Capitolo cinque
Stavo per mettermi a gridare quando una mano premette contro la mia bocca.
- Shh, non gridare. Sono solo Simoon.
Dopo avermi guardata per qualche minuto mi scostó da se.
- Ti chiedo scusa, ti ho visto così, ho pensato ...
- Ehm, grazie. Solo ... non mi piacciono tanto i contatti umani. Mi mettono ansia. - dissi, cercando di sorridere.
- Comunque io farò parte della missione. -annunciò - Cioè sono tra i volontari americani. Ne siamo diciasette quindi spero di venire io. Così ti tengo d'occhio. - continuò facendomi l'occhiolino.
- Temphy!
Dalyn correva verso di noi agitando la mano; dietro di lei i miei genitori scuotevano la testa per l'intrapendenza di mia sorella, improvvisamente però si fermarono in disparte.
- Ci vediamo dopo. - disse Simoon avviandosi dalla parte opposta a quella di Dalyn.
Quando a mia sorella non piaceva qualcuno riuscivi sempre a capirlo. Lei era molto socievole e raramente odiava qualcuno senza motivo, quindi quando accadeva era ... strano.
Io ero invece più un tipo da "pochi amici ma buoni" e quasi tutti erano persone che conoscevo da sempre.
- Allora "Miss Book-amiche per sempre" ti ha chiamato, ma sbadata come sei hai lasciato il telefono in camera ... - disse porgendomelo - e mamma e papà vogliono parlarti da soli.
- Ti dirò tutto dopo, promesso. - le diedi un bacio sulla guancia e andai dai miei.
- Prima di dire qualunque cosa, posso chiamare Astrid ? - chiesi speranzosa.
- Hai due minuti. - rispose mia madre.
Cercai nella rubrica la voce " Miss Book-Amiche per sempre", formulando in testa decine e decine di frasi per spiegare la situazione.
" Salve, qui è Astrid Golloway che vi parla. Se siete il mio ex fidanzato, conosci la strada per andare a quel paese. Se siete i miei genitori, probabilmente sono al vostro fianco. Se siete la mia migliore amica, sappi che ti richiameró presto. Per tutti gli altri lasciate un messaggio dopo il bip."
Staccai la chiamata e sospirai. L'avrei richiamata il prima possibile.
I miei genitori, dopo quella che era sembrata un'eternità, mi avevano portata in una stanza completamente bianca ed invasa dalla luce. Un grande schermo occupava quasi tutta la parete sinistra e numerose mappe e documenti erano sparsi sul lungo tavolo al centro della stanza.
- Ora , - iniziò mia madre premendo pulsanti sullo schermo - Avvieremo una videoconferenza, se così possiamo chiamarla , con gli Enaviani. Ci hanno fornito loro di questo software,che devo dire funziona meglio del previsto. Dovrai rispondere a domande semplici ma solo se te ne fanno, altrimenti lascia parlare noi due. Rispondi in maniera chiara e non divulgare ...
- Argaret ... stai parlando con tua figlia. - l'ammoní mio padre, lanciando un'occhiata verso di me. - Magari ammorbidire il tono.
- Giusto ... - mia madre arrossí leggermente - Siediti Temperance. - disse indicandomi una poltroncina nera. - Volevo dirti che apprezziamo molto quello che fai e che ci dispiace di avervi mentito. Come madre, sono molto orgogliosa di te.
Venne verso di me, mi strinse forte e dopo poco mio padre si unì a lei.
- Forza gente. - dissi con un po' troppo entusiasmo. - La galassia ci chiama.
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