*2*
Il calice di champagne scivolò lentamente tra le dita della mano destra del giovane uomo: si schiantò a terra, si ruppe in tanti piccoli cocci ed il suo prezioso e costoso contenuto si trasformò in una piccola macchia sul pavimento della terrazza, ma lui non si accorse di nulla; non si era reso conto di avere lasciato la presa sul calice perché i suoi occhi, il suo viso e la sua attenzione erano rivolti completamente alla giovane che se ne stava in piedi ed in silenzio davanti al pesante drappeggio rosso, che separava la terrazza panoramica dall’interno dell’edificio e li isolava dal trambusto che c’era al suo interno.
La giovane che lo stava osservando con tanta intensità, e con uno sguardo apprensivo, indossava un lungo abito da sera tempestato di pailette dorate, ed aveva un caschetto biondo ed ondulato che le sfiorava le spalle: quel genere di vestito non era nel suo stile, non c’era più nessuna traccia della sua vecchia e caratteristica chioma di capelli fiammeggianti, ma i tratti erano i suoi, così come gli occhi scuri, color nocciola.
“Ciao, Roger” le labbra della giovane si distesero in un sorriso mentre pronunciava quelle due parole; anche quello era rimasto lo stesso, così come la sua voce. Non c’era alcun dubbio: anche se ad una prima occhiata sembrava una completa estranea, quella che aveva davanti ai propri occhi, e che era apparsa dal nulla e come se non fosse mai sparita, era Ginger. Proprio Ginger “sono contenta di rivederti. Ne è passato di tempo dall’ultima volta, vero?”.
Le parole di Ginger riscossero il bassista dallo stato di torpore in cui era sceso; sbatté le palpebre e, senza aprire bocca, rientrò a passo veloce nell’edificio; quando passò accanto alla più piccola, quest’ultima, con un’espressione sconcertata, provò a richiamarlo indietro, ma lui la ignorò completamente: iniziò a percorrere il corridoio a passo veloce con l’intenzione di andare alla propria macchina e ritornare a casa, ma una volta arrivato a metà sentì un moto di nausea salirgli improvvisamente dallo stomaco e si ritrovò costretto a cambiare idea e ad entrare in una delle tante stanze situate ai lati del corridoio.
Le stanze in questione non erano altro che i vecchi uffici del personale, ed il bassista entrò in uno che era ancora arredato: nessuno aveva portato via la scrivania, la poltrona, la libreria ed il divanetto posizionato contro la parete a destra, e su tutti quanti i mobili si era formato uno spesso strato di polvere; Roger non badò ad un particolare insignificante come quello, ignorò la polvere ed appoggiò le mani sulla superficie liscia della scrivania, per poi piegarsi in avanti e prendere una serie di lunghi e profondi respiri per calmarsi.
Sentiva il petto compresso in una stretta morsa. Stava per avere un attacco di panico od un crollo nervoso, e non aveva la minima intenzione di sperimentare ancora nulla di simile a quello che gli era accaduto nella mensa degli Studi di Abbey Road. Non voleva avere di nuovo la sensazione che tutto quanto, compresi i suoi arti e la testa, si stava allontanando dal proprio corpo. Non voleva vivere di nuovo un’esperienza allucinante degna del peggiore bad trip di sempre.
Per ironia della sorte, quando aveva avuto quell’orribile crollo nervoso, la persona che era apparsa al momento giusto era stata Ginger: avevano parlato, lei aveva cercato di dargli i giusti consigli, si era preoccupata per la sua magrezza eccessiva e gli aveva perfino dato dei cioccolatini prima di andarsene.
Lei, la stessa persona che in un secondo momento l’aveva usato ed abbandonato senza alcun rimorso di coscienza.
Ginger entrò nell’ufficio a sua volta, qualche istante più tardi, e richiuse la porta alle proprie spalle per avere di nuovo la privacy di cui avevano bisogno; nel silenzio più assoluto, dopo una piccola esitazione, la giovane si avvicinò a Roger, allungò la mano destra e, con delicatezza, gliela posò sul braccio sinistro.
Lui si girò, lei si ritrovò i suoi occhi addosso e rimase completamente spiazzata da quello che vi vide: sapeva già benissimo che da parte sua non avrebbe ricevuto alcun benvenuto a braccia aperte, ma non immaginava neppure di essere guardata con così tanto astio.
No, quello che traspariva dagli occhi chiarissimi del bassista non era semplice astio, ma odio. Un odio profondo, viscerale ed inquietante, reso ancora più inquietante dalla penombra che regnava all’interno del vecchio ufficio; non c’era nessuna luce artificiale lì dentro, l’unica naturale era quella della luna che proveniva dalla finestra.
Ginger si chiese se era stata una buona idea quella di chiudere la porta dopo essere entrata, ma non ebbe il tempo di cercare una risposta perché finalmente le labbra carnose del giovane uomo si dischiusero.
“Che cosa sei venuta a fare qui?” nonostante non avesse detto nulla di offensivo e non avesse alzato la voce, il suo tono non era meno tagliente del suo sguardo, e se fino a qualche istante prima poteva ancora nutrire qualche piccolo dubbio, ora erano spariti tutti: il suo non era semplice astio, ma odio. E stava cercando di trattenersi in qualunque modo possibile.
“Ho saputo della presentazione alla stampa del nuovo album, sono riuscita a procurarmi un pass e sono venuta qui perché speravo d’incontrare qualcuno di noi… Speravo soprattutto d’incontrare te”.
L’angolo sinistro della bocca del giovane uomo tremò; era una fortuna che, a causa della sorpresa, il calice gli fosse scivolato di mano pochi istanti prima in terrazza, altrimenti, con ogni probabilità, lo avrebbe lanciato volontariamente contro una parete della stanza: non solo Ginger gli aveva risposto con estrema naturalezza, come se fosse stata costretta ad esporre un concetto semplice e chiaro perfino ad un bambino, ma lo aveva fatto col sorriso sulle labbra.
“Neanche ti chiedo come saresti riuscita a procurarti un pass per entrare, ma si può sapere per quale motivo speravi d’incontrare proprio me?”
“Perché ti devo parlare”
“Ahh, certo” commentò con sarcasmo Waters; immaginava di ricevere una risposta simile, e le sue aspettative non erano state deluse “e di cosa dovresti parlarmi? E soprattutto cosa ti fa credere che io abbia voglia di rivolgerti la parola o semplicemente di ascoltare quello che avresti da dirmi?”.
Ginger emise un sospiro ad occhi chiusi.
“Immaginavo che avrei potuto trovare una situazione simile, e proprio per questo volevo parlarti il prima possibile. Roger, mi dispiace…”
“No, no, no, no” Roger bloccò immediatamente Ginger, ed iniziò a ripetere quel monosillabo scuotendo l’indice destro “no, no, no, no. No. No, non ci provare nemmeno a dire una cosa simile. Non dire che ti dispiace come se non avessi commesso altro che una sciocchezza che può capitare a tutti. Non ti permetto di dire una cosa simile perché non è altro che una grandissima presa per il culo”
“Roger, capisco che tu sia arrabbiato, ma…”
“No, tesoro, io non sono arrabbiato. Dire arrabbiato è fin troppo riduttivo. Sono terribilmente incazzato”
“D’accordo, capisco che tu sia terribilmente incazzato, ma prova a metterti nei miei panni”.
Il bassista spalancò gli occhi azzurri, e Ginger lo interpretò come un pessimo segnale perché di solito accadeva quando stava per perdere la pazienza ed esplodere in una delle sue sfuriate.
“Nei tuoi panni?” ripeté in un sussurro “e si può sapere, di grazia, quali cazzo sarebbero i tuoi panni?”
“Che, anche se tu non ci credi, sono molto dispiaciuta per tutto quello che è successo… Ma ero disperata, e quello che ho fatto mi sembrava l’unica soluzione disponibile che avevo”
“Ohh, no, no, no, no” ricominciò una seconda volta il giovane uomo; sulle labbra aveva impresso un sorrisetto sarcastico perché era profondamente convinto che quelle che Ginger stava cercando di rifilargli altro non erano che cazzate su cazzate “eri disperata? L’unica soluzione a tua disposizione? Ohh, no, io non credo proprio. Ecco, queste sono altre parole che non ti devi permettere di pronunciare perché non sono altro che cazzate, come quando hai provato a dirmi che sei profondamente dispiaciuta. Avanti, adesso cos’altro hai il coraggio di aggiungere, mh? Che non eri lucida il momento in cui hai deciso di fare quello che hai fatto? Balle. Queste non sono altro che balle su balle, ed io non sono stato altro che uno stupido perché avrei dovuto capire fin dall’inizio che c’era qualcosa di strano quando mi hai chiesto di posare per quelle foto”.
La giovane spalancò gli occhi scuri dinanzi al tono ed allo sguardo accusatorio del bassista ed alla smorfia di disgusto impressa sulle sue labbra carnose; sapeva che parlare con Roger sarebbe stato tutt’altro che semplice, ma la loro conversazione si stava rapidamente trasformando in una delle loro tante discussioni risalenti ai vecchi tempi.
“Che cosa?” domandò, sconcertata, spalancando gli occhi “non ci posso credere! Mi stai accusando di avere organizzato tutto da tempo? Stai dicendo questo? Secondo te io ti ho chiesto di fare quel servizio in Grecia perché avevo già programmato ogni singola cosa?”
“Perché dovrei credere che non sia così visto, per l’appunto, quello che hai avuto il coraggio di fare? Dal momento che hai agito con estrema lucidità, chi mi assicura che non avessi già programmato tutto quanto da tempo e che stavi solo aspettando l’occasione giusta?”.
Ginger stava per ribattere, ma riuscì a trattenersi appena in tempo, prima che le parole le uscissero dalla bocca senza alcun controllo; non aveva alcun senso ribattere perché era lei ad essere dalla parte del torto, e con ogni probabilità avrebbe reagito allo stesso modo se fosse stata al posto del giovane uomo, e così prese un profondo respiro, si avvicinò ancora di più a lui e gli appoggiò le mani sul petto.
Sentì il suo corpo irrigidirsi sotto la stoffa del completo elegante che indossava (e che gli stava così terribilmente bene anche se era lontanissimo dal suo stile. Anche i capelli più corti gli stavano bene, ma già le mancava la sua chioma lunga), ma al tempo stesso non si allontanò né le scostò le mani.
“Sei arrabbiato e lo capisco, ed hai tutte le ragioni per esserlo, ma io non voglio litigare”
“E che cosa vorresti?”
“Approfittare di questo momento in un modo più piacevole” la giovane girò il viso, il bassista seguì il suo sguardo e vide che puntava dritto in direzione del divano; Ginger era stata fin troppo chiara senza il bisogno di pronunciare una sola parola diretta, e difatti lui inarcò le sopracciglia “vieni”.
Roger non si mosse di un solo passo, e Ginger si ritrovò a raggiungere il divano da sola; una volta davanti al mobile, si voltò a guardare il giovane uomo, che ancora si trovava al suo posto e la stava fissando con un’espressione impassibile sul volto.
Non lasciava trasparire alcuna emozione, e di conseguenza era anche impossibile capire cosa gli stava passando per la testa in quel momento.
Niente di positivo, comunque.
Ma nel giro di pochi istanti sarebbe cambiato tutto. Sapeva come fargli cambiare idea, come smuoverlo, come farsi perdonare.
“Sai che cosa sto per fare?” chiese la più piccola con un sorriso sornione sulle labbra pitturate di rosso, portando le mani dietro la schiena “come reagiresti se ti dicessi che sto per abbassare la zip del vestito, che lo lascerò cadere a terra e che probabilmente sotto potrei non indossare alcun genere di biancheria intima? Resteresti ancora così impassibile e distaccato?”.
Ginger aveva parlato con estrema sicurezza, senza mai staccare gli occhi da quelli del bassista mentre stava già armeggiando con la cerniera del vestito da sera, perché era certa che Roger non avrebbe atteso neppure un secondo prima di raggiungerla ed avventarsi sulle sue labbra per rubarle un bacio appassionato; era certa che si sarebbero baciati, che avrebbero finito per consumare un rapporto sessuale su quel divano e che poi se ne sarebbero andati per trovare un luogo più consono per proseguire con la serata.
Sarebbero andati a casa del bassista per precipitarsi immediatamente nella camera da letto al primo piano, che entrambi conoscevano già benissimo; una volta là, avrebbero trascorso la maggior parte della notte a fare sesso, e la mattina seguente Ginger si sarebbe svegliata per seconda ed una volta scesa in cucina avrebbe trovato una meravigliosa colazione fatta in casa ad aspettarla, proprio come era già successo altre volte.
Roger le avrebbe dato il buongiorno con un sorriso sulle labbra, un bacio, ed una volta seduti a tavola avrebbero discusso e chiarito quello che altro non era stato se non un grandissimo errore.
E poi avrebbero parlato anche di loro due, e di cosa fare.
Ginger era estremamente sicura che la serata sarebbe andata in quel modo, e difatti rimase spiazzata quando Waters, anziché avvicinarsi per baciarla, piegò la testa all’indietro e scoppiò in una risata sarcastica e vuota; l’attacco improvviso di risa durò per qualche minuto, e si concluse con il giovane uomo che scosse la testa e mormorò qualche parola meravigliata.
“Io non… Non posso assolutamente credere a quello che sto sentendo, e vorrei tanto che fosse uno scherzo. Fammi un po’ capire: tu, dopo quasi due anni di assenza, non solo ti sei presentata qui come se non fosse mai accaduto nulla, ma ti aspetti anche che io abbia voglia di fare sesso con te?”
“Capisco che sei arrabbiato” mormorò lei per l’ennesima volta, senza smettere di sorridere in modo ammiccante “ed hai tutte le ragioni per esserlo, ma possiamo parlarne e trovare un modo per risolvere quello che è successo. So che il sesso non è la soluzione a tutti i problemi, magari fosse così semplice, ma in questo caso potrebbe essere un ottimo punto di partenza, non lo credi anche tu?”.
La giovane abbassò completamente la zip del lungo abito da sera, tempestato di paillettes dorate, abbassò anche le spalline e subito dopo lo lasciò scivolare a terra e formare un piccolo mucchietto scomposto ai propri piedi, dimostrando così al bassista che quello di poco prima non era un bluff: sotto non indossava biancheria intima, né un reggiseno né un paio di slip; Roger non disse una sola parola, limitandosi a voltare le spalle a Ginger e ad uscire dal vecchio ufficio, facendole così spalancare gli occhi scuri dinanzi a quella reazione che non si aspettava.
Alla più piccola non rimase altro da fare se non rivestirsi il più velocemente possibile ed inseguire Waters, chiamandolo ad alta voce; riuscì a raggiungerlo solo all’esterno dell’imponente edificio, nel parcheggio, proprio davanti alla sua macchina, e quando gli posò una mano sul braccio destro, lui si voltò di scatto e finalmente lei vide scivolare via la maschera d’impassibilità che aveva indossato fino a quel momento ed avvertì un brivido di paura davanti ai suoi occhi azzurri spalancati, perché adesso non stava più provando a nascondere quelli che erano i suoi reali sentimenti.
“Tu proprio non ti rendi conto che non ho alcuna intenzione di continuare questa conversazione, sempre se può essere definita tale, vero? Ohh, no che non te ne rendi conto, altrimenti non avresti avuto la faccia tosta di presentarti, chiedermi scusa e pretendere che io accetti le tue scuse e che faccia sesso con te. Tu non ti rendi conto di quello che hai fatto, come non ti rendi conto di quanta fatica stia facendo per trattenermi e di quanto in realtà sia profondamente incazzato. Hai una vaga idea di quello che hai fatto? No, ovvio che no: non ce l’hai perché altrimenti non saresti mai stata sfiorata dall’idea di fare qualcosa di simile”
“Roger…”
“Smettila!” Ginger si ritrovò a trasalire perché il bassista aveva quasi urlato “smettila di pronunciare il mio nome, smettila di seguirmi, smettila d’insistere, proprio non riesci a capire che io non voglio più avere nulla a che fare con te? Proprio non riesci a capire che la tua presenza mi disgusta così tanto che non riesco neanche a guardarti negli occhi e non voglio più continuare questa discussione?”
“Roger, ti prego, aspet…”
“Ohh, ma vaffanculo” con un gesto brusco, tirando indietro di scatto il braccio destro, Roger riuscì a liberarsi dalla presa di Ginger e salì in macchina prima che lei potesse bloccarlo di nuovo, per portare avanti quella che non era altro che una tortura, e si assicurò di bloccare tutte le portiere affinché la giovane non potesse spalancarne una e salire a sua volta; ignorò apertamente i suoi tentativi di richiamare la sua attenzione ed i suoi pugni contro il finestrino anteriore destro, e quando partì, lei si ritrovò costretta a compiere un balzo indietro per non essere investita.
“Roger!” Ginger urlò per l’ultima volta il nome del bassista, in un vano tentativo di fargli cambiare idea, ma non servì a nulla: la vettura del giovane uomo sparì ben presto dal suo campo visivo ed a lei non rimase altro che salire sulla propria e tornare a casa a propria volta.
Pamela era ancora sveglia, e Ginger non provò alcuna vergogna a farsi vedere con gli occhi colmi di lacrime ed a lasciarsi scappare un singhiozzo in sua presenza.
“Mi ha mandata a fanculo” spiegò con voce incrinata, appoggiandosi con la schiena alla porta d’ingresso, senza che ci fosse il bisogno di specificare quale fosse il soggetto in questione. Pamela lo aveva già capito da sé “non ha voluto ascoltare le mie parole. Ci ho provato in qualunque modo, mommi, ma è stato tutto inutile. Ho provato a dirgli che è comprensibile che sia arrabbiato e che mi dispiace per quello che è successo, ma ha detto che non sa di cosa farsene delle mie scuse. Immaginavo che potesse essere arrabbiato con me, ma non credevo fino a questo punto”.
La giovane guardò la madre adottiva alla disperata ricerca di qualche parola di conforto da parte sua e di un abbraccio, ma si ritrovò ad andare incontro all’ennesima delusione della serata perché anche lei non reagì affatto come sperava.
“E ne sei anche sorpresa? Quale ti aspettavi che fosse la sua reazione?” Pam lanciò uno sguardo più attento all’abito che la figlia adottiva indossava e solo in quel momento si accorse di un particolare che prima le era sfuggito, un particolare fin troppo evidente: quell’abito non era solo elegante, era anche molto provocante. Non era per una semplice serata, ma per una serata con un seguito “credevi di trovare Roger incline al perdono e pronto a trascorrere una notte in tua compagnia?”.
La risposta di Ginger arrivò non sottoforma di parole ma di gesti; la giovane abbassò lo sguardo sulle scarpe col tacco che indossava, ed alcune ciocche di capelli biondi, tinti artificialmente, le andarono a coprire in parte il viso.
Pamela non le aveva detto nulla dell’incontro casuale con Roger nel pomeriggio, ed ovviamente non le aveva neppure detto che era di nuovo sposato e che per giunta era diventato padre. E continuava a pensare che per il momento fosse meglio tenere per sé quei particolari.
“Ginger” proseguì la donna di mezz’età, richiamando la figlia adottiva e facendole sollevare gli occhi dal pavimento “hai venduto la vostra storia. Hai dato il permesso di pubblicare delle foto molto intime e private. Ed hai fatto tutto questo per i soldi. Credo, senza alcuna ombra di dubbio, che tu lo abbia distrutto nel peggiore dei modi”
“Lui non mi ha scoperta a letto con un altro uomo” ribatté prontamente la giovane, colta sul vivo dall’accusa di Pamela “non ho fatto quello che ha fatto Judith”
“Esistono cose peggiori di un tradimento fisico che viene scoperto, e quello che tu hai fatto ne è una prova concreta”
“Ho le mie ragioni, e… E le avrei spiegate a Roger se solo mi avesse lasciato il tempo di…”
“Ragioni? E quali ragioni sono? Quali giustificazioni pensi di potere mai avere dalla tua parte, Ginger? Vuoi spiegarle a me? E visto che ci sei, perché non mi spieghi anche per quale motivo sei sparita per quasi due anni, senza mai dare una sola notizia su dove ti trovavi e su come stavi? Perché sei sparita in questo modo? Perché?”
“Perché dovrei sprecare del tempo a spiegare qualcosa ad una persona che non ha la minima intenzione di ascoltarmi? Perché dovrei spiegare i motivi che mi hanno spinta ad agire in quel determinato modo se hai già formulato la tua sentenza nei miei confronti? Lo leggo benissimo nei tuoi occhi, e sono profondamente delusa. Sono profondamente delusa che proprio tu, mommi, mi stai puntando il dito contro quando dovresti essere la prima persona a capirmi. Se la memoria non m’inganna, anche tu a tuo tempo te ne sei andata”
“Sì, ma la mia situazione era completamente differente dalla tua. Io sono scappata da una situazione famigliare insopportabile. Mi sentivo come un uccellino in gabbia, e non voglio neppure pensare a dove sarei ora se non avessi avuto il coraggio di fare le valige e scappare nel cuore della notte” rispose Pamela in tono duro, anche se una parte di lei conosceva benissimo la risposta a quel quesito: se non fosse mai scappata di casa, avrebbe finito per ritrovarsi incastrata in un matrimonio combinato votato all’insegna dell’infelicità; sarebbe passata da un inferno all’altro, e come suo padre era sempre stato un tipo manesco, le sarebbe stato impartito un marito altrettanto manesco.
Non aveva mai più rivisto i suoi genitori dalla notte in cui era scappata, e loro non avevano mai provato a cercarla.
“Ed è così difficile da capire che anche io mi trovavo vicina a quel punto di rottura? Ti sei mai soffermata a pensare a quello che ero costretta a sopportare? Ero circondata da persone felici, mentre la mia vita non faceva altro che andare di male in peggio. Che cos’era la mia vita prima che partissi?”
“E cosa pensi che sia ora, che sei sparita ed hai fatto ritorno dopo quasi due anni senza dare alcuna notizia sul tuo conto? Pensi che si sia tutto magicamente risolto? Pensi che i problemi si siano risolti da soli? Non ti rendi conto che con il tuo comportamento sconsiderato non hai fatto altro che peggiorare ancora di più la tua situazione? David non l’hai ancora visto, ma come credi che reagirà quando Virginia gli racconterà della vostra conversazione? Con che umore o con quali intenzioni credi che verrà a parlarti? Roger non vuole più vederti… E i bambini? A loro non hai pensato?”
“Certo che ho pensato a loro”
“No, Ginger, no” disse Pam, scuotendo con forza la testa per dare più enfasi alle proprie parole “tu non hai pensato minimamente a loro. Se lo avessi fatto, non saresti mai sparita nel nulla senza più dare una sola notizia sul tuo conto per così tanto tempo. Quando ho deciso di rinunciare all’Africa per tornare in Inghilterra e costruirmi una famiglia, ho rinunciato anche al mio amore. Al mio grande amore, quello che capita una sola volta nella vita e non a tutte le persone. Pensi che sia stato facile per me? Sai che cosa vuol dire rinunciare volontariamente alla propria anima gemella perché avete due visioni della vita completamente diverse? Pensi che non abbia avuto nessun momento di sconforto in cui desideravo con tutta me stessa riaverlo vicino a me, od essere tra le sue braccia? Certo che li ho avuti, ma poi ritrovavo subito la forza di andare avanti perché c’eri tu… E Jennifer”.
La voce di Pam tremò nel pronunciare il nome della figlia adottiva più piccola che aveva perso troppo presto ed in modo troppo crudele, mentre Ginger abbassò di nuovo lo sguardo.
“Voi eravate la mia forza, voi eravate il centro del mio nuovo mondo, del mio tutto. L’Africa e Robert mi mancavano, ma io ho scelto consapevolmente di essere vostra madre e non sono mai stata sfiorata dall’idea di riportarvi in orfanotrofio perché avevo bisogno di allontanarmi di nuovo dall’Inghilterra e tornare alla mia vecchia vita, e quindi non dire che hai pensato ai bambini, perché quando hai deciso di andartene, non ti sei soffermata un solo istante a pensare a come avrebbero potuto reagire”
“Se tutti quanti mi lasceranno parlare, darò loro le dovu…”
“Ancora con questa storia delle spiegazioni?” Pamela si ritrovò ad alzare la voce con Ginger come non accadeva da tempo; l’ultima volta che tra loro due c’era stato un litigio piuttosto serio ed acceso risaliva ai tempi della scuola, quando la figlia adottiva le aveva detto di essere stata invitata per un appuntamento da un compagno di classe che a lei non piaceva affatto “ma non riesci proprio a capire che qualunque spiegazione tu possa dare, non potrà mai essere una giustifica alle tue azioni? E… E tua figlia? Come la spiegherai? Come puoi presentarti a Keith e Demi dopo tutto questo tempo, e per giunta con una sorellina?”
“Questa conversazione finisce qui” tagliò corto la giovane, esattamente come Roger aveva fatto con lei poco prima, rifiutandosi di proseguire con il discorso e scomparendo velocemente prima in salotto e poi al piano superiore dell’abitazione.
Quando le passò affianco di fretta, Pamela vide di sfuggita che aveva ancora gli occhi lucidi, ma per la prima volta da quando era entrata a far parte della sua vita, non provò alcuna forma di empatia nei confronti della figlia adottiva né si affrettò a seguirla per calmarla e per proseguire la conversazione con toni più rilassati.
E come poteva provare alcuna forma di empatia per lei e per la sua situazione, quando era la sola ed unica artefice di tutti i suoi problemi?
Carolyne aprì gli occhi e si tirò su col busto per andare a controllare il piccolo Harry che dormiva nella camera accanto e, quando tirò la cordicella dell’abatjour posizionata sopra il suo comodino, poco mancò che si lasciasse scappare un urlo alla vista di una figura seduta dall’altra parte del letto; riuscì a trattenersi appena in tempo solo perché riconobbe il marito, e si portò la mano destra al petto, in corrispondenza del cuore che sentiva battere con forza a causa del forte spavento.
“Mio dio, Roger, ti prego di non fare mai più una cosa simile. Credevo fossi un malintenzionato!” non ottenendo alcuna risposta da parte del giovane uomo lo osservò con più attenzione; notò solo in quel momento che indossava ancora il completo elegante e che aveva lo sguardo fisso su un oggetto che continuava a passarsi da una mano all’altra, uno dei suoi vecchi anelli che non indossava più da tempo.
Osservandolo con ancora più attenzione, Carolyne si accorse che non stava fissando il gioiello, ma bensì il vuoto, e probabilmente non aveva sentito nessuna delle parole che aveva appena pronunciato.
“Roger?” la giovane donna chiamò il marito per nome per la seconda volta e si avvicinò a lui; la preoccupazione per lo strano stato apatico in cui si trovava aveva fatto sparire sia la stanchezza che il sonno “Rog, tesoro è successo qualcosa alla presentazione? Vuoi parlarmene?”.
Il bassista non staccò gli occhi dal punto indefinito che stava fissando, ma sulle sue labbra carnose apparve un mezzo sorrisetto sarcastico.
Era successo qualcosa? Ohh, eccome se era successo. Poteva parlarne? Assolutamente no, altrimenti sarebbe stato costretto a raccontare tante altre cose che aveva appositamente taciuto e la conversazione si sarebbe trasformata in un litigio. Ed il litigio molto probabilmente in una possibile crisi coniugale.
Quindi no, non poteva dire il motivo che si nascondeva dietro il suo attuale stato d’umore.
Quello reale, almeno.
“L’album non è stato apprezzato”
“Hai sentito qualche commento in generale? O qualcuno te lo ha detto direttamente in faccia?”
“No” rispose il bassista scuotendo la testa, ma ostinandosi a tenere gli occhi fissi sull’anello che continuava e continuava a rigirarsi tra le dita; non voleva, e non riusciva, a sollevare lo sguardo perché temeva che se avesse incrociato quello della moglie, lei avrebbe capito immediatamente che gli stava raccontando una bugia. E l’anello che aveva tra le mani non era uno qualunque, ma il corrispettivo suo di quello che l’anno prima aveva regalato a Ginger.
Lo conservava ancora, e non ne sapeva il motivo.
Quand’è che aveva tirato fuori la scatolina davanti a Ginger, e sollevando il coperchio le aveva chiesto di smetterla di vivere la loro storia alla giornata e di trasformarla in qualcosa di molto più serio? Non ricordava il giorno esatto, ma era stato comunque poco tempo prima di ricevere la peggiore mazzata sui denti di tutta la propria vita. Peggiore perfino di quella ricevuta da Judith.
Già quando le aveva avanzato quella proposta, e lei aveva accettato, stava pensando a quello che da lì a poco tempo gli avrebbe fatto? Ohh, sì, sapeva già tutto. E sapeva già tutto perché lo aveva organizzato fin dal giorno in cui gli aveva proposto di fare quello strano servizio fotografico spinto, che sfociava nel pornografico, che poi aveva venduto alla stampa.
Lo aveva illuso, conscia del piano ben delineato che aveva in mente; non aveva avuto per lui neanche un briciolo di pietà, di ripensamento o di rimorso.
Dopo tutto quello che aveva fatto per lei, senza mai chiedere nulla in cambio.
Carolyne vide il volto del giovane uomo impallidire vistosamente e lo vide anche stringere con forza eccessiva il gioiello nella mano destra; tuttavia, non venne sfiorata dall’idea che Roger le stesse raccontando nient’altro che una spudorata bugia perché sapeva quanto era suscettibile riguardo i propri lavori e quanto ci tenesse, come sapeva altrettanto bene la poca sopportazione che aveva nei confronti della stampa in generale e dei giornalisti in particolare.
Si avvicinò di più al marito e posò la mano sinistra su quella destra di lui, quella che aveva stretto a pugno attorno all’anello.
“Lascia perdere” mormorò a poca distanza dal suo orecchio destro, per calmarlo, ed in contemporanea iniziò a massaggiargli le spalle, il punto esatto in cui era concentrata tutta la tensione che aveva in corpo “te l’ho già detto altre volte, e tu sei il primo a saperlo: ignora tutto quello che c’è scritto sui giornali, non comprarli neppure. Tu non puoi sopportare i giornalisti, loro ricambiano appieno la tua antipatia ed approfittano di ogni occasione per sfogarsi su di te. Se reagisci, se ti lasci toccare dalle loro parole, non fai altro che fare il loro gioco. Ignorali”.
In modo indiretto e del tutto involontario, Carolyne gli aveva appena fornito la soluzione al suo problema, quello reale: doveva rispondere al ritorno improvviso ed inaspettato di Ginger, ed alle sue pretese assurde, con l’indifferenza, come se non esistesse nemmeno; ed in un certo senso per lui era già così: dopo quello che gli aveva fatto, senza alcun rimorso o ripensamento, ai suoi occhi non esisteva più da quasi due anni.
E se non si fosse arresa così facilmente? E se le parole fredde che le aveva rivolto non bastassero per farla desistere? Ginger era terribilmente testarda. Subito dopo sua madre, era la persona più testarda che conoscesse, e non era da escludere che presto o tardi non ritornasse alla carica, avanzando di nuovo l’assurda pretesa di essere compresa e perdonata.
Ed era proprio la sua testardaggine a renderla pericolosa.
La giovane non sapeva nulla del suo trasferimento, ma presto o tardi avrebbe scoperto che non abitava più nella vecchia villetta che aveva acquistato con Judith. E magari presto o tardi, in qualche modo, costringendo qualcuno a parlare, avrebbe anche scoperto il suo nuovo indirizzo, ed a quel punto, con un’informazione così riservata tra le mani, che cosa avrebbe fatto? Si sarebbe spinta ad andare a casa sua ed a suonare il campanello perché non aveva alcuna intenzione di arrendersi fino al raggiungimento del proprio scopo?
E se ad aprire la porta fosse stata Carolyne?
Che cosa sarebbe successo?
Un disastro, si ritrovò a pensare il giovane uomo mentre la moglie continuava a massaggiargli le spalle, perché Ginger avrebbe raccontato tutto quanto a Carolyne, lei sarebbe venuta a conoscenza dei pezzi mancanti che le aveva appositamente taciuto e niente sarebbe più stato come prima; nella sua mente si sarebbe insinuato il tarlo del sospetto e le conseguenze sarebbero ricadute sul loro matrimonio: lei non avrebbe più creduto a nessuna delle sue parole, lo avrebbe continuamente accusato di avere una relazione extraconiugale, si sarebbero allontanati come era accaduto tra lui e Judith, e sempre come era accaduto tra lui e Judith un bel giorno avrebbe scoperto Carolyne tra le braccia di un altro uomo che la rendeva più felice e colmava le sue mancanze.
“E se… E se dovessero insistere con questo accanimento?”
“In quel caso, se proprio la situazione dovesse diventare insopportabile, devi mettere le cose in chiaro. Mi sembra che in caso di necessità sei in grado di difenderti benissimo da solo”.
Ancora una volta, la bionda gli aveva dato indirettamente il consiglio giusto di cui aveva bisogno: se la situazione fosse degenerata, se Ginger non avesse capito che doveva smetterla e farsi da parte, allora avrebbe messo le cose in chiaro.
Anche con le minacce, se non avesse avuto altra scelta.
Roger sollevò finalmente il viso e guardò Carolyne negli occhi.
Nella sua mente passò veloce l’immagine di lei a letto con un altro uomo, nella loro camera da letto, e venne assalito dalla nausea e dalla paura, e dal terrore assoluto di perdere la donna che era certo di amare.
Non doveva verificarsi un’altra volta uno scenario simile. Non poteva permettersi che niente e nessuno s’insinuasse nella loro vita coniugale per spezzarne l’equilibrio. Se avesse perso Carolyne, lei a sua volta, per vendetta, gli avrebbe fatto perdere Harry.
Era certo che la sua bella e bionda moglie non avrebbe avuto nessun problema a vendicarsi nel modo più crudele possibile se solo gliene avesse fornita l’occasione.
Il bassista allungò la mano sinistra ed accarezzò il viso della giovane donna.
“Ti amo” le disse, suscitando la sua sorpresa “sei la persona migliore che potessi mai sperare di avere al mio fianco, e voglio che il nostro matrimonio duri davvero per sempre. Vieni qui, ora”
“Aspetta, che cosa stai facendo? Devo andare a controllare Harry”
“Harry dorme come un angioletto nella sua culla, l’ho controllato io stesso quando sono tornato a casa. E riguardo a quello che sto facendo, la risposta mi sembra molto semplice: voglio rimediare ad una serata sprecata” finalmente le labbra carnose del bassista si distesero in un sorriso che Carolyne ricambiò immediatamente; non si chiese come mai lui le avesse voluto ricordarle che l’amava o perché le avesse detto quella strana frase sul matrimonio, e si limitò a passargli le braccia esili attorno alle spalle e ad appoggiare le proprie labbra sulle sue per un bacio, perché anche a lei non importava altro che rimediare ad una serata sprecata, che erano stati costretti a trascorrere separati.
La sua mente non venne neppure sfiorata dal sospetto che c’era qualcosa di strano nel comportamento del bassista, a partire da quando lo aveva visto seduto sul bordo del letto e con lo sguardo fisso nel vuoto.
Roger passò le braccia attorno ai fianchi della giovane donna, per stringerla a sé, e nel compiere quell’azione lasciò la presa sull’anello, che rotolò sul pavimento e finì sotto il comodino; non gl’importò di sentirlo cadere a terra né di non aver visto dove era finito.
Non gl’importava neppure se non l’avesse mai ritrovato, perché per lui non significava proprio un bel niente; Ginger per prima non aveva avuto alcun rispetto per l’anello che le aveva regalato, dunque perché lui doveva averne per il proprio corrispettivo? La loro non era altro che una storia chiusa da tempo, finita per sempre. Nel complesso, forse non poteva neanche essere definitiva una storia.
In ogni caso non gl’importava. Non gl’importava nulla di come definire quello che avevano passato insieme, come non gl’importava nulla né dello stupido anello che era appena rotolato a terra né di avere rivisto la persona che gli aveva spezzato e triturato il cuore senza alcun ritegno.
E non gli sarebbe affatto dispiaciuto se il giorno seguente avesse aperto gli occhi, con Carolyne ancora stretta tra le proprie braccia, ed avesse scoperto che l’incontro con quella troia non era stato altro che un orribile incubo dovuto a qualcosa di guasto che aveva mangiato per cena.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top