4. Nathan: Due di picche

Cosa potrei fare nel gran finale del prossimo spettacolo?
Dovrei dare l'annuncio ufficiale...
Ma devo ancora trovare il luogo adatto per il numero d'apertura. Dopotutto le colombe non saprebbero dove volare una volta liberate e non voglio certo che caghino addosso agli spettatori...
Oh! E se invece di feci producessero coriandoli?
Sarebbe disgustosamente divertente.
Trovare delle facce disgustate, stupite e confuse insieme sarebbe il massimo!
Dovrei cercare una colonna sonora in allegretto e...

«Ahi! Ma perché!» esclamai tenendomi la nuca dolorante, mentre Joanne Sharp mi guardava con il cipiglio inarcato e un rotolo di fogli in mano.

Solo lei poteva far così male con un semplice rotolo di carta.

«Perché hai lo sguardo da "cosa farò nel prossimo spettacolo" e non stai seguendo quel che dico.» mi disse.

«Non ho lo sguardo da "cosa farò nel prossimo spettacolo"! E poi che razza di faccia sarebbe?» protestai anche se ero convinto avesse ragione.

«Oh, e invece sì che ce l'hai.» disse Rose con un sorrisetto di chi la sapeva lunga.

«Hai presente? Sguardo sognante e perso, più il sorrisino da "lo adoreranno"» le diede corda Eloise. Quelle due Imperium dell'aria erano nate per andare a braccetto.

Alzai gli occhi al cielo.

«Non è vero. Sono un mago e...»

«La mia faccia è una pokerface» conclusero le due ragazze al posto mio.

«Prevedibile come il sorgere del sole.» commentò Eloise allargando le braccia.

«Prevedibile come la pioggia che cade» disse Rose.

«Prevedibile come la tua cotta per Arianne Barker!» esclamarono in coro prima di scoppiare a ridere.

«Cosa?! Smettetela voi due! Non è divertente! E non parlate in sincronia! È inquietante!» sbottai.

«Su, bambinetti. Continuiamo quello che stavo cercando di spiegarvi.» affermò Joanne sorridendo.

«Sì, sí, Italia, Ribelle viscido da catturare vivo e bla bla bla...» commentai gesticolando l'oca con la mano.

«Oh! Allora stavi ascoltando Nathan.» commentò Joanne.

«Comunque sia andrete a Philadelphia da Seth come vi avevo informato in precedenza.»

«Ma non avremmo fatto meglio ad andare direttamente lì? Che senso ha avuto iscriverci in questa Accademia?» chiese Eloise giocherellando con un ciuffo di capelli rossi.

«Sciocca! Abbiamo fatto tutto perché Nathan voleva rivedere la sua bella, no?» scherzò Rose dando una spintarella all'amica.

«Ma certo! Siamo proprio altruiste!» esclamò Eloise.

«Piantatela voi due!» gridai sentendomi il volto in fiamme.

La mia cotta per Arianne Barker era qualcosa di dominio pubblico. In pratica, tutti sapevano che mi piaceva, e con tutti, intendo proprio tutti. Eppure solo lei sembrava insistere con la farsa della nemesi.

Quando ero più piccolo le davo corda, poiché sembrava l'unico modo per attirare la sua attenzione, dato che le illusioni non funzionava con lei. Ma da quando Joanne aveva annunciato che avremmo dovuto collaborare con la squadra di suo fratello, mi sono ripromesso di farle capire apertamente i miei sentimenti nei suoi confronti.

Avevo tentato almeno due volte di invitarla ad uscire, ma entrambe le volte Twain ci aveva interrotto.

Il miei problemi con Twain erano Iniziati all'epoca degli Iniziati. Twain era quel tipo di persona che si credeva migliore emarginandosi, il contrario di me in pratica. Ma non fu certo un disaccordo tra ideali che accese e consolidò questo astio reciproco.

L'errore di tutta quella storia, comunque, fu il fatto che raccontai dei miei obbiettivi alle due cretine che avevo per amiche e da allora non facevano altro che tormentarmi.

«Il piccolo Nathan si è offeso!» Rose sporse il labbro inferiore.

«Che facciamo Rose? L'abbiamo fatto arrabbiare, pensi che ci punirà?» commentò Eloise portandosi teatralmente una mano sulla fronte.

«Oh! No! Pietà illusionista di tutti i rubinetti!» esclamò Rose mettendo le mani a preghiera e scuotendo la testa, facendo oscillare di qua e là i capelli mori stretti in una coda.

A dar corda alle ragazze ci si mise anche Joanne che iniziò a ridacchiare.

Si divertivano molto a ridere a mie spese.

«Ah ah ah, molto divertente ragazze.» dissi sarcastico. Spinsi lo schienale della sedia e mi misi in posizione precaria su due piedi del mobilio, facendomi oscillare e tenendomi in equilibrio con una mano sul tavolo. Poi mi lasciai sfuggire un sorriso.

***

La sera prima di partire per Philadelphia, diedi uno spettacolo.

San Francisco era un luogo perfetto in cui esibirsi. Qualunque punto della città sembrava nato per ospitare folle.

Feci qualcosa all'aperto, in una piazza qualsiasi e senza avvertire i media.

Avevo solo messo un annuncio enigmatico sui social e quelli avevano sparso la voce attraverso i passaparola del mondo virtuale.

Quindi la folla in piazza era abbastanza numerosa.

Niente biglietti, niente offerte di beneficenza, era puro intrattenimento. Un mio regalo per la città.

Comparvi sulla testa della statua principale della piazza, in una voluta di fumo e con le luci puntate tutte nella mia direzione.

Era tutto abbastanza luminoso da non farmi distinguere i volti, ma a me bastavano le loro voci acclamanti e gli applausi incessanti.

«Buona sera signore e signori! Sono contento che siate giunti in tanti nonostante il breve preavviso! Cielo! Mi aspettavo una cosa tra intimi, ma penso che anche così vada bene.» esordii.

Urli e schiamazzi.

Bagliori di sorrisi e flash di fotocamere dove io ero il protagonista indiscusso.

«Ma piantiamola di chiacchierare, sono qui per stupirvi e rendere l'impossibile, possibile.» affermai mentre la musica cambiava.

Come al solito il tempismo delle ragazze era perfetto.

Poi iniziai lo spettacolo: gli origami che diventavano colombe, lasciate libere nel cielo (evitai la cosa della cacca coriandolosa, non ne avevo il tempo); il classico degli anelli; il vino nella tasca del mio completo sgargiante. Tutto ciò solo per riscaldare il pubblico.

Quando passai al finale, con il cuore che mi batteva a mille e l'euforia della serata, mi sembrò di scorgere tra la folla un viso familiare e il mio cuore prese a battere ancora più forte, ma per motivi totalmente diversi.

Quasi persi la concentrazione per l'emozione.

È venuta a vedermi? Ary era lì per me?

Poi l'emozione scemò quando notai anche Twain e Tiara.

Ergo, non era venuto per vedere me.

Ma non mi lasciai per vinto.

«Per il prossimo numero ho bisogno di un volontario.» dissi nel microfono senza smettere di fissarla.

Ma lei non mi aveva notata, nonostante fossi al centro dell'attenzione di tutti.

Un centinaio di mani e pigolii oscurarono la mia visuale. Le mani alzate in movimento mi fecero perdere di vista Ary.

«Tu. Ragazza bionda lì dietro!» esclamai prima che sparisse del tutto.

Da grande genio che era, Eloise illuminò Ary con i riflettori.

Sul volto della ragazza comparve un'espressione stupita che presto venne sostituita dall'irritazione e da uno sguardo omicida.

Be', adoravo il suo sguardo. Era quello speciale che dedicava solo a me.

«Andiamo, bella fanciulla, non farti pregare.» dissi sorridendo ampiamente così come erano le mie braccia allargate.

Fortunatamente, grazie al coro d'incitamento dei fan, riuscimmo a convincere Arianne ad avvicinarsi.

La osservavo attentamente, mentre metteva il broncio e mormorava tra sé e sé insulti nei miei confronti. Avevo completamente la sua attenzione.

Il suo sguardo incrociò il mio quando fu a pochi passi da me.

Alzò il mento in segno di sfida e inarcò un sottile sopracciglio.

Troppo concentrata nella sfida muta, nel raggiungermi, la ragazza inciampò su un ciottolo e mi finì addosso.

L'afferrai prontamente, mentre il suo naso sbatteva contro il mio petto. Avvolsi le mie braccia attorno alle sue spalle per proteggerla e cercai di non illudermi troppo.

Dopotutto, se un illusionista si illudesse, non potrebbe più distinguere la realtà nella sua stessa illusione. 

«Oh! Ma quanta fretta!» scherzai.

Ovviamente la mia voce risuonò nel microfono che tenevo come auricolare e tutti risero, pensando che si trattasse di una battuta fatta, a discapito della mia nuova assistente, per il pubblico.

Non era mia intenzione imbarazzarla ancora più di così, ma il suo volto arrossato, sotto le luci del mio palco improvvisato, era una visione.

«Tu...» ringhiò.

«Attenta a quello che dici, FireLiz, qui tutti ci guardano.» sussurrai tenendo una mano sul microfono per attutire l'amplificazione della mia voce.

Ci aggiunsi un occhiolino.

«Questa sera, la nostra cara ospite, che ammetto di conoscere, ma che non ama particolarmente i trucchi di magia, mi aiuterà a spegnere la luna.» dichiarai facendo finire tutto col fiato sospeso.

Mezzo secondo dopo che il pubblico compresero le mie parole, iniziarono le domande e le esaltazioni di stupore.

«Vuoi spegnere la luna?» chiese la mia FireLiz inarcando un sopracciglio.

«No, bellezza, tu lo farai.» affermai. «Ora, preparatevi e guardate il cielo.»

Tutti o volti puntarono verso la luna piena, la quale si stagliava grande e bella in cielo. Una sfera luminosa e magica, che quella notte oscurava tutte le stelle.

Feci il cenno del via alle mie assistenti e immediatamente prepararono la scena.

Gli sguardi di tutti erano puntati sulla luna piena, non su di me.

«Alza le mani e puntale verso la luna.» dissi a Ary.

Lei continuò a guardarmi scettica, ma obbedì, non volendo deludere le persone che la aspettavano pieni di aspettative.

Continuarono a fissarla e ad un tratto non la videro più.

Iniziai a sentire le voci borbottare stupite e anche Ary rimase a bocca aperta.

«Ma cosa... Iniziò a guardarsi in giro, come se avessi potuto nascondere la luna da qualche parte.

«Non capisco, la luce c'è ancora, ma la luna è...» balbettò confusa.

«Ti restituisco la luna se esci con me.» le dissi approfittando della distrazione di tutti.

Lei mi guardò, con occhi sgranati, e per un attimo pensai che...

«No. Non uscirò mai con te.» disse categorica.

Senza scompormi mi voltai verso il pubblico.

«Tranquilli, tranquilli! Vi restituirò la luna. Ora guardate tutti attentamente la ragazza qui accanto a me.» allungai la mano e presi la sua.

«Perché non controlli nella tua tasca?» suggerii.

Ary mi guardò inarcando e entrambe le sopracciglia, ma lo fece e si ritrovò in mano una pallina luminosa molto simile alla luna. Aveva pure le macchioline per simulare i crateri.

Il pubblico esclamò estasiato.

«Ora lanciala più in alto che puoi, così che possa ritornare in cielo.» istruii.

Ary obbedì e quando tutti guardarono in aria ritrovarono la loro luna.

Seguirono gli applausi finali che riempirono il mio cuore ferito qualche minuto prima.

Tenni stretto Ary per mano, obbligandola a stare accanto a me, anche se cercava di ribellarsi non troppo visibilmente. Ma la gente che si avvicinò e mi accerchiò me la fecero perdere di vista.

Una volta usato il trucco del fumogeno e del cambio di abiti, mi dileguai tra la folla, uscendo definitivamente di scena.

Consapevole del mio successo, non mi guardai nemmeno indietro per poter cercare Ary.

***

«Dovevamo proprio venire?»
Trovata.

«Sì, dato che partiremo tutti e sei assieme stasera.» affermò Twain.

«Stasera? Questa novità non me l'ha detta nessuno.» commentai appoggiandomi sulla testa di Ary. Bassa com'era non c'erano molte difficoltà.

Ary mi scansò infastidita.

«Sei qui.» commentò Twain.

«Ah, per ora.» affermai togliendomi il guanto e quel che videro fu proprio niente.

«Sto già sparendo!» esclamai.

Notai con piacere che Tiara sgranò gli occhi stupita.

Twain alzò gli occhi al cielo.

«Che pubblico noioso. Comunque togliamoci di qui prima che qualcuno mi riconosca.» dissi smettendo di scherzare. Dovevo sapere perché Joanne non mi aveva avvertito della partenza anticipata.

«Non aspettiamo Eloise e Rose?» chiese Tiara.
«Non essere sciocca, loro sono già qui.» commentai sorridendo loro.

Infatti poco dopo sbucarono alle spalle della ragazza.

«Chi pensi metterà a posto i tuoi strumenti di scena?» mi rimproverò Eloise facendosi spazio e puntandomi l'indice sul petto.

«La B.L.C. perché ci vogliono questa sera stessa a Philadelphia.» replicai scostandola.

«E perché mai?» chiese Rose incrociando le braccia sotto il seno. Entrambe si erano messe addosso delle felpe extra-large per coprire il loro costume da scena.

Guardai Twain aspettandomi una risposta.

«Non lo sappiamo nemmeno noi. Siamo stati mandati da James.» affermò lui.

Ci volle tutto l'autocontrollo del mondo per impedirmi di scoppiargli a ridere in faccia.

«Il tuo essere così obbediente mi fa quasi tenerezza, Twain.» commentai.

«Non sappiamo con precisione cosa abbia fatto anticipare la partenza, ma sappiamo perché hanno avuto tanto fretta di cacciarci.» intervenne Ary.

«E chi non lo sa?» affermai avviandomi nella direzione del furgone blindato che avevo adocchiato.

«Sarà meglio non far aspettare l'autista, no?» dissi facendo spuntare dal nulla il mio zaino da viaggio.

Ary sbuffò e mi superò di corsa. Voleva essere per forza davanti a me.
Ridacchiai.

***

La Base di Philadelphia non era un posto adatto a un mago come me. O era il posto perfetto, dipendeva dai punti di vista.

Sarebbe stato interessante fare uno spettacolo dietro le sbarre.

Infatti, la Base era ancora camuffata come una prigione di massima sicurezza con tanto di guardia scorbutica al cancello.

Era l'unica Base che si affacciava al mondo reale senza destare sospetti. Una facciata alla quale tutti credevano, ma che nessuno voleva confutare.

Effettivamente, se non avevi motivi particolari per andare in prigione non ci andavi.

Ovvio.

«Chi va là?» chiese la guardia all'autista.

«I ragazzini per Mr. Frost.» commentò lui.

«Tsk, parla di noi come se fossimo merce.» borbottò Ary.

«O prigionieri.» affermò Eloise attorcigliandosi al dito una ciocca di capelli rossi.

I cancelli si aprirono e noi entrammo, passando per una piazza desolata se non per degli alti reticolati d'acciaio.

Sembrava un campo di concentramento.

«Lo ricordavo più carino.» commentò Ary.

«Per me è sempre stato così orribile.» disse Tiara invece.

La processione verso il bunker sembrò eterna e quando scesi dal furgone non potei fare a meno di stirarmi come un gatto.

Dopo ore di viaggio in furgone e aereo ero distrutto.

«Hai la patta dei pantaloni aperta stretching-man» commentò la voce di Eloise.

Abbassai la testa per controllare ma mi arrivò un colpo alla fronte.

«Ahi!» esclamai portandomi la mano alla fronte più per stupore che per dolore.

Eloise si mise a ridere seguita da Rose.

«Te l'avevo detto che ci sarebbe cascato.» disse la rossa alla rosa.

«Molto divertente. La volete smettere?» protestai lanciando un'occhiata di sottecchi verso Ary, ma per fortuna non stava guardando. Era troppo presa dall'entusiasmarsi per le macchine nel bunker. Ci rimasi male nonostante tutto.

«Per i nostri gusti ti stavi atteggiando troppo da figo.» disse Rose scuotendo la testa.

«Ma io sono figo.» commentai ricevendo una sberla sulla nuca.

«Ahi!» esclamai di nuovo.

«Se vuoi conquistarla veramente devi toglierti di dosso l'atteggiamento da pallone gonfiato che porti sul palco. Deve vedere prima di tutto Nathan Cray, non l'illusionista.» disse Eloise.

«E da quando vi atteggiate a Cupido e mi date consigli? Pensavo sapeste solo prendermi in giro.» chiesi avviandomi verso l'altro gruppo che si stava già allontanando verso l'edificio principale.

«Non dire sciocchezze Nathan, noi vogliamo il meglio per te.» Rose agitò una mano davanti al volto come un ventaglio.

Alzai gli occhi al cielo e intrecciai le dita dietro la nuca.

«Fate un po' come volete.» commentai.

Varcai la soglia delle porte di vetro per poter sbucare sull'atrio principale della Base, ma prima che potessi registrare qualsiasi cosa, un essere non ben identificato mi travolse e mi buttò a terra.

Quell'essere era una ragazza dai capelli rosa pallido e dei grandi occhi verdi, molto simili ai miei.

«Oh, Nate! Mi sei mancato così tanto!» esclamò strisciando la guancia sul mio petto e stringendomi ancora di più.

«Ehi, okay Abby, ora puoi anche lasciarmi.» affermai cercando di rimettermi in piedi, ma quella ragazza mi stava ancorando a terra con il suo corpo minuto e il scarso metro e cinquanta.
Abby continuò a strusciare su di me.

«Non hai sentito? Ti ha detto di lasciarlo!» esclamò Eloise iniziando a tirare la ragazza. Poi si aggiunse anche Rose per darle man forte.

«No! No! Naaaaaate!» si lamentò appigliandosi a me come una ventosa.

Quando finalmente la staccarono da me la tennero ferma mentre quella si ribellava ancora per saltarmi addosso.

Lanciai uno sguardo verso Ary che rimase indifferente dall'atteggiamento di Abby.

«Se tu sei qui vuol dire che ci sono anche gli altri tre.» commentò Tiara rabbrividendo.

«Oh! I tuoi spasimanti? Sono già in palestra con Mr. Frost.» disse Abby riprendendo contegno.

«Allora penso che io non ci andrò.» affermò Tiara facendo dietrofront, ma Twain la riprese per il colletto della giacca.

«Io penso proprio il contrario, signorina.» affermò lui.

«Sono certo che Ian e gli Stark saranno troppo occuparti con gli allenamenti per farti delle avance.»

«In realtà non hanno ancora iniziato. Stavamo aspettando voi per venirvi a prendere.» disse Abby piegando dolcemente la testa.

Portava due codini e aveva la divisa di una taglia in più della sua. Sembrava proprio una bambina e invece aveva la stessa età di Ary.

«Da quanto siete qui?» chiesi a Abby.

La ragazza si esaltò immediatamente perché le avevo parlato.

«Poco fa, ma credimi, Nate, per me è stata una lunga agonia.» esclamò portandosi una mano sulla fronte.

«Non mi è mai stata simpatica.» sentii sussurrare Eloise.

«Nemmeno a me. Troppo ruffiana.» concordò Rose.

«Brutte streghe! Vi ho sentito!» esclamò Abby indignata puntando contro di loro.

«Ehi, ferma, Abby. Posso chiederti una cosa?» affermai bloccandole la strada verso le ragazze.

«Sì! Ovvio che sì, Nate! Tutto quello che vuoi e dico proprio tutto!» esclamò tornando a sorridere.

«Verrete anche voi?» chiesi senza specificare dove.

«Dove?» chiese lei innocentemente.

«Capisco. Perché non ci porti da Mr. Frost?» le chiesi ignorando apertamente la sua domanda.

La ragazza non si fece domande e mi prese sotto braccio, spiaccicando il suo petto contro il mio tricipite.

Poi appoggiò la testa sulla mia spalla.

«Ah! Sembriamo proprio una coppia romantica.» sospirò.

«Oppure sembriamo fratello e sorella. Cosa che effettivamente siamo.» commentai.

«Non dire sciocchezze.» sbuffò.

«Portiamo lo stesso cognome.» commentai.

«Ma non abbiamo legami di sangue. Avere lo stesso cognome non significa niente.» insistette stringendosi a me ancora di più.

«Siamo legalmente familiari.» le feci notare.

«Chi se ne frega della legge. Abbiamo solo avuto lo stesso orfanotrofio e abbiamo avuto il cognome dallo stesso genitore adottivo che alla fine non ci ha voluto più. Pure coincidenze.» sbottò.

«È me che non voleva.» le ricordai.

«Non c'è Abby senza Nate.» affermò dandomi un bacio sulla guancia.

«Lo sai che...» iniziai a sospirare.

«Non dirlo. Lo so.» affermò lei. «siamo arrivati.» trillò.

***

«Bene, sono arrivati anche gli altri.» commentò Seth Frost con le mani dietro la schiena e le gambe divaricate, posto esattamente al centro della palestra che per l'occasione era schifosamente vuota. Ma proprio vuota! Così vuota he si poteva sentire l'echeggiare dei passi.

Seth Frost era un uomo di ventitré anni dall'aria fredda e crudele, i capelli biondo ghiaccio tirati indietro e la mascella coperta da una barba ben curata e leggermente più scura della tonalità dei capelli. Gli occhi neri come la pece avevano il potere di trapassarti e farti sentire il più inetto degli inetti e la statura muscolosa possente, alla Chris Evans in Captain America per intenderci, aumentava la sua presenza.

Ah! Per la cronaca, l'ho conosciuto, Chris Evans, intendo.

«Vi spiegherò in breve che cosa faremo in questo periodo, poi vi lascerò dormire, dato che domani mattina vi voglio qui alle cinque esatte.» affermò. La sua voce dura e graffiante riecheggiò tra le pareti della palestra.

«Di mattina?» chiese Ary alzando una mano.

«Di mattina.» confermò Frost.

«Argh, lo sapevo che il musone ci avrebbe uccisi.» la sentii borbottare a Tiara.

«Qualche problema, Miss Barker?» chiese Frost guardandola freddamente.

«Nossignore.» si mise sull'attenti e sfoggiando la facciata birichina.

«La sessione di allenamento durerà tutti i giorni dalla mattina alle cinque fino alle cinque di sera, con una pausa di due ore per mangiare. Il resto del tempo utilizzatelo come più preferite. Durante questo periodo vi insegnerò le basi della sopravvivenza e il comportamento da adottare in caso vi ritroviate soli senza la possibilità di contattare la B.L.C.; oltre a questo, ci sarà un corso accelerato su come comportarsi in caso di rapimento di un componente della vostra squadra o voi stessi; come comportarsi di fronte a determinate situazioni di infiltrazione; di cambi di programma e adattarsi velocemente e le basi di alcune lingue straniere...»

«Ma non ce la faremo mai in due settimane e mezzo!» protestò Abby accanto a me.

«Miss Cray, fino a prova contraria si tratterebbe solo di un approfondimento di ciò che avete imparato durante le istruzioni da Iniziati.» affermò il mentore paziente.

«Dopo pranzo sarete separati in gruppi, seguendo i vostri elementi. Tiara Addison e Abigail Cray seguiranno me per approfondimenti sul dominio della terra. Ian Gordon e Nathan Cray seguiranno il mentore del gruppo di Gordon, Stephen Martin. Rose Closs e Eloise Parker avranno lezioni con Lynette Flores e i fratelli Stark assieme a Arianne Barker seguiranno Hiram Stark.»

«Cosa? Con papà? Che ci fa fuori da New Orleans?» commentò quello che pensavo fosse Alan.

«Vostro padre è una leggenda vivente! Non vedo l'ora!» esclamò Ary al contrario.

«Questo perché non l'hai mai avuto come padre.» affermò Albert.

Seth si schiarì la voce per richiamare l'attenzione.

Si vedeva persino il nervo pulsante dall'irritazione sulla tempia.

«E di grazia, perché lui è stato escluso dagli allenamenti con Miss Flores?» chiesi alzando la mano e facendo un cenno verso Twain.

«Per quanto riguarda Nicholas Twain, James Sharp ha preparato un allenamento specifico per lui che dovrà seguire da solo.» disse Seth.
«E perché mai?» chiese Ary. 

Oh, oh, oh, quindi lei non lo sa, eh?

«Se non ci sono altri problemi, ritiratevi nelle stanze assegnate a voi.» concluse l'uomo ignorando la domanda di Ary.

Poi se ne andò.

Nello stesso momento in cui Seth uscì dalla palestra, Abby mi saltò nuovamente addosso e i gemelli Stark si voltarono famelici verso Tiara.

«TIARA!» esclamarono in coro correndo a braccia aperte verso di lei, ma mezzo secondo prima che giungessero a destinazione, Tiara evocò un muro di terra su cui i ragazzi sbatterono contro.

«Perdonali, Tiara» si scusò il leader di quella squadra di strambi.

Ian Gordon si inginocchiò davanti a lei e le prese la mano per poi baciarla.

«Non hanno ancora capito che noi due ci sposeremo.» fece con aria seria.

Tiara evocò una sbarra di terra che le allontanò Gordon di dosso.

«Andiamo a letto insieme, Nate!» squittì Abby.

Tutti i membri di quella squadra erano pazzi, non c'era dubbio. Assurdo, erano nati per stare assieme.

«Allontanati da lui, Ventosa!» sbuffò Eloise tirando Abby.

La situazione stava degenerando con Tiara che correva via gridando:«Lasciatemi in pace!», i tre trogloditi che la seguivano e Eloise con Abby che quasi si accapigliavano.

Mentre Eloise teneva occupata Abby e Rose le dava man forte, scorsi Ary che parlava animatamente con Twain.

Li raggiunsi in poche falcate.

«Allora... Un allenamento speciale, eh? Perché mai, mi chiedo.» chiesi allusivo invadendo lo spazio personale di Ary.

«Impicciati degli affari tuoi, Rubinetto.» lo difese Ary. «sei invidioso perché tu non sei stato trattato diversamente?» commentò.

«Per niente. Senza di me, Twain non sarebbe nemmeno a questo livello, dico bene, Nicholas?» affermai con scherno.

«Nick è a questo livello grazie al suo impegno.» insistette Ary.

Risi.

«Nel suo caso l'impegno non c'entra proprio nulla. Fortuna, semmai. Io sono arrivato a dove sono per impegno.» dissi.

«La tua è fortuna, così come quando hai superato i miei punteggi.» sbuffò lei guardandomi dal basso verso l'alto.

«Non sono io che sono migliorato da superarti, FireLiz. Sei tu che ti sei indebolita.» le spiegai. Era assurdo che non avesse ancora capito che il suo sentimento non le dava abbastanza forza nelle fiamme. Almeno, non più.

«Tu la devi smettere di crederti chissà chi, sei solo un Rubinetto perdente.» sibilò Ary stringendo un pugno davanti a me. Ero certa che era tentata di accendersi.

«Ah, ah, ah.» bloccai il suo pugno tra le mie mani.

«Non alzare le mani, FireLiz» la ammonii. Poi le baciai le nocche sotto il suo sguardo sconvolto.

Lei ritirò di scatto la mano e la vidi arrossire.
«Tu!» il rossore si stava estendendo anche verso le orecchie. Non avrei mai immaginato una reazione tanto esagerata solo per averle baciato le nocche.

Chissà che farebbe se le baciassi quelle innocenti labbra.

«Lasciala in pace.» intervenne Twain avvicinandosi a me.

«Se non vuoi che scopra quel che è successo sarà meglio che tu le stia lontano.» mi disse a voce bassa.

«Non pensi che valga anche per te?» replicai.
«mio caro Geminus della nostra generazione.» lo allontanai con due dita premute sul suo petto.

Twain assottigliò lo sguardo ma non disse niente.

«Ehi, Nathan! Andiamo?» esclamò Eloise alzando la mano per attirare la mia attenzione.
In qualche modo, gli altri avevano smesso di rincorrersi e accapigliarsi.

«Spero che questo soggiorno assieme ci avvicini.» dissi sorridendogli e dandogli una pacca sul braccio.

«Buonanotte, FireLiz» aggiunsi poi ad Ary che si portò la mano al petto come per proteggersi da eventuali baci improvvisati.

Poi mi voltai ed uscii di scena.

Angolo Autrice

Vedete che brava? Sono puntuale! Quest'oggi niente disegni, non ne ho di carini da mostrarvi.
Lo so che molti di voi sono partiti in quarta dicendo di adorare Nathan, ma la verità è che non lo conoscete. Vi piace solo perché Arianne non lo sopporta, vero?
Comunque in questo capitolo avete avuto modo di scoprire qualcosa in più di lui... Ora potete dire che vi piace 😂

Una richiesta da farvi. Qualcuno di voi è disposto a prestarmi il suo nickname di wattpad? Mi spiego meglio, non voglio entrare nel vostro account, ma avrò bisogno di alcuni nomi di profili per il capitolo successivo e siccome non ho voglia di inventare degli utenti anonimi ho pensato che fosse carino inserire i vostri nomi. Esatto, entrerete nella storia, anche se virtualmente 😂
Chi si offre?

Detto ciò, ci sentiamo la prossima 🤔

Il mio adorato biondo Nathan ☺️ vi saluta.

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