Quarantasette
Il fine settimana arrivò in fretta: in un batter d'occhio era già sabato. Sergio era nella sua amata patria ormai da quasi una settimana e anche Ciro, il fratello di Raffaele, continuava a stare a Roma.
Quella mattina io e Veronica ci svegliammo alle otto per andare a lezione, inaspettatamente seguite da Valerio e Juan. Fummo sorprese di vederli uscire: il pomeriggio precedente non avevamo minimamente parlato di università.
«Anche voi avete lezione alle nove oggi?» domandò loro Vero, una volta che ci ritrovammo tutti e quattro fuori dai rispettivi portoni.
«Eh sì, questa non possiamo assolutamente saltarla dato che s'avvicinano i nostri prossimi esami» spiegò Valerio.
Questa non la sapevo, ero convinta che avrebbero dato un esame a fine maggio.
«Ma i vostri esami...» tentai di obiettare, ma Juan mi tirò una gomitata senza farsi vedere da Veronica mentre Valerio mi fece l'occhiolino.
Cosa diamine era venuto in mente a quei due? Cosa dovevano fare quella mattina?
Ma Vero cercò inconsapevolmente di mandare comunque all'aria i loro misteriosi piani di cui io non ero ancora al corrente. «Non era a maggio l'esame?»
Vidi Valerio entrare nel panico per una frazione di secondo, pertanto Juan intervenne in suo aiuto.
«Maggio è il mese prossimo, e il mese prossimo si sta avvicinando... No?»
Veronica scrollò le spalle. «Beh, diciamo.»
Non appena lei si voltò in avanti il romano tirò un sospiro di sollievo e io guardai il mio ragazzo con aria interrogativa. Per tutta risposta, Juan mimò un te lo dico dopo.
***
Quel pomeriggio Juan mi scrisse per chiedermi di uscire e io accettai, ero più che curiosa di avere chiarimenti su quanto era successo qualche ora prima.
Una volta per strada, però, fu lui ad aprire il discorso e a spiegarmi tutto in breve.
«Sicuramente ti sarai chiesta per quale motivo io e Valerio eravamo decisamente strani stamattina...» esordì.
«Direi di sì» affermai «Cosa vi è frullato nella testa?»
«È un'idea che ci è venuta proprio mentre facevamo colazione. Sapevamo che Paolo sarebbe sicuramente stato all'università oggi, dato che c'è tutti i sabati... Quindi siamo andati a parlare con lui.»
A quella notizia spalancai gli occhi. «A parlare con lui? Come mai?»
Juan accennò una risata. «Sai com'è fatto Valerio, voleva cercare di sapere di più su lui e Veronica.»
«Quel ragazzo è incorreggibile!» esclamai, scuotendo la testa «E ci è riuscito?»
«Eh, sì e no. Già è tanto che ci abbia raccontato che si sente con Veronica, non volevamo essere troppo invadenti.»
«Non vi ha detto niente di particolare?» continuai.
Juan rifletté un istante. «L'unica cosa che ha aggiunto è un'affermazione che ci ha lasciati un po' perplessi. Paolo ha detto "con Veronica sto cercando di ritrovare il sorriso, spero sia la volta buona".»
«Ritrovare il sorriso?» ripetei.
Lui annuì. «Sì, ma non essendo un nostro amico stretto abbiamo preferito non chiedergli altro. Non conosciamo la sua vita sentimentale...»
«In effetti avete fatto bene. Magari gli sarebbe anche sembrato strano tutto quell'interesse da parte vostra, e avrebbe potuto insospettirsi.»
Sospirai sommessamente. Purtroppo non conoscevo ancora Paolo, pur avendolo visto in foto, di conseguenza non sapevo cosa pensare e non ero in grado di formulare delle ipotesi plausibili.
Sto cercando di ritrovare il sorriso, spero sia la volta buona. Cosa intendeva dire?
***
Il giorno successivo mi svegliai abbastanza presto, nonostante fosse domenica. Veronica dormiva ancora e non volli svegliarla, pertanto decisi di passare da Valerio che di sicuro era in piedi da molto prima di me.
Non appena varcai l'uscita di casa, però, mi sentii chiamare. Alzai lo sguardo e trovai un euforico Sergio affacciato alla finestra del piano terra di casa De Vitis.
«Ahò, Sofì! Ndò vai?»
«Ehilà, Sergione! Veramente stavo venendo a trovarvi, ma come mai sei dal nostro vicino?»
«Stamo a preparà n'aperitivo, che te voi unì? Ce magnamo quarcosa prima de pranzo» mi informò.
In realtà l'idea non mi sarebbe dispiaciuta affatto. «Sei sicuro che io possa venire?»
«Ahò, e come no! Il signor De Vitis ha detto che ve potevamo chiamà... Ndo sta Veronica?»
«Veronica dorme, purtroppo» tagliai corto.
«Anvedi questa, er contrario de mi frate» commentò lui «Vabbè Sofì, viè 'n po' tu!»
Poco dopo eccomi in casa De Vitis. Una volta dentro Sergio mi fece strada fino alla cucina dove trovai Valerio ai fornelli alle prese con dei toast e De Vitis a tirare fuori roba dal frigorifero, il tutto con un immancabile sottofondo musicale: la versione spagnola di Fiesta di Raffaella Carrà.
Salutai i due chef e loro ricambiarono con entusiasmo, mentre improvvisavano una specie di balletto demenziale.
Alla vista di quella scena mi venne da ridere. «Cosa diamine state facendo?»
«Raffaella Carré!» annunciò Valerio sventolando due fette di pan carré e tentando disperatamente di rimanere serio.
«Fra voi tre non si sa chi è peggio, davvero» scherzai, per poi andare a posare il cellulare in soggiorno.
«Ce mancano solo le parrucche bionde, Sofì» scherzò Sergio.
De Vitis si illuminò. «Dovrei averle veramente, da qualche parte.»
«No, vi prego!» li interruppi, raggiungendoli nuovamente in cucina. Proprio in quel momento Valerio tirò fuori un rustico dal forno e il fratello una cheesecake alla nutella dal frigorifero.
«Mo potemo inizià a magnà» annunciò trionfante Sergio sotto il mio sguardo esterrefatto.
«E questo lo chiamate aperitivo? Toast, rustici e cheesecake... Ammazza, gente, sono le dieci del mattino!» risi sconcertata.
«Cara Sofia, proprio stamattina ho imparato che quando si tratta dei fratelli Fiore le cose o si fanno per bene o non si fanno» mi spiegò De Vitis.
«Se uno deve magnà, deve magnà» concluse Sergio con aria divertita.
***
Verso mezzogiorno uscii da casa De Vitis dopo aver assaggiato di tutto e di più, ma senza strafare troppo in modo da poter anche pranzare.
Rientrai a casa con una fetta di cheesecake e una di torta rustica in modo che anche Veronica potesse assaggiarle, portai tutto in cucina e avvisai la mia coinquilina - ancora in pigiama e in camera - del fatto che sarei uscita un attimo a fare due passi prima di pranzo.
Girovagai a zonzo per una decina di minuti con le cuffiette nelle orecchie fino all'università, ma tornando indietro urtai la spalla di un ragazzo.
Mi voltai per scusarmi e mi ritrovai davanti un volto apparentemente familiare, anche se al momento non riuscivo a capire a chi appartenesse.
«Scusami...»
«No, scusami tu» ribatté il ragazzo, per poi fermarmi non appena ripresi a camminare.
«Aspetta un attimo...»
Mi voltai verso di lui e tornai indietro.
«Tu sei Sofia, vero? La coinquilina di Veronica.»
Annuii, sorpresa e confusa allo stesso tempo. «Sì, sì, sono io.»
Il ragazzo accennò un sorriso e mi porse la mano. «Ah, finalmente ci conosciamo! Piacere, Paolo.»
Accidenti, ecco chi era! Quella mattina portava gli occhiali da vista, ecco perché non lo avevo riconosciuto subito.
Finalmente stavo facendo la conoscenza del famoso Paolo De Laurentis.
•••
Ciao a tutti, eccomi di nuovo!
Bene, finalmente inizia a saltare fuori qualche informazione su Paolo. Cosa gli sarà successo?
Sofia scoprirà qualcosa grazie a questo incontro casuale?
E Valerio and company diventeranno mai un po' più seri? Questa la vedo difficile 😂
Il capitolo 48 è già pronto e non appena avrete letto questo capitolo in parecchi lo pubblicherò, quindi se vi è piaciuto non dimenticatevi di lasciare una stellina! ✨
Votate e/o commentate se volete che continui :)
Grazie! ❤
P.S.: Buon ferragosto! ☀
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