*5*

1979, maggio.







Gli occhi scuri di Ginger si sgranarono dal terrore; non si spalancavano in quel modo dal giorno in cui William le aveva fatto capire che non desiderava veramente chiudere del tutto con gli uomini, ed anche in quel caso c’entrava lui e delle parole che aveva pronunciato col sorriso sulle labbra.

“Sabato sera siamo ufficialmente invitati a cena da mia sorella”.

Il sorso di birra che la giovane aveva appena ingerito per poco non rischiò di andarle di traverso o peggio ancora, di finire sulle lenzuola; lei e William, quando s’incontravano a casa di lui, avevano preso l’abitudine di cenare seduti a gambe incrociate sopra il letto matrimoniale, benché la cucina fosse munita di un bellissimo e funzionale bancone a penisola.

Non ricordava com’era nata quella tradizione o chi era stato il primo a proporla, ma le piaceva molto e la trovava rilassante.

Ginger posò la confezione d’asporto di cibo cinese che aveva in mano, guardò il giovane che stava frequentando con un’espressione stranita e gli chiese, gentilmente, di ripetere quello che aveva detto.

“Ho detto che questo weekend conoscerai mia sorella perché siamo invitati a cena da lei. O meglio, conoscerai mia sorella, mio cognato ed i miei nipotini. Sono due, un maschietto ed una femminuccia”

“Ma… Ma… Io…” prese a balbettare lei, sbattendo le palpebre e schiarendosi la gola a causa del sorso di birra “non capisco, a cosa devo questo invito?”

“È molto semplice, le ho parlato così tanto di te da suscitare la sua curiosità, ed è ansiosa di conoscerti. Forse sono state le parole che ho detto, forse il come le ho dette, o forse perché sei l’unica che sta durando così tanto. Anche le mie esperienze non sono state molto positive prima di conoscerti. Ad ogni modo, abbiamo un invito e non vedo l’ora di presentartela, non sei contenta?”

“Sì, è solo che… Ecco… Non mi aspettavo nulla di simile. L’ultima volta che ho conosciuto i famigliari della persona che frequentavo… Mmmh… Non è andata bene. No, non è andata affatto bene. Pensa che il fratello dell’ultima persona che ho frequentato prima di te era seriamente convinto che fossi un’approfittatrice. E non mi ha solo messa in guardia in un momento in cui eravamo da soli, mi ha minacciata. E neppure in modo troppo velato” un brivido freddo percorse rapidamente il corpo della rossa, e William si affrettò a mettere da parte anche il suo cibo d’asporto per tranquillizzarla, prendendola per mano.

“Ehi, sono brutti ricordi, lo so, ma non sono altro che questo: ricordi del passato, non possono farti niente” sussurrò subito dopo, in tono rassicurante, con un sorriso ed accarezzandole il dorso delle mani con i pollici “vedrai, la serata che ci aspetta sabato sarà completamente diversa dalle brutte esperienze che hai avuto in passato. E se c’è una cosa di cui sono certo, e su cui sono pronto a scommettere, è che tu e mia sorella andrete sicuramente d’accordo”.









“Ohh, che spettacolo” commentò William mimando un fischio ammirato “e no, questa volta non mi sto riferendo a nessuna macchinetta fotografica, ma proprio a te”.

Ginger si fermò a metà del vialetto di casa e gettò la testa all’indietro per poi scoppiare in una risata allegra e genuina; uno degli aspetti che le piaceva di più di quel giovane era che, oltre ad essere bello, sapeva farla ridere, e quella era una qualità molto importante.

Le parole di William erano una reazione all’abito da sera che Ginger aveva scelto per l’occasione che l’aspettava: lungo, bellissimo e rosso, rosso come i suoi capelli sciolti e come il rossetto che si era messa sulle labbra carnose.

“Smettila!” replicò lei, chiudendo il cancelletto alle proprie spalle e salendo in macchina, mentre lui le teneva galantemente aperta la portiera anteriore sinistra “così esageri. Questo abito non è nulla di che e non è neppure nuovo. In realtà ce l’ho da parecchi anni e non mi ricordavo neanche della sua esistenza. L’ho ritrovato per caso oggi pomeriggio, mentre stavo cercando qualcosa per la cena, e credo che l’ultima volta che l’ho indossato… Ohh, non lo so più, forse è stato per una festa di Natale di diversi anni fa”.

Era una bugia.

Non proprio, una mezza bugia: non era vero che non ricordava bene l’ultima occasione in cui lo aveva sfoggiato, lo ricordava benissimo come ricordava altrettanto benissimo la Vigilia di Natale che aveva trascorso a casa di Nick e Lindy; tutto era stato perfetto, nonostante lo screzio con Waters ed il viso imbronciato di Judith, che a quel tempo era ancora sua moglie, ed appena un anno e mezzo dopo, all’incirca, la sua vita era crollata per colpa di uno stupido biglietto che aveva trovato casualmente dentro un libro.

“Non sto affatto esagerando quando dico che sei uno spettacolo, e per te dovrebbe essere un motivo d’orgoglio entrare ancora perfettamente in un vestito che hai da anni. Senza contare il fatto che il rosso ti sta divinamente, Ginger. Ginger, mai nome è stato più azzeccato di questo”

“Che cosa stai facendo?” chiese la giovane, notando che William, dopo essere uscito dalla zona abitata, aveva improvvisamente svoltato per una stradina secondaria e deserta “c’è stato un cambio di programma di cui non sono stata avvisata?”

“Solo un piccolissimo cambio, dal momento che siamo tremendamente in anticipo. Ed anche se arrivassimo qualche minuto in ritardo, francamente non vedo nessun problema” rispose lui, per poi slacciarsi la cintura di sicurezza e fiondarsi sulla giovane; l’attirò a sé e si fiondò, famelico, sulle sue labbra.

Quando si allontanarono per riprendere fiato, il rossetto rosso era più sul viso di lui che su quello di lei.

“Willie!” esclamò la rossa, fingendo un tono scandalizzato “ma… Cosa…”

“Ohh, andiamo, non puoi indossare un vestito come questo e pretendere di non provocare nessuna reazione in me”

“William, non sarai mica intenzionato… Qualcuno potrebbe vederci!”.

William scoppiò a ridere divertito, proprio come Ginger aveva fatto sul vialetto di casa.

“E chi potrebbe vederci? Guardati intorno, quante probabilità ci sono che qualcuno passi per questa strada? Sicuramente porterà al nulla” dopo aver pronunciato quelle parole, il giovane attirò nuovamente a sé Ginger, che nel frattempo si era slacciata a sua volta la cintura, che non lo respinse; trovava estremamente eccitante quella situazione, e se c’era un’altra qualità di William che spiccava fra tutte quante era che oltre ad essere in grado di farla ridere col minimo sforzo riusciva anche a farla sentire ancora una ragazzina ed a farle commettere sciocchezze da ragazzina.

L’ultima volta che si era ritrovata in una situazione simile a quella che ora stava vivendo aveva appena diciannove anni ed era totalmente immersa nella breve relazione avuta con Syd; non ricordava con esattezza le circostanze (forse si trattava di una delle tante esibizioni in giro per l’Inghilterra a cui aveva accompagnato il gruppo), ma in compenso ricordava benissimo che lei e Syd si erano ritrovati a consumare un rapporto intimo e completo nel retro del furgoncino sgangherato che usavano per gli spostamenti, e ricordava anche benissimo la paura di essere scoperta e la scarica di eccitazione ed adrenalina sempre derivata dalla possibilità che qualcuno aprisse le portiere posteriori del mezzo di trasporto.

In realtà, ricordava anche che ad un certo punto aveva desiderato che proprio quell’eventualità si realizzasse e che ad aprire le sportelle del furgoncino fosse Waters, solo per vedere quale sarebbe stata la sua espressione. E la sua reazione.

Quando doveva uscire per qualche evento, Ginger portava sempre con sé una piccola pochette con dentro il necessario per sistemarsi il trucco se ce ne fosse stato bisogno, ed era una fortuna che quella sera non lo avesse dimenticato perché dopo il rapporto con William il suo viso era un disastro; piegò verso di sé lo specchietto retrovisore, pulì le guance e le labbra con delle salviette umide e sistemò di nuovo il rossetto.

Visto che c’era, decise di dare una sistemata anche alle ciglia, ripassandole con l’eyeliner nero, ed il suo accompagnatore le scoccò una rapidissima occhiata prima di concentrarsi di nuovo sulla strada.

“Non hai bisogno di tutto quel trucco. Non aggiunge nulla alla tua bellezza”.

La rossa gli rivolse un sorriso e ripose nella borsetta il flaconcino nero.

“Non mi avevi mai detto nulla riguardo le tue esperienze negative” disse poi, riferendosi ad una frase che il giovane aveva detto ancora ad inizio settimana, quando l’aveva messa al corrente dell’invito a cena di quella sera “credevo che non mi avessi mai detto nulla a riguardo perché non esistevano”

“Purtroppo esistono eccome, e se non te ne ho mai parlato non è per una questione di mancata fiducia, ma perché anche nel mio caso non sono ricordi piacevoli da riportare alla mente”

“Vuoi raccontarmi qualcosa adesso, visto che ci aspetta ancora un po’ di strada prima di arrivare a destinazione?”

“non c’è molto da dire, ad eccezione di una storia. L’ultima che ho avuto prima di conoscere te. Non ho voglia di scendere nei dettagli perché questa persona non merita di essere nominata, e difatti non dirò il suo nome, ma posso dirti che non sei l’unica ad essere stata tradita dal proprio partner e non sei l’unica ad avere scoperto una storia segreta alle proprie spalle. C’era questa ragazza che mi piaceva molto ed io credevo di piacere nello stesso modo a lei, quello che ignoravo totalmente era che le piaceva anche tenere il piede in due staffe. Non sapevo che in contemporanea a me si vedeva con un altro ragazzo, l’ho scoperto un giorno per caso, quando sono andato da lei prima del previsto. Volevo farle una sorpresa, ma la vera sorpresa me l’ha fatta lei a me”

“Mi dispiace, Willie” mormorò la giovane, senza aggiungere altro; non c’era altro d’aggiungere perché non esistevano parole in grado di lenire un dolore simile, come nel caso di un lutto.

Lei lo sapeva benissimo, dato che aveva
vissuto entrambe le esperienze.

“Tranquilla” la rassicurò lui, con un rapido sorriso “so che sai benissimo cosa significa e proprio per questo motivo so anche benissimo che non ti comporterai mai come quella persona, come io non mi comporterò mai come il tuo ex marito. Sai anche anche mio cognato ha vissuto un’esperienza simile alla mia?”

“Davvero?”

“Sì, davvero. Niente bigliettini, purtroppo. Anche lui è rientrato prima del previsto ed ha trovato la persona con cui stava a letto con il suo amante”

“Anche io conosco una persona a cui è capitata una cosa simile” disse Ginger, pensando a Roger “e non credo che si trattino di coincidenze, perché nel caso di questa persona la sua ex moglie sapeva benissimo che stava per rientrare a casa. Come sono convinta che il mio ex marito abbia nascosto quel biglietto in uno dei miei libri perché non aveva il coraggio di affrontare l’argomento faccia a faccia, sono altrettanto convinta che la ragazza con cui sei stato ha usato la stessa tecnica spregevole per lo stesso motivo. Fai bene a non voler pronunciare il suo nome, persone così non meritano neanche questo lusso… Hai detto che secondo te io e tua sorella andremo d’accordo, ma non mi hai detto nulla riguardo tuo cognato. Lui com’è? Anche con lui andrò d’accordo?”

“Non voglio rovinarti la sorpresa, ma posso dirti che entrambi avete una personalità molto tosta quindi sì, credo che anche con lui ti troverai bene” rispose William usando un tono rassicurante “non lasciarti ingannare dalla prima impressione. Sa essere una persona molto piacevole quando impari a conoscerlo bene”.








Fu il turno di Ginger di lasciarsi andare ad un’esclamazione ammirata quando William imboccò il vialetto principale della casa della sorella.

Casa non era affatto il termine adatto per descrivere la struttura a cui si stavano avvicinando: si trattava di una bellissima villa in mattoni rossi dotata di un altrettanto bellissimo e curato giardino, con tanto di piscina; si trovava ben lontana dal centro città, in una zona tranquilla, perfetta per crescere dei bambini.

Anche lei si vedeva in un posto simile quando era sposata con David.

“Questo posto è incredibile!” commentò uscendo dalla macchina, per poi fissare il suo accompagnatore con le labbra socchiuse “se mi avessi detto fin da subito in che posto abita tua sorella, avrei opposto meno resistenza per questo invito”

“E non hai ancora visto l’interno” commentò a sua volta Willie con un mezzo ghigno sulle labbra.

Le sorprese per la giovane continuarono quando bussarono alla porta d’ingresso e ad aprire arrivò una donna di servizio, con addosso una divisa rigorosamente nera, che prima si occupò dei cappotti che indossavano e poi disse loro di seguirli in direzione del salotto più grande; mentre camminavano, la rossa continuò a lanciare numerose occhiate attorno a sé, ammirata dalla bellezza della villa, e si chiese che lavoro facessero i proprietari per permettersi di vivere nel lusso così sfrenato.

Anche il salotto in cui vennero condotti era bellissimo ed estremamente curato, ed arredato con mobili costosi e di buon gusto, e Ginger vide subito una donna in compagnia di un bambino che non doveva avere più di due o tre anni, che in quel momento le davano le spalle; tutti e due avevano i capelli della stessa tonalità di biondo di quelli di William, e di conseguenza non potevano che essere la sorella ed il nipote.

“Signora, i suoi ospiti sono arrivati”.

La giovane donna bionda, richiamata dalla voce, si alzò e si girò verso i due ospiti, pronta ad accoglierli; contemporaneamente, Ginger avvertì un tuffo al cuore.

S’immobilizzò come una statua di marmo, mentre Willie raggiungeva la sorella per salutarla calorosamente, spalancò gli occhi ed avvertì un brivido freddo lungo la spina dorsale, insieme alla terribile sensazione di essere improvvisamente intrappolata in un incubo che non ricordava neppure quando era iniziato.

Non poteva essere vero, eppure era vero.

Quel tremendo scherzo del destino era proprio vero.

Perché la donna che William stava abbracciando col sorriso sulle labbra era Carolyne.

La stessa Carolyne che Roger aveva sposato.

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