Capitolo 6

Le giornate successive a Hogwarts trascorsero serene.

Emily partecipò alle attività del club dei duellanti, fece progressi in tutte le materie e aiutò i ragazzini del primo anno durante le lezioni di ripasso di incantesimi. Ogni tanto si ritrovò a dover scappare da Napier e Baxter, oppure a difendersi da una loro fattura, ma non successe mai niente di grave.

Lei continuava a pensare di essere più furba e i fatti glielo confermavano, perciò non ci badava più di tanto. Certo, se li avesse visti aggredire Cecil come avevano fatto l'anno prima si sarebbe arrabbiata davvero.

Poi ci furono le selezioni di quidditch e iniziò la stagione delle partite, perciò molto spesso si ritrovò sugli spalti a fare il tifo con gli amici. Praticare quello sport non interessava né a Blue né a Cecil, ma l'amico di quest'ultimo, Parker, era stato preso in squadra come battitore, per questo lui seguiva ancora più volentieri le partite.

Qualche volta Emily si ritrovò a scegliere, come era già capitato, se fare il tifo per Grifondoro insieme a Cecil oppure per Tassorosso insieme a Blue. Quasi tutte le volte scelse di stare con lei, perché intromettersi quando l'amico era con altri compagni di casa la metteva ancora in soggezione.

Malgrado questo, avrebbe voluto passare molto più tempo con lui. Gli dispiaceva saperlo sempre con i suoi amici a colazione, perché significava vederlo solo a lezione o nei momenti liberi. Blue c'era sempre, o quasi perché spesso aveva la testa altrove, ma Emily sentiva di passare troppo poco tempo con Cecil.

Da diversi giorni si domandava se il ragazzo le piacesse, ma per lei era difficile darsi una risposta. Era la prima volta che le succedeva e non c'era nessun libro che potesse aiutarla a capire.

Non poteva nemmeno parlarne per lettera a sua madre, perché sarebbe stato troppo imbarazzante. Inoltre chiederlo a Blue, o peggio a una sua compagna di casa, era fuori discussione!

Aveva deciso di tenerlo segreto almeno finché non avesse capito di provare davvero qualcosa per lui.

Quel giorno, mentre ci rifletteva, stava fingendo di leggere un libro sugli incantesimi di cura. Era seduta in biblioteca insieme a Blue e Cecil, che stavano leggendo dei romanzi per non dover studiare ancora.

Anzi, Blue non stava leggendo, stava giocando con una ciocca di capelli mentre sfogliava svogliatamente il suo volume.

In una giornata soleggiata come quella avrebbero potuto sedersi sul prato in prossimità del lago nero, ma ormai era dicembre e iniziava a fare troppo freddo.

L'amica sospirò interrompendo il suo flusso di pensieri.

"Quanto sarebbe bello poter andare al ballo di Natale," disse, per poi abbandonare le braccia e mezzo busto sul libro ancora aperto. "Andarci di nascosto, senza che nessuno si accorga di noi..."

Emily si sorprese di sentirglielo dire. Non credeva che alla sua amica interessasse quell'evento, che anche al secondo anno era inaccessibile per loro.

"Io ne faccio volentieri a meno," commentò Cecil, senza alzare gli occhi dal libro.

Blue rivolse un sorriso furbo a Emily, che non capì quali fossero le sue intenzioni.

La sera del ballo, la ragazza la trascinò nella sala comune di Tassorosso come se niente fosse, e poi dentro la sua stanza. Emily pensò che non fosse poi tanto diversa dalla propria, a parte per i colori e la mancanza di freddo e umidità, ma non era quello il punto.

"Cosa ci faccio qui?" chiese, tesa.

Non era mai entrata nel dormitorio di un'altra casa e non era certa che fosse consentito.

"Non preoccuparti, gli altri invitano di continuo gente delle altre case," la rassicurò Blue, che aveva intuito il suo stato d'animo. "Sei qui perché io e te stasera ci intrufoleremo al ballo di Natale!"

"Ma sei pazza?" le domandò Emily, senza parole.

"Geniale, vorrai dire! Ho architettato un piano perfetto, ora vedrai. Ah, ovviamente Cecil non sa nulla, non gli interessa il ballo e non è tipo da rischiare di finire nei guai. Ma io e te siamo fatte di una pasta diversa, dico bene?"

"Non ne sono tanto sicura..." ribatté la Serpeverde, preoccupata per la parte che riguardava i guai.

"Non pensare ai dettagli, piuttosto sta' a vedere!" esclamò Blue.

Rivolse la bacchetta verso la sua uniforme e pronunciò un incantesimo che la trasfigurò in un vestito color azzurro. Era abbastanza carino da essere adatto al ballo, ma non troppo appariscente da farla notare.

"Che te ne pare? Me l'ha insegnato papà, dato che la mamma è una sarta e anche io ho una passione per queste cose. Forza, ora lo faccio a te," annunciò, preparando la bacchetta.

"Aspetta, sei seria? Stiamo per imbucarci al ballo?"

L'amica annuì con gli occhi che le brillavano, su di giri.

"Non basterà un vestito, si capisce benissimo che siamo del secondo anno!" ribatté, contrariata.

"Ah no, alcuni ragazzi del terzo sembrano tanto dei bambini," puntualizzò Blue, senza però riuscire a convincerla davvero. "E dai Emily, ti ho mai pregata di fare qualcosa?"

"Sì, di aiutarti a studiare pozioni. E incantesimi. E astronomia, e..."

"Va bene, va bene, ma si tratta di una cosa diversa! Dai, magari nessuno se ne accorgerà, finché non andiamo non lo sapremo mai. Se ci beccano mi prenderò io tutta la colpa," insistette.

"Okay," rispose Emily, arrendendosi.

Non sapeva perché per Blue fosse così importante, ma era sua amica perciò decise di darle corda. Anche se le avessero notate, avrebbe diviso volentieri una punizione con lei. Certo, sarebbe stata la sua primissima punizione, e poi per un motivo così stupido che la sola idea la infastidiva, ma poco importava.

Lasciò che trasfigurasse la sua uniforme in un abito rosa, non certo il suo genere ma non obiettò.

Una volta pronte, uscirono dal dormitorio come se niente fosse e scesero le scale fino alla sala grande, dove si teneva il ballo. Emily dovette prendere un respiro profondo prima di decidersi a entrare, sperando di non dare nell'occhio.

La sala era stata addobbata con decorazioni che ricordavano la neve e il ghiaccio, eppure risultava molto calda e accogliente. In fondo un gruppo stava suonando della musica, mentre un tavolo posto vicino a una parete era stato adibito a buffet.

Al centro, maghi e streghe ballavano indossando vestiti meravigliosi, dai colori sgargianti o impreziositi da dettagli luccicanti. Persino alcuni professori danzavano, cosa che sorprese molto Emily.

Pensava che Blue si sarebbe subito fiondata sul cibo, invece continuava a guardarsi intorno felice.

"Sono talmente emozionata che ho lo stomaco chiuso," confessò poco dopo, riuscendo a malapena a stare ferma.

Esplorarono la sala ammirando gli abiti delle altre streghe e ridendo di quelli di alcuni maghi, il tutto cercando di non farsi notare dai professori.

"Sono loro il pericolo, perché nessun prefetto si metterebbe a fare la ronda rischiando di perdersi il ballo," aveva dichiarato Blue, prima ancora di entrare nella sala.

Malgrado ciò, a un certo punto si irrigidì e parve diventare pallida.

"Credo di aver incrociato lo sguardo con un prefetto di Corvonero... Ora sta venendo qui," disse con voce flebile, appena udibile al di sopra della musica.

Emily, allarmata ma pronta a reagire, l'afferrò per un braccio e la trascinò via con sé. Prima si mischiarono con la folla, poi si fecero strada fino al portone e scapparono su per le scale. Ancora convinte di essere inseguite, si infilarono nella prima aula vuota che trovarono.

Chiusero la porta e vi si accasciarono ai lati, a riprendere fiato.

Dopo un paio di secondi di silenzio ad ascoltare i rumori provenienti dal corridoio, capirono di essere salve e scoppiarono a ridere, divertite dall'epilogo che aveva avuto il brillante piano di Blue.

Decisero di rimanere lì ancora un po' per non rischiare, quindi Emily utilizzò l'incantesimo revelio per ritrasformare i loro vestiti da festa in uniformi scolastiche.

"Grande! Questo non l'ha ancora insegnato la McGranitt," commentò la bionda, sorpresa.

Silenziosamente, Emily passò qualche secondo a insegnarle il gesto da compiere con la bacchetta, così che riuscisse a farlo anche lei.

Chiacchierarono un po' sottovoce, di nuovo del ballo e di quanto era stato emozionante parteciparvi di nascosto, anche se per poco. Si erano divertite moltissimo, in fin dei conti.

"Promettimi che questa sera rimarrà un segreto, che non lo dirai nemmeno a Cecil," le chiese Blue, ora seduta sopra a un banco, con le gambe che oscillavano avanti e indietro.

"Certo! Nessuno deve sapere cosa abbiamo fatto," acconsentì Emily, divertita all'idea che quella bravata rimanesse solo tra loro.

Non si era accorta che l'entusiasmo di Blue si era spento e che lei si era fatta pensierosa all'improvviso.

"Devo dirti una cosa. Non posso dirlo a nessun altro, ma se non ne parlo sento che impazzirò," disse, a sguardo basso.

Strinse i pugni ed Emily ebbe l'impressione che stesse per piangere, perciò si preoccupò e non osò interromperla.

"Mi sono accorta che mi piace una persona. È di Tassorosso come me... Si chiama Julie Butler. Ho qualcosa che non va?" domandò, senza guardarla in faccia.

Stava piangendo davvero, perciò Emily si alzò dalla sedia per correre ad abbracciarla.

"No, non piangere! Perché dovresti avere qualcosa che non va?" le chiese, sentendo di avere il magone.

"Perché siamo entrambe ragazze! E poi lei è del sesto anno..." tirò su col naso, incapace di smettere di piangere.

"Non hai niente che non va, te lo assicuro," insistette Emily, asciugandole il viso con la manica del suo maglione. "Julie deve essere una persona stupenda se ti ha fatto reagire in questo modo. Io però non credo di conoscerla e a questo punto sono curiosa, devi indicarmela la prossima volta!"

La bionda annuì, finalmente calma.

"Grazie Emily."

"Grazie a te per avermene parlato."

Blue finalmente sorrise di nuovo, anche se era visibilmente imbarazzata.

"Avevo paura che avresti reagito male, ma sei la mia migliore amica. Se non lo avessi detto a te, a chi altri?"

Emily la strinse di nuovo in un abbraccio, commossa. Il cuore le batteva a mille per l'emozione di quella confessione e per la possibilità di confidarsi a sua volta. Non sapeva ancora se Cecil le piaceva, ma quello era sicuramente il momento migliore per esternare ciò che provava e magari per chiederle anche un parere.

Alla fine, però, non ne ebbe il coraggio. Blue era la sua migliore amica, ma ebbe comunque troppa paura. Disse a se stessa che ci avrebbe riflettuto ancora per non fare niente di affrettato, poi ne avrebbe parlato con lei.

L'indomani presero l'Hogwarts Express per tornare a casa, dai loro genitori. Durante il viaggio, Blue era silenziosa ma di buon'umore, mentre Emily era pensierosa.

La confessione della sera prima aveva reso più profondo il loro legame d'amicizia, però le aveva anche dato tanto su cui riflettere.

Cecil non era lì ad accorgersi che qualcosa non andava perché stava viaggiando in un'altra cabina con i suoi amici Grifondoro.

Meglio così, pensò Emily, troppo confusa ed emotiva per vederlo in quel momento. In realtà si erano già salutati al castello, ma non era stato niente in confronto alla prospettiva di trascorrere con lui diverse ore, in quel piccolo spazio.


Al termine del viaggio salutò l'amica e raggiunse i suoi genitori. Raccontò loro le cose belle di quel trimestre, cercando di non dare l'impressione di avere altri pensieri per la testa.

A Natale festeggiò con loro, scartò i regali e mangiò a sazietà. Il giorno successivo un gufo picchiettò col becco sul vetro della finestra in cucina, segno che era arrivata una lettera per lei.

Stava facendo colazione quando notò l'animale, così gli diede un po' di cibo e prese la busta tra le mani. Era da parte di Cecil, il che la rese all'improvviso impaziente di scoprire cosa ci fosse all'interno.

"Hai ricevuto della posta?" le chiese sua madre mettendo in tavola della spremuta.

"Sì, una lettera da un amico," rispose.

Era troppo tardi per andare a leggerla in camera sua, avrebbe destato sospetti. Inoltre non aveva motivo di aprire la busta in segreto. Tornò a sedere e ne strappò un lato per tirare fuori la pergamena.

La lesse e sorrise. Cecil la invitava a passare una giornata a casa sua, l'indomani. Avrebbe potuto portare anche i suoi genitori e ci sarebbero stati Blue e Parker con i loro.

"Non abbiamo impegni domani, vero?" domandò a suo padre, speranzosa.

"No, perché?"

"Il mio amico Cecil ci ha invitati da lui per pranzo. Ci sarà anche Blue," specificò, dato che li aveva nominati almeno un milione di volte.

"Ha invitato anche noi?" chiese sua madre, curiosa.

"Sì, ci saranno anche i loro genitori."

Emily era felicissima di poter rivedere gli amici prima del ritorno a scuola. Dopo una breve conversazione sull'argomento, scrisse a Cecil che non sarebbero mancati e prese un'altra pergamena per mettersi in contatto anche con Blue.

La ragazza, avendo un padre mago e una madre babbana, poteva sicuramente aiutarla a raggiungere la casa di Cecil senza difficoltà. Bastò uno scambio di lettere per decidere che ci sarebbero andate insieme.



La famiglia di Blue aveva una macchina molto grande nella quale potevano stare tutti. Passò a prenderli, dato che non abitavano molto distanti.

Emily riabbracciò la sua amica, entusiasta e piena di vita come al solito, poi le due ragazze fecero le dovute presentazioni.

Spostandosi in auto ci sarebbe voluta mezz'ora per arrivare a destinazione. Durante il tragitto, la bionda le raccontò che ci si poteva muovere molto più in fretta con la metropolvere, ma sua madre non amava viaggiare in quel modo.

Emily si appuntò mentalmente di informarsi a riguardo, sapere come si facesse le sarebbe potuto tornare utile.

Cecil abitava in una modesta villetta circondata da un giardino in fiore. Era inverno, eppure un incantesimo di stasi preservava la vita delle piante anche sotto il sottile strato di neve che era caduta negli ultimi giorni.

Suonarono al campanello e un uomo aprì la porta.

Aveva i capelli neri e gli occhi castani, identici a quelli di Cecil. Doveva essere suo padre. L'uomo spostò lo sguardo sulle due ragazzine e sorrise.

"Blue ed Emily, vero? Entrate, mio figlio vi sta aspettando," le invitò, spostandosi di lato per farle passare.

"Permesso," disse Emily entrando in casa dopo l'amica.

Alle sue spalle, intanto, sentì che i genitori erano passati alle presentazioni. Sperò che andassero d'accordo, malgrado provenissero da ambienti completamente diversi.

"Cecil!" esclamò Blue notando il ragazzo e correndogli incontro.

"Ciao," le salutò lui, sorridendo.

"Ciao Emily, ciao Blue," disse loro Parker, sulla soglia di un'altra stanza con un biscotto natalizio in mano.

Le due ricambiarono il saluto e seguirono il padrone di casa nel salotto dove si sedettero a chiacchierare. Il primo tema della conversazione furono i regali ricevuti a Natale.

Nel frattempo anche i loro genitori li raggiunsero nella sala. Quando arrivò l'ora di pranzo, la mamma di Cecil servì in tavola una grande quantità di portate appetitose aiutandosi con la magia.

"Pensavo che aveste degli elfi domestici, come tutte le famiglie di maghi purosangue," commentò sottovoce Blue, facendosi sentire giusto dagli amici.

"Sì, ma oggi gli abbiamo dato un giorno libero," raccontò il ragazzo. Poi, con un briciolo di esitazione a malapena percepibile nella voce, continuò: "Mia madre... ci teneva a preparare tutto da sola."

Emily aveva visto gli elfi domestici solo a Hogwarts e ne aveva sentito parlare brevemente in alcune occasioni, ma non ne sapeva poi molto. Forse li avrebbero studiati a lezione più avanti, ma perché aspettare? Quel giorno le avrebbe fatto comodo un po' di conoscenza in più a riguardo, per capire davvero di cosa stessero parlando, ma ormai era tardi. Decise che non si sarebbe fatta trovare impreparata di nuovo.

In ogni caso, il cibo che aveva preparato la signora Berrycloth era delizioso.

Durante il pasto fu felice di vedere che i loro genitori stavano tutti conversando amabilmente, chi più e chi meno.

Dopo il dolce, quando era il momento di alzarsi da tavola, Emily pensò di aiutare a sparecchiare, ma la padrona di casa lo fece in un attimo con la magia. L'aveva vista in azione praticamente solo a scuola, ma in effetti con essa si potevano fare moltissime cose nel quotidiano.

Gli incantesimi che stavano imparando erano davvero utili in preparazione alla loro vita dopo Hogwarts. Inoltre era affascinante vederli usare al di fuori dalle aule, da adulti che erano abituati a servirsene.

Un po' di magia lontana dal territorio scolastico era uno spettacolo meraviglioso e in qualche modo confortante. Emily non vedeva l'ora di diventare maggiorenne.

I ragazzi tornarono in salotto, invece gli adulti rimasero a parlare in cucina.

Quando la loro conversazione virò sul tema del quidditch, Emily si estraniò dalla realtà senza farci caso. Si sentiva veramente bene lì, con i suoi amici a casa di Cecil. Eppure una parte di lei si agitava a ogni minimo gesto del ragazzo, per non parlare del fatto che aveva iniziato a osservarlo più di prima, di nascosto.

Forse le piaceva davvero, ma questo avrebbe cambiato tutto e perciò la preoccupava. Lui non le aveva mai dato l'impressione di considerarla più che una semplice amica.

Quei sentimenti confusi che stavano crescendo dentro di lei avrebbero potuto rovinare il loro rapporto.

Doveva riflettere bene per capire cosa provava davvero, ma in ogni caso non poteva rischiare di distruggere la loro amicizia. Cecil e Blue erano gli amici migliori che potesse desiderare e insieme formavano un'ottima squadra. Ciò che avevano andava protetto, di questo Emily era certa.

Parker ridacchiò e, sentendolo, lei tornò alla realtà. Il ragazzo stava osservando da lontano la partita di scacchi dei maghi a cui stavano giocando i loro padri. Nello specifico, lo divertivano le loro reazioni nel vedere, ogni volta, un pezzo che ne distruggeva un altro.

"I tuoi genitori sono babbani?" gli chiese, sorpresa.

"Sì. Come i tuoi, giusto?" domandò il ragazzo, spostando brevemente lo sguardo su di lei.

Emily si limitò ad annuire, poi tornò anche lei a spiare quello spettacolo insolito.

Lei stessa non aveva mai assistito a una partita di quel tipo, ne aveva solo sentito parlare, ma non era sicura che le interessasse approfondire. Magari giocarci si sarebbe rivelata un'esperienza sgradevole come con le gobbiglie... o magari no. Prese in considerazione l'idea, ma decise che quello non era il momento di informarsi a riguardo.

"Non mi stancherò mai di vederli stupirsi in questo modo davanti alla magia," continuò il ragazzo dalla carnagione scura.

Emily doveva ammettere di essere d'accordo. Inaspettatamente lei e Parker avevano qualcosa in comune.

Inoltre ebbe la conferma che lui, a differenza degli altri Grifondoro amici di Cecil, non sembrava avere nulla contro di lei. Ormai sapeva che le loro due case erano in continua competizione, perciò non si stupiva che alcuni non la vedessero di buon occhio, anzi era il contrario a sorprenderla.

E poi c'era stata la guerra, con i Serpeverde quasi interamente schierati dalla parte del nemico, la fazione che aveva eretto un regime di terrore basato sulla discriminazione.

Alcuni dei suoi compagni di casa avevano i genitori ad Azkaban per questo, ma Emily non aveva nulla a che fare con loro.

Non poteva certo considerare Parker un suo amico, ma era bello poterci parlare senza certe preoccupazioni.

Presto, troppo presto, fu il momento di tornare ognuno alle proprie case. Emily si dispiacque di non aver potuto parlare di più con Cecil, non che avesse potuto. Erano rimasti tutti e quattro insieme, senza che si creasse mai l'occasione di restare da sola con lui.

Quando si accorse che ci stava rimuginando sopra pensò di essere diventata insopportabile.

Salutò i due ragazzi con un abbraccio e salì in macchina con Blue. Trascorsero l'intero viaggio di ritorno a chiacchierare dei soliti argomenti stupidi, ma anche di cosa avrebbero voluto fare una volta tornate a scuola.

Non mancava poi molto, presto sarebbero stati nuovamente tutti e tre insieme tra le mura di Hogwarts.





Note di quella che scrive

Mi scuso per la lentissima lentezza a pubblicare, ma vi avviso anche che su EFP la storia è quasi completa e la trovate con lo stesso nome.

Detto ciò, vi aspettavate questo da Blue? La vediamo sempre allegra, ma anche lei ha le sue preoccupazioni.

Mi è capitato di trovare il tema dell'omosessualità in altre fanfiction ambientate nel mondo di Harry Potter: in alcune si trattava di un tema già accettato nel mondo magico, perché più aperto di quello babbano, e quindi normalissimo. In altre era qualcosa di inaccettabile o ancora ostacolato, quasi il loro mondo fosse arretrato su certe questioni.

Ecco, io ho scelto una via di mezzo, uno scenario ancora non apertissimo purtroppo (come il nostro, d'altronde). Una situazione in cui, indipendentemente dalla reazione che potrebbero avere gli altri, una ragazzina che si accorge di essere innamorata di un'altra ragazza rimane spiazzata perché non conosceva questo aspetto di sé, e inizia a farsi domande a riguardo. Questo è proprio ciò che accade a Blue, che all'improvviso si scopre interessata a una compagna più grande.
Se l'è tenuto dentro per un po', ma nel momento di raccontarlo a Emily è crollata sotto il peso delle sue preoccupazioni.

In quanto a Emily invece, forse questo sviluppo era prevedibile. Siamo solo all'inizio, però, e lei non è ancora certa di cosa prova né di cosa farà a riguardo. Tutto ciò che sa con certezza è che la sua amicizia con Cecil va salvaguardata!

Lascio la parola a voi.
Alla prossima!


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