Capitolo 20 ~Corydalis and Love.
-Metti giù la bacchetta!- urlò Rafael Mills, un'auror. Harry aveva dato il segnale e lui, secondo in comando, era andato avanti per primo seguito dai colleghi. Venti persone tenevano la bacchetta puntata contro la ragazza.
Delphi, colta alla sprovvista e spaventata da quella voce, si girò decisa a correre dalla parte opposta ma...
-Vai da qualche parte, Delphini?- chiese Éméline con finta naturalezza e finta sorpresa.
Delphi era spaventata: l'avevano circondata. Doveva fare qualche cosa, tergiversare: ancora quindici minuti e il processo sarebbe stato ultimato e finalmente avrebbe conosciuto il suo vero padre. L'unica cosa che doveva fare, era sopravvivere. Finché lei viveva, viveva anche la pietra. La potenza che sarebbe scaturita dall'interruzione di quel contatto avrebbe distrutto la pietra.
-Non farlo, Delphi.- le disse Éméline avvicinandosi piano. -Non sai a cosa vai incontro. Credimi, l'ho conosciuto. Causerai solo morte e distruzione. Non è ciò che vuoi, Delphi, lo so.-
-Tu non sai niente. Non sai cosa voglio!- le urlò contro l'altra. Harry alzò la bacchetta ma la sorella gli fece intendere di aspettare.
-Invece lo so, Delphi, perché sono proprio come te. Mio fratello, anche lui è come te. È naturale che tu voglia conoscere tuo padre. Tu vuoi una figura genitoriale, qualcuno che ti ami e ti protegga come meriti. Sei un'orfana proprio come lo sono io. Per questo capisco, Delphi. Ma riportarlo indietro non ti farà riavere il tempo perso con lui. Nulla può farti riavere quello che hai perso. Non riportare indietro un uomo che non potrà mai essere il padre che meriti. Interrompi il processo.-
Delphi era appena stata presa in contropiede.
Quella donna sapeva davvero cosa voleva, lo aveva capito. Aveva capito che l'unica cosa che desiderava era una famiglia che la amasse, qualcuno che le volesse bene per ciò che era. Una lacrima solitaria le rigò la guancia sporca.
-Come fai a sapere che non sarebbe un buon padre per me? Tu lo hai ucciso! Voi due lo avete ucciso! E anche mia madre. È morta a causa vostra.-
Gli Auror era pronti a intervenire.
-Si, è vero, sono morti a causa nostra. Ma noi non abbiamo mai voluto essere quello che siamo. Non abbiamo mai voluto essere famosi, essere ricordati per essere stati "i Prescelti". Né io né te, Delphi, abbiamo scelto di essere orfane né il nostro destino. Ma lui, tu non sai che genere di uomo era Tom Riddle in vita. Fidati di una persona che lo ha conosciuto: non ti merita. Tu sai cosa hanno fatto. Ogni genitore spera che i suoi figli possano essere migliori di lui, che possano ereditare la parte più bella. Tu non vuoi uccidere nessuno, Delphi, perché sei migliore di loro. Se io avessi torto, avresti ucciso mia figlia. Ma non lo hai fatto. Non lo hai fatto perché tu non sei come lui.-
Delphi era ferma, immobilizzata da un pesante macigno. Lei sapeva quello che aveva fatto suo padre e come sua madre lo avesse aiutato. Voleva davvero essere come loro? Voleva davvero portare morte e distruzione tra i maghi? No. Lei voleva solo essere felice.
Lentamente annuì e porse la bacchetta alla strega davanti a lei.
-Grazie, Delphi. Come fermiamo il processo?-
Delphi sorrise amaramente.
-Sai gia come si fa, Éméline. Grazie, davvero.-
Poi, con un movimento fulmineo, prese da sotto ai larghi abiti un pugnale e se lo conficcò nel petto. Emise un verso strozzato e cadde. Éméline corse al suo fianco.
-Cosa? No, Delphi, no.-
Éméline tirò fuori la sua bacchetta: avrebbe potuta guarirla con un semplice incantesimo.
-No, non farlo Éméline. Dobbiamo distruggere la pietra, e l'unico modo per farlo è uccidermi. Hai ragione, non sarà mai un padre. La vita non mi ha reso felice, spero che la morte possa darmi ciò che cerco. Dite ad Aeline che mi dispiace.-
Guardò un'ultima volta gli occhi verdi della donna che le era accanto, poi chiuse i suoi per sempre.
L'altra donna rimase al suo fianco diversi minuti a guardare la ragazza che si era appena suicidata.
Tutti i presenti alzarono gli occhi sulla palla di luce appena in tempo per vederla dissolversi in una grande esplosione di luce.
Quando Harry si avvicinò al ceppo, vide che c'era una pietra, esattamente al centro. Essa era senza alcun dubbio la Pietra della Resurrezione ma era spaccata in quattro parti.
Si avvicinò alla sorella che nel frattempo si era alzata e la strinse in un abbraccio.
-Pettingrew è al castello, magari alcuni Auror possono andare a prenderlo. Vi accompagno io.- disse Tonks.
-Si, andiamo io, Jordan e Kelly se a te va bene, Harry. Andate dalla ragazzina.- disse Rafael avvicinandosi a loro.
-Gli altri possono tornare al Ministero.- continuò.
-Portate Delphi in ospedale, dove ne verrà accertata la morte. Firmerò io il Certificato.- aggiunse Éméline.
Harry annuì e, insieme alla sorella, al cognato, e a Draco, iniziò a camminare verso il castello.
-Cosa è stato?- chiese Albus impaurito.
-Non lo so.- rispose Remus teso.
Sentirono un paio di gemiti provenire dal letto di Aeline.
-Possibile che ogni volta che viene in infermeria le devo dare due Pozioni Sonnifere per farla dormire?- chiese, più a se stessa che ad altri, un'esasperata Madame Pomfrey.
-Aspetta a dargliene un'altra, Neville arriverà tra poco.- disse la McGonagall.
Restarono tutti a guardare fuori dalla finestra in direzione della foresta fino a quando la porta non si aprì.
-Papà!- disse Lily Isabelle correndo dai genitori e abbracciando il padre.
Tutti si girarono. Éméline si avvicinò a Madame Pomfrey.
-Come sta?- chiese piano.
-Credo si stia svegliando, Neville sta portando delle erbe, non ci vorrà molto.- le rispose l'altra. Harry e Draco nel frattempo erano andati dai loro figli.
Fred raggiunse la moglie insieme a Lily e Emma e poi si avvicinarono al letto di Aeline.
-Si può sapere a cosa diamine stavate pensando?- chiese Harry guardando James Sirius.
-Noi...- iniziò, senza però continuare.
-COSA DIAMINE STA SUCCEDENDO?- disse una Ginny Weasley fuori di sé mentre entrava dalla porta.
-Cosa ci fai qui?- chiese sorpreso Harry guardando la moglie.
-Ron mi ha detto che eravate corsi qui per Delphi, non hai pensato di dire a tua moglie che quella pazza aveva rapito nostra nipote vero?- chiese guardando il marito.
-E voi tre, a cosa stavate pensando?!- chiese poi rivolta ai figli.
-E dai mamma, ci sono loro...- tentò James Sirius indicando coloro che erano stati riportati dalla Pietra.
-Questo è l'ultimo dei tuoi problemi James Sirius Potter! Sareste potuti morire! Ci avete pensato anche solo per un minuto? Avete pensato che forse, se aveste avvisato qualcuno, vostra cugina ora non sarebbe su quel letto?-
I tre ragazzi abbassarono gli occhi pentiti.
-È colpa nostra. Emma e Aeline volevano dirvelo, ma noi abbiamo detto di no.- disse Lily Isabelle avvicinandosi agli altri.
-E perché mai, Lily?- chiese sua madre che, come il resto della sua famiglia, si era avvicinata per sentire la spiegazione.
-Pensavamo non ci avreste creduto se vi avessimo detto che i nonni e tutti quelli che avevate visto morire erano tornati.-
-Certo che vi avremmo creduto, Luna. Vi conosciamo abbastanza bene da sapere quando mentite. E poi, si sospettava gia che questa fosse l'idea di Delphini.- disse Ginny guardando la figlia.
-E poi... volevano fare qualche cosa come avevate fatto voi da giovani. Vivere un'avventura come avete fatto voi.- sussurrò Lily Isabelle.
Éméline si accovacciò di fronte alla figlia.
-Lily, ci sono un sacco di cose che potete fare qui per infrangere le regole. Se hai bisogno di consigli, hai un padre e due zii che non vedrebbero l'ora che qualcuno seguisse le loro orme. Ma tentare di farsi uccidere... è una cosa diversa. Tutto quello che ci è successo quando io e mio fratello eravamo a scuola non deve influenzare quello che farete voi. Lo sapete benissimo che potete dirci qualunque cosa. E questa era una cosa che avreste dovuto dirci.- le disse cauta.
-Siamo in punizione tutti e sette vero?- chiese Albus.
-Oh, voi tre sicuramente, Albus.- disse Ginny.
-Anche tu Scorpius, dovete capire la gravità di ciò che avete fatto.- continuò Draco.
-E voi tre non sperate di scamparla.- finì Fred guardando le figlie.
-E quali saranno le punizioni?- chiese titubante James Sirius, temendo il peggio che, puntualmente, arrivò.
-Per cominciare tu ed Albus potete sognarvi la scopa per l'estate. Lily mi aiuterà in casa. C'è molto da fare: cucinare, pulire, curare il giardino...- disse Ginny. I tre figli la guardarono con gli occhi fuori dalle orbite.
-Ti prego, le scope no, almeno quelle! Non puoi toglierci le scope! Papà, dille qualche cosa!- disse disperato Albus.
-No, ha ragione.-
Éméline si allontanò un pelo lasciando gli altri a discutere e andò a sedersi vicino alla figlia. Non aveva mai provato tanta paura come quella notte. Passò diversi minuti a guardare il viso addormentato della figlia e i capelli rossi sparsi sul cuscino fino a quando non sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla. Quando si girò aspettandosi di vedere il marito, rimase stupida nel vedere sua madre.
-Ciao.- le sussurrò Lily.
-Ciao.- le rispose Éméline.
-Posso?- chiese, indicando una sedia vuota. La figlia annuì.
-Come stai?-
-Se togliamo il fatto che mia figlia è appena stata torturata e Delphi si è suicidata dopo che ero riuscita a farla ragionare direi abbastanza bene.-
-Aeline si riprenderà. E Delphi... ha fatto quello che doveva per rimediare ai suoi errori. Non l'hai uccisa, le hai dato una scelta.- le disse Lily.
-Già... e tu? Come stai?-
-Abbastanza bene dai... la Burrobirra mi era mancata da morire. Per non parlare del cibo. È stato strano tornare in vita e sentirsi dire "sei mia nonna"... ma poteva andare peggio.-
Ridacchiarono entrambe.
-Credo di sì... sarà un tale casino adesso. Questi sono i momenti in cui mi pento di aver chiamato mia figlia come mia madre.- disse guardandola negli occhi per la prima volta.
Risero entrambe.
-Credo che Severus voglia parlarti... sappiamo quello che è successo, ogni cosa. È strano sapere qualche cosa che non hai mai vissuto... Mi dispiace, Éméline, mi dispiace davvero.-
Éméline la guardò senza capire.
-Per cosa?-
-Per non esserci mai stata come madre, per avervi fatto crescere con mia sorella.-
La figlia la guardò stupita.
-Stai scherzando? Senza di te non saremmo qui. Nessuno di noi sarebbe qui. Non hai nulla di cui dispiacerti, ci hai salvato.-
-Lo so.. ma meritavate comunque di essere amati.-
-Non è colpa tua, ma dei Dursley. Non ti incolpare per cose di cui non hai responsabilità.-
Lily stava per controbattere quando un terzo paio di occhi verdi le guardò.
-Mamma?- sussurrò Aeline.
-Fred!- chiamò Éméline mentre si accostava di più alla figlia. Fred corse verso di loro e si mise dall'altro capo del letto.
-Dove sono?- chiese piano.
-In infermeria, Neville arriverà tra poco e ti sentirai meglio, vedrai.-
-Ma Delphi...-
-Hey, non ti devi preoccupare adesso, okay?-
Aeline annuì.
Proprio in quell'istante Neville arrivò con in mano una radice.
-Sei sveglia, ottimo. Allora: questa è una radice di Corydalis, serve a lenire il dolore. Madame Pomfrey ora ti preparerà tutto il necessario.- le disse tranquillo.
Nello stesso istante in cui Madame Pomfrey somministrava la medicina alla ragazza la porta si aprì nuovamente lasciando entrare gli Auror che tenevano stretto Peter Pettingrew. Dietro di loro un allegro Silente salutava.
-Harry, dove vuoi che lo portiamo?- chiese Kelly.
-Sbattetelo ad Azkaban in attesa del processo per scarcerare Sirius. È un animagus, vedete di non farvelo scappare.- disse.
Gli Auror annuirono e lo portarono via lasciando che Silente entrasse.
-Spero si riprenderà.- disse. Éméline e Fred lo ignorarono continuando ad occuparsi della figlia, Harry annuì in risposta e Ginny aveva la mascella che toccava terra.
-Bene ragazzi, perché voi sei non andate a dormire? Il coprifuoco ormai è scattato.- disse il professor Flitwick.
I ragazzi annuirono e si diressero verso la porta.
-Fermi. Mappa e Mantello su quel letto.- disse Éméline.
Emma e James Sirius emisero un verso sconsolato prima di lasciare i loro beni più preziosi. Poi si girarono e andarono a dormire.
Erano passate alcune ore da quando erano stati mandati a dormire e ormai l'Infermeria si era svuotata. Ognuno era tornato a casa propria. I coniugi Potter, Piton e Silente erano stati ospitati da Fred e Éméline che avevano a disposizione quattro letti. Allo stesso modo Sirius, Remus e Tonks erano stati ospitati da Harry e Ginny.
Intanto, un ragazzo biondo si aggirava per i corridoi di Hogwarts dopo il coprifuoco. Aveva addosso solo il pigiama e ai piedi un paio di calza bianche. Camminava in fretta e facendo meno rumore possibile verso l'infermeria.
Quando arrivò tirò fuori la bacchetta e mormorò un rapido -Alohomora.- che fece scattare la serratura prima di sgusciare dentro.
Camminò fino al letto in cui riposava la ragazza rossa e le si sedette vicino, sul letto.
Rimase a guardarla alla debole luce della luna per quelle che gli parvero ore, mesi, anni. Poi, forse svegliata dallo sguardo del biondo, la giovane aprì gli occhi.
Ci mise un po' a capire chi fosse quella figura sopra di lei ma, dopotutto, avrebbe riconosciuto quel profilo ovunque.
-Che ci fai qui, Scorpius?- sussurrò.
-Volevo accertarmi che stessi bene.- sussurrò in risposta l'altro.
-Sono stata meglio ma mi riprenderò completamente. Mi porterai gli appunti come l'ultima volta?- chiese sorridendo.
-Tutto quello che vorrai.- le rispose lui spostandole una ciocca di capelli.
Aeline si tirò su e si puntellò sulle mani per essere alla stessa altezza del biondo nonostante fosse più bassa di qualche centimetro.
-Sei gentile.-
-Sorpresa?-
-Un po', a dire il vero. Se ti trovano qui ti ammazzano, soprattutto dopo quello che è successo.- sussurrò di nuovo.
-Non mi importa, dovevo vederti e assicurarmi che stessi bene. Gli altri verranno domani mattina.-
Non dissero più nulla per alcuni minuti. Continuarono a guardarsi negli occhi e entrambi pensarono che avrebbero voluto fermare il tempo in quell'attimo e prolungarlo per l'eternità.
-Mi dispiace, è colpa mia se Delphi ti ha presa.- disse poi Scorpius abbassando lo sguardo.
-Non è colpa tua. Sono io che sono andata nella foresta no?-
-Si, ma perché avevi visto Amy che mi baciava.-
Aeline trattenne il fiato. Nei minuti che sarebbero seguiti probabilmente sarebbe potuto cambiare tutto in meglio o in peggio.
-Non è un problema se...- incominciò lei.
-Si che lo è: c'è sempre un problema, Aeline! Da Natale c'è un problema. Te lo giuro, te lo giuro, io non volevo tirarti una testata. È stato Ben a spingere la mia testa contro di te, io... avevo altro in mente. E prima, con Amy... mi ha baciato quando ti ha vista in fondo al corridoio. E poi mi ha detto che finalmente saresti rimasta fuori dalla mia vita.-
Aeline non disse nulla. Parte della sua mente si era fermata a quelle cinque parole.
Io... avevo altro in mente.
Io... avevo altro in mente.
La prova definitiva che tra lui e ed Amy non ci fosse nulla era passata in secondo piano.
Si inumidì le labbra, secche per la tensione. Il cuore le batteva forte come non mai nel petto e si sentiva le gambe intorpidite e le farfalle nello stomaco.
-Cosa... cosa avevi intenzione di fare?- chiese in un sussurro così basso che quasi non lo sentì lei.
Scorpius le si avvicinò un po' di più, fino a che tra i loro volti non rimasero circa tre/quattro centimetri.
Coraggio Scorp, fallo. Lo hai giurato prima, fallo, si disse i biondo.
-Volevo fare questo.- sussurrò a sua volta e poi, piano, posò le sue labbra su quelle della ragazza. Le labbra di lei erano morbide e calde e sapevano di miele.
Tutto il buon senso e l'auto controllo che Aeline era riuscita a mantenere fino a quel momento decisero che si, quello era un ottimo momento per prendere un volo di sola andata per una destinazione sconosciuta.
Lo sto baciando, lo sto baciando!, pensava su di giri senza interruzione.
Si avvicinò un po' di più al biondo e gli accarezzo una guancia. Finalmente, dopo così tanto tempo, quelle calde labbra erano poggiate sulle sue. Aeline fu la prima a interrompere il bacio. Si allontanò quel poco che bastava per guardarlo negli occhi.
-Sei stato tu a mandarmi i fiori a Natale, vero?- sussurrò.
Scorpius rise piano, una risata sincera che le scaldò il cuore.
-E chi altro?- le rispose. In quel momento la ragazza pensò che avrebbe potuto esplodere dalla felicità. Si sporse in avanti e catturò nuovamente le sue morbide labbra in un bacio. Rimasero fermi a baciarsi per diversi minuti e in quel momento Aeline pensò che in effetti era tutto cambiato. In meglio.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top