48. Nick: Lezioni
«Mi odia? No, vero? Non mi risponde nonostante abbia visualizzato!» commentai a me stesso fissando il telefono.
L'espressione di Tiara diceva "sei patetico".
«Sono tre giorni che non mi risponde! Tutti avrebbero già risposto! Anche se volesse fare il trattamento del silenzio, non credi che così sia esagerato?! E se le fosse successo qualcosa?!» continuai nel mio monologo ignorando l'esasperazione nell'espressione di Tiara.
«Non so cosa tu pretenda da lei dato che sei partito all'improvviso senza dirle niente e non l'hai contattata per settimane. Ary ha tutto il diritto di ignorarti.» affermò Tiara risoluta.
«Sì, ma questa volta è importate» mi lamentai.
Tiara sospirò.
«Perché non le hai detto fin da subito che stavi seguendo le tracce di Nihil perché sospettavi fosse Nathan?» chiese lei.
Rimasi in silenzio a fissare la schermata del mio telefono come se la notifica sarebbe arrivata con solo la mia forza di volontà.
«Non potevo dirglielo finché non ne fossi stato certo. Mi avrebbe accusato di avercela ancora con lui... Penserebbe che sospetto sempre ingiustamente di Nathan Cray...» dissi.
«O che sei stato rapito da un dodicenne» aggiunse.
Mi immobilizzai prima di protestare:«Non sono stato rapito!» esclamai.
«Se lo dici tu» disse alzando le spalle.
Detestavo quel suo tono condiscendente.
«Non sono stato rapito da un dodicenne!» ripetei.
«Semplicemente è capitato che avessi bisogno di suo padre e ho pensato di approcciare lui per primo. Lui si è offerto di aiutarmi e da allora gli ho tenuto compagnia finché non potrò avere un colloquio con suo padre.» spiegai.
«E gli tieni compagnia da tre mesi, certo» commentò roteando gli occhi azzurri.
«Non posso mica obbligarlo a farmi incontrare il padre!» esclamai infastidito.
«E se fossi stato veramente rapito non mi sarebbe permesso avere telefono o te. Tu sei qui» affermai.
Tiara inarcò un sopracciglio.
«Io non sono qua per te. Sono stata assunta dai McEwan per fare da guardia a madre e figlio finché Michael McEwan non è di ritorno a casa. Mi sembra di avertelo già detto la scorsa settimana quando ci siamo visti. Pensavo valesse lo stesso per te, ma chi l'avrebbe mai detto che fossi stato rapito da un dodicenne» continuò pungendo sul vivo.
«Non sono stato rapito da un dodicenne!» esclamai di nuovo.
«Ho sentito dire che Rose e Ary si sono ritrovate a lavorare nello stesso luogo. E che persino Ian e gli Stark si siamo ritrovati assieme per un progetto. Nessuno di noi lavora assieme da anni dopo esserci divisi tra le Basi. È quasi nostalgico.» commentò Tiara arricciandosi i capelli castani tra le dita.
«Non li ho nemmeno sentiti questi tre anni.» dissi.
«Ehi, schiavo! Hai comprato la mia cioccolata sì o no?!» vedemmo spuntare un ragazzino dai riccioli castani con la polo sul grande balcone della villa.
«Scott! Quante volte te lo devo dire che non sono il tuo schiavo!» esclamai puntandogli il dito contro e oscillando il sacco della spesa tra le mani.
«Lo vuoi incontrare mio padre sì o no?!» replicò incrociando le braccia.
Digrignai i denti.
La villa a tre piani dei McEwan era stupenda. La tipica villa da mozzare il fiato di qualcuno che faceva un lavoro fin troppo remunerativo.
Era un prodotto di solidi geometrici impilati uno sopra l'altro che faceva ricordare ben poco una casa. La peculiare architettura di quella villa faceva indovinare l'eccentricità dei proprietari, eppure sapevo che Michael McEwan fosse un uomo silenzioso e inespressivo, alla stregua del noioso.
Ma nonostante la mancanza di personalità dell'uomo era comunque uno scrittore di fama mondiale, ex Luogotenente e colui che probabilmente conosceva la vera identità di Prometeo.
Avevo bisogno di lui.
Era partito per un tour con un cast degli attori in occasione dell'uscita nelle sale cinematografiche di una delle sue opere.
Non potevo interromperlo con tutti quei Popolani che lo circondavano.
Per questo Scott mi aveva convinto a stare lì con lui.
Aveva comunque bisogno di un tutor, secondo la madre.
Per questo ero temporaneamente ospite a casa McEwan e badavo a Scott quando non era a scuola.
Mrs. McEwan era una veterinaria e non aveva tempo di passare molto tempo con Scott, per questo mi era particolarmente grata.
In realtà, anche se non ci fossi stato io, la casa era tutt'altro che deserta.
Tiara non era l'unica tra le guardie, vi erano vari Imperium assunti dalla B.L.C. e c'erano anche le domestiche e la tata di Scott che lavoravano nei giorni feriali.
Scott non era esattamente lasciato solo a se stesso.
Un'altra cosa sorprendente da sapere era che Scott era un Imperium ed era pure inserito in un programma di Iniziati a distanza.
Non sapevo nemmeno che la B.L.C. facesse qualcosa del genere.
Pensavo che Michael McEwan dopo aver avuto un brutto passato con l'Elements sarebbe stato lontano da esso a qualunque costo. A maggior ragione se riguardava suo figlio.
E poi la B.L.C. che permetteva al figlio di un ex Luogotenente con una fedina penale sporca di distruzione di città di diventare Imperium?
Sospirai.
Ormai all'età di ventun anni avevo capito che non ero capace di trovare un senso alle cose. Ero troppo stupido.
Raggiunsi il secondo piano dove si trovava la stanza di Scott, con Tiara a mio seguito.
«Ehi, Tiara! Non dovresti portare anche tu i sacchi della spesa! Il tuo lavoro è solo di salvaguardare la vita di mia madre e la mia.» si affrettò a superarmi ignorandomi del tutto e raggiungere la mia collega alle mie spalle.
Con un sorriso gentile ed educato che non mi aveva mai dedicato, approcciò Tiara e la aiutò con la spesa.
Mi pulsavano le vene sulla tempia ogni volta che sfoggiava quell'atteggiamento.
«Provavo pena per Nick» commentò Tiara impassibile.
«Non provare pietà per gli stupidi e ancor meno per i testardi. E dato che lui è tutti e due, ignoralo e basta.» affermò Scott.
«Oh! Che parole sagge, Scott. Mi sorprendi sempre!» esclamò Tiara mettendosi una mano sulla bocca come se fosse veramente sorpresa.
Scott rise imbarazzato.
«Sai, mio padre è bravo con le parole e si vede che ho ereditato da lui la vena letteraria» disse il ragazzino gonfiando il petto.
Scott aveva l'aria del tipico ragazzino di famiglia benestante con la sua polo, pantaloni stirati, riccioli castani sempre ordinati, sguardo beffardo dietro occhiali dalla montatura elegante e sicuramente costosa.
Ero certo che non avesse amici.
Ovviamente il giudizio era puramente oggettivo, non perché mi stesse antipatico.
Scott aiutò Tiara senza degnarmi di uno sguardo, costringendomi a cavarmela da solo.
«Dammi la cioccolata» disse infine allungando una mano verso di me.
«Si dice?» chiesi.
«Dammi la cioccolata o dico a mio padre di sbatterti fuori di casa senza ascoltarti nemmeno. Lo sai che mio padre mi adora. Farebbe questo e altro per me.»
Dopodiché, mi spronò con una mano con le sopracciglia sollevate.
Era trenta centimetri più basso di me e mi guardava con quell'aria altezzosa.
Okay, lo detesto.
Gli passai la cioccolata.
Lui sorrise e poi si voltò verso Tiara.
«Vado a finire la partita con i miei amici. Rimani per cena Tiara?» le chiese gentilmente.
La ragazza scosse la testa:«Purtroppo ho altri programmi. Ma grazie lo stesso.»
«Peccato! Oggi mamma ha deciso di cucinare da sé. È brava anche se non sembra!» si lamentò ciondolando da un piede all'altro.
«La prossima volta prometto ci sarò» replicò la mia amica.
Gli occhi nocciola del ragazzo si illuminarono.
«È una promessa? È una promessa, vero?»
«Lo prometto, sì» confermò Tiara.
Felice e saltellante, Scott si dileguò nella sua stanza, lasciando in soggiorno solo me e Tiara.
«Com'è possibile che fai perdere la testa ad ogni ragazzo che incontri?» le chiesi dopo un attimo di silenzio.
«Mmm, ti sbagli. Non esattamente ogni ragazzo» affermò camminandomi davanti con le braccia dietro la schiena.
Voltò appena il volto e commentò:«Tu non l'hai persa per me»
Sul suo volto comparve un ghigno misterioso e poi se ne andò.
***
Boccheggiai.
Avevo davanti a me Michael McEwan in carne ed ossa.
Lui mi guardò inespressivo e senza sorpresa, come se fosse abituato a reazioni del genere.
«Michael McEwan. Tu sei?» chiese mentre appendeva il cappotto all'appendiabiti.
Non mi accorsi che si stava riferendo a me finché Scott non mi diede una gomitata al fianco.
Lo stesso ragazzino che lo aveva accolto con finta freddezza quando qualche ora prima del suo arrivo saltava in giro per la casa per la felicità.
«Sono Nicholas Twain. Può chiamarmi Nick, signore» dissi a schiena rigida.
Allungai una mano impacciato, ma lui rimase a guardarla con sufficienza dietro i suoi occhiali.
La rimisi dietro la schiena imbarazzato.
Sentii pure Scott trattenere una risata.
«E il fatto che tu ti trova nella tenuta principale e non in quella del personale significa che tu non fai parte delle guardie assunte immagino. Ripeterò la domanda dato che non mi sembra che tu abbia colto la mia intenzione iniziale: chi sei? E cosa vuoi da me?» chiese dirigendosi verso la cucina mentre una domestica gli portava via il trolley.
«Non mi aggrada venire accolto da uno sconosciuto opportunista dopo un lungo viaggio estenuante e non da mia moglie. Quindi vedi di far in fretta a spiegarti. Hai tempo finché non finisco questo bicchiere d'acqua.» e si portò il bicchiere alla bocca.
Mi affrettai ad iniziare:«Sono il leader dell'ultima generazione di Élite ed ero qui per indagare sulle sue informazioni riguardanti Prometeo. Più che Prometeo ero interessato alla nuova figura di Nihil, dato che sospetto sia qualcuno che conosco e se in caso sapesse qualcosa, potesse collaborare con me.
Ci tenevo ad aggiungere che per quanto riguarda queste ricerche non sono affiliato con la B.L.C., se questo in qualche modo può rendere la questione a lei più confortevole» e finalmente tornai a respirare.
Fortunatamente finì di bere l'acqua appena un'istante dopo.
Appoggiò il bicchiere provocando un tonfo sordo.
«Nihil è Nathan Cray. È questo quello che volevi sapere?» disse con tono calmo e tranquillo.
Eh?
Aspetta, cosa?
Eeeeeeeh?!
Fortunatamente la mia faccia rimase rigorosamente stoica a differenza delle mie grida mentali.
Lo disse così facilmente che faticai a comprendere le sue parole.
«Così? Me lo dice così?! Niente trattative? Niente minacce? Niente fare il difficile? Mantenere segreti? Fare il misterioso? Niente di niente?» esclamai.
McEwan inarcò un sopracciglio.
«Perché dovrei complicare la vita ad entrambi quando posso risolvere le cose facilmente?» disse.
«Ora shoo shoo» disse agitando una mano.
«Scott, papà ti ha portato dei souvenir. Vieni che te li faccio vedere.» disse portandosi via suo figlio al piano di sopra.
Eh?!
Eeeeh?!
Eeeeeeh?!
Io ho sprecato dei mesi per una cosa del genere?! Cioè sì! È quello che volevo sapere, ma... Ma per la miseria!
Rimasi lì impalato finché i McEwan non ritornarono giù per il pranzo.
***
«Sei ancora qui?» chiese McEwan.
Non so nemmeno io perché mi trovi ancora qui, signore.
Volevo rispondergli, ma non ebbi la faccia tosta di replicare.
Mr. McEwan decise che ignorarmi fosse il modo migliore per superare la situazione, con grande imbarazzo della moglie. Almeno Scott sembrava contento, buon per lui.
Ad un certo punto della cena, alla portata finale per esattezza, Scott si fece scappare che fossi un Geminus dell'aria.
«Dicono che i Gemini dell'aria siano gli Imperium dell'aria migliori al mondo! Nick mi ha detto che sa creare campi di forza e controllare la gravità!» esclamò.
Inarcai un sopracciglio.
Da quando mi fa i complimenti?
«Oh? Davvero? Interessante» replicò il padre disinteressato.
«Quindi papà, Nick è più forte di te?» chiese Scott.
Ad un tratto percepii un cambiamento nell'aria.
Le posate di Mr. McEwan avevano smesso di tintinnare e lo vidi appoggiarli ai lati del piatto e ripulirsi con assurda lentezza la bocca.
«Scott, figlio mio. Sai perché l'essere umano può cacciare prede più grandi, forti e pericolosi di lui?» chiese al figlio con innaturale calma.
«Perché è più intelligente e come tale può concepire pensieri complessi che l'animale grosso, forte e pericoloso non può fare» replicò immediatamente Scott.
«Esatto, figlio mio. Ti sei risposto da solo» commentò annuendo e riprendendo a mangiare.
«Come c'era da aspettarsi da papà!» esclamò Scott.
E ripresero a mangiare.
Un momento. Mi ha appena dato dell'animale grosso, forte e pericoloso ma stupido?
«A proposito, hai detto che ti chiamarti Nicholas, non è così?» riprese Mr. McEwan.
«Può chiamarmi confortevolmente Nick» dissi educatamente.
«Sì, Nicholas.» si infilò l'ultimo boccone della bistecca in bocca «Vieni con me dopo mangiato»
Avevo come la sensazione che non gli piacessi un granché, però annuii ugualmente.
Incrociai lo sguardo di Scott che stava sghignazzando ed ebbi una brutta sensazione. Una bruttissima sensazione.
***
Michael McEwan possedeva una sala d'allenamento Hight-Tech per Imperium personale.
E mi chiesi di nuovo. Perché una persona considerata una delle figure più pericolose nel mondo degli Imperium era più adagiata dei membri effettivi della B.L.C.?
Se ci pensavo anche Philip Smith era messo economicamente molto meglio di persone importanti come Joanne Sharp o Seth Frost.
«Vuole davvero duellare con me per dimostrare a suo figlio di essere più forte?» chiesi con cautela. Non avrei mai immaginato che Michael McEwan avesse un lato così infantile.
Ovviamente, non lo temevo. Sapevo di essere il più forte tra gli Imperium dell'aria. Avevo una forza schiacciante rispetto a tutti gli altri.
Non cambiava niente il fatto che fosse un ex Luogotenente.
Eli era considerato già da quando aveva sedici anni l'Imperium più forte della terra superando persino Tania McFingers, la Direttrice della Base del Kansas City, la veneranda esperta dell'arte della terra.
E io avevo superato di gran lunga la Direttrice Storm. Se si trattava di pura forza.
I Geminus del proprio elemento non avevano paragoni in confronto a tutti gli altri Imperium dello stesso elemento.
Ero confidente nelle mie capacità.
«Duellare? Non lo definirei duellare.» rispose lui.
Feci un passo verso di lui confuso, ma qualcosa scattò.
Un brivido mi percosse lungo tutta la schiena e istintivamente mi alzai in volo. Ma il tempo di alzarmi che qualcosa mi colpí alla testa e battei violentemente la faccia a terra.
Sentii i peli sulla nuca rizzarmi e rotolai via prima di vedere una colonna di metallo schiantarsi al terreno, nel preciso punto in cui ero.
Non avevo nemmeno tempo di pensare se Michael McEwan volesse ammazzarmi che ero già in fuga.
Qualche parte del mio cervello mi sussurrò con scherno: "scappi? Di nuovo?".
E quell'attimo di esitazione mi impedì di evocare una barriera che bloccasse la seconda colonna di metallo in arrivo.
Cercai di evocare coscientemente il vento ma, incapace di concentrarmi, il solido penetrò il debole muro d'aria che avevo arrancato.
Strinsi gli occhi e incrociai le braccia davanti a me.
Non sarebbe servito a nulla.
Ma...
L'impatto non arrivò mai.
Aprii gli occhi per ritrovarmi il fondo della colonna ad un palmo dal naso.
Sentii qualcuno schioccare la lingua in disapprovazione.
«E tu saresti il famoso Geminus dell'aria?» vidi Michael McEwan scuotere la testa.
La colonna svanì davanti a me come se fosse stato un ologramma mentre io fissavo male lo scrittore.
«Ma è impazzito?! Non voleva duellare?! Perché non usa il suo elemento?!» sbuffai rimettendomi in piedi invece di rispondere al suo scherno.
«Non ho mai detto di voler duellare» disse tranquillamente spazzolandosi dai pantaloni della polvere invisibile.
«Onestamente, prima di tornare a casa sono già stato informato di te da qualcuno alla B.L.C. Dovevo a loro dei favori, quindi ho pensato di dare un'occhiata. Non mi aspettavo che fossi messo così male. Quanti anni hai detto di avere?» commentò dandomi le spalle.
Poi prese a camminare costringendomi a seguirlo.
«Chi?! Chi l'ha informata di me? Perché? È stato James?» chiesi immediatamente.
«James Sharp è il tuo mentore, non è così? Chissà perché la cosa non mi stupisce. E fammi indovinare, ti ha presentato anche il pargolo di Robert Steel perché ti aiutasse con i tuoi poteri?» commentò disinteressato.
«Se fosse stata Joanne Sharp la tua mentore avrebbe fatto molto di più di quanto suo fratello e il Giustiziere della Notte potessero mai fare.» disse guardandomi con un cenno di disprezzo.
«Sei l'Imperium dell'aria meno Imperium dell'aria che abbia mai visto» affermò.
«Come può dirlo dopo avermi solo attaccato alle spalle con codardia?!» esclamai infervorato raggiungendo il suo passo.
Arrivammo in quello che riconoscevo come l'ala della casa che portava al suo studio. Ci ero passato davanti tante volte, ma senza mai inoltrarmici.
«Come pretendi di poter fare equazioni se non sai nemmeno le proprietà delle operazioni?
Come puoi mettere la glassa alla torta se l'impasto è ancora crudo?
Come puoi scrivere l'ultimo capitolo senza conoscere nemmeno i tuoi stessi personaggi della storia?
Ergo, come puoi insegnare come essere un Geminus quando non sai nemmeno essere un'Imperium dell'aria?
Le basi ti mancano, ragazzo, le basi.»
Non mi offesi. Ero rimasto paralizzato all'entrata della stanza dopo che McEwan aveva aperto la porta.
Come definire il suo studio? Un disastro. Era disordinato e impolverato grazie alla sua lunga assenza da casa.
C'erano libri e fogli per terra, sopra i mobili, sopra la scrivania, ovunque. Ogni superficie disponibile era occupata da fogli, libri, giornali, post-it, penne, fili, matite e tutta la cancelleria.
Se c'erano delle sedie, non si vedevano.
Sapevo che alla domestica era vietato entrare nel suo studio e non faceva entrare nemmeno la moglie e il figlio. Almeno, non in sua assenza.
«E comunque, è il tuo psicologo che mi ha contattato.» disse chinandosi per raccogliere alcuni libri. Ma non per rimetterli apposto. Li spostò sopra un'altra pila di libri, cosicché potesse avere spazio per mettere i piedi.
«Mr. Ekpo?» chiesi incredulo.
In realtà, una volta maggiorenni, non era più obbligatorio frequentare il proprio psicologo e io non ci andavo da quasi tre anni. Per questo mi sorpresi tanto.
Mr. Ekpo, inoltre, non era quel tipo di persona che si intrometteva nelle vite dei suoi pazienti, anzi, certe volte pensavo che non mi ascoltasse affatto mentre parlavo.
C'era stato pure un periodo imbarazzante dove continuavo a dirgli che nessuno mi capiva e nemmeno lui perché non poteva sapere come ci si sentiva ad essere un Geminus.
I giapponesi avevano un modo per definire quel disagio emotivo della mia vita: "la sindrome della seconda media" o altrimenti conosciuta come Chūnibyo.
Si tratta di quel periodo di vita, solitamente adolescenziale, dove una certa persona mostra comportamenti cinici ed egocentrici, con manie di onnipotenza e paura di essere trattati come bambini, pensando di aprire fighi ma mostrandosi in realtà patetici.
In realtà c'erano anche altre interpretazioni più otaku, ma in sostanza significava credersi al centro del mondo e pensare di essere l'unico affetto da problemi che nessuno poteva mai capire.
Dopo aver superato i vent'anni e dopo un esame di coscienza riguardando alla mia adolescenza, me ne vergognavo veramente tanto.
Forse avevo letto troppi manga con protagonisti eroici e dal passato difficile.
No, i manga non sono mai troppi.
Mi corressi immediatamente.
«Non me l'aspettavo da Mr. Ekpo.» ammisi stupito. Non sapevo nemmeno se ero arrabbiato.
«Mr. Ekpo era una delle mie spie nella B.L.C., ma si è affezionato ai giovani lì. Fortunatamente abbiamo riallacciato i rapporti recentemente durante il tour e gli è capitato di raccontarmi di te.» disse McEwan senza che glielo chiedessi.
Lo guardai stupidamente e mi chiesi perché me lo avesse raccontato.
Non sapevo come sentirmi nel scoprire il passato del mio psicologo. A differenza degli altri Senior io non ero particolarmente affezionato a lui.
Certo, mi era stato d'aiuto nel periodo difficile da Iniziato, ma dopodiché non avevo molto da raccontargli. Ero sorprendentemente normale come adolescente, periodo chūni a parte.
«Essendo io uno scrittore, mi ha spesso aiutato nella creazione di profili psicologici dei personaggi.
Sono diventato piuttosto bravo nel capire i problemi delle persone. Siediti, ragazzo. Facciamo una seduta» mi invitò con una mano tesa.
Non capivo dove dovessi sedermi, dato che non c'era spazio nemmeno per stare in piedi.
Così mi mossi a disagio verso una pila di libri sotto la quale sembrava esserci una poltrona.
Osai spostare tutto quel cartaceo, ma non sembrò dare fastidio all'ex Luogotenente dell'aria.
Onestamente, non mi piaceva per niente McEwan e come mi aveva trattato fino a quel momento, ma obbedivo perché ero curioso.
Un angolo della mia mente mi sussurrava che avrei imparato molto da quell'uomo.
La ragione mi diceva che non c'era niente che non avessi già studiato alla B.L.C. e con la presenza dei migliori insegnanti e mentori. La mia formazione di Imperium era perfetta e lo sapevo.
La mente mi diceva che era solo l'esperienza che mi mancava e che non c'era niente che un criminale graziato potesse insegnarmi.
A quel pensiero mi sentii in colpa.
McEwan era in realtà nella stessa situazione di mia cognata Courtney. Liberi finché non commettevano qualcosa di sospetto, perché sapevo che erano tenuti d'occhio.
Per questo McEwan poteva solo assumere guardie Imperium dalla B.L.C., quando sapevo esisteva un circolo di Imperium formati da un gruppo di ex Ribelli.
Ma ciò non significava che non ci fosse nessuna fiducia e sincerità. Eli non era la guardia di Courtney. Erano innamorati. Sono innamorati. E saranno innamorati.
Persino Philip Smith, che tra gli ex Ribelli con le intenzioni meno chiare, era libero di dirigere la sua compagnia come più gli piaceva.
«Sbaglio o ti avevo chiesto la tua età? Però mi sembra che tu non mi abbia risposto, corretto?» chiese a braccia conserte e con uno sguardo capace di tagliare il ghiaccio.
«Perché sembra più un interrogatorio che una seduta? Ventuno, comunque.» dissi.
«Secondo i dati che ho su di te, le volte che hai usato bene i tuoi poteri di Geminus sono stati in momenti di pericolo, quando eri veramente alle strette. Persino il tuo risveglio è legato al pericolo» commentò aprendo un fascicolo.
Aggrottai una fronte:«E quello dove lo ha preso?»
«Me l'ha dato Sharp» disse con noncuranza.
«È violazione della privacy» commentai.
«Forse, ma d'altronde la B.L.C. non è mai stata brava a rispettare i diritti umani. E Sharp non è mai andato d'accordo con la legge e le regole.» mi liquidò.
«Perché è così interessato a me?» mi ritrovai a chiedergli.
Lui alzò lo sguardo verso di me. Avendo la testa china le sue pupille erano tagliare dalla montatura degli occhiali, per cui non mi sembrò veramente che mi stesse guardando.
«Mi annoiavo e volevo ispirazione per scrivere un libro. La prima parte di scrivere una bella storia è documentarsi e fare ricerche» mi spiegò.
Arricciai il naso.
«Comunque sia, ho ricevuto le registrazioni del combattimento che hai avuto contro Nathan Cray quando avevi tredici anni. È stata la prima volta che hai usato i tuoi poteri da Geminus.»
«Cosa? Registrazioni?!» mi raddrizzai pensando di aver sentito male.
«Le sedi della B.L.C. sono tappezzate di telecamere, non penserai veramente che le sale di allenamento degli Imperium, dove è maggiore il rischio di incidenti, non c'è ne siano.» commentò.
«E probabilmente James Sharp è riuscito a impedirti di uccidere Cray nella tua esplosione di potere proprio perché è stato avvertito dagli addetti alle telecamere» aggiunse.
Aprii la bocca, ma non sapendo cosa dire la richiusi.
«Comunque dalle registrazioni, dai rapporti delle tue missioni e dai scritti di Thodd Ekpo è chiaro che hai paura del tuo stesso istinto.
E il tuo istinto è più forte e incontrollabile quando hai paura.
Insomma, hai paura di avere paura. Ma questo lo sai già.»
Distolsi lo sguardo.
Ovvio che lo sapevo già.
Lui mi osservò.
«Non capisco di che cosa ti debba vergognare» disse dopo attimi di silenzio.
Il mio sguardo scatto immediatamente su di lui. Non compresi immediatamente ciò che voleva dire.
«La paura... È la forma più intensa dell'istinto. È normale che i tuoi poteri siano più forti quando la provi.» commentò come se fosse ovvio.
Lo guardai sconvolto. Per me era la prima volta in assoluto che sentivo una cosa del genere.
Mi ripetevo spesso che avere paura era da codardi e io fin da piccolo sembravo avere di ogni cosa.
Certe volte mi vergognavo nel scoprirmi esita de quando ero circondato da persone che avevano sempre coraggio da vendere e si buttavano a capofitto in qualsiasi situazione.
Non era che non sapessi che molti Imperium dell'aria sceglievano sempre istintivamente la fuga e che quindi era normale, ma io tendevo a non pensare più a niente e a causare qualche casino.
Avevo quasi ucciso Cray e avevo solo tredici anni, dopotutto.
McEwan sospirò.
«Hai detto che essendo un Geminus hai studiato con James Sharp» disse incrociando elegantemente le gambe. «Per quale motivo? Perché ti svelasse i segreti dell'essere speciale?» commentò.
Mi irritai. Sembrava volesse denigrare tutto il lavoro che aveva fatto James per me.
Aprii bocca per dire quanto quell'uomo avesse fatto per me ma McEwan mi interruppe.
«Hai mai riflettuto sul motivo per cui puoi dominare l'aria anziché sul fatto che sei diverso da tutti gli altri?» chiese. «Insomma, le basi. Le basi per essere un Imperium dell'aria decente» aggiunse agitando una mano.
«Ovviamente. Ce lo insegnano prima di venire sottoposti all'Operazione» replicai.
«Sciocco ragazzo. Sei ottuso di comprendonio e non capisci neanche il lessico della tua lingua madre? Ti ho chiesto se hai mai riflettuto sui tuoi poteri, non su ciò che hai imparato a lezione» commentò.
Stava iniziando a insultarmi con troppa allegria quell'uomo e mantenendo sempre quella faccia inespressiva. Era assolutamente detestabile.
Non risposi alla sua domanda.
«I poteri dell'aria seguono l'istinto dell'Imperium. L'istinto è una spinta interna di persona o animale, congenita e immutabile, ad agire. È indipendente dall'intelligenza. Però in qualche modo bisogna indirizzare questi poteri e non puoi farlo solo l'istinto. E ovviamente reprimerlo come fai tu non aiuta i tuoi poteri e dimezza le tue capacità.
Puoi solo regolarlo a tuo volere. Non credi?»
Mi sentii in imbarazzo.
Come aveva fatto ad accorgersi che reprimevo i miei istinti a differenza di tutti gli Imperium dell'aria?
«Non devi essere un animale per usare a pieno i tuoi poteri.» prese un libro dalla scrivania e lo iniziò a sfogliare.
«Dato che sei poco sveglio proverò a farti un esempio. Tutti quando parlano di istinto pensano a qualcosa del tipo riflessi, percezioni, pulsioni. Ma anche una persona a digiuno da tempo, che vede finalmente del cibo, si fionda su di esso e lo divora è istinto. Istinto è una disposizione innata. Però se fai pasti costanti puoi puoi persino imparare le regole del galateo e mangiare con dignità sopraffina. Per dirti. Il potere dell'aria non è aggressivo. Non è un tutto o niente comandato da forze incontrollabili. Aria è libertà. Tu sei libero di fare quello che vuoi. Non ci sono restrizioni. Non è come l'elemento del fuoco che se smetti di guadagnare dall'emozione che più accende quel potere ti porta ad una crisi controllo. O alla terra, inefficace dopo che esaurimento della resistenza. O come l'acqua che cala nei momenti di crollo di volontà.
Un Imperium dell'aria, se capace di affinare il suo stesso istinto, potrebbe non avere limiti.»
Rimasi a bocca aperta davanti a quella spiegazione.
Mi resi conto che mi trovavo d'innanzi alla persona che aveva più compreso l'elemento dell'aria era praticamente ovvio che la sua filosofia mi avrebbe ribaltato completamente le conoscenze.
«Solo quando hai capito ciò puoi addentrati al tuo dono di Geminus. Che tra l'altro, perché imparare da un altro Geminus? Ognuno di loro è forte e invincibile perché sono diventati un tutt'uno con i loro elementi. Li hanno esplorati e affinati ad un livello personale. È questo che si fa con gli elementi.» si sistemò gli occhiali con il mignolo.
«Quindi? Quali altri problemi hai?» chiese.
«Beh» non l'avevo mai detto ad alta voce, ma quest'uomo non aveva nulla a che fare con tutte le persone che conoscevo.
Era un'estraneo a tutto e non mi interessava il suo parere.
Dopo quel giorno, non ci saremmo più visti.
Per questo venne quasi naturale confessargli:«Mi piace la moglie della persona che più ammiro al mondo»
«E sarebbe?» chiese ancora.
«Sophie Hunter» dissi arrossendo per la vergogna. Dirlo ad alta voce era comunque diverso.
L'uomo sembrò ponderare sulle mie parole ma non cacciò alcun insulto.
«Quella ragazza è ovunque io vada» commentò scuotendo la testa. «anche senza memoria».
Si tolse gli occhiali e se li ripulì con un panno.
«E dimmi, cosa ti "piace" di lei?»
«Eh? Cosa? Non credo siano affari suoi» affermai punto dal nervosismo.
«Suvvia, sono uno scrittore di romanzi, se c'è una cosa che capisco bene sono gli esseri umani. Come pensi sia diventato famoso senza esser stato capace di creare figure fittizie pieni di realismo che conquistavano il pubblico attraverso l'exmplum e il riconoscimento? Ti posso aiutare a sbloccarti»
Come fece a fare un discorso sull'empatia senza mettere alcun tono e inflessione nella voce restò un mistero. La sua faccia rimase rigorosamente stoica.
Esitai, ma dallo sguardo dell'uomo capii che aveva già compreso la sua vittoria.
«Beh, è gentile.» iniziai.
«Inizio banale. Ma continua»
Mi irritai.
«Ha fatto cose incredibili ed è sempre rimasta in piedi. Ha una mente così forte e coordinato con il suo corpo che le ha permesso di sopravvivere alla prima Operazione e anche all'Element allo stato naturale.
È brillante, ma caratterizzata anche da caratteristiche contraddittorie come il fatto che è un po' sbadata e innocente.
È bella, molto. La persona più bella che abbia mai visto e...» arrossii. Sentivo il volto in fiamme, neanche fossi stato un adolescente.
«Sì, ma, senti l'impulso della riproduzione?» chiese.
Inarcai un sopracciglio non capendo.
«Provi sentimenti erotici nei suoi confronti? Ti immagini un rapporto a livello corporeo?»
Scattai in piedi mentre un vortice d'aria si alzò attorno a me, seguendo il mio imbarazzo.
«Certo che no! Ma che ti salta in mente vecchio perverso!»
«Cercherò di considerarlo come un complimento. I tuoi canoni sociali sono evidentemente molto limitati, non posso certo fartene una colpa.
La mia domanda era molto legittima considerando che da essa e dalla tua reazione è chiaro che non la ami e non hai motivo di sentirti in colpa.
Scambiare l'ammirazione e adorazione per una figura che classifichi superiore a te è diverso dall'amore romantico.»
«Tutti amano in modo diverso. Il mio modo di amare è così. Non tutti devono provare amore carnale.» affermai.
«C'era una volta, un cigno. Questo cigno si era innamorato perdutamente di un altro cigno che per qualche motivo non si alzava mai in volo e restava sempre al centro dello stagno. Gli sembrava così regale e bello e lo amò tantissimo. Finché un giorno, quel cigno svanì e con il cuore spezzato, il primo cigno morì dal dolore.
Il secondo cigno in realtà era una statua ed era stata rimossa per poterne mettere un'altra.» raccontò.
Inarcai un sopracciglio.
«È la seconda volta che mi paragona ad un animale» dissi infastidito.
«Oh, sciocco ragazzo. Ma lo sei.»
«Ma dubito che sia il tuo unico problema questa ingenua cotta»
Arricciai il naso e sussurrai:«Beh, ho istintivamente paura di un mio ex collega Iniziato e la cosa è sfuggita spesso di mano. Il mio istinto mi rende irragionevole e pensandoci seriamente non è affidabile.
Avevo talmente paura di lui che l'ho estraniato e l'ho persino quasi ucciso...» rivelai.
«In sostanza, questo tuo amico...»
«Non è mio amico» precisai.
«Questo tuo collega, allora.» riformulò.
«Questo tuo collega ti rende più forte e tu hai paura di questa tua forza perché deriva dall'istinto che pensi di non riuscire a controllare» riassunse.
E ad un tratto diversi fogli iniziarono a svolazzare in aria.
Misi una mano davanti a me per strinsi gli occhi per proteggermi dal vento e dalla carta.
«Patetico» disse l'uomo al centro di tutto. Si sistemò gli occhiali sul naso e ad occhi chiusi aggiunse:«Un Imperium dell'aria che si fa imbrigliare volontariamente. Patetico»
Quando riaprii gli occhi, magicamente tutti i libri e i fogli che ricoprivano la stanza erano stati rimessi in ordine sugli appositi scaffali delle librerie.
Non ebbi il tempo di ammirare la sua bravura nel controllare anche gli spifferi d'aria perché in quel momento il mio telefono suonò.
Io e McEwan ci guardammo e lui mi fece un cenno come per dire "che aspetti a rispondere?".
Così, mi scusai e uscii dalla stanza notando con sorpresa che si trattava di Arianne.
Sorrisi automaticamente. Finalmente mi stava rispondendo.
«Ary!» esclamai.
«Ciao Nick, come va?» mi salutò normalmente come se non mi avesse ignorato per tre giorni.
«Non mi importa veramente sapere che cosa tu stia facendo in realtà. Ti ho chiamato per dirti che ho fatto progressi su Nathan! Ho fatto una grossa scoperta! Voglio che torni nel gruppo. Ho bisogno di tutto l'aiuto possibile ora perché la situazione si è fatta complicata» spiegò.
Ebbi una strana intuizione. Era come se avessi percepito che ci fosse qualcosa che non andasse in quella conversazione.
Però non riuscii a capire cosa causasse quel mio disagio.
«Anche io ho fatto progressi su Nathan» dissi.
Seguii solo silenzio dall'altro capo del telefono. L'unico suono era il suo respiro e il tipico ronzio telefonico.
«Perché ho la sensazione che si tratta dello stesso progresso?» chiese lei.
«Se è sulla vera identità di Nihil, allora sì.» confermai.
«Oh... Lo sai anche tu. E dire che ci è voluto così tanto perché ricavassi un'informazione del genere da Philip Smith.» commentò quasi con tono deluso.
«Eppure la B.L.C. sembra che non ne sappia nulla.» commentai.
Eppure era strano. Come faceva Michael McEwan e Philip Smith a sapere entrambi l'identità di Nihil quando la B.L.C. che gli sta dando la caccia non ne sapeva niente?
Infondo, questi due individui erano tenuti sotto osservazione...
Scossi la testa.
Sotto osservazione non significava essere pedinati. Avevano la loro libertà ed era assolutamente possibile che sapessero qualcosa che la B.L.C. non sapeva.
E poi erano teoricamente protetti dai loro contratti di non coinvolgimento. Non avevano nessun obbligo di condividere le informazioni che possedevano con la B.L.C.
«Se sai tutto allora capisci bene quale sia il problema. Dobbiamo battere la B.L.C. sul tempo. Ma dato che sappiamo chi è dovrebbe essere più facile per noi. Ma dobbiamo ottenere le loro informazioni su Nihil senza che lo sappiano. Per questo ho bisogno che torni.» mi disse Arianne.
«Cone sarebbe a dire "senza che lo sappiano?"» chiesi.
«Come sarebbe "come sarebbe a dire"?» mi fece eco lei confusa.
«Non la vedi la soluzione?! Possiamo avere tutto il supporto della B.L.C. se diciamo loro che Nihil è Nathan!» esclamai. «sarà più facile trovarlo e sarà messo come priorità numero uno! E con tutti i fondi per noi non avremo più i problemi che abbiamo avuto fino ad ora! Potremmo avere anche l'aiuto di James!»
Alle mie parole, la sentii inspirare profondamente come se fosse rimasta scossa dalle mie parole.
«Ma lo vuoi capire che lo cercheranno come un criminale e non come una persona?!» esclamò lei.
«Se la B.L.C. lo trova per primo, è finita per lui!»
Angolo Autrice
Quando trovi ciò che sparisce capisci quanto ti fosse mancato. 🙈 non ho scuse. Ma non mi scuserò perché so che ne avete piene le scatole di una scrittrice che pubblica una volta ogni trimestre.
Voglio consolarvi che non sto abbandonando niente, ma non credo che vi sentirete consolati.
Non so nemmeno io che cos'abbia. Ho le cose in testa ma quando devo trovare le parole non riesco a trovarle più.
Forse è perché ho anche il blocco del lettore? Sono bloccata anche nel disegno.
Sono proprio un blocco.
Però il prossimo capitolo è già scritto in pratica ed è dal POV di Nathan 💕 Non vedo l'ora! Nathan è quello che è cambiato di più in questi ultimi anni 💗
Sotto troviamo Tiara 💕
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