Un passo indietro

Hola!

Capitolo un po' di passaggio in cui incontrerete degli esemplari molto rari: un Cole che non studia, un Mike riflessivo, uno Steph consigliere e una Emma molto, molto, stronza.

Siete pronti? 

Fatemi sapere nei commenti cosa credete succederà nel prossimo capitolo, chi si avvicina di più avrà un piccolo spoiler in regalo!




<< Hai già scelto il trucco per la festa? >> 

<< No >> 

<< Oh andiamo, nessun'idea? >>

<< Nessuna >>

Quella domenica mattina Cole si era presentato in camera mia animato da un fortissimo amore fraterno, proponendomi una partita alla play che avevo provato, senza successo, a rifiutare.

E poi, come suo solito, aveva cominciato a blaterare su qualsiasi cosa, dall'università fino alla festa di Halloween a cui avremmo dovuto partecipare, il tutto accompagnato dalle mie risposte monosillabiche ed inespressive.

La verità era che mi sentivo una merda.

Avevo baciato la sua ragazza e, per quanto volessi negarlo anche a me stesso, mi era dannatamente piaciuto.

E si, lo avevo fatto per lui, per smascherare quella fidanzata a cui lui stava iniziando a tenere e che poi, a lungo andare, lo avrebbe solo fatto soffrire.

Lo avevo fatto per lui, continuavo a ripetermelo, eppure questo non riusciva ad alleviare il mio senso di colpa.

<< La mamma mi ha detto che ieri sera ti sei trovato una tipa allo chalet >> masticò un pancake, mettendo per un po' in pausa il gioco.

<< Oh si >> mormorai, non ricordando neppure più il nome della ragazza che mi aveva trascinato a quella cazzo di festa.

<< Bona, belle tette >> aggiunsi l'unico dettaglio che ricordavo, tentando di rendere più credibile quella mezza verità.

Non avevo mai desiderato così ardentemente di poter riprendere una partita alla Playstation, l'unica cosa che avrebbe potuto far tacere mio fratello e con lui il peso che sentivo dentro.

Ma invece a Cole, quel giorno, sembrava che la partita non interessasse per niente.

<< Per caso siete andati in spiaggia? >> domandò infatti, addentando un altro pancake << Emma mi ha detto che era ad una festa lì vicino >>

<< No! >> mi affrettai a rispondere, ma con troppa enfasi.

<< Non era il caso di andare in spiaggia >> continuai subito, tentando di riprendere un'aria normale << sai, la sabbia si sarebbe infilata un po' ovunque >>

Ammiccai, sperando vivamente di poter essere convincente.

E a quanto pare lo fui, perché mio fratello si limitò a sorridermi malizioso, schiacciando poi finalmente il tasto play.

Pensavo di averla scampata, almeno per quel giorno, ma invece il suo telefono squillò subito dopo, interrompendo qualsiasi mia illusione di pace.

<< Oh, è Emma! >> esclamò lui ma, invece di andare a rispondere in camera sua come speravo facesse, decise invece di attivare il vivavoce.

Cazzo.

Avrei sopportato tutto quella mattina, tutto tranne una conversazione a tre con mio fratello e la ragazza che l'aveva tradito con me la sera prima.

<< Coley? >> 

La sua voce fu un colpo nello stomaco.

Non sapevo neppure io perché, ma non mi sarei mai aspettato di sentirla così dolce, così tranquilla.

Credevo che sarebbe stata fredda, distaccata, che dalle sue parole sarebbe trapelato tutto il senso di colpa che provava: e invece no, invece Emma era perfetta come sempre, niente nel suo tono che lasciasse intravedere un sentimento negativo.

<< Amore! >> esclamò lui, smielato << Sei in vivavoce, io e Mike stiamo giocando alla play >>

<< Ah >> fu a quel punto che colsi finalmente ciò che mi sarei aspettato, l'unico picco di freddezza lo ebbe nel pronunciare il mio nome << Ciao Mike >> 

<< Ciao Emma >> ripresi il suo stesso entusiasmo, sperando che Cole sorvolasse su quell'atmosfera.

Ma tutto si poteva dire di mio fratello, tranne che fosse stupido.

<< Ehi, ma che succede? >> domandò infatti, guardandomi stranito << Sembra che vi stiate facendo le condoglianze! >>

Emma ridacchiò forzatamente ed io tentai di fare lo stesso: Cole non doveva venirlo a scoprire così, sarei stato io a dirglielo non appena avessi trovato il coraggio.

<< E tu come stai amore, finito di studiare anatomia? >> 

Sorrisi amaramente, pensando a quanto fosse brava a cambiare discorso, falsa come io non sapevo se sarei mai riuscito ad essere.

Provavo qualcosa di estremamente complesso nei suoi confronti e forse fu in quel momento che me ne accorsi per la prima volta.

Mi attraeva, la desideravo in un modo quasi totalizzante e quel bacio non era stato altro che una consacrazione dell'influenza che la sua vicinanza aveva su di me.

Eppure, allo stesso tempo, avevo cominciato ad odiarla, a disprezzare il modo in cui si era lasciata andare con me pur continuando ad uscire con mio fratello.

Era il bello e il cattivo tempo, lei.

Era ciò che volevo avere, ma che non mi sarebbe mai bastato.

La loro conversazione telefonica andò avanti, toccando temi che non m'interessavano come i vestiti che avrebbero indossato ad Halloween e quello che lei avrebbe cucinato a suo fratello per pranzo.

Ascoltavo a tratti, perdendomi nelle mie riflessioni e nelle analisi che facevo delle sue parole: era tranquilla, serena, imperturbabile.

Non le fregava niente di quello che era successo tra noi.

O forse non le fregava niente di Cole, ed io non ero stato il primo ad averla fatta cedere.

Quasi mi dispiaceva pensare quelle cose di lei, dipingerla nella mia mente come una ragazza facile.

Mi dispiaceva perché, quando la guardavo negli occhi, io vedevo tutto meno che questo.

Quelle rare volte in cui ci eravamo trovati da soli, quegli impercettibili momenti in cui Emma aveva lasciato cadere le sue difese, io ero riuscito a scorgere quello che era e mi ero lasciato incantare dalla sua ingenuità e dalla bellezza della sua timidezza.

In quei momenti avevo disconnesso qualsiasi cosa e mai, neppure una volta, mi aveva sfiorato il pensiero che potesse essere una persona che si lasciava scoprire da chiunque.

Eppure lo aveva fatto.

Si era lasciata baciare da me e adesso, con il suo ragazzo, si comportava come se nulla fosse mai avvenuto.

E allora chi era davvero Emma?

La bella ragazza della porta accanto, quella insicura ed imbarazzata dai complimenti, oppure la doppiogiochista che si divertiva a giocare con i ragazzi che la andavano dietro?

Io, quel giorno, una risposta non ce l'avevo.

E l'avrei trovata soltanto molto, moltissimo, tempo dopo.

*

<< Quindi l'hai baciata e poi lei è fuggita via? >> Steph si accese l'ennesima Malboro, controllando distrattamente i nuovi messaggi su WhatsApp.

Annuì, infastidito da quel ricordo.

<< E poi oggi chiacchierava con Cole come se nulla fosse >> aggiunsi << Amore di qua, amore di là >>

Stephen ridacchiò.

<< Sei forse geloso, Mikey? >>

Gli mollai un pugno sul braccio.

Come facevo ad essere amico di un coglione del genere?

<< Prima cosa, vaffanculo e non chiamarmi così. >> 

Ma forse, tra noi due il coglione non era lui...

<< Queste sono due cose! >>

No, okay, era decisamente lui.

<< Seconda cosa >> sbuffai << Non sono geloso, ma mi dà fastidio che stia prendendo per il culo Cole in questo modo >>

Annuì tra sé e sé.

Chiedere consigli a Stephen era quasi più inutile che chiedere a Cheryl di uscire il giorno prima di un esame (motivo per cui mi ero ritrovato a prendere un caffè al bar solo con lui e senza di lei) ma, nonostante non riuscisse mai a formulare un pensiero che andasse oltre il farsi qualcuna, restava pur sempre l'unico ragazzo al mondo con cui riuscissi a sfogarmi liberamente.

Nemmeno con Cole, per quanto fosse sangue del mio sangue, ero mai riuscito ad essere così spontaneo.

Perfino prima di quella storia di Emma, c'era sempre stato qualcosa che con lui mi aveva trattenuto dall'esprimermi al cento per cento, forse quella sorta di gelosia che avevo sempre provato nei suoi riguardi.

Lui era sempre stato il migliore tra i due, il preferito dei nostri genitori, lo studente modello, il rubacuori.

Ed io, seppur fossi sempre stato sicuro di me stesso, impallidivo di fronte all'idea di essere soltanto un suo riflesso.

Mille volte mi ero ripetuto che era soltanto una cazzata, che il fatto che fossimo così simili non doveva per forza implicare che uno dei due fosse migliore dell'altro, ma tutte le volte finivo con il pensare che la sfida tra noi fosse inevitabile e che, in ogni caso, lui avrebbe comunque vinto.

<< Sicuro che tu non voglia solo fare a gara con tuo fratello? >> mi domandò Steph d'un tratto, quasi fosse riuscito a leggere i miei pensieri.

Ecco perché era il mio migliore amico: perché, nonostante fosse un coglione, era l'unica persona al mondo che mi avesse mai capito davvero. Cheryl esclusa.

<< Forse si, bro >> mormorai, confuso << Non lo so, ma non è importante adesso >>

Ed era vero: non lo sapevo.

Desiderare Emma all'inizio era stato naturale, istintivo, ma continuare a volerla dopo aver scoperto la verità forse era solo un capriccio che mascheravo da altruismo verso mio fratello.

<< Quello che conta è che Cole deve sapere la verità su di lei >> 

Steph annuì.

<< Su questo sono d'accordo, ma come pensi di dirglielo? >> 

<< Tu hai qualche idea? >>

Ma non feci in tempo ad ottenere una risposta, perché il mio telefono squillò mostrandomi le cifre di un numero che non avevo in rubrica.

Per un secondo una parte di me aveva sperato che fosse Cheryl e che avesse intenzione di rinunciare al suo pomeriggio di studio per venire, ancora una volta, a salvarmi.

E già in quel momento avrei dovuto riflettere più a lungo su quella sensazione, ma questa è un'altra storia...

Steph mi fece segno di rispondere ed io, seppur con titubanza, lo feci.

<< Pronto? >>

<< Mike, dobbiamo parlare >> 

Incisiva, tagliente, fredda.

In quella conversazione, Emma fu tutto ciò che in realtà non era.

Feci segno a Steph, mimando con le labbra il suo nome, al quale lui rispose con un'espressione tranquilla e un movimento della mano che sembrava voler dire lasciala parlare.

<< Emma, se hai intenzione di dirmi che è stato uno sbaglio e che... >>

<< Aspetta, fammi parlare >> 

Sbuffai e lei se ne accorse, eppure non commentò.

Sembrava che non le interessasse, come non le interessava nulla di ciò che avrei potuto dirle.

L'unica cosa che voleva era che l'ascoltassi e, a quanto pareva, che non avessi nulla da ridire circa la sua decisione.

<< Tu sei un bel ragazzo Mike, mi piaci moltissimo esteticamente e si, se non fossi stata impegnata, ti sarei saltata addosso già da un po' >> 

Mi chiesi dove avesse trovato il coraggio di dire tutte quelle cose, lei che arrossiva anche solo se la guardavo troppo a lungo.

E mi risposi che era quella la magia del mondo moderno: parlare attraverso una rete telefonica, non incrociare lo sguardo altrui, azzerare qualsiasi sentimento.

Forse, se ne avessimo parlato a quattr'occhi, la conversazione sarebbe andata diversamente.

Forse non avrebbe avuto la forza di dirmi quelle cose e ci sarebbe invece caduta ancora, forse io non l'avrei lasciata parlare così a lungo perché il suo corpo mi avrebbe attratto più delle sue parole.

Ma parlammo al telefono.

E quindi, tutto quel che percepii fu solo la sua freddezza.

<< Ma io sto con Cole e ci sto bene >> continuò << Lui mi piace davvero, mi piace come ragazzo e come persona, mi piace come non credo potresti mai piacermi tu >>

Incassavo le sue parole come pugni nello stomaco.

Sapevo che il paragone con mio fratello, almeno in quella situazione, era inevitabile, eppure mi fece male comunque.

<< E quindi ti chiedo scusa per essermi lasciata andare ieri sera, ma ti assicuro che non ricapiterà >> 

Stephen mi guardò preoccupato.

Evidentemente la mia faccia tradiva ciò che dentro mi stava esplodendo.

La sensazione di essere sempre, sempre, un passo dietro di lui.

<< Per questo ti prego di non dirlo a Cole >> continuò quindi Emma, preparandosi al colpo finale.

<< Non voglio mettere in discussione la nostra relazione per qualcosa che, per me, non conta nulla. >>


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