🌊Addio vendetta benvenuto amore James's POV p. 2

Rimasi in silenzio per tutto il viaggio. Dovevo riflettere. Mi sentivo come se avessi perso qualcosa di importante nella vita. Quando non sono riuscito a uccidere quell'uomo ho pensato di essere un inetto. Mi sentivo così debole ed inutile. Ma lei... Lei mi aveva fatto desistere da questi pensieri. Mi ha fatto sentire buono. Mi ha fatto sentire una brava persona. Però ero comunque confuso e sentivo che mi mancasse qualcosa nella mia vita. Se non potevo inseguire la vendetta... Cosa potevo fare? Ho rinunciato a tutto per essa. Lanciai uno sguardo alla ragazza accanto a me che guardava fuori dal finestrino. Non dovevo nemmeno chiedermelo. Doveva essere il mio obiettivo fin dall'inizio. Io dovevo proteggere lei e Joy. Dovevo proteggerli da tutto e tutti. Era questo il mio obbiettivo! Era così ovvio! Salvare le persone che amo, tenerle al sicuro e amarle come si meritano. Appena realizzai ciò mi sentii molto meglio, come se dopo tanto tempo avessi finalmente tirato un sospiro di sollievo.
«Ho fame. So che qui in giro c'è un buon fast food» dissi allegro «Prima fatti cambiare le bende. Hai di nuovo iniziato a sanguinare» mi rimproverò. Sorrisi felice, perché sentivo che ci teneva molto a me. «Ammettilo. Vuoi solo vedermi senza maglietta» Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Era così carina quando faceva così. Risi.
Mi fermai nel parcheggio ultra pieno del "Fast&Food" che a differenza del nome del locale aveva del cibo ottimo e innovativo. Mi spogliai di quello straccio intriso di sangue rimandando a torso nudo mentre lei recuperava l'occorrente «Sto uccidendo tutte le magliette» dissi guardando quella che un tempo era una maglietta viola. «Allora vai in giro senza» commentò lei mentre iniziava a sciogliermi le bende, sfiorando la mia pelle delicatamente e cercando di non farmi male «Non vorrei causare qualche infarto» rispose divertito. La sentii trattenere il fiato appena le bende caddero «James... La tua ferita...» mormorò spaventata «Non ti preoccupare. Stiamo andando da un dottore. E poi non mi fa molto male» la tranquillizzai fidandomi ciecamente di Max. In quel momento il telefono vibrò sul cuscotto dell'auto. Mi allungai per afferrarlo ignorando il bruciore alla schiena «Ehi Jase, sono Nox... Beh ovvio che sono io. Ho recuperato gli amici di tua sorella e si sono già diretti a Phoenix, penso che per la festa ci saranno...» «Ho capito» risposi «Non è stato facile convincerli a fidarsi di me, se non fosse stato per tua sorella penso che mi avrebbero tranciato il collo» ridacchiò «Grazie amico.» dissi sinceramente grato «Mi hai ringraziato? Da quando sei così gentile ed educato?» mi prese in giro «Figurati, sono sempre stato così gentile ed educato. Ti richiamo io» poi attaccai. «Nox?» chiese lei tranquillamente mentre mi passava intorno al corpo la fasciatura «Che cosa confabulate?» chiese lei sussurrando accanto al mio orecchio. Sentii il suo fiato caldo e la sua presenza vicinissima. Il mio cuore prese a battere forte e desiderai voltarmi e stringerla finché non fosse sparita in me. I preparativi erano già stati messi in atto. Presto ci saremmo separati e io non potevo lasciarla senza dirglielo. Non potevo non dirle quello che provavo per lei «Che hai?» mi chiese preoccupata «Senti Sophie... Ti devo dire una cosa» le dissi dosando le parole «Da quando mi dici che mi devi dire qualcosa? Dilla e basta no?» mi obbligò a voltarmi per stringermi il nodo. Non osavo guardarla. «Ho intenzione di risolvere tutti i problemi che mi assillano» le spiegai «Non riesco a portare a termine la vendetta, avevi ragione, non è nella mia natura. Quindi... Vorrei recuperare tutto il tempo perduto... Ed anche i legami perduti» okay Sharp, un altro passo «Mi sembra un ottimo obbiettivo» mi disse lei felice di questa idea «È tutto il viaggio che ci pensi? Per questo sei stato così stranamente silenzioso?» scherzò. «Sì... E vorrei iniziare con...» Ma lei mi interruppe «Vuoi trovare Jo?!» quasi mi vergognai per non averci pensato prima. Ma era vero. Dovevo risolvere anche la questione "sorella che vuole commettere un fratricidio" «Beh... Se devo essere sincero mi manca da morire il suo affetto... Sarebbe carino se la prossima volta che ci vedessimo non cercasse di uccidermi» dissi accennando ad un sorriso. «Ehi! Ti perdonerà se gli spieghi tutto, se gli dimostri quanto le vuoi bene. Lei tiene ancora a te, anche se non lo dà a vedere. Siete entrambi due tipi testardi» dichiarò Sophie convinta «Dopo che l'ho abbandonata non vorrà nemmeno darmi ascolto.» le feci notare «Tu falle capire che non l'hai mai abbandonata.» rispose lei con aria saccente. Alzai lo sguardo su di lei e feci per dirglielo «Stasera ti voglio dire una cosa» sì, avrei rimandato. Avrei rimandato organizzando tutto per bene perché in quel momento non ne avevo il coraggio «Dimmela ora» scossi il capo «Non ci riesco alla luce del giorno, ho bisogno della protezione della notte» risposi campando una scusa. Però era abbastanza vera. «Se è una presa in giro, niente al mondo potrà proteggerti da me» mi puntò il dito contro il petto. Stupidamente pensai male a quella risposta. Che mente perversa. In quel momento sentii il brontolio dello stomaco di lei e mi scappò una risata così come a lei. Era bellissimo vederla ridere con me. «Io voglio un hot-dog» esclamò «Io una maglietta da mettermi. Non voglio mandare in iperventilazione le cameriere.» risposi arrogante «Ti sopravvaluti, bello» fece lei fissandomi. Vidi le sue guance arrossire e percepii il cuore battere più velocemente. «Il tuo cuore dice il contrario» dissi io con aria trionfante.

«Cara Phoenix, ci rivediamo» dissi appena superai il cartello con su scritto "Phoenix". Prima di arrivare in centro città bisognava attraversare un lungo tratto di deserto roccioso e meraviglioso. Un luogo silenzioso, in cui nessuno ci avrebbe disturbato. Il posto perfetto. Il sole stava tramontando, colorando il cielo di meravigliosi colori quali rosa, arancione, azzurrino e violetto. Le nuvole sembravano dipinte con acquerelli e le montagne di una meravigliosa sfumatura rossa si estendevano tutto intorno a noi. Mi inoltrai nel deserto, lasciando la strada principale «Che diavolo stai facendo?» esclamò lei «La città lì! Si vede!» si lamentò puntando il dito verso la città «Questo posto è troppo bello e tranquillo per non godercelo meglio.» le dissi. Mi fermai solo quando fui abbastanza lontano dalla strada ma avendo sempre come punto di riferimento i lontani edifici della città. Così il giorno dopo, in qualunque modo sarebbe andata, lei avrebbe riconosciuto la strada. Scesi dal SUV e mi preparai ad accamparmi «Che fai?» chiese lei confusa ed irritata «Ci accampiamo qui» le feci notare «Perché? La città è a pochi metri da qui» mi disse come se non me ne fossi accorto «È bello qui» minimizzai. Preparai la legna e le tende da vero boy-scout «Una mano non guasterebbe sai?» dissi sentendo il suo sguardo fisso su di me. Quando finimmo di preparare il tutto era ormai scesa la notte, quindi voleva dire che era arrivata l'ora. Schioccai le dita ed evocai delle scintille per accendere il falò. Mi ci sedetti davanti e lei mi seguì «È notte. Che mi dovevi dire?» attaccò subito lei. «Passi subito al nocciolo della questione, eh? Non ti godi nemmeno il paesaggio e la tranquillità che ti regala lo Stato dell'Arizona?» dissi per guadagnare tempo. Non sono pronto! «Perché aspettare che il sole tramonti?» mi chiese senza lasciarsi distrarre. Sospirai e spensi le fiamme in modo che non mi vedesse in volto mentre iniziavo a parlare. Ed anche perché la scenetta che avevo in mente per ammaliarla aveva bisogno di una buona dose di oscurità. «Perché è di notte che tutto si rivela, che non c'è più finzione, che tutti aprono il proprio cuore ed è al buio che si vede la luce» sussurrai. Sul palmo della mia mano comparve una piccola fiammella. Grandioso! Mi era venuto alla perfezione! «Non ti sei mai accorta che al buio è tutto più facile? È tutto più chiaro? È tutto più vero?» le chiesi mentre alimentavo la piccola fiamma con quello che provavo in quel momento. Era molto debole, ma capivo il motivo. Il sentimento che alimentava le mie fiamme era ancora la vendetta, non era impossibile passare dall'uno all'altro con tale facilità. «Per questo ho aspettato fino adesso. Ho aspettato che fossero le lievi luci delle stelle a guidarmi» guardai la fiammella affievolirsi sempre di più fino a spegnersi, mentre esprimevo i miei pensieri più profondi e segretamente preparati in precedenza. «Io amo le stelle, ti ho già detto che da piccoli, io e Joy, non facevamo altro che guardarle per cercare le costellazioni. Era stata mia madre a insegnarmi a riconoscerle.» mi distesi le feci segno di fare lo stesso «I nostri poteri derivano da loro, Leone, Acquario, Cancro... Riconosci l'Orsa minore?» chiesi. Lei puntò l'indice verso il cielo e disse «Quel gruppo di stelle che formano il Piccolo Carro, che hanno per coda la Stella Polare» risi. Non era certo una delle spiegazioni più astronomiche di tutti i tempi «Riconosci l'Orsa Maggiore?» continuai. Spostò l'indice giustamente a sud «Lì» disse eccitata come una brava studentessa. Mi avvicinai a lei e avvolsi la mia mano attorno al suo sottile polso. «Vedi la costellazione che ci passa in mezzo? Quella è la coda» le sussurrai seguendo le stelle che formavano la mia costellazione preferita «E quelle quattro formano la testa. Lui è Draco» dissi «Malfoy?» chiese divertita «La costellazione del Dragone, non un piccolo codardo sopravvalutato» sbuffai divertito «Ehi! A me sta simpatico!» mentì. Non ci voleva un genio per capirlo «Stai mentendo solo per contraddirmi» affermai «ricorda che io lo sento.» dissi giusto per evitare che mi dicesse altre stupide bugie «Era la costellazione preferita di mia madre. Non per la sua storia. Quella è banale, era solo un guardiano vittima di Ercole» continuai «Mmm, sei pure colto nelle mitologie greche?» chiese stupita «Veramente è stato grazie alla lettura di Percy Jackson» ammisi ridacchiando. Tanto valeva essere sinceri «Anche la mia conoscenza si limita ai libri di Rick Riordan» esclamò lei come se le avessi detto che avevo appena salvato una cucciolata da un edificio in fiamme. Dopo che finimmo di ridacchiare come scemi, ripresi «Le piaceva, perché il suo segno zodiacale cinese era il dragone. Sapevi che per loro, il dragone era un animale sacro, saggio e potente da venerare? E non una creatura stupida e spaventosa di cui avere paura? Era il simbolo di potere degli imperatori. Mia madre li ammirava principalmente per la loro saggezza. Si diceva che fossero creature del cielo, i protettori della Terra. Mia madre era affascinata dalle creature mitologiche orientali.» raccontai mentre la mia mente mi riportava indietro nel tempo. Assieme alla donna che avevo amato più di chiunque al mondo. A mia madre. «Il tuo tatuaggio...» realizzò lei spezzandomi da quell'incantesimo del tempo. Stavo perdendo il mio controllo. «Sì, è in suo onore. Volevo che mi guardasse le spalle» ridacchiai imbarazzato. Forse le sembravo un mammone. «Sta sera volevo farmi guidare da loro, quelle luci che di giorno non ci sono per darmi la forza di rivelarmi» mi alzai e accesi nuovamente le fiamme. Era giunto il momento della svolta. Della confessione. Ce la potevo fare. Presi un respiro e parlai «Ma tu Sof... Tu sei una luce perenne, sei il sole nelle tenebre del mio cuore e io...» oh, no... Sto perdendo il filo del discorso... «Io... Non so da quando e non so il perché ma è una cosa che non posso più ignorare e nascondere» balbettai per poi ridere nervosamente. Stavo facendo una figuraccia. «James...» la sentii dire. Non mi poteva per fermare ora. Non ora! Per favore! Altrimenti non so più come andare avanti!
«Volevo che tu sapessi che non sono confuso. Sono sicuro di quello che provo.» iniziai pure a gesticolare. Maledizione! Ma ormai non potevo più tirarmi indietro. Siccome la mia mente mi aveva cancella tutte le frasi intelligenti e di senso compiuto che avevo preparato, mi lasciai guidare dal cuore. Un cuore che decisamente non sapeva formulare frasi. «Non cerco in te la Sophie che avevo conosciuto cinque anni fa. Perché io sono innamorato di te.» non ci credo! L'ho detto! «Non di lei, di te, solo di te.» aggiunsi con enfasi in modo che fosse chiaro a lei e a me. «Credi di essere molto diversa da cinque anni fa, un'altra persona, ma io amo quello che fa di te Sophie Hunter.» affermai con tutta sincerità «Non sono solo i ricordi che caratterizzano una persona» Beh, non si torna più indietro. «Probabilmente penserai che io stia farneticando e magari le mie frasi non hanno nemmeno un senso logico e... » Non me lo sarei mai aspettato. Improvvisamente sentii le sue labbra sulle mie. Le sue labbra che smorzavano le mie maldestre parole che inciampavano l'una sull'altra. Le sue morbide labbra premere contro le mie. Le distanze annullate da lei, di sua completa volontà. Ci misi un po' a realizzare. La sorpresa piano piano lasciò spazio alla comprensione. Oh cazzo! Esultai mentalmente e accolsi con piacere quel suo gesto. Con troppo piacere e ansia. Le mie mani raggiunsero la sua vita per attirarla più vicino, mentre mi godevo le sue labbra e... Mio Dio... La sua bocca, la sua lingua, il suo sapore, la sua essenza. Le sue braccia mi circondarono e mi infilò le dita tra i capelli facendomi sentire amato. E anche io volevo farle capire che la amavo, che la amavo veramente tanto. Avrei voluto capirlo prima e dare alle mie fiamme immediatamente quel grande sentimento. Sophie si fece trasportare dal bacio. Non sembrava particolarmente esperta e questo mi rese particolarmente felice. La baciai come non avevo mai baciato nessuna. La baciai con sentimento, con tutto me stesso, come non avevo mai osato fare. Come se le mie labbra avessero aspettato inconsapevolmente solo lei. «Tu non hai idea da quanto tempo desideravo questo momento» sussurrai guardando il suo volto accaldato quando i staccammo per riprendere fiato. «Hai un sapore... Wow» mormorò lei a pochi centimetri da me, con i nasi che si toccavano e con respiro affannoso e occhi brillanti. «Stai baciando James Sharp, stella. Tutto di me è wow» replicai ghignante. Perché per quanto quella ragazza mi avesse rammollito ero pur sempre James Sharp. Lei si portò a cavalcioni sopra di me. Piegò la testa verso il basso mentre il mio volto si alzava per raggiungere il suo. Mi baciò di nuovo. «Odio darti ragione» mormorò prima di avventarsi ancora su di me. È Natale! È Natale e piovono marshmallow! È Natale, piovono marshmallow e siamo ad Hogwarts! Sento la magia più grande di tutti i tempi scorrermi nelle vene... E solo per far notare a tutti che il mio cervello era andato in tilt. Sentii le sue mani percorrermi audacemente l'addome, le sue dita seguivano il solchi degli addominali, mandandomi letteralmente in estasi. Io al contrario, non sapevo nemmeno dove mettere le mani. La percorrevo tutta seguendo da sopra i vestiti le sue forme. Desiderando di più. Ero sicuro che si fosse accorta da sola che ero irrimediabilmente eccitato. Non potevo di certo nasconderlo. E poi era sopra di me! Oddio... La ragione mi mandò un messaggino che risuonò come un campanello. Dovevo fermarmi. Dovevo fermarmi prima che ci pentissimo entrambi. Beh, io non di sicuro. Ma lei. Lei potrebbe. Le afferrai le spalle e la allontanai da me, staccandomi di malavoglia. Lei mi guardò confusa, scocciata e probabilmente offesa, così mi affrettai a dire «Ehi, non fraintendermi» dissi cercando di respirare normalmente «Solo... Non corriamo troppo. Dovremmo essere maturi in questo campo, e non comportarci come degli animali privi di ragione» le dissi aggiustandole i capelli scompigliati davanti al volto. Lei annuì e si spostò da sopra di me. Si strinse le guance accaldate tra le mani mentre io non riuscivo a smettere di guardarla. Dovevo ancora realizzare di aver limonato alla francese con la ragazza dei miei sogni. «Piantala di sorridere in quel modo. Sei ridicolo» esclamò lei imbarazzata con un bellissimo sorriso sulle labbra. Non ce la feci. Non riuscii a resistere. Mi fiondai su di lei e la bloccai a terra, rimanendole sopra senza pesarle. «Ho detto che dovremmo andarci piano. Non di smettere» sussurrai suadente prima di appropriarmi di nuovo di lei. Ci baciammo per non so quanto tempo. Le stuzzicai la pelle accaldata e le baciai il collo invitante, neanche fossi un vampiro assetato. Rotolammo un po'sul terreno duro finché lei non strillò «Ahi!» la sua schiena aveva urtato un sasso leggermente appuntito e a quel punto convenimmo assieme che era meglio rientrare nelle tende. Lei si alzò e allungò una mano mentre io ero ancora disteso a gambe e braccia allargate. Afferrai la sua mano e la tirai di nuovo sopra di me, facendola scoppiare a ridere «Dai Jay! Andiamo a dormire» disse divertita provando di nuovo a sfuggire dalle mie grinfie. «Ti amo» le ripetei. Mi scoccò un bacio a fior di labbra per poi invitarmi ad alzarmi. Raggiungemmo le tende e iniziai già a sbuffare. Non avevo la minima voglia di lasciarle la mano o di lasciarla in generale. Ma Sophie non disse niente e mi trascinò dentro la tenda assieme a lei. Come se fosse normale che dormissimo insieme. Ci infilammo entrambi nel sacco a pelo, anche se era un po' stretto. Si accoccolò a me e mi strinse come se fossi la cosa più importante nella sua vita e che non mi avrebbe lasciato andare mai più. Stile Koala con l'albero. 
Io la avvolsi con le mie braccia e appoggiai il mento tra i suoi capelli.
Era stata una giornata intensa. Molto intensa. Sentivo la stanchezza pesarmi e le palpebra si chiusero automaticamente. Vedevo già Morfeo con la sua polvere del sonno. Assomigliava un sacco a Zach... Perché aveva la faccia di Zach? Perché Zach si fa chiamare Sandman? Nel dormiveglia sentii Sophie chiamarmi «James?» «Mmm?» mormorai. Ma non ero sicuro di averlo fatto. «Ti amo» la sentii dire. O forse ero già caduto nel mondo degli sogni e quelle erano le parole che più volevo sentirmi dire. Era comunque un bel sogno.

Aprii gli occhi. È stato tutto un sogno. Mi dissi. Uno splendido meraviglioso sogno. Sospirai e qualcosa mi solleticò il naso. Abbassai lo sguardo e sentii il dolce profumo di Sophie invadermi le narici. Poi realizzai chi era che mi stava abbracciando e dove mi trovavo. Non è stato un sogno? Quasi esultai. Il telefono nella giacca vibrò riportandomi bruscamente alla realtà. Allungai la mano e raggiunsi quello stupido aggeggio infernale. Controllai lo schermo e notai che l'utente era anonimo. Mi liberai dall'abbraccio di Sophie di malavoglia e gattonai fuori dalla tenda, prima di rispondere «Fa che sia un buon motivo, altrimenti ti stacco il collo» dissi «Ieri eri tanto dolce con "grazie di qua" e "grazie di là", oggi invece mi vuoi staccare il collo?» sentii scherzare la voce di Nox. «Ho i miei buoni motivi» affermai. «Io non ne ho... È da un po' che aspetto tua sorella e i suoi amici. Sono in tremendo ritardo.» disse il ragazzo. Me lo immaginai appollaiato su un albero a guardare i passanti. «Fra un po' ti raggiungo.» «Un po' quanto?» chiese lui «Ti richiamo io» affermai prima di attaccargli il telefono in faccia. Guardai il sole che ormai era sorto e iniziai a mettere via l'altra tenda senza fare rumore. Il giorno precedente Sophie mi aveva messo in testa l'idea di poter e di riuscire a far pace con mia sorella e io... Ci volevo provare. Il piano iniziale era di accompagnare Sophie fino a Phoneix e di farla incontrare "casualmente" alla festa con la squadra dei ragazzi, mentre io mi dileguavo in silenzio senza farmi notare. Ma non potevo andarmene senza aver almeno tentato di parlare con lei... Di farle capire che non avevo mai smesso di volerle bene. Sperai di riuscire a tornare in tempo per rivedere Sophie svegliarsi... In caso contrario ci avrebbe pensato Nox. Mi affacciai all'interno della tenda e la vidi che dormiva ancora beatamente. Sorrisi e sussurrai «Tornerò». Salii sul SUV e richiamai il mio amico. «Pronto?» rispose immediatamente «Fammela incontrare.» dissi «Sicuro?» chiese titubante dopo vari secondi di pausa «Sicurissimo. È importante Nox» dissi. Lui sospirò «Ci sono cinque stelle, lì dove colui che viaggiò, lasciò ogni speranza... Buona fortuna amico. Ti serve» un indovinello. Evidentemente erano lì, con lui. «Ricevuto... E Nox... Grazie, grazie per tutto» lui non rispose e riattaccò. Misi in moto e mi diressi verso la città.

Angolo autrice

Vi starete chiedendo come mai riesca a pubblicare così spesso in questi giorni vero? La verità è che questi capitoli erano pronti da tempo, in attesa di una rilettura. Quindi non ci ho messo niente. Al contrario i capitoli di Perdita vanno proprio scritti da 0, quindi richiedono più tempo. Questo è un POV che mi hanno chiesto in tanti e spero che vi abbia soddisfatto. Se avete altre richieste sono tutt'orecchi! Ora torno a studiare storia e addio!

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