*1*

1977, gennaio.









Quella che era iniziata come una giornata come tante altre per Pamela Rose Anderson, prese una piega del tutto inaspettata quando il campanello di casa trillò allegramente; la donna di mezz'età andò subito ad aprire la porta, convinta che a suonare fosse stato il postino perché doveva consegnarle un pacco o farle firmare una missiva, del tutto ignara di ciò che l'attendeva dall'altra parte della porta, e difatti si bloccò immediatamente dopo averla spalancata, senza avere mosso un solo passo.

Era dal giorno in cui aveva trovato una lettera d'addio sopra il tavolo della cucina che aspettava il ritorno della figlia adottiva maggiore, l'unica che le era rimasta, ma non sperava di vederla comparire da un momento all'altro davanti la porta di casa senza prima aver ricevuto o un'altra lettera od una chiamata da parte sua.

Eppure, quella che adesso era davanti a lei, che stava fissando ad occhi sgranati e con le labbra socchiuse, era indubbiamente Ginger, l'altra figlia che temeva di avere perso per sempre, e la sorpresa e lo sconcerto che le avevano tolto completamente la parola erano dovute solo in parte al suo ritorno improvviso ed inaspettato tanto quanto la sua scomparsa: la giovane non era sola; tra le braccia stringeva una bambina al di poco al di sotto di un anno di età, con i capelli rossi, che stava ricambiando il suo sguardo con uno incuriosito nei grandi occhi azzurri.

Quello di Ginger, invece, denotava un certo imbarazzo. Forse perfino del disagio.

"Ciao, mommi" disse la giovane dopo un tempo che parve infinito ad entrambe, distendendo le labbra in un mezzo sorriso; anche nella sua voce era percepibile una punta d'imbarazzo "sono tornata".









Un quarto d'ora più tardi, madre e figlia adottive erano sedute in cucina con davanti a sé una tazza di the fumante; Pamela non aveva ancora aperto bocca, e neppure Ginger aveva più parlato dopo averle rivolto quel semplice saluto.

In compenso, erano molte le domande che Pam avrebbe voluto farle, ma si sentiva bloccata come nel bel mezzo di un sogno: voleva aprire la bocca e parlare, ma improvvisamente le sembrava di essersi dimenticata completamente come fare per compiere un'azione simile; non ricordava neanche di avere preparato una teiera di the caldo, tanto si era mossa con movimenti automatici, in uno stato di confusione e con la testa avvolta da una fitta nebbia che non accennava a diramarsi.

Sperava che fosse la figlia adottiva maggiore a toglierle dalle spalle quel peso ingombrante, ma lei, anziché iniziare con le numerose spiegazioni che doveva a lei tanto quanto ad altre persone, prese in mano la sua tazza, se la portò alle labbra e mandò giù un sorso di the caldo ad occhi chiusi; e dopo aver gustato la bevanda dolce e zuccherina, sulle sue labbra apparve perfino un sorriso soddisfatto.

"The caldo ai frutti di bosco, il mio preferito. Questa è una delle cose che mi sono mancate di più in assoluto"

"Tutto qui?" il commento della giovane ebbe lo stesso effetto di una scintilla di fuoco che cadeva su una pozza di benzina, e finalmente risvegliò Pamela dal suo torpore, aiutandola a ritrovare l'uso della parola "non sai dire altro che questo? Sono queste le prime parole che ti escono di bocca dopo... Dopo esserti presentata... Ginger, tu... Ti rendi almeno conto di quello che hai fatto? Hai idea di quanto tempo sei stata via? Hai idea delle spiegazioni che devi, e non solo a me? E... E quella bambina...".

A quel punto, balbettando, la donna si voltò in direzione del salotto, laddove la piccola stava riposando sul divano; sulla moquette del pavimento, attorno al mobile, erano stati disposti dei cuscini come ulteriore protezione.

"Vuoi... Vuoi dirmi chi è?".

Ginger si girò a sua volta a guardare la piccola prima di tornare a fissare la madre adottiva.

"Non è abbastanza ovvio?" domandò, poi, di rimando, con una strana espressione ed uno strano sorriso "il colore dei suoi capelli dovrebbe parlare già da sé"

"Sì, ma io mi sto riferendo al come ed al quando"

"Il suo nome è Rosemary, ma io la chiamo sempre Poppy per il colore dei suoi capelli. Mi ricorda tantissimo la stessa sfumatura di rosso dei petali dei papaveri" finalmente Ginger iniziò a dare la prima parte di spiegazioni che doveva alla madre adottiva, con il viso nuovamente rivolto verso la figlia più piccola che dormiva beatamente, del tutto ignara della conversazione che le due stavano avendo "e riguardo al come ed al quando, posso dirti che è successo in Australia".

A quelle ultime parole, le sopracciglia di Pamela s'inarcarono in un'espressione stupefatta; immaginava che nel corso della sua lunga assenza Ginger avesse viaggiato, ma non che si fosse spinta così lontana.

"In... Australia?" chiese, difatti, la donna dopo un breve silenzio per essere certa di avere capito bene, e la giovane annuì lentamente con il capo, senza mai distogliere gli occhi scuri da Poppy.

"Sì, è stata la mia prima meta. Quando sono partita, non sapevo dove andare e così ho comprato una cartina geografica, ho chiuso gli occhi, ho posato l'indice destro e la destinazione che è uscita è stata, per l'appunto, l'Australia... E lì ho conosciuto il padre di Poppy" la rossa fece una piccola pausa prima di proseguire, ed in quei secondi ne approfittò per mandare giù un altro sorso di the che ormai non era più caldo "e per quanto riguarda noi due non c'è molto da dire in realtà: ci siamo conosciuti, siamo stati insieme un paio di settimane, ci siamo divertiti ma poi, come sempre accade, l'incantesimo è finito. Lui è sparito, io sono ripartita e poco tempo dopo ho scoperto di essere incinta. Ohh, ovviamente non ho avuto alcun dubbio in merito a quello che dovevo fare e ne sono contenta, perché finalmente ho avuto la bambina che tanto desideravo, proprio come a suo tempo è stato con te"

"Dove stai andando?" Pamela aveva rivolto quella domanda stranita alla figlia adottiva perché l'aveva vista alzarsi all'improvviso, quando avevano solo che appena iniziato a parlare, ed il suo sconcerto aumentò dinanzi alla risposta che ricevette da parte sua.

"Mi sembra ovvio dove sto andando, non ti pare? Voglio salutare ed abbracciare Keith e Demi. Dove sono? Stanno giocando nelle loro camerette? Keith? Demi?" Ginger sparì rapidamente in salotto con l'intenzione di recarsi al piano superiore dell'abitazione, ma a metà scale venne bloccata dalla voce della madre adottiva.

"Loro non sono qui al momento"

"Immagino che questo significhi che si trovano da David" la giovane si voltò verso Pamela e, con calma, iniziò a scendere gli scalini "molto bene, allora vorrà dire che andrò da lui".

Pam spalancò gli occhi azzurri, totalmente spiazzata dallo sconcerto, e riuscì ad interporsi tra la figlia adottiva e la porta d'ingresso prima che lei potesse uscire; Ginger, dinanzi a quella che le apparve come una reazione strana e senza senso, corrucciò le sopracciglia e chiese a Pamela perché le stava bloccando il passaggio.

"Perché non puoi andartene in questo modo!" esclamò la donna di mezz'età, spalancando ancora di più gli occhi "e perché non puoi presentarti così dai tuoi figli come se... Come se non fosse mai accaduto nulla! Ginger... Ginger, ti rendi conto di quanto tempo sei stata via? Sei sparita per quasi due anni! Non puoi stare via per così tanto tempo, senza mai dare notizie sul tuo conto, e tornare in questo modo. Non puoi presentarti ai bambini senza che prima non vengano avvisati perché per loro sarebbe un enorme sconvolgimento! E come pensi di spiegare loro di... Di Poppy? Non ti rendi conto che per loro è un po' troppo tutto questo in un'unica volta?"

"Quando ci siamo sedute in cucina, mi hai detto che sono molte le persone a cui devo delle spiegazioni, e riguardo a questo hai perfettamente ragione: io devo delle spiegazioni, e le prime persone che meritano di riceverle sono proprio i miei figli. E per questo motivo, adesso sono intenzionata ad andare da loro. Quindi, o ti sposti dalla porta o sarò costretta a farlo io, ma vorrei evitare di farlo dato che ci siamo già passate una volta e non è stato piacevole per entrambe" rispose la ragazza, facendo riferimento a quando non si era fatta alcuna remore a spingere violentemente a terra la madre adottiva perché voleva impedirle di raggiungere l'appartamento di Syd per provare ad aiutarlo; Pamela intuì a sua volta qual'era l'episodio a cui la figlia adottiva stava facendo riferimento, ed avrebbe potuto ricordarle com'era andata a finire proprio in quell'occasione, ma preferì restare zitta: la risolutezza che si leggeva negli occhi di Ginger lasciava benissimo intuire che nessuna parola sarebbe mai riuscita a farle cambiare idea e che era pronta a passare dalle parole ai fatti in qualunque istante.

Era pronta, se necessario, a spingerla bruscamente a terra una seconda volta, e di conseguenza a Pamela non rimase altro che scostarsi di propria volontà dall'ingresso dell'abitazione per lasciar passare la rossa, che la ringraziò con un sorriso.

"Ero certa che avresti capito. Occupati di Poppy fino al mio ritorno".

Pam non disse nulla in risposta alle parole della figlia adottiva, e quest'ultima uscì in fretta dall'abitazione per tornare alla guida della sua macchina; e quando la vettura scomparve infondo alla via, alla donna di mezz'età non rimase altro da fare se non richiudere la porta e tornare in salotto per controllare che la nipotina più piccola, che aveva scoperto di avere da pochi minuti, nel sonno non cadesse dal divano.

Si accomodò su una poltroncina, osservò la piccola addormentata, e nonostante tutto quello che era appena accaduto c'era un'unica domanda che continuava, incessantemente, a ronzarle in testa.

Era davvero Ginger, la sua Ginger, quella che aveva accolto in casa e con cui aveva appena parlato? Perché a lei era sembrava una totale estranea con le sembianze della figlia adottiva che non vedeva né sentiva da quasi due anni.










La reazione di Virginia non fu molto diversa da quella di Pamela: anche lei, quando andò ad aprire la porta, s'immobilizzò all'istante perché non immaginava di ritrovarsi faccia a faccia con l'ex moglie del suo attuale marito, ed il suo sconcerto non fece altro che aumentare quando si sentì spingere da parte piuttosto bruscamente e vide Ginger entrare in casa, senza avere ricevuto il permesso di entrare; e proprio la spinta ricevuta e l'intrusione in casa risvegliarono la ragazza americana dal torpore in cui era scesa e provocarono la sua reazione: prima che l'intrusa potesse anche solo posare il piede destro sul primo scalino delle scale che portavano al primo piano, Virginia riuscì a raggiungerla, a bloccarle la strada ed a chiederle, sforzandosi di parlare con un tono gentile, che cosa volesse.

"Sono qui per i miei figli, voglio vederli" Ginger provò a farsi strada di nuovo, ma questa volta Virginia oppose resistenza "mi stai impedendo di passare, per caso? Non importa, mi basterà chiamarli per nome e loro verranno. Keith! Demi! Scendete, bambini"

"Keith e Demi non sono in casa"

"Nessun problema, aspetterò il loro ritorno, così come quello di David. Sono fuori con lui, giusto?"

"Sì, sono fuori con lui... E dovresti uscire anche tu. Adesso".

Ginger si soffermò finalmente ad osservare il volto di Virginia, e solo in quel momento si rese conto dell'espressione ostile che vi era impressa; notò anche che era leggermente pallida e le mani erano percorse da un lieve tremore.

Molto probabilmente aveva paura, dato che era da sola in casa e non si aspettava una simile visita.

Le labbra della rossa si distesero in un sorriso sarcastico prima di dischiudersi per tranquillizzare la ragazza americana.

"Rilassati, Virginia, perché non ho alcuna intenzione di afferrarti i capelli e strapparteli ad intere ciocche. Se fosse stato questo il mio obiettivo, non credi che a malapena ti avrei lasciato il tempo di aprire la porta?" le parole della giovane ed il sorriso che aveva impresso sulle labbra carnose andavano in netto contrasto con il suo tono di voce: anche se le aveva appena assicurato di non avere alcuna cattiva intenzione, a Virginia non era affatto sfuggito l'astio con cui aveva pronunciato il suo nome "ammetto che c'è stato un periodo in cui avrei voluto davvero venire qui e strapparti tutti i capelli dalla testa, come minimo, ma è passato da un pezzo, ed una persona adulta non si comporta in questo modo. Questo sarebbe l'atteggiamento di una ragazzina, ed io non lo sono più da molto tempo. No, puoi stare tranquilla, e non te lo sto dicendo solo per farti abbassare la guardia: sono qui perché voglio vedere i miei bambini e parlare con il mio ex marito, tu non c'entri nulla"

"E quindi sarebbe un comportamento da persona adulta sparire nel nulla, da un giorno all'altro, e ricomparire all'improvviso dopo due anni, come se non fosse accaduto niente di simile?" rispondere alla provocazione ricevuta con un'altra provocazione non era una buona idea, tuttavia la ragazza americana non riuscì a resistere alla forte tentazione, e notò con una punta di piacere, dal modo in cui la sua avversaria spalancò gli occhi, che le sue parole avevano colpito il centro del bersaglio; la soddisfazione durò poco, appena che una manciata di secondi, e vacillò dinanzi allo sguardo che ricevette da Ginger: l'odio che traspariva dalle sue iridi scure era così profondo, che per un momento Virginia temette che potesse rimangiarsi la parola e di essere aggredita.

"Ti stai permettendo di sputare sentenze sulla mia vita? Tu? Proprio la persona che non si è fatta alcuno scrupolo a distruggere quella che era una famiglia perfetta e felice? Se fossi al posto tuo, mi farei un bell'esame di coscienza prima di giudicare le scelte delle altre persone"

"Io non ho mai voluto rovinare nulla" ribatté prontamente la più piccola, stanca di essere additata come una rovina famiglie "quando io e David ci siamo conosciuti, non sapevo né chi fosse né tantomeno che avesse una moglie e dei figli. Non sapevo niente di niente su di lui. E lui, se è per questo, non mi ha raccontato la verità se non dopo un paio di mesi"

"Ohh, certo!" esclamò Ginger per poi scoppiare in una risata sarcastica "e così tu vorresti farmi credere che davvero non conoscevi quello che a quel tempo era mio marito? Vi siete incontrati nel momento in cui la fama del gruppo era appena schizzata alle stelle, tutti non facevano altro che parlare di loro, e vuoi seriamente farmi credere che tu non avevi mai sentito parlare né di lui né del gruppo? Mi hai preso per una stupida? Ohh, aspetta, e se anche fosse vera questa storia, perché quando hai scoperto la verità non hai fatto un passo indietro e non sei uscita di scena? Perché quando hai saputo che aveva già una famiglia non ti sei fatta alcuno scrupolo di coscienza?"

"Credi davvero che la sua confessione non mi abbia toccato minimamente? Certo che sono stata combattuta su quella che era la scelta migliore da fare, ed alla fine non sono riuscita a rinunciare a lui, anche se sapevo perfettamente a cosa stavo andando incontro, perché ero innamorata di lui. E lo sono tutt'ora".

Ginger non riuscì a trattenere una seconda risata sarcastica, ma si bloccò quando nella stanza iniziò a riecheggiare un pianto acuto e disperato.

Il pianto di un neonato.

La giovane non si era accorta della culla posizionata vicino al divano, ed osservò in silenzio Virginia avvicinarsi ad essa e prendere in braccio un piccolo fagottino di coperte; s'irrigidì quando si rese conto che il visetto paffuto che sbucava fuori dalla graziosa copertina colorata apparteneva ad una bambina, e da quel poco che riuscì ad intravedere non era affatto difficile indovinare chi fosse il padre.

"Una bambina" mormorò con voce piatta, continuando a fissare il piccolo fagotto di coperte; d'istinto, la ragazza americana strinse di più a sé la piccola, che nel frattempo si era tranquillizzata ed aveva richiuso gli occhi. Non le piaceva affatto il repentino cambio di voce e di umore di Ginger "tu e David avete avuto una bambina?".

Gli occhi scuri della giovane catturarono un bagliore improvviso che proveniva dalla mano sinistra di Virginia, ed il secondo colpo duro da digerire arrivò con la vista di quella che senza alcuna ombra di dubbio era una fede nuziale.

"Tu e David vi siete sposati ed avete avuto una bambina"

"Sì" rispose senza alcuna esitazione l'altra giovane, per poi aggiungere "e siamo molto felici"

"Ahh, certo, non lo metto in dubbio. D'altronde è sempre così che s'inizia" commentò la giovane, lasciando perdere Virginia ed avvicinandosi ad un mobiletto; quel mobile in particolare aveva attirato la sua attenzione perché sopra ad esso vi erano posizionate diverse foto incorniciate. Ginger si ritrovò ad osservare i ritratti di quella che a tutti gli effetti sembrava una famiglia felice. Quella che avrebbe dovuto essere la sua famiglia felice "tutto all'inizio è sempre perfetto e si è felici. Anche noi due lo eravamo. Ohh, eravamo così contenti e spensierati il giorno delle nostre nozze, e già stavamo pensando ad allargare la famiglia, visto che pochi mesi prima Nick e Lindy avevano avuto Chloe. E sai proprio in occasione del ricevimento che cosa mi ha detto David? Mi ha sussurrato ad un orecchio che desiderava tanto avere una bambina e che riusciva perfino ad immaginarsela nella propria mente. Desiderava che avesse i miei stessi capelli rossi".

Distolse lo sguardo da una foto in particolare, che ritraeva la giovane coppia nel giorno del loro matrimonio, per concentrarlo sulla nuova signora Gilmour, e la vide irrigidirsi.

"Deduco dalla tua reazione, e dal tuo sguardo, che queste parole non ti sono nuove. Le hai sentite anche tu? Non dirmi che David ti ha detto proprio le stesse identiche parole che ha detto anche a me il giorno del nostro matrimonio, vero? Non dirmi che anche a te ha detto di desiderare tanto una bambina e che voleva che assomigliasse a te! Ohh, non ci posso credere, a quanto pare abbiamo più cose in comune di quello che avrei mai potuto immaginare!" Ginger si coprì la bocca con la mano destra e si lasciò scappare una piccola risatina "credi di essere così speciale per lui, quando in realtà non hai capito di essere solo che la prossima: presto o tardi, ti ritroverai nella mia stessa situazione e riceverai il tuo benservito"

"Se anche, nel peggiore dei casi, il nostro matrimonio dovesse finire, stai pur certa che io non arriverei mai ad abbandonare tutto per scomparire nel nulla. Io non riuscirei mai a scappare dai miei figli, quindi non riprovare a dire che noi due siamo simili perché non abbiamo assolutamente nulla in comune. M'incolpi di avere rovinato la tua famiglia, e non ti rendi conto che quello che hai fatto tu è molto più grave? Possiamo anche dire che per colpa mia non hanno più una famiglia unica, è vero, ma quale credi che sia il loro pensiero in merito alla madre che li ha abbandonati senza dare una spiegazione? Forse Demi non si è reso bene conto di quello che è successo perché è ancora troppo piccolo per capire, ma ti garantisco che per Keith non è stato lo stesso. Sei sicura di potermi ancora puntare il dito contro? E non m'importa se adesso sei qui perché hai capito di avere sbagliato od altro di simile, questa è casa mia e di David, e se io ti dico che non sei la benvenuta e devi andartene, non devi fare altro che obbedire. Vattene via, Ginger, o mi costringerai a fare ricorso alle cattive maniere ed a sollevare la cornetta del telefono per chiamare la polizia" Virginia buttò fuori le parole in rapida successione, senza riprendere fiato, ed una volta giunta alla fine, si spostò leggermente verso sinistra, avvicinandosi al tavolino su cui era posato il telefono, lasciando intendere all'altra giovane che era pronta a passare subito dalle parole ai fatti, se solo gliene avesse dato motivo; era perfino pronta ad urlare a pieni polmoni per attirare l'attenzione del vicinato, se fosse stato necessario, ma per sua fortuna non accadde nulla di simile.

Ginger non si arrabbiò, non perse neppure il controllo, limitandosi ad emettere un profondo sospiro ad occhi chiusi.

"Molto bene" sentenziò riaprendoli, con voce stranamente calma che contribuì solo ad insospettire ulteriormente la ragazza americana "come ti ho già assicurato prima, non sono venuta qui per creare alcun genere di allarmismo, quindi non è assolutamente necessario che sollevi quella cornetta per far ricorso alla polizia. Vuoi che me ne vada? Perfetto, me ne vado. I miei figli non sono qui, quindi non c'è nessun motivo per cui mi dovrei intrattenere ulteriormente. Ma mi aspetto che al rientro di tuo marito gli accennerai alla mia visita e gli dirai anche che io e lui dobbiamo parlare il prima possibile".

Ginger si avvicinò a Virginia, ed una volta davanti a lei, allungò la mano destra per dare una rapida carezza alla piccola che stava dormendo tra le sue braccia.

"Complimenti, tu e David avete una bambina bellissima" dopo aver pronunciato quelle parole, seguite da un breve sorriso, la giovane uscì dall'abitazione e se ne andò; Virginia riuscì a tirare un sospiro di sollievo solo alla vista della macchina che si allontanava sempre di più, ma il suo non era altro che un sospiro di sollievo a metà: la visita inaspettata di Ginger le aveva lasciato addosso una sgradevole sensazione che non era in grado di definire, oltre al cuore che continuava a battere con forza nel petto.










Pamela entrò in quella che era la vecchia camera da letto delle figlie adottive e trovò la maggiore concentrata a dare gli ultimi ritocchi al viso truccato davanti ad uno specchio.

La piccola Poppy aveva nuovamente chiuso gli occhi dopo che la madre le aveva dato da mangiare, ed ora dormiva su quello che un tempo era stato il suo vecchio letto; dopo averla posata sul materasso, ed averle rimboccato le coperte, Ginger, proprio come aveva fatto in salotto, si era assicurata di sistemare dei cuscini attorno al letto per evitare qualunque spiacevole incidente.
Pamela era uscita in centro città per prendere una boccata d'aria e per riflettere su quello che era accaduto nelle ultime ore; ora che era tornata, si aspettava di continuare la conversazione lasciata in sospeso con la figlia adottiva, non immaginava di trovarla impegnata a truccarsi il viso, con i capelli perfettamente acconciati e con addosso un bellissimo ed elegantissimo abito da sera, in procinto di uscire.

Un sospetto improvviso balenò nella mente della donna di mezz'età e le procurò un brivido freddo lungo tutta la spina dorsale; la domanda che avrebbe voluto fare era hai intenzione di uscire questa sera?, ma dalle sue labbra né uscì un'altra, più secca e diretta, collegata al dubbio che ormai aveva assunto una forma concreta nella sua testa.

"Dove hai intenzione di andare?".

Ginger posò il tubetto del mascara e si girò verso la madre adottiva con le sopracciglia sollevate in un'espressione sorpresa; concentrata com'era affinché il trucco fosse perfetto, non si era accorta del suo ritorno.

"Ti ho già detto che David ed i bambini non c'erano quando sono andata a casa sua, ma non ti ho detto che in compenso ho trovato questo" la giovane allungò a Pamela un biglietto plastificato, quest'ultima lo prese in mano con un'espressione accigliata e quando lo guardò, i suoi occhi si sgranarono: quella stessa sera era programmata la presentazione alla stampa del nuovo album del gruppo, e quello che ora stava stringendo tra le mani era un pass che garantiva il libero accesso all'evento super privato. Quello di David, probabilmente "l'ho visto per puro caso e, con la scusa di avvicinarmi per accarezzare il volto della bambina di Virginia, sono riuscita a prenderlo senza farmi vedere. Non mi preoccupo che possano capire quello che è successo perché David è sempre stato un gran disordinato... Con ogni probabilità si convincerà di averlo perso da qualche parte, ed userà quello di scorta. Quando c'erano eventi come questo, ricordo che si procurava sempre un pass di scorta che mi lasciava per ogni genere di evenienza, se non potevo partecipare anche io... Sapevi che quei due hanno avuto una bambina?"

"E la tua intenzione quale sarebbe?" chiese di rimando Pam, senza rispondere alla domanda dell'unica figlia che le era rimasta "vuoi seriamente intrufolarti al party?".

Ginger tornò a concentrarsi sul proprio riflesso allo specchio e sul rossetto che ancora doveva applicare prima di rispondere; per l'occasione, ne aveva scelto uno tempestato di brillantini, come l'abito che indossava.

"Sì" affermò con estrema sicurezza, percorrendo con cura il contorno delle labbra carnose, facendo attenzione a non commettere la più piccola sbavatura che avrebbe rovinato l'intero lavoro "quando non ti si presenta l'occasione perfetta non puoi fare altro che creartela da sola, giusto? Ed è proprio quello che ho fatto io: non ho la certezza che Virginia informi David della nostra conversazione, quindi non posso fare altro che presentarmi a questo party e parlare con lui"

"E sei convinta che questo è ciò che devi fare? Ginger, quale pensi che possa essere la reazione di David appena ti vedrà?"

"Non lo so, come posso saperlo? Non sono un'indovina, non ho il potere di vedere il futuro"

"Beh, io riesco ad immaginare quale potrebbe essere una sua possibile reazione, e proprio per questo non sono sicura che ti convenga andare al party. Faresti meglio a cambiare idea finché sei ancora in tempo. Non potete incontrarvi in un luogo pubblico, affollato di persone, ed attirare su di voi tutta l'attenzione generale" ribatté Pamela per poi abbassare di nuovo lo sguardo sul biglietto plastificato, che si stava rigirando tra le dita; sgranò leggermente gli occhi "a meno che... A meno che in realtà tu non voglia andare al party per David".

Gli occhi azzurri della donna di mezz'età si sollevarono e puntarono dritti sulla figura della figlia adottiva; anche se le voltava le spalle, e dal punto in cui si trovava non riusciva a vedere il riflesso del suo viso, non le sfuggì un'improvvisa rigidità all'altezza delle spalle, provocata dalle parole che aveva appena pronunciato, che l'avevano colta alla sprovvista e che avevano centrato il bersaglio.

"È così?" insistette avvicinandosi; i suoi occhi non le avevano giocato alcuno scherzo: Ginger non solo si era irrigidita, ma si era perfino bloccata con il rossetto a mezz'aria, a poca distanza dal labbro inferiore. Quello stesso labbro sembrava attraversato da un lieve tremolio, ma forse si trattava solo di una suggestione "ho indovinato? Tu non hai preso di nascosto quel pass perché vuoi avere il prima possibile un confronto con David. Sai benissimo che Virginia lo informerà subito del tuo ritorno, non appena lo vedrà. Tu lo hai preso perché in realtà è un'altra la persona che vuoi incontrare per prima, e sai che se andrai al party ci sarà quasi sicuramente. Ed entrambe sappiamo benissimo che non stiamo parlando di Richard".

Pam si fermò solo il tempo necessario per emettere un profondo sospiro.
"Ginger, tu vuoi andare al party per incontrare Roger".

Silenzio.

La giovane si concentrò nuovamente sul rossetto; dalla sua bocca non uscì alcuna risposta, ma quel silenzio valeva più di mille parola, ed era una conferma al timore di Pamela.

"Ginger, tu non puoi andare a questo party, riflettici bene: se già la reazione di David non può essere positiva, hai idea di quale potrebbe essere quella di Roger? Dubito fortemente che sia ansioso di riaccoglierti a braccia aperte e col sorriso sulle labbra dopo quello che hai fatto. Dopo quello che gli hai fatto. Non ti sei posta questa domanda?".

Ginger restò ancora muta; parlò solo dopo aver posato il tubetto del rossetto.

"Non è detto che debba andare per forza in questo modo" disse, lasciando senza parole la madre adottiva.

"No? Stai forse dicendo che secondo te c'è una possibilità che Roger possa essere davvero felice di rivederti dopo quello che hai fatto? E perché lo hai fatto? Perché hai compiuto un'azione così meschina alle sue spalle? Lo hai fatto per vendetta?"

"A te non devo alcuna spiegazione in merito a questa faccenda" rispose la giovane in tono secco, e con un gesto altrettanto secco si riappropriò del pass che aveva sottratto di nascosto all'ex marito prima che la madre adottiva potesse anche solo essere sfiorata dall'idea di non restituirglielo più, per evitare che commettesse quella che secondo lei non sarebbe stata altro che un'enorme sciocchezza "ed ora, se non ti dispiace, devo proprio andare altrimenti rischio di arrivare in ritardo. Occupati di Poppy durante la mia assenza, ma so già che svolgerai un lavoro impeccabile come hai sempre fatto"

"Inizio a credere di non avere svolto un lavoro così impeccabile come ho sempre creduto".

Ginger si fermò per un solo istante, colpita dalle parole che la madre adottiva aveva mormorato a bassa voce e con un sospiro, ma dopo quella piccola esitazione ripartì più decisa di prima: scese le scale, prese una giacca ed una borsa e salì in macchina senza mai guardarsi indietro, e si mise alla guida senza l'ombra di un solo ripensamento; avrebbe dovuto sentire il cuore battere con forza nella cassa toracica, quasi volesse scoppiare, ed invece aveva la calma e la sicurezza di chi sapeva qual'era il proprio obiettivo ed era intenzionato a raggiungerlo abbattendo qualunque ostacolo, senza lasciarsi condizionare dal giudizio di nessuno.

Era sempre stato così, fin da quando era piccola. Quando si metteva in testa un'idea, che fosse giusta o sbagliata, nessuno era in grado di fargliela cambiare. Era successo quando Pamela aveva provato ad avvertirla sulla vera natura del suo ex compagno di classe che le aveva fatto credere di essere sinceramente interessato a lei, era successo quando tutti avevano provato a dirle che per Syd era troppo tardi e non si poteva fare più niente per lui ed era successo quando Roger (proprio l'ultima persona sulla faccia della Terra che avrebbe mai potuto immaginare) aveva provato ad avvisarla riguardo i tradimenti di David: in tutti e tre i casi, lei aveva proseguito dritta per la propria strada per poi sbattere con violenza i denti, ma non aveva alcuna importanza.
Non le importava se stava andando incontro ad un enorme e clamoroso buco nell'acqua (ohh, non era così sprovveduta. Immaginava benissimo da sola quale poteva essere il 'caloroso benvenuto' da parte di Roger), perché a prescindere da quale sarebbe stato il risultato, un tentativo doveva farlo. Assolutamente.

A qualunque costo.

E quando, per puro caso, i suoi occhi avevano visto il pass, in quello stesso momento aveva capito che non poteva lasciarsi scappare quell'occasione perché era quella perfetta.

Doveva almeno tentare.

Dopo aver esibito il pass, e dopo aver consegnato la giacca e la borsa ad un membro dello staff, Ginger venne guidata e fatta accomodare all'interno di una grandissima sala dalla forma ovale, situata all'interno dell'ex centrale termoelettrica di Battersea: il luogo scelto per la presentazione alla stampa nel nuovo album; quella location così particolare non era stata scelta a caso, perché era lo stesso edificio raffigurato nella copertina stessa dell'album in questione.

La sala per il ricevimento era già gremita di gente che conversava allegramente, ballava nella pista da ballo o si serviva di ogni ben di dio dal ricco buffet allestito; la giovane allungò il collo alla ricerca di un volto famigliare che apparteneva ad uno dei quattro componenti del gruppo, ma con tutte le persone da cui era circondata era come trovare il classico ago in mezzo ad un pagliaio.

"Gradisce una coppa di champagne, signora?".

Ginger ignorò apertamente il cameriere che le aveva rivolto la parola, e le aveva avvicinato il vassoio d'argento su cui erano state disposte diverse coppe piene di champagne appena versato, e non perse neppure tempo a precisare che lei era ancora una signorina e non una signora, benché avesse già alle proprie spalle un matrimonio finito e tre figli; si spostò di qualche passo e s'immobilizzò all'improvviso: la Fortuna doveva essere dalla sua parte, perché, incredibilmente, riuscì a scorgere proprio lui.

Roger.

Anche se le dava le spalle, non aveva alcun dubbio a riguardo: la sua figura alta e magrissima era pressoché inconfondibile, come i suoi capelli, anche se erano molto più corti rispetto a due anni prima, e fu proprio in quel momento che la sicurezza della giovane vacillò e che il suo cuore iniziò a pompare sangue un po' più velocemente del normale; di nuovo, si trattò solo di una questione di pochi istanti, ma quando Ginger si riprese e mosse il primo passo per raggiungere il bassista, lui si allontanò dalla zona del buffet.

Lei lo seguì prontamente, anche se a distanza, per non rischiare di perderlo di vista; lo vide imboccare un corridoio e lo imboccò a propria volta, allontanandosi e lasciando alle proprie spalle la confusione, le voci e le risate allegre.

Vide Roger scostare un pesante tendaggio rosso e sparire al di là, e dopo qualche secondo lo scostò a propria volta: dall'altra parte c'era una meravigliosa e spaziosa terrazza panoramica, ed il bassista si era fermato davanti alla balaustra ed aveva il volto rivolto verso l'alto, forse impegnato ad osservare la luna piena nel cielo; le dava ancora le spalle e non si era accorto della sua presenza.

Ginger uscì definitivamente nel terrazzo, lasciò ricadere il drappeggio alle proprie spalle ed emise un profondo sospiro prima di pronunciare il suo nome, rivelando così la propria presenza.

Ormai era troppo tardi per pensare anche solo alla possibilità di tornare indietro.

"Roger?".

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