*7*
Dopo aver portato al pianoterra i due bagagli che avrebbe portato con sé nel lungo viaggio che l’aspettava, Ginger entrò in cucina, laddove la madre adottiva si stava occupando di preparare la colazione ai nipotini: per Keith e Demi c’era una bella scodella di porridge, mentre un biberon di latte caldo era destinato alla piccola Poppy.
Ginger prese posto davanti al tavolo della cucina ed osservò per qualche istante i due figli più grandi: non appena Pamela posò le due scodelle davanti a loro, il più piccolo si fiondò subito su essa, mentre il più grande, invece, si limitò a prendere il cucchiaio ed iniziò a rigirarlo all’interno di quella che doveva essere la sua colazione.
Dopo qualche altro istante di assoluto silenzio, la giovane si schiarì la gola, si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro ed iniziò a parlare.
“Allora, bambini, come ben sapete la mamma sta per partire per lavoro e dovrà restare via per diverso tempo, ma non dovete preoccuparvi perché queste settimane passeranno molto in fretta e vi chiamerò ogni volta che mi sarà possibile. Ogni sera, non appena rientrerò in albergo, la prima cosa che farò sarà chiamarvi per sapere come è andata la vostra giornata e per augurarvi la buonanotte. E vi prometto anche che vi porterò un bellissimo regalo” nonostante il discorso fosse destinato ad entrambi i piccoli, lo sguardo di Ginger si soffermò più volte e più a lungo sul primogenito rispetto che sul secondo; nulla era cambiato tra loro due dal giorno in cui era tornata: Keith continuava ad evitarla per come gli era possibile, e quando invece erano costretti a stare insieme nella stessa stanza, allora cercava di non incrociare mai il suo sguardo; tutto il contrario di Demi, che dopo un primo turbamento iniziale si era subito riavvicinato alla madre, ed ora si comportava come se lei non se ne fosse mai andata per quasi due anni, e difatti fu proprio il più piccolo a reagire per primo: lasciò momentaneamente perdere la scodella di porridge e sollevò le manine al cielo, lanciando un piccolo grido entusiasta.
Ginger sorrise dinanzi a quella manifestazione di pura gioia infantile, ma il suo sguardo rimaneva preoccupato perché Keith non aveva ancora aperto bocca; non era neppure sicura che avesse sentito ciò che aveva detto, perché non aveva mai smesso un solo istante di giocherellare con la sua colazione.
“Mamma, mamma, mamma io posso i cioccolatini e le ca’melle?” domandò Demi con uno sguardo ansioso, che già si pregustava un dolce regalo da mangiare al ritorno della madre, strappando a quest’ultima una breve risata divertita.
“O i cioccolatini o le caramelle, Demi, non credo che sia il caso di portarti a casa entrambi. Devi scegliere quello che ti piace di più” la risposta della madre colse il bambino biondo del tutto alla sprovvista e gli fece corrucciare le sopracciglia in un’espressione che involontariamente accentuava ancora di più la sua somiglianza fisica con il padre: non riusciva a capacitarsi di quello che gli era stato appena chiesto, perché per lui era impossibile scegliere tra le caramelle ed i cioccolatini, li adorava entrambi allo stesso modo. Era una vera follia.
Mentre Demi era concentrato nell’ardua impresa di riuscire a trovare una soluzione a quel rompicapo, la giovane si rivolse direttamente al suo primogenito e, approfittando di quello che aveva detto il figlio più piccolo, gli chiese se anche lui desiderava ricevere qualcosa in particolare… Magari un set nuovo di pennelli e colori a tempera… Ma lui scosse la testa, facendo ondeggiare la folta chioma di ricci neri.
“La nonna me ne ha preso uno poco tempo fa”
“Allora vorresti un nuovo album da disegno?”
“No”
“E cosa vorresti ricevere? Di che cosa hai bisogno?” questa volta Keith non rispose e, dopo aver allontanato da sé la scodella con un gesto brusco, si alzò dalla sedia per ritornare nella propria camera da letto, il tutto sotto lo sguardo sconcertato di Ginger che lo richiamò subito indietro “ehi, Keith, dove stai andando? Io tra poco devo partire e starò via per diverso tempo”.
Le parole della giovane produssero solo per metà l’effetto che desiderava: il bambino si fermò davanti all’arco che collegava la cucina al salotto, ma non ritornò indietro sui propri passi; si limitò a voltarsi verso la madre ed a rivolgerle un’occhiata così fredda da lasciarla interdetta.
“E quindi?” anche il tono di voce del piccolo era freddo, e c’era pure una nota di sfida “che cosa ti aspetti che faccia? Che ti dica cosa desidero ricevere per regalo e che ti saluti con un bacio ed un abbraccio? Perché mai dovrei compiere queste due azioni quando non ho neppure la certezza che tornerai indietro? Sei già sparita una volta, come posso essere certo che non lo farai ancora?”
“Ohh, Keith… Tesoro… Adesso non è la stessa cosa… Ascolta, quando…”
“No! Stai zitta e non chiamarmi tesoro!” l’urlo improvviso di Keith colse alla sprovvista tutti i presenti e fece ritrarre la mano che Ginger aveva allungato verso di lui “non m’importa un bel niente delle tue parole, non voglio sentire le tue spiegazioni! Non hai ancora capito che io non ti perdonerò mai per quello che hai fatto proprio perché è imperdonabile? Perché te ne sei andata senza dire nulla? Perché ci hai abbandonati? Perché mi hai abbandonato dopo avermi promesso che non lo avresti mai fatto? Perché?”
“Keith…” vedendo il bambino in lacrime e tremante, Ginger tentò una seconda volta di allungare una mano verso di lui; voleva abbracciarlo e consolarlo, voleva dirgli che al suo ritorno gli avrebbe spiegato tutto quanto con calma, ma venne di nuovo allontanata bruscamente: il suo primogenito non voleva essere toccato da lei, e mise le cose in chiaro retrocedendo di un passo verso il salotto, e per non farsi vedere debole si strofinò la manica destra del maglioncino sugli occhi, per cancellare ogni traccia di lacrime.
“Ho detto che devi stare zitta e che non voglio sentire quello che hai da dire. Come hai potuto andartene via? Come hai potuto sparire per quasi due anni e non dare mai notizie? Perché non hai mai chiamato a casa? Perché non ti sei mai fatta sentire? Sai per quanto tempo ho aspettato una chiamata od una lettera da parte tua, ed invece non è mai arrivato niente? Tu non eri affatto preoccupata per noi, non hai mai pensato a noi e non ti è mai importato nulla!”
“Keith, questo non è assolutamente vero, io…”.
Keith si strofinò di nuovo gli occhi e scosse ancora la testa: non credeva ad una sola delle parole della madre, perché era la stessa persona che due anni prima lo aveva abbandonato senza dargli alcun genere di spiegazione e che non aveva mai provato a mettersi in contatto con lui; il piccolo tirò su con il naso, guardò la madre dritta in faccia e le disse quelle che sarebbero state le ultime parole che le avrebbe rivolto, perché era intenzionato a non parlarle mai più.
Non gl’importava quanto fossero crudeli, perché erano ciò che pensava.
“La malattia avrebbe dovuto prendere te al posto della zia Jen. Lei non si sarebbe mai comportata in questo modo nei nostri confronti”.
Ginger trattenne il fiato e non provò neppure a fermare il primogenito: per quanto fosse arrabbiato nei suoi confronti, la giovane non immaginava che il suo risentimento fosse così profondo; non immaginava che Keith fosse in grado di rivolgerle parole simili, e solo ora, per la prima volta da quando era tornata, si rendeva conto di quello che aveva fatto, delle numerose conseguenze scatenate dalla scelta che aveva preso due anni prima.
Ginger cercò di resistere il più a lungo possibile, ma dopo una decina di minuti si sentiva già vicina al proprio punto di rottura: parcheggiò la macchina sul ciglio di una piccola stradina isolata, in modo da non dare nell’occhio, e si precipitò velocemente all’esterno, ritrovandosi, quasi senza sapere come, in ginocchio, con le mani strette attorno a dei ciuffi d’erba, a prendere dei profondi respiri con la bocca socchiusa, nel tentativo di ricacciare indietro la nausea che l’aveva costretta a fare quella piccola deviazione.
Con ogni probabilità avrebbe vomitato se solo avesse avuto qualcosa nello stomaco.
Le parole di Keith avevano velocizzato la sua partenza: se ne era andata subito dopo, dopo aver mormorato qualcosa a Demi ed a Poppy; ricordava vagamente che Demi doveva aver detto qualcosa per tirarle su l’umore, ma Pamela era stata completamente in silenzio. Non era intervenuta né durante la discussione né quando era terminata. Non aveva detto niente di niente. Non una sola parola di conforto.
E quel silenzio valeva più di mille parole, ed aveva lo stesso peso di quelle pronunciate da Keith.
La giusta punizione per il gesto sconsiderato che aveva commesso.
Ed ecco che ritornava il solito punto della questione: nessuno che voleva sforzarsi di capire, nessuno che provava a mettersi nei suoi panni, nessuno che voleva ascoltare le sue spiegazioni.
Se solo lo avessero fatto… Se solo avessero fatto quel piccolo sforzo… Quante cose sarebbero cambiate.
La giovane si tirò su col busto e si appoggiò con la schiena alla fiancata sinistra del mezzo di trasporto: adesso che l’attacco di nausea se ne era andato, a poco a poco stava anche riacquistando la lucidità mentale; dopo qualche minuto, riuscì perfino a rialzarsi in piedi ed a rimettersi alla guida della macchina perché non poteva permettersi di arrivare in ritardo e di perdere il volo.
Aveva la netta sensazione che in caso di ritardo nessuno si sarebbe preoccupato di aspettarla a lungo, ed il volo sarebbe partito senza di lei.
“D’accordo, Ginger, hai avuto un attimo di debolezza che può capitare a tutti, ma adesso non deve accadere mai più” mentre era al volante, la giovane si ritrovò a parlare ad alta voce al proprio riflesso sullo specchietto retrovisore; era un modo per ritrovare il controllo e per riordinare le idee “Keith non pensa per davvero quello che ha detto, le sue non sono state altro che parole dettate dalla rabbia. È ancora risentito nei tuoi confronti, ma ben presto passerà. Queste settimane di lontananza, questi mesi, lo aiuteranno a calmarsi, a fare chiarezza e quando ritornerai a casa sarà lui stesso a parlarti per primo, a chiederti scusa per il suo comportamento e sarà disponibile ad ascoltare le tue spiegazioni. Questa non è altro che una fase di passaggio. Da bambino si sta trasformando in un ragazzino, e tu per prima sai benissimo quanto è tremendo il periodo dell’adolescenza. Quello di prima non è stato altro che un piccolo assaggio. Non devi preoccuparti, e non devi preoccuparti neppure per quanto riguarda Roger: anche la sua non è altro che una rabbia passeggera che a breve inizierà a scemare, ed anche lui finirà per voler ascoltare le tue spiegazioni. Se alla fine è riuscito a perdonarti per quello che gli hai detto a Saint Tropez, perché mai non dovrebbe anche questa volta, dato che si tratta di una situazione meno grave? A ben pensarci, si tratta di una vera e propria sciocchezza se messa a confronto alle parole che hai detto quella volta”.
Il discorso ad alta voce al proprio riflesso riuscì a tranquillizzare definitivamente la giovane, almeno fino all’arrivo alla pista privata da cui sarebbe partito il loro aereo: mentre si avvicinava al veivolo, numerosi ricordi le ritornarono alla mente con prepotenza e contribuirono solo ad accelerare il suo battito cardiaco; ripensò in modo particolare al tour in Giappone, il viaggio più bello tra i numerosi che aveva fatto, e pensò anche a quante cose erano cambiate d’allora: se a quel tempo era la moglie di David e la fotografa ufficiale del gruppo, adesso non era altro che quasi una completa estranea ai loro occhi.
Ginger avvertì un vago moto di disagio quando, dopo aver consegnato ad un addetto i bagagli che dovevano essere sistemati nella stiva, salì nell’enorme mezzo di trasporto e si ritrovò addosso gli occhi di tutti i presenti: non le sfuggì affatto la rapidità con cui si zittirono all’istante dopo il suo ingresso, e se fino a pochi anni prima nessuno avrebbe esitato un solo istante a salutarla calorosamente ed a rivolgerle la parola, adesso c’era spazio solo per il silenzio e per le occhiate diffidenti.
Ricambiò quelli sguardi e poi prese posto in una delle ultime file di sedili, senza preoccuparsi di essere la prima ad aprire bocca; non le interessava parlare con Nick o con il suo ex migliore amico o con il suo ex marito, e non le interessava parlare né con Lindy né con Juliette né tantomeno con Virginia, come non le interessava chiedere qualcosa dei loro figli, che erano tutti presenti a differenza di Keith, Demi e Poppy: tutto ciò che le importava davvero era parlare con Roger, ma lui non c’era.
Era l’unico a non essere ancora arrivato.
Quando la giovane aveva consegnato i propri bagagli a mano aveva tenuto con sé una piccola borsetta a tracolla che conteneva una delle sue macchinette fotografiche professionali, la sua preferita: apparteneva alla madre adottiva ed era stata la prima che aveva ricevuto in regalo proprio da lei, nel giorno del suo sedicesimento compleanno; Ginger aprì la borsa a tracolla, prese in mano la macchinetta, tolse il coperchio che copriva l’obiettivo, prese un panno ed iniziò a pulire scrupolosamente la lente.
In realtà, la lente non aveva alcun bisogno di essere ancora pulita: quello non era altro che un modo per tenere i nervi sottocontrollo mentre aspettava l’arrivo di Roger.
Erano molte, a sua volta, le domande che voleva rivolgergli. E sì, voleva anche sapere perché aveva cambiato casa.
Un movimento alla sua sinistra attirò immediatamente l’attenzione della giovane, che girò di scatto la testa; la sua espressione cambiò completamente quando si rese conto che non si trattava di Roger che era appena arrivato, ma di David che si era fermato proprio davanti al suo sedile, e tornò ad occuparsi della lente.
Non vide il mezzo sorriso che apparve sulle labbra dell’ex marito, ed ignorò apertamente le parole che le rivolse.
“Sei delusa perché ti aspettavi che fossi qualcun altro?” non ricevendo alcuna risposta, il chitarrista si chinò in avanti ed abbassò la voce “lo vuoi un consiglio? Qualunque cosa ti sei messa in testa, è meglio se lasci perdere finchè sei in tempo”
“E tu lo vuoi a tua volta un buon consiglio? Chiudi quella cazzo di bocca finché sei in tempo perché non sei nella posizione di parlare in questo modo. C’è bisogno di ricordarti che sono io ad avere il coltello dalla parte del manico?” anche Ginger parlò con la voce ridotta ad un sussurro e rivolse un veloce sorrisetto beffardo all’ex marito prima di concentrarsi nuovamente sulla lente dell’obiettivo “e adesso puoi tornartene dalla tua dolce mogliettina, grazie”.
David rimase per qualche istante immobile, a fissare la sua ex moglie che aveva abbassato di nuovo lo sguardo e non sembrava essere affatto intenzionata a risollevarlo una seconda volta; non si aspettava una reazione diversa da parte sua, ma almeno un tentativo l’aveva fatto.
“Molto bene. Come desideri, allora”.
Anche se gli occhi della giovane erano concentrati sulla macchinetta fotografica, con la coda dell’occhio vide David allontanarsi ed in contemporanea scosse la testa; prima ancora che avesse il tempo di fare qualunque riflessione sulla breve conversazione che aveva appena avuto con l’ex marito, la sua attenzione si concentrò di nuovo altrove, esattamente su alcune parole esclamate da Nick, che sembravano rivolte a qualcuno che era appena arrivato: girò il viso verso l’entrata del veivolo e sentì lo stomaco fare una capriola all’indietro, perché questa volta non si trattava di un falso allarme.
Roger era finalmente arrivato, e stava rispondendo a quello che Nick gli aveva chiesto; Ginger concentrò lo sguardo su di lui con la speranza di essere guardava di rimando, ma ciò non accadde.
Era certa che sentisse il suo sguardo, semplicemente la stava ignorando.
Ma non aveva alcuna importanza se la stava ignorando, non poteva giocare a quel gioco per sempre. Da lì a pochi istanti sarebbe stato costretto a passarle accanto per raggiungere gli altri, ed allora avrebbe provato a ferm…
Contro ogni previsione, anziché avvicinarsi agli altri, il bassista si voltò verso l’entrata del veivolo e rivolse la parola a qualcuno che Ginger non riusciva a vedere; qualche secondo dopo, la stessa giovane vide entrare un’altra persona.
Una donna, per la precisione.
Una donna che non aveva mai visto prima.
La osservò da cima a fondo, passando dai capelli dorati, al viso dai tratti spigolosi ed alla vistosa e vaporosa pelliccia nera che indossava (in sottofondo, distrattamente, le sembrò di udire Virginia dire qualcosa proprio a proposito della vistosa pelliccia; la ragazza americana oltre a seguire una dieta vegetariana era anche una fervente attivista dei diritti degli animali); non si accorse subito che tra le braccia stringeva qualcosa, ma quando notò il fagotto di coperte concentrò subito gli occhi scuri su esso, chiedendosi perché mai quella donna avesse stretto tra le braccia un fagotto di coperte.
Solo in un secondo momento si rese conto che quello che aveva scambiato per un fagotto era in realtà un bambino molto piccolo, il più piccolo tra i presenti, avvolto con cura in una morbida copertina di lana; sulla testolina tonda aveva perfino un cappellino, sempre di lana, dello stesso colore.
Ginger si chiese chi diavolo fossero quella donna bionda e quel neonato che non aveva mai visto prima e perché fossero saliti nel loro aereo, e lo scoprì nel momento stesso in cui vide Roger passare il braccio sinistro attorno ai fianchi della sconosciuta e stringerla un po’ di più a sé; bastò quel piccolo gesto per farle comprendere ogni singola cosa e per cancellare ogni traccia di apparente impassibilità dal suo viso: socchiuse le labbra senza neanche rendersene conto e sentì un enorme peso crollare letteralmente sulle spalle.
I calcoli che aveva fatto, il piano che aveva cercato di studiare attentamente… Tutto era stato appena spazzato via, in un soffio, da una piccolissima, e banale, eventualità che non aveva mai preso in considerazione; e solo ora, inutile dirlo, capiva perché poco prima David si era avvicinato e le aveva fatto quello strano discorso.
Lui sapeva tutto, ovviamente, ma lo aveva taciuto apposta. Si era preso una piccola vendetta personale.
Ginger non si accorse di quando la coppia le passò accanto, perché i suoi occhi erano fissi in un punto lontano, ma Carolyne notò immediatamente la presenza di quella giovane che non aveva mai visto prima, e mentre la superava le lanciò una lunga occhiata, studiandola in silenzio a propria volta.
Al peggio non c’era mai fine e Ginger lo scoprì nel corso del viaggio in aereo, quando Richard raggiunse la sua fila di sedili ed occupò quello alla sua destra; si aspettava una mossa simile da parte sua, ma non così presto, e non era comunque intenzionata ad ascoltare ciò che aveva da dirle, e cercò di farglielo capire continuando a sfogliare la rivista che aveva in mano ed ignorando apertamente la sua presenza.
Wright cercò per un po’ il suo sguardo e poi decise di parlare ugualmente.
“Ti conviene lasciar perdere finchè sei ancora in tempo”
“Ohh, ti prego, non ci posso credere! Tu e David vi siete messi d’accordo prima di venire qui oppure avete bisogno di essere in due per formare un unico cervello?”
“Né l’uno né l’altro, semplicemente non ci piace questa situazione e vogliamo evitare che peggiori fino ad arrivare ad un punto di non ritorno”
“Non ti seguo. Potresti essere più specifico?” Ginger si vide strappare dalle mani la rivista che stava sfogliando e si ritrovò costretta a sollevare gli occhi ed a guardare Rick, cosa che si era ripromessa di non fare “ehi, che razza di maniere sono queste? Io stavo leggendo”
“Ed io sto cercando di avere una conversazione seria con te” rispose il tastierista, posando il giornale sul terzo ed ultimo sedile libero, cosicchè fosse lontano dalla portata di Ginger “e vorrei avercela guardandoti negli occhi, e non guardandoti leggere una stupida rivista ed ignorarmi apertamente. Questi sono i comportamenti di una sciocca bambina”
“Sciocca bambina? Se io sono una sciocca bambina, allora tu cosa saresti in confronto? Desideri così tanto avere una conversazione seria con me? E perché non sei riuscito a farla quando hai scoperto che David mi stava tradendo da mesi e mesi con quella lurida sgualdrina?” sibilò la giovane a denti stretti, con uno sguardo carico di odio, lasciando intendere al suo ex migliore amico che nonostante gli anni trascorsi il risentimento che provava nei suoi confronti non era affatto diminuito “perché non sei venuto da me a raccontarmi tutto? Perché gli hai parato il culo? Perché sei stato così vigliacco e meschino nei miei confronti? Eri il mio migliore amico, Richard. Io non mi sarei mai comportata così se la situazione fosse stata capovolta”
“Perché ho commesso un errore, ma l’ho fatto in buonafede. Non ti ho detto niente perché doveva essere David a farlo, non io, e non gli ho mai parato il culo: ero furioso con lui quando mi ha confessato tutta la storia di Virginia, e gli ho subito detto che doveva fare al più presto qualcosa perché non poteva continuare ancora per molto a tenere il piede in due staffe”
“E perché, allora, non sei intervenuto in prima persona quando hai visto che ci stava impiegando un po’ troppo tempo a decidere cosa fare?” insistette la giovane, riducendo Wright al silenzio; sapeva di avere la propria parte di colpe, ma riteneva che fosse molto più piccola di quella che gli attribuiva la sua ex migliore amica.
“Ed è per questo motivo che hai organizzato tutto questo? È la tua personale vendetta nei miei confronti ed in quelli di David? Lui non è stato in grado di confessare che ti tradiva, io non te l’ho detto quando l’ho scoperto e tu di rimando vuoi far affondare l’intera band?”.
Ginger si ritrovò costretta a coprirsi la bocca con una mano per soffocare una risata che altrimenti sarebbe risuonata in tutto l’aereo, e scosse la testa.
“Io non voglio rovinare la band, che assurdità! Cosa te lo fa credere?”
“E come la mettiamo con la storia delle buste?”
“Ohh, ma quella non è altro che le conseguenze delle vostre azioni. E nel mio caso non è stato altro che un mezzo per raggiungere il mio scopo, ovvero essere di nuovo la fotografa ufficiale del vostro gruppo. Ed è inutile che mi guardi in quel modo, Rick, perché chiunque è disposto a ricorrere a qualunque mezzo per arrivare al proprio obiettivo, se ci tiene davvero. Voi per primi, per garantire la soppravivenza del gruppo, non vi siete forse sbarazzati di Syd senza tanti complimenti?”
“Non puoi fare un paragone tra le due cose: quella era una situazione diventata ormai ingestibile, mentre questa… Questa non è altro che un capriccio…” Rick spostò lo sguardo dall’altra parte del corridoio, e Ginger non si voltò da quella parte perché già sapeva che cosa stava fissando “tu stai facendo tutto questo per Roger? Per avvicinarti a lui?”.
Ginger si ammutolì improvvisamente, e Wright si lasciò andare ad un sospiro.
“Ecco, vedi? È proprio questo che non riesco a capire”
“Che cosa non riesci a capire?”
“Che cosa c’è esattamente tra voi due. Roger ci ha raccontato la sua versione ed ora vorrei sapere la tua”
“Non c’è niente da dire a riguardo perché non sono affari che ti riguardano. L’unica cosa che ti è data sapere, e su cui tengo a fare chiarezza, è che tra me e lui non c’è mai stata alcuna relazione mentre eravamo sposati. Io non ho problemi di coscienza sporca”
“Però, e correggimi se sbaglio, avete iniziato a frequentarvi subito dopo la fine dei vostri corrispettivi matrimoni, giusto? E come mai avete iniziato una frequentazione se riuscivate a sopportarvi a fatica? Erano vere le vostre discussioni o sono state sempre una recita fin dall’inizio?”
“Non sono affari che ti riguardano”
“Roger ci ha anche raccontato che ti aveva regalato un anello di fidanzamento, è vero? Dimmi almeno perché prima hai venduto quelle foto per avere un po’ di soldi e adesso stai cercando in qualunque modo di avvicinarti a lui per potergli parlare”
“Ancora una volta, non sono affari che ti riguardano” ripeté la giovane a denti stretti, esasperata “e adesso lasciami in pace”
“No, io vorrei che mi ascoltassi ancora perché non ho finito di parlare” insistette il giovane uomo, strappando all’ex migliore amica un verso seccato e facendole sollevare gli occhi al soffitto “se continuerai per la strada che ti sei prefissata non otterrai nulla se non di fare terra bruciata attorno a te. Lascia perdere tutto quanto, a partire da quello che hai in mente che riguarda Roger. Se non lo avessi notato prima, è andato avanti con la sua vita ed adesso ha una nuova moglie ed un figlio”.
L’impassibilità di Ginger venne messa a dura prova da quelle ultime parole: lo stesso Wright notò un guizzo veloce attraversarle la mascella.
“I matrimoni iniziano così come finiscono, e Roger mi sembra che sia già avezzo al concetto di divorzio. Può essere che anche questa donna non si riveli quella giusta per lui. Diceva che Judith era il suo primo amore, e poi guarda come è andata a finire”
“Ma questa volta c’è di mezzo un figlio. Vorresti davvero distruggere una famiglia e compromettere la serenità di un bambino?”
“La gente divorzia di continuo anche se ha bambini piccoli. Io e David avevamo Keith e Demi, ma non mi sembra che questo lo abbia fatto desistere dall’andare a letto con un’altra donna, dunque perché io dovrei farmi qualche scrupolo? Nessuno ha avuto una sola briciola di rispetto per me, e mi stai dicendo che io dovrei averlo per gli altri? Ma per favore, non è così che il mondo funziona, e adesso è l’ultima volta che ti chiederò gentilmente di tornare al tuo posto” la giovane allungò il braccio destro, riuscì ad impadronirsi di nuovo della rivista e ricominciò a sfogliarla, ma dopo un paio di secondi si ritrovò costretta a sollevare di nuovo lo sguardo perché Richard non si era mosso; non solo non se ne era andato, ma la stava ancora fissando “si può sapere perché sei ancora qui?”
“Ginger, per favore” insistette il giovane uomo, ignorando l’ordine ricevuto “te lo sto chiedendo per favore, ti prego, facciamo un passo indietro finché è ancora possibile e ricominciamo da zero. Mi dispiace per gli errori che ho commesso, mi dispiace per non essermi comportato come avrei dovuto e più di ogni altra cosa mi dispiace vedere in che cosa si è trasformato il nostro legame. Non voglio pensare che non è più possibile tornare indietro e che la nostra amicizia sia finita per sempre. Mi mancano quei tempi e so per certo che mancano anche a te. Sei cambiata così tanto che a volte faccio davvero fatica a credere che sei proprio tu, ma non è ancora troppo tardi per tornare ad essere la persona meravigliosa che eri un tempo. Hai attraversato un periodo orribile che ti ha devastata, lo capisco benissimo, ma per tutti quanti c’è sempre la luce infondo al tunnel. Bisogna solo sforzarsi di vederla. E a volte, per riuscirci, c’è bisogno dell’aiuto di qualcuno”.
Richard interpretò in modo errato il silenzio che seguì le sue parole; pensava che fosse dettato da un tentennamento, pensava di essere riuscito finalmente a centrare il bersaglio, e si spinse a posare la mano destra sopra quella sinistra dell’ex migliore amica, ma quest’ultima lo riportò immediatamente e bruscamente alla realtà sottraendosi di scatto a quel contatto indesiderato.
“Hai colto alla perfezione il punto della questione, Richard: che piaccia o meno, le persone cambiano. Crescono, maturano e modificano il loro punto di vista riguardo moltissime cose e nel mio caso è stato proprio il brutto periodo che ho passato di recente a segnare il mio cambiamento, e per quanto possa sembrare incredibile, in un certo senso devo essergliene grata. Il brutto periodo che ho passato mi ha aiutata ad aprire gli occhi sulle persone attorno a me e mi ha aiutata anche a capire chi sono quelle di cui ho davvero bisogno e chi, invece, sono quelle che è meglio lasciare al passato. E tu, Richard, appartieni proprio a questa seconda categoria” la voce di Ginger era ferma e sicura quanto il suo sguardo: non c’era nessuna traccia di tentennamento o tremore, e non c’era alcuna traccia di lacrime negli occhi scuri “forse fino a questo momento non sono stata abbastanza chiara con te, ma adesso cercherò di esserlo una volta per tutte, così non si ripresenteranno altre scene patetiche come questa: io non sono assolutamente interessata a riallacciare il rapporto di amicizia che c’era tra noi due perché quello che hai fatto non può essere perdonato in alcun modo. Quando sei stato costretto a scegliere tra me ed il mio ex marito, hai preferito lui. Tu per primo hai voltato le spalle al nostro legame, ed ora vorresti tornare indietro come se non fosse accaduto nulla di simile? Sai che cosa ti dico?”.
Ginger si sporse in avanti verso il tastierista e mimò con le labbra la parola fottiti; com’era prevedibile, la risposta della giovane segnò la fine della conversazione e spinse finalmente Wright ad alzarsi, ormai arreso dinanzi alla prospettiva che tra loro due niente sarebbe più tornato come un tempo.
Se prima nutriva ancora qualche dubbio a riguardo, adesso era stata la stessa Ginger ad appianarli tutti: la loro amicizia era definitivamente finita.
Punto.
C’era solo un’ultima cosa che voleva dirle.
“Come vuoi tu, ma lascia solo che ti dica una cosa. So che molto probabilmente non t’interesserà e farai finta di non sentirla, ma io voglio dirtela comunque. Prendila come un avvertimento, un consiglio o come preferisci tu: sei una donna adulta e sei libera di percorrere la strada che preferisci, ma se continuerai su questa che ti sei prefissata, presto o tardi, e molto prima di quello che t’immagini, finirai per fare terra bruciata attorno a te. E quando finirai per fare terra bruciata attorno a te, ti renderai conto di essere arrivata ad un punto senza ritorno, e sarà allora che ti chiederai che cosa diavolo hai fatto e come hai potuto ridurti così. Riflettici attentamente, Mary Jane. Adesso ti lascio alla tua rivista e non m’intrometterò più nei tuoi affari personali… Neppure in quelli che riguardano Roger” dopo aver detto quelle parole, come promesso, Rick si allontanò per ritornare dal resto del gruppo che aveva scelto la zona centrale dell’aereo interamente riservato a loro; Ginger non prestò alcuna attenzione alla raccomandazione che il suo ex migliore amico aveva voluto farle e cancellò in fretta quelle parole dalla propria mente, concentrandosi di nuovo sulla rivista e sulla lettura che aveva interrotto a metà.
Roger era da solo nella suite, con il piccolo Harry che dormiva in una culla, quando sentì qualcuno bussare alla porta; incuriosito, e leggermente irritato dall’interruzione non prevista, andò ad aprire e vide che si trattava di un tuttofare dell’albergo che aveva un biglietto per lui; e quando il bassista chiese spiegazioni a riguardo non ricevette una vera e propria risposta: tutto ciò che il ragazzo sapeva e che poteva dirgli, era che quel biglietto era per lui e doveva essergli recapitato con urgenza, il prima possibile.
Roger si ritrovò costretto a prendere il biglietto e richiuse la porta in faccia al tuttofare senza ringraziarlo e senza allungargli alcuna mancia; ritornò vicino alla culla, controllò che il sonno di Harry non fosse stato disturbato in alcun modo e solo allora si concentrò sullo strano biglietto ricevuto: non era solo strano, era pure anonimo; sul piccolo rettangolino di carta bianca non c’era alcuna firma, solo l’orario per quello che probabilmente era un appuntamento al bancone bar dell’albergo.
Lo sguardo del giovane uomo si rabbuiò: anche se non c’era un mittente, aveva riconosciuto benissimo a chi apparteneva quella scrittura elegante, ed era stata solo che una fortuna che in quel momento Carolyne…
“Chi era alla porta?”.
Il bassista venne colto alla sprovvista da una voce femminile alle sue spalle, e prima di voltarsi strinse con forza il biglietto nel pugno destro, accartocciandolo, per poi nasconderlo all’interno di una tasca dei pantaloni; quando incrociò lo sguardo della moglie, che era appena uscita dal bagno dopo essersi fatta una doccia, pregò affinché non avesse notato nulla di strano.
“Porta?”
“Sì, Roger, la porta” ripeté Carolyne, togliendosi l’asciugamano dai capelli bagnati ed indicando con un cenno della testa la porta della suite “mi è sembrato di sentire qualcuno bussare alla porta e sono quasi certa di averti sentito parlare. Chi era?”.
Dal suo tono di voce e dal modo in cui lo stava fissando, Roger si rese immediatamente conto che Carolyne non aveva sentito nulla della breve conversazione tra lui ed il tuttofare dell’albergo, e non lo aveva neppure visto nascondere in fretta il bigliettino, che si trovava ancora stretto nella sua mano destra in una tasca dei pantaloni, e sentì il peso che aveva sulle spalle alleggerirsi notevolmente; doveva però raccontare una piccola bugia alla moglie, ma cos’era in fin dei conti una piccola bugia se paragonata a tutti i problemi che avrebbe portato con sé raccontare la verità?
“Non ha bussato nessuno alla porta. Il tonfo che hai sentito è stato colpa mia: ho urtato per sbaglio quella libreria laggiù ed ho fatto cadere un libro” rispose il bassista, indicando una piccola libreria alla completa disposizione degli ospiti della suite; Carolyne osservò a sua volta il mobile, e dalla sua espressione accigliata era chiaro che quella spiegazione non l’aveva soddisfatta fino infondo.
“Ma se è stato un libro a provocare il rumore che ho sentito, perché stavi parlando? Non mi dire che gli stavi chiedendo scusa per averlo urtato innavertitamente, perché in questo caso sarei costretta a dirti che forse hai qualche problema legato allo stress”
“Non stavo parlando con il libro, io… Lo stavo facendo con Harry. Stavo parlando con lui” questa volta la risposta del giovane uomo si rivelò più soddisfacente della precedente perché Carolyne spostò gli occhi scuri dalla libreria alla culla in cui stava dormendo il loro primogenito e distese le labbra in un sorriso; Roger si rilassò definitivamente, capendo che aveva scampato qualunque pericolo, e lasciò la presa sul bigliettino accartocciato, tirando fuori la mano, per poi avvicinarsi alla moglie e posizionarsi alle sue spalle “so che non può sentirmi, ma si tratta di qualcosa più forte di me. Guardalo, non sembra un angioletto quando dorme così?”
“Sì… Riesci a crederci che è nostro? Siamo stati proprio noi due a crearlo”
“Sinceramente alcune volte ho dei dubbi a riguardo perché è un bambino troppo bello per essere mio figlio” commentò il bassista ridendo a bassa voce per non disturbare il sonno profondo del piccolo “sei proprio certa che io sia il padre? Non è che devo prepararmi a qualche spiacevole sorpresa?”
“Avete lo stesso taglio degli occhi, e ti assomiglia molto più di quello che pensi” dopo avergli lanciato un ultimo sguardo, ed avergli rimboccato il lenzuolino, la giovane si voltò a guardare il marito; si ritrovò costretta a sollevare il viso per farlo, perché in quel momento non indossava né scarpe col tacco né sandali con le zeppe e tra loro due c’erano diversi centimetri di differenza, nonostante Carolyne fosse alta e slanciata “Roger, tu sei davvero convinto che io potrei mai tradirti dopo tutto quello che ho messo a repentaglio per te?”
“La mia era solo una battuta. So che non faresti mai nulla di simile ed è per questo motivo che mi fido ciecamente di te… E non sono molte altre le persone a cui ho detto queste stesse parole… E visto che ci siamo…” prima che la giovane potesse rivolgergli la stessa domanda, mettendolo così in una posizione scomoda e spinosa, Roger le passò le braccia attorno ai fianchi, la strinse a sé e posò la fronte contro quella sua “che ne dici di approfittare di questo momento di calma assoluta? Da quanto tempo è che non riusciamo a prendere un po’ di tempo solo per noi due, mh?”.
Roger provò a baciare Carolyne, ma quando mancava poco che le loro labbra s’incontrassero, il telefono fisso posizionato nella camera da letto prese a squillare; il bassista girò di scatto il viso da quella parte, allarmato, ed il suo strano atteggiamento non venne notato dalla moglie solo perché anche lei aveva girato il viso da quella parte con un’espressione perplessa.
“Chi potrà mai essere a quest’ora? Aspettavi una chiamata da qualcuno?”
“No, nessuno” mormorò il bassista con il pensiero subito rivolto al bigliettino accartocciato che teneva nascosto in tasca, e spalancò gli occhi chiari alla vista della moglie che si stava già dirigendo verso la loro camera da letto “dove stai andando?”
“A rispondere prima che smetta di squillare. Magari si tratta di qualcosa che ha a che fare con il tour”
“Se si trattasse di qualcosa di così importante, Steve sarebbe venuto a comunicarmelo di persona. Lascia perdere, Lyn, sono certo che non è nulla di urgente. Potrebbero aver perfino sbagliato camera a cui inoltrare la chiamata. Lascia perdere e torna qui, non vuoi approfittare di questo momento che abbiamo a nostra disposizione?”
“Forse hai ragione tu, ma in ogni caso è sempre meglio rispondere. Ti sei dimenticato che io sono la vostra segretaria? In fin dei conti non sto facendo altro che il mio lavoro!” esclamò Carolyne dalla camera da letto, e subito dopo Roger la sentì rispondere al telefono; avrebbe voluto raggiungerla e strapparle la cornetta dalle mani prima che la conversazione avesse inizio, ma all’improvviso si ritrovò immobilizzato al centro del salotto, incapace di muovere un solo muscolo e con gli occhi spalancati e fissi nella direzione in cui la moglie era sparita.
Non riusciva quasi a respirare.
Era certo che quella chiamata arrivata poco dopo il biglietto non fosse una semplice coincidenza, era certo che dall’altra parte della cornetta nera ci fosse Ginger che aveva chiamato per sapere se aveva ricevuto il suo messaggio e qual’era la sua risposta a riguardo, ed era certo che quella chiamata avrebbe segnato la fine del suo secondo matrimonio; da lì a pochi minuti avrebbe visto Carolyne riapparire con una faccia sconvolta ed incredula e con mille domande a cui avrebbe preteso una risposta immediata.
Già poteva benissimo vedere l’intera scena con gli occhi della mente: la sua faccia, la sua espressione disgustata e delusa ed il litigio che ne sarebbe seguito, così violento da svegliare Harry e farlo piangere disperato; avrebbe provato a spiegare come stavano le cose a Carolyne, lei non gli avrebbe creduto e se ne sarebbe andata via con loro figlio, ed entrambi sarebbero usciti per sempre dalla sua vita.
Per colpa di una stupida telefonata si sarebbe ritrovato al punto di partenza, ai giorni successivi alla fine del suo primo matrimonio; si sarebbe ritrovato di nuovo costretto a raccogliere i pezzi, ma questa volta sarebbe riuscito a recuperarli tutti quanti? Sarebbe riuscito ad iniziare una nuova vita per la terza volta senza la donna che lo aveva reso padre e, soprattutto, senza il suo unico figlio?
O sarebbe stata la fine?
Carolyne ritornò in salotto dopo quella che agli occhi del bassista sembrò un’agonia infinita; e se il suo viso era pallido e sudato, quello della bionda era tutto il contrario: stava perfino sorridendo, come se non avesse avuto nessuna conversazione con una donna che stava cercando in qualunque modo di riavvicinarsi a suo marito.
“Sai chi era al telefono?” domandò lei; Roger scosse lentamente la testa e capì il perché di quella reazione inaspettata solo quando ricevette una risposta che gli permise di tornare a respirare e riprendere colore “mio fratello. Voleva sapere come è andato il viaggio, come sta suo nipote e se l’albergo è di nostro gradimento. Credo che gli sia dispiaciuto parecchio non venire con noi… Lui ti ammira molto, sai? Se potesse, penso che starebbe con te perfino ventiquattro ore su ventiquattro”
“Ed io lo apprezzo molto, ma un ragazzo della sua età dovrebbe avere anche altri interessi oltre all’aspirare di essere l’ombra di suo cognato. Dovrebbe iniziare a vivere un po’ di più la sua vita” commentò Waters, dando le spalle alla giovane e raggiungendo la vetrinetta dei liquori, uno dei tanti lussi di cui la suite era munita; dopo l’enorme spavento, aveva bisogno di qualcosa di forte che lo aiutasse a distendere i nervi e due dita di whisky erano proprio l’ideale.
Senza ghiaccio, ovviamente.
Dio, il cuore batteva ancora così forte che lo sentiva rimbombare nelle orecchie, e le mani gli tremavano così tanto che quasi non riusciva a versare il whisky nel bicchiere; fortuna che dava le spalle a Carolyne e lei non riusciva a vederlo, altrimenti gli avrebbe chiesto spiegazioni sul perché era così agitato.
E per sua enorme fortuna, la bionda non si era accorta assolutamente di nulla perché stava ancora pensando al fratello minore, che non aveva potuto seguirli in quella parte del tour, come avrebbe voluto, perché era impegnato coi corsi di studio.
“Sai che cosa manca a mio fratello? Una ragazza” commentò a sua volta Carolyne, per poi aggiungere, sovrappensiero “non so se sia una buona idea dopo quello che mi hai raccontato, però chissà… Potrei presentargli quella ragazza che avete riassunto, visto che in comune hanno la stessa passione per la fotografia”.
A quelle parole, i nervi di Roger cedettero definitivamente: la bottiglia di liquore gli scivolò dalle mani e si schiantò a terra, rompendosi e sporcando la moquette; una parte di whisky sporcò i pantaloni del bassista, e quando provò a raccogliere del cocci si procurò un lungo taglio sull’indice destro, che gli strappò un’imprecazione sotto lo sguardo sconcertato della moglie.
“Rog, mio dio, ma che ti succede?” Carolyne si assentò un momento per prendere il piccolo kit di primo soccorso che c’era in un mobiletto del bagno e tornò subito dal marito, che nel frattempo stava fissando il taglio sanguinante in silenzio, per accertarsi delle sue condizioni; si accorse solo in quel momento, a causa della vicinanza, che aveva il viso pallido e sudato “mio dio, hai l’aspetto di una persona che sta per svenire da un momento all’altro, sei sicuro di sentirti bene? Ti gira la testa? Hai bisogno di sdraiarti? T’impressiona la vista del sangue?”
“Ohh, credimi, ci vuole ben altro per impressionarmi” commentò lui, sedendosi ugualmente su un divanetto; Carolyne lo imitò ed iniziò ad occuparsi del taglio, che fortunatamente era superficiale “da ragazzino sono caduto da un albero e mi sono rotto un braccio. L’ho schiacciato col peso del mio corpo e ricordo ancora il pezzo di osso che fuoriusciva dalla pelle. In quell’occasione ho rischiato seriamente di svenire”
“E allora si può sapere che cosa ti prende? È da quando siamo partiti che sei strano. C’è qualcosa che dovrei sapere?” la giovane si bloccò con il batuffolo di cotone posato sul taglio e sollevò il viso per guardare il marito negli occhi; Roger si sentì trapassato da parte a parte da quelle iridi scure, e per un attimo pensò addirittura che gli stesse leggendo la mente, a partire da tutti i segreti che non le aveva mai confessato.
“Sì, in effetti c’è una cosa che non ti ho mai detto e che dovresti sapere, io…”
‘Prima di conoscerti, ho avuto una storia con l’ex moglie di David e le ho perfino regalato un anello di fidanzamento. Io le ho regalato un anello e lei ha venduto la nostra storia alla stampa, insieme ad un servizio fotografico a luci rosse che abbiamo fatto in Grecia per puro divertimento. Io non voglio più sapere nulla di lei, ma quella troia ha iniziato a darmi il tormento dal momento stesso in cui è ricomparsa, dopo essere sparita per due anni. Prima hanno bussato per davvero alla porta, ed era un tuttofare che mi ha consegnato un bigliettino da parte sua. E quando ha suonato il telefono, non volevo che rispondessi perché ero convinto che fosse lei. Ecco perché ho questa faccia. Ecco perché sono così nervoso. Voglio che la smetta immediatamente, perché sta cercando in qualunque modo di rovinarmi la vita. Io non voglio avere nulla a che fare con lei, Carolyne, devi credere alle mie parole! Non ti ho raccontato nulla di tutto ciò solo perché non volevo farti preoccupare inutilmente. Tra me e lei è tutto finito, per sempre. Non vorrei averci più nulla a che fare nemmeno se fossimo gli ultimi due esseri umani rimasti sulla faccia della Terra’
“Io odio con tutto me stesso viaggiare in aereo” disse infine il bassista, ignorando tutti i pensieri che gli erano passati velocemente per la testa “l’ho sempre odiato, e lo odio ancora di più da quando io ed il gruppo siamo stati in Giappone. Mentre eravamo sul volo di ritorno, c’è stata una turbolenza così forte che tutti noi abbiamo temuto seriamente che l’aereo stesse per precipitare da un momento all’altro. Pensa che un’hostess era così terrorizzata che me la sono ritrovata letteralmente avvinghiata a me”
“E sei proprio certo che quell’hostess si sia avvinghiata a te perché era terrorizzata, oppure non ha fatto altro che approfittare dell’occasione?” domandò la giovane con un sorriso divertito, tornando ad occuparsi del taglio; dopo averlo disinfettato con cura, come ulteriore precauzione, vi applicò una garza “perché non mi hai mai parlato di questa tua avversione nei confronti degli aerei? Se me lo avessi detto prima, anziché tenerti tutto dentro, avrei potuto aiutarti in qualche modo”
“Beh, sai com’è… Temevo che se te lo avessi raccontato, poi sarei apparso meno uomo ai tuoi occhi”.
Carolyne si fermò, sollevò lo sguardo di nuovo e dopo una manciata di secondi scoppiò in una risata divertita; Roger rise a sua volta, ma con un sorriso più tirato sulle labbra, perché anche se per l’ennesima volta era riuscito a mentire in modo convincente alla donna che aveva sposato, non aveva dimenticato il biglietto accartocciato che teneva nascosto in una tasca dei pantaloni, ed ora più che mai gli sembrava pesante come un macigno.
Carolyne si addormentò in fretta, e ciò permise a Roger di allontanarsi senza alcuna difficoltà: dopo essersi accertato che il respiro della moglie era diventato lento e regolare, il bassista sgusciò fuori dal letto, si rivestì e, sempre silenziosamente, uscì dalla lussuosa suite in cui alloggiava.
Si presentò all’appuntamento in perfetto orario, e non rimase affatto sorpreso quando vide chi era la persona che lo stava aspettando nella hall dell’albergo, seduta davanti al bancone bar, perché lo aveva sospettato fin dal primo istante.
E quando vide le sopracciglia di Ginger inarcarsi in un’espressione di pura sorpresa, si affrettò a smorzare il suo entusiasmo.
“Togliti qualunque strana idea dalla testa, sono qui solo per questo” disse, prima che avesse il tempo di aprire bocca e parlare, mostrandole il biglietto accartocciato e lanciandolo subito dopo dentro un posacenere; non era assolutamente interessato a quello che aveva da dirgli “dovrei chiederti che cosa ti è passato per la testa quando hai deciso di scrivere questo biglietto, ma sarebbe tempo sprecato perché ormai è chiaro che il tuo cervello non funziona in modo corretto. Credevo di essere stato fin troppo chiaro alla serata di beneficenza, e mi sembrava anche di avere ribadito altrettanto chiaramente il concetto quando mi è stata consegnata la busta da parte tua: quale parte delle mie risposte ti continua a sfuggire? Ed hai la minima idea dei guai in cui hai rischiato di mettermi? Ohh, no, certo che non ce l’hai, perché hai qualche ingranaggio rotto in testa e forse in entrambi i casi non mi sono espresso abbastanza chiaramente come credevo, ma adesso sono pronto a rimediare, così possiamo mettere la parola fine a questa storia fin troppo penosa: smettila immediatamente perché è solo che tempo sprecato. Lasciami in pace. Buonanotte”
“Sapevo che eri molto arrabbiato con me, ma credevo che mi avresti raggiunto ugualmente al ristorante”.
L’intenzione di Roger era quella di ritornare in camera, ma le parole di Ginger prima lo bloccarono e poi lo spinsero a girarsi nuovamente verso di lei, ancora seduta davanti al bancone bar.
“E per quale ragione hai creduto una simile assurdità?”
“Puoi sederti qui?” anziché rispondere alla sua domanda, la giovane indicò l’alto sgabello vuoto alla sua destra “vorrei discuterne con calma davanti ad un drink”
“Io no” rispose, seccato, il giovane uomo ripensando ad una situazione simile che avevano vissuto anni prima in Giappone e che Ginger diceva di non ricordare “non voglio né parlare né bere nulla in tua compagnia, voglio solo che rispondi alla mia domanda, così poi posso tornare in camera”
“D’accordo, ma l’invito di bere qualcosa è sempre valido” disse lei, allontanando la mano destra dallo sgabello e prendendo un profondo respiro “credevo che saresti venuto perché nonostante la rabbia pensavo che era più forte la voglia di ricevere delle spiegazioni… E se fossi venuto, avresti ricevuto tutte le spiegazioni che volevi, perché ero pronta a rispondere a tutte le tue domande. E lo sono ancora adesso. Sono pronta a dire tutto quello che vuoi sapere, Roger”
“Ma io non sono interessato ad ascoltare quello che hai da dirmi: è questo che continua a sfuggirti. Tu sei convinta che io sia semplicemente arrabbiato e che prima o poi mi passerà, ma non è così. Che spiegazioni potrei mai volere da parte tua quando è tutto così chiaro? Mi hai usato, e quando ti sei stancata, hai cercato di ricavare il più possibile dalla nostra storia. Ti hanno dato molti soldi, non è vero? Quanti per la precisione? Deve essere stata una bella somma, se ti ha permesso di startene lontana da casa per due anni. Era una cifra che potevo permettermi anche io? Quanto alta era? Di quanti zeri stiamo parlando?”
“Roger, per favore, cerca di capirmi: ero disperata, e quando una persona si ritrova nella disperazione più assoluta non è in grado di ragionare con lucidità. Ero arrivata al mio punto di rottura, avevo bisogno di andarmene, altrimenti… Altrimenti nella migliore delle ipotesi avrei avuto un esaurimento nervoso. Nemmeno voglio immaginare cosa sarebbe accaduto nella peggiore”
“Ahh… Capisco… Capisco…” a Ginger non sfuggì il sarcasmo marcato nella voce del bassista, ed emise un verso seccato; non si stava neanche sforzando di capirla “e nella tua… Com’è che l’hai chiamata? Ahh, sì, giusto: e nella tua disperazione più assoluta non hai mai pensato di parlarmi di quello che ti stava accadendo e di chiedermi semplicemente un prestito?”
“E tu mi avresti lasciata partire? Mi avresti prestato quei soldi? No, avresti fatto di tutto per convincermi a restare qui, mentre io avevo un disperato bisogno di allontanarmi da tutto e da tutti”
“Se me ne avessi parlato, anziché pugnalarmi alle spalle senza alcuna pietà, sarei stato pronto a darti i soldi di cui avevi bisogno ed a partire insieme a te, così da essere sicuro che non ti sarebbe accaduto nulla… O forse stai cercando di dirmi che sentivi il bisogno disperato di allontanarti anche da me? Stai dicendo questo?” dinanzi il silenzio della giovane, il bassista spalancò gli occhi azzurri “ahh, quindi è così? È per questo motivo che hai pensato di sputtanarmi pubblicamente? Io facevo parte dei tuoi problemi? E se è così, perché non me ne hai mai parlato? Perché se tra noi due non andava tutto bene, hai accettato il mio anello?”
“Accettato?” ripeté la giovane inarcando le sopracciglia “forse non te ne rendi conto, ma io non ho accettato un bel niente: tu mi hai letteralmente costretta ad indossare quell’anello quando io non ho fatto altro che ripeterti per settimane e settimane intere che la nostra era una semplice frequentazione e non una storia vera e propria. Te l’ho ripetuto fin da subito che non volevo renderla una cosa pubblica ed ufficiale”
“Ohh, certo, però poi hai cambiato idea quando hai visto che ci potevi guadagnare un bel po’ di soldi, vero?” domandò Waters a denti stretti “io non ti ho costretta ad accettare un bel niente, ma se la pensi in questo modo, allora perché adesso continui ad insistere così tanto per avere un confronto con me? Che cosa vuoi esattamente?”
“Perché… Perché nel frattempo alcune cose sono cambiate” rispose Ginger; ebbe un attimo di esitazione in cui abbassò lo sguardo sulle mani prima di proseguire “in questi due anni di assenza ho avuto moltissimo tempo a mia disposizione per pensare, per cercare di ritrovare me stessa, per ripercorrere la mia vita, e proprio mentre lo stavo facendo, mi sono resa conto di una cosa: quanto è terribilmente semplice riporre la propria fiducia nelle persone sbagliate. Io ho dato tutta la mia fiducia prima a Richard e poi a David, perché credevo di poterlo fare, e cosa ho ottenuto in cambio? Seppur in modo diverso, entrambi mi hanno tradita e voltato le spalle. Tu, invece, pur non avendo alcun obbligo nei miei confronti, ci sei sempre stato. Fin dall’inizio, anche se non riuscivamo a sopportarci. Sei stato tu ad aiutarmi quando mi sono persa al mercato di Cambridge, sei stato tu a portarmi in ospedale quando mi sono slogata una caviglia, sei stato tu a prenderti cura di me quando ho accidentalmente ingerito degli allucinogeni alla festa da Syd, sei stato tu a soccorrermi quando ho avuto quella brutta caduta con gli scii in Giappone, e sei sempre stato tu ad aiutarmi moltissimo sia durante il divorzio da David che… Che durante il brutto periodo che ne è seguito. Proprio tu, l’ultima persona che mi sarei aspettata sulla faccia della Terra”
“Avevi detto di non ricordare nulla della festa da Syd. Quando David lo ha saputo tramite Judith, mi hai perfino accusato di essermi inventato tutto quanto”.
Dinanzi quell’osservazione fredda e razionale, Ginger si morse il labbro inferiore: nell’impeto del momento non si era resa conto di essersi lasciata scappare molto di più di quello che in realtà avrebbe voluto, e quella frase in particolare non era affatto sfuggita ad un acuto osservatore qual’era il bassista; nel silenzio imbarazzato che seguì, la giovane si ritrovò ad abbassare gli occhi per qualche istante, in un atteggiamento colpevole, prima di risollevarli e proseguire.
“In realtà… In realtà, mi ricordo tutto di quella notte… Esattamente come mi ricordo del bacio in Giappone… Ma a quel tempo non volevo riconoscere che fosse accaduto proprio con te ed ho cercato di convincermi che non era vero, che non era mai accaduto niente. Grazie al viaggio mi sono resa conto di essere stata terribilmente stupida e mi sono anche resa conto di avere sbagliato tutto quanto fin dall’inizio con te”
“Ohh, benissimo, questa proprio mi mancava!” esclamò il bassista con sarcasmo “quindi hai iniziato a prendermi per il culo già molto tempo prima di avere la splendida idea di vendere quel servizio fotografico per fare un bel po’ di soldi. Tu non lo hai fatto per una questione di stupidità, ma per incapacità di prendersi le proprie responsabilità: non avevi il coraggio di affrontare David, ed hai preferito scaricare la colpa su di me, fingendo di non ricordare nulla. La prima volta che hai trascorso la notte nel mio appartamento, ero pronto a parlare di quello che era successo, e lo ero anche quando abbiamo trascorso la prima notte a casa mia. Tu, invece, non hai fatto altro che continuare a scappare”
“Hai sentito quello che ho detto? Mi sono resa conto di avere commesso degli sbagli, ma ora sono pronta a rimediare!” esclamò a sua volta la giovane, stanca dell’atteggiamento freddo e distaccato del bassista e del suo tono di voce derisorio “non hai ancora capito cosa sto cercando di dirti? Ti sto dicendo che voglio ricominciare da zero con te, e questa volta non voglio tenere nascosto nulla”.
Roger fissò Ginger con uno sguardo impassibile; tanto lui era freddo e distaccato quanto lei era agitata: aveva il fiatone e le guance rosse come dopo una corsa, e sentiva il cuore battere così forte che era certa che sarebbe esploso da un momento all’altro se Waters avesse tardato ancora a dare una risposta.
“E tu sei convinta che dopo essere sparita per due anni interi, e dopo avermi sputtanato pubblicamente, io sia qui in attesa di ricominciare una frequentazione proprio con te? Forse c’è una cosa che ancora ti sfugge, ed è questa” Roger tirò fuori da una tasca dei pantaloni la mano sinistra e mostrò a Ginger la fede dorata che spiccava sull’anulare sinistro; lei notò subito il costoso gioiello nuziale, e notò anche che era l’unico anello che indossava. Tutti gli altri erano spariti “sono sposato, adesso. Ed ho anche un figlio”
“Se è per questo, hai anche un divorzio alle tue spalle”
“Ahh, non questa volta. Questa volta non ci sarà prima un matrimonio e poi un divorzio, perché ho trovato la persona perfetta”
“La persona perfetta…” ripetè Ginger, usando apposta un tono di voce sarcastico a sua volta “così perfetta da farti cambiare idea sulla paternità? Tu e Judith non litigavate spesso perché lei voleva avere dei figli mentre tu eri di parere contrario?”
“I pareri possono sempre cambiare… Soprattutto quando s’incontra la persona perfetta, e Carolyne lo è. Lei è la persona perfetta che voglio a mio fianco”
“Quindi stai dicendo che non provi più nulla per me?”
“E tu hai mai provato qualcosa per me?” domandò di rimando Roger, senza rispondere alla domanda di Ginger e senza lasciarle il tempo di rispondere a sua volta “no, certo che non hai mai provato qualcosa per me, altrimenti non mi avresti mai giocato un tiro così basso. Sei tornata indietro sui tuoi passi, se così possiamo dire, non per pentimento, ma perché non sei in grado di restare da sola. Ma di che cosa stiamo parlando? Finiamola qui prima che questa conversazione diventi ancora più pietosa di quello che è già. Torna in camera tua ed io torno nella mia, da mia moglie e mio figlio”
“Tu non mi credi” mormorò la giovane, senza fiato, per nulla intenzionata a chiudere lì la questione; Roger, che le aveva già voltato le spalle, chiuse gli occhi ed emise un sospiro “tu non credi ad una singola parola di quello che ho detto… Perché?”
“Perché? Perché? E me lo domandi? Me lo stai chiedendo ancora? Siamo ancora a questo punto? Ohh, mio dio, davvero non riesci a capire le mie parole o stai facendo finta? O sei stupida? Io non credo a nessuna delle tue parole dopo quello che hai avuto il coraggio di fare! Come posso crederti? Come posso fidarmi? Come?”
“Ho sbagliato. Una persona potrà commettere un errore, non credi?”
“Ahh, quindi quello che tu hai commesso rientra nella categoria di un semplice errore? Ma per favore!” esclamò il giovane uomo, esasperato, voltandosi di nuovo e riaprendo gli occhi “chi vuoi prendere in giro? Qui non stiamo parlando di un errore, ma di un’azione volontaria che hai commesso: sapevi benissimo quali sarebbero state le conseguenze, ma te ne sei infischiata perché il tuo unico scopo era quello di ottenere i soldi per scappare… E adesso sei qui a supplicarmi di essere perdonata solo perché sei incapace di restare da sola. È così, non è vero? Non hai nessuno a tuo fianco perché chi vorrebbe starti vicino dopo quello che hai fatto?”.
Roger vide l’espressione di Ginger mutare e vide anche la sua sicurezza scivolare via; la stava colpendo in quello che al momento era il suo punto più debole, lo sapeva con certezza e non aveva alcuna intenzione di fare un passo indietro e fermarsi: lei non si era fatta alcuno scrupolo due anni prima, ed adesso era il suo turno di restituirle il favore.
Ed in fin dei conti non stava facendo altro che metterla dinanzi alle conseguenze delle sue azioni, alle proprie responsabilità.
“Escludendo Rick e David, con cui non sei più in buoni rapporti da tempo, scommetto che Pamela è molto arrabbiata con te perché non hai abbandonato solo lei, ma prima di tutto i tuoi figli. E di conseguenza scommetto anche che tu abbia diversi problemi con loro. Forse non con Demi che è ancora piccolo, ma immagino che con Keith la faccenda sia ben diversa. Quali potranno mai essere i pensieri di un bambino che non ha mai conosciuto il padre e che si ritrova abbandonato dalla propria madre senza alcuna valida ragione? Se io fossi quel bambino, penso che come minimo non vorrei avere nulla a che fare con lei, perché come mi ha abbandonato una volta, potrebbe essere benissimo in grado di rifarlo una seconda”
“Roger, ti prego!” Ginger scese dall’alto sgabello e si avvicinò al bassista; lui, d’istinto, indietreggiò di un passo per evitare qualunque contatto fisico “ho sbagliato, ma non per questo merito di essere additata come un mostro, per favore!”.
Nonostante i suoi tentativi di tirarsi indietro, Ginger riuscì ugualmente ad aggrapparsi alla sua maglietta e strinse la stoffa con forza.
“Per favore, Roger, ti prego!” lo supplicò ancora, con uno sguardo disperato “ho sbagliato, ho commesso un terribile errore e sono qui per dirti che voglio tentare di rimediare in qualunque modo, se solo me ne darai la possibilità. Per favore, aiutami. Almeno tu”.
I tentativi della giovane non servirono a nulla e non smossero il bassista dalle proprie idee di un solo millimetro: con un’espressione impassibile, afferrò i polsi di Ginger e riuscì a farle mollare la presa dalla maglietta; e sempre con estrema impassibilità, sotto lo sguardo sconcertato di lei, lisciò una piega che era apparsa sulla stoffa.
“Voglio che rispondi ad una domanda, visto che continui a ripetere che il tuo è stato solo un errore e che io dovrei non solo perdonarti, ma addirittura concederti una seconda possibilità: e se fosse accaduto il contrario? E se tu fossi stata al mio posto, che cosa avresti risposto alle mie suppliche? Saresti stata in grado di perdonare il mio errore? Saresti riuscita a riporre nuovamente fiducia nei miei confronti? Rispondi” disse il giovane uomo, aspettando una risposta che non arrivò; sul volto di Ginger apparve un’espressione confusa, socchiuse le labbra un paio di volte per poi richiuderle quasi subito, ed in contemporanea su quello di Waters apparve un sorriso beffardo “lo vedi? Non sei in grado di rispondere per un semplice motivo: ti saresti comportata esattamente come me. E lo avresti fatto per un motivo altrettanto semplice: perché un simile comportamento è imperdonabile. Io non ti posso perdonare, non ho alcuna intenzione di farlo e non posso aiutarti. Non questa volta. Perché mai dovrei aiutarti ad uscire da qualcosa che hai creato tu stessa? Sei stata tu a fare terra bruciata attorno a te, l’hai voluta tu questa solitudine. Ora goditela”.
Le labbra carnose della giovane tremarono e si piegarono all’ingiù, ma non aveva alcuna intenzione di scoppiare a piangere davanti al bassista, perché quella sarebbe stata l’umiliazione finale; si ritrovò costretta a deglutire della saliva un paio di volte prima di essere in grado di parlare con un tono di voce abbastanza fermo.
“E quindi non hai nient’altro da dirmi se non questo? È tutto… Tutto completamente finito per sempre?”.
Roger non disse altro proprio perché per lui non c’era altro d’aggiungere in quello strazio interminabile: si limitò a scuotere la testa ed a voltare le spalle a Ginger, abbandonandola nella grande e vuota hall dell’albergo.
Una volta rimasta sola, la giovane sfogò la propria frustrazione assestando un forte calcio ad un tavolino che si trovava poco lontano dal bancone, ed il vaso di vetro posizionato sopra traballò e cadde a terra, rompendosi in mille pezzi e spargendo tutt’attorno l’acqua ed i fiori.
Ginger osservò in silenzio quello che una volta era stato un bellissimo vaso di vetro e che adesso era diventato nient’altro che un ammasso di cocci che non avevano più nulla della loro forma originale e che non potevano essere incollati; pensò che per una bizzarra, e beffarda, ironia della sorte, quell’immagine descriveva alla perfezione cos’era diventata la sua vita: nient’altro che un cumulo di cocci che non potevano essere incollati in nessun modo.
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