*4*
Ginger si tirò su col busto e le lacrime che prima aveva cercato di trattenere uscirono prepotentemente: si ritrovò piegata in avanti, con il volto nascosto tra le mani e con le spalle scosse da fremiti continui; affianco a lei, sul letto su cui erano distesi, si tirò su col busto anche l’altro giovane, allarmato da una reazione così violenta ed inaspettata.
“Ohh, andiamo, so benissimo di non essere un campione, ma francamente non mi sembra neppure di fare così schifo”.
I singhiozzi si trasformarono per un momento in qualcosa di simile ad una breve risata; la rossa allontanò le mani dal viso e tentò di asciugare gli occhi come meglio poteva dato che con sé non aveva un fazzoletto, tentò anche di sorridere, ma le uscì a malapena una smorfia.
“Non fraintendere. Non ho reagito così perché non mi è piaciuto, ma per la situazione in cui mi sono infilata per l’ennesima volta” rispose poi, tirando su col naso “dio, come posso essere così stupida? Inizio a pensare di meritarmi la sfortuna che mi perseguita perché continuo a mettermi in situazioni come questa. Ogni volta mi ripeto che non sono intenzionata a cascarci di nuovo ed ogni volta invece ci ricasco, e adesso ho rovinato tutto”
“Perché dici di avere rovinato tutto? A me non sembra affatto” domandò il giovane per poi rivolgerle una lunga occhiata “magari fosse sempre così piacevole rovinare tutto”
“Perché stavo iniziando a capire che mi piace parlare con te, ed adesso non posso più farlo”
“Perché? Continuo a non capire”
“Perché adesso non potremo più parlare come due conoscenti, come due colleghi… Due amici. Quello che abbiamo appena fatto supera decisamente la linea di confine, e non si può tornare indietro in nessun modo. Se anche provassimo a fingere che non sia mai accaduto niente, finirebbe comunque in un disastro” Ginger tirò nuovamente su col naso e mormorò qualche parola di ringraziamento al giovane quando lui le porse gentilmente un fazzoletto con cui soffiarsi il naso ed asciugarsi le lacrime; in realtà avrebbe avuto anche bisogno di qualcosa di forte per il mal di testa: la fronte e le tempie avevano già iniziato a pulsare dolorosamente a causa dei pensieri che le affollavano la mente, e come se quello non fosse stato già abbastanza avvertiva anche un misto tra vergogna e senso di colpa, come se avesse commesso un’azione profondamente sbagliata.
“Ma io non voglio tornare indietro” ribatté il giovane nella speranza di riuscire a calmare la sua ospite “non voglio decisamente tornare indietro, e se è accaduto è perché siamo stati in due a volerlo”.
La rossa si voltò a fissare il suo interlocutore, ma non ribatté a sua volta; non poteva farlo perché lui aveva detto la verità: non era stata trascinata su quel letto con la forza, non era stata costretta a subire niente; era vero che era stato lui a fare il primo passo baciandola, ma era altrettanto vero che lei non si era tirata indietro, non lo aveva respinto.
Dunque, in conclusione, aveva lasciato che quello accadesse perché era la prima a volerlo.
“Di che cosa hai paura?”
“C’è bisogno che te lo ripeta ancora? Non voglio commettere di nuovo lo stesso errore, non voglio che la storia si ripeta per l’ennesima volta, sono stanca di iniziare una relazione e di ritrovarmi alla fine sempre da sola e con il cuore spezzato. C’è un numero massimo di volte in cui una persona può sopportare di ritrovarsi con il cuore spezzato, ed io credo di essere arrivata al mio limite”
“Non è scritto da nessuna parte che adesso siamo vincolati in una relazione seria solo perché siamo finiti a letto insieme. Se sei spaventata da questa prospettiva per i traumi che hai avuto, possiamo iniziare vivendo questa cosa alla giornata, senza alcun impegno”
“Ohh, certo!” esclamò la rossa con una risatina sarcastica “quale soluzione migliore di questa! Come ho fatto a non pensarci io per prima? Peccato che anche l’ultima relazione che ho avuto è iniziata con questi stessi buoni propositi ed è finita… Dio mio, è finita nel modo peggiore possibile”
“Non conosco la persona con cui sei stata, ma posso assicurarti che io sono completamente diverso da lui. Tanto per cominciare, non mi azzarderei mai a scagliare una povera macchinetta fotografica contro una parete”.
Anche quella doveva essere una battuta mirata a strappare un sorriso alla giovane, ma purtroppo fallì nel suo intento.
“Io sono diverso, ti prometto che con me questo non accadrà: pensi che non le abbia già sentite prima d’ora queste parole? Ogni volta che la storia ricominciava da capo partiva sempre con parole simili, ed ogni volta, in un modo o nell’altro, ho avuto la dimostrazione che non era affatto vero e che la persona con cui stavo non era affatto diversa dalla precedente. Mi dispiace, William” mormorò Ginger, chiamando il giovane per nome per la prima volta; lo aveva scoperto a lavoro, quando aveva chiesto l’indirizzo, e lo aveva letto nella targhetta sopra il campanello “non sto dicendo che anche tu sei come tutti loro, ma sono rimasta scottata fin troppe volte ed ho paura che un’altra delusione possa portarmi al punto di rottura. Vedi, tu non lo sai, ma ci sono già andata vicina una volta, ed è stato anche non molto tempo fa. Ho passato un periodo bruttissimo in seguito al mio divorzio, in cui mi ero ripromessa che l’avrei fatta pagare a tutti quelli che mi avevano fatta soffrire, da cui sono riuscita ad uscirne a fatica e con l’unico risultato di fare terra bruciata attorno a me. E sono riuscita ad uscirne solo grazie ad una cosa che ha fatto scattare un campanello d’allarme nella mia testa”.
A quel punto la giovane si fermò, strinse le ginocchia contro il petto e vi passò attorno le braccia, diventando improvvisamente silenziosa; intuendo la sua difficoltà a proseguire, William si avvicinò e con la mano destra prese ad accarezzarle la schiena dolcemente, per tranquillizzarla.
Ginger gliene fu grata, lo ringraziò con lo sguardo e ripensò a tutte le volte che Richard riusciva a tranquillizzarla semplicemente posandole una mano su una spalla.
“Se non te la senti, non è importante”
“No, invece, devo continuare proprio perché è importante, perché voglio farti capire. È solo che sono costretta a riportare alla mente dei ricordi dolorosi che vorrei solo cancellare, ma che, ovviamente, sono impossibili da cancellare. Prima hai detto di avere una sorella, giusto?”
“Sì”
“E andate d’accordo?”
“Molto, tranne qualche piccolo battibecco di routine”
“Scommetto che saresti pronto a fare qualunque cosa per lei”
“Ovvio, è mia sorella, è la mia famiglia. Sarei pronto anche a dare la vita per lei se fosse necessario”
“Vedi, anche io avevo una sorella ed anche io ero pronta a fare qualunque cosa per lei. Quando il mio matrimonio è finito, mia sorella ha iniziato ad avere degli strani malori ed è stata ricoverata in ospedale per degli accertamenti. Ero convinta che non si trattasse di nulla di irreparabile, ed invece i dottori le hanno diagnosticato una grave malattia. Hanno provato con una terapia di farmaci, ma non è servito a nulla e le sue condizioni hanno continuato a peggiorare finché l’unica opzione è rimasta quella dell’operazione chirurgica, quella più rischiosa. C’erano alte probabilità che non ce la facesse e lei non è stata l’eccezione che conferma la regola”
“Ginger, io…”
“Mia sorella aveva un migliore amico. Daniel, tutti noi lo chiamavamo Danny. Li ho visti crescere insieme. Non ho più avuto sue notizie dal giorno del funerale fino a quando, l’anno scorso, la mia madre adottiva non mi ha mostrato la prima pagina di un giornale. Era tutta occupata da una notizia di cronaca nera. Un ragazzo aveva deciso di farla finita, ed aveva scelto d’impiccarsi nella sua stanza con la cravatta dell’uniforme scolastica, lo avevano trovato in quel modo i genitori. Quando sono arrivati i soccorsi era ormai troppo tardi. Quel ragazzo era Danny”
“Ginger…”
“Aveva lasciato una lettera in cui spiegava il perché del suo gesto estremo, ed era collegato alla scomparsa prematura di mia sorella. Non l’avevo mai capito, perché le cose più ovvie sono anche quelle che ci sfuggono sempre, ma era innamorato di lei. Non è riuscito ad andare avanti. Si è lasciato andare. È caduto in un pozzo senza fondo ed ha visto in quella cravatta la sua unica via d’uscita. Era arrivato al suo punto di rottura, ed è per questo che io non voglio…” la voce le si spezzò in gola “sono l’unica figlia che è rimasta alla mia madre adottiva, non voglio vederla soffrire ancora come in quel brutto periodo. Non voglio essere costretta ad affrontare l’ennesima possibile delusione e ritrovarmi anche io al punto di… Di… No, non voglio farle passare quello che hanno passato i genitori di Danny. Sarebbe troppo per lei, le farei raggiungere a sua volta il punto di rottura. Riesci…. Riesci a capire?”
“Sì, Ginger, ti capisco perfettamente, credimi. La tua paura, i tuoi timori, sono comprensibili. Hai avuto tante brutte esperienze, non vuoi soffrire ancora inutilmente e stai cercando di proteggerti innalzando un muro tra te e le altre persone. Probabilmente anche io agirei in modo simile al posto tuo. Ma non posso nascondere né a me stesso né a te che tu mi piaci, Ginger. Mi piaci davvero e non vorrei che dopo oggi la nostra conoscenza s’interrompesse bruscamente e per sempre”
“E quindi siamo di nuovo al punto di partenza: ho fatto un bel casino”
“Mary Jane” la rossa inarcò le sopracciglia, sia perché William l’aveva chiamata col suo nome di battesimo e sia perché le prese entrambe le mani; la scena che stava vivendo per alcuni versi le ricordava molto il momento in cui David le aveva fatto la proposta di matrimonio: anche in quell’occasione erano a letto, nudi, e si trovavano nell’appartamento di lui. Lo stesso in cui per mesi e mesi aveva scopato con Virginia alle sue spalle. Chissà se anche durante i loro incontri segreti e proibiti avevano mai parlato di matrimonio “credo che la cosa che meriti di più dopo tutto quello che hai passato, è concederti un po’ di serenità con la persona giusta, in grado di dimostrarsi diversa da tutte le altre che hai avuto finora. Io posso essere quella persona, se mi darai la possibilità di dimostrartelo”
“Non credo che sia una buona idea” mormorò di nuovo la giovane, scuotendo la testa; William, senza dire una parola, avvicinò il viso a quello di Ginger, le posò le mani sulle guance e la baciò sulle labbra.
Per qualche minuto nella stanza regnò il silenzio assoluto, rotto solamente dal respiro dei due giovani; così come lo aveva iniziato, William terminò il bacio allontanandosi da Ginger e togliendole le mani dalle guance.
Negli occhi di lei, c’era uno sguardo che era un misto di disperazione e terrore.
“Hai visto? Io ti ho baciata e tu non ti sei allontanata, di nuovo. Se di nuovo non ti sei allontanata, come avresti dovuto fare, significa che anche tu in realtà non vuoi che questo incontro non abbia un seguito. Ginger, ascolta” il giovane la prese ancora per mano, mentre lei continuava a fissarlo sconvolta, senza sbattere le palpebre “la tua paura è comprensibile, ma non devi averne con me. E se hai avuto sfortuna fino a questo momento, non significa che sarà così per sempre. E se l’ultima volta che hai provato a vivere una relazione alla giornata è stato un disastro, non significa che in automatico sarà così anche questa volta. L’ultima volta è stato un disastro perché eri con la persona sbagliata come quelle che lo hanno preceduto. So che hai già sentito queste parole fin troppe volte e che non posso darti nessuna prova concreta, e che ti sto chiedendo di fidarti solo delle mie parole, ma ti prego, concedimi una possibilità ed iniziamo vivendo questa conoscenza alla giornata. Concedimi una possibilità e ti prometto che questa volta non verrà sprecata”.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top