7. Nick: Febbricitante
Entrai nella saletta con passo malfermo.
Avevo una percezione poco chiara di ciò che mi circondava, poiché il mal di testa sembrava richiamare tutte le mie attenzioni, creando una barriera di piombo attorno a me.
Passare la notte in bianco non era stata un'idea così buona infondo.
La fatica si stava facendo sentire anche troppo.
A mala pena mi accorsi che Arianne mi aveva affiancato e che le luci si stavano abbassando.
Le pareti mutavano di pixel in pixel e immediatamente dopo ci trovammo a galleggiare su una nave da crociera.
Una leggera brezza mi scompigliava i capelli e il sole, alto in cielo, brillava caldo e insistente.
Nella proiezione c'era anche un gran numero di persone chiassose, che mi trapanavano i timpani. In sottofondo, il suono delle onde e dei gabbiani.
«Che meraviglia!» esclamò Arianne senza riuscire a trattenersi.
Ma io non riuscivo a rallegrarmi. Nonostante il mal di testa, il mio naso aveva compiuto il suo dovere. Oltre all'odore salmastro dell'acqua sentivo qualcos'altro.
«Tempesta.» realizzai.
«Tempesta?» chiese Arianne che si era sporta oltre la ringhiera.
«Sta arrivando una tempesta.» dissi.
«Dobbiamo fermare una tempesta? E come facciamo?» chiese la ragazza.
Se avessi imparato a controllare la gravità come avrei dovuto, saremmo potuti salire in cielo e con l'aiuto dei poteri di Arianne, riscaldare l'atmosfera e cambiare le correnti. Nello stato in cui ero, non potevo nemmeno creare dei dischi d'aria per portarci in alto. Avrei rischiato di far precipitare Arianne in acqua.
Alzai lo sguardo verso il cielo, il quale, si stava già rannuvolando. La dolce brezza era stata sostituita da un vento freddo e potente.
La gente stava mollando i propri sdrai e la piscina per rifugiarsi all'interno della nave.
Tutto ad un tratto, un forte calore iniziò ad espandersi dalla mia schiena e a diffondersi in tutto il mio corpo, come se fossi stato appena avvolto da delle calde coperte.
Arianne mi aveva messo una mano sulla schiena e mi stava proteggendo dal freddo attraverso i suoi poteri.
«Stavi tremando.» mi spiegò ritraendo la mano.
«Grazie.» le sorrisi grato.
«Ora che si fa?» mi chiese sorridendomi in risposta incoraggiante. I suoi grandi occhi castani mandavano bagliori pieni di determinazione. Si fidava dei miei giudizi e qualsiasi cosa le avessi chiesto, lei avrebbe dato il massimo. Arianne era fatta così.
Dovevo fare in modo di non deluderla.
«Ascolta, sappiamo già che si tratta di una tempesta. Quel che dobbiamo fare è impedire che avvenga. Ora ci porterò entrambi lassù e attraverso i nostri poteri cambieremo la temperatura.» dissi cercando di essere più sicuro di me.
«Okay.» disse Arianne.
«Giusto per sicurezza, siamo sicuri che il cielo sia l'unico problema?» chiese lei alzando lo sguardo verso l'alto.
«Sì, perché?»
«Mi fido di te, Nick.» replicò semplicemente la ragazza balzando sopra la ringhiera e rimanendo in perfetto equilibrio come un gatto.
Arianne non vacillò nemmeno un secondo quando si buttò giù verso il mare.
Corsi verso la ringhiera e mi sporsi oltre, ma Arianne non si era tuffata nell'acqua, anzi, con la forza delle fiamme si spinse verso l'alto come un razzo.
Mi affrettai a saltare anche io, controllando i venti in modo da venire trasportato verso l'alto.
Arianne roteava in cielo e si lasciava cadere a tratti divertita.
La raggiunsi in uno dei momenti in cui si lasciò andare, in modo che cascasse tra le mie braccia.
«Quando hai imparato a farlo?» chiesi stupito.
Il sorriso gioioso sul volto di Arianne svanì non appena i suoi occhi castani incrociarono i miei.
Distolse lo sguardo.
«Me l'ha insegnato James qualche mese fa. Solo che non ho mai avuto la possibilità di usare mosse simili in missione.» disse tenendo lo gli occhi bassi.
«Non pensavo che avresti ancora potuto stupirmi, Arianne Barker.» commentai divertito lasciandola andare.
La ragazza riuscì a mantenersi in equilibrio immediatamente in aria, con il fuoco sparato anche da sotto la pianta dei piedi.
Ispirai aria fredda ed elettrica e piano piano iniziammo il nostro lavoro.
Ad un tratto, nel bel mezzo dell'operato, Arianne mi richiamò costringendomi a fermare il mio ricamo con i venti.
«Guarda sotto di noi, Nick! L'acqua attorno alla nave sta ribollendo!» esclamò la ragazza.
«Cosa?» chiesi scioccato.
Mi era difficile ragionare in quel momento. La novità improvvisa faticava ad inculcarsi nella mia mente già stanca. Elaborare un nuovo piano per adattarsi alla situazione sembrava impossibile.
Arianne mi chiese più volte cosa dovessimo fare, ma io ero rimasto paralizzato in cielo.
Senza aspettare altro Arianne si lasciò cadere verso il basso, permettendo alla gravità di farla precipitare.
Gridai, ma lei atterrò senza alcun problema sul ponte della nave.
Mentre cercavo di raggiungerla riuscii a comprendere che la situazione era mutata e che il problema era probabilmente un vulcano sottomarino.
Sulla superficie dell'acqua spuntavano, come funghi, pesci morti e il mare si stava agitando per via del maremoto. La nave sulla quale c'erano centinaia di passeggeri era troppo lenta per potersi allontanare dal disastro.
Se fosse stata una barca a vela, avrei potuto fare molto di più o se fossi stato un Imperium dell'acqua, ma in quel momento, non sapevo veramente come uscire dalla situazione.
Non riuscivo più a pensare lucidamente e stavo lasciando che il panico mi sovrastasse.
«Nick! Riprenditi!» esclamò qualcuno.
Mi voltai verso la fonte? confuso, quando mi arrivò uno schiaffo in faccia.
Il colpo risuonò acuto nella mia testa dolorante e bruciò. Però riuscì a risvegliarmi.
«Mi butto. Posso fermare il vulcano» sentii dire Arianne.
«Non puoi, l'acqua è bollente, ti ustionerai.» dissi scuotendo la testa, ma nell'esatto momento in cui lo dissi, capii che mi stavo sbagliano.
«No. Hai ragione, possiamo spegnerlo. Creerò uno scudo d'aria per noi.» affermai immediatamente dopo.
Arianne mi guardò con un sopracciglio inarcato, evidentemente ero suonato abbastanza incoerente alle sue orecchie. Ma non si fece troppe domande.
«Allora che aspetti.» mi rimproverò invece.
Così, senza aspettare altro la ragazza si tuffò nuovamente dalla ringhiera e io la seguii a ruota, lasciando che il mio istinto mi guidasse.
La corrente d'aria ci avvolse come una coperta e appena penetrammo nell'acqua essa si dilatò, creando una bolla impenetrabile d'aria.
Mano a mano che scendevamo iniziavo a sentire sempre più caldo e il buio mi disorientava.
Fortunatamente scorgemmo la lava incandescente e luminosa immediatamente. Nonostante fossimo in acqua, riuscivo a percepire il terremoto che vibrava nelle mie vene. Si trattava di qualcosa di naturale e primordiale, qualcosa di molto più grande di noi.
Venni preso dall'incertezza e per un momento pensai che sarei potuto morire lì sotto.
Ma Arianne non era d'accordo. Mi costrinse ad avvicinarmi e allargò le mani.
«Se posso accendere, posso anche spegnere.» la sentii borbottare tra lei e lei.
Iniziammo entrambi a sudare dal caldo mentre la vedevo lottare contro il vulcano.
L'aria dentro la mia bolla iniziava a farsi soffocante. Chiusi gli occhi cercando di modificare i venti attorno a me e solidificare meglio la barriera che avevo creato per noi.
Un tempo ci ero riuscito dopotutto.
Una parte della mia mente continuava a pensare che stavamo affrontando l'impossibile, ma poi guardai Arianne e lessi tutta quella determinazione nei suoi occhi.
Vidi la lava ritirarsi lentamente.
Ma il calore soffocante persisteva e il buio mi schiacciava. Persi per un attimo solo la presa sull'aria attorno a me ed essa si dissipò, lasciandoci entrambi in balia della pressione e dell'acqua.
Pensai che saremmo morti bruciati dalle acque incandescenti, ma mi sbagliavo di nuovo. L'acqua era stranamente fredda.
Ma ciò non permise i miei polmoni di respirare.
Non riuscii a trattenere il fiato e agitandomi nell'oblio, permisi all'acqua di penetrare nei miei polmoni.
Arianne
Pensai mentre affondavo.
Poco prima di perdere conoscenza sentii un risucchio. Il mio corpo cadde verso il basso e urtai qualcosa di duro.
Percepii l'aria e i miei polmoni rigettarono l'acqua ingoiata.
In preda ai spasmi respirai avidamente e mi misi in ginocchio, gocciolante e infreddolito.
Mi guardai attorno e mi ritrovai in una stanza bianca.
Arianne.
Pensai di nuovo. La cercai con lo sguardo e la vidi mettersi seduta, nel tentativo di far evaporare i suoi vestiti.
Corsi verso di lei e la abbracciai sollevato.
«Ahi! Nick! Che stai facendo?» balbettò lei con voce stridula.
I suoi capelli erano bagnati e impedirono alle mie dita di scorrere liberamente tra essi.
«Stai bene.» dissi sollevato allontanandola da me ma con le mani sulle sue spalle.
Arianne aveva il viso arrossato e un leggero tremolio alle ciglia, che in quel momento sembravano più lunghe.
Le sue labbra si aprivano e chiudevano nel tentativo di formulare qualcosa.
«Certo che sto bene. Seth non avrebbe permesso che ci sarebbe successo qualcosa di veramente grave.» disse abbassando lo sguardo.
Ci misi un po' sia a capire che a ricordare che eravamo in una simulazione.
«Giusto.» dissi imbarazzato. Mi ero lasciato prendere dalla situazione e non ero riuscito a mantenere la mente lucida come mi era stato insegnato. Se permettevo ad un leggero mal di testa di scombinarmi così, allora non ero in gamba come pensavo di essere.
Cercai di rimettermi in piedi ma poco dopo crollai nuovamente a terra.
«Nick...» si precipitò Arianne in mio soccorso.
Non riuscii nemmeno a guardarla per quanto mi sentivo debole ed umiliato.
La scansai e riuscii a mettermi in piedi. Uscii dalla sala e non attesi nemmeno che Seth mi desse prova del mio fallimento che mi allontanai.
Sentii solo l'uomo che fermava Arianne per il resoconto.
Non seppi come, ma ritrovai sul tetto della base. Avevo forzato la serratura, non avendo il pass per accedervi.
Il tetto era un'ampia spiazza segnata dai segni per l'atterraggio di elicotteri. I bordi erano attraversati da tubi che serpeggiavano per tutto il perimetro. L'aria, lassù, tirava più forte e io, con i vestiti ancora bagnati, stavo gelando. Però non mi mossi.
Mi sollevai con l'aiuto del vento e mi appoggiai delicatamente in cima alla piazzola della struttura dalla quale ero entrato.
Mi sedetti, lasciando le gambe a penzoloni. Poi rovesciai la testa indietro, sorreggendomi con le braccia e fissai il cielo.
La tranquillità durò poco perché il telefono mi suonò e io risposi senza guardare chi fosse.
«Pronto?»
«Nick! Mi hai risposto! Oh, e ora che dico? Non me l'aspettavo.»
Eli.
Solitamente ignoravo le chiamate di mio fratello, non avendo voglia di parlare con lui per circa il novanta percento delle volte.
Ero tentato di attaccare, ma non avevo una scusa plausibile.
«Prova a chiedergli come sta, dopotutto è quello che vuoi sapere no?» sentii suggerire ironicamente da una voce femminile in sottofondo.
«Giusto. Come stai Nick? Come vanno le cose?»
Quello stupido fratello maggiore imbranato...
«Come al solito.» replicai secco.
Sapevo che lui ci rimaneva male quando mi comportavo così, però non riuscivo a farne a meno. Non provavo più rancore nei suoi confronti, ma era come se, con mio fratello, avessi il diritto di essere infantile. Con lui pensavo di poter rilasciare la mia frustrazione e le mie qualità negative.
Mi approfittavo della gentilezza di Eli senza riuscire a controllarmi e forse era questo il motivo per la quale lo evitavo tanto spesso. Per non far emergere quelle parte di me.
«Non sembri di buon umore.» disse.
«No. Considerando che sono un fallimento in tutto quello che faccio, no. Non sono per niente di buon umore.» lo dissi come se fosse colpa sua.
«Vuoi dirmi cos'è successo?»
«No. Non mi va.» dissi già pronto a riattaccargli il telefono in faccia.
Come faceva a sopportarmi?
«Okay. Sta di fatto che sono felice di poterti rivedere presto, Nick.»
«Eli...»
«Dimmi»
«Come ci sei riuscito?» chiesi.
«A fare cosa?»
«Ad essere così in pace con te stesso.»
Ci fu un lungo silenzio dall'altra parte del telefono e per un attimo pensai che avesse riattaccato.
«Paura, credo. Se non mi fossi accettato per quel che sono, non sarei stato abbastanza in gamba da proteggere te.
Ogni parte di te è capace di renderti peggiore o migliore, sta a te la scelta.»
«E se fossi sicuro che una parte di me è solo e soltanto brutta? Che questa parte di me sarebbe capace soltanto di far del male? Ma che non riesco proprio a rinunciarci?» sicuramente Eli aveva percepito la nota disperata nella mia voce, e mi pentii immediatamente di avergli posto la domanda.
«Nick, nessuna parte di te può essere tanto orribile»
«Tu non capisci...» dissi prima di chiudere il telefono. Per sicurezza lo spensi direttamente, in modo che mio fratello non potesse richiamarmi.
Mi accorsi che stavo tremando. Il mio corpo era percosso da brividi incontrollabili e il mal di testa si era fatto più acuto. Gli occhi mi si chiudevano e la tentazione di raggomitolarmi in posizione fetale e rimanere lì era forte.
Ma forse sarei dovuto tornare in camera mia.
Scesi con un balzo, ma i miei piedi non ressero come avevo previsto. Crollai a terra.
Ringraziai mentalmente che non ci fosse nessuno ad assistere alla mia pateticità.
Scesi le scale a passo malfermo, con la testa che sembrava pesare una tonnellata.
Mi serviva solo un letto in cui riposare. Dovevo solo raggiungere la mia camera.
Dopo esser inciampato sulle scale una seconda volta, compresi che probabilmente avevo la febbre e andare sul tetto bagnato fradicio non era stata una grande idea.
Mentre mi trascinavo moribondo per i corridoi, senza capire veramente cosa mi accadesse intorno iniziai a sentirmi parecchio ridicolo.
Ero stato solamente bagnato da dell'acqua.
Come poteva un po' di essa mettermi K.O.? Non potevo accettarlo.
Eppure mi sentivo privo di forze e vedevo tutto luccicare. Sembrava che il mondo girasse nonostante cercassi di fermarlo scuotendo la testa.
Sentivo la testa pesante oltre che freddo e caldo assieme. Rivoli di sudore freddo mi bagnavano la maglietta lasciandomi nell'indecisione di levarmela o prendere delle coperte per coprirmi.
Un po' di sonno... Mi ripetevo.
Barcollai verso la mia stanza e aprii con fatica la porta.
«Nick?» sentii qualcuno chiamarmi ma la ignorai volutamente.
Entrai in camera mia. Due passi e sarei arrivato al letto.
Inciampai maldestramente sui miei stessi piedi ma qualcuno mi sostenne.
Mi voltai giusto per vedere il volto di Ary. Mi guardava con quei occhioni cioccolato pieni di preoccupazioni.
«Nick hai la febbre!» esclamò appoggiandomi una mano sulla fronte.
Ah! È così fresca.
Afferrai il suo polso e lo premetti sulla mia fronte godendomi quel leggero contatto.
«Nick...» protestò la ragazza che tentava di liberarsi. Lasciai correre la sua mano sul mio collo per poi afferrare anche l'altro polso e portarmi la mano sulla guancia, bloccandola lì.
«Stai ferma» ordinai.
Era incredibile che un Imperium del fuoco avesse le mani tanto fresche. Forse anche il resto di lei era altrettanto fresco.
Barcollai verso di lei facendola finire contro il muro.
«Nick ma...»
Ignorandola appoggiai la mia fronte contro la sua ritrovandomi a respirare la sua stessa aria. Socchiusi gli occhi notando il suo volto vicinissimo.
È sempre stata così bella? Da quando?
Glielo stavo per dire ma le parole mi morirono in gola. Non avevo la forza di parlare e mano a mano la mia presa si stava allentando sui suoi polsi.
Lasciai cadere la mia testa sulla sua spalla per poi appoggiare il naso nell'incavo del suo collo. Ispirai il suo profumo.
Dovevo assolutamente dormire. Avevo sonno. Ero stanco. E il letto era troppo lontano. Scivolai verso il basso trascinandomi giù anche lei e mi ci appoggiai in modo invadente per poi cingerla, evitando che cercasse di scappare. Era calda ora. E questo giovava ai brividi di freddo che mi percorrevano. Senza nessun preavviso, mi addormentai.
Ero semi cosciente quando sentii la voce di qualcun altro.
«Che state facendo?» chiese la nuova arrivata.
«Niente! Assolutamente niente! Ha la febbre e mi è crollato addosso!» replicò il mio cuscino vibrante. Era morbida.
«Non potevi chiedere aiuto ad uno dei ragazzi? Cosa vuoi che faccia io?» chiese sempre la stessa voce, più vicina.
«Non sono più disposta a chiedere qualcosa ai gemelli; con Ian non ho tutta questa confidenza e mi sembrano ovvi i motivi per cui non ho chiesto al Rubinetto.» brontolò il mio cuscino.
«E poi tu sei un Imperium di terra. Si sa che gli Imperium di terra sono più forti fisicamente.»
«Non fare l'idiota. Non c'è nessuna terra che mi può aiutare a sollevare Nick Twain. Ma l'hai visto? È il doppio di me!» brontolò lei.
«Andiamo Tiara! Aiutami! Non posso certo restare in questa posizione per sempre!»
«Non credo che ti dispiacerebbe.» commentò l'altra, ma subito dopo sentii che qualcuno mi stava spostando.
«Santo cielo! Ma quanto pesa?» brontolò.
In seguito mi staccarono dal mio cuscino e poi ritornai a dormire.
Aprii le palpebre leggermente, ancora intontito dal sonno. Una figura era appoggiata sulla mia scrivania e dormiva.
Voltai la testa di lato per controllare meglio e una pezza bagnata mi scivolò giù dalla fronte.
Arianne sonnecchiava con la testa appoggiata alle braccia incrociate e accanto a lei vi erano alcune medicine in pillole e un bicchiere d'acqua.
Mi alzai con la testa dolorante. Uno sguardo alla finestra e mi resi conto che era ormai notte fonda.
Mi alzai, scoprendo che qualcuno mi aveva spogliato, lasciandomi in boxer.
Mi alzai e presi le coperte per coprire Arianne, poi mi diressi in bagno per farmi una doccia.
Mi sentivo meglio anche se dallo specchio le mie guance erano ancora rosse. Probabilmente avevo ancora qualche linea di febbre, ma almeno ero lucido.
Ricordavo vagamente lo stato di trance in cui mi trovavo quella mattina.
Uscito dalla doccia mi avvolsi un asciugamano attorno alla vita e ne presi pure uno da passarmelo sui capelli bagnati.
Quando ritornai in stanza presi le medicine accanto ad Arianne, per poi mettermi davanti al computer e scaricare il video della simulazione.
«Umh, ti sei svegliato.» sentii sbadigliare la ragazza. Arianne si stirò come un gatto e si stropicciò gli occhi.
«Ah, che scomoda è la tua scrivania.» borbottò ancora mezza addormentata.
Sorrisi.
«Allora dormi nel letto.» le suggerii.
«Nel letto? Sì, non è una brutta idea.» disse prima di trascinarsi nel letto e ricoprendosi col piumino.
Si riaddormentò subito.
Sorrisi ancora divertito.
Dopo essermi rivestito ed essermi asciugato i capelli. Sistemai il rapporto in fretta e tornai ad infilarmi anche io nel letto.
Non volevo pensare alla pessima giornata appena passata. Ricordavo persino una chiacchierata con mio fratello.
Presto ci saremmo rivisti e mi sentivo a disagio a rivederlo dopo quello che gli avevo confessato.
L'ultima cosa che vidi prima di addormentarmi di nuovo, fu il dolce volto addormentato di Arianne.
La mattina seguente la sveglia suonò come al solito. Mi sentivo già molto meglio.
La differenza con le altre mattine era che una ragazza mi era spalmata addosso e non riuscivo a muovermi come volevo.
Arianne si stringeva a me come un koala.
«Arianne?» la chiamai scuotendola per il braccio.
In risposta si strinse ancora di più a me.
«Arianne, dovremmo alzarci o saremo in ritardo.» le dissi.
«Saremo?» borbottò assonnata.
Sollevò la testa e mi guardò confusa. Poi piano piano la vidi prendere consapevolezza e spalancare gli occhi.
«Cosa...» borbottò alzandosi in piedi.
«Che ci faccio nel tuo letto?!» esclamò rossa in volto.
«Dormivi. Prendendomi per un cuscino. Evidentemente sono comodo.» commentai ridendo della sua espressione sconvolta.
«Tu sei vestito!» esclamò ancora.
«Perché? Mi preferivi nudo?» chiesi scherzando.
«No! Ma significa che ti sei svegliato!» disse con tono accusatorio.
La fissai sconcertato.
«Sì...?» chiesi incerto. Non capivo che ragionamenti stesse facendo quella ragazza.
«Tu... Io... Noi... Vado in camera mia.» concluse dopo aver balbettato parecchio. Poi corse fuori da camera mia.
Scrollai le spalle e poi mi alzai dal letto anche io.
Angolo Autrice
Capitolo breve breve, ma le cose si faranno più interessanti quando andranno in Italia, questi sono solo capitoli di base 🤔 in modo che possiate conoscere un po' meglio i personaggi.
Certo che Nick è veramente insensibile nei confronti di Arianne, non vede proprio che quella povera ragazza è cotta persa di lui? C'è da dire però che non sembra ricordarsi di esserle praticamente saltato addosso... Magari un giorno capirà.
Il prossimo capitolo è dal POV di Nathan e non ho ancora deciso il titolo. I titolo dei POV di Nathan sono decisamente più difficili di quelli degli altri due. Capirete.
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