Capitolo tre
"Il mio nome è Temperance Willow, ho ventun'anni e vengo da una piccola cittadina Inglese. Sono sempre stata la prima della classe ma nessuno può dire di me che sono una secchiona, ho i miei amici e i miei "nemici" come chiunque al mondo. I miei genitori lavorano per il mondo dello spettacolo e mia sorella è un'adorabile peste. Sono fissata con la letteratura inglese e ho preso da mia madre l'amore per i romanzi della Austen ... Io sono Temperance Willow... e ora mi sveglieró nel mio letto, con la mamma che mi guarda preoccupata e papà che sorride amabilmente mentre posa la colazione sul mio comodino ..."
Continuavo a ripetermi in testa queste parole per non perdere la ragione, per non perdere tutto ciò che ne era stato della mia vita. Mi svegliai molto tempo dopo, in una stanza dalle pareti color lavanda più grande di camera mia. Dalyn dormiva nel letto accanto al mio; il suo viso, ancora dai tratti infantili, era sereno e rilassato, con la bocca piegata in un leggero sorriso. Mi alzai cercando di non fare rumore e andai verso l'ampia finestra che dava su un campo pieno di tendoni bianchi come quelli che si vedono nei film apocalittici. Dovevamo essere al terzo piano di un edificio ... non troppo in altro né troppo in basso. Magari schiacciate nel mezzo tra la terra e cielo. Il bip bip di qualche meccanismo mi fece sussultare e correre di nuovo verso il mio letto, dopo qualche secondo le voci dei miei genitori riempirono il silenzio della notte.
- Non puoi chiederle di farlo . -disse mio padre, probabilmente rispondendo a qualcosa che non avevo ascoltato.
- Se non sei pronto a mandare tua figlia, come fai a pretendere che gli altri lo facciano? - chiese mia madre.
- Non è una scelta nostra o dei genitori di quei ragazzi. La scelta è dei volontari. Si chiamano così perchè sono Loro a scegliere di venire ... non io, non tu ... Loro. Se una delle nostre ragazze volesse andare io le supporterò , ma tu non metterle in testa strani pensieri.
Mi riaddormentai così, con loro che ancora discutevano, pregando di avere presto qualche risposta.
- Temperance ... Temperance svegliati.
Non appena aprii gli occhi vidi Dalyn che mi guardava sorridente. Aveva ancora i capelli bagnati e sapeva di fragola e qualcos'altro che non riuscivo a definire.
- Devi farti la doccia. Mamma e papà passano a prenderci tra una mezzoretta. Ti consiglio di sbrigarti se non vuoi essere trascinata alla loro riunione conciata in questo modo. - aggiunse indicando prima me e poi quello che doveva essere il bagno.
La stanza era grande e luminosa, ma troppo impersonale per i miei gusti; aveva sia un vasca che un doccia e una collezione di bagnoschiuma e shampoo che superava qualunque aspettativa. Mi guardai allo specchio, ed effettivamente non avevo un bell'aspetto: i miei capelli erano un ammasso di nodi neri e gli occhi cerchiati da livide occhiaie. Per un momento invidiai le ragazza da copertina che si addormentano e svegliano nello stesso identico modo, poi , dopo aver scelto dei prodotti a caso dalla "collezione", entrai svogliatamente nella doccia. Ci misi un po' a capire la funzione di tutti i bottoncini nel pannello interno; ben diciotto funzioni doccia che probabilmente nessuno aveva mai utilizzato.
Iniziai a canticchiare e strofinare la mia pelle per rilassarmi, purtroppo la mia tregua durò solo qualche minuto.
- Questi sono i vestiti che devi mettere. Li ha scelti una collaboratrice della mamma, sono sicuramente della tua taglia. - disse Dalyn entrando - Lo so che è tutto confuso, ma dovrebbero spiegarci cos'è questa storia dei volontari per salvare la terra e tutto il resto. Prendila come me. - suggerì - Fai finta che sia una nuova avventura, come quando eravamo piccole e succedeva qualcosa di inaspettato. Bello o brutto che fosse era comunque un'avventura.
Uscii dalla doccia e annuii senza convinzione; i vestiti scelti dalla collaboratrice consistevano in un pantalone nero e una camicetta grigia, elegante e totalmente anonimo. Mia sorella mi fece sedere alla toilette e spazzolò energicamente i miei capelli che ben presto tornarono come sempre.
- Forse dovresti tagliarli. - suggerì guardando la mia immagine riflessa allo specchio. - Così sono troppo ... ingombranti.
- Ma anche no. Mi piacciono così come sono.
- Facciamo una scommessa, - iniziò lei - se una delle due parteciperà a questa missione, taglieremo i capelli entrambe. - annunciò sorridendomi.
Le sorrisi anche io.
- Ci sto. - risposi, pensando che non sarebbe successo mai.
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