*11* (PARTE UNO)
1974, febbraio.
"Rog, posso parlarti un momento?".
Roger chiuse lo sportello anteriore destro della sua macchina sportiva e, a malincuore, si voltò verso Rick; non aveva voglia di parlare con lui ed ancora meno aveva idea di che cosa potesse mai volere il suo compagno di band.
"In merito a cosa?"
"In merito alla situazione che si è creata all'interno del gruppo" il tastierista rimase in silenzio, ma vedendo il bassista restare a sua volta muto, si ritrovò costretto a proseguire "mi sto riferendo a te e David... A quello che è successo ed a quello che sta succedendo tra voi due"
"E di che cosa vorresti parlare con esattezza?" chiese Roger, corrucciando le sopracciglia; stava già iniziando ad irritarsi perché non riusciva a capire per quale motivo Richard si stava intromettendo nella sua vita privata. D'accordo, c'era stato l'episodio in cui lui e David erano quasi arrivati ad alzare le mani, ma il peggio era stato evitato e da quel momento non era più accaduto nulla di simile. Parlavano poco, e lo facevano per lo più per questioni lavorative, ma almeno non avevano più discusso pubblicamente ed in modo violento. Da ragazzini si erano picchiati come minimo un paio di volte "sei venuto per prendere le difese del tuo amico? Perché in tal caso hai ben poco da dire in sua difesa... O per caso, anche tu, stai facendo ancora riferimento a quello che Judith ha spifferato a mezzo mondo? Perché anche in questo caso hai ben poco da dire"
"Dunque è tutto vero?"
"Che cosa è tutto vero? Ti stai riferendo a me e Ginger? Ma tu non eri il suo migliore amico? Voi due non eravate come fratelli fino a pochi mesi fa? Non si è mai confidata con te riguardo quello che è successo tra noi due? Lei dice di non ricordarsi nulla, ma io non le credo. Semplicemente le fa più comodo fingere che non sia accaduto nulla, ma di certo questo non cancella quello che c'è stato... Anche se si è trattato solo di sesso, niente di più: la prima volta è accaduto molto tempo prima che conoscesse David, e la seconda quando ormai tra loro due era già tutto finito. Se lui è convinto che tra noi due ci sia una storia, non è un problema mio perché l'ho già spiegato in qualunque modo possibile che non è affatto così, ma David è troppo stupido per arrivarci da solo. Pensaci un momento: se davvero tra me e lei ci fosse qualcosa, perché adesso che il suo matrimonio è finito non lo staremo vivendo alla luce del sole, mh? Non avrebbe più alcun senso continuare a nasconderci. E sai perché non siamo usciti alla luce del sole? Perché tra noi due non c'è assolutamente nulla di nulla. Ci sono state solo due notti di cui, francamente, me ne sono pentito"
"Ne sei sicuro?".
Waters inarcò il sopracciglio destro dinanzi all'insinuazione di Wright, e di nuovo si chiese che cosa volesse da lui.
"Perché mi stai facendo questa domanda? Sei convinto anche tu che stia dicendo una bugia?"
"Roger, sei libero di fare quello che vuoi per quanto riguarda la tua vita privata. Non è un problema. Il vero problema è quando la vita privata di uno di noi inizia a mischiarsi con quella lavorativa".
L'espressione del bassista si accigliò maggiormente, perché non riusciva a seguire le parole del compagno di band; non riusciva a capire quale fosse il punto cruciale della questione e, in tono secco, dato che era sempre più ansioso di salire in macchina ed andarsene, gli chiese di essere diretto e conciso: se c'era qualcosa che doveva dirgli, poteva dirglielo benissimo in faccia e senza tanti giri inutili di parole.
Richard decise, allora, di accontentarlo andando finalmente al punto cruciale della questione: con il consueto tatto che lo distingueva da tutti gli altri compagni, disse che trovava alquanto difficile credere che tra lui e Ginger non ci fosse nulla, perché Juliette era venuta a sapere tramite Lindy che proprio quest'ultima, dopo aver accompagnato a casa Anderson il piccolo Demi Richard, aveva visto per puro caso, grazie allo specchietto retrovisore della macchina, proprio il bassista uscire dalla villetta bianca; la giovane lo aveva osservato con attenzione mentre se ne andava via, proprio per essere certa che fosse lui.
Lo stesso Rick era rimasto sconcertato nell'apprendere quella notizia, come lo era rimasto quando era venuto a conoscenza di quello che Roger aveva confessato a Judith, e si era chiesto perché Ginger con gli avesse mai confidato nulla; in ogni caso, adesso non poteva neppure porle quella domanda e ricevere delle spiegazioni in merito direttamente da lei perché si ostinava ancora a voler tenere le distanze tra loro due.
Tra loro due, ma non tra lei e Roger. La persona che aveva sempre affermato di odiare profondamente.
In quella strana storia c'era proprio qualcosa che non quadrava.
Sulle labbra del bassista si delineò un sorrisetto, che poco dopo si trasformò in una risata sarcastica.
"Non ci posso credere che ultimamente tutte le persone attorno a me abbiano come hobby lo scandagliare minuziosamente la mia vita! E non solo s'intromettono in cose personali che non li riguardano, ma osano perfino scendere alle loro conclusioni personali e sbattermele in faccia come se fossero la verità assoluta!"
"Senti, a me non importa nulla della tua vita privata, d'accordo? Per quel che mi riguarda, come ti ho già detto, sei libero di fare quello che vuoi, ma in questo caso la faccenda è ben diversa perché la tua vita privata e quella di David si sono messe di mezzo al gruppo, e questo non va bene. Non dirmi che non ti sei accorto che in Studio l'aria è sempre tesa da quando è venuta fuori questa faccenda che riguarda voi due e Ginger, e lavorare insieme sta diventando sempre più complicato e snervante"
"Ed io, ormai, non so più come ripetere che quello che c'è stato tra me e Ginger non è mai avvenuto durante il loro matrimonio. Non c'è stato alcun rapporto tra me e lei mentre pensavano ancora di vivere la storia d'amore perfetta"
"Ma c'è stato il bacio in Giappone, non è così?" dinanzi alle insistenze di Richard, Roger rispose con uno sbuffo.
Gli sembrava quasi di avere a che fare con uno degli interminabili interrogatori della madre, ai quali veniva sottoposto da ragazzino quando tornava a casa con dei segni sul viso ed i vestiti strappati perché aveva alzato le mani con qualche ragazzino del quartiere.
"Quello è stato un semplice bacio a stampo che Ginger mi ha dato da ubriaca: non c'è altro d'aggiungere né a questa storia né a tutto il resto in generale. Smettetela d'intromettervi nella mia vita personale e qualcuno faccia capire a David che deve piantarla con questo atteggiamento da vittima, perché ha ben poco da sentirsi offeso visto che è stato lui a mandare in frantumi il suo matrimonio. A Ginger devo dare ragione solo su una cosa: lui vuole credere a qualunque costo alla nostra presunta storia d'amore solo per sentirsi la coscienza meno sporca. Ohh, e comunque" Waters si bloccò con la portiera della macchina già aperta, perché gli era tornata in mente un'ultima cosa che doveva ancora dire a Wright "io lo avevo detto che era una pessima idea chiedere a quella ragazza di occuparsi dei nostri scatti. Perché da quando Ginger ha iniziato a ronzare attorno al gruppo, casualmente sono iniziati anche tutti i problemi".
Il giovane uomo salì in macchina e chiuse con forza la portiera, senza aspettare una risposta da parte del compagno di band perché non c'era altro che volesse sentire: per lui la discussione era terminata lì; ma anziché tornare subito a casa, si fermò prima dalla famiglia Anderson, come era ormai solito fare nell'ultimo mese, per trascorrere un po' di tempo in compagnia di Jennifer.
Adesso non trascorrevano più ore intere a parlare; c'erano ancora i momenti in cui conversavano, in cui Jennifer pregava Roger di raccontarle altri aneddoti divertenti capitati al gruppo durante un tour, ma c'erano anche quelli in cui calava il silenzio più assoluto e se ne stavano semplicemente sdraiati come meglio riuscivano sul letto singolo della giovane, a scambiarsi qualche carezza e qualche bacio casto.
Non avevano mai parlato del loro rapporto, però, né lo avevano mai ben definito.
Roger non disse nulla a Jennifer riguardo il diverbio che c'era stato tra lui e Richard; non solo perché desiderava toglierselo dalla testa il prima possibile, ma perché aveva altro di ben più importante da comunicare alla ragazza.
"Sei mai stata a Brighton?" chiese alla giovane, in uno dei momenti che trascorrevano in silenzio a guardarsi negli occhi, accarezzandole una ciocca di capelli "è una località di mare, dista appena due ore da qui"
"No, mai" rispose lei, scuotendo la testa con un'espressione perplessa "perché?"
"Perché ho organizzato una sorpresa in vista di San Valentino: tu ed io trascorreremo un weekend in un albergo proprio a Brighton".
Jennifer spalancò gli occhi e si tirò su di scatto col busto, anche se le era stato raccomandato di evitare qualunque movimento brusco ed improvviso perché poteva provocarle degli attacchi di vertigini; fissò il giovane uomo senza dire una parola, con le labbra socchiuse, aspettandosi di vederlo scoppiare a ridere e dire che si trattava solo di una battuta, ma ciò non accadde.
"Stai dicendo sul serio?"
"Certo che sto dicendo sul serio" confermò lui, scrollando le spalle "non ti ho forse detto che a te non riuscirei mai a raccontare una bugia? Perché avrei dovuto rimangiarmi la parola proprio ora? Non sto scherzando, Jen"
"Io non... Non so proprio cosa dire"
"Non dire niente, dì soltanto che accetti... Anche perché non puoi tirarti indietro: è già tutto organizzato e pagato, tu non devi fare altro che preparare la valigia. Ecco quale deve essere la tua unica preoccupazione".
Jen era così sbalordita che non riusciva a fare altro se non sorridere; già stava pensando a cosa mettere dentro la valigia ed a come sarebbero stati quei tre giorni trascorsi interamente in compagnia del bassista, che tornò improvvisamente seria a causa di un particolare che non aveva ancora considerato e che non era affatto piccolo od indifferente; vedendo il repentino cambio d'espressione della ragazza, e conoscendo le sue attuali condizioni, il bassista le domandò se si sentisse poco bene, ma lei si affrettò a tranquillizzarlo scuotendo la lunga chioma di capelli neri.
"Ne hai già parlato a mommi e Ginger?"
"No, pensavo di farlo prima con te, perché?" chiese il giovane uomo alla vista di Jen che distorceva le labbra.
"Credi che non avranno nulla in contrario?"
"Perché mai dovrebbero avere qualcosa in contrario? A mio parere, ti stai preoccupando inutilmente" rispose Roger con un sorriso, dopo aver appreso qual'era la preoccupazione della mora; quest'ultima continuava a non essere affatto convinta, e continuava a non essere affatto convinta proprio perché conosceva benissimo sia la sorella adottiva maggiore che il rapporto che c'era tra lei e Roger (con l'unica eccezione di essere ancora completamente all'oscuro dei momenti d'intimità che i due avevano avuto) ed immaginava già quale sarebbe stata la sua reazione.
La immaginava così bene che l'azzeccò in pieno: quando i due giovani scesero in cucina per parlare con Pamela e Ginger, e raccontarono loro del weekend al mare che volevano trascorrere insieme, la rossa non reagì affatto bene; a complicare ulteriormente la situazione, poi, c'era Demi coi suoi capricci, dovuti alla prolungata e forzata distanza dal padre, che non vedeva da settembre.
Il bimbo continuava ad agitarsi così tanto, che la giovane quasi non riusciva a tenerlo in braccio.
"Di tutte le pessime idee che ho sentito, questa è in assoluto la peggiore!" esclamò, dopo aver ascoltato tutto quanto a fatica "io proprio non... Demi, basta fare così, per favore! Guarda che se continui ad agitarti in questo modo rischi di scivolarmi dalle braccia e cadere a terra. No! Guai a te se ti dai ancora una spinta all'indietro! Ma cosa ti prende, oggi, tesoro? Perché devi fare tutti questi capricci?".
Il piccolo non ascoltò le suppliche della madre ed emise un singhiozzo più forte dei precedenti; non contento, prese a scalciare e ad agitarsi, rischiando veramente di scivolare dalle sue braccia.
E probabilmente sarebbe finita in quel modo se Keith non fosse intervenuto: vedendo la madre in difficoltà, il bambino più grande allungò le braccia e disse che si sarebbe occupato lui del fratellino più piccolo; disse che lo avrebbe portato in salotto per giocare e che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a placare il suo pianto disperato ed i suoi capricci.
"Ohh, Keith, proprio non so come farei senza di te. Andate a giocare in camera, però, noi dobbiamo parlare un attimo... Cose da adulti"
"Va bene" mormorò Keith, prendendo in braccio il fratellino più piccolo, che ora aveva smesso di piangere e continuava semplicemente a tirare su col naso; anche se mal sopportava risposte come quella (perché non riusciva a capire il concetto di 'cose da adulti'), dato che era stata la madre a chiedergli di andare al piano di sopra obbedì senza protestare.
Ginger rivolse un sorriso dolce al suo adorato primogenito, ma non appena fu certa che i bambini fossero abbastanza lontani da loro, la sua espressione mutò completamente e rivolse uno sguardo duro a Roger.
"Assolutamente no" disse ancora, per sottolineare la propria contrarietà "non se ne parla nemmeno. Jen non andrà da nessuna parte"
"Perché?" domandò, allora, il giovane uomo "perché non dovrebbe partire se è quello che desidera?"
"Perché?" ripeté la rossa, già visibilmente alterata "perché le sue attuali condizioni di salute non le permettono di fare nulla di simile. I medici sono stati molto chiari dopo l'ultima visita. Le sue priorità al momento sono altre. Ha molto su cui riflettere e non ha tempo da sprecare con uno stupido weekend al mare".
In seguito all'ennesimo mancamento ed agli ennesimi esami di routine, nell'arco di un solo mese ai dottori non era rimasto altro che constatare l'avanzamento della malattia, ma al tempo stesso avevano anche offerto alla famiglia Anderson quello che poteva essere un piccolo spiraglio di luce, una speranza: se le condizioni della giovane fossero ulteriormente peggiorate, c'era come ultima spiaggia la possibilità d'intervenire chirurgicamente per porre rimedio alla malformazione che stava all'origine dei suoi gravi problemi di salute.
Ginger si era aggrappata subito con le unghie ed i denti all'intervento chirurgico, Jennifer era molto più titubante perché i medici avevano precisato che l'esito era tutt'altro che certo, e che i rischi superavano di gran lunga i benefici. Non c'era alcuna certezza concreta che andasse per il verso giusto.
Ecco perché tenevano quell'opzione come l'ultima spiaggia.
Anche Roger era a conoscenza della possibilità dell'intervento chirurgico e degli alti rischi che c'erano riguardo qualcosa che poteva andare storto, e ne approfittò per ricordarlo alla testarda ragazza dalla chioma fiammeggiante: quella era una decisione molto personale, che doveva essere presa solo ed esclusivamente da Jennifer, senza ricevere alcuna pressione esterna, e comunque non aveva nulla a che fare con il weekend al mare che aveva organizzato per San Valentino.
"So che Jennifer non deve fare sforzi inutili, ed infatti il programma che ho organizzato non consiste in nulla di stressante. È malata, d'accordo, ma ciò non significa che deve trascorrere tutte le sue giornate segregata in casa. Se vuole divertirsi, può ugualmente farlo. E proprio in vista della decisione importante che deve prendere, ha bisogno di tempo per riflettere, e sono certo che le gioveranno tre giorni in un posto tranquillo... Ben lontana da qualunque genere di pressione"
"Stai dicendo che io sarei una fonte di stress inutile per mia sorella?" chiese la rossa con un'espressione sconcertata, incredula perché il giovane uomo aveva osato avanzare una simile ipotesi "io? Io non sono una fonte di stress per Jen. Tutto quello che dico o che faccio è finalizzato solo per il suo bene, a differenza di te... O vorresti farmi credere che sei tu l'unico a preoccuparsi veramente di lei? Perché non vedo come un inutile viaggio possa essere d'aiuto a mia sorella in questo momento"
"Perché l'aiuterebbe a distrarsi dalle pressioni che ha attorno a sé" ripeté Roger, a denti stretti "perché così facendo, non la stai affatto aiutando. Vuoi solo tenerla segregata in casa"
"Scusatemi!" intervenne Jennifer, che fino a quel momento era stata zitta, interrompendo la discussione tra la sorella adottiva maggiore ed il bassista che stava diventando sempre più accesa "ma se non ve ne foste accorti, sono presente anche io e la decisione finale in merito al viaggio spetta solo ed esclusivamente a me. Ginger, apprezzo la tua preoccupazione e la capisco, ma in questo caso sto dalla parte di Rog: i medici hanno detto che sono malata e che non devo compiere sforzi inutili, non che non posso mettere piede fuori casa. Roger ha organizzato un semplice weekend al mare e mi ha assicurato che non si tratta di nulla di faticoso. Sono solo tre giorni, infondo"
"Ho scelto Brighton come località. Non so se la conoscete, ma io ho già avuto occasione di andarci in passato e dista appena due ore da qui. Non è un viaggio né particolarmente lungo né faticoso, ma se Jennifer dovesse aver bisogno di riposarsi un po' durante il tragitto in macchina, possiamo fermarci in qualunque momento. Per me non è un problema. E non vedo perché dovrebbe essere un problema in generale dato che lei per prima se la sente di partire e vuole farlo"
"Vuole partire solo perché sei stato tu ad organizzare questo stupido viaggio!" Ginger ripartì subito alla carica, tutt'altro che intenzionata a cambiare idea in merito al breve soggiorno al mare che i due giovani volevano fare: continuava a credere che non fosse solo che una perdita di tempo, ma soprattutto un inutile spreco di energie per la sorella adottiva più piccola, che non doveva compiere alcuno sforzo e doveva pensare solo a riposarsi "e se dovesse sentirsi male mentre siete via? Mettiamo caso, nella peggiore delle ipotesi, che Jennifer dovesse avere un malore mentre siete in spiaggia e non ci fosse la possibilità di ricevere un aiuto immediato: che cosa faresti in una situazione simile? Un bel niente, te lo dico io, perché non hai neppure riflettuto su una simile eventualità. La tua unica preoccupazione è stata quella di organizzare tutto quanto solo per sfoggiare la tua stabilità economica"
"Ginger!" esclamò Jen, con gli occhi verdi sgranati e le guance rosse dall'imbarazzo "smettila, per favore, adesso stai proprio esagerando. Smettetela entrambi, non voglio vedervi litigare"
"Si può sapere qual è il tuo problema?" domandò Waters, ignorando sia le parole della più piccola e sia la sua mano che gli stringeva il braccio sinistro, per fargli capire di non continuare a rispondere alle provocazioni della più grande.
"Il mio problema sei tu, se non lo avessi ancora capito" rispose a denti stretti lei, per poi rivolgersi a Pamela: l'ultima spiaggia che le era rimasta "mommi, per favore, dì tu qualcosa a riguardo e cerca di far rinsavire Jennifer. Dille che non può partire per il weekend al mare perché... Perché non può farlo!"
"Mi sembra che Jennifer abbia già espresso la sua volontà".
La risposta della madre adottiva lasciò Ginger senza parole, e non vide il fugace sorrisetto soddisfatto che era apparso sulle labbra carnose di Waters solo perché non riusciva a staccare gli occhi dal viso di Pamela; era certa che lei si sarebbe dimostrata più ragionevole e comprensiva, non si aspettava che fosse dalla parte dei due giovani.
Si sentì all'improvviso sola, e circondata da persone che non erano in grado di ragionare con lucidità.
Certo, capiva Jen perché purtroppo pendeva dalle labbra del giovane uomo, ma la madre adottiva...
"Che cosa?" chiese infine, sbalordita "stai dicendo di essere dalla loro parte? Perché? Per quale motivo?"
"Perché Jennifer è grande abbastanza da prendere le proprie decisioni, e si tratta di un semplice weekend al mare, in una località neppure troppo lontana da qui. Jen, tesoro" Pamela Rose si voltò a guardare negli occhi la figlia adottiva minore "te la senti di partire? Ne sei proprio sicura?".
La mora ricambiò lo sguardo ed annuì.
"Passo le mie intere giornate chiusa qui dentro, se esco ormai è solo per andare in ospedale. Sono stanca di vedere solo sale d'attesa e stanze completamente bianche che sanno da disinfettante, per una volta voglio godermi un panorama diverso. Voglio respirare un'aria diversa e voglio divertirmi. Ormai non so più quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho fatto qualcosa di normale per la mia età. Non posso più andare neanche in negozio, perché anche quello è uno sforzo troppo grande per me. Mommi, io voglio andare a questo weekend al mare: non solo perché me la sento, ma anche perché ne ho bisogno" affermò subito dopo in tono sicuro, rivolgendo a Pamela uno sguardo supplicante "per favore".
La donna annuì a sua volta e rivolse lo sguardo in direzione della figlia adottiva maggiore.
"Direi che non c'è altro d'aggiungere"
"Ohh, certo, non c'è altro d'aggiungere tranne il fatto che si tratta di un'enorme sciocchezza! Non posso proprio credere che tu sia d'accordo con loro pur conoscendo benissimo qual è la situazione clinica di Jen!"
"Ginger, per favore, vuoi calmarti, così possiamo discuterne con più calma?"
"Assolutamente no. Io mi chiamo fuori da questa storia, non ne voglio sapere più nulla" la giovane lanciò un'occhiata fulminante a Roger per poi concentrarsi su Jennifer, a cui rivolse uno sguardo deluso "non posso davvero credere che preferisci ascoltare le parole di una persona che fa parte della tua vita da pochi mesi e non quelle di tua sorella, perché anche se ho commesso degli errori, ho sempre preso ogni decisione con l'unico scopo di proteggerti e di pensare a ciò che è meglio per te... Ma se tu preferisci dar retta solo ed esclusivamente alle parole che escono dalla bocca di lui, allora d'accordo: fai come vuoi. Io sono pronta a farmi da parte in tutto"
"Mary Jane!".
Il tentativo di Pamela di richiamare all'ordine la figlia adottiva più grande si rivelò del tutto inutile: Ginger abbandonò la cucina fingendo di non sentire le sue parole; si sentirono i suoi passi lungo le scale e poco dopo il rumore di una porta che si apriva e chiudeva, sicuramente quella della camera da letto che condivideva con i figli.
Gli occhi di Jennifer diventarono lucidi a causa di un velo di lacrime che non passò inosservato allo sguardo del bassista e, nonostante la presenza di Pamela seduta dall'altra parte del tavolo, non esitò un solo istante a passarle il braccio sinistro attorno ai fianchi ed a mormorare qualche parola consolatrice, dicendole che non aveva alcun motivo per essere triste e reagire in quel modo.
"Non sono triste. Le mie non sono lacrime di tristezza, ma di rabbia. Non riesco a capire il comportamento di Ginger. Proprio non riesco a capire perché debba comportarsi in questo modo" rispose la giovane, asciugandosi le lacrime con la mano destra e tirando su col naso "se io me la sento di affrontare il viaggio, se per me non è un problema, perché per lei deve esserlo? Perché non può essere semplicemente contenta per me? Sono stufa di restare rinchiusa qui dentro. Solo perché sono malata, non significa che mi sia vietata qualunque cosa"
"Nessuno di noi due ha detto questo, difatti" insistette Roger, accarezzandole la schiena con gesti lenti "se te la senti, non c'è nessun problema. È una scelta che spetta solo ed esclusivamente a te. Se tu mi avessi detto che non te la sentivi di partire, io non avrei insistito. E Ginger dovrebbe capirlo a sua volta, visto che non è più una bambina, ed esserti di supporto anziché farti pressione inutilmente"
"Tua sorella è solo preoccupata per te, tesoro" disse a sua volta Pamela, alzandosi dalla sedia per occupare quella alla sinistra della ragazza dai lunghi capelli neri "ha detto quelle parole solo perché è preoccupata ed ha paura che tu possa affaticarti. Sai com'è fatta, sai qual è il suo carattere, vedrai che non appena si sarà calmata ed avrà ripensato a tutto quanto a mente più lucida, si renderà anche conto che in realtà non c'è nulla da temere. Te lo meriti questo piccolo viaggio... Hai tanto a cui pensare"
"Esatto, Jen, è proprio così" confermò Waters, dopo aver ricevuto un'occhiata eloquente da parte di Pamela, che gli chiedeva silenziosamente di reggerle il gioco per tranquillizzare Jennifer, che non doveva agitarsi "la preoccupazione l'ha fatta parlare d'impeto, senza pensare a quello che stava dicendo, ma non voleva ferirti in alcun modo. È tua sorella, d'altronde"
"Sì... Va bene... Ma avrebbe potuto comunque dirmelo in modo diverso, con parole diverse" Jen non piangeva più, i suoi occhi erano di nuovo asciutti, ma la sua espressione era ancora turbata; non riusciva proprio a capire la reazione così eccessivamente violenta di Ginger, anche se comprendeva la sua preoccupazione.
"Conosci il suo carattere, lasciale un po' di tempo per calmarsi e vedrai che lei stessa si renderà conto di avere affrontato la situazione nel modo sbagliato" ripeté Pam con voce dolce; prese una ciocca di capelli di Jennifer con il pollice e l'indice della mano destra, gliela sistemò dietro l'orecchio sinistro e le accarezzò il viso per tranquillizzarla definitivamente "adesso pensa solo a quello che vuoi mettere in valigia per i tre giorni che ti aspettano a Brighton, d'accordo? Vedrai che saranno indimenticabili".
"Io proprio non riesco a capire il comportamento di mia sorella!" esclamò Jennifer, prendendo una maglietta a maniche corte dall'armadio e piegandola con cura; si stava occupando della valigia per il breve soggiorno a Brighton per San Valentino, ed al tempo stesso si stava sfogando con Danny, il suo migliore amico: si era rivolta a lui per i preparativi, e per trascorrere insieme un po' di ore prima della partenza, perché con Ginger non era cambiato nulla. Anche se erano trascorsi giorni dall'accesa discussione che si era verificata in cucina, la rossa non era ritornata sui suoi passi ed era ancora fermamente convinta che quel viaggio fosse inutile ed una fonte di stress superflua "perché non può essere contenta per me? Perché deve comportarsi in questo modo e farmi sentire in colpa? Lei ha avuto la possibilità di fare numerosi viaggi e di vedere molti posti lontani, perché deve essere un problema se io voglio trascorrere tre giorni al mare, ad appena due ore di distanza da qui dato che me la sento? Insomma, guardami! Sto... Sto bene, è dal mese scorso che non ho alcun tipo di ricaduta, non è così? Danny? Danny?".
Non ricevendo alcuna risposta, la giovane si voltò a guardare il suo migliore amico.
"Daniel, mi stai ascoltando? Hai sentito quello che ho detto?"
"Sì, sì... Ho sentito le tue parole"
"E non dici nulla a riguardo?".
Il giovane si limitò a scrollare le spalle, con gli occhi fissi sulle mani, un atteggiamento decisamente strano da parte sua.
"Devo proprio dirtelo, Jen: non so se in questo caso tua sorella abbia effettivamente torto su tutto quanto" disse infine, continuando a guardare le proprie mani "insomma, credi che sia davvero il caso di partire viste le tue condizioni?".
Quando la verità era venuta a galla e Jennifer aveva ammesso di fronte alla sua famiglia di essere a conoscenza delle sue attuali condizioni di salute, ne aveva parlato anche con il suo migliore amico: lo aveva invitato a casa per trascorrere un pomeriggio come tanti altri e, col giusto tatto, gli aveva raccontato tutto quanto.
Gli aveva anche raccontato della frequentazione con Roger, e Danny ancora non sapeva con certezza cosa lo sconvolgesse di più, se per l'appunto la malattia che le era stata diagnosticata, e che procedeva nonostante le medicine ed i controlli regolari, o se l'intimità che si era creata tra la sua migliore amica ed il bassista.
La giovane rivolse al suo migliore amico uno sguardo incredulo, certa com'era che fosse dalla sua parte; neppure era stata sfiorata dall'idea che Danny potesse essere d'accordo con le assurdità dette da Ginger.
Perché quelle della sorella adottiva maggiore non erano altro che quello, e ne era convinta lei tanto quanto Roger e Pamela.
"Perché anche tu mi stai facendo un discorso simile?" domandò, allora, lasciando da parte gli ultimi preparativi per il viaggio e concentrandosi su Daniel, che ne se stava in piedi e con la schiena appoggiata contro una parete della camera, vicino alla porta "credevo fossi dalla mia parte"
"E difatti sono dalla tua parte, Jen, ma essere dalla parte di qualcuno non significa assecondare in automatico ogni sua volontà ed essere d'accordo con tutto quello che dice e che fa. Se davvero si vuole bene ad una persona, le si fanno notare gli sbagli che sta commettendo, anziché rimanere in silenzio, e credo proprio che in questo momento tu stia commettendo un grosso sbaglio a partire per un weekend al mare viste quali sono le tue attuali condizioni di salute. Mi sembra che i medici siano stati molto chiari con te, non devi scherzare col fuoco"
"Ma io non sto affatto scherzando col fuoco, e non riesco proprio a capire che cosa ci sia di così sbagliato in quello che voglio fare!" si difese la ragazza "Roger mi ha assicurato di avere organizzato ogni cosa in modo che non sia troppo stancante per me".
Nell'udire il nome del bassista, il ragazzo non riuscì proprio a trattenere uno sbuffo seccato.
"Tu vuoi partire solo perché è stato lui ad organizzare tutto quanto"
"E tu, invece, non sei d'accordo col viaggio solo perché è stato proprio lui ad organizzarlo!" ribatté prontamente Jennifer, incrociando le braccia sotto il seno; adesso era certa di avere capito il vero motivo dietro l'irritazione di Danny. D'altronde, la sua reazione istintiva quando aveva nominato Waters diceva tutto da sé "qual è il problema? Perché sei irritato? Perché non ti sta bene che Roger abbia organizzato questo viaggio per noi due? E perché ho l'impressione che tu non possa sopportare la sua presenza?"
"Va bene, d'accordo, non te la prendere, ma è proprio così: io non posso sopportare la sua presenza. Tralasciando la questione della differenza d'età che c'è tra voi due, perché dieci anni non sono affatto pochi, c'è qualcosa in questa storia che non mi convince affatto. Prima è sempre stato gentile nei tuoi confronti solo perché è stata Ginger a chiederglielo, e poi scopre di stare davvero bene in tua compagnia? Non lo so, Jennifer, mi sembra tutto molto strano"
"Io e lui abbiamo già parlato di questo ed abbiamo anche già risolto ogni incomprensione che c'è stata. Non vedo perché tirare fuori di nuovo questa storia"
"Perché è strana. Perché c'è qualcosa che non torna. Come non torna il fatto che abbia iniziato a frequentare te dopo pochi mesi dalla fine del suo divorzio"
"Perché il suo matrimonio con Judith altro non è che una parentesi che desidera lasciarsi il più in fretta possibile alle spalle visto il modo in cui è finito e quanto ha sofferto a causa sua. E dal momento che vuole lasciarselo alle spalle, penso che sia più che legittimo che voglia ricominciare da capo"
"Sì, ma per quanto tempo è stato insieme a quella donna, Jennifer? Se davvero quello che provava per lei era amore, non può cancellarlo così velocemente, per quanto possa essere grande la sofferenza che sta provando. Mi sembra che si stia consolando un po' troppo in fretta. Io... Io non credo che lui possa essere la persona giusta per te. Non è la persona che dovresti avere a tuo fianco in un momento delicato come questo" Danny sentì i palmi delle mani diventare improvvisamente umidi ed appiccicosi per colpa dello strato di sudore da cui erano ricoperti, e la gola secca; il momento era arrivato, non sapeva come affrontarlo ed era così spaventato da non riuscire nemmeno a guardare la sua migliore amica negli occhi, che lo fissava perplessa e sconcertata "dovrei... Dovrei essere io quella persona"
"Che vorresti dire con questo?" Jennifer corruccio le sopracciglia mentre Daniel distese le labbra in un sorriso ironico, certo che in realtà lei avesse capito ogni cosa e stesse fingendo appositamente.
"Beh, non è piuttosto evidente? Pensavo lo avessi capito da sola in tutti questi anni... Pensavo lo avessi capito ancora quel giorno quando, da bambini, mi sono rotto un braccio solo per riuscire a prendere un nido di rondini che volevi vedere a qualunque costo. Credo che questo dica già tutto quanto da sé e che ogni altra parola sarebbe solo che superflua... Anche perché in questo momento non penso di essere in grado di fare chissà quale discorso memorabile".
Gli occhi verdi della giovane si spalancarono, e con ogni probabilità la maglietta piegata le sarebbe scivolata dalle mani se poco prima non l'avesse posata sopra il letto, affianco ad alcuni vestiti che doveva ancora sistemare dentro la valigia; aveva perfettamente capito quello che il suo migliore amico stava cercando di farle comprendere con quelle parole e guardandola finalmente negli occhi, e forse davvero dentro di sé aveva sempre saputo quella verità ma al tempo stesso l'aveva sempre ignorata per non arrivare al punto di rovinare il loro bellissimo rapporto di confidenza ed amicizia.
Perché quando un ragazzo ed una ragazza vivevano su due piani diversi un rapporto di amicizia, esso era inevitabilmente destinato ad incrinarsi ed interrompersi bruscamente, e loro due, purtroppo, avevano due visioni completamente opposte: per lei, lui era come Richard, il migliore dei confidenti ed il fratello che non aveva mai avuto; per lui, lei era ben altro che una semplice migliore amica e confidente.
E non la vedeva affatto come una sorella.
Jen voltò le spalle a Danny e ricominciò a piegare vestiti e sistemarli nella valigia per tenere le mani occupate, ed in contemporanea cercava disperatamente qualcosa da dire in risposta.
Ma cosa poteva mai dire senza spezzare il cuore del suo migliore amico e perderlo per sempre?
Non voleva dirgli addio, ma non voleva neppure indorargli la pillola con una spudorata bugia e quindi, alla fine, pur conscia dei rischi che stava correndo, decise di optare per la strada migliore di tutte: quella della verità.
"Mi dispiace, Danny, non so proprio come dirtelo, ma per me non è così".
La giovane non sentì nulla in risposta, in compenso avvertì delle mani sulle spalle che la invitarono a voltarsi e si ritrovò faccia a faccia con Danny; adesso che erano vicini, forse fin troppo vicini, e che riusciva a vederlo bene in volto, notò che aveva gli occhi lucidi.
"Jennifer, io ti amo. Sono innamorato di te praticamente da sempre, è così difficile da capire?"
"Ma io no" mormorò in un soffio Jen, dopo essere rimasta in silenzio "mi dispiace, non so come dirtelo in un modo che non faccia soffrire, sempre se possa esistere, ma io non ti amo. Non provo lo stesso. Farei qualunque cosa per te, lo sai, sei una delle persone più importanti della mia vita, ma non sono innamorata di te"
"E pensi di esserlo di qualcun altro?" sulle labbra di Daniel apparve una smorfia contrariata "pensi di essere innamorata di lui? Jen, vuoi capire che la tua non è altro che una cotta infantile e che questa storia è destinata a finire molto presto per come è iniziata? Stai passando un periodo estremamente delicato, hai bisogno di avere a tuo fianco persone che ti facciano sentire bene e temo che Roger possa, invece, farti soffrire inutilmente. Andiamo, come puoi fidarti di una persona che si è lasciata alle spalle in così poco tempo una storia d'amore così importante? Pensa con quanta facilità può stancarsi di te e sostituirti con un'altra!"
"Parli in questo modo perché non lo conosci"
"No, invece: sono certo di avere capito molte più cose di te. Purtroppo non riesci a vedere la verità perché sei accecata dai sentimenti che credi di provare per lui. Dimmi una cosa, rispondi ad una mia domanda: davvero non c'è alcuna speranza per me? Non c'è perché è arrivato lui oppure non c'è proprio mai stata?"
"Non c'è mai stata, Daniel" mormorò la ragazza, scuotendo la lunga chioma nera "con o senza Roger, tu non hai mai avuto nessuna speranza perché non ti ho mai visto in quel modo. Io... Io ti voglio bene, sei importante per me, ma non ti ho mai visto come un possibile fidanzato. Per me sei sempre stato un fratello".
Jennifer non aveva alcuna intenzione di ferire i sentimenti del suo migliore amico, ma le sue parole risultarono comunque crudeli alle orecchie del povero Danny, che vedeva infranta ogni speranza: non solo la persona di cui era innamorato era affetta da una grave malattia che rendeva il suo futuro incerto e nebbioso, ma lo aveva appena rifiutato, in modo gentile ma fermo, perché lo vedeva solo come un fratello.
Un fratello.
Fino a pochi istanti prima, nella testa del giovane c'era l'idea di provare a farle cambiare idea con un bacio, ma ora quel tentativo non aveva più alcun senso, perché era certo che non avrebbe portato al risultato che sperava: Jennifer non lo amava nel modo in cui lui l'amava, e mai lo avrebbe amato in quel modo.
E la sua presenza lì non aveva più alcun senso.
"D'accordo, direi che non c'è più altro d'aggiungere... E non c'è niente che mi trattenga a restare qui"
"Te ne vuoi andare? Te ne stai andando per sempre?" chiese Jen, intuendo ciò che si nascondeva dietro le parole di Danny "stai dicendo che... Tra noi due è tutto quanto finito? Non... Non siamo più amici?"
"Come possiamo essere ancora amici se vediamo il nostro rapporto in modo così diverso e se preferisci la compagnia di persone che sono entrate a far parte da poco della tua vita rispetto a quelle che ci sono sempre state?" chiese a sua volta il ragazzo con un'espressione affranta, prima di uscire dalla stanza senza aggiungere altro; Jennifer avrebbe voluto seguirlo, raggiungerlo prima che fosse troppo tardi, abbracciarlo e dirgli che non poteva sparire per sempre dalla sua vita perché aveva bisogno di lui, aveva bisogno del suo migliore amico e confidente, ma sapeva che quella sarebbe stata una crudeltà troppo grande perché non avrebbe fatto altro che illuderlo di qualcosa che non c'era e che non c'era mai stato.
La verità era che non poteva fare niente per il suo migliore amico; non poteva farlo sentire meglio in nessun modo, perché in qualunque modo fosse intervenuta, uscendo a sua volta dalla camera, avrebbe ottenuto solo di farlo soffrire ancora di più di quello che già stava soffrendo in quel momento.
A Jen non rimase altro che voltare le spalle alla porta chiusa e tornare ad occuparsi degli ultimi preparativi per il viaggio.
Il giorno della partenza non iniziò nel migliore dei modi: Pamela e Keith augurarono ai due giovani di fare un buon viaggio e di divertirsi, ma Ginger non disse nulla; ricambiò fin troppo velocemente l'abbraccio della sorella adottiva più piccola ed ignorò completamente Roger, come se non fosse presente, che ricambiò tale cortesia ignorando a sua volta la rossa.
Quando finalmente partirono, dopo gli ultimi saluti e dopo aver caricato le valigie nel bagagliaio, anche il volto di Jennifer era piuttosto cupo: non c'era nessun sorriso smagliante sulle sue labbra carnose e nessun sguardo allegro nei suoi occhi chiari; appariva, piuttosto, triste, pensierosa e distaccata, quasi fosse tormentata da un pensiero fisso.
"Lascia perdere tua sorella" disse Roger, dopo aver lanciato una fugace occhiata alla giovane seduta alla sua sinistra, sorridendo nel tentativo di farle ritrovare il buonumore "capisco la sua preoccupazione, ma fino ad un certo punto. Non stai commettendo alcuna sciocchezza, non stai facendo nulla di sbagliato, non devi sentirti in colpa per nulla perché non c'è nulla per cui devi sentirti in colpa, d'accordo? Ginger dovrebbe piuttosto aprire gli occhi e rendersi conto che non sei più la sorellina minore che deve essere protetta e guidata in qualunque scelta perché non sa decidere cosa è meglio per lei, va bene? Quindi, lascia scivolare addosso le sue parole e non pensarci più. Pensa solo ai tre giorni che ci aspettano".
Jennifer ricambiò il sorriso (non riusciva mai a non ricambiare un sorriso del bassista), ma le sue labbra tornarono ben presto ad essere una sottile linea dritta, e nei suoi occhi calò di nuovo un'ombra scura.
"Ginger non c'entra nulla questa volta"
"E perché sei così triste e pensierosa? Cosa ti turba così tanto? Hai paura di avere una ricaduta?" Roger le lanciò una seconda occhiata veloce "ehi, non preoccuparti di questo, d'accordo? Hai con te le medicine e non sei da sola. Andrà tutto bene, pensa solo a divertirti e lascia che sia io ad occuparmi di tutto il resto. Sono certo che non ce ne sarà bisogno, ma mi sono comunque informato sull'ospedale più vicino all'albergo in cui alloggeremo ed al percorso più rapido per raggiungerlo"
"Davvero hai fatto questo?" domandò la giovane, genuinamente sorpresa, e lui annuì in risposta.
"Sì" confermò, poi, con un sorriso "te l'ho detto che ho pensato a tutto, ma stai tranquilla: non avremo bisogno di alcun ospedale"
"Non so davvero cosa dire" mormorò Jennifer confusa e lusingata "ma non c'entra neanche la mia salute. Stavo... Stavo solo ripensando ad una cosa che è successa ieri"
"A cosa?".
Jennifer non rispose subito, ed il bassista ripeté la domanda; a quel punto, la più piccola si agitò a disagio sul sedile della macchina.
"Non pensare che non voglia parlartene, ma non so se farlo perché temo che tu possa arrabbiarmi"
"Ohh, non vedo per quale motivo dovrei arrabbiarmi proprio con te, Jen" provò a rassicurarla il giovane uomo, facendole capire che poteva parlare liberamente con lui di qualunque argomento "perché sei così titubante?"
"Perché in un certo senso quello che è successo riguarda anche te"
"Ovvero? Si tratta di Ginger? È nata un'altra discussione tra voi due?" chiese Waters, pensando subito alla spiegazione più ovvia: che altro poteva essere accaduto, d'altronde?
"No, te l'ho detto, lei non c'entra nulla. Riguarda Danny, il mio migliore amico. Noi... Abbiamo litigato. Beh, forse non è proprio esatto dire che abbiamo litigato. Diciamo piuttosto che le nostre strade si sono definitivamente separate. Non penso proprio che ci rivedremo... Non penso che lui deciderà mai di ritornare sui propri passi"
"Per quale motivo avete litigato in modo così violento?"
"Beh... Ecco... Ieri, mentre mi aiutava con il bagaglio, Danny mi ha confessato di non essere d'accordo con questo viaggio, proprio come Ginger. In un primo momento pensavo che anche lui fosse preoccupato per la mia salute, che potessi compiere uno sforzo inutile, ma poi ho scoperto che nel suo caso dietro c'era un altro motivo. Lui... Ecco..." Jennifer abbassò gli occhi e prese a giocherellare con un lembo di stoffa della gonna che indossava; non sapeva come continuare, come spiegare al bassista che il problema di Danny era proprio lui "lui..."
"Avrebbe voluto essere al posto mio".
Jen tirò su il viso di scatto e spalancò gli occhi dinanzi all'acutezza dimostrata dal giovane uomo; e la successiva domanda che formulò, strappò a Roger un sorriso divertito.
Una delle qualità che apprezzava maggiormente della giovane era proprio la sua ingenuità, perché la distingueva da tutte le altre, a partire da quelle con cui aveva condiviso null'altro che una notte movimentata di sesso.
"Come l'hai capito?"
"Non è stato affatto difficile da dedurre: nessun ragazzo è amico di una ragazza, una ragazza carina, senza che dietro ci sia uno scopo secondario. Anche se ho visto pochissime volte quel ragazzo, non mi è sfuggito il modo in cui ti guardava e le occhiate che ti lanciava. Era abbastanza evidente. Quindi... Lui ti ha confessato quali sono i suoi veri sentimenti nei tuoi confronti, mh?"
"Sì, esatto, è andata proprio così"
"E... Ha provato a baciarti?"
"No, non lo ha fatto"
"Meglio così, allora. Mi avrebbe dato fastidio se avesse provato a baciarti"
"Se avesse provato a baciarmi, lo avrei respinto senza alcuna esitazione. Ho cercato di usare il maggior tatto possibile, ma al tempo stesso sono stata chiara: Danny per me è sempre stato come un fratello. Sono molto legata a lui, ma non provo quello che lui dice di provare per me. Non l'ho mai visto come un possibile fidanzato, non ho mai sentito dell'attrazione fisica per lui. Mi dispiace avergli spezzato il cuore, non è stato affatto bello. In quel momento avrei voluto sparire" spiegò la giovane, ripensando allo sguardo distrutto di Danny quando gli aveva detto di vederlo solo come un fratello "ma questa è la verità. Proprio perché gli voglio così bene, non potevo raccontargli una bugia. Non potevo illuderlo. Ovviamente Danny ha provato ad insistere, ed ha detto che...".
Jen si bloccò, esattamente qualche istante prima di lasciarsi sfuggire di essere già innamorata di un'altra persona.
Lei e Roger non avevano mai parlato della loro frequentazione, non l'avevano mai definita, non avevano mai parlato di sentimenti, era dunque saggio affrontare un argomento così delicato?
Credeva alle sue parole ed al suo interesse, ma se avesse scoperto che anche nel loro caso stavano vivendo un rapporto su due piani diversi? Era una mossa giusta inoltrarsi in un simile campo minato proprio adesso che si stavano recando a Brighton per trascorrere un weekend insieme?
No, non era proprio il caso di commettere un simile passo falso.
"Cosa?" chiese il bassista, esortando la giovane a riprendere il discorso da dove lo aveva interrotto, curioso di sapere che cos'altro Danny aveva detto durante la discussione con Jennifer, ma lei scosse la testa con un sorriso; non era proprio il caso di tirare fuori un argomento così delicato.
"Nulla. Assolutamente nulla. Solo una sciocchezza senza alcuna importanza... Anzi, sai che cosa ti dico? Non voglio più parlare di questo argomento, sia perché non ha alcun senso e sia perché non voglio rovinare il weekend. Voglio concentrarmi solo su esso" rispose la ragazza "mi dispiace per Danny, ma in fin dei conti che cosa posso fare? Io con lui sono stata sincera fin dall'inizio... Sarebbe stato peggio se lo avessi illuso per non ferire i suoi sentimenti".
Roger aveva notato che c'era qualcosa che Jennifer aveva deciso di tacergli appositamente riguardo la discussione con il suo ormai ex migliore amico, lo aveva capito dal modo in cui aveva minimizzato l'intera faccenda, ma proprio per quel motivo preferì non insistere né indagare ulteriormente; si limitò a sorridere ed annuire, mostrandosi pienamente d'accordo con lei.
"Hai perfettamente ragione: tu hai agito nel migliore dei modi, e quello che conta davvero adesso è il weekend a Brighton che ci aspetta".
Ginger rientrò in casa non appena vide la macchina sportiva di Roger partire; quando Pamela rientrò a sua volta nell'abitazione, trovò la figlia adottiva maggiore in cucina, impegnata a sfogare il proprio disappunto e la rabbia occupandosi delle stoviglie sporche da lavare.
"Fermati un momento e prendi un profondo respiro, perché se continui in quel modo finirai per rompere un piatto od un bicchiere" alle orecchie della donna non arrivò alcuna risposta "Ginger, sto parlando sul serio! Datti una calmata prima di distruggere l'intero servizio buono!"
"Io sono calma. Sono assolutamente calma" la risposta della giovane risultò tutt'altro che convincente, sia per il suo tono di voce e sia per la forza eccessiva che continuava ad usare per insaponare e risciacquare i piatti ed i bicchieri, e costrinse Pamela ad intervenire in prima persona: attraversò la cucina, chiuse il rubinetto dell'acqua e, afferrando Ginger per il braccio destro, costrinse la ragazza a voltarsi per guardarla negli occhi.
Ormai era stanca di quella strana storia, che continuava a diventare sempre più strana, e voleva vederci chiaro.
"Insomma, Ginger, vuoi dirmi che cosa ti prende?" sbottò risentita; aveva l'impressione di essere tornata ai giorni in cui entrambe le figlie avevano affrontato la pubertà... Ginger, ovviamente, era stata la più difficile da gestire "per una buona volta, vuoi spiegarmi che cosa sta succedendo, visto che ormai ho rinunciato a comprendere il tuo comportamento? Perché prima hai chiesto a quel ragazzo di essere premuroso nei confronti di tua sorella, e adesso che tra loro due si è creato un vero rapporto, stai reagendo in questo modo? Perché prima ti sei adoperata tanto per avvicinarli ed adesso sembra che tu stia facendo di tutto per allontanarli? Mi sono persa qualcosa? C'è qualcosa che non so e che dovrei sapere?".
Pamela fissò Ginger, e Ginger in tutta risposta fissò a sua volta Pamela.
Di nuovo, in modo del tutto involontario, le era stata offerta la possibilità di confessare ogni cosa e di alleggerire almeno in parte sia il peso che sentiva sulle proprie spalle che i sensi di colpa sempre più simili ai vermi che Syd sosteneva di avere nel proprio cervello; per un istante si ritrovò perfino a socchiudere le labbra, vicinissima al punto di parlare, ma per la seconda volta preferì tacere: richiuse la bocca, strinse le labbra e, guardando la madre adottiva negli occhi, scosse la testa e ripeté le parole che poco tempo prima le aveva già detto, quando si era ritrovata nella medesima situazione.
"Non capiresti".
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