*10*

Roger non aveva prestato particolare attenzione alle parole di David e l'aveva accantonata come una semplice battuta; era consapevole di non avere davanti a sé una strada in discesa, ma al tempo stesso era estremamente convinto delle proprie capacità e certo di riuscire a raggiungere il proprio obiettivo.

D'altronde, era solito ottenere sempre quello che voleva, quindi perché non doveva essere così anche in quell'occasione?

La sua intenzione era quella di trovare il momento giusto, in Studio, per avvicinarsi a Carolyne e tentare di nuovo di spiegarle le proprie ragioni e di chiederle scusa per il proprio comportamento; aveva perfino provato un discorso davanti al proprio riflesso in uno specchio a casa per essere certo di usare le parole perfette, ma quando il weekend passò ed arrivò lunedì, si ritrovò proprio malgrado davanti ad un ostacolo che non aveva preso in considerazione: al suo arrivo, la giovane donna non c'era.

La sua postazione era vuota e rimase vuota per tutto il resto della giornata, eppure il bassista non lo trovò così strano come particolare: poteva avere avuto un impegno imprevisto, o forse aveva avuto qualche lieve problema di salute; neanche il giorno seguente si preoccupò, ma iniziò a cambiare idea quando i giorni si trasformarono in una settimana e la sua assenza prolungata era diventata ormai sospetta.

Capì finalmente che cosa si nascondeva veramente dietro l'assenza da lavoro della giovane segretaria quando la settimana successiva il loro agente, Steven, entrò nel loro Studio di registrazione con un'aria sconcertata ed in mano un foglio, rivolgendogli una domanda diretta senza prima salutare; e quel comportamento non preannunciava nulla di buono, perché tutte le altre volte che si era presentato da loro con una faccia simile si erano sempre trovati in mezzo ai guai.

"Roger, ma si può sapere che cosa hai combinato?"

"Che cosa ho combinato?" ripeté il bassista corrucciando le sopracciglia, sforzandosi di capire a che cosa si stava riferendo il loro agente.

"Cercherò di essere più diretto, in modo che tu capisca subito a che cosa mi sto riferendo: che cosa hai fatto con esattezza per spingere la vostra segretaria a dare le dimissioni?"

"Che cosa?" Roger spalancò gli occhi e sbatté le palpebre, frastornato, mentre sia Nick che Rick si girarono verso di lui perplessi, perché erano gli unici a non essere a conoscenza di niente di quello che era successo "Carolyne... Carolyne ha dato le dimissioni?"

"Sì, mi ha fatto recapitare questo foglio in cui ha scritto che non è più in grado di svolgere questo lavoro a causa di certi atteggiamenti che hai nei suoi confronti. Che cosa vuol dire certi atteggiamenti? Cosa hai fatto o detto a quella ragazza?"

"Chiedete a David, lui vi spiegherà tutto. Io non ho tempo da perdere" Roger lasciò letteralmente cadere a terra i fogli che aveva in mano, ed uscì così in fretta dalla stanza che non si preoccupò di prendere la giacca, dimenticandola sull'appendiabiti; Steven era sconvolto, e così come Nick e Rick si voltò in direzione di Gilmour per avere almeno da lui delle spiegazioni.

E le spiegazioni arrivarono sottoforma di quattro parole, che dicevano tutto e niente allo stesso tempo.

"È una lunga storia".












Roger si precipitò immediatamente all'appartamento di Carolyne.

Non perse nemmeno tempo a parcheggiare in modo corretto la sua macchina sportiva, e quando uscì vide un'altra cosa che lo lasciò ad occhi spalancati: davanti al complesso di appartamenti in cui abitava la giovane donna c'era il furgone di una ditta di traslochi, e non poteva trattarsi di una semplice coincidenza.

Sapeva molto bene, per esperienza personale, che in situazioni simili le coincidenze non esistevano.

Così come si era precipitato fuori dagli Studi di registrazione, allo stesso modo si precipitò dentro l'edificio, salì fino al quinto piano e davanti ai suoi occhi apparve la prova concreta e definitiva che spazzava via ogni possibile dubbio: la porta dell'appartamento di Carolyne era spalancata e sia sul pianerottolo che subito nell'ingresso erano accatastati degli scatoloni di cartone dalle diverse dimensioni, tutti già chiusi ed etichettati.

Era proprio lei che si stava trasferendo. Chissà dove, chissà quanto lontano da Londra.

"Carolyne!" esclamò il giovane uomo, entrando nell'appartamento pur non avendo ricevuto alcun permesso: non gl'importava nulla delle buone maniere in quel momento, voleva solo trovare la giovane donna e farle capire che stava solo che commettendo un grandissimo errore; sentì dei passi avvicinarsi dalla cucina, e proprio da lì apparve una persona con in mano un altro scatolone voluminoso, ma non si trattava di Carolyne: era un ragazzo magro e biondo, con gli occhi chiari, che identificò subito con quello che aveva visto per foto nell'articolo che Nick aveva trovato per puro caso, e, dati i tratti fisici simili, immaginò fosse il fratello.

Lo fissò interdetto, perché non si aspettava d'incontrare qualcun altro, e ricevette a propria volta uno sguardo sorpreso ed incredulo.

"Accidenti, sei proprio tu. Sapevo che eri alto, ma non immaginavo che fossi così alto, cavolo" commentò William, squadrando il bassista dall'alto al basso e ritrovandosi costretto a sollevare il viso per guardarlo negli occhi; Roger corrucciò le sopracciglia: aveva indovinato qual'era il legame che c'era tra quel ragazzo e Carolyne, ma lei non gli aveva mai accennato che il fratello minore era un fan dei Pink Floyd "se avessi con me la mia copia di The Dark Side of The Moon ti avrei già chiesto di autografarla, accidenti!"

"Dov'è Carolyne?"

"Ahh, già, Lyn mi aveva detto che probabilmente saresti venuto qui ed avresti fatto questa domanda se non l'avessi vista. Mia sorella è molto arrabbiata con te, ed ammetto che anche io in parte sono irritato perché ti sei comportato nei suoi confronti in un modo che non mi è affatto piaciuto, però al tempo stesso adoro la tua musica... Insomma... Mi dispiace, ma non posso proprio dirti che in questo momento lei si trova in soffitta a sistemare le ultime cose dentro alcuni scatoloni. Mi dispiace, non insistere, non posso dirti nulla" rispose il giovane, scuotendo la testa, lasciando il bassista piuttosto interdetto; alla fine, non sapendo bene che cosa rispondere, si limitò a mormorare un ringraziamento e si spostò nel salotto, laddove era posizionata una scala posata ad una botola nel soffitto, che conduceva ad un piccolo ripostiglio.

La giovane donna si trovava lì, proprio come suo fratello gli aveva detto, e nel momento in cui il bassista si arrampicò dentro la piccola soffitta, lei gli stava dando le spalle, ed aveva appena preso da uno scaffale un piccolo oggetto decorativo, che consisteva nella classica pallina di vetro piena di acqua e neve finta; Carolyne non si era accorta di non essere più sola, e quando si sentì chiamare per nome da una voce maschile che non apparteneva al fratello minore, per lo spavento lanciò un piccolo urlo e lasciò cadere a terra il soprammobile, che com'era prevedibile si frantumò in mille pezzi al contatto con le assi del pavimento.

La bionda si voltò di scatto, e sul suo volto era già impressa un'espressione furiosa, dovuta alla fine del soprammobile ed alla presenza sgradita del giovane uomo.

"Che cosa ci fai qui?" sbottò, inviperita "avevo detto a Willie... Ohh, lascia stare, avrei dovuto immaginare che avrebbe fatto l'opposto di quello che gli avevo ordinato... Vattene via e basta"

"Carolyne, sono venuto qui per parlare"

"Ma io non voglio ascoltarti, quindi è solo che tempo sprecato" tagliò corto la giovane donna, tornando ad occuparsi degli ultimi oggetti che ancora doveva sistemare, salvo poi voltarsi di nuovo "come puoi anche solo lontanamente pretendere che io abbia voglia di ascoltarti dopo quello che hai fatto? Mi hai seguita ed hai fatto quella sceneggiata davanti a tutte quelle persone... E... Ed il tuo amico ha colpito Charles con un pugno!"

"Forse ti sei dimenticata che il tuo Charles per primo ha dato un pugno a me. Guarda, ho ancora il livido"

"Vuoi dirmi che se non ti avesse colpito lui, non lo avresti fatto tu? Va bene, forse sotto questo punto di vista, è stato lui a sbagliare, ma ciò non rende meno grave la tua posizione, Roger: sei arrivato a pedinarmi e questo non è accettabile. E non è neppure un comportamento normale"

"L'ho fatto per poterti parlare, Carolyne, perché non so più come riuscirci! Non capisci che ho bisogno di te?"

"No, Roger, tu hai bisogno di uno psicologo. Di uno veramente bravo, per giunta. Tralasciando l'imbarazzo che mi hai creato quel giorno, sono stata costretta anche ad affrontare una brutta discussione con Charles. Non è stato affatto contento di quello che hai fatto, ed ovviamente mi ha chiesto spiegazioni riguardo a quello che c'è tra me e te"

"Ed avete avuto un litigio così violento che alla fine vi siete lasciati?"

"Ahh, certo ti piacerebbe che fosse così, ehh?" disse la bionda con un sorrisetto ironico "vorresti che ci fossimo lasciati e che io fossi pronta a cadere ai tuoi piedi, vero? Perché è questo che piace a te, l'inebriante sensazione di avere tutti ai tuoi piedi. Mi dispiace deludere le tue aspettative: io e Charles stiamo ancora insieme, e sto abbandonando questo appartamento perché non ne ho più bisogno, come non ho più bisogno del lavoro da segretaria"

"Che cosa stai dicendo? Perché dici che non hai più bisogno di questo appartamento? Dove ti vuoi trasferire?"

"Torno momentaneamente a casa di mia madre, in attesa di ricevere la proposta ufficiale"

"Proposta ufficiale?"

"Sì, viene chiamata anche in questo modo una proposta di matrimonio, non lo sapevi? E dopo le nozze, ovviamente, io e Charles andremo a vivere in una casa tutta nostra"

"Sei seriamente intenzionata a sposare un uomo che frequenti da poco tempo e di cui non conosci quasi nulla?"

"Stiamo parlando della mia vita. Sarò libera di fare quello che voglio, non credi? Ho deciso, non torno indietro sui miei passi. E adesso vattene" Carolyne aveva parlato con voce ferma e decisa, ma Roger non si mosse, ed anziché andarsene, la costrinse a voltarsi e l'afferrò per le spalle.

"Carolyne, non posso permetterti di farlo!" anche lui parlò con voce ferma e decisa, ma la giovane donna non rimase affatto impressionata e sorrise di nuovo ironicamente.

"E cosa vorresti fare per impedirmelo? Non c'è nulla che puoi fare per il semplice motivo che nulla mi farà cambiare idea. Qualunque cosa tu possa dire, per me non saranno altro che parole al vento. Secondo te non posso sposare un uomo che conosco da poco tempo e che mi è stato imposto? Se è per questo, non ho alcuna intenzione di frequentarne uno che è morbosamente geloso e soffre di manie di controllo come nel tuo caso. Il mio primo marito era così, e non voglio ripetere questa esperienza" Carolyne tentò di liberarsi dalla presa del bassista, ma accadde, per la seconda volta, quello che era successo al concerto di Kneworth: si ritrovò di nuovo bloccata una parete, con le mani di Roger premute sulle guance e le labbra premute con forza contro le sue; stava facendo esattamente ciò che David gli aveva sconsigliato di fare, ma era così disperato dinanzi alla fermezza della giovane donna da non sapere che altro fare.

Lei prese subito ad agitarsi, e vedendo che non riusciva a liberarsi dalla presa salda del bassista, gli urlò di lasciarla andare subito e lui finalmente obbedì; una volta libera, con il fiato spezzato, si massaggiò il polso destro: Roger gliel'aveva stretto così tanto che già aveva iniziato a pulsare dolorosamente.

"Hai visto? Stavo parlando proprio di questo: quando non riesci ad ottenere quello che vuoi con le parole, allora fai subito ricorso alla violenza!" strillò, agitata, allontanandosi di un passo vedendo il bassista avvicinarsi "no! Stai lontano da me, non ti avvicinare!"

"Carolyne, io... Io..." prese a balbettare il giovane uomo, colto dal panico più assoluto perché per l'ennesima volta aveva commesso l'errore di cedere al lato più impulsivo del suo carattere, ed aveva rovinato tutto con le proprie mani "mi dispiace... Io non volevo... Volevo solo..."

"Cosa? Che cosa volevi fare? Stammi lontano!" la giovane donna strillò ancora di più forte e retrocedette fino a ritrovarsi di nuovo bloccata con la schiena contro una parete; Roger non l'ascoltò, la raggiunse e questa volta le posò le mani sulle guance con delicatezza, accarezzandole la pelle con i polpastrelli dei pollici.

"Carolyne, mi dispiace" ripeté di nuovo, a bassa voce, avvicinando il viso a quello della giovane segretaria e cercando un contatto visivo con lei "non so cosa mi sia preso, ho perso il controllo e mi dispiace, ma non era mia intenzione spaventarti. Volevo... Voglio solo che mi ascolti, per favore, Carolyne. Stai tremando come una foglia".

Roger provò a baciare nuovamente Carolyne, ma lei scostò il viso bruscamente, ritraendosi verso l'angolo in cui era stata imprigionata.

"Roger, così mi stai facendo davvero paura. Per favore, smettila. Vattene e lasciami in pace. Non voglio più vederti" la voce della bionda era incrinata, e ben presto il bassista si rese conto che oltre a tremare come una foglia stava anche piangendo silenziosamente: non stava fingendo, il terrore sul suo volto era reale; era riuscito a rovinare tutto definitivamente.

Per colpa della propria impulsività, l'aveva persa per sempre: anziché farle cambiare idea, l'aveva spinta direttamente tra le braccia di un uomo che non amava, ma che era comunque intenzionata a sposare perché le avrebbe garantito l'alto tenore di vita a cui era abituata.

Era la fine.

Era arrivato il momento di arrendersi.

"D'accordo" disse, scostando le mani dal viso della giovane donna, che finalmente si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, per poi allontanarsi in direzione della botola "d'accordo, va bene. Se non vuoi più vedermi, allora non posso fare altro che rispettare il tuo volere e farmi da parte. Scusami ancora, anche se non vale molto".

Roger ridiscese la scala, e Carolyne, una volta rimasta sola, si coprì il viso con le mani e scoppiò definitivamente a piangere; non sapeva con esattezza perché stava singhiozzando in modo incontrollabile.

Forse per quello che era successo, o forse per quello che l'aspettava.

O forse, più probabilmente, per entrambe le cose.

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