45. Nathan: Vi presento
Erano quasi tre settimane che mi ritrovavo in quella tenuta e tutto quello che avevo fatto era un corso avanzato sulle attività della Resistenza.
Quando mi avevano spiegato che si trattava di un circolo esclusivo interno, mi ero immaginato il tavolo nella Sala Riunioni 1 della Base 1 dove si radunavano i Direttori di ogni Base una volta ogni trimestre o per casi speciali. Insomma, un gruppo di persone rispettate e riconosciute da tutti i subordinati che governassero su di loro.
O altrimenti una sorta di gruppo di profughi dai poteri incredibili di cui ciascuno possedeva centinaia di lacchè come nella struttura dei Ribelli.
E invece no.
La Resistenza non era affatto un gruppo compatto e, quindi, tantomeno un'Organizzazione ben strutturata.
Si trattava solo di molte persone che, in qualche momento della loro vita, erano venuti a conoscenza del mondo ruotante attorno all'Element.
Era una società, una accozzaglia di persone con credenze e ideali differenti. C'erano molti contrasti di opinione e molti avevano perso la via.
Si trattava di gente che aveva legami con Christopher Barker e persino il suo predecessore e che ad un certo punto erano stati scartati. Avevano forse perso dei figli o altri parenti alla B.L.C.
Si trattava di dipendenti licenziati e rovinati dalla B.L.C. o anche dalla S.U.R.R.
Si trattava di giovani orfani che si erano sottoposti alla prima fase degli Iniziati, ma avevano fallito nell'acquisire l'Elements per questo, poi, avevano subito l'Estrazione.
I più fortunati ritornavano ad essere come prima senza più i loro ricordi.
Quelli più sfortunati provavano le pene dell'inferno per il resto della loro vita.
Si trattavano di persone che erano state cacciate dalla S.U.R.R. poiché avevano perso o terminato il loro privilegio di essere Portatori.
Tra questi c'erano i drogati di Elements che non riuscivano più a stare senza.
Si trattava di Imperium che erano Ribelli, Portatori fuggiti con l'Elements, scienziati stanchi dell'Organizzazione, tutti quanti sfuggiti al Flash.
Alcune di queste persone avevano formato delle fazioni tra di loro, altri restavano vagabondi e introvabili, decisi a nascondersi, e altri ancora erano semplicemente persi.
I più sorprendenti riuscivano a reinserirsi nella società, che fosse quella luminosa o oscura non importava.
I più deboli morivano. E non ci si poteva far niente.
E tra queste persone considerate vittime della società dell'Element, nacque la figura di Prometeo.
Un capo? Un comandante? Un sovrano? No, Prometeo era un Salvatore.
Nessuno sapeva chi era, ma tutti sapevano che cosa aveva fatto per loro e cosa stesse facendo.
Riponevano fiducia in questa figura come i condannati a morte riponevano le speranze nelle loro preghiere a Dio.
Era come quando nacque la figura di Nox. Serviva una figura immaginaria a cui potessero riferirsi per salvarsi da quell'inferno della loro vita.
Ma Nox era più reale, era il Giustiziere della Notte che ti salvava in silenzio, senza che nessuno lo scoprisse. E dopo di che... Sparivi. E diventavi nessuno. Nox ti prometteva basi per una vita tranquilla e fuori dagli affari di quel mondo, ma non tutti volevano sparire e basta.
Non tutti avrebbero abbandonato l'Element.
Non tutti volevano essere salvati da Nox.
Per la gente che voleva essere qualcuno c'erano i consigli di Prometeo. E Prometeo dava una casa a tutti. Dava un futuro a tutti in base alle necessità di ciascuno.
Prometeo avrebbe dato a chiunque la propria Terra Promessa.
Almeno, così era iniziato Prometeo. Prima che i Ribelli si disperdessero.
Prima che i Giustizieri si ritirassero.
A seguito del caos post guerra molti individui avevano iniziato ad abusare del titolo di Prometeo usando il suo nome anche per commettere atti atroci.
Samuel Diaz era la persona che aveva iniziato tutto ciò.
All'inizio, cooperava con Meng Xu e i Giustizieri, senza mai allearsi veramente.
I loro compiti erano complementari: i Giustizieri si infiltravano nelle Organizzazioni per cercare chi avesse bisogno di aiuto e non potesse averlo. Prometeo, invece, accoglieva gli abbandonati e quelli che volevano ancora essere qualcuno senza lasciare questo mondo.
Ma di vittime ce n'erano troppe e presto molte persone dimenticarono chi li aveva veramente e salvati e aiutati.
C'era un'intera società nell'ombra che non comprendeva solo gli Stati Uniti e Christopher Barker ne controllava almeno la metà.
L'assenza di un piedistallo come lui da tutto ciò aveva portato talmente tanto caos da rischiare l'esposizione al mondo luminoso.
Prometeo era solo uno dei giocatori.
Chiarita la struttura restava da capire gli obbiettivi del nostro Prometeo.
Attualmente identificare i Capigruppo delle maggiori fazioni e legarli a qualche tipo di contratto.
Non si trattava di crearsi alleati, poiché per essere alleati serviva fiducia. E per persone che avevano perso fiducia nel mondo come la maggior parte dei nostri target era quasi impossibile farseli alleati.
Il problema stava nel fatto che senza la mano ferma di Christopher Barker che li teneva tutti sotto controllo dall'alto e Susan Blackwood che li facevano temere di cadere in basso, queste persone non avevano più limiti.
Prometeo non voleva rimettere dei limiti a loro, ma voleva assumere la posizione di Collante.
E dopodiché?
Non lo sapevo. Non c'era alcun accenno al loro obbiettivo finale tra i documenti che mi avevano dato.
Cosa volevano fare?
Fare un'altra guerra?
No, non era possibile. Il loro lavoro attuale è praticamente ripulire i danni dell'ultima.
Tamburellai la punta del coltellino che avevo in mano sull'inchiostro nero che avevo davanti.
Conquistare il mondo?
Implica delle guerre, no? Coinvolgerebbero troppo i Popolani e non mi sembrano proni a rivelare il nostro mondo a loro.
Chiusi gli occhi per poter pensare meglio.
E se volessero eliminare questo mondo? Questo mondo dell'Elements?
Iniziai a frugare tra i documenti e trovai quelli dedicati alle ricerche dei minerali dell'Elements.
Dopotutto hanno già trovato un modo per vanificarne i poteri, anche se momentaneamente... E poi hanno gli occhi sul Flash... Non sarebbe impossibile replicare la soluzione fatta a Sophie Hunter su tutti gli Imperium. Sarebbe una purga totale.
Presi il tablet e cercai altri documenti.
Inoltre, hanno buoni rapporti con una delle sezioni della S.S.U.R.
Controllai meglio con chi avevo a che fare.
«Ma questo Ramo è sostenitore dell'Elements» borbottai tra me e me.
Bussarono alla porta e la persona entrò senza che gli dessi il permesso.
Samuel Diaz in persona si presentò con un bicchiere in mano.
«Avrai sete» disse allungandomi il bicchiere.
L'odore dolciastro mi fece storcere il naso.
«Non mi piace il succo di mela» affermai.
«Non è un mio problema» rispose Diaz sorridendo.
Lo fissai.
Lui continuò a sorridere avvicinando ancora di più il bicchiere.
Sospirai e presi il bicchiere e lo bevvi tutto.
Poi feci una smorfia.
Era la quarantasettesima volta che accadeva.
Nel periodo in cui ero rimasto chiuso nella mia stanza a studiare, Samuel Diaz aveva continuato a portarmi succo di mela.
Inizialmente pensavo che mi volesse avvelenare, ma non sembrava il caso.
Stavo ancora bene e avevo ancora i miei poteri.
Certe volte mi portava anche il pasto in persona dato che non scendevo mai a mangiare con gli altri.
Gli restituii il bicchiere, ma lui non lo riprese.
«Perché non lo riporti da solo in cucina? Ti sembro forse il tuo servo?» chiese Diaz incrociando le braccia e sorridendo in quel suo modo sinistro.
La benda all'occhio dava un effetto ancora più minaccioso.
Onestamente, sapevo che non mi avrebbe torto nemmeno un capello, ma l'aura che emetteva mi spingeva ad obbedirlo. Era tutto così assurdo per me.
Così, invece della risposta sagace che mi era venuta in mente, decisi di alzarmi dalla sedia.
I dolori ai glutei e alla schiena mi fecero rendere conto del tempo che avevo passato in quella posizione e per poco non mi cedettero le gambe.
Era da tempo che non perdevo la cognizione del tempo solo perché ero troppo concentrato a studiare.
Uscii dalla mia stanza e scesi al piano inferiore, dove avevo imparato ci fossero le cucine, anche se non ci ero andato nemmeno una volta da quando mi ero trasferito lì, sempre con il fiato sul collo di Samuel Diaz.
Sembrava che mi stesse tallonando come per essere certo che arrivassi in cucina.
E lì arrivai trovando l'uomo dall'enorme stazza, Larion Aldanov, intento a cucinare.
«Il marmocchio pelle e ossa si è deciso di deliziarci della sua presenza?» commentò con il suo forte accento russo senza smettere di tagliare le verdure.
Da come maneggiava i coltelli e da come si muoveva in cucina immaginai che fosse lui l'addetto al cibo. Sembrava piuttosto bravo. Speravo che fosse solo puro talento culinario e non altro.
«Non pensavo che avreste gradito la mia presenza» commentai noncurante. Allungai una mano verso il cesto della frutta, ma una lama velocissima si conficcò nella pesca che volevo prendere. Il cesto ballò senza capovolgersi.
Guardai il colpevole prima di sentire Diaz ridere.
«È regola d'oro per Larion non rovinarsi l'appetito prima del pasto» mi disse conducendomi verso un lungo tavolo nella stanza collegata alla cucina.
«Potevi anche evitare di chiamarlo per cena.» disse il ragazzo elfo, Damien, il quale era già seduto al suo posto.
I nostri sguardi si incrociarono e gli sorrisi.
Lui fece una smorfia per poi ignorarmi con rumorosi sbuffi.
«Se avessi saputo che si sarebbe dimenticato persino di mangiare quando è concentrato l'avrei chiamato giù prima» rispose Diaz mettendosi a capotavola.
«Ma questo significa che è una persona molto seria» disse.
La tavola era già apparecchiata.
Tirai fuori la pesca con il coltello conficcato che avevo sgraffignato prima senza che se ne accorgessero e iniziai a tagliarla a spicchi.
«O magari stava cercando un modo per contattare i suoi amichetti alla B.L.C.» continuò Damien.
«Damien» lo chiamò Diaz con un tono di avvertimento.
Damien sbuffò.
Poi mi puntò un dito contro e disse con aria minacciosa:«Guarda che non sono stupido, me ne accorgo quando qualcuno ha cattive intenzioni»
«Fidati che se una persona intelligente volesse ucciderti, non te ne accorgeresti finché non sei già morto» implicai sorridendo angelicamente.
Il coltello da frutta ondeggiò tra le mie dita finché non lo saprai in aria.
In caduta libera, sembrava pronto a trafiggermi la mano, ma cadde esattamente tra le mie dita, senza ferirmi.
Lo sapevo anche se non stavo guardando. Perché fissavo Damien.
Il ragazzo elfo, in compenso, aveva fissato la lama saettare velocemente per tutto il tempo e aveva pure trattenuto il fiato quando avevo lanciato il coltello.
Soddisfatto della sua reazione, scivolare quel coltellino tra le dita, fluidamente senza tagliarmi nemmeno per sbaglio. Guardai affascinato l'oggetto che mi aiutava a distrarmi dai miei pensieri.
«Sembri uno di quei pazzi psicopatici che giocano con oggetti pericolosi» disse una voce di una ragazza.
«Quale coltello?» l'oggetto compromettente scivolò via e feci spuntare un fiore tra le mani.
Eira, la nipote di Diaz, sembrava essere comparsa dal nulla sul davanzale della finestra.
Era appollaiata con aria annoiata e con la testa che riposava contro il muro.
«La domanda mi sorge spontanea. Se lo zio non ti avesse portato da mangiare tutte le volte, ti saresti ricordato di avere fame?» chiese la ragazza.
Trovavo esilarante che la ragazza fingesse indifferenza ogni volta che eravamo in presenza degli altri quando mi aveva minacciato deliberatamente l'ultima volta che ci eravamo visti da soli. Anzi, sembrava quasi cordiale.
«Dovrei essere io a chiedere, se il signor Diaz non mi avesse portato da mangiare, qualcun altro in questa casa l'avrebbe fatto?» replicai.
Ad un tratto mi ritrovai con la testa in avanti dovuto ad un violento colpo ricevuto alla nuca.
Mi strinsi immediatamente la testa e mi voltai verso il colpevole ad occhi sgranati.
«E questo per cos'era?!» esclamai scioccato mentre Damien ed Eira sghignazzavano.
Diaz torreggiava dietro di me, ancora con la mano alzata.
«Per avermi chiamato signor Diaz» disse come se fosse ovvio.
Boccheggiai sconvolto. Non sapevo nemmeno da dove iniziare.
«E come diamine ti dovrei chiamare?!»
«Io lo chiamo zio» mi informò Eira con un raro sorriso sul suo bel volto.
«Boss. Dovresti chiamarlo anche tu boss» intervenne Damien. «Nessuno lo chiama per nome»
«Già, lo chiamiamo più o meno tutti boss.» disse il cuoco con il suo forte accento russo.
«Non penserai mica di chiamarmi Prometeo» mi minacciò Diaz.
Roteai gli occhi.
«Altro che Prometeo, dovresti essere il Ciclope» borbottai roteando gli occhi.
Per poco non mi staccò il cranio con il secondo colpo che mi arrivò.
«Che ragazzo spiritoso! Mi sa che mi divertirò un mondo a disciplinarlo come si deve» esclamò Diaz sorridendo allegramente.
Sentivo gli occhi bagnati per quanto mi faceva male la nuca.
Diaz sollevò la sedia sulla quale ero seduto con una sola mano e mi portò fino accanto alla capotavola, il suo posto.
«Lascia che ti spieghi le regole di questa famiglia» disse Diaz con fare paterno.
«Da quando abbiamo delle regole?» chiese Damien.
«Zitto tu»
Damien fece un'espressione oltraggiata.
«Regola numero uno: mai creare distanze con membri della tua famiglia.» disse Diaz avvicinando il volto al mio.
Indietreggiai finché le mie spalle non fossero contro lo schienale della sedia.
«Regola numero due: mai trascurare la propria salute. Ergo, tre pasti al giorno e un minimo di sette ore e mezza di sonno» inarcai un sopracciglio. Era difficile per me mantenere la costanza di tre pasti al giorno anche quando non avevo missioni alla B.L.C.
«Regola numero tre: mai mettere se stessi o gli altri in pericolo. Se nelle missioni la situazione si fa pericolosa, la scelta migliore è ritirarsi. Basta ritornare più forti e preparati e schiacciarli più tardi.» detto questo, mi strappò il mio coltello dalle mani.
«Regola numero quattro: capire che gli altri ci saranno sempre per te, ma che tu devi esserci sempre per gli altri.» lo vidi tentare di affondare il coltellino rubato nel suo collo, ma il suo polso venne afferrato e bloccato immediatamente da Larion che non avevo percepito avvicinarsi.
Con noncuranza, Diaz prese il coltellino con l'altra mano e lo lanciò contro Eira senza nemmeno voltarsi. La ragazza spostò semplicemente la testa di lato con un gesto fluido.
La lama so conficcò nella cornice di legno, impalando un ragno.
«Regola numero cinque, e questa è importante: lo scopo della vita è la pace mentale e la felicità. E qualsiasi mezzo è lecito per ottenerli» disse sorridendo più gentilmente.
«E ognuno ha il suo modo» disse posando il suo occhio solitario sul cibo che Larion gli aveva servito.
«Mi sembra uno scopo un po' troppo astratto» dissi.
Per non dire totalmente utopico.
«Allora trova il modo di farlo diventare concreto» disse Diaz scrollando le spalle.
Di lì a pochi minuti, anche gli altri membri del gruppo si unirono al pasto e tutti presero a chiacchierare caoticamente. Ogni tanto mi coinvolgevano nei loro discorsi e io decisi semplicemente di seguire la corrente.
L'atmosfera era ben diversa dai pasti nelle mense delle Basi con i colleghi e i compagni.
Non sapevo esattamente cosa ci fosse di diverso. Sapevo solo che era diverso.
Era una sensazione più calorosa e accogliente se dovevo definirlo. E non sapevo nemmeno il perché.
«Ho letto che non siete tutti Imperium» dissi interrompendo quell'atmosfera che mi stava mettendo a disagio.
Nessuno sembrava sorpreso dalla mia uscita.
Però l'attenzione di tutti a tavola erano su di me.
«Samuel Amadeus Diaz, candidato alla terza generazione di Élite, la generazione morta, è ovviamente dato per morto assieme a tutti gli altri candidati. Ricomparso diversi anni dopo tra le file di Michael McEwan. Prima di sparire di nuovo.» il mio sguardo era fisso sul piatto.
Sapevo di avere la loro attenzione, quindi continuai a parlare.
«Imperium dell'acqua, al contrario di tutti quelli che pensano sia un Imperium del fuoco dato il nome di Prometeo.» commentai.
«Shea e Callahan Harper. Rispettivamente Imperium dell'acqua e dell'aria. Eravate in gruppi diversi tra i Ribelli. Shea era stata scelta dalla Vedova di Ghiaccio e Callahan dall'Orfano»
La mia voce suonava piatta e annoiata, nonostante sapessi che rivelare il passato delle persone ad alta voce fosse sgradevole.
Non mi sentivo in colpa. Rivelarli uno alla volta davanti a loro ci avrebbe messo sullo stesso livello, poiché loro sapevano molte cose di me.
«Augustus Brennan. Un orfano che aveva subito l'Estrazione. Fortunatamente era stato preso sotto l'ala dell'antropologa Katharine Brennan, scienziata della Base 4 di Cleveland. Finché non è sparita in circostanze misteriose.»
«Melinda Lee, vita piuttosto movimentata anche per lei. Tra le Imperium del fuoco più deboli della sua generazione, sei stata vittima dello Yeti fino a tempi recenti.»
«Larion Aldanov, cresciuto come Portatore della S.S.U.R. prima di perdere il posto e abbandonare l'Organizzazione per lavorare come cameriere in un ristorante. Il potere a te legato era la terra, come lo era anche l'ascendente.» commentai ripensando ai manicaretti che avevo appena mangiato.
L'avevo già notato quando avevo affrontato la ragazza russa, ma i Portatori, nonostante potessero dominare due poteri, non erano forti quanto i puri Geminus. Non avevano il loro talento naturale e la loro forza opprimente. Per questo ero riuscito a fermarla abbastanza facilmente durante il suo duello con Arianne.
Per i Portatori, essere un dominatore dello stesso elemento significava essere più limitati degli altri. Non avevano gli stessi benefici dei Geminus come i fratelli Twain.
Un Imperium dello stesso elemento capace, come per esempio Seth Frost, potrebbe facilmente vincere in uno scontro contro il Portatore Larion. Ma non avrebbe speranze contro Eli Twain. Nessuno avrebbe speranze contro quella persona.
«Carter LeRoy» detto il suo nome, alzai lo sguardo su di lui e incontrai il suo sguardo rossastro.
«Anche tu ex Portatore dato che vieni dalla S.S.U.R., eppure possiedi poteri anche senza Elements. Ma non sei nei registri di Imperium che io sappia, né tra gli illegali prodotti dai Ribelli.» tamburellai le dita sul braccio e appoggiai il gomito sul tavolo.
«L'unica cosa che possa ipotizzare è che tu sia un esperimento della S.S.U.R. nel tentativo di ricreare l'Operazione della B.L.C.» dissi.
«Può essere» affermò il diretto interessato sorridendo gentilmente.
Il suo sorriso aveva qualcosa di freddo e calcolato, simile, ma allo stesso tempo diverso, dal mio.
Poi mi voltai verso la mia persona preferita e dissi allegramente il suo nome:«Damien Nagy!»
Vidi il ragazzo elfo sussultare leggermente.
«Tu non esisti.» commentai senza esitare.
«E non sei nemmeno un Portatore, tantomeno un Imperium. Non sei uno scienziato, non un ricercatore, nessun tipo di studioso e non hai qualche genialità nascosta o incompresa. Non esisti in alcuno stato, non sei mai nato, né mai morto... Non esisti.»
«E questo mi rende moooolto curioso su chi tu sia» affermai sorridendo.
«E allora questa sarà la tua prima missione» disse Diaz appoggiando le posate e intrecciando le dita sotto il mento.
«Scoprire chi è Damien Nagy» aggiunse facendo un cenno al ragazzo. «Nulla in contrario, Damien?»
Mi aspettai che protestasse, ma l'elfo si limitò a scrollare le spalle.
«Eira, perché non lo accompagni tu? Portalo nel luogo dove abbiamo incontrato Damien per la prima volta» disse alla ragazza.
«Okay, non c'è problema» commentò la nipote con il suo solito tono noncurante.
Il suo sguardo però mi trafisse e vidi comparire un sorrisetto freddo tra le sue labbra.
Oh? Penso che mi divertirò.
«Hai bisogno di qualcun altro?» chiese poi anche a me.
«Vuoi venire tu con me?» chiesi senza aspettarmi veramente una risposta affermativa.
Ma ritrovai il suo occhio libero assottigliarsi dal sorriso e dalla bocca uscire:«Certo, sarà un ottimo modo per legare»
Ero sorpreso che il leader in persona avesse deciso di venire con me non appena l'avessi chiesto. Ma non lo diedi a vedere.
«Ehi! Voglio venire anche io!» esclamò Melinda.
«Faresti solo rumore» commentò la voce baritonale di Larion.
«Non sta ad un tutto muscoli senza cervello a parlare» replicò puntualmente la ragazza mulatta con un sorriso a trentadue denti.
«Pensavo di controllare prima che posto fosse prima di decidere cosa fare e chi portare» replicai. Era un po' deludente che fossero tutti così vivaci nonostante li avessi appena esposti.
Ma forse aveva senso. Si conoscevano tutti e tecnicamente mi avevano dato loro i loro dati in anticipo.
Per il resto del pasto, rimasi in silenzio.
***
Muoversi in un gruppo da tre era piuttosto comodo e veloce.
Anche i preparativi erano stati veloci.
In un bel paesino con vista su mare in Cornovaglia, oltre le ripide coste sul mare, c'era una caverna buia e umida che spariva alla presenza dell'alta marea.
Il vento freddo soffiava talmente forte che faceva tremare dal brivido persino le ossa.
La giacca a vento non era abbastanza e il cappuccio dell'impermeabile non era il motivo per la quale non ero bagnato.
Trovai quasi osceno che un luogo della quale la principale attrazione era l'ambiente naturale fosse il nido di un laboratorio.
«Allora? Cosa vuoi fare?» mi chiese Diaz fermando il motoscafo.
«Prima di tutto, so che questo laboratorio sia in qualche modo vostro alleato, quindi non è che voglia rovinare qualsiasi rapporto abbiate con loro. La cosa più pacifica sarebbe usare la tua influenza per richiedere permesso di entrare, ma in quel caso non sarei libero di cercare quel che mi serve. Ho memorizzato i dati che mi hai fortuito del laboratorio e...»
«No, non ci siamo capiti, ti ho solo chiesto cosa vuoi fare, non devi darmi alcuna spiegazione» mi disse Diaz mettendomi una mano sulla spalla.
Inarcai un sopracciglio.
«Onestamente? Quel che voglio fare è entrare di soppiatto e colpirli alle spalle, per poi torturare quelli che hanno lo status più alto in modo da ricavare più informazioni possibili. Dopo averli messi fuori gioco, analizzare bene tutti i dati. Considerando che non sono in tanti penso sia fattibile.» dissi.
Se avessi spiattellato il mio piano in questo modo a Joanne mi avrebbe trucidato con lo sguardo.
Di solito spiegavo chiaramente i miei piani e partivo sempre dai motivi logici in modo che la gente non pensasse che fossi troppo cruento.
Ma parlare subito del piano senza dare spiegazioni...
Guardai Diaz aspettandomi che mi guardasse con orrore o stupore o persino delusione, ma non incontrai nulla del cenere.
Diaz aveva un sorriso nonchalance sulle labbra.
Beh, probabilmente sorride così perché sa cosa c'è in questo laboratorio, per questo approva...
«Tutto qui?» chiese ancora.
«Se li liberassimo, i piani alti se ne accorgerebbero... Potrebbero mandare qualcuno e mettereste a rischio la vostra alleanza...» commentai.
«Per questo abbiamo questi!» esclamò divertito aprendo una sacca.
In quella sacca c'erano due divise che riconoscevo come quelle dei Portatori della S.S.U.R.
«Solo due?» chiesi.
«Sono troppo vecchio per passare come Portatore e una benda all'occhio è troppo riconoscibile. Aspetterò qui e vi aiuterò nella fuga.» disse con noncuranza.
Mi voltai verso Eira per vedere se era d'accordo, ma la ragazza disse solo:«Non mi spiare mentre mi cambio»
La ragazza prese i suoi vestiti, saltò sulla roccia bagnata e sparì dietro i cespugli.
«Senti un po', ragazzo. Perché ogni volta che parlo con te ho come la sensazione che non rispetti nessuno?» chiese Diaz con un tono divertito.
«Non c'è qualcuno al mondo che ammiri? Che rispetti? Anche solo qualcuno che non vedi come una semplice persona, ma come un qualcuno» terminò.
È il suo modo di fare conversazione?
Gli sorrisi fingendo di non aver capito cosa intendesse.
«Perché guardi le persone come se fossero degli interessanti insetti. A tavola non ti hanno detto niente gli altri, ma l'abbiamo percepito tutti che ci stavi provocando, esponendo il nostro passato sensibile.
So che sai benissimo cosa provochi negli altri quando parli, ma mi chiedo, perché? È come se pensassi che anche se le persone stessero male per colpa tua, la cosa vada bene.» mi disse.
«Non è una cosa normale? Pochi al mondo si preoccupano veramente di quello che provocano. È per questo che di persone che parlano a sproposito c'è ne sono tante e troppe.»
«Ma tu lo fai di proposto. Se lo fai di proposito è perché sai cosa prova la gente e se sai cosa prova la gente e le ferisci significa che le vedi inferiori a te. E se fai questo con tutti significa che non rispetti le persone. Ed è per questo che ti chiedo, c'è qualcuno che rispetti?» continuò Diaz con calma.
«Non è vero che non rispetto nessuno. Rispetto chiunque sia più intelligente di me e da cui possa imparare qualcosa.» affermai.
«Perché dovrei rispettare qualcuno con cui non posso ragionare e comunicare? Perché dovrei cimentarmi in qualcosa che so che non porterà mai da qualche parte?»
Lui rise.
«Molto difficile rispettare i tuoi standard. Perché sei un ragazzo molto intelligente» affermò con un sorriso chiaro.
Quella risposta mi fece sentire bene. Le apprezzai tanto che non riuscii a non trattenere un vero sorriso sulle labbra.
Mi dicono sempre che sono io quello sbagliato.
Probabilmente non era solo il mio ego che aveva giovato di quella frase gentile.
«Esistono molti tipi di intelligenza e non solo la logica. Apprezzo chiunque mi sia superiore anche in quelle.» commentai. Come per esempio apprezzavo tanto Arianne per come riusciva a sapere intuitivamente come rendere felici le persone.
«Allora, così come puoi trovare malizia e ignoranza in tutti, puoi trovare gentilezza e intelligenza. Perché non ci provi? Forse puoi trovare più persone da rispettare di quanto tu pensi» commentò sorridendo.
Lo guardai e gli chiesi:«È così che ti sei conquistato tutti?»
«Così come?»
«Con parole rivestite di miele ammali la gente con la tua lingua facile. Non so quanto ti convenga portarti a casa così tanti randagi e prenderti cura di loro. C'è un limite per tutti, c'è un eccezione per tutti. Non hai tempo di gestire anche me.» affermai atono.
«Beh, farò in modo che tu mi rispetti anche se fosse l'ultima cosa che facessi» disse ignorando tutto il mio discorso.
Se c'era una cosa che avevo imparato in quel breve periodo con quello strano gruppo, era che Samuel Diaz era una persona complessa.
Angolo Autrice
I sensi di colpa mi abbracciano e pesano sulle mie spalle e sul mio petto come il cielo pesa tu Atlante. Cos'è che fa dilungare il tempo da una pubblicazione all'altra? La mia infamia. Sono una persona orribile. Detestatemi.
La nota positiva è che ho il prossimo capitolo pronto dato che è l'altra metà di questo. Ero arrivata a 8200 parole, NON poteva esistere un capitolo così lungo!!!
Pubblico domani? O dopodomani? POV di Nate anche quello, ovvio.
Speciale regalino per mostravi che sto procedendo con il ridisegnare i personaggi.
Ovviamente qui sono tutti gli personaggi principali della saga principale ancora in vita 🥰
Prossimamente arriveranno anche i time skip dei protagonisti attuali e ovviamente anche quelli che non hanno potuto averlo il time skip 😅
Oh, e ovviamente li colorerò 😅
Li riconoscete no? Nel caso dall'alto a sinistra sono
Sophie ⏭ James ⏭ Jo
Eli ⏭ Nox ⏭Seth
Court ⏭ Philip
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