47. Ary: Ma scherziamo?

«Ma scherziamo? Come possono dirmi che non ci sono più fondi?!» esclamai arrabbiata.

Mi passai una mano tra i capelli frustrata.

Ero così arrabbiata che mi veniva da piangere.

Il ragazzo accanto a me accese una sigaretta. Stupido, poteva chiedere all'Imperium del fuoco accanto a lui.

«In effetti i fondi della B.L.C. non sono infiniti. e cercare persone scomparse è uno spreco. Spariscono troppo spesso le persone. Se mandassero gruppi di ricerca per ogni persona andremmo in bancarotta. Cercare persone costa.» replicò lui con logica.

«È già tanto che ci abbiano permesso di cercarlo per tre anni. Mi stavo giusto chiedendo quando ci avrebbero tagliato completamente i fondi e bloccare le ricerche.» commentò prendendo un'altra boccata.

Lo guardai di traverso.

«Non dirmi che anche tu vuoi rinunciare come tutti gli altri» sbottai.

«Se continuiamo, taglieranno i fondi anche a noi. Non possiamo cibarci di forza di volontà. Lo sai che ci pagano in base ai contributi dopo che abbiamo smesso di essere Senior.» mi disse con calma.

«Siamo solo in due e persino Tiara ha smesso...»

«Non mi interessa. Ho ancora dei risparmi. Persino Aiden Ryder e l'ex Élite era partita alla ricerca di mia cugina con i loro risparmi personali!» replicai cocciuta.

«La loro ricerca è durata qualche mese e non tre anni. Inoltre era una ricerca nazionale essendo dentro gli U.S.A., era già più facile» buttò la miccia a terra e la pestò con il tacco della scarpa.

«Noi seguiamo l'ombra di Nathan da troppo tempo. Evidentemente non vuole essere trovato» si infilò le mani in tasca e in quell'esatto momento il vento scompigliò i suoi lunghi capelli rossi.

Era proprio bello.

Una bellezza diversa da quella calorosa e gentile di Nick e assolutamente lontana dalla corrotta di Nathan.

Il ragazzo accanto a me aveva un viso androgino e ricordava, ma allo stesso tempo non lo faceva, quello di quando era una ragazza.

Era snello, tanto che sembrava più alto di quanto non fosse.

Era leggiadro, elegante ed etereo. Aveva l'aspetto di una fata dei boschi, misteriosa e forse crudele.

Era stato uno shock per tutti quando Eloise aveva fatto coming out.

L'Eloise che conoscevo io era più femminile, elegante e sensuale di quanto io fossi mai stata per questo non avevo mai dubitato.

Ma la persona più sotto shock era sicuramente Rose.

Da allora non si erano più parlati.

Non sapevo bene la storia.

Sicuramente non era perché non accettasse la transizione in sé. Rose non era quel tipo di persona piena di stupide fobie. Difficilmente le persone cresciute alla B.L.C. avevano tempo di discriminare per motivi tanto futili. Dopotutto si trattava di gente diversa per vari motivi e che non erano conformi alla società.

Forse era perché, nonostante fossero così uniti, Eloise non le avesse mai detto niente. Forse si è sentita presa in giro.

Ma se così fosse, non si spiegherebbe del perché Luis fosse così arrabbiato con Rose.

Volevo chiederglielo, ma non ne avevo il coraggio.

Ovviamente Rose non ci accompagnava più nella nostra missione di ricerca. Per questo eravamo rimasti solo in due.

Due più uno se consideravano anche Abigail.

Abigail non si faceva nemmeno vedere spesso. Sembrava che volesse cercarlo per conto suo, ma non sapevo come volesse fare.

Non la vedevo da settimane dall'ultima volta che aveva annunciato che anche la sua pista era finita a vuoto.

Luis si rifece la coda bassa disordinata dal vento.

«Forse ci conviene chiedere aiuto a Nick?» mi chiese mentre mi guardava dondolare le gambe nel vuoto.

Ci trovavamo sul terrazzo di un edificio appartenente alla B.L.C. a Washington D.C. e io ero seduta precariamente a centinaia di metri d'altezza.

Vedevo la gente dabbasso che vivevano la loro vita quotidiana tranquillamente.

Le mie memorie andarono al breve periodo in cui eravamo stati assieme, quando Nathan si era messo a parlare della società e di quanto odiasse le persone, ma che volesse stupirle a tutti i costi.

Non riuscivo a capire il suo modo di pensare e nemmeno ora con tutta onestà.

Solo dopo la sua scomparsa mi ero resa conto che non sapevo praticamente niente di lui. Sapevo solo quello che voleva mostrare alla gente.

Mi portai dietro l'orecchio una ciocca di capelli e risposi:«Parli di quel bastardo che è partito per allenarsi da solo?»

Luis inarcò un sopracciglio e poi rise:«Fino a pochi anni fa era l'amore della tua vita e ora è un bastardo?»

Roteai gli occhi.

«Certo che sono arrabbiata con lui. È lui che ha fondato questo corpo di ricerca e ci ha lasciato così di punto in bianco mezzo anno fa? Poi quale viaggio?! Viaggiamo già un sacco per seguire i movimenti di Nathan! Fino alla scorsa settimana ci trovavamo in Australia e sono quasi stata attaccata da un serpente in bagno! Sicuramente non ci mancano le mete!»

«Quel buco nell'acqua...» commentò Luis con un sorriso divertito.

«Comunque era una soffiata falsa, siamo andati nella tana del serpente per niente» dissi infastidita.

«Non sapevo che avessimo membri anche in Australia» disse Luis.

«Secondo Joanne è perché sarebbe un peccato non studiare la biodiversità in quell'isola. È praticamente una miniera d'oro per i nostri biologi.» replicai atona.

«Ed è anche il motivo per la quale mi sembrava sensato che ci fosse andato. Nathan adorava cimentarsi nei veleni della natura. Lì ci sono le creature più velenose sulla Terra dopotutto» sospirò il ragazzo.

«Lo conosci così bene» dissi.

Luis prese un profondo respiro, con la testa inclinata all'indietro e il sole sul volto.

«Non abbastanza. Non capisco perché se ne sia andato. Perché se ne sia andato senza dirmi niente.» si mise le mani in faccia.

«Quel maledetto mi aveva detto che ci sarebbe stato nel mio periodo di transizione.» disse con tono frustrato.

Non dissi niente.

Doveva essere stata dura per lui non avere le due persone a cui teneva di più accanto.

Né Nathan, né Rose erano lì per lui.

Joanne sapeva che lei non era abbastanza e nemmeno io lo ero.

Però sapevo anche che avevamo legato in quel periodo più di quanto avessimo fatto negli anni precedenti.

In realtà la differenza tra Eloise e Luis era abissale. Non tanto per il genere, ma proprio nella personalità.

Eloise era la persona più femminile e sensuale che conoscessi. Inoltre, aveva atteggiamenti pettegoli, una risata pretenziosa e un modo di camminare seducente.

Solo più avanti avevo scoperto che Eloise si sforzava di comportarsi così e non lo faceva naturalmente.

Luis era diverso.

Era sagace, arguto e forse tendenzialmente sadico. Ripensandoci, forse lo era anche Eloise.

Inoltre, era quel tipo di persona che parlava senza filtri. Ma era anche attento e gentile e, a differenza di Nick, era sveglio e capiva sempre l'antifona delle situazioni.

Ero convita che sarebbe stato sgradevole lavorare con lui dato che Eloise non mi era mai andata a genio, ma mi sbagliavo di grosso.

Inoltre, associavo sempre Eloise a Rose e viceversa. Le due ragazze non si erano mai separate da quando le conoscevo e quasi non le riuscivo a distinguerle singolarmente.

Erano più unite dei gemelli Stark e più irritanti.

Per questo conoscere Eloise e poi Luis era stato come conoscere una persona nuova.

La novità era che Luis conosceva molti lati di Nathan che io non sapevo e avevo passato gli ultimi tre anni ad ascoltare Luis parlare di lui.

Mi sembrava una persona quasi aliena il suo migliore amico.

In un certo senso, ero convinta che Eloise e Rose si bastassero così tanto a vicenda che non si associassero a Nathan.

Da come lo descriveva lui, Nathan era un lavoratore accanito che si fingeva uno scansafatiche.

Faceva sembrare tutto facile e senza sforzo tutto quel che faceva, ma in realtà si impegnava sempre ogni giorno a inventare qualcosa di nuovo per stupire la gente attorno a lui.

Sembrava che calcolasse sempre tutto, ma si dimenticava sempre di prendersi cura di se stesso. Al punto che se non fosse stato per Rose ed Eloise sarebbe morto da qualche parte di fame.

Inoltre, era molto più umano di quel che pensasse di essere.

Nathan in realtà era molto ammirato dagli scienziati e ricercatori alla Base di Miami, ma questo non lo sapeva.

Era vero che spesso lo bandivano dai laboratori, ma perché, oltre a non avere le autorizzazioni, creava sempre problemi.

Per esempio, capitava che risolvesse problemi che erano stati rimandati da mesi con uno sciocco di dita e questo provocava troppo scalpore.

Ovunque andasse succedeva qualcosa, che fosse positiva o negativa, tanto che non si poteva più mantenere l'ordine. Per questo lo bandivano.

Avevo sempre avuto un'immagine di Nathan come se fosse ostracizzato dalla B.L.C. e che tutti temessero la sua intelligenza, ma ragionandoci, non aveva senso.

La B.L.C. era un'Organizzazione che perseguiva i geni, dopotutto.

Aveva più senso che Nathan fosse apprezzato.

Luis sapeva che nonostante fosse ben voluto, Nathan non si sentisse affatto soddisfatto.

Ovviamente, non tutti erano santi, c'erano molte persone che erano gelose di lui e lo mettevano nei guai con malizia.

Luis sentiva che Nathan, nella sua ricerca di essere apprezzato, allontanasse quelli che lo apprezzavano veramente. Aveva come l'illusione che nessuno lo volesse.

Si auto visualizzava come un dannato e si malediva senza saperlo.

Quanto avrei voluto poterlo scoprire da sola queste cose. L'avevo giudicato per quello che mi aveva fatto e non gli avevo dato alcuna possibilità di redenzione.

Eppure ero quel tipo di persona che voleva sempre vedere il lato buono delle persone.

Non sapevo nemmeno io perché avessi perdonato tutte le persone che mi avevano trattata male quando ero piccola, perché non portassi rancore per Abigail Cray o perché non accusassi Sophie di avermi abbandonata. Avevo perdonato quasi subito Nick per avermi spezzata il cuore e non credevo nei crimini di James senza prove più concrete.

Eppure avevo condannato Nathan per anni come un poco di buono. Come la nemesi che aveva giocato con i miei sentimenti e che mi aveva bullizzata e non avevo mai provato a capirlo e perdonarlo.

«Potrai capirlo quanto ti pare una volta che lo avremo trovato.» dissi alzandomi.

«Dove vai?» chiese Luis atono vedendomi in bilico tra il vuoto e il terrazzo.

«Devo lavorare» affermai prima di lasciarmi cadere nel vuoto.

***

Arianne Barker, diciannove anni e commessa di Starbucks incapace di ricordare i nomi dei clienti.

«Come hai detto che ti chiami?» chiesi con pennarello indelebile e bicchiere per il frappuccino in mano.

Fortunatamente la ragazza davanti a me era piuttosto paziente e ripeté:«Marin»

«E nell'altro che nome metto?» le chiesi.

«Puoi anche mettere deficiente» replicò la ragazza con un sorriso candido.

«Ehi!» protestò il ragazzo accanto a lei che le mise l'avambraccio sulla testa.

La differenza d'altezza era impressionante tra i due.

Provai un po' di solidarietà per la ragazza, poiché anche io pendevo dalla parte delle ragazze basse e minute.

Era sofferente dover guardare tutti i propri amici dal basso verso l'alto.

La ragazza lo scansò infastidita.

«Quindi per il suo ragazzo che scrivo?» chiesi nuovamente.

«È mio fratello» si affrettò a dire la ragazza di nome Marin nello stesso momento nella quale il ragazzo disse:«È mia sorella»

Okay, colpa mia, ma mi dite questo cavolo di nome?!

«Scrivi Cal, si chiama Callahan» intervenne una terza voce.

«Per quello alla fragola metti Carter e il caffè puoi lasciarlo così, chiunque beva caffè nero a quest'ora senza nemmeno lo zucchero non merita nome» affermò il nuovo arrivato dai capelli rossicci.

«Povero Nathan» rise Marin.

Mi irrigidii nell'udire quel nome.

Non è mica l'unico al mondo che si chiama Nathan.

Mi dissi per riprendermi.

Scrissi i nomi e salutai i tre ragazzi che stavano uscendo.

In qualche modo mi erano familiari.

Forse erano clienti che erano già passati negli ultimi sei mesi.

«Prossima tappa è Quebec in Canada, hai detto? Perché scegliere un posto così freddo? Mi stavo abituando al clima della Florida!» sentii dire quello con i capelli bianchi stranamente familiari.

Vivevamo in un epoca in cui i capelli colorati non erano una novità, nemmeno se uno andava in giro con i capelli verdi sembrava strano.

Avevo già visto parecchie persone con capelli bianchi nel corso del mio part-time.

Per questo ci misi così tanto a ricordarmi della persona che mi aveva puntato la lama al collo ben tre anni prima. E ci misi così tanto a notare che erano familiari perché erano le persone identificate in compagnia di Nathan. E che quindi il Nathan che avevano nominato era il con grande probabilità il mio Nathan.

Rimasi paralizzata dalla mia realizzazione.

Il mio cuore mi batteva così forte che non riuscivo a visualizzare nemmeno un nostro incontro ipotetico. Non riuscivo nemmeno a capire cosa stessi facendo.

Era come se avessi smesso di funzionare.

Nathan

Li vedevo ancora attraverso la vetrata del negozio che si allontanavano a parlavano e ridevano tra loro.

Nathan

Li vidi raggiungere altre due persone, uno era un ragazzo dai lunghi capelli biondo argenteo e l'altro era un altro ragazzo alto, con il cappello e, anche se non distinguevo bene il volto, con i capelli biondi. Di quel biondo.

Nathan

E scavalcai il balcone con un unico balzo, spaventando tutta la clientela che esclamò in un coro stupito.

Ignorandoli, corsi verso l'uscita. La forza con cui aprii la porta fece cadere una persona che stava cercando di entrare.

Nathan, sei tu?

Avevano attraversato la strada all'incrocio con il semaforo verde, ma era già scattato il rosso.

Era orario di punta ed era pieno di auto.

Ma non ci pensai due volte ad attraversare la strada, ignorando i clacson che mi suonavano dietro.

Quasi venni investita, ma saltai sul cofano e lo usai come trampolino per saltare sul marciapiede opposto.

Mi guardai attorno con il cuore in gola.

Cercavo riferimenti nelle mie memorie, per questo speravo di vedere una familiare chioma riccia e bionda appartenente ad un ragazzo alto e snello con un portamento elegante.

E lo individuai.

Non mi importava che non fosse solo.
Non mi importava che se ne fosse andato di sua spontanea volontà.
Non mi importava di qualsiasi conseguenza ne derivasse.

L'avevo cercato per troppo tempo perché mi importasse di tutto ciò.

Per questo corsi senza alcuna esitazione verso di lui e afferrai urgentemente il suo braccio.

Lo tirai, facendolo voltare e volevo affrontare i suoi occhi verde primavera senza scappare mai più.

Ma non era lui.

La persona davanti a me era un estraneo dall'espressione stupita.

Mi cascarono le spalle e il braccio.

«Scusa, pensavo fossi un'altra persona» mormorai depressa.

Se avessi prestato più attenzione avrei notato che le persone accanto a lui non erano le persone che avevano comprato da bere poco prima.

Non mi ero ancora arresa. Dovevo solo cercare gli individui di prima e mi guardai di nuovo attorno.

Avevo dei dubbi che mi stessi sbagliando, ma li ignorai.

Però, più cercavo più le persone nella mia memoria sembravano diversi da quei ragazzi che avevano comprato da Starbucks.

La mia testa fece diventare anche il mio passo incerto e, mentre ero sul punto di rinunciare perché mi ero allontanata troppo, altri problemi mi assalirono.

«Al ladro! Qualcuno fermi quel ladro! Mi ha rubato la borsa!» sentii gridare.

Devo trovare Nathan. Anche se potrebbe essere un altro buco nell'acqua.
Mi dissi.

Il mio istinto mi diceva che era più vicino di quanto non fosse mai stato.

Mi diceva che ero sulla pista giusta a dispetto del mio cervello.

Ma il mio corpo si mosse da solo.

I miei sensi individuarono il ladro che correva nella mia direzione e con un passo fluido mi sbilanciai di lato, come per farlo passare.

Ma il mio braccio gli fece da ostacolo.

Incrociai le mie gambe al suo collo e mi spigliai al suo arto. Torsi il mio busto lo scaraventai a terra facilmente.

La borsa dall'aria costosa gli scivolò dalle mani.

La gente accorse con i telefoni in mano per riprendere la scena e anche la proprietaria ci raggiunse.

Raccolsi la borsa e la lasciai alla donna, sorridendole amichevolmente.

«Si è rovinata! È di Gucci, Santo Cristo! Non potevi stare più attenta nel recuperarla?!» mi gridò contro con mia grande sorpresa.

Il sorriso si gelò sulle mie labbra.

L'educazione impartitami durante i miei lavori part-time nel settore di servizio mi impedì di insultare la donna Gucci seduta stante.

Intanto, con la coda dell'occhio notai che il ladro che avevo atterrato stava cercando di scappare furtivamente, mentre la donna parlava di trascinarmi in una stazione di polizia per compensare la borsa rovinata.

Sentivo le vene pulsarmi sulle tempie da quanto volevo far scoppiare la mia rabbia. Detestavo le assurdità di certe persone.

«M'lady, mi dispiace che la mia collega ti abbia causato problemi» intervenne inaspettatamente una persona.

Una ragazza alta con i capelli castano scuro sciolti fino alle spalle, un sorriso seducente sul viso dai lineamenti androgini e vestita con un completo scuro scompigliato aveva approcciato l'ingrata strega dalle spalle.

Si chinò leggermente verso di lei, mostrandole la sua angolazione migliore e le disse:«Se ci faresti il favore di chiudere un'occhio te ne sarei veramente grata. Purtroppo il lavoro chiama e il nostro capo non è molto paziente. Sono certa che una donna di successo come lei possa comprendere.»

Nel suo discorso afferrò le mani della donna e le sistemò i capelli scompigliati dalla corsa.

Vidi la donna arrossire prima di ritirare le mani e voltarsi con uno sbuffo.

«Per questa volta lascio perdere! Menomale che in questo paese esistono ancora ragazzi ragionevoli! Ora devo solo portare quel...» ma non finì la frase, perché si rese conto che lo scippatore era già sparito.

Prima che potesse prendersela con noi, Rose Closs mi prese per il polso e disse:«Allora noi andiamo, dobbiamo ancora recuperare la polvere bianca richiesta»

Vidi la signora sgranare gli occhi a quelle parole e anche a me quasi cascò la mascella.

«Quale polvere bianca?!» chiesi quando fummo fuori dalla portata d'orecchio.

«Lavoriamo per lui da quasi due anni, ma non siamo mai state coinvolte in niente di illegale!» esclamai.

«Di che stai parlando? Ci ha chiesto di fare la spesa al posto della domestica a cui si è rotta la gamba.» specificò la ragazza.

«Intendevi farina quindi?!» chiesi con tono isterico. «Ma non potevi specificarlo meglio?! Perché chiami la farina polvere bianca?!»

Rose roteò gli occhi e mi lasciò andare il braccio.

«Comunque è vero che ti ha chiamata, ma non hai risposto al telefono. Per questo mi ha mandata a recuperarti.» tagliò corto.

Rose Closs non disse più una parola fino al nostro arrivo a destinazione.

Rose era sorprendentemente una ragazza di poche parole.

Non l'avevo notato prima della scissione delle inseparabili Imperium dell'aria. Forse perché si completavano sempre le frasi a vicenda e per questo non si percepiva.

Tra le due era sempre stata Eloise la più appariscente, con i suoi capelli rossi, sorriso sensuale e movenze eleganti.

Rose aveva più uno stile e fascino maschile. Quel tipo che faceva arrossire perlopiù le donne, come era successo all'antipatica di prima.

Era sorprendente che non avessi notato quanto fossero diverse solo perché stavano sempre assieme.

Non passavo molto tempo con Rose e quando lavoravamo assieme non avevamo tempo di chiacchierare, però mi aspettavo sempre una domanda in arrivo su Luis.

Come sta?

È felice?

È ancora arrabbiato?

Posso incontrarlo?

Cose così. Ma non chiese niente di niente.

Possibile che non le mancasse?

Volevo davvero chiederglielo. Chiederle come avesse potuto tagliare i ponti con Luis in quel modo e trattare la persona che era come la tua altra metà come uno sconosciuto.

Dopo aver legato di più con Luis non potevo non provare antipatia per Rose.

Prendemmo strade separate una volta arrivate a destinazione. Io mi diressi verso gli spogliatoi per i dipendenti e lei tornò dal nostro capo.

Dopo essermi messa il completo nero come quello di Rose, mi diressi verso l'ufficio di Mr. Smith.

Dato che Philip Smith era conosciuto come il giovane C.E.O. di un conglomerato sotto il nome di P&S Enterprise.

Non avevo mai capito se la P e l'S del nome stessero per Philip and Smith o se Mr.Smith avesse un partner di cui non ne ero a conoscenza.

Si diceva che il presidente fosse il padre di Mr.Smith, quindi Mr.Smith senior, ma non l'avevo mai visto in giro.

Era ironico che l'infame Philip Smith, un temporaneo Luogotenente fantasma di Susan Blackwood, fosse in realtà erede di impresa di così grande influenza.

In realtà il successo del conglomerato era dovuto tutto al contributo di mio nonno e in seguito a quello di Philip Smith una volta diventato il dirigente.

Nel mio percorso a cercare Nathan avevo notato che ovunque andassi, vedevo l'influenza di mio nonno. E l'idea che fosse una specie di imperatore nell'ombra era spaventosa.

Iniziavo a sentire veramente perché tutti volevano liberarsi di lui.

Tra i tanti lavori che avevo trovato, per pagarmi le spese della missione di ricerca, c'era il lavorare come una delle guardie del corpo di Philip Smith.

Più che guardia del corpo, ero una tuttofare. Passavo dai lavori più stupidi, come portargli il caffè, ai più complessi come ricattare alcuni dei suoi clienti.

Inoltre, sapevo che Philip Smith aveva tante connessioni e tra queste c'erano legami anche con la Resistenza.

Purtroppo la mia paga non valeva tutta la fatica che facevo, ma avevo approvato questo contratto da schiavista perché mi forniva anche tutte le informazioni che riguardava la Resistenza.

I motivi per la quale mi aveva approvata erano soprattutto perché lavoravo separatamente dalla B.L.C.; perché facevo parte dell'Élite e perciò ero molto più forte della media degli Imperium; perché ero la nipote di Christopher Barker e nella società underground il suo nome possedeva ancora del potere.

Per quanto riguardasse Rose, non sapevo come fosse finita a lavorare per Philip Smith. Era più sorpresa io quando mi ero ritrovata lei a farmi da guida il mio primo giorno di lavoro.

Gliel'avevo chiesto, ma non mi aveva mai dato una risposta chiara.

Durante i primi mesi dalla scomparsa di Nathan, Rose era una delle persone più attive nella sua ricerca.

Per questo pensavo che avrebbe persistito fino alla fine come me e Luis.

Ma, ancor prima della faida tra lei e Luis, aveva lasciato il corpo di ricerca. Di lì a poco le cose erano degenerate, a iniziare dal supporto della B.L.C. che si faceva sempre più rarefatto.

Con mia grande delusione, James si rifiutò di sostenerci anche quando uscì dall'imprigionamento.

Jo ci aiutava di tanto in tanto, ma non poteva fare di più senza rischiare la sua posizione.

Non capivamo.

Perché tutti ci voltavano le spalle?

Perché tutti gli voltavano le spalle?

Avevo pure provato a fare una petizione tra gli scienziati e ricercatori che avevano lavorato a progetti con Nathan, ma non raggiungevo mai un numero adeguato.

Nessuno dei Dirigenti era disposto ad ascoltarmi, senza contare che la Base 1 era diventata of limits da quando Sophie era andata lì a recuperare la sua salute.

E con le mani legate, anche la squadra di Ian ci lasciò.

Una volta che anche io, la più giovane tra i Senior, aveva raggiunto la maggiore età, le squadre si sciolsero.

Tiara accettò un'offerta di lavoro nella base del Kansas City e recentemente Nick era partito per conto suo.

Prima di raggiungere l'ufficio del mio capo, mandai un messaggio a Luis su quello che avevo visto, ma non ero certa che fossero loro. Come non ero certa che Nathan fosse lì.

Era questa incertezza che mi impedì di scegliere di cercarli invece di lavorare.

Mi convinsi che mi stessi sbagliando. Come era spesso capitato negli ultimi tre anni.

Forse stavo perdendo anche io le speranze.

Forse volevo rinunciare anche io.

Forse ero solo stanca e avevo bisogno di stabilità.

Non era ovvio pensare che se Nathan non voleva essere trovato, non lo troveremo mai?

«Dato che fai bene il tuo lavoro, ecco un premio per te.» fu la prima cosa che disse Philip Smith quando entrai nel suo ufficio.

In quell'istante mi vibrò il telefono e lo controllai immediatamente.

Un file con allegato delle informazioni.

Ma ero concentrata totalmente sull'allegato.

Era una foto ben focalizzata sul profilo di una persona che avrei riconosciuto ovunque: Nathan Cray.

Ma il file era contrassegnato con un altro nome che avevo già sentito negli ultimi anni. Era diventato alquanto famoso per via del caos che portava ovunque ci fosse la sua firma: Nihil.

Nihil era la priorità numero uno sia per la B.L.C., la S.S.U.R. e persino per la Resistenza stessa, anche se per motivi differenti.

Era comparso all'improvviso tre anni prima e aveva iniziato a distruggere e portare allo scoperto diversi laboratori corrotti sparsi per il mondo.

Non importava a chi appartenesse la loro giurisdizione. Le trovava e le ribaltava, mostrando a tutti quanti su cosa stessero trafficando.

Così facendo, rivelava al mondo la loro esistenza ed era un problema grave per la B.L.C. e per qualsiasi altra organizzazione segreta.

Ma non erano gli unici danni che faceva.

Nihil era considerato il seguace più vicino a Prometeo e dalla sua comparsa, la fazione della resistenza che era fedele a Prometeo si era ingrandita, causando ancora più problemi.

Il problema era che c'erano anche gruppi che lo reputavano, invece, la nemesi numero uno di Prometeo e, dunque, avevano formato una fazione tutta loro.

La diffusione delle armi anti-Elements era aumentata e sempre più Imperium si emancipavano dalla propria organizzazione per perseguire il credo di Prometeo.

Era diventato troppo difficile mantenere l'esistenza dell'Element segreta per colpa loro.

Sempre più Popolani con cattive intenzioni venivano a conoscenza di ciò e sembrava essere nato un traffico di Imperium a causa di tutto questo.

Questa era la situazione creatasi dalla comparsa di Nihil ed era per questo che era il più ricercato tra i criminali.

Ma tu mi stai dicendo che Nihil è Nathan?

Mentre leggevo il file notai un'altro messaggio arrivarmi.

Apparteneva a Nick e c'era scritto: "Possiamo parlare?".

Angolo Autrice

Scusateeee! Avevo promesso o ieri o l'altro ieri ma ho finito per pubblicare oggi per via del disegno! Ci tenevo a farvi vedere il cambiamento di Rose ed Eloise che sono quelle che durante il salto temporale sono cambiate di più.
Che dite? Non sono carine?

Quindi? Secondo voi che è successo tra Rose ed Eloise considerando che erano inseparabili amiche?

Dato che le ho sempre associate, non è che avessero una "personalità". Come Nathan loro mostravano solo quello che volevamo mostrare, ma dopo essersi separate, hanno dovuto essere se stesse.

In realtà entrambe sono molto meno loquaci di quanto siano sembrate fino ad ora.

È un mio modo per mostrare che le persone hanno personalità e comportamenti differenti a seconda della persona che si frequenta.

E niente, questo è il tanto atteso salto temporale! Che ne dite? Sorpresi? E se sì cosa vi aspettavate invece?

Il prossimo capitolo è dal POV di Nick e anche lui avrà delle sorprese da mostrare 😂

Tre anni sono pochi e tanti e per alcuni è stato un blocco temporale, per altri sono stati grandi cambiamenti. Per Arianne è stato un lungo limbo in cui non ha potuto dare sfogo ai suoi sentimenti, ma presto inizierà il bello, probabilmente.

Per il prossimo capitolo non vi farò aspettare tanto!!! (Spero)

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