*12* (PARTE DUE)

1974, marzo.








Nonostante la stanchezza e la debolezza provocate dalla malattia, quando Roger entrò nella stanza d'ospedale in cui era ricoverata Jennifer, e si sedette affianco al lettino, lei trovò ugualmente la forza di salutarlo con un sorriso; per il giovane uomo non si rivelò affatto semplice ricambiare il saluto con un sorriso altrettanto luminoso, soprattutto quando i suoi occhi chiari si soffermarono sul corpo della ragazza: la camicia da notte ed il lenzuolo riuscivano a camuffare ben poco, talmente erano evidenti i cambiamenti fisici che aveva subìto nell'arco di un singolo mese, a testimonianza della malattia che stava procedendo sempre più rapidamente.

Quasi non sembrava più la stessa persona con cui aveva trascorso insieme tre giorni a Brighton, perché fino a quattro settimane prima il volto di Jennifer non era così pallido e sciupato; e fino a quattro settimane prima le sue braccia non erano affatto così esili.

La malattia la stava rapidamente consumando, famelica, dall'interno, e per qualche strano motivo, al bassista tornarono in mente i vermi che Syd pensava di avere dentro la testa, e che a detta sua gli stavano lentamente mangiando il cervello; se chiudeva gli occhi, ancora riusciva a vederlo, a Formentera, quando gli aveva chiesto, quando lo aveva supplicato urlando, di fare qualcosa, qualunque cosa, per farli smettere, perché il rumore delle mascelle che continuavano a masticare rumorosamente lo stava facendo andare fuori di testa, e lui era rimasto in silenzio, perché non c'era nulla che potesse fare per scacciare qualcosa che esisteva solo nella mente danneggiata del suo migliore amico.

Si era sentito impotente allora proprio come si sentiva impotente adesso, perché l'unica cosa che poteva fare era mentire, assecondando così il volere della giovane, che non voleva suscitare alcuna pietà; la capiva appieno, sotto quel punto di vista, perché al posto suo avrebbe preteso lo stesso trattamento, ma diventava sempre più difficile fingere che fosse tutto apposto quando l'aspetto fisico di Jennifer in primis lasciava presagire il contrario.

"Ti trovo bene" riuscì ugualmente a dire il bassista, nascondendo alla perfezione ogni sforzo, per poi lanciare una fugace occhiata verso il comodino "ma ti troverei ancora meglio se avessi mangiato il tuo pranzo. Quel cibo ha un aspetto a dir poco delizioso, sei proprio sicura di non voler assaggiare neppure un boccone?"

"Magari più tardi, adesso non ho proprio fame" Roger annuì in risposta, ma aveva già capito che non ci sarebbe stato nessun più tardi e che un'infermiera avrebbe ritirato il vassoio intatto, nelle medesime condizioni in cui era stato posato sul comodino "poco fa è stato qui il dottore. Abbiamo parlato"

"Bene, e cosa ti ha detto?"

"Niente che non sapessi già per conto mio, si è limitato solo a confermare ciò che è fin troppo evidente" rispose la più piccola, ed il sorriso allegro che aveva sulle labbra, e che aveva riservato al giovane uomo nel momento in cui era entrato nella stanza, divenne mesto "a quanto pare ci siamo, Roger, quel momento è arrivato".

A Jennifer non servì aggiungere altro; il bassista aveva immediatamente compreso che con le parole quel momento alludeva all'operazione chirurgica ed alla decisione da prendere in merito ad essa: o tentava la sorte con essa o continuava a prendere i medicinali, che comunque si stavano rivelando inefficaci.

"Devo prendere una decisione, e mi trovo ancora al punto di partenza perché non so cosa fare: se decido di continuare con la terapia farmacologica, potrei andare avanti ancora qualche mese come poche settimane. Il dottore non lo ha detto a parole, ma ha lasciato intendere che se continuassi come ho fatto finora, avrei il tempo contato. Ma se decido di sottopormi all'operazione, equivale a tentare la fortuna: può andarmi bene come essere un disastro colossale. Mi hanno detto che mi lasciano tutto il tempo di cui ho bisogno per prendere una decisione importante come questa, ma io non so dove sbattere la testa" continuò la giovane, stringendo il lenzuolo con entrambe le mani "se decido di tornare a casa, condannerò le persone a me più care a vedermi spegnere lentamente, giorno dopo giorno, e se decido di sottopormi all'operazione potrei addormentarmi e non risvegliarmi mai più. A questo punto, posso solo che optare per il male minore"

"Forse dovresti discuterne proprio con le persone a te più care, io non c'entro nulla in tutto questo" provò a tirarsi indietro il bassista, perché per quanto in quei pochi mesi si fosse avvicinato a Jennifer, ed avesse scoperto di apprezzare la sua compagnia, non desiderava avere sulle proprie spalle una simile responsabilità; e non riusciva a capire perché la giovane stesse ponendo una domanda così delicata proprio a lui, per la seconda volta per giunta: quando un'infermiera, in sala d'attesa, aveva detto che Jennifer voleva parlargli, era rimasto piuttosto sorpreso, convinto com'era che avrebbe richiesto la presenza della madre adottiva o della sorella (che non aveva perso occasione per riservargli un'occhiata profondamente risentita) "perché lo stai chiedendo a me?"

"Perché mi fido di te" rispose Jennifer con un sorriso, allungando la mano destra e posandola su quella sinistra di lui "e perché in questi mesi sei stato l'unica persona che mi ha sempre trattata in modo normale, come io ho chiesto. Mommi e Ginger ci hanno provato, ho visto i loro sforzi, ma il loro atteggiamento nei miei confronti è cambiato drasticamente da quando mi è stata diagnosticata la malattia. Se chiedessi a loro un consiglio, so già cosa mi direbbero. Mi direbbero di tentare con l'operazione perché desiderano avermi con loro il più a lungo possibile, ed io non voglio sentirmi dire quello che le altre persone vorrebbero, ma un parere del tutto obiettivo. E tu sei l'unico che può darmelo. Che cosa devo fare, secondo te, Roger? Qual è la decisione migliore? Continuare con i farmaci, e sperare che avvenga un miracolo, o tentare con l'operazione chirurgica, e sperare in un miracolo ancora più grande?".

Jennifer guardò Roger negli occhi, e lui ricambiò il suo sguardo.

Sapeva che questa volta non poteva cavarsela in alcun modo: Jen si aspettava una risposta diretta da parte sua, ed avrebbe insistito finché non l'avesse ricevuta.

Ma come poteva accontentare la sua richiesta? Il suo non era un capriccio od un desiderio. Non gli stava chiedendo di accontentare una voglia improvvisa di andare al cinema o di cenare in un determinato ristorante elegante in centro città. Non gli stava neppure chiedendo di regalarle un costoso abito dei grandi magazzini Harrods, no.

Gli stava chiedendo di prendere una decisione importante che riguardava la sua vita, una decisione da cui sarebbe dipeso tutto il suo futuro.

In parole povere, stava rimettendo la propria vita nelle sue mani.

Peccato solo che lui per primo non aveva la più pallida idea di quale fosse la scelta giusta da fare; Pamela e Ginger non riuscivano ad avere una visione obiettiva dell'intera faccenda perché erano profondamente legate a Jennifer, ma lui sì, e proprio tale visione obiettiva lo aveva portato alla conclusione che la giovane stessa gli aveva confidato il mese precedente: qualunque fosse la sua scelta, l'epilogo sarebbe stato il medesimo.

Jennifer sembrava essere irrimediabilmente segnata, e forse la vera decisione da prendere non era in merito all'opzione che le avrebbe dato qualche speranza di guarigione. Ma piuttosto a quale sarebbe stata la più indolore e veloce.

Il male minore, come lei lo aveva definito.

Negl'istanti di silenzio in cui stava ancora riflettendo, Roger pensò all'ultima conversazione avuta con il fratello maggiore, ed immaginò John dirgli quel famoso te lo avevo detto, insieme a molti altri insulti, perché era riuscito per l'ennesima volta a complicarsi ancora di più la vita.

"Accetta di sottoporti all'operazione"

"Credi che sia la scelta migliore?" l'espressione preoccupata della più piccola si accentuò "e se qualcosa dovesse andare storto? E se dovessi non risvegliarmi? Non voglio che il mio ultimo ricordo sia legato ad una stanza operatoria, non voglio che le ultime facce che veda appartengano a degli sconosciuti"

"Ma se il dottore ti ha detto che i farmaci ormai sono inutili, allora non ti resta davvero che l'operazione come ultimo tentativo. Non penso proprio che tu voglia tornare a casa, sperare in un miracolo e lasciare che la tua famiglia ti veda spegnerti lentamente"

"No, non potrei mai sottoporre mommi e Ginger ad una simile tortura. E lo stesso vale per i bambini: sono già abbastanza destabilizzati dalla situazione che stanno vivendo, non hanno bisogno di subire un altro trauma per colpa della loro zia. Mi rendo conto che non mi resta altro da tentare se non questo, lo so fin troppo bene, è solo che... Sarebbe tutto molto più semplice se avessi qualche garanzia in più...".

Roger sentì tremare la mano destra di Jennifer, ancora appoggiata sulla sua sinistra, e le strinse le dita con delicatezza, per darle supporto e coraggio.

Ma la stava davvero aiutando in quel modo oppure le stava solo addolcendo la pillola amara con una spudorata menzogna?

"È normale avere paura, Jen, chiunque al tuo posto sarebbe terrorizzato se dovesse prendere una simile decisione, e non so in quanti ci riuscirebbero, sai? Penso che la maggior parte preferirebbe tornare a casa e continuare con la terapia farmacologica piuttosto che affrontare un simile salto nel vuoto. Ma questo non è il tuo caso, perché sei una persona estremamente forte"

"Guarda che mi stai confondendo con mia sorella"

"No, nient'affatto, sto parlando proprio di te. Jen, ma ti rendi conto dell'enorme forza interiore che hai dimostrato in questi mesi? Sai in quante persone al posto tuo si sarebbero chiuse in casa ed avrebbero smesso di vivere la propria vita, dopo aver ricevuto una simile notizia? Invece, non solo hai continuato a fare tutto quello che facevi prima, ma hai anche giustamente preteso di essere trattata in modo normale. Io non so se al posto tuo sarei riuscito a dimostrare una forza d'animo simile. E come sono convinto che tu sia una persona forte, sono altrettanto convinto che riuscirai a superare l'operazione senza che ci sia alcuna complicazione"

"Lo pensi davvero?".

Lo pensava davvero?

"Sì, Jen, lo penso davvero" rispose lui, con convinzione, riuscendo perfino a sorridere per dare maggior enfasi alle proprie parole.

Ma se lo pensava davvero, perché continuava ad avere la sgradevole sensazione di raccontare solo bugie su bugie?

Jennifer non notò nulla del turbamento interiore di Waters, e ricambiò la stretta sulla sua mano sinistra con un sorriso che si era nuovamente rasserenato grazie alle sue parole; e quel sorriso contribuì solo a farlo sentire ancora peggio.

"Allora penso proprio di avere preso la mia decisione: dirò al dottore che sono intenzionata a procedere con l'operazione" sentenziò la ragazza; lentamente, il sorriso che aveva sulle labbra lasciò spazio ad un'espressione seria "ma c'è una cosa che dovresti fare per me, Roger. Ho bisogno di un favore da parte tua".










Il favore chiesto da Jennifer non era nulla né di complicato né d'impossibile da realizzare: la giovane non desiderava altro che il bassista si trasferisse momentaneamente a casa sua, affinché potesse esserle vicino nei giorni precedenti all'operazione e potesse infonderle nuovamente coraggio qual'ora avesse avuto qualche momento di sconforto; Roger aveva accettato all'istante, ed il suo soggiorno a casa Anderson era iniziato il giorno stesso in cui Jennifer era stata dimessa dall'ospedale, in vista dell'operazione che era prevista da lì ad appena quattro giorni.

Il giovane uomo era tornato nella propria abitazione solo il tempo necessario per recuperare alcuni dei propri effetti personali, ed i suoi due grossi e pigri gatti neri: tutto ciò che gli era rimasto del matrimonio con Judith; aveva deciso di portare con sé Fender e Precision perché affidarli alla madre sarebbe stato solo che un madornale passo falso: se le avesse chiesto un simile favore, lei avrebbe preteso di conoscere le motivazioni che si celavano dietro ed avrebbe insistito fino all'esasperazione, e non era affatto ansioso di aggiornare anche lei riguardo il casino totale in cui si era trasformata la sua vita privata.

Se già John aveva avuto molto da ridire a riguardo, neppure voleva immaginare la reazione della madre.

Aveva deciso di portare con sé Fender e Precision anche perché sperava che fungessero da distrazione per Jennifer, sempre più preoccupata per l'imminente operazione che doveva affrontare, ed il suo piano funzionò fin troppo alla perfezione, perché i due felini attirarono fin da subito l'attenzione di Keith e Demi, che fino a quel momento non avevano avuto nessun animale domestico; ma se il più grande chiedeva sempre il permesso di poterli accarezzare, e cercava sempre in loro presenza di non commettere nessun movimento brusco per non spaventarli, il più piccolo era molto più esuberante, e la prima cosa che provò a fare, quando li vide, fu di afferrare e tirare la coda del povero Fender, che per sua fortuna riuscì a scappare appena in tempo.

Pamela non aveva sollevato nessuna obiezione dinanzi alla richiesta di Jennifer; neanche Ginger lo aveva fatto, ma solo perché era stata proprio la madre adottiva a bloccarla, grazie ad un discorso da persona matura a persona matura: alla rossa non era rimasto altro che ingoiare il boccone amaro e sopportare, in silenzio, la presenza di Waters, limitandosi a fingere che fosse invisibile, ed il bassista aveva adottato la stessa tecnica, in quanto era più semplice fingere a propria volta che la giovane non esistesse, piuttosto che tentare di parlarle e correre il rischio di finire per litigare.

Perché non ne valeva la pena.










Roger si svegliò nel cuore della notte.

Dopo essersi stropicciato gli occhi con il dorso della mano sinistra, ed aver controllato che ore fossero, si voltò verso Jennifer, che dormiva a suo fianco, e tirò un sospiro di sollievo alla vista della sua espressione rilassata, perché significava che il peggio era passato.

Quando i due giovani si erano ritirati nella camera di Jen, Roger aveva fatto appena in tempo a chiudere la porta che lei era esplosa in una vera e propria crisi di pianto, che era riuscita a trattenere per tutta la durata della cena, mostrandosi apparentemente serena e sorridente per non preoccupare la madre e la sorella adottive, ed i nipotini: era scoppiata in una serie di lunghi e disperati singhiozzi, le lacrime avevano iniziato a scendere calde lungo le guance, e con voce rotta e tremante aveva confidato al bassista di non sentirsi affatto pronta per l'operazione chirurgica, prevista per il giorno seguente; gli aveva anche detto che nei giorni precedenti aveva cercato di non pensarci in alcun modo, ma che ora non poteva più farlo, che non riusciva ad essere ottimista e che il suo grande rimpianto era di non essere riuscita a recuperare in qualche modo il rapporto con Danny, perché era certa che non lo avrebbe mai più rivisto.

Roger aveva cercato in qualunque modo di calmare la giovane: l'aveva abbracciata, le aveva più volte asciugato le lacrime ed ancora più volte le aveva sussurrato parole di conforto, dicendole di non doversi preoccuparsi di nulla e che era una persona molto più forte di quello che lei stessa riteneva; le aveva preso il viso tra le mani, l'aveva baciata, Jennifer si era aggrappata a lui con la forza della disperazione e, con un filo di voce, gli aveva chiesto di fare l'amore.

E lui l'aveva accontentata.

Facendo attenzione a non svegliarla, Waters sfilò il braccio destro da sotto il corpo della ragazza, si alzò dal letto, si rivestì ed uscì dalla stanza; altrettanto silenziosamente, per non disturbare il sonno delle altre persone, entrò in bagno e riempì il lavandino con dell'acqua fredda, che usò per rinfrescarsi il viso ed il collo.

E dopo essersi asciugato, il suo sguardo cadde inevitabilmente sullo specchio ovale posizionato sopra il lavandino, ed i suoi occhi azzurri si concentrarono sul proprio riflesso; se l'aspetto fisico di Jennifer era notevolmente cambiato nell'arco di appena un mese, lui non se la passava meglio: il viso era diventato più magro e scavato di quello che già era a causa dell'inappetenza, e sotto gli occhi erano apparse delle profonde ombre scure a causa delle notti che trascorreva insonne, in parte per assicurarsi che Jennifer non avesse un malore nel sonno ed in parte per colpa dei pensieri che non gli davano un attimo di pace.

Era preoccupato per l'operazione, non riusciva a liberarsi della sgradevole sensazione di raccontare solo che un mucchio di balle a Jen, ed in più, come ciliegina sulla torta, si era aggiunta la difficile convivenza con Ginger.

Anche se loro due non si parlavano (ad eccezione dei casi in cui era strettamente necessario, ed erano costretti a farlo), quando si trovavano inevitabilmente nella stessa stanza l'aria diventava tesa; e se fino a quel momento non c'era stata nessuna discussione durante i pasti, perché erano costretti a sedersi a poca distanza l'uno dall'altra, era solo perché avevano sempre cercato di evitare di guardarsi negli occhi.

Era certo che sarebbe stata sufficiente una piccola sciocchezza, come uno scambio di sguardi, per accendere la miccia.

'Ancora poco, e tutto questo finirà' pensò il giovane uomo, ma anche quello non era molto d'aiuto: con l'operazione sempre più imminente, quella storia sarebbe finita in un modo o nell'altro... Ma in quale?

Se l'operazione fosse andata male, avrebbe perso Jennifer, e non aveva alcuna intenzione di perdere una ragazza a cui sentiva di essersi sinceramente affezionato, anche se ancora non era riuscito a far chiarezza nei confronti dei sentimenti che provava per lei.

E se l'operazione fosse andata bene, lei sarebbe stata salva ed avrebbero continuato a frequentarsi... Ma continuare a frequentare la minore delle sorelle Anderson equivaleva a dover avere a che fare anche con la maggiore, ed in quel caso per quanto tempo sarebbero riusciti ad ignorarsi a vicenda prima che uno dei due esplodesse?

E per quanto tempo ancora sarebbero riusciti a tenere Jennifer all'oscuro del loro passato, prima che uno di loro due, per rabbia, non si lasciasse scappare qualcosa in sua presenza?

Ora, a mente completamente lucida, nonostante le ore di sonno arretrato, il bassista iniziava a rendersi conto che forse non era stata un'idea così brillante, come gli era sembrato in un primo momento, confessare a Judith dell'intimità che c'era stata in passato tra lui e la giovane dai capelli fiammeggianti; ma quando gli si era presentata l'occasione perfetta non era proprio riuscito a tacere, perché la sua ex moglie meritava di ricevere una vendetta equivalente al torto che lei stessa gli aveva inflitto.

Ma ormai era troppo tardi per piangere sul latte versato, ed a Roger non rimase altro che svuotare il lavandino ed uscire dal bagno, con la speranza di riuscire finalmente a chiudere un po' gli occhi, almeno per un paio di ore, perché quella che lo attendeva sarebbe stata una giornata dura per tutti quanti; quando uscì dalla stanza, però, tutti i suoi piani vennero improvvisamente sconvolti a causa di un particolare bizzarro che notò per puro caso: in corridoio, c'era una fioca luce proveniente dalle scale che conducevano alla soffitta dell'abitazione.

Pensò che molto probabilmente qualcuno doveva averla lasciata accesa per sbaglio, ma cambiò rapidamente idea non appena sentì un tonfo sordo provenire dal soffitto, proprio in corrispondenza della soffitta, e si rese conto che c'era qualcuno lassù, a quell'ora così tarda di notte; pensò, allora, che potessero esserci dei ladri che si erano intrufolati in casa, ma un secondo tonfo sordo gli fece cambiare idea.

A meno che quelli non fossero i ladri più imbranati al mondo.

Alla fine, dato che era l'unica soluzione per scoprire che cosa stava succedendo, Waters decise di salire le scale, e quando spalancò la porta socchiusa della soffitta si ritrovò faccia a faccia con la responsabile di quei molesti rumori notturni: era stata Ginger a causare tutta quella confusione, e la causa dei tonfi era da attribuire a due scatoloni finiti sul pavimento.

La giovane indossava una camicia da notte, aveva legato i capelli in una lunga treccia e non si era accorta della presenza del bassista perché era troppo impegnata a guardare la propria mano destra; se ne accorse solo quando lui parlò, ed il suo sguardo s'indurì all'istante.

"Che cosa vuoi?" gli chiese, senza tanti giri di parole, lasciando intendere di non gradire affatto la sua intrusione "che cosa ci fai qui?"

"Potrei farti la stessa domanda. Io sono venuto qui perché ho sentito dei rumori, e tu? Tu perché sei qui?"

"Anche se non sono affari che ti riguardano, sono venuta in soffitta per il tuo stesso motivo: anch'io ho sentito degli strani rumori, e sono salita per controllare"

"E quegli scatoloni?"

"Ho urtato accidentalmente uno scaffale e li ho fatti cadere".

Roger inarcò le sopracciglia: era fin troppo evidente che quella di Ginger altro non fosse che una spudorata menzogna, perché l'unico rumore sospetto che aveva udito era stato provocato dalla caduta dei due scatoloni, prima non c'era stato altro; e ad avvalorare quella tesi ci pensò un particolare che cancellava ogni possibile dubbio: in un attimo di distrazione della giovane, il bassista intravide un lungo taglio che sanguinava sul dorso della mano destra, proprio quella che lei stava osservando quando era entrato in soffitta.

E vista l'ostinazione di Ginger di continuare a mentire, Roger le chiese spiegazioni in merito ad esso, curioso di sentire quale altra balla si sarebbe inventata la rossa; e difatti la vide abbassare di nuovo lo sguardo sulla ferita superficiale, che ancora sanguinava, e rimanere in silenzio, di sicuro perché stava cercando d'inventarsi qualcosa di convincente nel minor tempo possibile.

"Io... Non vedo per quale motivo dovrei darti alcun genere di spiegazioni, dal momento che anche questa faccenda rientra nella categoria degli affari che non ti riguardano in alcun modo" rispose la ragazza, in tono secco, e Waters non riuscì a trattenere un mezzo sorriso: quella non era altro che la conferma definitiva a supporto della sua tesi.

"Beh, per il semplice motivo che se si fosse trattato davvero di un incidente, come nel caso degli scatoloni, non vedo perché non avresti dovuto raccontarmi cosa è successo alla tua mano. Vuoi sapere come si sono svolti i fatti, secondo me? Quegli scatoloni non sono caduti accidentalmente, ma perché tu hai dato un pugno allo scaffale, ed è stato in questo modo che ti sei procurata quel taglio".

Ginger spalancò gli occhi, socchiuse le labbra e le richiuse senza emettere alcun suono, come un pesce; dalla sua reazione, Waters capì di avere azzeccato in pieno come si erano svolti i fatti.

"Se anche così fosse, e bada che non sto confermando le tue parole, a te cosa importerebbe? Vuoi dirmi che non ho il diritto di dare un pugno allo scaffale, se ne sento il bisogno?"

"Per quel che mi riguarda, sei libera di fare tutto ciò che vuoi, ma non vedo il motivo per cui dovresti dare un pugno ad uno scaffale, e procurarti deliberatamente una ferita"

"Non ne vedi il motivo?" chiese la rossa, con un sorriso ironico "stai dicendo che dovrei spiegarti il motivo per cui avrei presumibilmente colpito uno scaffale? Dovrei spiegarti le ragioni che si nasconderebbero dietro un simile gesto proprio a te, che sei la persona con cui desidero avere meno a che fare al mondo insieme a David e Richard? E perché dovrei raccontare dei fatti così personali proprio a te?"

"Perché sai che, anche se ti è difficile ammetterlo, sono l'unica persona con cui puoi farlo" rispose il giovane uomo, senza esitare un solo istante o stare troppo a rimuginarci "non puoi farlo con tua madre o con tua sorella per non dar loro maggiori preoccupazioni di quelle che già devono affrontare. Non puoi farlo con i tuoi figli, perché sono solo dei bambini. E non puoi farlo né con David né con Rick, perché con il primo vuoi limitare i contatti al minimo indispensabile mentre con il secondo hai troncato qualunque rapporto di netto. Ergo, io sono l'unica persona che ti resta per poterlo fare, perché so ascoltare. E te l'ho già dimostrato una volta: se così non fosse, perché l'anno scorso, quando hai scoperto di essere stata tradita sia da tuo marito che dal tuo migliore amico, hai bussato proprio alla porta di casa mia?".

Ginger si ritrovò nuovamente senza parole, e non sapeva che cosa rispondere perché Roger aveva detto la verità, e questo la faceva sentire sia arrabbiata che spaventata; non poteva accettare di essere un libro aperto agli occhi di una persona che detestava così profondamente, perché da quando l'aveva incontrata non aveva fatto altro che complicare la sua vita in qualunque modo possibile, ma esattamente come era accaduto l'anno precedente, in quell'orribile giornata che aveva spazzato via il suo mondo, sentiva il bisogno impellente di sfogarsi con qualcuno... E purtroppo per lei, Roger era l'unica persona con cui poteva farlo al momento, perché tutti gli altri erano fuori discussione.

La giovane lanciò un'occhiata alla propria povera mano martoriata.

Che altre opzioni aveva a propria disposizione? O si sfogava con quell'essere insopportabile di Waters, a parole, o continuava a farlo con gli scaffali e le pareti della soffitta, col rischio di svegliare qualcun altro e di ritrovarsi con entrambe le mani piene di tagli sanguinanti.

Ed in quel caso, che spiegazioni avrebbe dato alla madre, alla sorella ed ai suoi bambini?

Era imprigionata in uno di quei momenti in cui non poteva fare altro che arrendersi e riconoscere la propria sconfitta, perché se avesse continuato a puntare i piedi si sarebbe comportata solo da bambina capricciosa ed immatura, uno di quei momento in cui l'unica soluzione era quella di sotterrare momentaneamente l'ascia di guerra, e così decise di fare.

"Dovrei disinfettare la ferita" mormorò la ragazza, accomodandosi a gambe incrociate su un vecchio materasso abbandonato sulle assi di legno del pavimento da diversi anni: apparteneva al letto matrimoniale di Pamela, e la donna aveva deciso di cambiarlo dopo che per lungo tempo era stato usato come tappeto elastico dalle piccole Ginger e Jennifer; e quando quello nuovo era arrivato, quello vecchio era stato sistemato momentaneamente lassù, con l'intenzione di liberarsene prima o poi.

Ginger andava raramente in soffitta perché la vista della finestra che portava al tetto dell'abitazione le ricordava la notte che lei e Syd avevano trascorso diversi anni prima a parlare ed a guardare il cielo stellato, ma anche quel vecchio materasso, in modo indiretto, le faceva tornare in mente brutti ricordi, perché ripensava subito a quello che Barrett aveva nel suo appartamento, e che fungeva da letto.

E quando ripensava a quel materasso vecchio e sgualcito, che necessitava di essere cambiato, le tornava in mente l'ultima volta che loro due avevano fatto l'amore e le ultime parole che si erano scambiati, prima che lei abbandonasse di corsa l'appartamento, mezza nuda, senza mai voltarsi, per non tornarci mai più.
Roger non lasciò il tempo alla rossa di aggiungere altro: prima che lei potesse continuare, uscì dall'ampia mansarda per farci ritorno poco dopo con in mano una scatola di batuffoli di cotone ed una confezione di disinfettante; si sedette affianco a Ginger e le disse di allungare la mano destra.

Lei obbedì in silenzio, senza protestare, ma non riuscì a reprimere una piccola smorfia quando il batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante entrò a contatto con la ferita aperta.

Ben le stava. Era la giusta punizione che meritava per aver preso l'infantile decisione di assestare due pugni ad uno scaffale.

"Allora... Vuoi dirmi quello che ti prende, oppure dobbiamo ricominciare il ballo di poco fa? Perché se ti decidi a parlare, posso anche decidere di ascoltarti, altrimenti non mi dispiacerebbe tornare in camera e provare a chiudere gli occhi per quel che riesco"

"Credi di essere l'unico a non riuscire a dormire? Vorrei poterlo fare anche io, ma i pensieri che ho in testa sono di parere contrario..." iniziò la più piccola, per poi essere colta da un ripensamento dell'ultimo secondo "ma come posso pretendere che tu capisca? La tua vita non è incasinata"

"Ohh, posso dimostrarti benissimo l'esatto contrario in qualunque momento. O puoi chiederlo a mio fratello, se dovesse capitartene l'occasione: lui ti risponderebbe, senza alcuna ombra di dubbio, che anche la mia vita è diventata piuttosto incasinata... E di sicuro, conoscendolo, aggiungerebbe che faccio di tutto per renderla più complicata di quello che già è"

"Ma non come la mia" insistette Ginger; strinse le labbra, ma questa volta non c'entrava il disinfettante "oggi pomeriggio è successo un fatto spiacevole che avrei voluto evitare: quel bastardo ha avuto la faccia tosta di presentarsi in negozio, ed ovviamente abbiamo discusso".

Non c'era bisogno di ricorrere a richieste di spiegazioni, il bassista aveva capito che il bastardo in questione a cui Ginger si stava riferendo era, ovviamente, Gilmour.

"Capisco" si limitò a commentare subito dopo "ed immagino che abbiate litigato per il divorzio e per il processo in corso per l'affidamento di vostro figlio"

"No, questa volta non abbiamo parlato di Demi. Abbiamo discusso riguardo un altro argomento, e la colpa è solo ed esclusivamente mia"

"Di che cosa avete discusso?"

"Di Jennifer. Dei suoi problemi di salute e dell'operazione" rispose la rossa con una smorfia "è stato Richard a raccontargli tutto quanto, e lui a sua volta lo ha saputo da me. Mentre tu e Jennifer eravate a Brighton, è venuto qui per parlare, ed io sono stata così stupida da dirgli quello che sta succedendo a Jen... Ed ora lo sa anche quell'altro coglione. Pensa che ha avuto prima il coraggio di arrabbiarsi, perché gli ho tenuto tutto nascosto per mesi e mesi, e poi di dirmi di dimenticare momentaneamente quello che sta succedendo tra noi due perché questa è una situazione che va oltre i nostri screzi personali".

Roger ascoltò le spiegazioni in silenzio, e poi disse qualcosa che lasciò Ginger completamente di stucco.

"Non avresti potuto fare un ragionamento più sbagliato di questo"

"Come, scusa?" chiese lei, inarcando il sopracciglio sinistro, senza nascondere la propria irritazione; stava dando al bassista la possibilità di ritirare ciò che aveva detto finché era ancora in tempo, ma lui, anziché cogliere l'occasione al volo, proseguì per la propria strada.

"Hai sentito benissimo quello che ho detto: hai sbagliato, sotto questo punto di vista"

"Ohh, e quindi stai dicendo che lui ha ragione ed io torto?"

"No, non cercare di ribaltare quello che ho detto solo per avere un buon motivo per litigare. Impara piuttosto a prestare più attenzione a ciò che le persone ti dicono: io non ho detto che David ha ragione, ma che tu hai sbagliato a seguire un simile ragionamento"

"Ed il fatto che io abbia sbagliato, non implica in automatico che lui abbia ragione?".

Roger roteò gli occhi, sbuffando seccato; era inutile insistere, perché Ginger non era intenzionata a riconoscere di avere torto ed avrebbero finito per discutere, com'era accaduto l'ultima volta, sempre in soffitta, quando lei gli aveva chiesto di seguirlo con la scusa di recuperare gli scatoloni con dentro l'albero e le decorazioni natalizie.

"Il vero punto della questione è questo: hai sbagliato a tenergli nascosta una cosa così importante come la malattia di Jen, ed è stupido che tu abbia pensato che prima o poi non ne venisse a conoscenza in qualche modo. Era ovvio che sarebbe accaduto, Ginger, anche se tu non avessi raccontato niente a Richard in un momento di rabbia. Segreti come questo non restano mai tali a lungo. Prima o poi finiscono sempre per tornare a galla".

Come era accaduto nel loro caso, pensò subito dopo il giovane uomo, se non avesse raccontato nulla a Judith per ripicca, comunque in un modo o nell'altro, tutti sarebbero venuti ugualmente a conoscenza di quello che era accaduto tra loro due in passato. Anche in quel caso, Ginger era solo una stupida se pensava davvero di cancellare quei ricordi, come se non fossero mai esistiti.

Fingere che non fosse accaduto nulla non era la soluzione migliore, poteva solo che ritardare il fatidico momento.

"Non m'importa" ribatté la giovane, con ostinazione "non sono comunque faccende che gli riguardano, dal momento che lui non c'entra più nulla con la mia famiglia. Che cosa sperava di ottenere, facendo quel discorso? Pensava di farmi fare un passo indietro, o di fare bella figura? Beh, non ha fatto altro che peggiorare la sua situazione, perché ha solo dimostrato di essere ancora più coglione di quello che pensavo. Come può prima rovinarmi la vita e poi pretendere che mi appoggi a lui in un momento così delicato? Non resterei affatto sorpresa se scoprissi che è stata quella stupida sgualdrina americana a dargli un simile suggerimento... Ma si rende almeno conto di quello che mi ha fatto?"

"Io conosco David fin da quando eravamo bambini, e posso dirti che non ha mai brillato molto in intelligenza".

Ginger non prestò neppure attenzione alla battuta di Roger, talmente era immersa nei propri pensieri, e, con lo sguardo rivolto verso un punto indefinito, scosse lentamente la testa.

"So che è stupido lamentarsi, perché quello che sto passando io non è nulla in confronto a quello che sta affrontando Jennifer, ma sono arrivata ad un punto in cui non so più dove sbattere la testa. Cerco in qualunque modo di sforzarmi a vedere la luce infondo al tunnel, ma in realtà mi sento intrappolata in un vicolo cieco: più cerco di essere ottimista verso il futuro, e più tutto sembra ritorcersi contro di me... Ed ancora non sono riuscita a capire che cosa abbia fatto di male per meritarmi tutto questo"

"A volte i periodi no capitano e basta. Non c'è sempre una spiegazione dietro a qualunque cosa, nessuno te lo ha mai detto?"

"Lo so, ma questo sembra un vero e proprio accanimento nei miei confronti, non ti pare? Prima Syd, poi il tradimento di David ed infine la malattia di Jen... Se questo non è un accanimento nei miei confronti, allora non saprei proprio come definirlo. L'unica cosa certa che so, è che non ce la faccio più" Ginger spostò gli occhi da un punto fisso nel vuoto al viso di Roger "vuoi sapere la verità? Negli ultimi mesi, non ho fatto altro che ripetere a mia sorella di sottoporsi all'operazione perché era la scelta migliore, ma adesso che questa opzione è diventata concreta, e mancano solo poche ore, non sono più sicura che sia così. Adesso che l'operazione si è trasformata in una cosa reale, mi sono resa conto di quanto sia reale anche la possibilità che qualcosa vada storto e che... E che non si possa più tornare indietro".

"Andrà tutto bene" il bassista rassicurò Ginger nello stesso modo in cui aveva rassicurato Jennifer, ma anche in questo caso avvertiva la sgradevole sensazione di raccontare solo che una bugia a cui nessuno credeva, lui per primo; un po' come avevano fatto quando erano iniziati gli strani comportamenti di Syd: sia lui che gli altri avevano sminuito tutto quanto, attribuendo tali cambiamenti ad un esaurimento nervoso, quando la verità era proprio sotto i loro occhi, fin troppo concreta ed evidente. Adesso si sentiva proprio come allora, ma non poteva confidarlo a nessuno: non poteva dirlo né a Ginger né a Jennifer, altrimenti avrebbe fatto sprofondare entrambe nel baratro dello sconforto... E poi, comunque, c'era davvero la possibilità che in quel caso l'operazione procedesse senza alcun intoppo "Jennifer è forte, ce la farà. Sento che è così".

"E se, invece, così non fosse?" ribatté la rossa, con gli occhi spalancati dalla paura ed il labbro inferiore che tremava "e se il suo caso non costituisse alcuna eccezione? Non posso perdere Jennifer, non posso permettere che accada in alcun modo. Se dovesse succederle qualcosa, io... Io non so proprio come reagirei. Temo che sarebbe il colpo di grazia, per me, dal quale non riuscirei più a rialzarmi, perché non ho più la forza di andare avanti".

Roger guardò Ginger; guardò i suoi occhi scuri, sgranati dal terrore assoluto, guardò il labbro inferiore tremante, segno di una crisi di pianto imminente, e pensò di non averla mai vista così fragile prima d'ora.

Non l'aveva vista in condizioni simili né quando l'anno precedente l'aveva raggiunta in ospedale (in seguito al malore che Jennifer aveva avuto, dopo aver assunto una pasticca di acidi) né quando lei si era presentata a casa sua, dopo aver scoperto il tradimento di David; faticava ad identificare la ragazza forte e testarda che conosceva da otto anni con quella che aveva dinanzi a sé, così fragile e distrutta.

Distrutta.

Ecco qual'era l'aggettivo che stava cercando per descrivere l'aspetto della giovane: era distrutta, completamente annientata, vicina al crollo definitivo che sarebbe arrivato se fosse accaduto qualcosa alla sorella minore che tanto amava; comprendeva appieno quella disperazione perché lui stesso l'aveva provata quando il suo matrimonio era finito, ricordava che c'era stato un momento, in particolare, in cui aveva faticato perfino ad alzarsi dal letto alla mattina per recarsi in Studio.

Era accaduto poco tempo prima del crollo nervoso che lo aveva colto alla sprovvista nella mensa degli Studi di Abbey Road.

Le parole erano inutili in un momento come quello, e così il giovane uomo passò ai fatti, offrendo sia metaforicamente che fisicamente a Ginger una spalla su cui piangere: le cinse i fianchi con il braccio sinistro e lei, anziché ritrarsi, gli passò le braccia attorno alle spalle, nascose il viso contro la stoffa nera della maglietta e scoppiò in lacrime.










Roger era uscito dalla camera da più di un'ora quando Jennifer, in seguito ad un brutto sogno, si svegliò di soprassalto e notò immediatamente la sua assenza; provò a chiamarlo per nome, non ottenne ovviamente alcuna risposta, e quando allungò la mano destra e sfiorò il posto vuoto affianco al suo, notò subito un particolare strano: il materasso era freddo, segno che la persona che vi era sdraiata sopra si era alzata da diverso tempo e non solo da pochi minuti.

E proprio quello strano particolare indusse la giovane ad alzarsi a sua volta, rivestirsi, indossare una vestaglia ed uscire dalla stanza; bussò alla porta del bagno, chiamò di nuovo il bassista, e quando la socchiuse vide che dentro non c'era nessuno.

Pensò, allora, che il giovane uomo fosse uscito per fumare una sigaretta (magari ne aveva bisogno per allentare la tensione nervosa), ed era così sicura di trovarlo sotto il portico di casa, seduto sul divanetto a dondolo con in mano una Marlboro rossa, che assunse un'espressione perplessa quando vide che anche lì non c'era nessuno.

Che se ne fosse andato? Ma per quale motivo, e perché in piena notte?

Gli occhi di Jennifer vagarono sul giardino anteriore e si fermarono quando vide una macchina sportiva parcheggiata vicino al marciapiede, in corrispondenza del loro cancelletto d'entrata.

Era la macchina di Roger, impossibile che appartenesse a qualcun altro.

E se la sua macchina era lì, doveva per forza essere lì ancora anche lui... Ma, allora, dove si trovava? Che se ne fosse andato a piedi? Ma anche in quel caso, le domande rimanevano sempre le stesse: per quale motivo, e perché in piena notte?

Era strano. Era tutto molto strano.

La giovane rientrò in casa, tornò al primo piano e si diresse verso la camera della sorella adottiva maggiore per aiutarla a risolvere quel mistero: bussò alla porta, la socchiuse e la sua perplessità aumentò alla vista di Keith e Demi che dormivano senza la loro madre.

Lentamente, senza fare rumore e con un'espressione corrucciata, Jennifer richiuse la porta di legno chiaro e tornò in corridoio.

Ginger non c'era.

Così come Roger.

Forse era solo un caso. Doveva trattarsi solo di un caso, ma al tempo stesso era anche una curiosa coincidenza: dov'erano finiti? E perché erano entrambi spariti in quel modo? Era strano nel caso di Roger, ma era ancora più strano in quello di Ginger perché lei non lasciava mai i bambini da...

Jen notò per puro caso la luce soffusa che proveniva dalle scale della soffitta, ed anche lei, come era accaduto in precedenza al bassista, pensò che fosse strano e che qualcuno doveva averla lasciata accidentalmente accesa nel corso della giornata.

Ma nessuno era salito in soffitta quel giorno, e quindi nessuno poteva averla lasciata accidentalmente accesa.

Ed era proprio curioso il fatto che sia Roger che Ginger fossero misteriosamente spariti, e che la luce della soffitta fosse accesa.

Era logico pensare che i due si trovassero lassù... Ma per quale motivo? Perché due persone che si sopportavano a fatica dovevano recarsi in soffitta in piena notte?

Poteva essere anche quella solo che una curiosa coincidenza, forse qualcuno aveva davvero lasciato la luce accesa durante il giorno, ma la ragazza preferì ugualmente andare a controllare, tanto per togliersi ogni possibile dubbio dalla mente: salì le scale, bussò con delicatezza, chiamò per nome la sorella adottiva maggiore ed il bassista e solo allora, non ricevendo alcuna risposta, decise di aprire la porta e di sporgersi in avanti con la testa.

D'altronde, pensò la giovane nel momento in cui girò il pomello verso destra, quale spettacolo avrebbe mai potuto palesarsi davanti ai suoi occhi?

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