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1974, dicembre.









Demi lasciò cadere a terra il colore a cera che stringeva nella piccola mano destra e, con un ampio sorriso soddisfatto, sollevò il foglio di carta su cui aveva scarabocchiato negli ultimi quindici minuti.

"L'ho finito! Mamma, mamma, mamma, gua'da! Gua'da cosa ho fatto!".

Ginger lasciò perdere la composizione floreale natalizia di cui si stava occupando, si voltò verso il secondogenito che stava saltellando dall'impazienza e, non senza alcuno sforzo, distese le labbra carnose in un sorriso: il disegno del piccolo Demi Richard rappresentava quattro figure vagamente umanoidi, due più grandi e due più piccole, sorridenti, vicino a quello che doveva essere un albero di natale circondato da numerosi pacchetti colorati; le due figure più grandi sembravano un uomo ed una donna con i capelli rispettivamente biondi e rossi, mentre le due più piccole avevano i capelli neri e biondi.

La giovane pensò che il piccolo avesse disegnato loro tre in compagnia di David quando erano ancora una famiglia, ed invece la sua supposizione si rivelò del tutto errata: quando chiese, dolcemente, a Demi che cosa avesse disegnato, lui, con tutto il candore di un bambino di due anni, rispose che erano lui e Keith in compagnia di David e Virginia; aveva rappresentato quelle che sarebbero state le sue vacanze natalizie, perché quell'anno, secondo quanto deciso dal giudice in tribunale, le avrebbe trascorse in compagnia del padre e della sua nuova compagna.

La brutta sgualdrina americana che aveva distrutto la loro famiglia perfetta.

"Perché hai fatto questo disegno?" la domanda le scivolò d'istinto dalla bocca, prima ancora di avere il tempo di bloccarla e ricacciarla indietro, mentre continuava a fissare il disegno di Demi; non riusciva quasi a staccare gli occhi dal felice quadretto famigliare che il piccolo aveva ritratto, e quest'ultimo rispose alla domanda della madre con estremo candore, perché non si era accorto del suo turbamento.

Keith, al contrario, aveva capito che c'era qualcosa che non andava nella madre, e che il suo volto serio era dovuto dal disegno che Demi le aveva mostrato con così tanta soddisfazione.

"Pe'chè non vedo l'o'a che a'ivi papà!" esclamò il secondogenito, con un enorme sorriso allegro e continuando a saltellare; e con altrettanta allegria, spiegò che non vedeva l'ora che il padre lo venisse a prendere perché Virginia aveva promesso che quello stesso pomeriggio avrebbero preparato i muffin al cioccolato, e li avrebbero decorati con la glassa alla vaniglia e le codette colorate, le sue preferite.

Alla vista del volto ancora più serio della madre, e dell'ombra di tristezza che scese su esso, Keith decise d'intervenire.

"Demi non intende dire che preferisce stare con lo zio Dave e Virginia piuttosto che con te. Non vediamo l'ora di tornare a casa per poter preparare dei muffin anche con te, mamma... Non è vero Demi? È vero che è più divertente preparare dolci con la mamma?"

"Muffin" ripeté il più piccolo in tutta risposta, perché era l'unica parte del discorso che aveva veramente capito, riuscendo a strappare un sorriso a Ginger, che accarezzò prima il viso le più piccolo e poi quello del più grande.

"Non preoccuparti, Keith, mamma sta bene e non è affatto arrabbiata. Sono contenta che Demi sia così entusiasta di trascorrere del tempo anche con..." la giovane esitò un istante prima di pronunciare il nome dell'attuale compagna di Gilmour, perché le veniva più naturale chiamarla brutta sgualdrina americana, ma non poteva di certo pronunciare quelle parole poco gentili davanti ai suoi figli "... Virginia. Se il tuo fratellino è così felice d'incontrarla, significa che si comporta bene nei vostri confronti ed è questo ciò che conta davvero. Anche a te piace Virginia?"

"Ma io mi preoccupo, mamma!" ribatté il piccolo, senza rispondere alla domanda di Ginger "mi preoccupo perché ti vedo triste, ed io non voglio vederti triste adesso che manca poco a natale! Se sei così triste perché io e Demi dobbiamo andare via, allora posso restare con te"

"Non è necessario, tesoro"

"Invece sì, mamma, perché io voglio la tua felicità!" insistette Keith, con uno sguardo fin troppo serio per un bambino di appena sei anni, e Ginger si ritrovò costretta a compiere un enorme sforzo per ricacciare indietro le lacrime; le parole del figlio più grande l'avevano commossa, ma era anche triste perché il suo sguardo ed il suo discorso le avevano riportato alla mente Syd.

E più Keith cresceva, più le ricordava una versione in miniatura di Syd... Esattamente come nel caso di Demi con David.

Sembrava che i suoi figli fossero destinati, crescendo, a trasformarsi nelle copie viventi del suo primo amore e del suo grande amore, come a volerle costantemente ricordare quello che aveva perduto per sempre.

Perché erano entrambi perduti per sempre: Syd aveva smarrito la lucidità mentale ed era caduto in un baratro da cui era impossibile uscire. Non poteva tornare indietro. Non poteva guarire. Non poteva presentarsi un bel giorno davanti casa, suonare il campanello e dire che era tutto finito, si era lasciato ogni brutta cosa del passato alle spalle ed era pronto a ricominciare da capo con lei. E non poteva tornare indietro neanche David, perché era veramente innamorato di Virginia. Lo aveva capito il giorno in cui lui era stato costretto a confessare la relazione extraconiugale, dal modo in cui l'aveva difesa e da come si era arrabbiato quando l'aveva chiamata (giustamente) puttana.

"Papà!".

I pensieri di Ginger vennero interrotti dal gridolino di Demi e dal trillo prodotto dal campanellino posizionato sopra la porta d'ingresso del negozio, e si voltò appena in tempo per vedere il piccolo correre incontro all'adorato padre e tuffarsi tra le sue braccia; inizialmente, Keith e Demi dovevano restare a casa con Pamela, ma i piani della giovane erano stati completamente capovolti quando il suo ex marito l'aveva chiamata per dirle che doveva vederla di persona perché aveva bisogno di parlarle.

E lei era da quella stessa mattina che continuava a chiedersi di che cosa David volesse mai parlare.

Ginger abbassò lo sguardo su Keith e, con un cenno della testa, lo esortò a seguire l'esempio del fratellino più piccolo; quando anche il più grande raggiunse il chitarrista per salutarlo, si chiese per l'ennesima volta quale potesse essere il motivo dietro quel faccia a faccia inaspettato, e la sua mente iniziò inevitabilmente a fantasticare.

Forse pochi istanti prima aveva sbagliato a pensare che con David fosse tutto perduto. Forse le aveva chiesto un incontro di persona perché doveva confessare di essersi finalmente reso conto dell'enorme errore commesso, che quella per Virginia altro non era stata che una sbandata momentanea e che voleva riavere indietro la sua famiglia... Ma se davvero era questo ciò di cui doveva parlarle con così tanta urgenza, quale risposta doveva dargli? Doveva concedergli una seconda possibilità, oppure dirgli che ormai era troppo tardi e che tra loro due non poteva più esserci nulla perché il dolore che le aveva arrecato era troppo grande per essere dimenticato?

Certo, se mai le avesse rivolto una simile supplica avrebbe dovuto rispondergli in quel modo, perché era ciò che si meritava... Ma ci sarebbe davvero riuscita, visto quanto ardentemente desiderava avere indietro la sua vecchia vita?

"Andate fuori, bambini, Virginia vi sta aspettando vicino alla macchina. Io e vostra madre dobbiamo parlare un momento in privato".

L'illusione creata dalla mente di Ginger si frantumò in mille pezzi nel momento in cui sentì l'ex marito pronunciare quelle parole con un sorriso.

No. Non era possibile che David volesse farle un simile discorso, altrimenti non si sarebbe presentato in compagnia della ragazza americana. Era stata una vera stupida.

Ma se di mezzo non c'era nessun pentimento e nessun passo indietro, allora di cosa mai doveva parlarle con così tanta urgenza?

Demi uscì immediatamente dal negozio, perché i suoi pensieri erano concentrati sui muffin che doveva preparare insieme a Virginia, al contrario di Keith, più esitante: il bambino più grande, infatti, si voltò a guardare la madre, ed uscì a sua volta solo quando ricevette da parte sua un cenno affermativo con la testa.

Dall'esterno, mentre la porta si chiudeva, Ginger sentì una voce femminile ed allegra, e per un momento avvertì l'impulso di precipitarsi in strada per vedere finalmente di persona la donna per cui David aveva mandato all'aria il loro matrimonio e la famiglia che avevano creato, ma si trattenne appena in tempo dal compiere un gesto avventato; sapeva perfettamente che se fosse uscita, alla vista della stupida sgualdrina (com'era solita chiamarla) avrebbe perso il controllo e l'avrebbe aggredita.

E non poteva picchiarla e strapparle i capelli dinanzi a David e, soprattutto, ai suoi figli di sei e due anni.

Di conseguenza, alla giovane non rimase altro che stringere i pugni sotto il bancone e fingere un buonumore che non aveva, proprio come era stata costretta a fare con Keith quando le aveva confessato di essere preoccupato per lei.

"Quelle sono dei bambini" iniziò, saltando preamboli inutili come i saluti e domande di circostanza del genere come stai?, ed indicando due piccoli bagagli a mano posizionati vicino ad una parete "mi raccomando: non devono andare a letto tardi, non devono guardare troppa tv e non devono assolutamente mangiare troppi dolci... Demi, soprattutto, non deve esagerare con le schifezze. E riportali da me al giorno prestabilito"

"Ho sempre rispettato i giorni concordati".

'È altro che non hai rispettato' pensò la giovane, e dovette trattenersi non poco dal ripetere la stessa frase ad alta voce; si trattenne solo perché quella provocazione avrebbe portato all'ennesimo litigio, e l'ultima cosa che desiderava al mondo era che le loro urla arrivassero alle orecchie dei bambini.

Ricordava ancora fin troppo bene quello che era successo il giorno in cui aveva scoperto il tradimento di David: aveva ancora stampate in mente l'espressione sconvolta di Keith ed il pianto disperato di Demi Richard.

E proprio perché temeva di poter esplodere e dare inizio all'ennesimo litigio tra loro due, Ginger chiese al chitarrista per quale motivo avesse bisogno di parlarle e lo vide tentennare e voltarsi in direzione della porta a vetri, evidentemente per accertarsi che Keith e Demi fossero saliti in macchina e, di conseguenza, non potessero origliare la loro conversazione.

Quel gesto insospettì ancora di più la rossa, che si chiese per l'ennesima volta cosa si nascondesse dietro quella strana richiesta.

E, come se ciò non fosse già abbastanza, iniziava ad avvertire una strana inquietudine, come se fosse in procinto di sentire qualcosa che non voleva assolutamente sentire.

Gilmour si passò le chiavi della macchina da una mano all'altra e poi, finalmente, aprì bocca per rispondere alla domanda che tanto tormentava la sua ex moglie.

"Ci ho pensato a lungo negli ultimi giorni..." iniziò il giovane uomo; stranamente il suo sguardo era rivolto altrove, ed i suoi occhi evitavano accuratamente di incrociare quelli di lei "ed alla fine sono giunto alla conclusione che è meglio che tu lo sappia da me. Nonostante tutto, non sarebbe giusto che lo scoprissi dai bambini quando torneranno da te".

Ginger avvertì il proprio cuore battere più velocemente, insieme al senso d'inquietudine che s'intensificò.

Adesso aveva la certezza più assoluta che David era in procinto di dirle qualcosa che non voleva assolutamente sentire; addirittura, provava quasi la voglia di coprirsi le orecchie ed urlare a squarciagola, così da non capire una sola parola.

Ma non poteva farlo, naturalmente, perché agli occhi di David sarebbe apparsa come una bambina infantile e perché non era una soluzione al problema: poteva solo stringere i denti e prepararsi mentalmente alla notizia che stava per ricevere, qualunque essa fosse.
"Che cosa dovrei sapere da te?" domandò a bassa voce, stringendo ancora più forte i pugni; li strinse con così tanta forza da sentire le unghie affondare nei palmi, li strinse con così tanta forza per prepararsi a quello che le sue orecchie stavano per udire, ma si rivelò tutto quanto inutile.

Si rivelò tutto quanto inutile perché non era pronta alla notizia che il chitarrista le comunicò, sempre con lo sguardo rivolto altrove.

"Voglio chiedere a Virginia di sposarmi".

Per più di un intero minuto, all'interno del negozio di fiori calò il silenzio più assoluto: Ginger non riusciva a fare altro che guardare David con gli occhi spalancati, e David continuava a fissare un punto indefinito in direzione della vetrina.

"Che... Cosa?" mormorò la giovane, dopo aver deglutito a fatica della saliva; aveva la gola secca, la testa che girava e lo stomaco stretto in una morsa: voleva urlare, piangere, correre all'interno del bagno nel retro del negozio e vomitare nel lavandino, ed allo stesso tempo non riusciva a credere a quello che aveva sentito e continuava a ripetersi che non poteva essere vero "che cosa... Cosa hai detto?"

"Ho detto che voglio sposare Virginia" ripeté con decisione il chitarrista, cancellando ogni dubbio dell'ex moglie.

Le sue orecchie non le avevano giocato un brutto scherzo: David era veramente intenzionato a sposare Virginia... A poco più di un anno di distanza dal fallimento del loro matrimonio. Era seriamente intenzionato a portare all'altare la donna che li aveva fatti separare.

"Non stai dicendo sul serio"

"E invece sì, sono serio"

"Perché?"

"Perché cosa?"

"Perché vuoi sposarla?"

"Perché sto bene con lei... E perché è quello che voglio"

"Perché è quello che vuoi..." ripeté la giovane incurvando all'insù l'angolo sinistro della bocca, in un mezzo sorriso ironico; si era ripromessa di non commettere più l'errore di litigare con l'ex marito ogni volta che era costretta a vederlo, ma quello era troppo per lei e tutti i suoi buoni propositi andarono in fumo "esattamente come hai detto a me tre anni fa, quando mi hai mostrato un anello di fidanzamento e mi hai chiesto di sposarmi. Non solo hai detto parole simili, ma hai pure aggiunto che io ero l'unica donna che riuscivi a vedere come madre dei tuoi figli... Te lo ricordi, David? Perché io me lo ricordo ancora molto bene"

"Sì... Sì, me lo ricordo"

"Allora rispondi guardandomi in faccia, non col viso rivolto altrove. Se sei sicuro delle tue azioni non dovresti vergognartene".

Grazie alla provocazione di Ginger, David finalmente distolse lo sguardo dalla vetrina e lo concentrò sul viso dell'ex moglie.

"Mi ricordo perfettamente quando ti ho fatto quel discorso, Ginger, ed anche se ora non crederai ad una sola delle mie parole, ti assicuro che tutto quello che ti ho detto quel giorno corrispondeva alla realtà. Quando ti ho chiesto di diventare mia moglie, ero davvero convinto che avrei passato il resto della mia vita insieme a te. Pensavo davvero di essere innamorato di te. Come potevo anche solo lontanamente immaginare che poi sarebbe arrivata Virginia?" provò a giustificarsi "mi dispiace, ma la verità è che è semplicemente successo. È brutto, è sgradevole, ma sono cose che capitano"

"Sì, David, queste sono cose che possono capitare... Ma, allora, perché non me lo hai detto subito?" replicò la rossa, sforzandosi per mantenere un tono calmo e per non esplodere "perché, se eri così sicuro dei sentimenti che provi per quella ragazza, non hai avuto il coraggio di dirmi che il nostro matrimonio era finito ed hai continuato a vederla di nascosto per mesi? Quanto tempo avresti aspettato, ancora, prima di confessarmi la verità? Dimmelo, David. Non mi hai ancora dato una risposta dopo più di un anno. O, per caso, il tuo piano era proprio di aspettare che prima o poi scoprissi tutto quanto da sola, perché sarebbe stato più semplice?"

"Non ho mai voluto che tu scoprissi di me e Virginia in quel modo"

"Ed allora perché non mi hai detto subito che avevi una storia con quella?" ripeté la giovane per l'ennesima volta, a denti stretti ed a braccia incrociate; era da più di un anno che aspettava la risposta a quella domanda, aveva il diritto di conoscerla, sperava che fosse arrivato finalmente il momento in cui il chitarrista avrebbe trovato il coraggio di dargliela, ed invece, di nuovo, le sue aspettative vennero deluse.

"Mi dispiace, va bene? Ho sbagliato, Ginger, non avrei dovuto agire in quel modo ed hai tutte le ragioni del mondo per avercela con me, ma, per favore, non pensi che sia arrivato il momento di passare sopra a quello che è successo e di andare avanti?".

La rossa, incredula, spalancò prima gli occhi e poi scoppiò in una risata sarcastica, suscitando la confusione di Gilmour, il quale si affrettò a chiedere delle spiegazioni in merito.

"Le mie parole ti fanno ridere? Ho detto qualcosa di buffo, forse?"

"Sì, mi fanno ridere perché non posso credere che tu abbia avuto la faccia tosta di chiedermi una cosa simile. Dopo che hai distrutto la nostra famiglia per andare con un'altra donna, che per giunta vuoi sposare dopo appena un anno dal nostro divorzio, io dovrei dimenticare tutto ed essere sempre allegra e sorridente quando sono costretta ad incontrarti per i bambini? Mi stai chiedendo seriamente di fare questo?"

"Vorrei solo avere un rapporto civile con te, Ginger, perché sono stanco di questa guerra fredda che continua ad esserci tra noi due. Se non vuoi farlo per me, fallo per i bambini allora. Non credi che sarebbero ancora più sereni se vedessero che andiamo d'accordo?"

"Ti preoccupi adesso per loro anziché averlo fatto quando hai deciso di tradirmi. Secondo te come ha reagito Demi quando abbiamo divorziato, pur essendo ancora piccolo? E Keith? Quale pensi che sia stata la sua reazione, dal momento che alle sue spalle ha già una situazione piuttosto complicata? No, David, non sono intenzionata a fingere che tra noi due vada tutto bene, potevi pensarci meglio l'anno scorso, anziché seguire il tuo uccello. Solo perché abbiamo l'affidamento condiviso, ciò non significa che dobbiamo andare automaticamente d'accordo. E adesso ti prego di andartene: ho ancora molte cose da sistemare prima di chiudere, è tardi e voglio tornare a casa il prima possibile" Ginger voltò le spalle a David, si avvicinò ad uno scaffale ed iniziò a sistemare alcuni oggetti dentro uno scatolone; lui la guardò in silenzio, e dopo qualche istante socchiuse le labbra per poi richiuderle in silenzio, emettendo un sospiro: voleva far ragionare l'ex moglie, ma allo stesso tempo aveva capito che lei, per il momento, non aveva la minima intenzione di deporre l'ascia di guerra, e se avesse insistito avrebbero finito per litigare, ed era terribilmente stanco di passare da una discussione all'altra.

Accadeva già abbastanza spesso tra le mura di Abbey Road, non voleva che una situazione simile si perpetrasse anche con Ginger.

"D'accordo, Ginger, come preferisci. Tolgo il disturbo. Ti auguro delle buone feste" la giovane, ovviamente, non risposte, ed il chitarrista abbandonò il negozio per raggiungere la propria macchina ed occupare il posto del guidatore.

Quando Virginia vide il suo compagno, e l'espressione che aveva in viso, intuì che quello non era il momento adatto per chiedergli come era andata la conversazione con l'ex moglie, visto che sui sedili posteriori c'erano Keith e Demi; aspettò che i due piccoli, una volta arrivati a casa, fossero impegnati a decorare l'albero natalizio che avevano sistemato in salotto prima di prendere Dave in disparte in cucina e porgli la fatidica domanda.

Aveva già capito che nulla era andato come lui avrebbe voluto, e ne ebbe la conferma ufficiale quando lo vide sospirare e scuotere la testa con un'espressione corrucciata che diceva già tutto da sé.

"Riassumendo quello che mi ha detto, non ha alcuna intenzione di mettere da parte le divergenze tra noi due. In poche parole: mi odia, ed è costretta a vedermi solo perché lo ha imposto il tribunale dato che abbiamo l'affidamento congiunto. Avrei dovuto immaginare che sarebbe andata in questo modo, visto che ogni volta è sempre Pamela che mi porta o che viene a prendere i bambini, ma pensavo che dopo più di un anno il suo risentimento nei miei confronti si fosse un pochino smorzato" disse il giovane uomo sedendosi davanti al bancone a penisola, lanciando un'occhiata in direzione del salotto: proprio in quel momento, Keith, col suo occhio artistico, stava facendo vedere a Demi come dovevano essere disposte le varie decorazioni colorate e le ghirlande in modo che l'albero fosse il più bello possibile "ho provato anche a dirle di fare uno sforzo per i bambini, ma non è servito a nulla. Temo che questa situazione non si sistemerà mai, e temo anche quelle che potrebbero essere le ripercussioni su Keith e Demi... La maggior parte del loro tempo lo passano con Ginger... E se lei iniziasse a parlare male di me in loro presenza? E se finissero per odiarmi? E se volesse vendicarsi di me in questo modo? Non potrei mai sopportare di essere odiato da Demi, e lo stesso vale per Keith: anche se non sono il suo vero padre, per me è come se fosse un altro figlio biologico. Tra lui e Demi non c' alcuna differenza".

Vedendo lo sconforto sul viso del compagno, Virginia girò attorno al bancone per raggiungerlo e gli passò le braccia attorno alle spalle per confortarlo.

"Non temere, Dave, sono sicura che Keith e Demi non potrebbero mai odiarti" mormorò la ragazza americana, posando un bacio sulla guancia sinistra del chitarrista "e sono altrettanto sicura che questa faida tra te e la tua ex moglie finirà prima o poi. Dalle solo del tempo per riprendersi, e ben presto vedrai che anche lei si renderà conto che è meglio andare d'accordo per i bambini. Anche se non la conosco, ed anche se so con certezza che mi disprezza, mi dispiace per quello che ha passato nell'ultimo anno e mezzo. Non deve essere affatto semplice trovare la forza di rialzarsi e reagire dopo aver affrontato un divorzio e la perdita di una sorella".








Non era affatto vero che c'erano ancora molte cose di cui Ginger doveva occuparsi prima di chiudere il negozio, era solo una scusa per mandare via David il prima possibile e difatti la giovane posò il vaso che aveva in mano nello stesso momento in cui sentì la porta d'entrata chiudersi; e non era altrettanto vero che voleva tornare a casa il prima possibile: infatti, dopo aver tirato giù la saracinesca del negozio, anziché percorrere la strada di ritorno si avviò da tutt'altra parte, verso il centro città.

Non aveva alcuna voglia di tornare a casa perché tutto lì dentro le faceva tornare in mente Jennifer, e adesso che il periodo natalizio era ormai vicinissimo, la sua mancanza era ancora più concreta, insopportabile e soffocante.

Non c'era stata nessuna giornata dedicata alla decorazione dell'albero natalizio, nessuna mattinata trascorsa a preparare i classici biscotti a forma di omino focaccina da decorare con la glassa bianca allo zucchero e nessun pomeriggio alla ricerca del regalo perfetto; funzionava in quel modo, fin da quando Ginger ne aveva memoria: lei e Jen cercavano un regalo per Pamela e poi uno l'una per l'altra.

Ricordava ancora perfettamente che un natale di pochi anni prima (forse lo stesso in cui era incinta di Demi) si erano regale a vicenda lo stesso maglione, e ricordava altrettanto perfettamente le risate d'incredulità per l'enorme coincidenza.

E adesso... Adesso non riusciva a credere che nulla di tutto ciò sarebbe accaduto di nuovo, perché Jennifer non avrebbe potuto trascorrere con loro nessun altro periodo natalizio, come non avrebbe potuto festeggiare nessun altro compleanno od essere presente ai loro; sarebbe rimasta per sempre una ragazza che non era arrivata neppure a spegnere ventuno candeline.

Non poteva più crescere, non poteva sposarsi, non poteva avere figli e non poteva crearsi una famiglia; Ginger sperava che Jennifer avesse più fortuna nel proprio matrimonio, ed invece quella possibilità le era stata strappata via da una malattia che non le aveva lasciato alcuna speranza.

La giovane si ritrovò costretta a fermarsi nel bel mezzo del marciapiede ed a sollevare il viso per ricacciare indietro le lacrime: succedeva sempre così quando commetteva l'errore di soffermarsi troppo a ripensare alla sorella perduta, si ritrovava sull'orlo di una crisi di pianto, ed ecco perché non pensava mai a lei e cercava in tutti i modi di fingere che non fosse successo nulla, di fingere perfino di non avere mai avuto una sorella.

E non era mai più tornata in cimitero dal giorno in cui si era svolto il rito funebre.

Viveva in una bolla di sapone, che si era costruita da sola, dal momento in cui aveva appreso la notizia che l'operazione non era andata a buon fine; era conscia del fatto che quella non fosse la soluzione giusta per gestire il grave lutto che aveva subìto, ma era l'unica che l'aiutava ad andare avanti.

Ginger era così distratta dai propri pensieri che non prestò attenzione alla persona che le rivolse la parola, ed al volantino che si ritrovò tra le mani, e ritornò coi piedi per terra solo quando qualcuno le andò accidentalmente addosso, dal momento che si trovava ancora in mezzo al marciapiede affollato di persone dedite allo shopping natalizio; il giovane uomo in questione le rivolse un paio di parole poco gentili (qualcosa che aveva a che fare con il concetto che quello non era il luogo ideale per fermarsi ad ammirare le forme assunte dalle nuvole) prima di soffermarsi ad osservarla meglio una seconda volta e ad inarcare le sopracciglia.

"Ginger?".

Anche la rossa non aveva prestato particolare attenzione né alla persona che non l'aveva vista né alle parole che le aveva rivolto, ma si concentrò su di essa non appena si sentì chiamare per nome con un tono interrogativo, e spalancò gli occhi scuri perché la persona in questione era Roger.

Non vedeva il bassista dal giorno dell'operazione; forse era presente quando si era celebrato il funerale di Jennifer, ma aveva dimenticato tutto a riguardo, comprese le persone che vi avevano partecipato e che le avevano rivolto le proprie condoglianze.

Non ricordava proprio niente riguardo il funerale, neppure se aveva rivolto la parola a qualcuno o se era scoppiata in lacrime; lo aveva cancellato dalla propria memoria come se non fosse mai esistito, esattamente come aveva fatto non solo con la scomparsa prematura di Jennifer, ma con la sua stessa esistenza.

"Roger" si limitò pertanto a dire, senza aggiungere altro, con freddezza; anche se non si vedevano dalla primavera, il giudizio nei suoi confronti restava invariato: restava una delle persone con cui non voleva avere nulla a che fare, adesso ancora di più, perché anche lui gli ricordava la sorella minore.

Ginger sperava di liquidare la conversazione in quel modo, ma prima che potesse allontanarsi dal bassista, lui parlò di nuovo con un'espressione sorpresa.

"Mio dio, sei proprio tu. Per poco non ti riconoscevo. Sei cambiata" commentò, soffermandosi sull'aspetto della ragazza e sul cappotto largo che indossava.

"Tu non sei cambiato per niente, invece" commentò a sua volta, con lo stesso tono freddo di poco prima, lei, osservando il giovane uomo: era rimasto lo stesso che ricordava, effettivamente, con una piccola eccezione costituita dai capelli molto più lunghi rispetto alla primavera scorsa.

L'ultima volta che lo aveva visto, gli sfioravano le spalle; ora, invece, gli arrivavano quasi fino a metà petto.

Ginger non aveva alcuna intenzione di parlare con Roger perché già sapeva che dopo i classici preamboli di una conversazione arrivava una domanda altrettanto classica che adesso temeva con tutta sé stessa, ed era per quel motivo che, quando usciva, sperava sempre di non incontrare qualcuno che conosceva; e proprio quella temutissima e scomoda domanda uscì subito dopo dalle labbra carnose del giovane uomo, facendo irrigidire la sua interlocutrice.

"Come stai?"

"Bene" la rossa si ritrovò a compiere uno sforzo enorme, quasi colossale, per dare quella risposta; ed anche se tra le due sorelle era sempre stata la più brava a mentire, ed a farlo in modo spudorato, a quella bugia non ci credeva né lei né tantomeno Waters, e lo dimostrarono la sua espressione scettica e le sue successive parole.

"Ne sei proprio sicura? Non hai esattamente l'aspetto di una persona che sta bene"

"Ho detto che sto benissimo, grazie" disse in risposta la giovane, con l'intenzione di troncare la conversazione che si stava inoltrando in un territorio pericoloso; da quando Jennifer era scomparsa prematuramente, ed era stato celebrato il suo funerale, non aveva più detto una sola parola su di lei a nessuno, e di certo non aveva alcuna intenzione di farlo proprio davanti a lui "ed anche se così non fosse, non sono affari che ti riguardano"

"Non volevo essere invadente o scortese, volevo solo..."

"Ed invece lo sei stato. Solo perché per un breve periodo ti sei trasferito a casa mia, ciò non ti dà il diritto di sapere tutto della mia vita e di mettere in discussione le mie parole. Se ti ho detto che sto bene è perché sto bene. Ti auguro una buona giornata e delle buone feste, io devo tornare a casa" Ginger provò a superare il giovane uomo, ma dopo qualche passo se lo ritrovò davanti agli occhi, che le sbarrava la strada; tentò di allontanarsi una seconda volta, ma si ritrovò con la sua mano destra attorno al braccio sinistro, e si liberò dalla presa con uno scatto brusco, perché non voleva essere toccata da lui "non provare a farlo una seconda volta, o giuro che ti do un morso. E se non mi lasci passare, griderò ad alta voce che mi stai importunando e sono pronta a scommettere che l'ultima cosa che desideri è avere altra cattiva pubblicità. I giornalisti mal ti sopportano, e non aspettano altro di avere un buon pretesto per scrivere un articolo screditante nei tuoi confronti, sei proprio sicuro di volere questo?"

"No, e non voglio neppure litigare con te" rispose Roger, lasciando andare immediatamente il braccio sinistro di Ginger perché era certo che le sue non fossero parole al vento ma una minaccia pronta a concretizzarsi "tutto quello che voglio è semplicemente scambiare due parole con te. Non ci vediamo da... Tanto tempo, mi hai detto di stare bene, ma secondo me non è così, e siccome abbiamo vissuto la stessa esperienza..."

"Noi non abbiamo condiviso proprio un bel niente!" lo bloccò a metà frase la rossa, certa che se avesse sentito un'altra parola uscire dalla bocca di Waters sarebbe esplosa proprio lì, nel bel mezzo di un marciapiede affollato "ti ringrazio per la preoccupazione, non richiesta, ma io sto assolutamente benissimo"

"Ed è per questo motivo che hai quel volantino in mano?".

Ginger ancora non si era accorta del foglietto che un ragazzo le aveva dato poco prima che incontrasse il bassista, lo vide solo in quel momento e vide anche che si trattava della pubblicità di una grande festa che si sarebbe tenuta il giorno di natale dentro un locale in centro città; ed il locale in questione le era noto perché, per puro caso, anni prima, ai suoi inizi, la band si era esibita al suo interno.

"Sì!" esclamò con convinzione, poi, risollevando gli occhi scuri "dal momento che i bimbi non trascorreranno le vacanze di natale con me, ho deciso di svagarmi un po' e questa festa è proprio l'occasione perfetta che stavo aspettando. Ne ho ogni diritto, non ti pare? E non provare ad aprire bocca e sputare sentenze perché non sono fatti che ti riguardano. Stai fuori dalla mia vita, chiaro?"

"Ginger, aspetta!" Roger provò a trattenere la giovane, perché per lui la conversazione non era finita, ma lei, con fermezza, gli voltò le spalle e si allontanò velocemente proprio nel momento in cui il bassista veniva raggiunto dal fratello maggiore.

"Ahh, eccoti qua! Ma si può sapere perché ti sei allontanato all'improvviso? Con tutta questa gente, ho pensato seriamente di averti perso!" John si aspettava una risposta, una spiegazione, da parte del fratello minore, e dinanzi al suo silenzio corrucciò le sopracciglia "beh? Si può sapere per quale motivo non rispondi? Che cosa stai guardando?".

John seguì lo sguardo di Roger e riuscì appena in tempo a scorgere la chioma fiammante di Ginger prima che scomparisse del tutto tra la folla; non aveva mai visto la ragazza, né di persona né in foto, ma ricordava che una volta il fratello minore, descrivendogliela, gli aveva detto che aveva i capelli lunghi e rossi.

E quella, ovviamente, vista anche la reazione del bassista, non poteva essere una coincidenza.

"È quella ragazza? È lei?"

"Cosa?" Roger sbatté le palpebre e si girò a guardare il fratello, che non aveva sentito arrivare "di che cosa stai parlando?"

"Sai di che cosa sto parlando. Hai incontrato quella ragazza?"

"No"

"No? Scusa, e per quale motivo ti saresti allontanato all'improvviso, allora?"

"Pensavo di avere visto qualcosa, tutto qui. Forza, andiamo, è tardi e non abbiamo ancora trovato nulla che possa essere un bel regalo di natale per la mamma" il minore sperava di liquidare la faccenda in quel modo, ma quando provò a tornare indietro, in direzione del negozio che pochi minuti prima avevano visto, il maggiore gli sbarrò la strada.

"Quando ti ho raggiunto, e tu eri intento a fissare il vuoto, ho visto una ragazza dai capelli rossi allontanarsi. Sbaglio, o Ginger ha i capelli rossi? Sono certo che tu me l'abbia detto almeno una volta"

"Sì, ma non mi risulta che Ginger sia l'unica ragazza dai capelli rossi presente in tutta Inghilterra o nel mondo intero. Quella che tu credi di aver visto, deve essere stata senza alcuna ombra di dubbio un'altra ragazza. Argomento chiuso"

"Argomento chiuso un bel cazzo. Dimmi la verità. Lo so che stai mentendo e non ho alcuna intenzione di muovermi da qui finché non mi dirai la verità"

"Stai scherzando spero!" purtroppo, il bassista scoprì che il fratello maggiore non stava affatto scherzando e si ritrovò costretto a confessare la verità "sì, d'accordo, è vero. Era lei. Va bene?"

"Ed avete parlato?"

"Non molto"

"E cosa vi siete detti?"

"Ma si può sapere che cosa te ne frega?" ribatté, in malo modo, il più piccolo con un'espressione corrucciata "mio dio, sembri proprio nostra madre quando fai così, lo sai? E per fortuna che continui a ripetere che io sono uguale a lei! Di cosa vuoi che abbiamo parlato? Ho provato a chiederle come sta, e lei mi ha risposto che sta bene, quello che fa non è affar mio e che il giorno di natale è intenzionata a partecipare ad una festa"

"E quindi?"

"E quindi? Cosa vorrebbe dire, scusa?"

"Se la sua risposta è stata questa, perché hai quell'espressione?"

"Perché le sue non sono state altro che bugie su bugie!" esclamò, irritato, Roger perché ai suoi occhi era fin troppo evidente che Ginger non gli aveva raccontato la verità "tu non la conosci affatto, ma io sì. Ti assicuro che in questo momento non sta affatto bene, e non è una buona idea che vada ad una festa. Ho l'impressione che possa fare qualcosa di stupido, capisci?"

"No, in realtà non lo capisco affatto" ribatté prontamente John "non capisco perché ti preoccupi così tanto per quella ragazza dato che lei per prima ti ha detto di non intrometterti nella sua vita. Lasciala perdere visto il casino in cui ti ha trascinato, e pensiamo ad un regalo per la mamma. Vieni, Rog, abbiamo cose più serie a cui pensare".

Il più grande diede una gomitata alle costole al più piccolo, per spronarlo a proseguire con la ricerca del regalo, e quest'ultimo, seppur controvoglia, si ritrovò costretto a seguirlo; tuttavia, prima di farlo, lanciò un'ultima occhiata alle proprie spalle per vedere se la chioma di Ginger era ancora visibile.

Ovviamente, non riuscì più a scorgerla.

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