu non devi farti problemi. Lei sarebbe impotente, non potrebbe mai competere contro di te quando si tratta di Juan.»

Sospirai. «Io non riesco ancora a credere che un ragazzo come Juan sia interessato a una come me. Insomma, mi pare incredibile... Non ho fiducia nella mia persona.»

«Ma è la verità» precisò la mia coinquilina «Noi non abbiamo niente che non vada, e Juan è un ragazzo più che serio. Quindi perché non avrebbe dovuto interessarsi a te?»

Le parole della mia coinquilina riuscirono a tranquillizzarmi e a distrarmi da quelle insulse paranoie, e decisi di provare a non pensare negativo prima del tempo.

Eh sì, avevo i miei momenti.

***

Buonasera, lettrici e lettori!
Vi è piaciuto il capitolo?

Cosa succederà con Geneviève? Potrà mai ostacolare il rapporto che c'è tra Sofia e Juan?

Votate e/o commentate se volete che continui :)
Grazie! ❤

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