Non ti avevo, ma ti ho persa

Emma vola a duemila visualizzazioni...non so davvero come ringraziarvi! ❤️

Volete chiedervi, avete consigli su come far crescere la storia? Ci tengo davvero tantissimo.

Intanto godetevi questo capitolo, vi aspetto nei commenti ⭐️⭐️⭐️


La vita era un pendolo che oscillava tra una una cazzata e l'altra.
Il litigio con Cheryl.
Il sesso con Emma.
Le bugie a Cole.
Quale sarebbe stata la prossima?
Era il primo giorno del nuovo anno ed io, tra i buoni propositi, potevo soltanto desiderare di diventare qualcun altro.
Chiunque altro.
Chiunque ma non un coglione con un mal di testa allucinante, ancora avvolto nelle coperte nonostante fossero le due del pomeriggio, tormentato dal ricordo di ciò che era successo la sera precedente.
Avevo scopato con Emma nel bagno di casa di Stephen.
E poi, come se fosse stato normale, ero tornato di sotto e avevo fatto festa con i miei amici, spensierato e senza rendermi minimamente conto di quello che avevo fatto.
È che avevo completamente spento il cervello, ragionato solo e soltanto con gli ormoni e con il corpo.
È che mi ero sentito pervadere da una scarica d'adrenalina così forte che tutto il resto mi era sembrato annebbiato, sbiadito.
Sbiadito Cole, che si era ubriacato pur non sapendo che due enormi corna stavano per bucargli la testa, sbiadita Cheryl che mi odiava, sbiadita Emma che continuava a lanciarmi sguardi lascivi dall'altra parte della sala.
Era ubriaca almeno quanto me, eppure sapevo benissimo che non era stato quello a spingerla tra le mie braccia.
Era stata la paura che potessi rifiutarla, la rabbia di essere lei, per una volta, a non potermi avere.
E invece mi aveva avuto.
Aveva avuto tutta l'eccitazione e tutti i pensieri che per mesi avevo dovuto reprimere, tutti i baci e le carezze e i morsi e gli sguardi.
Tutto.
Perfino la fedeltà verso mio fratello.

*

Mia madre riuscì a convincermi ad alzarmi soltanto un'ora dopo, Cole che si muoveva come uno zombie verso la cucina, mio padre che aveva preparato i suoi famosi brownies, quelli che allo chalet facevano impazzire tutti i clienti.
<< Com'è andata ieri sera? >> domandò mentre ce li serviva ancora caldi << Tu ed Emma avete chiarito? >>
Mio fratello sbuffò.
<< Ancora non vuole parlarmi >>
<< E tutto questo solo per un bacetto dato per gioco? >> sbottò mamma, versando a me una tazza di thé e a Cole una di camomilla.
Lui sollevò le spalle, rassegnato.
Avevamo un rapporto così intimo e rilassato con i nostri genitori che non era poi così raro ci ritrovassimo a parlare con loro della nostra vita privata.
Ma quella mattina, come non mai, avrei preferito una madre e un padre chiusi e riservati.
Così forse, avrei evitato quelle domande...
<< E a te con Cher come va? È da un po' che non la vedo >>
Deglutii.
Come potevo dire a mio padre che ero arrabbiato con lei per un bacetto dato per gioco?
Come potevo spiegargli che, per un momento, mi ero sentito così preso da lei da pensare addirittura - pur senza volerlo ammettere - di voler fare un passo avanti?
Non potevo.
Non potevo, perché io dei miei sentimenti non riuscivo a parlarne, non l'avevo mai fatto.
Mi tenevo tutto dentro fino a quando non scompariva, fino a quando i sentimenti per una ragazza si limitavano ad un'attrazione fisica, l'unica cosa che ero in grado di gestire.
<< Tutto okay, sta studiando molto >> risposi, non troppo convinto.
Mia madre mi lanciò infatti uno sguardo perplesso ma, per mia fortuna, non chiese altro.
E fu proprio in quel momento che lo schermo del mio telefono si illuminò, mostrandomi l'ultima cosa che in quel momento avrei voluto vedere.

Da: Emma

Dobbiamo parlare.
Puoi venire da me?

Tentai di rimanere impassibile ma, se avessi potuto, mi sarei messo ad urlare.
Cosa cazzo avevamo da dirci?
Avevamo fatto un errore, un enorme e tremendo errore.
E, più guardavo mio fratello di fronte a me, più continuavo a confermarlo a me stesso.
C'eravamo lasciati prendere dall'eccitazione, da una passione repressa troppo a lungo...ma avevamo compiuto un passo più lungo della gamba, perché adesso non si poteva più tornare indietro.
Eravamo caduti in un baratro da cui era impossibile risalire.

*
Andai da lei con l'intenzione di farle un incantesimo che le facesse dimenticare ciò che era successo, sperando di poter usare lo stesso sortilegio su di me e, soprattutto, sperando che funzionasse.
Non potevo convivere con l'idea di aver tradito la persona più importante della mia vita.
Non potevo più guardare Cole con gli stessi occhi e neppure guardarmi più allo specchio senza desiderare di sparire.
E andai lì per dirle questo, convinto che la pensasse come me e che tutto ciò che voleva fosse dimenticare.
Mi aprii la porta in pigiama, un pantalone della tuta grigio e una felpa extralarge dello stesso colore, i capelli raccolti in una coda scomposta.
La prima cosa che pensai fu che era umanamente impossibile riuscire ad essere sexy perfino in quelle condizioni, ma misi subito a tacere quella vocina dentro di me che mi pregava di prenderla e sbatterla al muro.
Una volta nella vita Mike, una sola, fa la cosa giusta.
<< Ti va se ci mettiamo in giardino? Oggi c'è il sole >> esordí, al che io risposi con un semplice cenno del capo, seguendola sul retro.
Sembrava di essere entrati in uno di quei tipici film americani, quelli con la casa sull'albero e l'amaca, il barbecue e il tavolo in legno.
Sorrisi involontariamente, perché mi piacque immaginare anche solo per un attimo un Emma piccola e biondissima, una bimba ostinata che si divertiva a salire su quella casetta e a dondolarsi sull'amaca, magari leggendo qualche libro.
E fu proprio lì che ci sedemmo, io che tentavo di tenermi a distanza nonostante ogni parte di me desiderasse il contrario.
Perché, se stando a casa mia ero riuscito a mettere da parte il ricordo della sera prima, adesso che ce l'avevo affianco non riuscivo a pensare ad altro.
Le sue labbra che mi mordevano il collo, lasciando segni che solo un maglione pesante riusciva a coprire, le sue piccole mani che mi sbottonavano i jeans, il suo corpo che aderiva al mio e...
<< Stasera lascerò Cole >>
Fu un fulmine a ciel sereno.
Un colpo totalmente inaspettato.
<< Che? >> sbottai infatti << Emma, non ce n'è bisogno: io non gli dirò niente e... >>
Rise, ma amaramente.
<< Chi credi che io sia, Mike? >>
La guardai interrogativo.
<< Non sono una puttana >> affermò, fissando lo sguardo nel mio.
<< Un conto è un bacio, un momento di cedimento... Ma se scopo con un altro, io non torno dal mio ragazzo come se niente fosse >>
Aveva usato un linguaggio che non le apparteneva, una freddezza negli occhi che non ero solito vederle.
<< Non ho mai pensato che lo fossi >> mi affrettai dunque a dire, ma era troppo tardi perché potesse credermi.
Era vero però.
Non credevo che avrebbe deciso di lasciare Cole così velocemente, questo no, però non avevo neppure mai pensato che fosse una ragazza facile, una di quelle che la dà a destra e a manca.
<< Quindi niente, ti ho chiamato per dirti questo >> concluse, alzandosi di scatto, già pronta a tornare in casa.
Ma io non le credevo neppure un po'.
Conoscevo abbastanza Emma da sapere che c'era dell'altro, qualcosa che aveva deciso di omettermi soltanto quando si era sentita giudicata.
Così le afferrai il polso, costringendola a voltarsi verso di me.
<< Non è vero, non mi hai chiamato per questo >>
E, mentre le dicevo quelle parole, mi resi conto che non c'era bisogno mi dicesse dell'altro.
Sapevo benissimo perché aveva voluto vedermi.
Lo sapevo fin dalla sera della festa di Natale, quando mi aveva baciato in quel parcheggio e al mio non si torna indietro aveva risposto che lo sapeva.
Avevo finto di non capirlo, negato a me stesso l'evidenza.
Ma in realtà l'avevo capito dalla prima volta che l'avevo vista: Emma non era una sciacquetta e non sarebbe venuta a letto con me, non fino a quando non avesse provato qualcosa.
<< Non mi hai fatto venire qui per dirmi che non vuoi più stare con Cole >> le dissi allora << Mi hai chiamato per dirmi che vuoi stare con me >> 
Non rispose subito, lasciando che le mie parole si liberassero nell'aria, ancorandosi ai nostri pensieri e al nostro silenzio.
<< Emma... >> mormorai allora, allungando le dita per accarezzarle il braccio, con una delicatezza di cui non credevo di essere capace.
<< Hai ragione >>
Deglutì pesantemente ed io con lei.
Adesso era ufficiale: eravamo al punto di non ritorno.
Prolungò quell'odioso silenzio, evitando accuratamente il mio sguardo.
Ma poi, ad un tratto, esplose.
<< Oh vaffanculo, mi sono scocciata >>
La guardai interrogativo, non avendo idea di cosa le passasse per la testa.
<< Sono stanca di fare finta, di mascherare, di contenermi >> sbottò << Voglio dire la verità, giocare a carte scoperte >>
Si sciolse i capelli, legandoli nuovamente in modo disordinato e nervoso.
<< La vecchia Emma, dietro a quelli come te ci perdeva la testa. I bravi ragazzi non mi interessavano, andavo sempre dietro a quelli che volevano soltanto portarmi a letto. >>
Si strinse nelle spalle, non sapevo se per il freddo o per l'imbarazzo.
<< Quando mi sono trasferita ho giurato di mettere la testa a posto, di fare sul serio. E con Cole è andata così. >>
<< Sarà anche stato un Don Giovanni in passato, ma con me ha sempre voluto una storia vera.>>
Era come se la vedessi per la prima volta.
La nudità della sera precedente non era niente in confronto a quegli occhi così limpidi, quella sincerità disarmante.
E, dovevo ammetterlo, ebbi paura.
Paura di ciò che sarebbe arrivata a dire, paura di quello che avrei dovuto risponderle.
<< È per questo che ti ho sempre evitato >> ammise << Sapevo benissimo che volevi soltanto una scopata e, per quanto mi sentissi attratta da te, era proprio quello da cui dovevo stare lontana.
Poi però, in quelle settimane in cui abbiamo provato ad essere amici, abbiamo anche iniziato a conoscerci meglio. >>
Alzò finalmente lo sguardo, puntandolo nel mio.
Ed io fui tentato di scappare via, ma non potevo permettermi quella figura di merda: non avevo mai ricevuto una dichiarazione, ma ero certo che andare via non fosse il modo migliore di reagire.
Eppure mi sentivo un coglione, perché ero imbarazzato come non mai.
Tutte le ragazze che avevo allontanato mi avevano detto di provare qualcosa per me, ma quella volta era diverso.
Emma era diversa.
E mi trovai ad ammettere che, forse, ad essere diverso ero semplicemente io.
<< Ed io ho visto qualcosa in te, qualcosa che mi è piaciuto così tanto da farmi abbassare le mie difese.
E, Mike, forse sarò una stupida, ma io credo che per te sia lo stesso >>
Allungò una mano verso di me facendo scivolare le dita sul mio viso, e lo fece così dolcemente che io smisi di respirare.
<< Io credo di piacerti, non fisicamente ma sul serio >> affermò, tentando di mostrarsi sicura di sé.
<< E lo so che il momento é pessimo, che ti senti in colpa, che non hai mai avuto una storia e forse neppure la vuoi >> si avvicinò un po' di più, talmente tanto che potevo sentire il suo respiro solleticarmi il viso << Ma io credo che dovremmo darci un'occasione >>
E poi, con una fatica palese, aggiunse: << Credo che dovresti darmi un'occasione >>
Era così vicina che mi riusciva difficile pensare a qualsiasi cosa non fossero le sue labbra, ormai quasi sulle mie.
Era lì ad aspettare una risposta, immobile nonostante le sarebbe bastato un altro passo per finire tra le mie braccia.
Ma si era già esposta troppo e sapevo che non avrebbe fatto altro senza ottenere prima una conferma, anche minima, da parte mia. 
E cosa avrei potuto mai dirle io?
Le sue parole mi avevano colpito così a fondo da lasciare il segno, da risvegliare una parte di me che non sapevo neppure di avere.
C'era qualcosa di vero in quelle frasi e purtroppo dovevo ammetterlo.
Emma non era soltanto un bel corpo, non era solo una scopata.
Lo era stata forse, nei miei primi pensieri, ma con il tempo avevo capito che c'era qualcosa di più in lei, qualcosa che mi piaceva e che non riuscivo a togliermi dalla testa.
Il suo modo di fare forse, l'atteggiamento da saputella che aveva in classe, la delicatezza del suo tocco, la leggerezza delle risate che riusciva a strapparmi.
Non sapevo cosa mi piacesse di lei, eppure ero certo che non avessi mai pensato a nessuna in quei termini prima d'ora.
Soltanto a Cheryl forse, ma in maniera diversa.
Con Cher era un continuo tenersi sulla difensiva, mettere a tacere qualsiasi sentimento, trattenere il respiro.
Con Emma invece, nonostante avessimo tutti contro, io respiravo a pieni polmoni.
Ma non era abbastanza.
<< Emma, io non posso.>>
Si allontanò impercettibilmente.
<< Non puoi o non vuoi? >>
<< Non ha importanza >>
<< Ce l'ha per me >>
Sospirai profondamente.
<< Non lo so >>
Ed era vero.
Non sapevo se quelle sensazioni che provavo potessero davvero portare a qualcosa, se quella ragazza mi piacesse abbastanza da pensare di poter fare sul serio.
Tutto ciò che sapevo era che non potevo farlo, non potevo rubare la ragazza a mio fratello, per quanto lei avesse deciso di lasciarlo comunque, indipendentemente da me.
Non potevo e quindi mi nascosi dietro quella sicurezza, evitando così di dover scavare più a fondo e confrontarmi davvero con ciò che sentivo.
Non potevo e quella risposta mi bastava
E bastava anche a lei a quanto pareva, perché annuì nascondendo dietro quel gesto ciò che davvero pensava.
L'avevo persa, pur senza averla mai avuta.

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