Me emborracharé
Tutto ciò che si fa per amore,
è sempre al di là
del bene e del male.
Friedrich Nietzsche
La freddezza del suo ultimo sguardo era stata così forte da convincermi che non c'era davvero più niente da fare.
E così avevo semplicemente seguito il suo volere.
Le avevo lanciato un ultimo sguardo, dipingendola ancora una volta nei miei occhi e poi, nascondendo la delusione, ero andato via.
Avevo scritto a Steph un messaggio di poche parole sul perchè avessi lasciato la festa, sicuro che avrebbe capito.
Dopotutto, per quanto avessi cercato di valutare ogni caso possibile, quello di non riuscire a convincerla non l'avevo mai messo in conto.
Avevo sempre saputo che sarebbe stato difficile.
Mi ero preparato alle sue parolacce, alle sue offese, forse perfino ai suoi pugni e i suoi schiaffi.
Ma poi, in qualsiasi scenario avessi immaginato, alla fine lei riusciva a guardarmi dentro come aveva sempre fatto e, con la dolcezza che le avevo visto indossare solo una volta, si lasciava finalmente andare.
Non avevo capito quanto radicata potesse essere la sua rabbia, quanto umiliante fosse stato per lei il nostro ultimo incontro.
Non avevo mai pensato che potessi essere scaduto ai suoi occhi, che le parole che le avevo detto a casa sua avessero potuto cancellare tutte quelle che invece lei aveva rivolto a me.
Eppure i suoi occhi non potevano mentirmi ed io, in quelle iridi, avevo intravisto uno spaventoso vuoto.
Me lo rigiravo tra i pensieri da più di un'ora, convinto che riviverlo fino alla nausea fosse l'unico vero modo per dimenticarlo.
Camminavo per strade che avevamo percorso insieme, prendendo a calci lattine da cui non mi avrebbe più rubato alcun sorso.
Era finito tutto, era finito davvero.
Ed era come in qualsiasi stupido romanzo rosa che si rispetti, quando i protagonisti non vogliono mettersi insieme per paura di rovinare la loro amicizia.
Noi non c'eravamo messi insieme, non c'eravamo neppure andati vicino, eppure eravamo comunque riusciti a mandare tutto a puttane.
Afferrai il cellulare dalla tasca, aprendo la galleria giusto per farmi più male.
L'orario in alto alla schermata catturò la mia attenzione.
00:35.
Era già passata la mezzanotte, era già arrivato quel cazzo di San Valentino.
Ed io lo festeggiavo così, appoggiato al muro di una via un po' buia, il dito che scorreva le immagini sullo schermo.
Non amavo molto le fotografie, ma Cheryl ne era così patita da costringermi ad immortalare praticamente tutto.
Nessuno di quegli scatti era particolarmente romantico, nessuno ci mostrava in situazioni compromettenti, ma questo non significava che facessero meno male.
C'eravamo noi che mangiavamo una pizza sulla spiaggia, lei che cucinava con indosso solo la mia maglietta, io che le schioccavo un bacio sulla guancia il giorno di Natale.
E poi un video, filmato da chissà chi, mentre ballavamo in discoteca, avvinghiati l'uno all'altra in maniera molto poco amichevole.
Ed un altro ancora, stavolta fatto da me, mentre lei studiava per un esame e io tentavo in tutti i modi di distrarla.
Sorrisi nel vedere quelle scene ma poi, con una tristezza che sapeva di rimpianto, pigiai il tasto cancella.
Lei, di me, non voleva saperne più niente.
Stavo per aprire un'altra cartella, quando la chiamata di Stephen arrivò.
<< Bro >> risposi subito << Senti mi dispiace per essermene andato via, ma io e Cher abbiamo scazzato e... >>
<< Bro tranquillo, ho letto il messaggio >> mi rassicurò.
La linea era perfettamente libera, niente musica che la disturbasse.
E pensai allora che fosse tornato a casa e mi stesse chiamando per consolarmi, per capire cosa fosse successo davvero.
Non m'aspettavo che la vera ragione fosse tutt'altra, che fosse lei.
<< Senti, sei a casa? >>
<< No, perchè? >>
Respirò rumorosamente, un po' esasperato da quella situazione.
<< Cheryl è ubriaca fradicia, l'abbiamo riportata a casa ma non vuole entrare >> spiegò.
<< Dice che, se non vieni a prenderla tu, si mette ad urlare.
Ed io non voglio fare l'ennesima figura di merda i signori Peters >>
Ridacchiai, ma involontariamente.
Da ubriaca sapeva essere ancora più testarda che da sobria e, purtroppo, io ne sapevo qualcosa.
Allo stesso tempo però, per quanto l'idea di lei che dettava legge mi facesse sorridere, odiavo l'idea che si fosse ridotta in quel modo per colpa mia.
Ecco perchè, nonostante meno di due ore prima mi avesse esplicitamente detto di starle lontano, il minimo che potevo fare era disobbedirle.
Ecco perchè, senza pensarci più di qualche secondo, subito acconsentii.
<< Sto arrivando >>
*
Mi rimisi in macchina, guidando a tutta velocità verso casa sua.
E non perchè fosse in pericolo ma, semplicemente, perchè non vedevo l'ora di vederla di nuovo, soprattutto se adesso era lei stessa ad aver richiesto la mia presenza.
Arrivai in poco più di cinque minuti e la trovai lì, seduta al posto del passeggero della macchina di Kevin, blaterando di chissà cosa.
<< Oh Cher, guarda chi c'è! >>
Stephen mi lanciò uno sguardo di ringraziamento, scuotendo la testa come a farmi intendere che la situazione fosse messa peggio di ciò che credevo.
<< Mikey!! >> squittì infatti lei, buttandomi le braccia al collo.
Scoppiai a ridere insieme ai due ragazzi, sconvolto dal fatto che si trattasse della stessa ragazza che mi aveva preso a pugni e mi aveva mandato via durante quella stessa serata.
<< Bene, adesso che il principe azzurro è arrivato, direi che noi due possiamo andare a farci un po' i cazzi nostri >> borbottò poi Steph, chiaramente infastidito dal fatto che la rossa avesse rovinato il suo mesiversario.
Kev ridacchiò.
<< Ti sei accorto del doppio senso, vero? >> chiese poi al suo ragazzo, facendolo diventare rosso in poco meno di un battito di ciglia.
Io risi ancora, per niente abituato a quelle nuove dinamiche, soprattutto all'imbarazzo sul volto del mio migliore amico.
<< Oh beh.. >> balbettò.
<< Sono sicuro che Mike abbia cose più importanti a cui pensare adesso >> concluse poi, rimettendosi in macchina rosso fino alla punta dei capelli.
Kev mi lanciò un sorriso divertito, seguendolo poi all'interno dell'auto che partii subito dopo.
Eravamo rimasti solo noi due.
Io e chiunque fosse la ragazza che si reggeva a malapena in piedi, arpionata al mio braccio.
<< Cher, adesso ti porto a letto >> le dissi, sperando che riuscisse a capirmi nonostante fosse ormai più di là che di qua.
Sorrise, maliziosa.
<< Oh, a me va bene! >> ridacchiò poi, strappandomi un'espressione divertita.
<< Sono serio, dammi le chiavi di casa >>
<< E tu dammi un bacio >>
Alzai gli occhi al cielo, impreparato a quell'assurda situazione.
Tutte le volte che Cheryl si era ubriacata, c'ero rimasto sotto anch'io.
Era il povero Stephen ad essere l'infermiere del nostro trio, quello che sapeva sempre come destreggiarsi tra le nostre stronzate.
<< D'accordo, facciamo un patto >> tentai << Tu mi dai le chiavi, entri in casa in silenzio ed io ti do un bacio >>
Annuiva ad ogni mia frase, proprio come una scolaretta che prende in giro il maestro.
Eppure dovetti accontentarmi di quel cenno d'assenso: dopotutto non avevo chissà quali altre possibilità.
Afferrai le chiavi dalle sue mani e, mantenendola con un braccio attorno alla vita, riuscii a condurla per tutto il corridoio fino alla sua camera.
I suoi genitori, fortunatamente, dormivano così pesantemente che potevo sentirli russare.
<< Hai visto? >> esclamò lei, non appena varcammo al soglia della stanza << Sono stata bravissima! >>
Sbuffai divertito, perdendomi nelle sue mani che sfilavano via i pantaloni con aria impacciata.
<< Cher, puoi evitare? >>
Mi guardò interrogativa, ma intanto aveva già strappato via anche la giacca e il top.
<< Insomma, puoi anche spogliarti dopo >>
Si avvicinò leggermente a me, lo sguardo malizioso.
<< Perchè, non riesci a resistermi? >>
Pensai all'ennesima risposta evasiva, ma poi mi ricordai che non avevo proprio più nulla da perdere.
<< No, lo sai che non ci riesco >>
Sorrise, avvicinandosi ancora un po'.
<< Devo riscuotere il mio premio >> mormorò poi, le labbra che già puntavano le mie.
Era mezza nuda di fronte a me e mi stava chiedendo di baciarla, come nel mio miglior sogno erotico.
Eppure era la stessa persona che mi aveva urlato contro, che aveva pianto per me.
La stessa che in quel momento neppure sapeva cosa stava facendo, tanto era l'alcool che le circolava in corpo.
<< No Cher, non posso >>
<< Uffa! Ma perchè? >> si lamentò << Me lo avevi promesso! >>
Sembrava una bambina capricciosa, con l'unica differenza che il suo corpo fasciato solo dall'intimo era quanto di più sensuale potesse esserci.
Il reggiseno di pizzo nero mi aveva sempre eccitato più di tutti, così come quegli slip troppo trasparenti per lasciar spazio all'immaginazione.
Cazzo, Mike, datti un contegno.
<< Facciamo così: tu mettiti qualcosa addosso e io ti sto 'sto maledetto bacio >>
Sapevo benissimo che non m'avrebbe lasciato andare senza prima ricevere ciò che voleva.
Ma, allo stesso tempo, io non potevo muovere alcun passo verso di lei se restava svestita in quel modo: era contro ogni mia forma di autocontrollo.
Esultò tra sè e sè, afferrando poi la mia vecchia felpa, la stessa che le avevo visto indosso due giorni prima, e infilandola velocemente.
<< Sono pronta! >>
Sorrisi del suo entusiasmo infantile, un lato che prima d'ora non m'aveva mai dato modo di scoprire e lasciai allora che le sue labbra scivolassero sulle mie.
Giocò a farle semplicemente sfiorare, allungando di tanto in tanto la lingua solo per lambirne il contorno.
Era ubriaca, certo, ma era anche stronza.
Sapeva ciò che mi faceva eccitare e lo stava mettendo in pratica senza ritegno, costringendomi quasi ad approfondire quel bacio con una foga che non avevo programmato di provare.
Le afferrai la testa la tra le mani, avvicinandola così da poter affondare la lingua nella sua bocca e sentirla sorridere contro le mie labbra.
<< Mike, voglio fare l'amore con te >> sussurrò ad un tratto, pietrificandomi.
Mi lasciò un altro bacio a stampo, le mani poggiate contro il mio petto.
<< Sono stanca di fare sesso, io voglio fare l'amore >>
Amore.
Pronunciava quella parola come se ancora ci credesse, come se non avessi già rovinato ogni cosa.
E io guardavo quelle lettere sostare sulle sue labbra e l'unica cosa che volevo era raccoglierle, assecondare quella sua richiesta e dimostrarle finalmente che potevamo essere molto di più di ciò che eravamo sempre stati.
Ma Cheryl era ubriaca.
Mi aveva detto di lasciarla in pace ed ora mi voleva, ma il suo giudizio era alterato dall'alcool.
Non l'avrei mai sfiorata in quelle condizioni, neppure se fosse stata l'ultima volta che potevo.
La rispettavo troppo per approfittarmi ancora della sua debolezza.
<< Cher, non posso >> le sussurrai quindi, accarezzandole i capelli.
<< Perchè? >>
Tirò il labbro in fuori, una bambina.
<< Perchè tu mi odi >>
Scosse la testa e, come se fosse la cosa più normale del mondo, si lasciò scappare: << No, non è vero: io ti amo >>
Sorrisi involontariamente, un po' per la spontaneità di quella frase e un po' per l'emozione di sentirglielo dire di nuovo.
<< Adesso forse si >> fui però costretto a dirle << Ma da sobria mi hai detto il contrario >>
Sollevò le spalle con disinvoltura.
<< Da sobria dico un sacco di cazzate >> ridacchiò, facendo ridere anche me.
Puntò i suoi occhioni nei miei, arrossati dal sonno e da quanto aveva bevuto e fumato.
<< Almeno dormi con me >>
Mi passò una mano sul viso, accarezzandolo così dolcemente da portarmi a chiudere gli occhi per abbandonarmi a quel tocco.
<< Non posso >>
<< Solo dormire! >> si affrettò allora ad aggiungere, alzando le mani in segno di resa << Te lo giuro! >>
E forse avrei dovuto dirle ancora di no ma, del resto, non avrei fatto nulla di male.
Mi sarei addormentato accanto a lei e la mattina dopo mi sarei beccato l'ennesimo ceffone che, dopotutto, ne sarebbe valso la pena.
Acconsentii quindi, slacciandomi le scarpe mentre lei già s'infilava sotto le coperte.
La raggiunsi subito dopo ripensando a quando ero stato per l'ultima volta in quel letto.
Allora non era andata bene, ma ero più che deciso a non ripetere più quegli stessi errori.
Non volevo più ferirla, non volevo che piangesse mai più.
Volevo stringerla invece e quella notte lo feci, nonostante sapessi che molto probabilmente il giorno dopo non avrebbe ricordato più nulla.
Le passai le braccia attorno alla vita, il viso intrappolato tra i suoi capelli, le labbra posate sul suo collo per lasciarvi un piccolo bacio.
<< Mike? >> mormorò, intrecciando le dita con le mie.
<< Mh? >>
<< Ma tu mi ami davvero? >>
Era la prima volta che me lo chiedeva, la prima in cui voleva davvero conoscere la risposta.
Avvicinai le labbra al suo orecchio, sussurrandole all'interno.
<< Si. È strano dirlo, ma si. >>
Non le vedevo il viso, ma il suo sorriso le si leggeva nel tono della voce.
<< Anche io >> ridacchiò << Pure se sei uno stronzo >>
Risi anch'io, lasciandole un altro bacio sul lobo.
E poi, facendomi coraggio, le chiesi ciò che mi preoccupava di più.
<< Ricorderai qualcosa domattina? >>
Lei sollevò le spalle.
<< Non lo so >> ridacchiò ancora, per poi aggiungere << Tu, nel dubbio, ripetimelo ancora >>
Sorrisi, innamorato di quella dolcezza che solo ora riusciva a mostrarmi.
E così, come se potesse davvero servire affinché lo ricordasse il giorno dopo, glielo ripetei fino a quando non si abbandonò al sonno, fino a quando continuò a chiedermelo con quella voce da bambina.
<< Ti amo >>
*
Ero sveglio da un po', eppure non m'azzardavo ad aprire gli occhi.
Avevo paura di non trovarla più lì, che durante la notte si fosse improvvisamente resa conto di chi aveva accanto e fosse scappata via.
Oppure di trovarla ancora addormentata e, una volta risvegliata, doverle spiegare tutto ciò che aveva già rimosso, meritandomi un'altra pesante carrellata d'insulti.
No, decisamente non era nei miei programmi aprire gli occhi.
Eppure, nonostante mi fossi impegnato al massimo per fingere, il suo commento arrivò comunque piccato.
<< Lo so che sei sveglio >>
Deglutii quindi profondamente, costringendomi a non fare l'ennesima figura di merda di fronte.
Puntai lo sguardo su di lei, abituandomi pian piano alla luce del giorno.
Era distesa accanto a me, ma i nostri corpi non erano più intrecciati come quando c'eravamo addormentati.
La sua espressione era severa, contratta, eppure leggermente meno aggressiva di quella della sera precedente.
O, forse, quello era solo il mio modo di convincermene.
<< Cos'è successo ieri sera? >>
Sollevai le braccia, mettendo le mani avanti su tutto.
<< Niente, te lo giuro >>
Mi grattai la testa, imbarazzato.
<< Non ricordi proprio nulla? >>
Scosse la testa.
<< Ricordo di averti passato una canna nel privè del Dude >> rammentò << Da lì, il vuoto >>
Aggrottai le sopracciglia, stranito.
Se davvero la sua mente era rimasta a quel momento, allora non aveva memoria neppure di tutto il discorso che le avevo fatto, del suo mandarmi via, di Cole, della sua smania di ubriacarsi per dimenticare.
Era possibile che avesse scollegato il cervello già in quel momento?
<< Cos'è successo? >> chiese ancora, ed io per un attimo tentennai.
Avrei potuto cancellare tutto, riscrivere la storia d'accapo e farlo come più mi faceva comodo.
Avrei potuto eliminare quella dichiarazione senza capo né coda, quella sua rabbia, quell'ennesima litigata.
Avrei potuto indorare la pillola, rendere la verità sempre più conforme a ciò che più preferivo.
<< Mike? >>
Ma non sarebbe stato giusto, non per lei.
<< Abbiamo litigato >>
Cheryl meritava le sue scelte, il suo trattarmi male, le mie parole sconnesse.
Meritava la verità perché era ciò che aveva deciso, l'unica cosa che non avrei potuto strapparle via.
Per quanto io volessi un finale migliore per noi due, Cheryl meritava di conoscere ciò che desiderava lei.
<< Ti ho detto che ho rotto con Emma e... >>
Nonostante tutte le volte che gliel'avevo ripetuto quella notte, dirlo fu comunque imbarazzante.
<< E ti ho detto che ti amo >>
Il suo sguardo non fece una piega, non mostrò alcuna emozione.
<< Tu mi hai preso a pugni e mi hai mandato via >> evitai di menzionare mio fratello: quella storia riguardava noi due.
<< E così io me ne sono andato, ma qualche ora dopo Steph mi ha chiamato e mi ha detto che ti eri ubriacata e volevi che fossi io ad accompagnarti dentro casa.
Quindi sono venuto e ti ho messa a letto, ma tu non volevi più che me ne andassi >>
Sorrisi involontariamente, ricordando con nostalgia la dolcezza di quei momenti che sembravano già così distanti.
<< Mi hai baciato e poi... >>
<< E poi? >>
Abbassai lo sguardo: quello non riuscivo proprio a dirlo senza arrossire.
<< Mi hai detto che non volevi più fare sesso, ma che volevi fare l'amore e volevi farlo con me.
Io ti ho detto di no e allora tu mi hai chiesto di dormire con te, solo dormire, e di ripeterti la stessa cosa fino a quando non saresti crollata >>
Deglutì, imbarazzandosi anche lei.
<< Cosa dovevi ripetermi? >>
E fu lì che decisi di provarci, un'ultima disperata volta.
Allungai una mano verso il suo viso, accarezzandolo con la stessa delicatezza che lei mi aveva riservato la sera prima.
<< Che ti amo >>
Abbassò lo sguardo, lo vidi, così come notai il sorriso che tentò di nascondermi.
Restammo in silenzio, entrambi imbarazzati, entrambi senza sapere bene dove quella situazione sarebbe andata a parare.
E poi, dopo interminabili minuti, finalmente puntò di nuovo lo sguardo nel mio.
<< Grazie >>
<< Per cosa? >>
<< Per aver detto la verità >>
La guardai, ma senza capire.
<< Io mi ricordo ogni cosa di ieri, Mike >> mormorò.
<< E tu avresti potuto rimangiarti tutto, avresti potuto dire qualsiasi cosa, ma invece sei stato sincero >>
La nuova, nuovissima, sensazione di aver fatto una volta tanto la cosa giusta s'impadronì di me, costringendomi a sorriderle.
<< Sarò sempre sincero con te >>
Mi guardò, consapevole di quanto ardua fosse quella promessa.
<< So che in passato non lo sono stato, ma ti giuro che d'ora in poi sarà diverso >>
<< Okay >> mormorò.
Si tirò a sedere, ma senza smettere di guardarmi.
<< Allora dimmi, se quello che provi è reale, quand'è che hai capito di provarlo? >> domandò << E, soprattutto, perchè non me lo hai detto prima? >>
Era ancora fredda eppure, per la prima volta, mi aveva dato accesso alla cassaforte delle sue emozioni.
Mi stava perfino suggerendo la combinazione, glielo leggevo negli occhi.
<< Per tutto questo tempo mi sono convinto che fossi solo un'amica e ho represso qualsiasi altro sentimento, dalla gelosia alla dolcezza, alla voglia di baciarti senza un motivo >>
Nonostante l'imbarazzo, mi costrinsi a guardarla negli occhi mentre parlavo.
Avevo un disperato, viscerale, bisogno che mi credesse.
<< Il desiderio di dormire con te, di prenderti la mano per strada, di dire a tutti quanti di allontanarsi, perché volevo che fossi soltanto mia >>
Tentò di sottrarre lo sguardo al mio, ma le presi il mento con una mano per evitare che lo facesse.
Doveva credermi.
<< Quando ho iniziato a provare qualcosa per Emma ho creduto che tutto questo fosse solo un'immaginazione, che stessi esagerando perché avevo paura di ciò che sarebbe accaduto con lei. Ma era tutto il contrario Cher: io avevo paura di te, dell'idea di noi due insieme >>
I suoi occhi mi confondevano, eppure più li guardavo e più sentivo di stare finalmente dicendo qualcosa di sensato, qualcosa che venisse da dentro.
<< Io ho creduto di provare qualcosa per lei e anzi, forse l'ho provato davvero, ma in maniera completamente diversa da questa: Emma mi ha sciolto il cuore, è riuscita a farmi capire che anch'io potevo provare altro che il semplice desiderio, che ci sono sentimenti così forti e così belli che vale la pena viverli >>
Tirai un bel respiro: se non mi picchiava e non mi urlava contro, allora forse ero sulla strada giusta.
<< Ma poi quando è arrivato il momento di essere felici, quando finalmente avevo avuto tutto quello che desideravo, proprio come hai detto tu, allora ecco che ho capito >>
Feci scivolare in alto la mia mano, dal suo mento alla sua guancia per accarezzargliela lentamente.
Non diceva niente, forse neppure respirava.
Mi guardava, semplicemente, senza lasciar trasparire alcuna emozione, lasciandomi fino all'ultimo a traballare su un filo d'incertezza.
<< Ho capito di aver fatto male i calcoli, di aver considerato i dati sbagliati >>
<< È come in How I met your mother: l'abbiamo visto insieme, ricordi?
Ted crede di stare raccontando una storia, ma in realtà ne sta raccontando tutt'altra. >> sospirai << Ecco Cher, tu sei la mia Robin >>
Mi azzardai a sfiorarle le labbra con i polpastrelli, sentendola quasi sussultare a quel gesto.
E poi sottrarsi alla mia presa, com'era prevedibile.
Mi ero spinto troppo in là.
Forse era davvero tardi per sperare ancora che mi credesse.
<< Sei un coglione, Mike >>
E come darle torto.
Del resto, Cheryl era sempre stata la silenziosa voce dei miei pensieri.
M'ero giocato il tutto per tutto e avevo perso.
Avevamo perso entrambi, come il suo sguardo triste ci teneva a sottolineare.
Ma, se c'era una cosa che mi consolava, era che almeno lei avesse avuto un piccolo sollievo: una dichiarazione, seppur senza senso e senza tempismo, ma comunque la certezza che non aveva amato invano.
Era ricambiata, eccome se lo era.
E non importava che decidesse di perdonarmi o meno: quello che contava, in quel momento, era che avesse lei la possibilità di decidere, che capisse finalmente di essere non abbastanza per me, ma molto più.
<< Sei un coglione >> ripeté, ma stavolta c'era qualcosa di diverso nel suo tono.
Come un'attesa.
Come la suspance tra un'occasione mancata e la prossima.
Abbassai lo sguardo, pronto all'ennesima coltellata.
Ma invece, quello che ricevetti fu una carezza al cuore.
<< Sei un coglione e io ti amo >>
Si avvicinò in maniera repentina, le mani che mi bloccavano il viso.
Ma era inutile che mi tenesse fermo: non sarei mai più andato da nessuna parte.
Non senza di lei.
<< Ti amo così tanto che ti odio e...>>
E allora non riuscii più a resistere.
La baciai come se non lo avessi mai fatto, come se tutto attorno a noi avesse finalmente preso vita, come se le sue labbra fossero state l'unico appiglio in mezzo a tutte le incertezze che avevo nella testa.
La baciai e fu come il primo bacio, solo meno impacciato e più irruento, la passione di due anime che si conoscono così bene da non aver più bisogno di sfiorarsi e voler semplicemente diventare tutt'uno.
E lo diventammo, quel tutt'uno.
Su quel letto e poi sul mio e poi sul nostro.
E non era più solo sesso, e non eravamo più soltanto amici.
Quello era fare l'amore.
Quello era amore.
NON È ANCORA FINITA!
CI VEDIAMO TRA QUALCHE GIORNO CON L'EPILOGO, IN CUI LASCERÒ UN LUNGO SPAZIO AUTRICE DOVE VI SPIEGHERÒ QUALCOSINA IN PIÙ SULLA STORIA.
Nel frattempo, vi aspetto nei commenti per sclerare insieme (e stavolta abbiamo proprio tanto materiale! Ahahahah)
Ps: scrivetemi qui tutte le domande che vi vengono in mente sulla storia/su di me, ora che è finita posso finalmente rispondere a tutto!
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