*9* (PARTE DUE)
Ginger Anderson si sentiva sul punto d'impazzire, di cadere in un vero e proprio baratro di follia.
Tutto ciò che poteva andare storto, stava andando verso quella direzione e sembrava essersi concentrato in un'unica giornata: prima c'era stata la chiamata minacciosa di David, poi c'era stata la discussione violenta con Roger e l'apparizione inaspettata di Jennifer in soffitta ed infine il suo malore improvviso, che l'aveva costretta a chiamare di nuovo un'ambulanza ed a recarsi di nuovo in ospedale nel giro di pochi mesi.
Ed ora, per l'ennesima volta, si ritrovava ad arrovellarsi il cervello nella sala d'attesa di un ospedale, senza sapere per quanto tempo sarebbe rimasta lì in attesa di ricevere delle notizie, a chiedersi come era possibile che la sua vita stesse colando così a picco e perché la Sfortuna aveva deciso di abbattersi proprio su di lei.
"Ti ho preso un bicchiere d'acqua fresca da un distributore automatico".
Lentamente, Ginger scostò il viso dalle mani e sollevò lo sguardo per guardare Roger negli occhi; il giovane uomo aveva occupato la sedia di plastica alla sua destra, dopo essersi allontanato per qualche minuto, ed ora le stava porgendo un bicchiere.
"Quell'acqua ha il potere di risolvere tutti i miei problemi?"
"Non che io sappia"
"Ed allora puoi tenertela, perché non so che farmene" rispose, in tono freddo, la giovane, rivolgendo il viso altrove.
Il bassista emise un sospiro.
"Reagire in questo modo non ti aiuterà" il suggerimento del giovane uomo non venne affatto accolto bene dalla ragazza, che si voltò di nuovo a guardarlo con gli occhi spalancati; niente, in realtà, in quel momento sarebbe riuscito a farla sentire meglio, ma la presenza di Waters diventava sempre più insopportabile ad ogni minuto che passava, perché i guai di quel giorno erano iniziati proprio a causa sua.
"Ahh, no? E come dovrei reagire, allora? Non so se te ne sei accorto, ma al momento la mia vita sta letteralmente crollando su sé stessa, perché non c'è nulla che vada: Jennifer è stata ricoverata di nuovo dopo aver avuto un altro malore e non ho idea di quello che i medici diranno questa volta, e David mi ha detto di essere intenzionato ad ottenere a sua volta l'affidamento esclusivo di Demi perché adesso è ancora più fermamente convinto che non solo tra noi due ci sia una relazione, ma che è iniziata ancora diverso tempo fa. Pensa che lo abbia tradito per tutto il tempo del nostro matrimonio, e mi ha detto che non sa chi di noi due gli faccia più schifo"
"Ma non c'è mai stata nessuna storia tra noi due"
"Lo so, ma lui adesso si è convinto del contrario! Ma si può sapere perché hai raccontato quelle cose a Judith? Era proprio necessario farlo? Non potevi ferirla in un altro modo, senza mettere di mezzo me? Ti diverti così tanto a complicarmi la vita? Ti rendi conto della posizione in cui mi trovo ora? Se Judith lo ha raccontato a David, per vendicarsi a sua volta, di sicuro lo avrà raccontato anche a Lindy e Juliette. E se anche loro due lo sanno, in automatico ne saranno già a conoscenza anche Rick e Nick. E quanto tempo credi che passerà prima che lo scoprano anche mommi e Jen? Ohh, certo, escludendo sempre l'eventualità che oggi non abbia sentito qualcosa quando è salita in soffitta per controllare cosa stava succedendo!".
Roger non disse nulla dello strano comportamento che Jennifer aveva avuto nei suoi confronti in cucina, e dei dubbi che gli erano sorti automaticamente, per non turbare la rossa, già abbastanza alterata; e sempre a causa dello stato d'animo in cui si trovava, per evitare che potesse avere un altro crollo nervoso come quello avvenuto in estate, si sforzò di portare pazienza, di non rispondere a tono e di dimostrarsi comprensivo nei suoi confronti.
"Non potevo immaginare che Judith avrebbe telefonato a David"
"Ahh, no? Lo pensi davvero? Sai, invece, che cosa penso io? Penso che tu lo abbia fatto apposta, perché il tuo scopo non era solo quello di prenderti una rivincita personale nei confronti di Judith, ma anche di colpire David in qualche modo, peccato che così facendo hai coinvolto anche me e la mia famiglia... Come se non avessi già abbastanza problemi di cui occuparmi. Giuro che se non fossimo in un luogo pubblico, ti avrei già strappato il bicchiere dalle mani e ti avrei lanciato l'acqua in faccia. Di tutte le pessime idee che ho avuto, quella di chiedere il tuo aiuto è stata la peggiore in assoluto" sibilò la più piccola a denti stretti "se questa storia finisce bene, non voglio vederti mai più a casa nostra. Puoi scordarti di continuare a frequentare Jen. Dimenticati completamente di lei".
Waters non ebbe il tempo di ribattere perché lui e Ginger vennero raggiunti da Pamela, visibilmente agitata, che chiese immediatamente un resoconto dettagliato di quello che era accaduto e non fu più possibile riprendere la conversazione laddove era stata interrotta fino al momento in cui un'infermiera non richiamò l'attenzione della donna, pronunciando ad alta voce il suo cognome; quando Pam si allontanò per ricevere finalmente notizie sul conto della figlia adottiva minore, il bassista si voltò di nuovo verso la rossa.
"Perché dovrei smetterla di trascorrere il mio tempo con tua sorella quando sei stata tu la prima ad insistere così tanto perché accettassi di farti questo favore?"
"Perché non hai una buona influenza su di lei"
"E questa cazzata da dove salta fuori? Te la sei appena inventata? A me sembra che le piaccia stare in mia compagnia e lo stesso vale per me. Parliamo molto"
"Ma per favore!" esclamò Ginger, sollevando gli occhi scuri al soffitto "e ti aspetti che creda alle tue parole? O che creda che siate solo amici? Non riesco proprio a vederti come semplice amico di una donna"
"Io e Lindy lo siamo"
"Ma Lindy non prova nessun genere di attrazione nei tuoi confronti, a differenza di Jennifer. Trovo molto difficile l'idea che tu non abbia nessun secondo scopo in questo caso".
Roger osservò Ginger in silenzio per un paio di minuti, finché sulle sue labbra non si delineò un sorrisetto.
"Adesso ho capito qual è il vero problema. Sì, credo proprio di averlo capito" disse, annuendo lentamente con la testa e continuando a sorridere "tu non vuoi che smetta di frequentare tua sorella perché sei preoccupata per lei... Ma perché sei gelosa".
A quelle parole, la giovane spalancò di nuovo gli occhi.
"Come, scusa?"
"Non fingere di non avere capito, perché hai sentito benissimo le mie parole"
"Allora non solo hai completamente sbagliato strada, ma non hai prestato attenzione a quello che ho detto finora: tu sei davvero convinto che io sia gelosa, dopo averti detto che non voglio più avere a che fare con te perché mi hai rovinato la vita con la brillante idea che hai avuto di raccontare quelle cose alla tua ex moglie solo per farle un dispetto?"
"Ed io ti ho già spiegato in almeno un paio di occasioni che segreti simili non possono rimanere tali troppo a lungo. Prima o poi trovano sempre il modo di venire a galla, quindi se non fossi stato io a dirlo a Judith, avrebbe comunque trovato un modo per venire in superficie. E non vorrei essere io a dirtelo, ma ben presto accadrà lo stesso anche con tua sorella se tu o vostra madre non vi decidete a raccontarle tutto delle sue reali condizioni. Anche se conosco Jennifer da poco tempo..."
"Appunto, la conosci da troppo poco tempo per sapere com'è fatta e per dare qualunque giudizio su di lei o sul modo in cui stiamo agendo io e mommi. Ti ho già detto che non sono affari che ti riguardano, stanne fuori, non ho bisogno né del tuo aiuto né del tuo bicchiere d'acqua. Vado a prendere una boccata d'aria, non provare a seguirmi"
"Come vuoi tu, Ginger, credimi: non ho alcuna intenzione di seguirti. Con te non ha alcun senso essere gentili perché non conosci affatto il termine gratitudine!" esclamò, in tono seccato, il giovane uomo agitando la mano sinistra; Ginger non sprecò né tempo né fiato a rispondergli: si alzò dalla sedia di plastica della sala d'attesa e raggiunse in fretta le porte scorrevoli dell'entrata del pronto soccorso.
Una volta all'esterno dell'enorme struttura, cercò un vicolo cieco e si rifugiò all'interno del primo che incontrò sulla propria strada, in modo da essere lontana da occhi indiscreti e di avere la giusta privacy di cui avvertiva la necessità; s'infilò in fretta dentro la stretta e piccola vietta appena in tempo, perché un attimo dopo era appoggiata ad un muro di mattoni rossi, in lacrime e con il viso chino in avanti.
Aveva raggiunto il proprio punto di rottura.
Negli ultimi mesi, esattamente dal momento stesso in cui aveva scoperto per puro caso il bigliettino che David aveva nascosto in uno dei suoi libri di poesie, non aveva fatto altro che stringere i pugni ed i denti e cercare di andare avanti in qualunque modo possibile, ma tutto sembrava essere contro di lei; ogni cosa sembrava intenzionata a remarle contro, a trascinarla sempre più nel profondo: il suo matrimonio perfetto, iniziato appena due anni prima, era crollato come un castello di carte, i bambini erano sempre più scombussolati e nervosi per la nuova situazione che stavano vivendo, la salute di Jennifer non accennava a migliorare ed il guaio commesso da Roger altro non era stato se non la famosa ciliegina sulla torta, perché aveva convinto ancora di più David che tra loro due ci fosse in atto una vera e propria storia d'amore, ed aveva inasprito maggiormente i loro rapporto già piuttosto tesi.
Ohh, ed in tutto quello non poteva neppure contare sull'aiuto psicologico di Rick, perché aveva troncato ogni rapporto con lui e non era intenzionata a recuperare la loro amicizia.
L'azione che aveva compiuto era troppo grave per essere perdonata e dimenticata.
Ginger si lasciò scappare un lungo singhiozzo.
Non aveva nessuno a cui aggrapparsi: ecco qual'era la verità.
Nell'arco di pochissimi mesi, senza neppure capire com'era stato possibile, si era ritrovata completamente da sola. Attorno a sé non aveva altro che terra bruciata. E mentre lei doveva fare i conti con un baratro pronto a risucchiarla in qualunque momento, David stava vivendo un sogno ad occhi aperti con la sua nuova compagna.
Non poteva fare altro che sperare che da lì a poco tempo si sarebbe stancato anche di lei, proprio come era accaduto nel loro caso... Quella sì che sarebbe stata una bella consolazione... Ma al momento era piuttosto magra, e non la faceva sentire affatto meglio.
Neanche il vicolo cieco in cui si trovava la faceva sentire meglio, benché le permettesse di restare nascosta agli occhi dei passanti, perché in automatico le tornava in mente il primo incontro con Syd.
Se solo fosse stato a suo fianco in quel momento... Lui sapeva sempre cosa dire, aveva sempre la parola giusta al momento giusto... Era riuscito perfino nell'impresa di convincerla a salire su una ruota panoramica, ed aveva completato l'intero giro senza urlare od essere aggredita dal panico. Anzi. In quell'occasione, quando si erano trovati nel punto più alto dell'attrazione, entrambi si erano goduti la vista del cielo stellato sopra le loro teste.
Ma Syd non era con lei in quel momento, e mai avrebbe potuto esserlo in qualunque altro.
Ormai non era più in sé, e trascorreva le giornate o rinchiuso nel proprio mondo od a lottare contro i vermi che diceva di avere in testa.
Vermi che adesso avevano preso di mira anche il suo cervello.
La giovane si staccò dalla parete in mattoni, si asciugò in fretta le lacrime, si ricompose e prese un profondo respiro prima di uscire dal vicolo: quei pensieri, soprattutto quello dei vermi da cui era tormentata nelle ultime settimane, iniziavano a spaventarla seriamente; rientrò appena in tempo per vedere che la madre adottiva era tornata nella sala d'attesa, e si precipitò subito da lei e dal bassista per avere notizie di Jennifer.
Roger notò gli occhi lucidi di Ginger, nonostante tutti i suoi sforzi di cancellare ogni traccia di lacrime, ma non disse nulla a riguardo.
"Jen ha ripreso conoscenza ed è lucida e vigile. Stavo per dire a Roger che ha proprio chiesto di lui".
Le parole di Pamela lasciarono i due giovani senza parole, perché entrambi non si aspettavano di sentirle dire qualcosa di simile; tutt'altro: Ginger era convinta che Jennifer volesse vedere lei, non Waters.
"Vuole vedere lui?" chiese, difatti, senza neppure provare a nascondere la propria espressione sconcertata "ha detto così?"
"Sì, Ginger, ha detto proprio così, ed è meglio se viene subito perché Jennifer mi ha lasciato intendere di volergli parlare con la massima urgenza".
La giovane non aveva finito, ma preferì non mettere ulteriormente in discussione le parole della madre e della sorella adottiva, limitandosi a lanciare un'occhiata diffidente a Waters, da cui venne ignorata completamente; il giovane uomo seguì Pamela fino alla porta di una stanza, ed a un cenno della donna vi entrò da solo, chiedendosi a sua volta come mai la più piccola delle sorelle Anderson avesse chiesto proprio di lui dato che poco prima del malore improvviso lo aveva trattato con così tanta freddezza.
A meno che, non volesse vederlo e parlargli in privato proprio per quel motivo...
La stanza in questione era piccola e ben curata, e Jennifer si trovava nelle condizioni descritte da Pamela: era sveglia e lucida, e se ne stava semi sdraiata su un lettino; Roger le si avvicinò con un sorriso e prese posto sulla sedia posizionata affianco al lettino stesso, che fino a poco prima doveva essere stata occupata da Pam.
"Ciao, Jen" disse in tono gentile, dato che la mora continuava a fissare la finestra posizionata alla sua sinistra "ti trovo bene. Ci hai fatto prendere proprio un enorme spavento, lo sai?".
Finalmente, la più piccola girò il viso verso il suo interlocutore, ma anziché rispondere alla sua domanda, gliene pose una totalmente differente, che lasciò il bassista piuttosto perplesso.
"Credi che io sia una stupida?".
Roger venne colto così alla sprovvista dal quesito così bizzarro che impiegò qualche secondo prima di dare una risposta.
"No, non lo credo affatto. Perché pensi che ti ritenga una stupida?"
"E tu perché pensi che abbia chiesto a mommi di accompagnarti qui? Perché pensi che voglia parlarti?".
Il bassista rimase di nuovo in silenzio, ma questa volta la confusione non c'entrava affatto: ormai aveva capito benissimo da solo che quella avuta poco prima non era stata una semplice sensazione e che non si era sbagliato neppure nel caso dell'atteggiamento freddo e distaccato assunto da Jen poco prima del suo malore.
Guarda caso, la giovane aveva iniziato a comportarsi in modo strano da quando era salita in soffitta per vedere perché lui e Ginger stavano impiegando così tanto tempo per portare in salotto degli scatoloni.
"Quanto hai sentito?" le chiese, tornando serio, perché non aveva alcun senso fingere ancora di non sapere a che cosa lei si stesse riferendo; in quel modo, avrebbe solo ottenuto di farla irritare ulteriormente, e non desiderava affatto provocarle un altro mancamento.
"Abbastanza per poter scendere alle mie conclusioni personali" fu la risposta lapidaria della giovane, a tutto il resto ci pensava il suo sguardo.
Perfetto, disse tra sé e sé il bassista mentre cercava di pensare a qualcosa da dire, lo scenario peggiore che potesse verificarsi si era appena realizzato. Lui e Ginger erano stati scoperti. Ohh, ma lo aveva detto a quella ragazza così terribilmente testarda che era impossibile tenere nascosto troppo a lungo un simile segreto. Le aveva detto di raccontare tutto a Jennifer finché era ancora in tempo, altrimenti le conseguenze sarebbero state devastanti.
Non aveva voluto ascoltarlo, come ogni volta che provava a darle un consiglio? Eccole lì le conseguenze devastanti, proprio davanti ai suoi occhi.
"Jennifer, qualunque cosa tu abbia sentito, lasciami spiegare perché..."
"No" lo bloccò subito la ragazza, con un tono di voce che mai prima d'ora aveva usato in sua presenza; anche il suo stesso sguardo era completamente cambiato: nelle sue iridi verdi non c'era più alcuna traccia d'imbarazzo o di vergogna. In quel momento era solo arrabbiata, delusa e forse perfino disgustata. Sì, c'era perfino del disgusto nella sua espressione "non m'interessa ascoltare le tue spiegazioni. Ho chiesto a mommi di farti venire qui perché c'è solo una cosa che voglio dirti, tutto il resto sarebbe superfluo: non voglio vederti mai più a casa nostra, perché non ho bisogno di elemosinare la pietà di nessuno, d'accordo?"
"Jen, io..."
"No. Ho detto che non voglio sentire le tue parole. Hai già capito perfettamente quello che volevo dirti. Sei libero di andare... Per favore" Jennifer girò di nuovo la testa verso la finestra, per far capire a Roger che la conversazione era finita lì e non desiderava più né ascoltarlo né vederlo, e lui preferì non insistere; non provò neppure a darle qualche spiegazione in merito a quello che lei aveva accidentalmente sentito, e senza dire una parola si alzò ed uscì dalla stanza.
Jennifer non desiderava ascoltare le sue parole, non avrebbe creduto a nessuna di esse, dunque che senso aveva provare a fare anche un solo tentativo?
Una volta tornato in sala d'attesa, prima di andarsene, si voltò verso Ginger, che lo stava fissando con uno sguardo apprensivo perché era ansiosa di sapere tutto quello che i due si erano detti.
"Sarai contenta di sapere che d'ora in avanti non dovrai più avere nulla a che fare con me. Tua sorella ha detto che non vuole più vedermi. Te lo avevo detto di parlare finché eri in tempo, ma ancora una volta non hai voluto ascoltarmi".
La rossa non disse nulla in risposta, neanche dinanzi allo sguardo interrogativo di Pamela, che era del tutto all'oscuro dell'accordo tra lei e Roger, e lasciò che il giovane uomo uscisse dal pronto soccorso.
Una volta tornate a casa, dopo aver recuperato i bambini dai coniugi Mason, Pamela si ritrovò suo malgrado ad assistere ad una scena che non vedeva dai tempi in cui le due figlie adottive erano solo delle adolescenti: senza alcun preavviso, la più piccola attaccò la più grande alle spalle; le strinse una ciocca di capelli fiammeggianti nella mano destra e la tirò con forza, strappando così un urlo di dolore e sorpresa alla rossa e costringendola a difendersi.
Per fortuna, i bambini si trovavano già nella loro cameretta a giocare, ben lontani dalla violenta colluttazione che si stava consumando tra le due sorelle.
"Basta! Basta!" esclamò ad alta voce Pamela, intervenendo proprio com'era stata costretta a fare alcuni anni prima, per dividere fisicamente le figlie "smettetela subito! Ma si può sapere che vi prende? Jennifer! Si può sapere perché hai aggredito tua sorella? Ma che ti prende, tesoro?"
"Chiedilo a lei!" urlò di rimando la più piccola, mentre Ginger si portava la mano destra alla testa, massaggiandosi il punto esatto in cui il cuoio capelluto le pulsava dal dolore "chiedi a lei che cosa mi prende e vediamo se ha o meno il coraggio di risponderti! Come hai potuto farmi una cosa simile? Perché?"
"Non capisco a che cosa ti stai riferendo"
"Non provare a fingere di non sapere, Ginger, perché vi ho sentiti! Ho sentito quello che tu e Roger vi siete detti in soffitta!"
La rossa spalancò gli occhi ed avvertì un brivido freddo lungo tutta la spina dorsale: il suo peggior incubo aveva finito per assumere una forma concreta, ed ora capiva appieno il senso delle parole che Waters le aveva rivolto prima di uscire dalle porte scorrevoli del pronto soccorso; non sapeva cosa dire a propria discolpa, dinanzi alla sorella che la guardava in attesa di ricevere spiegazioni, e Pamela era sempre più confusa dal momento che non aveva la più pallida idea di cosa le due giovani stessero parlando.
"Ragazze, per favore: prima di allarmare i bambini, cercate di calmarvi e di spiegarmi che cosa sta succedendo"
"Domandalo a lei!" insistette Jennifer, senza staccare gli occhi da Ginger, che ancora non aveva aperto bocca "e vediamo se ha o meno il coraggio di confessare tutta la verità. Ohh, ovvio che non ce l'ha, altrimenti poco fa non avrebbe finto di non sapere a che cosa mi sto riferendo! Domandale della discussione che c'è stata tra lei e Roger in soffitta, mentre erano là per recuperare l'albero di Natale e gli addobbi! Chiedile di dirti tutto quanto dell'accordo che hanno preso!"
"Accordo? Quale accordo?" la donna spostò la propria attenzione sulla rossa "Ginger, di che cosa sta parlando tua sorella?".
La ragazza continuò a rimanere in silenzio.
Se la sorella minore aveva fatto riferimento all'accordo che c'era tra lei e Roger, significava che era ancora all'oscuro di quello che si erano detti prima. E quindi, in automatico, significava anche che non aveva sentito una sola parola riguardo le notti che loro due avevano trascorso insieme e del bacio che c'era stato in Giappone.
Ginger rilassò i muscoli delle spalle: si sentiva già meglio, ma era comunque una magra consolazione perché non era ancora riuscita a capire se Jennifer aveva origliato solo la parte finale della discussione o se alle sue orecchie era arrivato anche qualcosa riguardo le sue reali condizioni di salute, che non avevano nulla a che fare con una carenza di vitamine.
La mora attese ancora qualche istante, ma vedendo la sorella adottiva maggiore tutt'altro che intenzionata ad aprire bocca e confessare ogni cosa, scosse la testa con un'espressione delusa.
"Proprio come pensavo, non hai il coraggio di confessare la verità perché sei troppo vigliacca per farlo. Mommi, sai perché Roger ha iniziato a venire qui da noi ed a trascorrere del tempo con me? Non c'entra nulla una fortuita coincidenza, è stata Ginger ad organizzare tutto quanto. Si sono messi d'accordo loro due. Non conosco i particolari, ma si tratta di qualcosa di organizzato!" Pamela spalancò gli occhi azzurri dallo sconcerto, e Jennifer continuò a buttare fango addosso a Ginger, perché ancora non aveva finito "ecco perché quel giorno mi ha chiesto di seguirla negli Studi e perché qualche giorno più tardi abbiamo incontrato Roger nei grandi magazzini Harrods. Era. Tutto. Organizzato. Dillo, avanti!"
"Ginger..." Pamela si limitò a pronunciare il nome della figlia adottiva più grande, ed a quel punto quest'ultima crollò, confessando tutto quanto.
"Sì, è vero, ma non si tratta di una presa in giro..."
"Ahh no? Non si tratta di una presa in giro? E cosa sarebbe, allora, dunque? Non c'è nessun sentimento da parte di Roger nei miei confronti, ha iniziato ad essere così gentile con me solo perché voi due avete fatto chissà quale accordo... E glielo hai chiesto a causa... A causa della mia malattia" sulle labbra carnose della ragazza dai lunghi capelli neri apparve un sorriso carico di amarezza alla vista della stessa espressione di puro terrore che apparve sia sul volto della madre che della sorella adottiva "sì, so tutto quanto, e non solo perché vi ho sentiti discutere anche di questo... So già tutto quanto dal primo mancamento che ho avuto: quando siamo tornate a casa, vi ho sentite parlare in cucina, ma voi non mi avete vista in cima alle scale. Credevate davvero che potessi bere la storia della carenza di vitamine o che non mi rendessi conto che sta accadendo qualcosa di strano nel mio corpo? Per quanto tempo ancora avreste continuato a mentirmi in modo così spudorato?"
"Noi lo abbiamo fatto solo per il tuo bene"
"Davvero? Per il mio bene? Come tu hai convinto una persona a fingere di essere interessata a me solo per distrarmi da quello che mi sta succedendo? E fino a che punto sarebbe andata avanti questa buffonata? Fino a quando la malattia non avrebbe fatto il proprio corso, mh? Mi avresti fatto vivere in una bugia per quel poco che mi restava? Per quel poco che mi resta?"
"Jennifer, smettila subito di parlare in questo modo!" esclamò la rossa, che adesso iniziava a spaventarsi per davvero perché i discorsi della più piccola diventavano sempre più deliranti "nessuno ha mai parlato di tempo contato. Nessuno ha mai detto che questa malattia ti farà fare una brutta fine. Stai prendendo delle medicine..."
"Sto prendendo delle medicine che non servono a nulla, visto che ho avuto un altro malore. Sento quello che sta accadendo al mio corpo, a differenza di voi, ed anche se prendo quelle maledette pastiglie, non avverto alcuna differenza. Non stanno facendo nulla. Lo so io e so per certo che lo sapete anche voi, benché non vogliate ammetterlo" Jen si ritrovò costretta a fermarsi per prendere fiato; il lungo sfogo l'aveva lasciata senza respiro, e per di più sentiva il cuore battere con forza, come se avesse appena terminato una lunga corsa. Quando tornò a fissare la madre e la sorella adottive, aveva gli occhi lucidi e colmi di lacrime "non sono più una bambina che deve essere protetta e tenuta all'interno di una bolla di sapone perché non è pronta ad affrontare il mondo esterno. Ho vent'anni e so come funziona. Ed ora lasciatemi in pace, perché non voglio né vedere né parlare con nessuno. Ho bisogno di starmene da sola".
Jennifer sparì in salotto senza neppure togliersi le scarpe e la giacca; salì in fretta le scale e si chiuse a chiave nella propria camera da letto.
Tra Ginger e Pamela calò il silenzio, entrambe erano troppo frastornate per parlare ed avevano troppo a cui pensare.
Solo su una cosa erano estremamente certe: avevano perso completamente la fiducia di Jennifer.
"Ginger?" la giovane impiegò qualche secondo prima di sollevare il viso e guardare la madre adottiva negli occhi, a causa del forte senso di vergogna che provava per sé stessa; non solo il piano organizzato non aveva attenuato i suoi sensi di colpa, ma aveva perfino incrinato il bellissimo rapporto che aveva sempre avuto con la sorella. Proprio adesso che lei era malata "hai davvero chiesto a quel ragazzo di fingere di essere interessato a Jen?"
"Non è mai stata una presa in giro, mommi"
"Perché lo hai fatto?".
Inconsciamente, Pamela Rose Anderson aveva appena offerto alla figlia adottiva maggiore la possibilità di confessare finalmente tutto quello che c'era stato tra lei e Roger, ed i sensi di colpa che l'avevano spinta a prendere quella decisione azzardata; ma ancora una volta, lei non riuscì a trovare né il coraggio né la forza necessaria di confessare la verità.
Era una vigliacca. Jennifer aveva proprio ragione.
"L'ho fatto con le migliori intenzioni"
"Mary Jane" sospirò Pam, chiudendo gli occhi e portandosi la mano destra alla testa con un movimento stanco "tutti i peggiori disastri accaduti al mondo sono partiti dalle migliori intenzioni".
Ginger non disse nulla, perché non c'era proprio nulla che potesse dire a propria discolpa.
Abbandonò a sua volta l'ingresso dell'abitazione, ma non salì nella propria camera da letto per raggiungere Keith e Demi: scese le scale che portavano al seminterrato riconvertito a stanza oscura per sviluppare le fotografie, ed una volta lì dentro chiuse la porta a chiave e si sedette sul pavimento, con le ginocchia strette contro il petto e le braccia avvolte attorno ad esse, circondata dal buio più fitto.
Quello sarebbe stato un Natale che non avrebbe mai più dimenticato.
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