Quella mattina, a dare il benvenuto a Elleonor nella cucina della locanda, ci fu Elanus col suo occhio nero.
«Che diamine ti è successo?» Gli si avvicinò sinceramente preoccupata, non voleva illuderlo, ma si era affezionata al ragazzo, anche se cercava di trattarlo sempre con freddezza o al massimo come un fratello.
Quercino tossì, si levò dalla sedia che aveva occupato e lasciò i due da soli.
Elleonor iniziò a immaginare cosa potesse essere accaduto, Elanus era un ragazzo tranquillo, non se ne andava in giro a iniziare liti tanto per passare il tempo.
Gli prese delicatamente il viso tra le mani e lo esaminò girandolo a destra e sinistra.
«Cosa ti hanno detto questa volta?».
Solitamente gli altri ragazzi si divertivano a prenderlo in giro a causa della sua situazione, ma che diamine era orfano, non era mica colpa sua se si era ritrovato solo al mondo! Fortuna che Quercino aveva accolto anche lui alla locanda. Un altro per questo motivo gli capitava di andare in escandescenza, era quando lo prendevano in giro sulla sua situazione sentimentale, e ogni volta tiravano in ballo lei.
Elanus la guardò con quei suoi grandi occhi verdi, poi abbassò il capo.
«Lascia stare, è solo un idiota e anche lui le ha prese».
«Non voglio che arrivi alle mani per difendermi».
«Non voglio che ti offendano».
«Sentiamo, cosa avrebbero detto di così tremendo?».
Elanus sapeva di fare la figura dell'idiota, dopo di tutto lei era una prostituta, lui non aveva fatto altro che dire un'ovvietà, ma il modo in cui lo aveva fatto gli faceva girare le budella. Lui la amava, l'avrebbe sempre difesa, a qualsiasi costo.
«Lascia stare».
Elleonor alzò gli occhi al cielo esasperata, come poteva far entrare in quella zucca dura che non poteva esserci nulla tra loro due.
Lo guardò, era così giovane e i suoi sentimenti talmente sinceri da farle tenerezza.
Lo baciò, piano, sfiorandogli le labbra. Lui sussultò, in un misto di stupore e dolore a causa del labbro spaccato.
Elleonor ci passò la lingua sopra, Elanus la afferrò per la vita stringendola a sé, temeva che potesse cambiare idea e scappare all'improvviso.
Continuarono a baciarsi lentamente, gustandosi.
Elanus si lasciò inebriare dal suo profumo, il sapore della sua lingua che sfiorava la sua, si sentiva leggero, appagato, iniziò a immaginare come sarebbe stato fare l'amore con lei, le mise una mano tra i capelli, si fermò a guardarle il viso, un istante, le sorrise. Si sentiva accaldato, felice, la baciò ancora una volta sulle labbra, ma lei si girò leggermente e iniziò a baciarle il collo, seguendo lentamente la sua linea, lei gemette di piacere e lui sentì che dentro i suoi pantaloni, lo spazio diminuiva.
Elleonor dentro di sé si diceva di fermarsi, che non era giusto giocare con lui a quel modo, ma allo stesso tempo le piaceva. Sì, desiderava così essere baciata da qualcuno che provasse dei sentimenti sinceri nei suoi confronti.
Adamfo le voleva bene, ma la passione che c'era con lui era più uno sfogo. Il sesso la liberava dall'ansia, dalla rabbia e per un breve periodo si sentiva in pace.
L'amore, quello vero, quello che doveva farti stare bene, l'aveva vissuto nella sua illusione di sposina giusto il tempo di una settimana. Alla fine lui non era riuscito più a nascondere cosa fosse per davvero, iniziando a trattarla male, umiliarla, riempiendola di botte.
Si chiedeva talvolta come sarebbe stato, essere amata, ma poi scacciava subito quelle fantasticherie per non soffrire, illudersi che potesse esistere qualcuno così, che l'avrebbe salvata da quel mostro, amandola, facendola sentire speciale.
Le tornò alla mente Troin, le sue parole, la luce che animava i suoi occhi quando pensava a lei nonostante fosse passato tutto quel tempo. Lui era riuscito a smuovere qualcosa nel suo profondo, aveva agitato quel mare che ormai era diventato immobile e sentiva, temeva, che ben presto si sarebbe scatenata una tempesta.
Poteva esistere anche per lei qualcosa del genere, iniziare a sperare adesso quanto le sarebbe costato?
Era talmente stanca di quella sua vita, vuota, sempre uguale. L'unica cosa a spingerla a continuare a vivere era il suo ricordo e il pensiero che si doveva prendere cura di lui.
Si staccò da Elanus, lui gemette contrariato, avrebbe voluto continuare tutto il giorno e oltre.
«Io sono una prostituta» iniziò, lui sbruffò, come a voler dire qualcosa, ma lei gli poggiò il dito sulle labbra.
«Se noi vivessimo questa storia, tu ne soffriresti. Come reagirai ogni volta che mi vedrai andare in camera con un cliente, o quando ci sarà Adamfo».
«Queste sono cose che già sto provando» si poggiò al tavolo incrociando le braccia e voltandosi dall'altra parte «Perché non tentare? Diamoci una possibilità» disse quasi in un sussurro rosicchiandosi nervoso un'unghia.
«E se andasse male, cosa faresti? Inizieresti a odiarmi. Ed io odierei me stessa per averti fatto del male» gli accarezzò il viso, lui le prese la mano e la baciò.
«Io non ti odierei mai»
Fu talmente sicuro nel dirlo che Elleonor sospirò, rilassandosi leggermente si appoggiò a lui stringendosi contro il suo petto «Non so proprio come comportarmi con te».
«Potresti provare amandomi» disse come se fosse la cosa più semplice e ovvia.
Elleonor si chiese se lei avrebbe mai potuto amarlo come lui, desiderava, o semplicemente a spingerla verso il giovane era il bisogno egoistico di sentirsi meno sola. Poi come avrebbe fatto con Troin?
Elanus intanto le accarezzava la schiena, baciandole i capelli.
«Dammi del tempo per pensarci» si staccò dal suo abbracciò e uscì dalla cucina.
Elanus sorrise, felice, pieno di fiducia che il suo desiderio si sarebbe finalmente realizzato. Non gli aveva detto semplicemente di no come il solito, aveva una speranza, se pur minima. Si mise a fischiettare e andò a occupare posto dietro il bancone.
Il primo giorno dopo il culto era sempre il più frenetico alla locanda.
La gente il giorno prima doveva stare senza provare alcol, senza fare sesso o qualsiasi altra attività considerata impura dalla legge.
Elleno girava tra i tavoli, ridendo e scherzando con i clienti, lasciando che infilassero le loro mani un po' ovunque, quello era il giorno in cui la pagavano meglio.
Elanus versava da bere agli uomini al bancone, di tanto in tanto la seguiva con lo sguardo e quando i loro occhi s'incontravano lui, le sorrideva e lei ricambiava. Non era il sorriso tirato che aveva con i clienti, per lui quelli erano i più belli, luminosi e sinceri sorrisi che le avesse mai visto fare da quando la conosceva. Sospirò, comprendendo che era troppo innamorato, ma poi poteva esistere la parola troppo in amore?
Nel tardo pomeriggio arrivò Baleg, assieme a un suo amico e il nipote Sadno.
Elanus appena li vide entrare s'irrigidì, i due uomini erano clienti abituali, ma lui che diamine era venuto a fare? Sicuramente lo voleva provocare.
I tre occuparono posto a un tavolo libero, Elanus e Sadno si fissavano in malo modo, come fossero pronti a saltarsi addosso e riprendere da dove avevano interrotto la loro lite.
Poi Sadno gli sorrise spavaldo, mostrando la sua scarsella piena di soldi e indicando Elleonor con un cenno. Buttò il sacchetto sul tavolo e iniziò a chiacchierare tranquillamente con gli altri due.
Baleg chiamò a sé Elleonor.
Appena fu da lui, se la tirò sulle gambe e le morse il collo.
«Quanto mi sei mancata!»
Elleonor rise, fingendosi lusingata :«E il giovanotto chi è?».
Osservava incuriosita il giovane, sul suo volto erano evidenti i segni di una bella scazzottata.
«Lui e mio nipote Sadno» e gli cinse le spalle con un braccio «Credo che sia giunto il momento che diventi un uomo» lo disse a voce talmente alta che alcuni degli occupanti ai tavoli vicini si girarono incuriositi.
Sadno arrossì, terribilmente mortificato per quell'uscita dello zio. Elleonor scoperto che lui era il ragazzo che infastidiva Elanus sorrise, le era venuta un idea su come vendicarsi.
«E dimmi, dove vuoi che lo inizi alla vita da uomo?»
«E che m'importa, i soldi lì ha, fai un bel lavoretto mi raccomando».
«Oh, non immagini quanto».
Elleonor fece voltare Sadno verso di lei, che rimase in braccio a Baleg. Si sollevò la gonna fin sopra le ginocchia e gli altri uomini iniziarono a fischiare e dire oscenità.
Sadno era se possibile, ancora più rosso in volto e aveva iniziato a sudare.
Elleonor si slacciò la scollatura lasciando che i capezzoli s'intravedessero. Baleg non resistette e le abbassò del tutto la spallina fino a scoprire il seno che prese a coppa con la sua grande mano.
Sadno deglutì a vuoto, e ciò che dormiva nei suoi pantaloni si ridestò prepotente.
Elanus vedendo la scena andò di corsa in cucina, non poteva fermarli, ma neanche sarebbe rimasto lì a guardare tutti quei depravati che bramavano di possederla e lo avrebbero fatto, a loro bastava pagare.
Ripensò alle parole di Elleonor di quella mattina e capì. Più l'avrebbe amata e maggiore sarebbe stata la sua sofferenza nel vederla al lavoro. Che cosa fare? Non voleva rinunciare a lei, prego di riuscire a trovare la forza di sopportare tutto questo.
Elleonor accarezzava le cosce del giovane, avvicinandosi sempre più alla sua erezione fin troppo evidente.
«Dimmi, cosa vorresti che ti facessi per primo?».
Gli altri divertiti risposero per lui, si erano messi in piedi, con i loro bicchieri in mano, li circondavano, come se stessero assistendo a un incontro tra galli.
«Che me lo succhi» disse con un filo di voce.
Elleonor si inginocchiò e scoprì l'altro seno, si sistemò i capelli e poggiò la mano sul membro turgido, ne percepiva la durezza, lì imprigionato non vedeva l'ora di entrare in azione. Lo accarezzò, lentamente, lo sentì muoversi, Sadno sussultò e si morse le labbra a soffocare un gemito. Elleonor continuava a carezzarlo, ma sentì un repentino cambiamento, il suo pene si stava rilassando. Sollevò lo sguardo e guardandolo in faccia, era in evidente imbarazzo e comprese che era appena venuto.
Si rialzò e si sistemò il vestito, tutti gli uomini si lamentarono dell'interruzione.
«Scusate ma non è colpa mia, il ragazzo ha fatto tutto da solo».
Tutti ridendo e sbeffeggiando il giovane, ritornarono ai loro posti. Sadno, colmo di rabbia per la pessima figura fatta di fronte a tutti se ne andò senza dire una parola.
Elleonor fece per tornarsene al lavoro ma Baleg la fermò.
«E no, adesso tocca a me» se la caricò sulla spalla come un sacco e la portò di sopra. Elleonor sospirò, mentre stavano salendo, intravide Elanus con lo sguardo serio di fianco porta della cucina.
Non le sorrise come al solito e neanche lei si sforzò di farlo, l'aveva avvisato, assieme a lei avrebbe soltanto sofferto.
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