Una nuova conoscenza

Elleonor una volta rincasata si gettò sul letto distrutta, non si preoccupò nemmeno che avrebbe potuto svegliare Troin.

Strinse a sé il cuscino e vi affondò il viso, pensando che avesse fatto la più grande stupidaggine della sua vita. Illudere un povero ragazzo, ma soprattutto darsi la falsa speranza che Elanus, spinto da quel suo amore innocente, l'avrebbe amata sempre e comunque.

Quel suo sguardo, quando lo incrociò per l'ultima volta e il fatto che non l'avesse aspettata come il solito, pur di ottenere un suo saluto, le fece capire che il giovane era arrabbiato, deluso, affranto.

L'amor proprio era più forte, in fondo non aveva fatto nulla di male, lo aveva avvisato e soprattutto, sapeva fin troppo bene che tipo di vita conducesse. Era del tutto inutile che se la prendesse con lei, che facesse l'offeso, il sostenuto. Non gliela avrebbe data vinta. No, non avrebbe chiesto chiarimenti e scuse per una cosa così sciocca. Era un problema suo e doveva arrivarci da solo che fare il sostenuto con lei fosse la cosa più stupida da fare, se avesse continuato per quella strada sarebbe stato uguale a tutti quanti gli altri uomini. Gentili solo finché faceva comodo a loro.

Sentì le grosse dita di Troin passarle fra i capelli, sussultò talmente era presa dai suoi pensieri e si voltò verso di lui, che ritrasse subito la mano, credendo che quel suo gesto le avesse dato fastidio.

«Ti ho svegliato? Scusa».

«Ho il sonno leggero, non preoccuparti».

Rimasero in silenzio, a cercare di catturare i lineamenti l'uno dell'altra nella penombra.

Elleonor si mise sul fianco :«Come ti senti?».

Troin rise piano.

«Perché ogni cosa che ti dico ridi?».

«Non volevo prenderti in giro, ma come ti ho detto sei strana, mi tratti con freddezza e a un tratto ti preoccupi per me».

«Sarei contraddittoria?».

«Alquanto sì, ma per rispondere alla tua domanda, va meglio di giorno in giorno, noi orchi recuperiamo in fretta per tua fortuna».

Elleonor sorrise, pensando che se ne sarebbe potuto andare molto prima di quanto lei sperasse. Questa certezza però, che sarebbe andato via presto, la rattristò. Si sarebbe ritrovata nuovamente da sola. Non lo avrebbe mai ammesso del tutto né tantomeno lo avrebbe detto a lui, ma i suoi modi lentamente la stavano facendo sentire meglio, anche se quel suo aprirsi con molta probabilità le era costata la sua amicizia con Elanus.

«E tu come stai?».

«Stanca» in ogni senso e sospirò. «Potresti farlo ancora?».

«Cosa?» era alquanto confuso.

«Accarezzarmi» e sbadigliò.

Troin rimase interdetto, incolpò di quel sua strano comportamento alla stanchezza e che molto probabilmente era anche mezza ubriaca, dato l'odore di alcol che le sentiva addosso. Fece comunque come chiesto e riprese a carezzarle i capelli, Elleonor chiuse gli occhi e lentamente si lasciò andare al sonno.

Troin rimase a guardarla, sistemandole i capelli dietro l'orecchio, le baciò la fronte «Lek malg yulf» "bei sogni folletto" e si addormentò anche lui.

Elleonor lavorò tutta la mattinata al piano superiore, senza incrociarsi neanche una volta con Elanus. Stava finendo di rassettare l'ultima stanza, dove vi avrebbero ospitato un commesso viaggiatore per alcuni giorni.

L'uomo aspettava che terminasse nel corridoio, seduto sul suo baule ridipinto di verde.

Sessanta anni, o giù di lì, cercava di vestirsi elegante, con pantaloni scuri, gilet in gessato, camicia bianca, ma osservandolo meglio si potevano vedere i vari rammendi e la stoffa usurata in vari punti. Aveva già pagato, quindi non avrebbe provato a scappare nottetempo come talvolta accadeva.

«Signore io avrei finito». Gli disse uscendo dalla camera.

L'uomo si alzò, la mano al petto e chinando leggermente il capo :«Grazie infinite signorina».

Iniziò a trascinare il baule, Elleonor si prodigò subito per aiutarlo, afferrando la maniglia dal lato opposto e sollevandolo a stento.

«Cavoli, ma cosa ci sono dentro mattoni?» disse una volta posato il baule di fronte al letto.

«Qualcosa di simile, ci sono libri».

«I libri non sono simili ai mattoni» gli fece notare.

L'uomo cacciò una grossa chiave dalla tasca del gilet e sorridendo aprì il baule.

Era colmo di libri, da quelli più sottili a un grosso tomo rilegato in pelle che per sostenerlo ci sarebbero volute due persone.

«Con i mattoni si costruiscono gli edifici, con i libri invece, costruiamo le nostre menti, rinforzandole con la conoscenza che rende liberi».

«A me sembra una fesseria, sai quanta gente dotta conosco che invece ha la mente chiusa?» ci tenne a precisare incrociando le braccia sul petto.

«Questo accade quando ci si limita a studiare un solo argomento, facendolo diventare il nostro punto di riferimento, la bilancia con cui soppesiamo tutto, l'unico mezzo di paragone».

«Con tutte queste parole mi fate girare la testa».

L'uomo rise di gusto, prese uno dei libri e glielo passò «Prendi, è tuo».

«Non saprei che farci, non ho imparato a leggere».

«Oh, mi duole saperlo» ma l'uomo non si lasciò scoraggiare e cercò tra i vari libri, poggiandoli sul letto, la sedia e sul pavimento, fino a che non trovò ciò che gli interessava :«Questo farà al caso vostro, ci sono soltanto immagini di luoghi lontani».

Elleonor lo prese e mettendosi seduta sul bordo del letto iniziò a sfogliarlo. Era una gioia per gli occhi, vi erano raffigurati monumenti, scorci di città, tramonti su distese d'acqua, persone in abiti strani dai colori sgargianti.

«Io non sono mai stata da nessuna parte» disse con rammarico e si chiese se Adamfo in uno dei suoi viaggi, fosse mai stato in quei luoghi.

«Mi dispiace avervi rattristata signorina» le disse notando il suo sguardo triste.

«Non si preoccupi, non è mica colpa vostra» si alzò e gli porse il libro «Il mio nome è Elleonor, per qualsiasi cosa sono a vostra disposizione».

L'uomo portò le mani dietro la schiena :«Quello è un regalo, il mio nome è Fanello».

«Allora grazie Fanello» e gli regalò uno dei suoi migliori sorrisi.

Lui arrossì : «Ḗ stato un piacere».

Elleonor, finita la giornata di lavoro, rimase assieme a Quercino a sorseggiare una birra al bancone, con una mano accarezzava la copertina del libro: Era verde con degli intricati disegni dorati, al centro vi era una scritta di colore blu in rilievo, vi passò col dito sopra.

«Cosa c'è scritto?» chiese a Quercino intento a schiacciare alcune noci.

L'uomo voltò il libro verso di lui :«Le meraviglie del mondo noto» aprì il libro e lo sfogliò «Bei luoghi, dove l'hai trovato».

«Ḗ un regalo di Fanello, il nuovo cliente».

«Gli hai già conquistato il cuore!» disse ridacchiando.

«Prendi pure in giro, ma dimmi, tu sei mai stato così lontano?».

«Una volta da ragazzo sono arrivato fin sulla costa».

«Davvero! E dimmi com'era?».

«Non mi ricordo un granché, tranne la confusione di gente che c'era e il caldo, troppo caldo per i miei gusti».

Elleonor sospirò, perdendo lo sguardo in quelle immagini variopinte.

«Dimmi Elleonor, perché invece di startene rintanata qui ogni tanto, non viaggi assieme ad Adamfo, lui ti porterebbe volentieri con sé».

Elleonor afferrò il libro e si alzò : «Si è fatto tardi, a domani», nel voltarsi con la coda dell'occhio scorse Elanus che spiava da dietro la porta della cucina, fece finta di nulla e ritornò a casa.

«Dimmi ragazzo, perché ti stai comportando da imbecille oggi?» Chiese Quercino intanto che versava della birra a Elanus.

Il giovane uscì da dietro la porta e a capo chino prese posto di fronte al suo datore di lavoro.

«Non lo so».

«Che vuol dire non lo so?».

Elanus tamburellò nervoso con le dita sul ripiano del bancone e strinse le spalle :«Non lo so, è solo che» non riusciva a trovare le parole per spiegare come si sentisse e soprattutto per giustificare quel suo comportamento. Aveva ragione Elleonor, era soltanto un ragazzino che giocava a fare l'uomo.

«Credevo che amare fosse bello, che ci si volesse bene e potesse bastare, una cosa semplice insomma».

Quercino rise di gusto :«L'amore mio caro è la cosa più incasinata e complicata che ci possa essere» sorseggiò la sua birra, si tolse la schiuma dalla barba col dorso della mano e riprese «Sai cosa c'è di peggio? Le donne, specialmente quelle arrabbiate».

«Elleonor non è arrabbiata con me, non abbiamo mica litigato».

«Beata ingenuità» sospirò Quercino «Ḗ anche peggio, quando una donna non dice nulla, non ti parla, fa finta di niente, entro di lei cova il risentimento, come le braci sotto la cenere, pronte ad appiccare il fuoco a qualsiasi cosa». Elanus lo guardava confuso. «Segui il mio consiglio, domattina appena arriva, chiedile scusa».

«E per cosa? Non ho fatto nulla».

«Non è per ciò che hai fatto, ma per quello che non hai fatto o detto. Lei ti aveva avvisato, come il sottoscritto, tu hai voluto fare di testa tua e adesso che ci sei andato a sbattere hai fatto il risentito, come se la colpa fosse di Elleonor».

Elanus non disse nulla e se ne andò in camera sua riflettendo sulle parole dell'uomo che aveva iniziato a considerare come un secondo padre.

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SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutt3, vi sta piacendo la storia?

Il personaggio preferito?

Vi piacerebbe se aggiungessi dei capitoli dove racconterò il passato di Elleonor, per far capire meglio cosa l'abbia portata a non fidarsi degli uomini e del perché ha un rapporto quasi morboso con Adamfo?

sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensiate 🥰🥰🥰

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