*13*
"Mamma dice che quelle fanno male".
Roger era così assorto nei propri pensieri che impiegò un paio di secondi prima di accorgersi che Keith stava parlando con lui, ed altrettanti per capire che si stava riferendo alla sigaretta che, in modo del tutto inconscio, aveva acceso e portato alle labbra; era un gesto che compieva ormai così automaticamente che a volte, a fine giornata, restava sorpreso di tutti i mozziconi che trovava nel posacenere.
"Lo ripeteva spesso a Dave quando stavano ancora insieme e abitavamo tutti nella stessa casa" proseguì il bambino, fissando con curiosità la sigaretta accesa che il bassista aveva in mano "però qualche volta ho visto che le usava di nascosto, in giardino"
"Tua madre ha ragione, fanno molto male"
"Ma mi hai già detto una volta che fanno male" ribatté Keith, riferendosi ad una conversazione simile che avevano avuto durante la vigilia di Natale di tre anni prima, occasione in cui si erano visti per la prima volta "però c'è una cosa che non capisco: se davvero fanno male, perché allora tu continui ad usarle? Se una cosa fa male, non si dovrebbe smettere di usarla subito?"
"Hai detto delle parole giustissime, Keith" rispose Roger, spegnendo subito la sigaretta nel posacenere che Pamela aveva messo a sua disposizione "purtroppo la mia è una brutta abitudine, ma sono certo che quando sarai più grande non commetterai il mio stesso errore. Mi raccomando: se sei tentato di provare una di queste, per qualunque motivo, non farlo, perché se un giorno vorrai smettere, sarà terribilmente difficile riuscirci, hai capito?".
Il bimbo aveva ascoltato in modo distratto le parole del bassista, con lo sguardo rivolto verso le scale che portavano al primo piano, e lo testimoniarono le parole che pronunciò subito dopo.
"La mamma non scenderà, vero?"
"Perché dici questo?".
Keith indicò le scale con il piccolo indice destro, e nel silenzio assoluto che era improvvisamente sceso tra loro due, Roger udì distintamente Pamela che tentava di convincere Ginger a prepararsi perché dovevano uscire.
"Tua mamma è molto provata da quello che è successo, ma sono certo che scenderà. Ha bisogno solo di qualche istante per sé stessa"
"Che cosa vuol dire provata?" chiese, allora, il bambino incuriosito, perché si trattava di un termine nuovo, che non aveva mai sentito e di cui non conosceva il significato; il bassista, prima di rispondere, si allontanò dalla finestra e prese posto sul divano, affianco a lui.
"È un modo per dire molto triste"
"Ahh, adesso credo di avere capito! Mamma è così triste per quello che è successo alla zia, che non riesce a prepararsi!" esclamò il piccolo, contento perché aveva imparato una nuova parola "anche io sono molto triste per quello che è successo alla zia"
"Lo siamo tutti, ma tua mamma in modo particolare perché loro due erano molto legate" mormorò il bassista in difficoltà, dal momento che stava affrontando un argomento così delicato con un bambino che aveva appena cinque anni; non sapeva cos'altro aggiungere per tirargli su il morale, e prima che riuscisse a farsi venire in mente qualcosa di appropriato, venne preceduto dallo stesso Keith.
"Anche la nonna è triste, ma la mamma lo è molto di più. Infatti, la nonna mi ha detto di starle vicino, e di non parlare mai della zia, sennò la farei stare ancora più male... Pensi che mia mamma non vuole raccontarmi niente di mio papà per lo stesso motivo?".
Se prima Roger era in difficoltà, adesso era letteralmente senza parole; e difatti, si ritrovò a fissare il piccolo con le labbra socchiuse mentre quest'ultimo lo fissava a sua volta, con uno sguardo curioso, in attesa di una risposta.
Quando finalmente riuscì a parlare, il giovane uomo gli chiese il perché di quella domanda, e Keith, nella sua innocenza infantile, si limitò a scrollare le spalle.
"Non lo so... Se non devo parlare della zia per non rendere la mamma ancora più triste, ho pensato che forse lei non vuole dirmi nulla del mio papà per lo stesso motivo... Tu che cosa ne pensi?".
Per sua fortuna, al giovane uomo venne risparmiato l'arduo compito di rispondere ad una domanda così spinosa e complicata dall'arrivo di Pamela; la donna, con in braccio il piccolo Demi, dopo essere scesa dall'ultimo scalino, si lasciò andare ad un profondo sospiro e, guardando Waters, scosse la testa.
Sia lei che Demi, che Keith, che il bassista stesso indossavano abiti completamente neri perché quella mattina si svolgeva il rito funebre per Jennifer.
"Niente da fare: ho provato in qualunque modo per farle cambiare idea, ma non ci sono riuscita. Non ha nemmeno voluto aprirmi la porta. Ormai dobbiamo partire e non so più cosa dire per convincerla ad uscire. Io..." vedendo che Pamela iniziava visibilmente ad agitarsi, e per timore che potesse avere un collasso per le troppe emozioni, Roger cercò prontamente di tranquillizzarla: le disse che non doveva preoccuparsi di Ginger, che ci avrebbe pensato lui a convincerla ad uscire dalla stanza ed a partecipare alla funzione e che poteva recarsi in chiesa con i bambini, perché loro due li avrebbero raggiunti nell'arco di pochi minuti.
Quando rimase solo in casa, mentre Pamela sistemava Demi sul seggiolino in macchina e si assicurava che la cintura di Keith fosse ben allacciata, si recò subito al primo piano dell'abitazione e bussò alla porta della camera da letto che un tempo era appartenuta alle due sorelle.
La risposta della rossa non tardò ad arrivare, e naturalmente fu tutto tranne che gentile: convinta che dall'altra parte ci fosse ancora la madre adottiva, la giovane ripeté che era tutto inutile e che i suoi tentativi non avrebbero portato a nulla, perché non era intenzionata ad uscire dalla stanza.
"Io non sono Pamela".
Alle parole del bassista, seguirono alcuni secondi di silenzio.
"Non cambia un bel niente. Io da qui non esco. Se non ci è riuscita mommi a farmi cambiare idea, dubito fortemente che tu possa farcela. Stai solo sprecando il tuo tempo"
"Non ho mai detto di volerti costringere ad uscire" ribatté il giovane uomo, optando per una linea d'azione che fosse più morbida possibile "voglio solo parlare, d'accordo? Posso entrare, così possiamo farlo faccia a faccia? Non ho molta voglia di avere una conversazione con una porta"
"No" rispose in tono secco la giovane, dall'altra parte del legno chiaro "mi hai presa per una stupida? Pensi che non abbia capito quello che stai cercando di fare? Tu vuoi convincermi ad uscire, ma ti ho già detto che è tutto inutile. Ti ripeto quello che ho già detto a mommi: non sono assolutamente intenzionata ad uscire da questa stanza, qualunque cosa tu dica. Lasciatemi in pace"
"Sai cosa mi ricorda tutto questo?" disse il bassista dopo una breve pausa "Syd ti ha mai raccontato di quando ha perso suo padre?".
Questa volta, dall'altra parte della porta non arrivò alcuna risposta; in compenso, Roger udì distintamente il rumore di una chiave che girava all'interno di una serratura, ed un attimo dopo apparve il volto di Ginger, visibilmente provato dopo una notte insonne, trascorsa a piangere, come testimoniavano gli occhi rossi e gonfi.
Attraverso la porta socchiusa, il giovane uomo vide anche il vestito nero che la giovane doveva indossare, abbandonato senza alcuna cura su una sedia.
"Con quello che sto passando in questo momento, ti sembra il caso di menzionare proprio lui?" chiese Ginger, a denti stretti, senza neppure essere in grado di pronunciare il nome del suo primo amore "se pensi di riuscire a convincermi ad uscire in questo modo, ti sbagli di grosso. E se invece era un tentativo di tirarmi su il morale, o di distrarmi, allora ti consiglio di fare ancora molta pratica, perché stai facendo tutto l'opposto"
"Lasciami arrivare fino alla fine, ma prima fammi entrare in camera"
"Non riesci proprio a formulare una richiesta gentile, vero? Devi sempre parlare per ordini od imposizioni" nonostante la battuta sarcastica e la poca voglia d'interagire col bassista, Ginger si scostò dalla porta e lo lasciò entrare, perché era curiosa di sentire cosa aveva da dirle; si sedette sul bordo del suo vecchio letto, incrociò le braccia e lo esortò, seccata, a proseguire.
"Syd e suo padre erano molto legati, ed è stata molto dura, per lui, accettare la sua scomparsa. Il giorno del funerale è scappato dalla chiesa nel bel mezzo della funzione religiosa, io l'ho inseguito, ho cercato di fargli cambiare idea, ma non ci sono riuscito, ed alla fine abbiamo trascorso l'intera giornata nei pressi di un laghetto in cui andavamo spesso a pescare da ragazzini".
L'espressione della giovane si rabbuiò ulteriormente, perché anche se Roger non aveva detto molto a riguardo, aveva capito lo stesso che il laghetto in questione era lo stesso che Syd le aveva mostrato una notte di diversi anni prima, ed era stato anche il luogo del loro primo appuntamento ed in cui si erano scambiati il loro primo bacio, sotto un meraviglioso cielo stellato.
"Scusa, ma non riesco proprio a capire cosa c'entra questo racconto con la mia situazione"
"Syd non ha voluto rimanere fino alla fine del funerale perché non riusciva ad accettare che suo padre non ci fosse più. Pensava di cambiare qualcosa rifiutandosi di guardare in faccia la realtà, ma non è così: non solo non ha ottenuto nulla, ma ha anche perso l'occasione di salutare suo padre un'ultima volta. Anche io, per anni, ho commesso il suo stesso errore: mio padre risulta tutt'ora disperso in guerra. Non hanno mai trovato il suo corpo, ed io mi sono aggrappato alla speranza che fosse ancora vivo, ma che non riuscisse a trovare la strada per tornare a casa. Per tanto tempo ho sperato di vederlo apparire davanti la porta di casa mia, ma non è mai successo e sono stato costretto a riconoscere che questo non accadrà mai, perché lui non c'è più da quando avevo pochi mesi"
"Il tuo caso è leggermente diverso dal mio, se non lo avessi notato: tu non hai mai conosciuto tuo padre, io invece ho conosciuto mia sorella" le labbra carnose della ragazza tremarono "e non sono riuscita a salvarla. Non sono riuscita a fare nulla di concreto per lei"
"Ma rifiutarti di andare al suo funerale non cambierà la realtà dei fatti, Ginger, non la farai tornare indietro. Per quanto può essere doloroso, devi darle il tuo ultimo saluto"
"Non credo di farcela..."
"Cerca di trovare la forza per farcela, perché non puoi rimanere chiusa qui dentro per l'eternità. Pensa ai tuoi figli. Pensa a Pamela: per te è già abbastanza dura, ma prova ad immaginare cosa deve essere per lei! Di sicuro, vorrà averti a tuo fianco in chiesa per riuscire a sopportare meglio l'intera funzione"
"... E poi, se dovessi andare in chiesa, sarei costretta a vedere certe persone con cui non voglio avere più nulla a che fare" continuò Ginger, senza aver prestato minimamente ascolto alle parole di Roger; quest'ultimo, dopo aver emesso un sospiro seccato, decise di cambiare completamente linea d'azione, perché ormai aveva l'impressione di avere a che fare con i capricci di una bambina.
"Se la situazione fosse capovolta, sono certo che Jennifer si sarebbe recata in chiesa senza fare tutte queste sceneggiate".
La rossa spalancò immediatamente gli occhi, guardò esterrefatta il bassista e gli chiese di ripetere ciò che aveva detto; ed anche se gli stava dando la possibilità di ritirare tutto quanto, lui ripeté quelle parole senza scomporsi, a differenza di Ginger che avvampò dalla rabbia e si alzò di scatto dal letto.
"Ma come ti permetti!" esclamò "come osi dire che le mie sono solo sceneggiate? Ti rendi conto che ho perso mia sorella?"
"Sì, ed è proprio per questo motivo che sto cercando di convincerti ad assistere alla funzione, altrimenti finirai per commettere il peggior errore della tua vita. E sono certo che lei non vorrebbe vederti chiusa in camera, a piangerti addosso"
"E tu cosa vuoi saperne di quello che vorrebbe o non vorrebbe mia sorella?" esplose infine la giovane, senza riuscire più a controllarsi dal gridare, perché quello era troppo per lei "credi davvero di conoscerla così bene solo perché vi siete frequentati per pochi mesi e perché siete andati a letto insieme? Tu non sai un bel niente di Jennifer, e sai qual è stato il vero peggior errore della mia vita? Chiederti quel maledetto favore, perché per colpa tua ho perso dei momenti preziosi con lei che non potranno mai tornare indietro. Per colpa tua, ho sprecato del tempo che avrei potuto trascorrere con Jennifer, e questo non lo perdonerò mai... Né a me né a te. E adesso vattene"
"Stai dicendo che è colpa mia se hai passato meno tempo con tua sorella, quando io non ho fatto altro che seguire le tue indicazioni, e adesso che sono qui per aiutarti, vuoi cacciarmi via? Sul serio?" chiese Roger, inarcando le sopracciglia, e Ginger si limitò ad indicare la porta della camera con l'indice destro, per poi voltargli le spalle; fu il turno del giovane uomo di esplodere, perché a suo parere la rossa si stava comportando da grandissima ingrata "benissimo, se è questo che vuoi allora questo avrai. Me ne vado perché non ho alcuna intenzione di discutere con te in questo momento, ma ti avverto: scordati della mia esistenza non appena sarò uscito da quella porta perché questa sarà l'ultima volta che mi vedrai. Sono stanco di te, sono stanco dei tuoi comportamenti e sono stanco di commettere lo stesso errore. Fai come vuoi, Ginger, io non voglio più perdere tempo ad aiutare una persona che non desidera essere aiutata".
Con quelle parole, Roger sperava di ottenere una reazione da parte di Ginger, ma lei rimase perfettamente immobile ed in silenzio; quando capì che era tutto inutile, e che la giovane stava aspettando che se ne andasse, uscì dalla stanza sbattendo con forza la porta, scese in fretta le scale, abbandonò altrettanto in fretta l'abitazione e salì nella propria macchina.
Il bassista lanciò un fugace sguardo in direzione della facciata frontale dell'abitazione, scosse la testa e mise in moto la macchina.
Mentre si lasciava la casa alle proprie spalle, si ripromise che non avrebbe più commesso lo stesso errore con Ginger e che forse quella era la giusta occasione perché iniziasse a dar retta ai consigli di John.
Una volta rimasta sola in camera, Ginger si lasciò cadere sul bordo del letto che un tempo era suo, nascose il viso tra le mani e scoppiò in lacrime; non piangeva per il litigio avuto con Roger e per le parole dure che le aveva rivolto senza alcun valido motivo, di lui non le importava proprio nulla, ma per la sorella adottiva minore, per la sua perdita e per il vuoto incolmabile che aveva lasciato.
Prima aveva perso Syd, poi David ed infine era stato il turno di Jennifer.
Il colpo finale, quello da cui non sapeva come riprendersi.
La giovane nascose la testa contro la stoffa del cuscino e prese a singhiozzare più forte.
Desiderava ardentemente che quello che stava vivendo non fosse altro che un incubo, come lo aveva desiderato quando aveva perso Syd e quando il suo matrimonio era andato in frantumi, e che ben presto si sarebbe svegliata ed avrebbe scoperto non solo che Jennifer era ancora viva, ma che anche la sua malattia non era stata altro che un brutto sogno da dimenticare; ma purtroppo, anche se come aveva detto Roger stava cercando di non guardare in faccia la realtà, sapeva già benissimo che nulla di simile sarebbe mai accaduto.
Non poteva svegliarsi da quell'incubo, perché lo stava già vivendo ad occhi aperti.
E non aveva la più pallida idea di quello che ne sarebbe stato di lei.
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