*2*
1974, 25 dicembre.
Capelli sciolti, labbra rosse, vestito color cremisi, calze nere e scarpe col tacco a spillo.
Pamela entrò nella camera da letto della figlia adottiva maggiore nel momento in cui stava dando gli ultimi ritocchi al trucco in viso, e s'immobilizzò, stupefatta, sulla soglia; non riusciva a credere a quello che stava vedendo, sia perché Ginger non era solita vestirsi così vistosamente e sia perché non le aveva detto nulla in merito ad una sua uscita.
"Ti stai preparando per andare via?"
"Sì" la giovane rispose con un semplice monosillabo, costringendo Pamela ad insistere per riuscire a toglierle dalla bocca una spiegazione più soddisfacente "mi sto preparando perché vado ad una festa"
"Da Juliette o da Lindy?" domandò, ingenuamente, la donna pensando subito che Ginger fosse stata invitata dall'una o dall'altra giovane; in quel caso, non avrebbe avuto nulla in contrario perché era la prima a ritenere che la figlia avesse bisogno di un po' di svago e di frequentare persone, ma la risposta che ricevette la lasciò ancora più sconcertata e dubbiosa di quello che già era.
"No, non parlo con loro da molti mesi. Fanno una festa in un locale in centro città, ed io voglio andarci"
"Completamente da sola?"
"Sì"
"E vestita in quel modo?".
Ginger posò il tubetto di mascara che aveva in mano, lo ripose dentro un piccolo astuccio in cui teneva tutti i trucchi, e si girò in direzione della madre adottiva con un'espressione infastidita, perché non le era piaciuto affatto il tono usato nel rivolgerle quella domanda; lanciò un'occhiata ai vestiti scelti per l'occasione prima di fissarla di nuovo.
"Hai qualcosa da ridire sui miei vestiti? Che cos'hanno che non va bene?" chiese, dal momento che non riusciva a vedere qual'era il problema; in risposta alla domanda, Pam sgranò gli occhi dall'incredulità, perché dal suo punto di vista era fin troppo evidente qual'era il problema.
"Se andassi fuori con addosso un accappatoio, avresti più stoffa addosso" sentenziò, senza preoccuparsi di usare una voce più morbida e dolce, facendo inarcare le sopracciglia a Ginger.
La rossa si guardò di nuovo allo specchio, soffermandosi sull'outfit scelto per l'occasione: forse il trucco era più marcato del dovuto, ed il vestito un po' troppo corto, ma a lei piaceva così.
Non ci vedeva nulla fuori luogo.
"A me sembra che vadano benissimo per una festa. Devo andare a divertirmi, non ad un colloquio dagli insegnanti di Keith"
"Se esci in strada con quei vestiti addosso, i passanti e gli automobilisti ti scambieranno per una prostituta. Ti sembra il caso di uscire a tarda sera con quei vestiti addosso, da sola, per andare ad una festa?" la donna aveva parlato in quel modo solo per riuscire a far capire alla figlia quanto fosse sbagliata la decisione che aveva preso, ma sfortunatamente tutto quello che riuscì ad ottenere fu solo uno sguardo carico di odio; era così profondo l'odio che traspariva dagli occhi della ragazza, da destabilizzare completamente la madre adottiva.
A causa del carattere ribelle della giovane, le due si erano ritrovate spesso a litigare (in modo particolare durante gli anni dell'adolescenza), ma in nessuna occasione, neppure quando le aveva impedito di frequentare un compagno di classe che non le piaceva affatto, Pamela non aveva mai ricevuto uno sguardo simile a quello.
"Tutte le ragazze si vestono così per andare ad una festa, perché dovrebbe esserci qualcosa di sbagliato in me? Non c'è nulla di sbagliato nei miei vestiti, e posso benissimo andare al locale da sola. Perché ti preoccupi così tanto della mia incolumità, quando, a diciannove anni, mi hai lasciata girare di notte insieme a quattro ragazzi senza battere ciglio?"
"Perché eri in compagnia di Richard, e per ciò sapevo di poter stare tranquilla. Sapevo con certezza che finché eri con lui, non ti sarebbe accaduto nulla di male"
"Ohh, no, certo che no. Ha semplicemente tradito la mia fiducia!" esclamò la rossa, con ironia; distolse lo sguardo dalla madre adottiva per lanciare un'ultima occhiata allo specchio, sistemò dei ciuffi di capelli e prese una borsetta, pronta per partire.
Superò la madre, ma a metà scale venne raggiunta e bloccata.
"Non andare alla festa"
"Perché?" chiese in tono scontroso Ginger, irritata perché Pamela non voleva lasciarla passare "sono da sola, i bambini sono da David, ed ho voglia di passare una bella serata"
"Perché è una pessima idea, e perché è il giorno di natale. Dobbiamo trascorrerlo insieme" insistette Pam, per nulla intenzionata a cedere ed a lasciare passare la figlia adottiva maggiore; aveva una strana e sgradevole sensazione riguardo la festa a cui Ginger voleva assolutamente andare, e di solito le sue paure non erano mai prive di fondamenta: aveva avuto paura quando la figlia più grande era scappata da Syd per aiutarlo a guarire ed infatti alcuni giorni dopo era tornata a casa in condizioni così disastrose da essere quasi irriconoscibile; aveva avuto paura quando aveva scoperto della malattia della figlia più piccola ed infatti... "ho capito per quale motivo lo stai facendo. Tu non sei più la stessa da quando Jennifer non c'è più e vuoi andare a quella festa per tenere la mente occupata e non pensare a lei. Anche io sto male, Ginger, ma non è in questo modo che riuscirai ad andare avanti. Se continuerai in questo modo, resterai per sempre ancorata a quel giorno, ed il dolore anziché affievolirsi non farà altro che crescere fino a diventare insopportabile. Ti rovinerai"
"E cosa dovrei fare, allora? Sentiamo! Dovrei, forse, restare qui e festeggiare il natale come se non fosse accaduto nulla? Come se Jennifer non se ne fosse mai andata e come se David non mi avesse mai abbandonata per una sgualdrina da quattro soldi più giovane di me? Ti sbagli a dire che sto commettendo un errore ad andare alla festa. Il vero errore lo commetterei a rimanere qui, perché non farei altro che continuare a piangermi addosso. Questa casa è diventata soffocante, ed adesso che non ci sono i bambini non c'è nulla che mi trattenga al suo interno. Non mi aspettare alzata, perché non so a che ora rientrerò" spingendola da parte, esattamente come aveva fatto il giorno in cui era scappata da casa per raggiungere Syd ed aiutarlo, Ginger riuscì a superare Pamela e, dopo aver afferrato una giacca dall'appendiabiti, uscì in fretta.
Pamela provò a raggiungerla, ma quando spalancò la porta d'ingresso, Ginger era già al di là del cancelletto e si stava allontanando velocemente lungo il marciapiede, stretta nel lungo cappotto preso pochi istanti prima; una volta raggiunto il cancelletto socchiuso, anche se sapeva che era tutto inutile, provò a richiamarla indietro.
"Mary Jane, per favore, rientra! Non è in questo modo che risolverai i tuoi problemi! Rientra dentro e parliamone!".
La giovane non si degnò neppure di girarsi e di dare una risposta alla madre adottiva ed accelerò il passo per allontanarsi ancora più in fretta, ed a lei non rimase altro che osservare la lunga e folta chioma ramata scomparire nella notte; non tentò neppure di prendere la macchina, raggiungere l'unica figlia che le era rimasta e convincerla, o costringerla, a tornare indietro perché testarda com'era non avrebbe cambiato idea per nulla al mondo, e si limitò a tornare dentro casa, spostarsi in cucina, prepararsi qualcosa di caldo da bere e sedersi davanti al tavolo.
Poteva solo che aspettare, anche se Ginger le aveva detto di non farlo perché non sapeva quando sarebbe tornata, e sperare che per una volta il suo istinto si sbagliasse.
Perché dopo aver perso una figlia, non avrebbe potuto sopportare la sola idea che succedesse qualcosa di brutto anche all'unica che le era rimasta.
Quando Mary Waters aprì il regalo da parte dei suoi figli, sulle sue labbra carnose apparve un sorriso felice e meravigliato alla vista del bellissimo servizio da the che alla fine, dopo una lunga ricerca, i due avevano deciso di comprare; tirò fuori dalla scatola la teiera bianca con delle decorazioni blu oltremare per osservarla più da vicino, ed emise un mormorio ammirato.
Anche le tazzine d'accompagnamento erano bianche e blu, ed erano le più belle che avesse mai visto.
John sorrise contento dinanzi alla gioia della madre, e si posizionò vicino alla poltrona su cui era seduta.
"Ero certo che ti sarebbe piaciuto, mamma" disse il giovane uomo, posando le braccia incrociate in cima allo schienale "quando l'ho visto esposto nella vetrina di un negozio, mi è tornato in mente che poco tempo fa ti sei lamentata perché il tuo vecchio servizio da the ha le tazze sbeccate, ed ho subito capito che sarebbe stato il regalo perfetto per te. Allora, che cosa ne pensi?"
"È bellissimo. Non potrei avere dei figli migliori di voi" Mary rivolse un sorriso al figlio maggiore per poi concentrare lo sguardo su quello minore, che stava fumando una sigaretta vicino ad una finestra, benché lei gli avesse ripetuto innumerevole volte che non voleva assolutamente vederlo fumare dentro casa "George, tu e tuo fratello non avreste potuto farmi un regalo più bello di questo... Anche se sapete benissimo quale vero regalo mi aspetto che arrivi prima o poi".
Il vero regalo a cui Mary si stava riferendo era l'arrivo di un nipotino, ed ogni volta che la donna tirava fuori quell'argomento, il figlio più piccolo non perdeva mai occasione di sbuffare, alzare gli occhi al soffitto e ripetere che quel genere di regalo lo avrebbe ricevuto da John, perché nei suoi programmi futuri non rientrava l'essere padre; era certa che anche in quell'occasione Roger non avrebbe perso tempo a ribadire qual'era il suo punto di vista, ed invece per la prima volta ciò non accadde: il bassista continuò a scrutare il paesaggio al di là della finestra e si portò la sigaretta alle labbra per aspirare un'altra boccata di fumo, costringendo la madre a richiamarlo un paio di volte prima di ricevere una risposta.
"Mh?" mugugnò finalmente Roger, girando la testa in direzione dei presenti e sfilando la Marlboro dalle labbra "hai detto qualcosa?"
"Ho ringraziato te e tuo fratello per il servizio da the"
"Ahh, sì... Certo, certo... Sono contento che ti piaccia"dopo aver mormorato quelle parole, il bassista tornò a fissare la finestra, senza rivolgere un sorriso alla madre e senza unirsi alla conversazione; fin dall'arrivo del figlio, Mary aveva immediatamente notato che c'era qualcosa che non andava, adesso ne aveva avuto la conferma ed era arrivato il momento d'indagare.
"George, si può sapere che cosa ti prende? È dal momento del tuo arrivo che sei completamente assente"
"Sto benissimo, mamma. Solo perché non parlo, non significa che ci sia qualcosa che non vada, e te l'ho ripetuto ormai non so quante volte che voglio essere chiamato Roger e non George. L'ho sempre detestato come nome, fin da piccolo"
"Devi allenarti di più a mentire in modo convincente, perché non credo ad una sola delle tue parole. Perché sei assente e pensieroso? Cosa è successo? A cosa stai pensando?"
"Ti ho già detto che non è successo nulla"
"Stai pensando a Judith?" domandò la donna, sicura che il turbamento del figlio più piccolo fosse provocato da una donna, e che quella donna fosse per l'appunto l'ex moglie; ricordava ancora molto bene la notte in cui Roger si era presentato da lei dopo aver scoperto il tradimento di Judith, ed anche se ripeteva in continuazione che non voleva più saperne nulla di lei, era sicura che in realtà stesse ancora soffrendo molto.
Forse stava perfino avendo i primi ripensamenti riguardo al loro divorzio.
"Sei fuori strada. Lei non c'entra nulla"
"Ed allora qual è il problema? Cosa ti turba così profondamente?".
Dinanzi al silenzio prolungato del fratello minore, ed alla sua reticenza nel dire cosa stava accadendo, John venne colto da un sospetto improvviso, che aveva a che fare col pomeriggio in cui erano usciti alla ricerca di un regalo per la madre.
"Non starai mica pensando a lei, vero?" domandò, e dallo sguardo che ricevette in risposta capì di avere centrato il bersaglio in pieno; Mary e la moglie di John, nel frattempo, osservavano incuriosite e perplesse i due fratelli, non capendo a chi si stessero riferendo "ohh, andiamo, ancora? Sul serio? Ti ho detto che devi lasciarla perdere, perché ti risulta così difficile?"
"Perché non riesco a smettere di pensare alla conversazione che abbiamo avuto quel pomeriggio. Tu non la conosci come la conosco io, e temo che possa fare qualcosa di stupido a quella festa"
"L'unica cosa giusta che hai detto è che io non la conosco come te perché non ci sono andato a letto insieme! Lasciala perdere se vuole andare a quella festa, te lo ha detto anche lei che non sono affari che ti riguardano. Perché vuoi ancora impicciarti in quello che la riguarda dopo quello che ti ha fatto passare nell'ultimo anno e mezzo? Perché t'interessa e ti preoccupi di tutto quello che fa, se dici di non provare nulla per lei?"
"John! George! Smettetela immediatamente!" esclamò Mary, battendo le mani, interrompendo la discussione tra i due fratelli prima che potesse animarsi ulteriormente e degenerare in uno scontro fisico "mi sembra di essere ritornata a quando eravate ragazzini! Possibile che non si riesca a trascorrere una normale giornata di natale neppure ora che siete entrambi degli uomini adulti? Si può sapere di che cosa state parlando? Si tratta di una ragazza?"
"Non è nulla d'importante" rispose Roger, tutt'altro che intenzionato a raccontare la verità alla madre apprensiva; lanciò un'occhiata eloquente al fratello maggiore, facendogli capire che doveva tacere come prevedeva il loro accordo, ma questa volta lui si rifiutò di cedere, talmente era stanco di quella storia.
"Io sono l'uomo adulto, mamma, non lui. George è ancora lo stesso ragazzino di un tempo, che s'infila in guai più grossi di lui per poi correre da me a chiedere aiuto. La ragazza in questione si chiama Ginger, e nell'ultimo anno e mezzo, circa, non ha fatto altro che complicare ancora di più la vita di mio fratello... Anzi, lo ha fatto anche durante il suo matrimonio"
"Ginger?" Mary era sempre più perplessa: ricordava vagamente che anni prima il figlio più piccolo gli aveva accennato ad una ragazza con quel nome, dai capelli rossi, che prima aveva avuto una relazione con Syd e successivamente si era sposata con David, e basta; il suo nome non era più uscito in nessuna conversazione, tanto che lei si era rapidamente dimenticata della sua esistenza "che cosa ha fatto questa ragazza?".
Prima che Roger potesse zittire John, quest'ultimo svuotò il sacco riguardo a tutto: raccontò prima del favore che la rossa aveva chiesto a Roger, e che riguardava la sorella minore, e poi i rapporti intimi che i due avevano avuto e che gli erano stati raccontati al telefono da Judith in lacrime; la donna ascoltò in silenzio l'intero resoconto, e dopodiché si voltò verso il figlio più piccolo, che stava letteralmente uccidendo con lo sguardo il fratello maggiore per avere infranto il loro patto.
"Allora, George?" la sua voce non lasciava trasparire alcuna emozione, quindi era impossibile capire se fosse arrabbiata o meno "sto aspettando la tua versione dei fatti"
"La mia versione dei fatti è che John non ha detto altro che una marea di cazzate! Quello che c'è stato tra me e Ginger non ha influito minimamente nel matrimonio con Judith, perché avevo smesso da diverso tempo di esserle infedele. Non sono più andato a letto con nessuna da quando ho capito che rischiavo di perderla, ma evidentemente lei era convinta del contrario visto che ha pensato bene di trovarsi una compagnia maschile per quando ero lontano da casa. Ha raccontato a John queste cose solo per vendetta"
"Non mi sembra che tu l'abbia trattata con più rispetto"
"Ohh, scusami tanto!" esclamò con sarcasmo il più piccolo, alzando gli occhi al soffitto "vedremo quale sarà la tua reazione pacata il giorno in cui tornerai a casa e troverai tua moglie a letto con un altro uomo. Perché difendi così strenuamente Judith anziché me?"
"Perché non mi sento di ritenerla colpevole per la fine del vostro matrimonio. Non ha fatto altro che ripagarti con la tua stessa moneta, visto che tu per primo avevi un'amante fissa. Che poi, sei stato così furbo ad avere come amante una ragazza che è stata l'ex del tuo migliore amico e la moglie di un tuo compagno di band. Pensavi davvero che prima o poi tutta questa storia non sarebbe venuta a galla?"
"Tra me e Ginger non c'è mai stata nessuna storia d'amore. Non ho mai rubato la donna a nessuno. Non mi sarei mai permesso di fregare la ragazza al mio migliore amico. Quando abbiamo commesso l'errore di finire a letto insieme, la sua storia con Syd era ormai al capolinea. E quando è successo per la seconda volta, era finito anche il matrimonio con David"
"Ma se continui a ripetere che quello che è accaduto tra voi due non è stato altro che un errore, per quale motivo hai accettato di frequentare la sorella? Come hai potuto prendere in giro una ragazza, per giunta malata?"
"Io non l'ho mai presa in giro. E non parlare più di lei. Non metterla in mezzo a questo discorso"
"Vuoi forse dire che provavi qualcosa per quella ragazza? Che eri innamorato di lei?" chiese John, con un sorriso ironico sulle labbra "ma smettila, sei ridicolo! Hai accettato quell'assurdo favore solo per stare vicino a lei, ecco qual è la verità. Se davvero non t'importasse nulla di Ginger, non t'importerebbe neanche di quello che sta facendo ades... Che fai?".
Il giovane uomo si bloccò e corrucciò le sopracciglia alla vista del fratello minore che prendeva ed indossava il lungo cappotto nero che aveva portato con sé.
"Me ne torno a casa perché sono stanco di vederti passare al microscopio la mia intera vita. Sono un uomo adulto, e sono libero di fare ciò che voglio" l'intenzione di Roger, dopo aver indossato il cappotto, era quella di andarsene, ma venne prontamente fermato da John, che gli strinse con forza il polso destro; il bassista intimò subito il fratello maggiore di lasciarlo andare, ma lui ignorò la sua richiesta.
"Potrai anche essere un uomo adulto di trentuno anni, ma tra noi due resti sempre il fratello più piccolo ed immaturo, e le tue scelte parlano da sole. Ed il fatto che tu sia quello famoso e quello che guadagna più soldi non ti autorizza automaticamente a fare ciò che vuoi, come rovinare il giorno di natale. Tu adesso non te ne vai da nessuna parte, e te ne resti qui a festeggiare con noi"
"E solo perché tu sei il maggiore, ciò non ti autorizza a comportarti in automatico come l'uomo di casa" ribatté il più piccolo in un soffio, con uno sguardo di odio negli occhi chiari, perché più il tempo passava e più mal sopportava l'atteggiamento autoritario di John; poteva anche funzionare quando erano piccoli, ma quei tempi erano passati da un bel pezzo "tu non sei nostro padre. Non puoi prendere il suo posto"
"Cosa vuoi saperne di lui? Io l'ho avuto a mio fianco per due anni, tu non l'hai praticamente mai conosciuto"
"Adesso basta!" Mary si ritrovò costretta ad intervenire prima che la discussione potesse precipitare "John, lascia andare tuo fratello"
"Che cosa?" lentamente, John si voltò a guardare la madre con un'espressione esterrefatta, certo com'era che fosse dalla propria parte e che prendesse le sue difese, e non viceversa "mamma, hai sentito quello che ha detto? Lui non vuole andare a casa, di sicuro appena uscirà di qui si fionderà da quella ragazza e così facendo si metterà in mezzo ad altri guai"
"Sì, ho sentito tutto quello che entrambi avete detto, ma tuo fratello è un uomo adulto, ed è libero di fare quello che vuole. Lascialo andare adesso, non voglio che il giorno di natale finisca con una rissa tra voi due. John, lascialo andare prima che sia costretta ad alzare la voce come quando eravate piccoli. Se ti ritieni un uomo adulto, allora comportati come tale".
Seppur controvoglia, John si ritrovò costretto a lasciare la presa sul polso di Roger; non lo guardò uscire, perché la sua attenzione era rivolta alla madre, e se prima guardava il fratello minore con un'espressione delusa, adesso quello stesso sentimento era rivolto verso lei.
"Perché lo hai lasciato andare?" chiese, con in sottofondo il rumore del motore della macchina sportiva del bassista "hai ascoltato quello che ho detto?"
"Ho ascoltato tutto, ma servirebbe a qualcosa fermarlo? Dovresti sapere bene come è fatto tuo fratello e come non bisogna agire con lui"
"Sì, so che ha una predisposizione particolare per mettersi nei guai, e visto tutto quello che è accaduto in quest'ultimo periodo vorrei evitare di vederlo complicarsi la vita ancora una volta"
"Non sei suo padre, non ascolterà mai quello che gli dirai, finendo per fare apposta il contrario. Non puoi intrometterti in modo così violento nella sua vita perché non otterrai altro che allontanarlo ancora di più da te. Con questo non voglio dire che tu abbia torto e George il contrario, o viceversa, ma se quella ragazza gli piace, anche se afferma il contrario, non riuscirai mai a tenerlo lontano. E se si rivelerà una delusione solo il tempo lo dirà, ma è giusto che vada per la sua strada".
Il giovane uomo era sempre più allibito, quella che parlava non sembrava neanche sua madre.
"Sai perché dici questo? Perché, tra noi due, Rog è sempre stato il tuo preferito. Hai sempre avuto un debole per lui essendo il piccolo della famiglia. Sei così pacata solo perché è stato lui a combinare questo bel casino, perché se ci fossi stato io al posto suo la tua reazione sarebbe stata completamente differente. Continua a difenderlo così assiduamente, e poi vedrai come non farà altro che peggiorare. Sei sempre così buona con lui perché è il piccolo della famiglia e perché risente della perdita di papà, dal momento che non lo ha mai conosciuto? Beh, non credere che per me sia diverso, mamma, solo perché ho avuto la fortuna di conoscerlo per poco. Ti ricordo che dopo la sua scomparsa sono stato io l'uomo di casa, ed ero io a badare a mio fratello quando tu non c'eri, e sempre io ho cercato di essere un punto di riferimento per lui, ma a quanto pare ti sei dimenticata tutto questo. Andiamo, tesoro, è ora di tornare a casa" ignorando la madre che lo pregava di restare, anche il fratello maggiore indossò il cappotto ed insieme alla moglie abbandonò in fretta la casa materna, perché non c'era più nulla da festeggiare; Mary provò a fare un ultimo tentativo sulla soglia della porta d'ingresso, ma fu tutto invano, e si ritrovò a scuotere la testa mentre osservava la macchina del figlio maggiore allontanarsi lungo la strada.
Scosse di nuovo la testa una volta rientrata in casa e, per sfogarsi, decise di andare in cucina a lavare i piatti; e dopo qualche minuto, mentre si stava occupando di togliere una macchia di sugo dal vassoio dell'arrosto si ritrovò a pensare che nonostante i suoi figli affermassero spesso il contrario, in realtà i loro caratteri si assomigliavano molto: entrambi si animavamo molto facilmente, ed entrambi sfuggivano al confronto ed al dialogo appena ne avevano occasione.
Ginger aveva scelto di andare alla festa per dimenticare, ma non appena entrò nel locale si rese conto di avere scelto un posto per nulla adatto perché venne subito sommersa da ricordi di diversi anni prima, legati all'esibizione del gruppo ai suoi esordi: non la ricordava tanto perché non c'erano stati né fischi né lanci di bicchieri od altri oggetti (quell'esibizione era avvenuta a poca distanza dal famoso incidente del penny di rame), ma perché una volta che il gruppo aveva finito di suonare, mentre gli altri erano impegnati a bere al bancone, Syd l'aveva trascinata in un piccolo ripostiglio adiacente ai bagni e lì ci avevano dato dentro; ad anni di distanza, ricordava ancora molto bene la scarica di adrenalina per la possibilità di essere scoperti in qualunque momento o da un membro dello staff o da qualcuno della band, e quello era servito solo a rendere il tutto ancora più eccitante.
Allora erano all'inizio della loro relazione, e nulla lasciava presagire il modo in cui sarebbe finita solo pochi mesi più tardi.
C'era una pista da ballo nel locale, ma in quel momento era troppo affollata, ed in ogni caso la giovane non era dell'umore adatto per scatenarsi; temeva di essere sopraffatta da altri ricordi che voleva solo dimenticare per sempre, e così preferì dirigersi verso il bancone bar, ed una volta aver occupato uno degli alti sgabelli vuoti, ricevette la prima piacevole sorpresa della serata: il barman posizionò davanti ai suoi occhi un bellissimo cocktail, preparato apposta per l'occasione, dicendole che quello era il benvenuto della casa a tutti i partecipanti.
Il drink era di un bellissimo rosso acceso, e come decorazione aveva un bastoncino di cannella, ma la giovane non prestò la minima attenzione a dei particolari così insignificanti e si portò il bicchiere alle labbra per bere l'aperitivo tutto d'un fiato; non si soffermò neppure sul gusto dolce e speziato, ma piuttosto sul fatto che fosse leggermente alcolico.
Non aveva bisogno di nulla che fosse leggermente alcolico, voleva qualcosa che fosse veramente alcolico.
Per una sera, solo una, aveva bisogno di dimenticare tutto quanto; era stanca del dolore che sentiva ogni singolo giorno e che non accennava a scemare minimamente.
Tutti non facevano altro che ripetere che il tempo era in grado di lenire ogni dolore, ma a mesi di distanza Ginger non notava ancora nessun miglioramento; soffriva per la perdita di Jennifer come se fosse ancora il primo giorno tanto quanto soffriva ancora per la fine del suo matrimonio.
Anzi, la sofferenza per il divorzio era aumentata ancora di più da quando si era illusa che David volesse parlare faccia a faccia perché desiderava dare una seconda possibilità al loro rapporto per poi scoprire che in realtà voleva solo metterla al corrente della decisione di sposare Virginia.
E lei, di sicuro, avrebbe accettato. Ed avrebbe accettato immediatamente perché era ciò che stava aspettando da quando lo aveva conosciuto.
Quasi poteva vedere l'intera scena davanti ai suoi occhi: David che le porgeva una piccola scatolina incartata, lei che l'apriva con curiosità ed i suoi occhi azzurri che si spalancavano davanti all'anello ed al suo significato; una versione distorta di quella che era stata la proposta che lei aveva ricevuto, e magari prima anche loro due non si sarebbero fatti mancare una bella scopata.
Anzi, riflettendoci meglio, tutto quello doveva già essere accaduto in mattinata; a quell'ora la felice coppietta doveva essere seduta a tavola a cenare insieme a Keith e Demi, i suoi figli.
Evidentemente, dopo averle fregato il marito, Virginia era ansiosa di fare lo stesso anche con i due piccoli; il suo scopo doveva essere quello di rovinarle la vita e prendere il suo posto.
E ci stava riuscendo alla grande.
"Dammi la cosa più forte che hai".
Nell'udire quell'ordine così imperativo, il barista si voltò a guardare la giovane dai capelli rossi a cui aveva appena offerto il drink di benvenuto della casa e si soffermò in modo particolare sul suo viso; non ci voleva un genio per intuire che non fosse affatto di buonumore, ed usò quello spunto per dare inizio ad una conversazione mentre accontentava la sua richiesta.
"Brutta giornata, ehh?" il giovane uomo si aspettava qualunque risposta, ma non certo di ricevere un'occhiata fulminante e carica d'odio, quasi come se la rossa volesse ucciderlo all'istante solo perché si era permesso di rivolgerle la parola.
"Pensi di essere il mio psicologo? Che cazzo te ne frega dei miei affari? Non ti ho chiesto di fare una bella chiacchierata, ma di servirmi la cosa più forte che hai. Non ti pago per le parole"
"Come vuoi tu, era solo per dire".
Il barman non provò ad insistere ulteriormente (aveva l'impressione che alla prossima parola sbagliata, la giovane gli sarebbe saltata alla gola per concretizzare la minaccia che traspariva dai suoi occhi), prese una bottiglia dallo scaffale alle sue spalle, versò del liquido trasparente dentro un bicchierino e lo posizionò di fronte a Ginger, proprio come in precedenza aveva fatto con il drink rosso; quest'ultima chiese il prezzo, pagò con una banconota da cinque sterline e mandò giù tutto d'un fiato il secondo alcolico della serata.
Anche questa volta non si soffermò sul gusto (non avrebbe saputo dire se si trattava di vodka, gin, rum od un altro distillato che non conosceva), ma in compenso sentì un brivido lungo la schiena ed una piacevole sensazione di calore propagarsi in tutto il corpo; ne chiese un secondo, e dopo aver mandato giù anche un terzo, la piacevole sensazione di calore si era trasformata in un caldo opprimente, ed aveva la sensazione di trovarsi nel mezzo di un fuoco che la stava bruciando dall'interno.
Sentiva il bisogno di scacciare quella sensazione che stava diventando fin troppo sgradevole, e proprio in quel momento si fece avanti un giovane che le rivolse la parola; Ginger non lo aveva notato, mentre era impegnata a bere al bancone, ma lui l'aveva osservata da lontano ed aveva atteso il momento giusto per chiederle di scatenarsi un po' in pista, visto che era completamente sola.
La giovane guardò lo sconosciuto con occhi leggermente appannati, e per qualche strano motivo le tornò in mente il primo ragazzo per cui aveva preso una cotta, il compagno di classe che l'aveva corteggiata e convinta ad avere il suo primo rapporto intimo completo con lui solo per una stupida scommessa tra amici; così come il pensiero si era formato nella sua testa, altrettanto velocemente scivolò via, ed anche se quando era entrata nel locale aveva accuratamente evitato la pista da ballo, il caldo e l'alcol la portarono a cambiare idea e ad accettare l'invito inaspettato.
Infondo, aveva ripetuto più volte che andava a quella festa per divertirsi, e quel giovane sconosciuto era così carino e gentile che era un vero affronto rifiutarlo.
Come aveva dichiarato ad alta voce lo stesso John, Roger non voleva andarsene dalla casa della madre per tornare alla propria, ma per raggiungere Ginger.
Quando il bassista trovò il locale in questione, riconobbe in pochissimi istanti la chioma folta e rossa della giovane davanti al bancone bar, e quando la raggiunse, facendosi strada tra la folla con poca gentilezza e senza preoccuparsi di chi spintonava da parte, si accorse immediatamente che la situazione era molto più grave di quello che aveva immaginato: non solo Ginger era in compagnia di un uomo, ma dava l'impressione di essere alterata; doveva aver bevuto, forse aveva anche assunto qualcosa, e, cosa più incredibile di tutte, stava fumando.
E Ginger non solo non fumava, ma disprezzava coloro che fumavano in continuazione ed aveva spinto David a dire addio alle sigarette.
Quello era il segnale più lampante di quanto fosse grave l'intera situazione.
Senza preoccuparsi della conversazione che stava per interrompere, Roger posò una mano sul braccio destro della ragazza, lei si girò subito e finalmente lui riuscì a vedere i suoi occhi: non solo erano appannati, proprio come aveva immaginato, ma lo stavano fissando come se non riuscissero a metterlo a fuoco, e dall'espressione perplessa della ragazza stessa, capì che non era in grado di riconoscerlo; si ritrovò costretto a ripetere tre volte il proprio nome prima che lo sguardo di Ginger cambiasse.
"Che cosa vuoi?" chiese la giovane scontrosamente, scocciata perché non solo era stata disturbata ma perché la persona in questione che l'aveva disturbata era Roger "che cosa ci fai qui? Possibile che in ogni luogo che vada, sia costretta ad avere a che fare con la tua faccia?"
"Ti devo parlare"
"Che cosa? Ma stai scherzando?" Ginger si rese conto che il bassista non stava affatto scherzando quando si vide afferrare per un polso e tirare, e rispose con uno scatto all'indietro, liberandosi dalla stretta indesiderata "non se ne parla nemmeno! Ma si può sapere che cosa vuoi da me? Perché sei qui? Lasciami in pace, non vedi che mi sto divertendo? Ti sei prefissato come obiettivo di rovinarmi la vita?"
"Ho detto che devo parlarti, e quindi tu adesso vieni con me"
"Hai sentito quello che ha detto? Lasciala in pace o per te potrebbe finire male".
Roger si voltò verso l'accompagnatore
della giovane e lo guardò come se fosse la cosa più disgustosa e rivoltante sulla faccia della Terra; anche lo sconosciuto si trovava in uno stato piuttosto alterato e quello, insieme alle luci colorate ad intermittenza, gl'impedirono di riconoscere il bassista, ma in compenso non riuscì a reprimere un brivido freddo lungo la schiena a causa dell'ostilità che traspariva dagli occhi azzurri che ancora lo stavano fissando.
Era certo che da un momento all'altro avrebbe ricevuto un pugno che gli avrebbe rotto il setto nasale all'istante, ed invece Waters si limitò a parlare; ma anche se la sua voce era calma, il tono era terribilmente freddo.
"Nessuno ha chiesto il tuo parere. Questa è una faccenda che riguarda me e lei, stanne fuori" ignorando le proteste di Ginger, Roger riuscì ad afferrarla di nuovo per il braccio destro e la trascinò lontano dal giovane uomo e dal bancone bar, fermandosi in un luogo appartato in prossimità dei bagni, dove non c'era nessuno ed il volume della musica era più basso.
"Lasciami andare!" esclamò la giovane, liberandosi dalla presa del bassista e massaggiandosi il polso destro "mi hai fatto male! Ma si può sapere che ti prende? Il tuo comportamento non è affatto normale. Nessuna persona sana di mente inizierebbe a pedinare un'altra!"
"Io non ti sto pedinando, ma dopo il nostro ultimo incontro avevo il sospetto che potessi combinare qualcosa di stupido, e vedo che così è stato! Dovrei essere io a chiederti che cosa ti prende! Che cosa stai facendo, Ginger?".
La rossa corrucciò le sopracciglia perché non riusciva a comprendere il significato di quella domanda, e non solo a causa dell'alcol che aveva in corpo.
"Io non ti capisco. Che cosa sto facendo? Non è abbastanza palese? Oggi è il giorno di natale, ed io sono ad una festa perché voglio divertirmi, ma a quanto pare qualcuno si è messo in testa di rovinare tutti i miei piani"
"Ahh, è così? E da quando il tuo concetto di divertimento è bere fino ad ubriacarsi e flirtare con uno sconosciuto?"
"Io non sono ubriaca" replicò la giovane con un tono che dimostrava l'esatto opposto e che fece inarcare le sopracciglia al bassista.
"No? Ma ti sei vista allo specchio? Sei completamente sbronza, Ginger, ed inizio a credere che tu abbia anche assunto qualcosa. Vieni via con me, è meglio se ti riporto a casa prima che accada qualcosa di spiacevole"
"No! Assolutamente no!" si ribellò la rossa, rifiutandosi categoricamente di seguire il giovane uomo, e questa volta l'alcol non c'entrava nulla con le sue parole "io non ho alcuna intenzione di tornare a casa, e tu non sei nessuno per costringermi a fare qualcosa. Vattene e lascia che mi diverta"
"E questo lo chiameresti divertimento?" domandò il bassista, con una smorfia, rendendosi conto che nel frattempo l'accompagnatore di Ginger si era fatto più vicino a loro "e come vorresti proseguire la serata, sentiamo? Hai intenzione di bere ancora e poi di seguire quel tipo a casa sua?"
"Non lo so, può darsi... Perché no?"
"Perché no? Te lo dico io perché non puoi farlo: è una pessima idea. Non mi piace affatto quell'individuo, e sono certo che non ci penserà due volte ad approfittare della situazione viste le condizioni indecenti in cui ti trovi ora" Roger riuscì a malapena a terminare la frase che la rossa scoppiò in una risata ironica.
"Non posso credere alle mie orecchie! Guarda che l'unica persona da cui devo stare lontana sei tu, perché i guai sono iniziati nel momento stesso in cui ti ho conosciuto!"
"A me sembra piuttosto che sia tu a cercarli, Ginger, perché io non c'entro un bel niente in tutto questo. Lo stai facendo per ripicca nei confronti di David? Oppure per quello che è successo a tua sorella? Sappi che se è per questo motivo non risolverai un bel niente, e finirai solo per recare altra sofferenza a Pamela".
Quello era troppo per la giovane, che non permetteva alcuna forma d'intromissione da parte del bassista nei suoi affari personali, e, per zittirlo ed allontanarlo da sé, gli diede una brusca spinta; o almeno fu quello che provò a fare, perché i suoi movimenti erano piuttosto instabili a causa della grande quantità di alcol che aveva in corpo.
"Ti ho già detto che la mia vita non ti riguarda! E non provare mai più a sputare sentenze su di essa! L'unico favore che puoi farmi è quello di sparire completamente dalla mia vita e non farti più vedere! Mio dio, ma perché ti sei messo in testa di volermi rovinare la serata?"
"Va tutto bene qui?" l'accompagnatore di Ginger decise d'intervenire dopo essere rimasto per alcuni minuti a guardare in disparte, e non badò all'occhiata poco amichevole che ricevette da Roger; e prima che quest'ultimo potesse dire che non avevano ancora finito di parlare e che doveva andarsene (anzi, sparire per sempre), venne anticipato dalla rossa.
"Sì, va tutto bene. Andiamocene da qui, mi sono stancata" disse, e come gesto di sfida prese per mano lo sconosciuto, di cui ancora non conosceva il nome, sotto lo sguardo incredulo e sconcertato di Waters.
"Ginger, guarda che stai commettendo un gravissimo errore! Ti conviene dar retta alle mie parole finché sei ancora in tempo"
"Fottiti" fu l'ultima parola che la ragazza rivolse a Roger prima di allontanarsi con il suo accompagnatore in direzione dell'ingresso principale del locale.
A differenza di quello che pensava Roger, quando lui l'aveva incontrata nel locale, Ginger non aveva ancora assunto nessuna pasticca di acidi, ma lo fece, spinta dal giovane sconosciuto incontrato, dopo che quest'ultimo ebbe parcheggiato la macchina in un posto isolato; la convinse, mentre le mostrava alcune pasticche colorate, che il sesso era molto più divertente durante un trip, e lei decise di prenderla perché quella sera era decisa a divertirsi ed a dimenticare il periodo schifoso che stava attraversando, e perché per una volta non poteva accadere nulla di male.
Anche Jennifer aveva seguito il suo stesso ragionamento quando aveva deciso di assumere degli acidi per alleviare la tensione in vista del concerto dei Pink Floyd a cui doveva assistere, ed anche Ginger come la sorella adottiva minore si ritrovò ben presto a scoprire che qualcosa poteva sempre andare storto quando si decideva di assumere certe schifezze: mentre i due giovani si stavano ancora spogliando, sui sedili posteriori della vettura, la rossa iniziò ad avvertire una sensazione opprimente di caldo, ben peggiore di quella che aveva sperimentato nel locale, e subito dopo avvertì un brivido freddo lungo la nuca, come se ci fosse qualcuno ad osservarla.
Si girò di scatto, non vide nulla dall'altra parte del finestrino, ma oramai era convinta che all'esterno della macchina ci fosse qualcuno, o qualcosa, nascosto ad osservarla, e prese ad annaspare ed ansimare, perché sapeva chi la stava spiando.
"Hai visto? Li hai visti anche tu? Li senti?" domandò, continuando a guardarsi attorno frenetica ed a sbattere le palpebre; il suo accompagnatore provò a dirle che non c'era nessun altro ad eccezione di loro due, ed a convincerla a proseguire con quello che stavano facendo, ma la giovane lanciò un urlo di terrore, sicura di avere visto un'ombra passare al di là del finestrino.
E quando ne scorse una seconda, seguita da un rumore simile ad un sibilo, urlò di nuovo, più forte, prese a scalciare, uscì dalla macchina ed iniziò a correre; era così fuori di sé dal terrore per quello che credeva di aver visto, e che credeva che la stesse inseguendo, da essere scappata con addosso solo gl'indumenti intimi.
Il vestito, le scarpe, la borsa ed il cappotto li aveva lasciati all'interno dell'abitacolo della macchina.
Ginger cercò di correre il più veloce possibile, con tutte le forze che aveva in corpo, ma dopo pochi minuti si sentì afferrare per le braccia e restò senza fiato: uno dei suoi inseguitori l'aveva presa, e adesso era troppo tardi per lei.
"Lasciami andare! Lasciami andare! No! No! No!"
"Ginger, stai calma, sono io!".
Ginger non aveva idea che, andando contro il suo volere, Roger l'aveva seguita a distanza e facendo attenzione a non essere scoperto, e così quando l'aveva sentita gridare a squarciagola e l'aveva vista uscire dalla macchina più nuda che vestita, intuendo quello che si nascondeva dietro quel bizzarro comportamento, l'aveva inseguita e fermata prima che potesse farsi del male, o finire sotto una macchina o dentro il Tamigi; del suo accompagnatore non c'era più alcuna traccia: il giovane se ne era andato via velocemente per non avere guai.
"Ginger!".
La ragazza riconobbe la voce del bassista, ma non appena aprì gli occhi, a causa della sostanza allucinogena che aveva in corpo, vide una scena degna del più spaventoso film horror: l'essere davanti a lei, anche se aveva le fattezze di Roger, non poteva essere lui perché aveva il viso che si stava sciogliendo; riusciva a vedere chiaramente i pezzi di carne staccarsi dalle ossa e scivolare a terra con un tonfo sordo e ripugnante, e dai buchi che restavano uscivano manciate e manciate di vermi brulicanti.
Gli stessi vermi che terrorizzavano Syd.
Ginger lanciò un grido di puro orrore e riprese a scalciare e dibattersi per sfuggire alla creatura che l'aveva catturata.
"Lasciami andare, lasciatemi andare! No! No! Non mangerete anche il mio cervello! Non voglio sentirvi nella mia testa, non voglio che mi costringiate ad arrampicarmi su una parete per scappare! No!"
"Ginger, smettila! Apri gli occhi! Sono io! Apri gli occhi!".
La rossa si sentì afferrare per le spalle e scuotere con decisione; quando finalmente si decise a riaprire gli occhi, li spalancò dallo sconcerto, perché la scena davanti a lei era completamente cambiata: non c'era più nessuna orrida creatura con il viso che si scioglieva e pieno di vermi, ma solo Roger che la stava guardando con un'espressione altrettanto sconcertata.
"Dov'è andata? Dove sono andati?" chiese, allora, confusa, guardandosi freneticamente attorno; a suo parere, non doveva essere lontana, e con ogni probabilità la stava osservando di nascosto in attesa del momento migliore per attaccarla di nuovo.
"Chi, Ginger? Non c'è nessun altro ad eccezione di noi due"
"Ma io... Io ero sicura che..." tremante come una foglia, per il freddo, e battendo i denti, Ginger controllò che fossero da soli, ed effettivamente non riuscì a scorgere nessuno; per evitare che la giovane andasse incontro ad una forte febbre, Roger si tolse il lungo cappotto nero, glielo fece indossare e si premurò di abbottonare ogni bottone.
"Posso assicurarti che oltre a noi due non c'è nessun altro qui attorno, neppure il tuo accompagnatore. Come puoi vedere tu stessa, non si è preoccupato di scendere dalla macchina per raggiungerti e tranquillizzarti. Pensa se non ci fossi stato io cosa sarebbe potuto accadere" il bassista avrebbe voluto continuare la ramanzina alla giovane, perché c'era molto altro che doveva dire riguardo il suo comportamento sconsiderato, ma si ritrovò costretto a rimandare dato che al momento la giovane era troppo ubriaca e strafatta per dar retta alle sue parole; ed era ancora fortemente convinta che qualcuno la stesse seguendo per farle del male, visto che continuava e continuava a guardare fuori dal finestrino alla ricerca di qualcosa.
E proprio quello strano comportamento fece tornare in mente al giovane uomo il ricordo della prima notte che avevano trascorso insieme: in quell'occasione, sempre a causa di un brutto presentimento, si era recato all'appartamento di Syd, e nelle vicinanze di esso aveva trovato la rossa sdraiata su una panchina, completamente strafatta e fuori di sé, certa di essere seguita; e quella mania di persecuzione l'aveva seguita anche quando si erano spostati nel suo appartamento.
"Passerai la notte da me, che tu voglia o meno, d'accordo?" disse alla giovane mentre guidava, in modo da distrarla dalla spasmodica ricerca di uno stalker che non esisteva "e quando arriveremo a casa chiamerò Pamela per dirle che stai bene e che non ti è successo nulla. Non posso portarti da lei in queste condizioni, a meno che tu non voglia farle avere un collasso, e direi proprio che non è il caso"
"E sei certo che casa tua sia un luogo abbastanza sicuro?" ribatté lei, senza distaccare lo sguardo dal paesaggio che scorreva velocemente attorno a loro, soffermandosi per qualche istante su un imponente edificio con quattro enormi ciminiere.
"Ginger, nessuno ci sta seguendo. Non esiste nessuno se non nella tua mente in questo momento, perché sei sotto effetto di qualche pasticca di acidi" spiegò il giovane uomo, sforzandosi di restare calmo e di non perdere la pazienza; in realtà, era molto arrabbiato con la ragazza perché non avrebbe dovuto affrontare nulla di tutto quello se non avesse preso la stupida decisione di accettare della droga dal primo sconosciuto. Ed era molto arrabbiato perché non era affatto semplice riuscire a far ragionare una persona sotto acidi. Riguardo a quello, aveva una lunga esperienza alle spalle con Syd "stai sperimentando un bad trip, come ti è già successo in passato. Sai, quando assumi qualcosa di allucinogeno, quello che vedi si basa principalmente sull'umore che hai in quel determinato momento, e quindi puoi sperimentare una bella esperienza come una da incubo. L'unica cosa certa, è che ogni volta non sarà mai come la precedente"
"Ma a me sembra tutto quanto così reale"
"Fidati che non lo è. Cosa vedi?" Waters non ricevette alcuna risposta, e, capendo che Ginger non era affatto ansiosa di descrivere ciò che vedeva, preferì non insistere "ad ogni modo, l'unica cosa importante che devi tenere in mente è che, fino a quando l'effetto della pasticca non sarà finito, tutto quello che vedrai, per quanto possa apparirti spaventoso e reale, è solo una proiezione mentale"
"Sembri molto afferrato sull'argomento"
"Ho avuto anche io le mie esperienze, ma ho smesso quando a New York mi sono ritrovato immobile in mezzo alla strada e non riuscivo più a muovere un singolo muscolo. Posso garantirti che non è un'esperienza affatto piacevole" le parole del bassista caddero nel silenzio, e nessuno dei due pronunciò più una sola parola fino al momento dell'arrivo; dopo aver parcheggiato la macchina lungo il vialetto principale di casa, Roger aprì la portiera a Ginger e la condusse dentro casa, non senza qualche titubanza da parte della giovane, che ancora non riusciva a scacciare dalla mente il pensiero di essere inseguita dai vermi che a loro tempo avevano tormentato Syd.
Una volta in casa, le diede dei vestiti puliti, le preparò una tazza di the caldo e chiamò Pamela per tranquillizzarla sulle condizioni di salute della figlia adottiva maggiore; Ginger partecipò in modo passivo alla chiamata tra i due, con gli occhi scuri e spenti sempre fissi sulla bevanda calda dal colore ambrato.
"Tutto apposto, adesso Pam è tranquilla. Hai idea di quanto fosse preoccupata per te?" disse il bassista, dopo aver concluso la telefonata, posando la cornetta "perché non bevi quel the? Ti consiglio di farlo, così ti scalderà un po'"
"Non posso. Credo di avere appena visto un pesce nuotare nel mio the" Ginger sollevò gli occhi, Roger ricambiò lo sguardo e si lasciò andare ad un lungo sospiro frustrato.
"Vieni. È meglio se lasci perdere il the e provi a chiudere gli occhi, chissà che così l'effetto di quella schifezza che hai preso passi più in fretta".
Waters non incontrò alcuna difficoltà a condurre la ragazza al piano superiore della villetta, il vero problema arrivò quando raggiunsero la camera da letto per gli ospiti: dopo aver aperto la porta, ed aver lanciato una fugace occhiata al suo interno, Ginger si girò verso il padrone di casa e, con aria risoluta, affermò di non avere alcuna intenzione di dormire.
Ed il motivo era semplice: aveva troppa paura per farlo.
Dopo aver ricevuto quella spiegazione, Roger capì di avere tirato un sospiro di sollievo troppo in fretta e che l'effetto della pasticca di acidi era ben lontano dallo svanire; iniziò a chiedersi cosa diavolo avesse accettato da quello sconosciuto, e sperò che non si trattasse di una di quelle schifezze che potevano indurre un trip anche per mezza giornata, perché la notte era ancora lunga da trascorrere.
"Non c'è niente in questa stanza" seguendo lo sguardo fisso e terrorizzato della rossa, il più grande si accorse che era puntato sull'armadio che occupava la parete a destra del letto "hai paura che lì dentro ci sia la cosa che ti stava inseguendo e che vuole farti del male? Guarda, ti faccio subito vedere che non è così".
Pazientemente, Roger aprì ogni anta dell'armadio vuoto, e con altrettanta pazienza ripeté la medesima operazione con ogni singolo cassetto del comodino, con la finestra che si affacciava sulla strada e con la porta del bagno adiacente; per scrupolo personale controllò perfino sotto il letto, come si faceva con i bambini piccoli, e ripeté alla giovane che si trovava in un posto sicuro e che erano solo allucinazioni.
Ma Ginger non riusciva a togliersi dalla testa l'idea di essere inseguita dagli stessi vermi che avevano rovinato la vita a Syd, ed anche se l'armadio era vuoto, era certa che non appena il bassista se ne sarebbe andato, spegnendo le luci dietro di sé, loro sarebbero sbucati da lì, o da sotto il letto.
"Non voglio stare qui da sola"
"Ohh, perfetto" commentò sarcasticamente il giovane uomo, visto che la serata stava andando di male in peggio "allora facciamo così: non posso lasciarti sola, altrimenti credo che alla prima buona occasione proverai a scappare dalla finestra, e quindi io me ne starò seduto lì, su quella poltrona, ad assicurarmi che niente e nessuno possa disturbare il tuo sonno, ma tu devi cercare di dormire, d'accordo? Ti prometto che se ora chiuderai gli occhi, al tuo risveglio tutto sarà passato"
"Davvero?" chiese la rossa con titubanza, ed il giovane uomo annuì con la testa; dovettero passare, però, altri minuti di rassicurazioni prima che Ginger si decidesse effettivamente ad infilarsi sotto le coperte, ed un altro quarto d'ora prima che chiudesse gli occhi.
Roger la guardò addormentarsi lentamente, e nel silenzio della stanza ripensò ad una situazione simile accaduta appena l'anno precedente, in estate: Ginger aveva avuto un crollo nervoso quando Jennifer aveva avuto un malore in seguito all'assunzione di una pasticca di acidi, al pronto soccorso erano stati costretti a somministrarle un calmante così forte da intontirla, e da costringerlo ad assisterla tutta la notte per evitare che scambiasse la finestra della camera per la porta del bagno; ricordava che in quell'occasione, a causa del nervosismo e della flebo, al loro ritorno in albergo la ragazza aveva vomitato addosso ad una delle sue giacche preferite, rovinando inevitabilmente la pelliccia sul colletto.
Ricordava, inoltre, che David era sparito per l'intera notte, per poi ricomparire la mattina successiva; solo in seguito aveva scoperto che i suoi sospetti erano fondati, e che era stato in compagnia della sua amante.
E mentre si accendeva una sigaretta, date le condizioni in cui si trovava Ginger, ripensò alla vacanza a Formentera fatta con lo scopo di rimettere in forma Syd, ed in modo particolare alla sera in cui, mentre fuori infuriava un brutto temporale, aveva dato di matto, aveva ferito delle persone, si era ferito lui stesso ed aveva tentato di arrampicarsi su una parete del salotto della villetta presa in affitto; quando il suo migliore amico aveva afferrato una chitarra acustica ed aveva colpito Ginger in testa, nonostante i tagli sanguinanti che aveva sul lato destro del viso, era intervenuto per fermarlo: lo aveva bloccato con la forza contro la stessa parete che aveva tentato di arrampicare, gli aveva immobilizzato le braccia affinché non fosse più un pericoloso né per gli altri né per sé stesso ed aveva impiegato diverso tempo prima di riuscire a calmarlo ed a convincerlo che gran parte di quello che vedeva non era reale, e nel frattempo che lui aveva tentato di calmare Syd, gli altri erano andati a prestare soccorso alla rossa, ed avevano deciso che il giorno dopo sarebbero rientrati anticipatamente in Inghilterra.
Quella notte l'aveva trascorsa nello stesso modo che stava facendo in quel momento: anziché raggiungere Judith nella loro stanza, era rimasto a controllare che il suo migliore amico non avesse altre ricadute o che non sgattaiolasse via per procurarsi alla droga; la mattina seguente, quando si era svegliato, Syd non ricordava nulla della crisi che aveva avuto durante la cena, non ricordava neppure quello che aveva fatto la giornata precedente, chi gli avesse procurato la droga e di che genere fosse, e sembrava quasi essere tornato il ragazzo di mesi prima.
Ma, nonostante l'apparente normalità che Syd aveva ritrovato il mattino seguente, era stato proprio durante quella lunga notte insonne che Roger aveva finalmente aperto gli occhi su quali fossero le reali condizioni della salute mentale del suo amico d'infanzia, e sempre durante quella notte aveva maturato l'idea che avesse bisogno di vedere uno specialista che potesse fare qualcosa per lui; e adesso, stava accadendo qualcosa di molto simile a Ginger.
Fortunatamente non si trovava nelle stesse condizioni di Syd (quando aveva aperto gli occhi e preso la decisione di portarlo ad un consulto con uno dei migliori psichiatri di Londra, ormai per lui era già troppo tardi e non si poteva più fare nulla di concreto), ma ciononostante la sua situazione era più grave di quello che immaginava, e lo dimostrava la serie di scelte impulsive che aveva preso quella sera; qualcuno doveva intervenire prima che fosse troppo tardi, come accaduto con Syd, e Roger sapeva che, per quanto sarebbe stato duro ed impegnativo, quel compito spettava a lui.
Tuttavia, per il momento avrebbe atteso e pazientato, perché prima di tutto doveva aspettare che la giovane si svegliasse e che l'effetto della sostanza assunta svanisse del tutto.
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