Capitolo diciassette

Koan

Era notte quando riuscii ad uscire di nuovo. Silenzioso come un'ombra arrivai nella parte infetta della città che si estendeva sempre di più. Dietro di me dei passi, rumorosi come patti che si frantumano a terra, cercavano di tenere il mio ritmo.
Sapevo che era lei, sapevo che cosa stava cercando: una ragione per restare.
Il motivo per la quale tutti loro erano lì.
Quella mattina aveva rivisto i suoi compagni e aveva imparato qualcosa sul nostro mondo; la sua mente curiosa però non era sazia, voleva di più.
Mi voltai improvvisamente e il suo corpo si scontrò contro il mio facendoci finire per terra.
- Ma che dia...
Premetti la mia mano contro le sue labbra. Erano calde, morbide e parevano disegnate solo per lei ... niente a che vedere con quelle delle ragazze della mia razza.
Provavo l'insano impulso di avvicinarmi ... ma per fare cosa?
Sentii le sue unghie premere sul mio braccio e la lasciai andare.
"Se proprio vuoi seguirmi non fare rumore." - le dissi, usando la telepatia, e poi la presi per mano, come se farlo fosse normale. Sicuramente a vederci avrebbero scosso la testa e io mi sarei preso un ammonizione, ma lì, nel cuore fantasma della città, io e lei non eravamo altro che ombre nelle ombre.
- Dove stiamo andando. - chiese, a voce così bassa che pensavo di averlo immaginato.
" Ti faccio vedere il motivo il quale sei qui. "

Arrivammo ad una vecchia casa solo dopo molto tempo. Le avevo fatto fare il giro più lungo in modo che fissasse bene le immagini nella sua testa e capisse quanto i terrestri fossero importanti per noi. Quando bussai alla porta la vidi trattenere il fiato, i suoi occhi carichi d'attesa, la mano che ancora stringeva la mia.
Non appena la bambina mise la testa fuori la vidi sorridere, perché lo faceva?
Aspettó in silenzio che noi finissimo la conversazione , poi si presentò con quel suo modo di fare che viene definito dagli umani "altessoso".
- Salve, io sono Temperance Willow.
- Io sono Tilay. - rispose la piccola in modo incerto, venendo fuori lentamente.
Stava poggiata su un piccolo bastone di legno e sembrava molto peggiorata dall'ultima volta in cui l'avevo vista.
- Anche lei parla ...? - mi chiese Temperance.
Io anuii. Quando Tilay ci fece cenno di entrare e ci diede le spalle, Temperance si avvicinò di più a me.
- Cosa le è successo?
La piccola si voltò.
- Guardate che vi sento! Sono malata, non si vede?
Io presi le mani di Temperance e la guardai in un modo che fece male a lei quanto a me.
- Siete qui per questo.

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