32. Ary: Non mi stai lasciando altra scelta
Fu solo un tocco leggero, così leggero che pensai che me lo fossi immaginata. Era così leggero che poteva passare per un incidente, ma dalle sue parole era stato chiaramente intenzionale.
Non capivo, non capivo veramente come potessi sentire l'elettricità scorrermi nel sangue dopo che mi aveva sfiorata appena.
La mia mente e le mie emozioni fino a quel momento in uno stato troppo turbolento ebbero una battuta di arresto, come ghiacciati dal fermarsi del tempo.
Il suo volto era ancora vicino al mio viso, tanto che sentivo il calore emanato dal suo corpo.
Il fatto che fosse quasi diventato un ghiacciolo sembrava solo un lontano sogno.
«Posso considerarti la mia ragazza d'ora in avanti?» chiese mentre un sorrisetto sghembo compariva tra le sue labbra. Non era da lui fare sorrisi del genere, ma stavo ormai rivalutando cosa fosse esattamente ciò che mi faceva credere fosse da lui.
«Non mi stai lasciando altra scelta» dissi guardandolo negli occhi. Il Nathan diciassettenne mi sembrava familiare ed estraneo allo stesso tempo.
Era come aver scoperto che la scrivania che stai usando da tanto tempo ha in realtà uno scompartimento segreto che non conoscevi.
Non avevo mai avuto un ragazzo, ma nemmeno nei miei sogni più remoti avevo preso in considerazione Nathan Cray.
«No.» disse.
«Nonostante tu sappia che mi piace un altro? Perché?» chiesi senza capirlo.
Ovvio che non lo capivo.
Io non vorrei stare con Nick sapendo che non mi ricambia.
I miei sentimenti per il mio Leader erano dolorosi e sentivo rabbia e umiliazione ogni volta che pensavo a come fosse stato gentile con me nonostante non ricambiasse i miei sentimenti. Lo sapevo che non mi amava come lo amavo io, eppure non potevo non provare rancore per come mi stava facendo sentire. Nonostante sapessi che non fosse colpa sua, non potevo non sentirmi devastata e detestarlo per questo.
Come potevo solo pensare di stare con una persona che mi aveva spezzato il cuore?
Eppure Nathan stava passando la mia stessa sfortuna per colpa mia, ma la sua reazione era completamente insensata ai miei occhi.
Perché? Perché voleva vendicarsi?
Perché in realtà non mi amava così tanto da odiarmi?
O perché in realtà mi amava veramente tanto da perdonarmi?
Il ragazzo non sembrava sorpreso dalla mia domanda, ma si prende diversi secondi prima di parlare e dirmi:«Perché non ne ho abbastanza di te»
Quelle parole senza senso mi sconvolsero più di quando volevo ammettere.
Per la prima volta in vita mia, sotto lo sguardo del ragazzo che avevo detestato fin da bambina, sentii di essere al centro dell'attenzione di qualcuno.
Che fossero sentimenti positivi o negativi non lo sapevo con certezza. Ciò che era certo era che erano sentimenti a me diretti e me soltanto, condivisi da nessun altro al mondo.
Non riuscivo a capirlo, ma lo volevo fare.
Se le sue risposte potevano chiarire quel subbuglio e miscuglio di cattivi sentimenti che erano dentro di me, lo volevo capire.
Solo lui dava sempre risposte, belle o brutte, ma sempre risposte.
Avevo come la sensazione che se fosse stato lui, la persona che mi aveva continuato a guardare per tutto questo tempo, a darmi la soluzione, sarebbe stata la cosa più simile a risolvere i miei problemi che potessi avere.
«Ti sei mai sentito... Solo, abbandonato ed incompreso? Nonostante tu sappia che c'è gente che ti vuole bene?» chiesi titubante.
«È così che ti senti? È per questo che non riesci a credere a quello che provo per te?» mi chiese piegando appena la testa.
Era ancora seduto vicino a me, ma non mi stava toccando. Mi guardava e basta, così intensamente che mi sentivo in imbarazzo.
«Rispondimi»
Lui rimase in silenzio per un po', poi disse:«Sentirsi in questo modo non nega automaticamente l'affetto altrui. Può volerti bene il mondo intero, ma se questo mondo non ti capisce o non cerca di capirti... Resta tutto inutile e di conseguenza ti sentirai sola e abbandonata.»
Sorpresa dalle sue parole, mi scappò una risata.
«Parole molto intelligenti, Nate. Però non hai risposto alla mia domanda» gli feci notare.
Lui mi guardò e mi sorrise tristemente.
«Tutti i giorni.» rispose.
Ponderai sulle sue parole e poi chiesi:«È per questo che da piccola mi avevi presa di mira? Perché volevi che ti capissi? Non credo che già allora ti piacessi. Anzi, pensavo mi odiassi»
«Non so, forse ti avevo presa di mira perché volevo essere trattato diversamente da te. Volevo essere unico agli occhi della persona più incredibile che avessi mai conosciuto» replicò alzando le spalle.
Mi sentii soffocare dalla risposta perché in un certo senso lo capivo. Capivo quel desiderio di essere i soli ad essere visti da qualcuno.
Avevo desiderato che nonno Chris mi guardasse e fosse orgoglioso di me.
Avevo desiderato che James fosse fiero di me una volta diventato nostro mentore.
Avevo desiderato che Nick fosse gentile solo con me.
«Mi stai dicendo che non mi odiavi?» chiesi incredula.
Se non mi odiava allora perché mi aveva tormentata tanto?!
«No, non ti odiavo. Piuttosto ti odio adesso» affermò con una franchezza che mi fece sussultare.
«Perché sembri così sconvolta? È normale provare sentimenti contrastanti per la persona che ti ha rifiutato» disse appoggiando la caviglia sul ginocchio e puntellandosi sulle mani.
«Ma hai detto che mi vuoi come tua ragazza!» puntualizzai offesa.
«Lo voglio ancora» sorrise.
Ma ha un senso quello che dice?
«Cos'è che ti piace di me, allora?» gli chiesi.
«Che domanda crudele dalla ragazza che non mi ricambia» commentò.
Quella frecciata mi fece sentire un mostro orribile.
«Oh, scusa...» dissi imbarazzata.
«Non devi rispondere se non vuoi» mi affrettai ad aggiungere scuotendo le mani.
Il ragazzo sorrise.
«Mi piacciono le tue gambe» disse.
Lo colpii.
«Ma che diamine!» esclamai arrossendo.
Lui rise divertito e continuò:«Mi piacciono le tue gambe quando fendono l'aria prima di colpire qualcuno o qualcosa.»
Voltò il suo corpo completamente nella mia direzione, incrociando le gambe sul letto.
«Mi piace quell'espressione che assumi pochi secondi prima di accendere le tue fiamme.» il suo sorriso si fece più ampio quando lo disse.
«Mi piacciono i tuoi occhi quando si rendono conto che stai per andare in battaglia.» allungò una mano e mi toccò lo zigomo delicatamente con il dorso delle dita.
«Mi piace come le tue parole non vengano dalla mente, ma dal cuore.» la piega delle sue labbra si fece più dolce quando chiuse le labbra dopo l'ultima frase e pensai fosse finito l'elenco, ma continuò.
«Mi piacciono i tuoi capelli raccolti che lasciano sempre qualche ciuffo indietro sul capo.» sussurrò riprendendo, mentre le dita raggiungevano una ciocca dei miei capelli.
«Mi piace come giochi con i lobi delle tue orecchie quando sei contrariata.» pensai che mi avrebbe toccata le orecchie, ma non lo fece.
Abbassò la mano sulle sue ginocchia e il suo sguardo tornò sul mio.
«Sei l'unica persona che conosca che passa dall'essere una spaventosa guerriere ad una carina scolaretta nel giro di mezzo secondo.
Ary, mi piace come tutto in te non abbia nulla di sensato e logico, come tu riesca a sorprendermi in quello che dici o fai. Sei sempre uguale, ma ogni secondo diversa.
Assumo che mi piaci tu perché sei come la luce del sole» guardò verso la finestra, anche se la luce solare era ormai andata da un pezzo.
«Tutti i giorni uguale ma diversa»
Abbassai lo sguardo sulle mie mani e realizzai che stavano tremando, così intrecciai le dita tra loro per fermarle.
Il mio cuore, però, non poteva essere fermato per il nervosismo causato da quelle sue parole.
Mi sentivo... Lusingata e in un certo senso spaventata dalla forza delle sue parole.
Le mani di Nathan si chiusero a coppa sul mio volto riempiendole facilmente. Aveva mani grandi e mi sentivo piccola in confronto.
Si fece più vicino, tanto da ombreggiare il suo volto e rendere visibili solo le intense iridi verdi.
«In questo mondo grande e immenso, tutto è incolore se non te. Non vedevo altro che un nulla eterno, ma poi vidi una luce brillante da un giorno all'altro. E quella luce portava il tuo nome e il tuo volto.
E... Ho come la sensazione che se ti lasciassi andare, tornerei in quell'oblio. Tornerei a non provare niente per nessuno.
Tornerei ad essere un vero mostro.
Non saprei spiegarti altro, Ary.»
Ah!
Distolsi lo sguardo imbarazzata, sfuggendo alla sia presa.
Che è successo?
Mi è mancato un battito a quelle parole!
Mi si è fermato il respiro!
Pensai confusa e con il cuore che sembrava urlare nei miei timpani.
«È adesso ti bacerò di nuovo e ancora e ancora, finché non avrai capito che non sto fingendo o mentendo. Non potrei ingannarti in questo neanche se lo volessi» asserì stringendo le mie mani e avvicinandole alle sue labbra.
Baciò le nocche e il dorso di entrambe le mani senza smettermi di guardare.
Quel suo sguardo sembrava volermi divorare e mi fece arrossire tanto che la ragione andò in tilt.
Era strano sentirsi così desiderata da qualcuno e io, che ero un Imperium del fuoco avevo l'obbligo di riconoscere quei sentimenti a prescindere da cosa pensassi di Nathan.
O forse era solo una scusa che mi ero data quando lasciai che si approcciasse a me per baciarmi di nuovo. E ancora e ancora come aveva affermato poco prima.
Mi baciò ad occhi socchiusi, per poi approfondire il baciò mentre mi teneva per la nuca e io non sapevo nemmeno dove mettere le mani mentre sentivo la sua passione.
Continuò così a lungo che non avevo più fiato nei polmoni e non si fermò nemmeno quanto mi sentivo completamente intontita per carenza di ossigeno.
E caddi indietro, mentre le sue mani mi bloccavano i polsi ai lati della mia testa e il suo corpo mi bloccava sotto di lui, senza che la sua bocca si fermasse.
Boccheggiai alla ricerca di aria nei pochi attimi in cui anche lui richiedeva fiato e ad un tratto si fermò, premendo la fronte sulla mia e ansimando pesantemente.
«Sei stupida? Perché non mi dici fermarmi?» sussurrò.
«Come se potessi farlo» replicai senza fiato.
Nathan mi fissò a lungo per poi chiudere gli occhi per poi allontanarsi a me di scatto.
Si alzò in fretta per dirigersi verso l'uscita.
Quando aprì la porta si voltò e mi disse:«Da oggi in poi impara ad allontanarmi. Non avrò tutto questo autocontrollo ogni volta»
Mi ritrovai poi sola distesa sul letto ad osservare la porta dalla quale era appena uscita la mia nemesi.
No. Forse dovevo dire il mio ragazzo.
«Il mio ragazzo?» ripetei ad alta voce.
Suonava così alieno sia pensato che detto, però non mi dispiacevano e non sapevo il perché.
Non era quello che avevo sognato per tanto tempo e non era quello che volevo o desideravo, ma sapevo solo che in qualche modo il tumulto di emozioni negative che era dentro di me si era stabilizzato in qualche modo.
Fissai le mie mani e incanalandovi il calore accesi una fiamma nella mia mano. Essa assunse sfumature azzurrine, così diverse dal luminoso giallo che erano prima.
Non sparì e non sembrava incerta o debole come lo erano le fiamme che erano apparse negli ultimi anni.
«Strano» sorrisi.
***
Lo sto usando.
Fu l'orribile realizzazione che ebbi quando incontrai gli altri ragazzi.
Più che gli altri, rivedere Nick me lo aveva fatto capire.
Il Leader della mia squadra mi aveva approcciata appena mi aveva vista, ma gli avevo dato immediatamente le spalle, andandomi a sedere vicino a Nathan.
Non volevo vederlo e tantomeno parlargli. Non volevo avere alcun contatto con lui e stavo usando Nathan come scudo.
Sentii Nick schiarirsi la voce, mentre tornava a sedersi rispettando i miei spazi.
Mi sentii male. In colpa per averlo trattato male; arrabbiata perché non aveva insistito a parlarmi; sollevata perché non avevo bisogno di parlargli. Anche perché non sapevo cosa avrei fatto se mi avesse parlato veramente.
Eravamo stati chiamati da Nox in una sala riunioni, ma l'uomo in questione non era ancora comparso.
Al suo posto, invece, entrò un ragazzo dalla faccia anonima con gli occhiali che riconobbi come Angelo.
Dalla faccia che assunsero le altre ragazze capii che lo avevano riconosciuto ed erano sorprese quanto lo ero stata io.
Nick al contrario sembrava non riconoscerlo.
Non guardai Nathan. Ero un po' imbarazzata a guardarlo. Non sapevo nemmeno che espressione avesse assunto quando avevo deciso di sedermi accanto a lui.
«Che ci fai tu qui?» chiese appunto Rose.
Angelo chinò il capo e disse:«Vi chiedo scusa per avervi tenuto nascosto la mia identità»
«Voglio presentarmi nuovamente. Mi chiamo Angelo Giudici e non sono un Imperium. I miei genitori lo sono. Sono cresciuto imparando le tecniche marziali tramandate dalla B.L.C. e il programma di studi utilizzati dagli Iniziati, però.
I miei genitori erano stati cacciati dalla B.L.C. molti anni fa, ognuno per motivi diversi e hanno trovato rifugio qui grazie a Meng Xu e i Giustizieri e una volta stabilitisi hanno dato alla luce me.
Quindi, conosco Michela da quando sono piccolo e posso accertarvi che lei non ha nulla a che fare con tutto questo.» ci disse tutto ad un fiato.
«Vi ho chiamati qui per dirvi solo questo» ammise imbarazzato.
«Serio? Pensi che abbiamo tutti tempo da perdere?» commentò Eloise con tono acido.
Nathan si alzò dalla sedia e affermò con noncuranza:«Se è tutto quello che hai da dire, ora posso andarmene»
«Uh, pensavo fosse importante informarvi...» iniziò nervosamente il ragazzo straniero.
Notai che aveva una fasciatura al polso quando si tirò nervosamente la manica della giacca.
«Senza offesa bello, ma non è che ce ne importasse molto» commentò Rose scrollando le spalle.
Angelo arrossì imbarazzato e provai pena per lui.
«Cos... Che sta succedendo?» sentii bisbigliare Nick confuso.
«Non te lo ricordi? È il ragazzo della porta accanto che ci ha accompagnati a fare shopping» gli disse Tiara.
Nick sembrava sconvolto da quella rivelazione.
Distolsi lo sguardo da lui appena mi ritrovai a cercarlo con lo sguardo come sempre.
«Vengo con te» dissi raggiungendo Nathan alla porta e trattenendolo per la maglia.
Nathan prese la mia mano e la strinse con noncuranza, come se fosse la cosa più naturale al mondo e uscimmo assieme dalla sala.
Sentii gli sguardi degli altri addosso, ma non volevo voltarmi o dare spiegazioni.
***
«Non so come funziona» dissi a Nathan mentre camminavamo per i corridoi della Base, mi stava ancora stingendo la mano.
«Stare assieme a qualcuno?» chiese immediatamente il ragazzo.
Era spaventoso come sapesse sempre cosa intendessi quando nemmeno avevo specificato.
Mi limitai ad annuire.
«Non diversamente da come sei normalmente. Solo con più...» mi guardò e sorrise con malizia «contatto»
«Non so fare niente» dissi immediatamente arrossendo.
Nathan rise:«Cos'è che non sai fare esattamente?»
Puntai i piedi e mi ripresi la mano e dissi, rossa in volto:«Tu e la tua mente perversa! Non accetto di fare niente, capito?!»
«Ehi, ehi, ehi! Stai facendo tutto da sola!» esclamò lui.
Gli tirai un pugno sul petto e mi allontani a grandi passi, fumante di rabbia.
«Cosa?! Ary? Ary!» mi chiamò allarmato raggiungendomi.
«Okay, mi spiace? Non scherzo più» mi prese una mano con espressione accigliata. Probabilmente non gli dispiaceva per niente.
«Non è un problema se è la tua prima relazione. Non farti troppe pressioni. Ho aspettato dieci anni questi giorno, posso aspettare ancora finché non ti abitui» mi disse baciandomi le dita.
Ritirai la mano in imbarazzo.
Non penso che riuscirò mai a farci l'abitudine. Prendermi la mano e baciarmi come se fosse naturale...
«NAAAAATE!» sentimmo urlare e un attimo dopo, il ragazzo che prima era davanti a me venne travolto da una figura minuta dai capelli rosa.
«Mi sei mancato così taaaaanto!» esclamò Abigail Cray mentre strofinava il volto sul petto di Nathan e gli cingeva la vita.
«Aspetta, che ci fai qui, Abigail?!» esclamò il ragazzo allontanandola puntando il palmo sulla sua fronte della ragazza.
La giovane Imperium si lamentò mentre le sue braccia cercavano di raggiungerlo invano.
«Siamo la squadra di supporto! Ci aspettavate!» esclamò la ragazza.
«Cosa? Siete voi? Non dovevate badare ai Russi? E perché dei Senior?» sbuffò Nathan.
«Anche i Russi sono qui e ci sono anche un paio di altre Guardie.»
«Gli Sharp?» indagò Nathan sempre tenendola lontano da sé.
«Hanno avuto qualche problema, ma ci raggiungeranno appena possono.» sospirò Abigail abbassando finalmente le braccia.
«Ian e gli altri due?» chiese ancora Nathan.
Abigail aveva ormai rinunciato del tutto ad abbracciare l'irremovibile fratello adottivo e rispose sbuffando:«Con Mr. Martin, probabilmente. Sono venuta a cercarti non appena siamo atterrati»
«Ah, come immaginavo» commentai. Mi resi conto tardi che avevo parlato ad alta voce.
Abigail sembrò essersi accorta di me solo in quel momento e inarcò subito le sopracciglia emanando un'aura omicida attorno a lei.
La ragazza tutta fiori e cuoricini di prima sembrava solo un illusione.
«Tu» il disgusto nel suo tono di voce non era nuovo, ma per qualche motivo in quel momento lo percepii molto più vivamente.
«Ci stai disturbando! Che ci fai ancora qui?» esclamò.
Il suo atteggiamento mi diede così fastidio che replicai in un modo che sorprese pure me:«Perché non posso stare accanto al mio ragazzo?!»
«Cosa?»
«Cosa?!»
Si sentirono due voci esclamare contemporaneamente e nonostante fossimo entrambe stupite dalle mie parole ci voltammo entrambe verso Nathan con espressione accigliata.
«Perché anche tu sei sorpreso?» sbuffai irritata.
«Uh, è che...» la faccia di Nathan si fece comica a forza di trattenere un sorriso ebete che gli stava per fiorire sul volto.
«State scherzando, spero» la voce di Abigail tentennò alle ultime parole e guardò il fratello adottivo.
Vedere la sua espressione ferita mi fece sentire in colpa più che mai. Vidi il riflesso di me stessa quando, solo il giorno prima, ero stata respinta dalla persona di cui ero innamorata.
Guardai Nathan e sperai con tutto il cuore che non si scusasse e non snocciolasse una di quelle patetiche frasi da rifiuto.
Era una situazione ridicola: Nathan Cray, che era stato rifiutato da me, che ero stata rifiutata da Nick, stava rifiutando la ragazza che lo aveva pedinato e stalkerato dall'infanzia.
Ci mancava solo che qualcuno rifiutasse Nick o che Abigail rifiutasse qualcuno nei giorni a venire.
«Abbie, anche se stessi veramente scherzando, sai già come la penso» disse Nathan mantenendo il contatto visivo.
«Sei qui, Abbie?» esclamò qualcuno da dietro l'angolo.
Arrivò uno dei gemelli Stark ad interrompere quel momento imbarazzante.
Quando ci vide tutti, ci raggiunse tutto sorridente senza cogliere la situazione di tensione.
«Sapevo che eri andata a cercare Nathan per conto tuo» scosse la testa Alan mentre appoggiava una mano sulla spalla della compagna di squadra.
Abigail abbassò lo sguardo e voltò la testa, nascondendo la sua espressione con i capelli rosa.
L'ignaro Alan non se ne accorse e ci salutò come se niente fosse.
«Tutto bene ragazzi? Vi siamo mancati? Come sono le ragazze italiane? Aggiornateci perché non ci hanno detto molto quando ci hanno spedito in tutta fretta qui. Sappiamo solo che ci sarà un attacco a questa Base e che siamo incaricati a proteggerla.» ci disse.
«C'è già stato l'attacco, anche se qualche occhio in più per controllare quelli che abbiamo catturato non sarebbe male. Stavo giusto per andare a controll...» ma prima che Nathan potesse finire di parlare, tutto esplose.
Angolo Autrice
Buonanotte miei cari Imperium. Questo agosto sta volando e vorrei che il tempo si fermasse 😭
Comunque sia bando alle ciance e torniamo al capitolo della storia di Rimasta con avvenimenti e drammi dell'epoca del secolo scorso!
Vorrei dire una cosetta alle persone che shippano la Nathary e quelle che non li shippano... "È più complicato di così"
E con questa dichiarazione misteriosa vi saluto, ma non prima di chiedervi cosa pensate che accadrà nelle avventure amorose alla Beautiful o anche solo se sono tutti vivi nel prossimo capitolo?
Il prossimo capitolo sarà il 5/09/20 dal POV di Ary di nuovo ☺️.
P.s. Non odiate Ary, vero?
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