Capitolo 1

Un soffio di vento mi fece rabbrividire e arrestai il mio passo insicuro sulla via praticamente deserta. Presi in mano il telefono e guardai l'ora: 23:05. Avremmo sicuramente fatto tardi.

Svoltai a destra e vidi il parcheggio di cui mio fratello aveva tanto parlato. Era facile riconoscere quella piazzetta rettangolare, completamente spoglia e illuminata da un solitario lampione. Le uniche cose che risaltavano agli occhi erano dei murales sbiaditi e un distributore dell'acqua acea di un blu acceso.

Durante il giorno, passava completamente inosservato e ad eccezione di qualche macchina appariva quasi abbandonato ma la sera pullulava di vita. Ovunque vi erano gruppetti di ragazzi, intenti a chiacchierare, fumare, ridere e talvolta a baciarsi.

Rallentai mentre l'ansia mi assaliva e maledissi mio fratello, 'perché dovevo essere io a raggiungerlo in quel posto sperduto?'. Un tempo sarei scappata, sentivo gli altri così diversi e ostili, pronti a giudicarmi, ma ero un'altra persona ormai. Così, dopo un profondo respiro, mi avvicinai al gruppo di ragazzi.

"Ao e questa chi è?" sentii dire da un ragazzo sul motorino che probabilmente aveva dato voce al pensiero di tutti. Avvampai sentendo troppi occhi puntati addosso e cominciai a sentirmi a disagio mentre cercavo il volto familiare di Lorenzo fra la folla.

"Tuo fratello sta là dietro con Myriam" disse un ragazzo alto con tono gentile. Ci eravamo presentati il giorno prima ma non ricordavo il nome "Grazie" risposi sorridendo riconoscente. Poi mi avviai verso la posizione indicata e lo vidi che abbracciava una ragazza con indosso una sua felpa.

Feci per andarmene per non metterlo in imbarazzo ma mi richiamò "Marghe! Vieni ti presento Myriam".

Mi aveva già parlato di lei così la studiai velocemente. Era molto carina, la pelle abbronzata si intonava perfettamente con gli occhi scuri e i lunghi capelli castani le contornavano un visto dolce. "Piacere" disse stringendo la mia mano mentre le regalavo uno dei miei migliori sorrisi.

"Federico sta laggiù comunque, così mi aspetti con lui" si mise in mezzo mio fratello indicando un ragazzo alto con i capelli neri nascosti dietro a un cappellino adidas.

Alzai gli occhi al cielo e sbuffai "Va bene però sbrigati che fra poco dobbiamo stare a casa" gli concessi prima di allontanarmi.

"Hey" salutai imbarazzata Federico circondato da altre ragazze del gruppo. Uno dei primi giorni in quel paesino sperduto ci aveva provato con me, ma, per quanto magnetici potevano risultare gli occhi azzurri, era bastata una sera a capire che non era assolutamente il mio tipo.

Viveva in Belgio ma aveva un forte accento romanesco, aveva l'odioso vizio di sputare per terra credendosi un duro e guardava tutti con aria di superiorità.

Io e Lucrezia ci avevamo messo poco a mal tollerarlo e a prenderlo in giro; soprattutto dopo alcune battute omofobe che aveva fatto dopo averci visto camminare mano nella mano. Purtroppo però lei era dovuta tornare a Roma, dove l'aspettava il suo nuovo fidanzato francese e mi aveva abbandonato al mio triste destino a Chiana.

Lucrezia era la mia migliore amica da ben dodici anni ed eravamo praticamente cresciute insieme. Perciò, quando aveva saputo che avrei dovuto passare un mese lì da sola si era offerta di venirmi a fare compagnia qualche giorno.

Mia madre d'altra parte aveva acconsentito: un po' perché l'adorava come una seconda figlia, e un po' perché sapeva che senza di lei la vacanza sarebbe stata insostenibile.

Chiana era per me un luogo magico e maledetto, dove ogni estate ci rifugiavamo alla ricerca di un po' di pace e fresco impossibile da trovare nel caos e l'afa della nostra grande città.

Fin dall'infanzia passavamo lì almeno un paio di settimane con la famiglia. Il verde, la natura e la quiete attorno a me mi aveva sempre fatta sentire a casa e a mio agio. Purtroppo crescendo era subentrato qualche problema, come la mancanza di campo o wi-fi e soprattutto la lontananza dai nostri amici rimasti a Roma a divertirsi. Inoltre da quando mio nonno era morto tutto era cambiato e nella nostra villetta a Chiana la nostalgia si faceva sentire più forte che mai.

Ritornai alla realtà: Federico stava chiacchierando con delle ragazze che non si erano nemmeno prese la briga di presentarsi e mi guardavano storto, i due ragazzi continuavano a baciarsi appassionatamente da quando ero arrivata, mentre un gruppetto chiacchierava tranquillo attorno al motorino. Per fortuna nessuno faceva più troppo caso a me o per lo meno non erano intenzionati a parlarmi.

"Dai fa guidare me" esclamò lo stesso ragazzo che aveva chiesto chi fossi appena arrivata. Portava il casco nero slacciato e una felpa aperta su una canotta minuscola. Mi lanciò l'ennesimo sguardo della serata ma lo ignorai.

"No Gabrie', hai già fatto l'andata e poi non hai la patente" rispose il proprietario del motorino che aveva finalmente interrotto la sua pomiciata.

"Ma suuu, che questo affare lo porto meglio di te! E poi tecnicamente me l'hanno solo ritirata" si giustificò il ragazzo.

"Si tre volte" si intromise la ragazza ridendo, mentre lui la spintonava offeso. Li guardai perplessa, veramente lasciavano guidare, e soprattutto, salivano in moto con un minorenne senza patente?

Finalmente Lorenzo arrivò e salutammo tutti. Con mia preoccupazione vidi quel ragazzo che avevo capito chiamarsi Gabriele alla guida del booster rosso. Il casco ancora slacciato e un sorrisetto soddisfatto in faccia. "State attenti per favore" mi uscì spontaneo dalle labbra.

"Non ti preoccupare" rispose il ragazzo divertito, poi suonò il clacson un paio di volte senza alcun motivo e accelerò.

"Carina Myriam" commentai col fiatone mentre camminavo a passo svelto con mio fratello verso casa; eravamo in ritardo come al solito. "Che intenzioni avete?" chiesi

"Scopare no?" rispose ovvio mentre io scuotevo la testa disgustata "Lei lo sa questo?"

"Oh non iniziare, è stata lei la prima a dirlo a Kikko, non vogliamo cose serie e l'obiettivo è solo uno" sbuffò lui lasciandomi perplessa. Come poteva avere senso una cosa del genere?

Mi rassegnai e non provai nemmeno a commentare, d'altronde c'era un motivo se non credevo nell'amore e nelle relazioni alla nostra età. Al 97% erano montature per fare sesso e vantarsene. In più il 60% finiva con dei tradimenti, tanto più nel periodo estivo.

Sapevo di avere una visione molto cinica, ma i miei dati statistici erano stati confermati da quasi tutte le relazioni delle mie amiche e non avevo bisogno di testare sulla mia pelle.

"Se mamma si arrabbia la colpa è tua comunque, mi hai fatto aspettare due anni" cambiai argomento

"Ci credo, io c'ho una con cui stare mentre tu hai passato la serata con quelle ragazzine" rispose lui acido

"Intanto hanno solo due anni meno di me, solo che alle dieci e mezza dovevano stare a casa. In ogni caso sono sicuramente meglio della gente che stai frequentando tu" lo rimbrottai, nonostante sapessi che aveva ragione. Per quanto simpatiche potevano essere le persone che avevo incontrato, dovevo cambiare strategia per l'estate altrimenti avrei passato la maggior parte delle serate successive sola con i gatti del paese.

"Dai domani sera vieni con me, non sono male come pensi" propose inaspettatamente lui. L'idea non mi andava a genio ma cosa poteva andare storto nel provare? D'altra parte fra di loro sembravano divertirsi più di me da sola in un angolo. Magari avrei avuto anche la possibilità di avvicinarmi a mio fratello con cui il rapporto era sempre abbastanza teso.

"Va bene" risposi soltanto aprendo la porta della villetta.

Mezzanotte. Mi fiondai a letto troppo stanca per fare altro, ma proprio mentre stavo per addormentarmi ricordai "Cazzo gli auguri a Leo!" recuperai il telefono nel buio della camera e scrissi un veloce messaggio "Auguri scemo, mi manchi" poi lo spensi e mi addormentai.

Leo era il mio ex, o meglio era passato ormai così tanto tempo che non sapevo nemmeno se potevo definirlo così. Un anno più grande di me, abitava nel condominio di Lucrezia, avevamo avuto una storia alle medie ma poi lo avevo lasciato quando avevo smesso di provare sentimenti. Da lì ci eravamo visti poco ma non mi ero più fidanzata con nessuno ed avevamo mantenuto un rapporto amichevole fino a che non era iniziata l'estate.

Infatti, per ragioni sconosciute, da quando era finita scuola ci eravamo trasformati in magneti e appena ci trovavamo insieme finivamo appiccicati a scambiarci carezze e baci sul collo non esattamente normali per due semplici amici.

La cosa più assurda era che a me Leo non piaceva nemmeno. Semplicemente lui si avvicinava a me ed io non avevo né la forza né la voglia di allontanarlo da me, anche se l'ultimo periodo stava diventando eccessivamente pressante. Un po' come tutto nella mia vita, tra l'altro. Avevo bisogno di una via di fuga.

Ormai al limite fra il sonno e la veglia, persa nei mille pensieri formulai l'obiettivo di quella estate a Chiana: conoscere persone nuove e divertirmi senza pensare alle conseguenze. Avevo bisogno di staccarmi dalla Margherita di tutti i giorni troppi piena di pensieri e complessi.

"Sei sicuro sia una buona idea?" chiesi titubante. Ormai mancavano pochi minuti e saremmo arrivati alla solita piazzetta del distributore dell'acea dove si riunivano tutti.

"Ma si, guarda che alla fine sono simpatici e tu conosci già qualcuno. Basta che non ti accolli a me" sbuffò Lorenzo che si era praticamente pentito di avermi portato con se.

In ogni caso era troppo tardi per scappare via, dato che aveva già iniziato a salutare i suoi amici così timidamente lo segui facendo un cenno a Myriam e Federico.

"A rega, questa è mia sorella Margherita, dieci euro ve la vendo" urlò mio fratello, giusto perché non ero abbastanza imbarazzata. Strinsi qualche mano ma nonostante gli sforzi dimenticai immediatamente i nomi.

Finché Myriam non mi venne incontro e mi chiese "Noi andiamo al cimitero vieni?" Lanciai uno sguardo a mio fratello che mi rimproverò con gli occhi, scocciato. Stavo per scuotere la testa ma lei insistette "Daii non mi lasciare sola con questi qui" poi senza aspettare una risposta mi prese per mano e mi trascinò con lei.

Le sorrisi grata per il tentativo di includermi e ci sedemmo davanti al cimitero, un posto che per quanto inquietante aveva un che di affascinante e soprattutto era molto tranquillo. "Obbligo o verità?" propose uno e tutti annuimmo.

La serata proseguì molto più rilassata di quanto avessi previsto finché non arrivarono due ragazze a salutare. La prima la riconobbi, era la stessa che la sera prima era stata ore a pomiciare con il proprietario del motorino. A quanto pareva anche lei si ricordava di me perché mi sorrise e mi porse la mano "Comunque piacere Alice" sembrava molto amichevole.

Accanto a lei invece camminava una ragazza mai vista prima, era alta e robusta, portava un top rosa fluo che si intonava alla perfezione con le unghie chilometriche dello stesso colore. "Ciao amore mioo" urlò fiondandosi su mio fratello. Immediatamente osservai la reazione di Myriam che alzava gli occhi al cielo infastidita. La ragazza prosegui a salutare gli altri maschi, ignorandomi completamente se non per rivolgermi uno sguardo sospettoso con gli occhi azzurri ghiaccio, come a dire "E tu mo chi sei?".

Decisi di fare il primo passo e le porsi la mano "Ciao sono Margherita, la sorella di Lorenzo" "Giulia" rispose secca continuando a masticare la gomma. Mi sforzai di fare un sorriso anche se quella ragazza mi metteva a disagio, così mi spostai verso Myriam e continuammo a giocare fino a che non se ne andarono le nuove arrivate.

"Lo' dobbiamo tornare" decisi una volta guardato l'orario. "Dai allora vi accompagnamo per un pezzo" disse un ragazzo che a quanto avevo capito si chiamava Riccardo. Nonostante fosse più basso di me era il più grande del gruppo e si era rivelato molto simpatico.

Gli altri annuirono e ci seguirono, compreso Federico che sotto gli occhi di tutti prese per mano Myriam. Ci stava provando con lei da tutta la serata senza grandi risultati ma era riuscito a far innervosire terribilmente mio fratello e di conseguenza me.

"Margheee, mi aspetti?" cercò di svincolarsi lei, correndo a darmi la mano e fuggendo dalle attenzioni di Federico. Sorrisi e quando arrivammo in fondo alla via la salutai con un bacio prima di andar via con mio fratello. Forse non erano così male.

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