Prologo

In una partita a scacchi la concentrazione è la chiave fondamentale per vincere, mangiare piu pedoni e portare a casa la regina.
Ogni decisione presa porta inevitabilmente ad una conseguenza, ogni decisione presa può accorciare o allungare il cammino.
Stà al giocatore prendere quella decisione.
Nessuna torre e nessun cavallo possono impedirgli di fare scacco matto, se non perde mai la concentrazione sul suo obbiettivo.
E il proprio, senza nemmeno rendersene conto, lo aveva davanti a sé.
La pelle olivastra, gli occhi nocciola, i capelli bruni talvolta scambiabili per pece; un marrone tanto scuro che un occhio non allenato avrebbe potuto scambiarlo per nero.
Era la sua statura a renderlo particolarmente attratto ed incuriosito.
Non riusciva a capacitarsi di come un essere umano piccolo come lei potesse inevitabilmente scaturire una certa determinazione e sicurezza nei movimenti e nello sguardo.

«Re e Regina sono parte fondamentale di questo gioco.
Il re è il pezzo più importante, ma anche uno dei più deboli, perché lui si può muovere di una sola casella in qualsiasi direzione.
Su, giù, ai lati e in diagonale. »

Il ticchettio dell'orologio nel salone era uno dei pochi rumori che si potevano udire in quel momento, oltre il tono della sua voce.
Calmo, pacato, meticolosamente attento ad ogni spiegazione.
Da buon giocatore quale si riteneva essere, non avrebbe mai iniziato una partita a scacchi se non avesse avuto la piena convinzione di vincere.
Una smorfia maliziosa nacque spontanea sul suo volto, nella sua mente un miliardo di possibili scenari si mostrarono a lui.
In qualsiasi possibile mossa, in qualsiasi scelta che lui prendeva nella sua mente, lei era presente.
Le mani sfiorarono il pedone che aveva volutamente tenuto per ultimo.
Ne accarezzava i dettagli sentendo con i polpastrelli ogni intaglio, anche il più piccolo.

«La regina è il pezzo più potente.
Può muoversi in ogni direzione - avanti, indietro, di lato o in diagonale - per quanto possibile, fino a quando lei non si muove attraverso uno dei suoi pezzi propri.
E, come tutti i pezzi, se la regina cattura una pedina avversaria la sua mossa si concluderà.
Difendere la regina, la mia regina, in questo caso è un compito importante.
La regina, essendo la più potente, è anche colei che vale più punti. »

Sollevò lo sguardo dalla scacchiera e lo posò su di lei inclinando appena il capo per studiarne le reazioni.
Una parte di lui voleva capire se la spiegazione appena ricevuta fosse stata abbastanza chiara da poterle lasciar fare una prova; l'altra parte, invece, non era interessata a sapere se lei era pronta o meno. La voleva.
In ogni sua essenza, in ogni suo particolare, in ogni suo atteggiamento spigoloso.
La voleva possedere in ogni forma possibile.
Socchiuse gli occhi inspirando profondamente, cercando di cacciare via quei pensieri dalla testa.
Poco cordiali per uno come lui, che solitamente era sempre molto pacato.

«Che la partita inizi. Cosa ci giochiamo? »
«Le chiavi della tua macchina. »

Cercò di rimanere il più calmo possibile di fronte a tale richiesta, stendendosi fino a raggiungere le chiavi della sua auto alle proprie spalle, una chiave elettronica con un cornetto rosso come portachiavi.
Scaramanzia, così gli avevano detto quando gli fu regalato la prima volta per il primo esame.
Si rimise seduto per bene, tenendo il palmo della mano aperta di fronte a lei, l'oggetto del suo desiderio appoggiato sopra.
Ora toccava a lui esporre la sua richiesta.
Non sorrise, non ne era in grado in quel momento, trascinato dalla situazione appena creatasi.
La guardò un lungo instante negli occhi prima di dar fiato alla bocca.
Voleva leggerli.

«Le chiavi del tuo cuore. » Il tono di voce uscì duro ed impassibile, quasi minaccioso, ma del tutto sincero.
«Potrei non ricordare dove sono ma, nel caso dovessi vincere, proverò a cercarle per te. »
«Tranquilla, nel caso dovessi vincere io, le troverò da solo. »
«Per farci un giro e ridarmele? Poco equo non trovi? »

Posò le dita sulla pedina scelta, non trovando parole adatte per contraddirla, perché qualsiasi cosa avrebbe scelto di dire avrebbe avuto il sapore di ultima parola.
Così scelse la strada più complicata che conosceva per avvicinarsi e dimostrarle il contrario, perché a qualunque costo il re difende sempre la sua regina. 

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