Capitolo nove
Per il ragazzo Africano non c'era stato nulla da fare; aveva lasciato una breve lettera ai suoi cari e si era tolto la vita con del veleno di papavero.
I miei, anche se affranti , dovettero farsi forza e riprendere la tabella di marcia.
Dopo aver comunicato la notizia alla stampa, a quanto pare la parola chiave era "Trasparenza di Informazioni", accolsero la nuova arrivata con un po' troppo entusiasmo: la candidata giapponese si chiamava Seiko Hayashi e sembrava uscita da una rivista di moda con i suoi capelli neri, gli occhi eterocromatici e la pelle chiarissima.
- Bhe quella non è stata scelta per il suo cervello. - disse Federica tossendo.
- Perché tu si? - chiese Xavier sorridendole innocentemente. - Almeno è molto bella ... cosa che non si può dire di voi due. - affermò indicandoci.
- Mio caro ci sono persone che coltivano il cervello ... - Federica inizió ad alzare la voce, così decisi di allontanarmi. Nuru mi raggiunse, raggiante.
- Li ho sentiti. Stanno bene! Tu sei riuscita a contattare qualcuno?
- Nessuno. Ma i miei hanno parlato con mia sorella e sta ... bene. Quindi nessun problema. - dissi, cercando di imitare il suo entusiasmo.
Dopo aver sfogato le sue paure la sera prima, Nuru si era mostrato socievole e intelligente , e speravo proprio di mantenere dei rapporti con lui anche dopo essere stata scartata dalla missione, cosa che sarebbe avvenuta entro pochi giorni.
Mancavano ancora due continenti e poi saremo tornati a Londra; alcuni di loro sarebbero partiti per Enavia e io sarei tornata alla mia vita.
- Chiedo scusa, sapete dove posso trovare un telefono?
La voce di Seiko era così bassa che in quel caos quasi non si sentiva.
- Vorrei chiamare la mia famiglia prima di partire. - disse, scandendo le parole una ad una, come se avesse tutto il tempo del mondo.
Nuru annuì e le indicò una cabina poco lontana. Seiko si guardó intorno spaesata.
- Avete dei soldi da presentarmi? - chiese arrossendo.
Nuru sorrise e le passò tutte le monete che gli erano rimaste e io feci lo stesso, cercando di imitare lo stesso sguardo gentile. Il risultato a quanto pare fu comico visto che Saiko scoppio a ridere.
Qualche ora dopo ci avevano nuovamente fatti salire sull'aereo, io Saiko e Nuru prendemmo posto uno accanto all'altro e a parlare di noi e delle nostre abitudini di vita, cercando di conoscerci il più possibile. Nuru amava la letteratura spagnola e conosceva perfettamente sette lingue, gli dissi che ero felice di non abitare nello stesso continente perché non avrei avuto speranze. Saiko si dimostró amabile e molto intuitiva, amava la natura e gli animali in più quando rideva non sembrava mai farlo forzatamente. Inizia a pensare che magari quella missione non era necessariamente una brutta cosa e che forse sarei entrata in competizione anche io.
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Quella notte faceva freddo più del solito ma decisi comunque di uscire. Lasciai la zona sicura senza paura, gli infetti non erano un problema per me; quella malattia misteriosa non aveva effetti su di me,
Anche se non riuscivo a vederle, sentivo i lamenti delle persone nelle loro abitazioni e dei barboni per strada nascosti nei vicoli laterali.
Passarono diversi minuti prima che arrivassi a destinazione. Bussai piano alla porta di legno e attesi che la solita vocina giungesse alle mie orecchie.
- Sei tu?
Per un momento mi spaventai, trattenendo il respiro per quanto fosse debole quel suono, perfino nella mia testa.
- Sono io. Ti ho portato da mangiare. - le dissi, felice di poter usare la voce con qualcuno che non mi avrebbe giudicato inferiore.
La porta si aprì ed una bimbetta dai capelli rossi allungò la manina verso di me. Nonostante la pelle arrossata non sembrava stare troppo male. La attirai verso di me e la strinsi forte, pregando il tempo di essere clemente almeno con lei.
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