Capitolo 8


"Ohh l'hai vista?"
"No dove?"
"E questa? Dai questa era bellissima!"
"Uffaa non le vedo" mi lamentai come una bambina la millesima volta che Gabriele indicava il cielo.

Ero abbasta convinta che se ne inventasse la metà ma comunque non riuscivo a trovarne nemmeno una. Lui rise e lo guardai contrariata, sporgendo in avanti il labbro e corrugando le sopracciglia.

"Dai non è possibile! Te le inventi!" lo rimproverai causando solo un aumento delle risate. "Ma che dici! Sei tu che sei distratta dalla mia bellezza" replicò scherzando. Nascosi un sorriso e girai da testa dall'altra parte, fingendo di essere mortalmente offesa.

Però mi mossi troppo e lui si lamentò "Ahia il vaccino!" facendomi realizzare che fino a quel momento ero stata appoggiata sul suo braccio dolente. Immediatamente mi tirai su sentendomi in colpa "Oddio scusami, mi ero completamente dimenticata" esclamai.

Lui sorrise tranquillizzandomi e poi raccolse i miei lunghi capelli castani che nei miei movimenti erano finiti sulla sua faccia. "Ma figurati, piuttosto prima o poi ti taglio tutti questi bellissimi boccoli" mi prese in giro "Tu provaci" lo sfidai fissandolo negli occhi.

Lui si limitò a ricambiare lo sguardo con la stessa intensità e con una mano avvicinò leggermente il mio volto al suo. La luna quel giorno mancava nel cielo e i nostri visi erano rischiarati soltanto dal chiaro bagliore delle stelle.

Studiai i lineamenti così perfetti e delicati a cui stavo iniziando ad affezionarmi. Le iridi marroni apparivano più scure del solito e vi colsi un bagliore che, pur essendo a me quasi ignoto, riconobbi: passione, lussuria, desiderio.

Eravamo entrambi persi l'uno negli occhi dell'altro ma fortunatamente qualcosa si mosse in me e riscossi in tempo indietreggiando appena.
Il contatto si spezzò ed io arrossii imbarazzata dal momento che avevamo appena condiviso.

Mi morsi un labbro indecisa sul da farsi e lo guardai preoccupata di causargli del fastidio. "Sdraiati tata che non mi fai male" sussurró lui incoraggiante, rassicurandomi. Allargò il braccio ed io mi accoccolai nuovamente sul suo petto.

Restammo qualche minuto in silenzio a canticchiare le canzoni che passavano sulla playlist. A quanto pareva gli altri non stavano prestando troppa attenzione a noi, anche se io mi ero quasi dimenticata della loro presenza. "Prova a guardare da quella parte" mi consigliò Gabriele dato che ancora non riuscivo a vedere stelle cadenti.

Girai la testa e orientai leggermente il corpo verso il punto indicato. La mano, che era rimasta ancorata al mio fianco fino a quel momento, mi trascinò ancora più stretta a lui sovrapponendo le nostre gambe.

Poi il suo cellulare vibrò, segno che era arrivata una notifica. Lo osservai sollevare il suo telefono e rimetterlo giù in pochi secondi, tuttavia riuscì a leggere il nome: "Tata", la sua ragazza.

In un istante i sensi di colpa si riversarono su di me schiacciandomi il petto. Ma cosa cazzo stavo facendo? Cercai di convincermi che era solo un momento di affetto fra amici e provai a districarmi da quella situazione. Mi staccai leggermente ma lui mi riportò dolcemente alla situazione originaria e mi diede un bacio sulla fronte.

Lentamente anche la sua mano sulla vita iniziò ad accarezzarmi piano scendendo verso la parte bassa della schiena e fermandosi solo una volta raggiunti i glutei. Mi irrigidii e decisi che quello era decisamente oltre il limite, così la presi e la ricondussi sul mio fianco. Non lo guardai in faccia ma lo sentì sorridere, in ogni caso la mano non si mosse più da lì.

"Affettuoso oggi eh?" cercai di sdrammatizzare "Quando sto male o faccio a botte o do affetto, dimmi tu cosa preferisci" rispose lui dandomi qualcosa che mi avrebbe permesso di giustificare ciò che stava succedendo. Magari aveva solo bisogno di un abbraccio e in fondo non era successo niente di che. Annui e diedi un bacino affettuoso alla mano che mi stava ancora sfiorando il volto.

Restammo in silenzio a guardare finalmente le stelle quando Riccardo si tirò in piedi e ci riportò alla realtà bruscamente "Dobbiamo andare, è tardi". Annui e alzai, mentre Gabriele mi restituiva la camicia e Giulia mi squadrava contrariata. Andai un po' avanti, raggiungendo finalmente un punto illuminato e poi mi fermai ad aspettarli. Infine scrissi a mio fratello che ci saremmo visti al solito parcheggio.

Gabriele ancora bisognoso di affetto mi raggiunse e mi abbracciò dolcemente. Un abbraccio che però non potei ricambiare dato che ancora tenevo in mano i lembi della camicia da legare in vita. Iniziò a muoversi in un ballo a ritmo della musica che ancora suonava dal telefono di Riccardo, ma quando si accorse della mia difficoltà si fermò.

Prese le maniche dalle mie mani senza darmi il tempo di allacciarle e mi trascinò verso di lui dal bacino, legandoci insieme. Ebbi un brivido ma mascherai tutto con una risata e mi mossi a tempo con lui. Poi ci separammo e mi fece un nodo non troppo stretto attorno alla mia vita, "Dai andiamo".

Poco più avanti trovai Riccardo intento a inquadrare il cielo con il telefono. Mi avvicinai "Che fai?" chiesi "Studio le stelle con questa app, non sono meravigliose?" annui piano e cercai di leggere qualche nome. "Non sarebbe pazzesco scoprire cosa c'è davvero laggiù, nello spazio?" domandò di nuovo. "Magari... ci sono poche cose che affascinano gli uomini come il cielo" risposi assorta.

Camminammo per un po' vicini, parlando di argomenti estremamente profondi e interessanti. Poi giunti con gli altri alla piazza ci salutammo. Diedi due baci a Riccardo che era ancora perso nella nostra conversazione di prima e poi abbracciai Gabriele che mi strinse così forte da sollevarmi da terra.

"Ao è il mio migliore amico, regolate che so gelosa" interruppe Giulia che si era trattenuta fino a quel momento, finse una risata ma sapevo benissimo che non scherzava. Alzai gli occhi, iniziando ad essere infastidita dal suo essere possessiva, e mi incamminai con lei e Lorenzo che ci aveva raggiunto.

Non appena rimasi sola con mio fratello però lo stesso senso di colpa che avevo sentito prima si abbatte su di me. Ripensavo ai nostri corpi avvinghiati vicini, alle parole sussurrate, alle sue carezze e ai teneri baci.

Non potevo fare a meno di apprezzarlo nonostante sapessi fosse sbagliato e non riuscivo a vederlo come un completo pezzo di merda perché adoravo il lato che lui mi mostrava. In più magari era semplicemente una mia illusione e per lui il rapporto che si stava creando era una normale amicizia.

Allo stesso tempo, non avevo problemi a vedere me come una persona orribile per ciò che stavo facendo a lui e alla sua ragazza. Forse sbagliava anche lui ma questo non mi assolveva dalla mia colpa.

"Lore, oggi forse ho esagerato con Gabriele. È stato carino ma forse eravamo troppo 'intimi'" dissi cercando un conforto da parte sua. "Non lo conosco bene ma sembra un po' un coglione. Non c'è nulla di male a divertirsi e lasciare andare. Basta che non ti affezioni" mi rassicurò lui anche se il mio animo non cambiò molto.

Non importava cosa sarebbe successo, ma per quanto potessi trovare scorretta una parte di lui avrei continuato a volere bene, anche solo come amica, al suo lato dolce.

Tuttavia non riuscivo a sopprimere i rimorsi per non averlo fermato, così scrissi alle mie amiche. Erano le uniche tre persone su cui avrei sempre potuto contare e che mi avrebbero sostenuto qualunque cosa.

Come mi aspettavo, anche loro diedero la colpa a lui e mi consigliarono soltanto di allontanarmi per evitare di fare cose di cui mi sarei potuta pentire. D'altra parte non era successo niente di troppo grave, e non si poteva definire un tradimento.

Tornata a casa ancora persa in rassicuranti messaggi mi arrivò una chiamata inaspettata. "Giulia?" risposi stupita al telefono "Amo, sto andando da Kikko me fai compagnia al telefono?" chiese lei. Per quanto strano avrei avuto l'occasione per distrarmi così risposi "Si certo".

"Senti me sa che c'avemo un problema" disse dopo un po' di silenzio "Ovvero?" chiesi preoccupata "Me sa che piaci a Riccardo" annunciò di botto. Mi bloccai di colpo, non sapendo cosa dire, poi feci ciò che mi venne più spontaneo: risi.

"Riccardo?! Ma che stai a di?! Lo conosco da appena un paio di settimane e al massimo abbiamo parlato ogni tanto" dissi convinta che fosse uno scherzo " Fidate, è il mejo amico mio lo conosco" replicò lei. "Ma sei sicura?" chiesi iniziando a temere che fosse seria. "Non mi ha detto nulla, ma credo sia così. Vabbè mo sono arrivata, ciao" disse attaccando e lasciandomi interdetta e senza parole.

Piacevo a Riccardo? E poi proprio Giulia mi aveva telefonato per dirmelo. Era strano ed io ero troppo stanca per pensarci. Per non parlare di tutta la faccenda di Gabriele che aveva peggiorato solo la situazione. D'altronde però se fossi piaciuta al suo amico lui non ci avrebbe provato tutta la sera davanti a lui, no? A meno che non sapesse nulla...

Avevo troppi pensieri per la testa ed era l'una passata così decisi di andare a dormire quando il telefono trillò di nuovo. "Ei, sono Riccardo" lessi sul display e impallidii, pochi secondi dopo apparve un altro messaggio "Ao mi mandi le foto" era da parte di Gabriele.

Esasperata sprofondai la testa sul cuscino e cercai di calmarmi. Mi aveva scritto ma questo non significava ancora nulla, respirai e risposi tranquilla mentre giravo le foto del cielo a Gabriele. La conversazione proseguì lentamente, non facendo altro che mettermi più ansia addosso e poi dopo circa venti minuti un messaggio mi spiazzò "Comunque volevo dirti che mi piaci"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top