Capitolo 38: Sof

«L'inizio di una grande amicizia» commentai facendolo ridere. «Beh...»

Nox

La vidi correre verso di me, senza fermarsi, più veloce di quanto una persona fosse umanamente capace, più veloce di qualsiasi Imperium dell'aria che io abbia conosciuto.
«Che è successo Jo?» chiesi quando mi venne addosso borbottando parole rese incomprensibili dai singhiozzi, che assomigliavano vagamente a scuse. Poi alzò lo sguardo e mi riconobbe «Nox?» piangeva a dirotto «Salvalo ti prego!» gridò all'improvviso, stringendomi le braccia disperatamente. Un campanello d'allarme si accese nella mia mente. Quando si aveva a che fare con Jase o Zach questo campanello si accendeva troppo spesso. Almeno Opal non dava tutti questi problemi... Beh, meno di quei due. Mi sciolsi dalla sua presa e corsi verso il punto in cui avevo visto arrivare sua sorella. Poi mi lasciai guidare dal suo sangue. Disgustoso, odiavo dover utilizzare quel potere, ma se volevo trovare Jase in tempo, mi toccava. Svoltai l'angolo tra l'edificio dell'Hotel e la palestra e trovai Jase accasciato a terra che tentava di rialzarsi. «Oh Cristo» mormorai correndo verso di lui. Lo aiutai ad alzarsi, ma chiaramente non ce la faceva. Perdeva troppo sangue. «Cazzo Jase! Te l'avevo detto!» lo sgridai, non ne potevo far a meno, ero preoccupato. «Non sono morto» ebbe il coraggio di replicare «Non ancora! Andiamo da Max.» ordinai al terreno di aiutarlo a stare in piedi e lo accompagnai verso il suo SUV, che fortunatamente non era parcheggiato lontano. «No, Nox. Sophie mi sta aspettando appena fuori Phoenix. Sulla strada principale.» gemette di dolore «Si starà preoccupando...» «Possibile che pensi a lei anche quando sei ridotto così?» chiesi più stupito che arrabbiato. Non capivo il loro legame, in realtà non capivo l'amore in generale, era un concetto a me oscuro. Non avevo mai trovato colei che si sarebbe presa il mio cuore e non ci tenevo a farlo. «Perfavore Nox... Non posso abbandonarla. Non voglio farlo. Io... Resisterò. Ho sopportato di peggio» gemette di nuovo, le sue ginocchia cedettero sotto il suo peso trascinandomi giù con lui. Ma avevo i riflessi pronti. Per il resto del breve tragitto lo portai di peso. «Nox... Non dirle che è stata Joy... Non voglio che cambi idea su di lei per me... Sono amiche» disse prima di perdere conoscienza. «Jase...» mormorai stupito.

James Andrew Sharp non è esattamente quello che si definirebbe l'amico ideale, quello che vuoi sempre accanto a te nelle difficoltà, perché fa troppo di testa propria e non riusciresti a stargli dietro nemmeno se ti impegnassi con tutto te stesso, finiresti col farti uccidere se provassi a seguirlo, inoltre è un tipo complicato e insopportabilmente arrogante, ma non si può dire che non farebbe niente per chi vuole bene. So per certo che se io mi trovassi nei guai, lui sarebbe il primo a correre in mio soccorso, è vero, verrebbe da solo, senza pensare che un po'di aiuto faciliterebbe il salvataggio, ma verrebbe, e io farei lo stesso per lui... Magari portandomi appresso più persone possibili. È stato difficile fare amicizia con lui, non si fidava di nessuno in quel periodo ed evitava di affezionarsi a qualunque essere vivente... Persino verso gli oggetti era restio, inoltre mi voleva uccidere e questo non lo dimenticherò mai.

Avevo compiuto da poco sedici anni, quindi stiamo parlando di tre anni fa circa. Erano sette anni che abitavo con Max ed Amber, in Kansas City ed ero Imperium da altrettanti anni. Sono fuggito di casa non appena la B.L.C. mi ha sottoposto all'Operazione, mio padre era... È un membro importante della B.L.C., e si aspettava da me lo stesso impegno. Solo che io non avevo mai voluto niente di tutto ciò. Ero cresciuto con la paura verso i Ribelli e non mi sarei unito a loro solo per fuggire a mio padre, ero un bambino di nove anni, solo al mondo. Con mia grande fortuna conobbi Theresa Hunter, la figlia del capo di mio padre, che segretamente, insieme ad altri membri, salvavano numerose famiglia da quei folli esperimenti. Theresa convinse tutti che ero morto annegato, a mio padre non fece né caldo né freddo, mi condusse da Max, un importante scienziato che aveva abbandonato Mr. Barker per condurre le ricerce per conto proprio. Era stato anche un grande amico suo e di Susan ai vecchi tempi. Max era stato il medico personale della famiglia Barker e conosceva quei due mostri, a capo di due pericolose fazioni, meglio di chiunque altro.
Tutto sommato vivevo una vita tranquilla, senza allenamenti forzati, senza missioni, senza paranoie... Ma era tremendamente noioso. Così, pochi anni dopo la mia nuova vita, mi feci mandare da Max nelle missioni di salvataggio. Stavo dicendo... Tre anni, giusto. Nella missione che mi ha portato nel fatidico incontro con James Sharp, dovevo tenere d'occhio la figlia di un Imperium Ribelle e una Popolana. Aveva quattordici anni e la B.L.C. la inquadrava da parecchio. La donna non sarebbe sopravvissuta. Stavo gironzolando nei d'intorni della casa, pronto ad un evetuale attacco da parte della B.L.C., quando qualcuno mi chiamò con il mio vero nome. Apparte Theresa, Amber e Max, nessuno conosceva il mio nome. Quelli che lo sapevano mi credevano morto da sei anni. Mi bloccai di colpo e fu quello a tradirmi «Oh! Allora sei veramente tu!» alzai lo sguardo alla ricerca della fonte. Un ragazzo dalla chioma ribelle mi guardava dall'alto, seduto sopra un ramo di un albero, lasciando ciondolare le gambe «Ellen aveva ragione! Non sei morto!» rise saltando giù con grazia «Tu chi sei?» lui fece una smorfia «Incredibile, ogni volta mi chiedono chi sono. Ma cosa cambia sapere o meno il mio nome?» protestò. «Non pensavo che avrebbero incaricato un ragazzino per amazzare una donna» commentai «Mi credi della B.L.C.? Dio mio! Che degrado!» esclamò con esagerazione «Ehi, io sono qui per il Geminus» disse «Cioé tu» «Cosa vuoi da me?!» chiesi facendo un passo indietro, mettendomi in allerta «Veramente mi hanno detto che ti dovrei fare fuori. Un Geminus senza controllo è pericoloso» disse evocando le fiamme. Mi venne addosso prima che me ne potessi rendere conto, agile e veloce, molto più di me. Sfruttai il terreno a mio favore, obbligandolo a perdere l'equilibrio, ma quel ragazzo non era umano perché non cadde, evocai zolle di terreno e lo obbligai ad indietreggare verso il parco, dove gli alberi mi avrebbero aiutato. Finì sotto una quercia, a quel punto le radici si sradicarono e si avvinghiarono su per le sue gambe e notai con soddisfazione che il ragazzo rimase sorpreso e spaventato. Riuscivo a percepire la linfa vitale di quella quercia e la sua sottomissione, come se io fossi il suo sole. I rami si allungarono e bloccarono le braccia del ragazzo contro il tronco «Ma che razza di stregoneria è questa?!» gridò «Chi ti ha incaricato di uccidermi?» chiesi serio. Lui non rispose, a quel punto un ramo si avvinghiò intorno al suo collo «Okay okay... Ellen Frost» «E perché diavolo...» non riuscii a teminare la frase perché ci fu un esplosione che mi mandò a sbattere ai piedi dell'albero. Era arrivata la B.L.C..
«Maledizione» borbottai e presi a correre verso la casa «Un momento!» mi richiamò il ragazzo «Che vuoi?!» chiesi brusco «Liberami. Ti posso aiutare» disse. Lo guardai negli occhi, di uno strano azzurro-verde, e vidi solamente sincerità. Non per vantarmi, ma essendo un Imperium sia della terra che dell'acqua sono particolarmente versatile nell'arte della verità, oltre ad essere capace di celarla a quelli che la cercano in me, nel senso che riesco a convincere altri Imperium della terra che io dica il vero. Persino le manette della B.L.C. non avrebbero effetto su di me. Ma quel ragazzo voleva seriamente aiutare quelle persone, così non ci pensai sù due volte e lo liberai. Piombammo entrambi nella casa, entrando dalla finestra della cucina. L'effetto sorpresa fu la mossa decisiva per la vittoria. Saltai addosso all'Imperium in divisa nera che teneva la ragazzina in una presa stretta e lo inchiodai al terreno... Letteralmente. La moquette aveva bloccato il tizio, stringendo il collo abbastanza da farlo svenire ma non morire. Mi voltai per affrontare gli altri quattro ma Occhidimare aveva messo tutti K.O. «Ma che...» iniziai «Scappate. Cambiate nome e non tornate più» disse lui serio alla madre che stava abbracciando la figlia. «Grazie, Grazie mille» disse la donna piangendo. La figlia si staccò dalla donna e mi avvolse in un abbraccio che mi fece irrigidire. Era una ragazzina dai bei occhi castani. Non lo ammetterei mai con nessuno, ma ho un debole per le ragazze con gli occhioni castani. Il ragazzo Ignis uscì senza fretta dalla casa e io lo seguii per ringraziarlo ma all'improvviso mi ritrovai inchiodato al muro di mattoni con una lama di ghiaccio puntata al collo «Un Geminus» mormorai «Indovinato» sussurrò a pochi centimentri da me con aria minacciosa «Con pieno controllo sull'acqua» mormorai ammirato anche se sarei dovuto essere spaventato. Io non ne ero capace, il mio elemento principale era la terra, essendo del segno del Capricorno, e poi, quando avevo scoperto il mio ascendente d'acqua mi ero concentrato sulla combinazione tra i due elementi, più che sull'acqua in sè. «Non sei spaventato» constatò il ragazzo «Infatti.» risposi tranquillo, anche se deglutendo la punta della lama mi aveva graffiato «Non credo tu mi ucciderai» affermai sicuro «Ne sei proprio certo? Porto sempre a termine i miei compiti» affermò «Credo anche, che tu non abbia mai ucciso nessuno» sul volto del ragazzo passò un espressione di stupore che mascherò subito con un sorriso beffardo. Ma avevo ragione. Il ragazzo mollò la presa e si lasciò cadere per terra con un tonfo sordo, poi sospirò «niente da fare, non ci riesco» disse «Sei strano sai?» commentai sedendomi accanto a lui «Diverso dagli altri Ribelli. Tu non credi nei loro ideali vero?» chiesi «Infatti» «Allora molla tutto. Unisciti a me. Noi...» iniziai «So chi siete. Ma non lo faró» rispose senza guardarmi. «Però possiamo sempre essere amici» dissi «Tu vuoi solo tenermi d'occhio perché so chi sei» «Ehi! Non è vero» me n'ero quasi scordato. Il ragazzo si alzò, pronto ad andarsene «Io sono James Andrew Sharp. Ora siamo pari» disse, poi si voltò verso di me e prese a camminare indietro «Però ci rivedremo Lucas Arthur Steel» sorrisi «Non osare più chiamarmi così» lo avvertii «Oh, giusto. Tu ora sei il Giustiziere che agisce nell'ombra, il Felino nero dagli occhi d'oro... Colui che si fa chiamare Nox come il buio della notte» prese a recitare. Feci una smorfia «Non pensavo che le balle di Max si sarebbero diffuse fino ai Ribelli» commentai alzandomi e spazzolandomi i pantaloni. «A proposito, come spiegherai il fatto che sono vivo?» «Dirò semplicemente che Nox non è il figlio di Robert Steel» fece un'alzata di spalle «Mi piacerebbe se la prossima volta mi insegnassi a controllare meglio l'acqua... Non ho molti insegnanti» dissi senza vergogna e senza timidezza «Quanti anni hai?» mi chiese «Sedici da poco» «e vuoi farti insegnare da un quattordicenne come si fa a controllare l'acqua?» mi chiese divertito «Sono le esperienze che creano il talento di una persona. Tu hai avuto più esperienza di me e sei più bravo» ammisi «Mi dispiace bello, io ci sono nato con il talento» affermò lui allontanandosi sempre di più «Ehi! Sono contento che tu non mi abbia ucciso» dissi ignorando il suo ultimo commento. Lui si fermò e voltò appena il volto, in modo che vedessi solo il profilo. «Non ringraziare me... È merito di Sophie».

«Quindi grazie Sof. Sono in debito con te.» concluse ridendo. «Oh mio Dio Santissimo!» esclamai «TU SEI IL FIGLIO DI MR. STEEL!!!» ero incredula. «Sarebbe carino se non lo urlassi ai quattro venti. Vedi, tecnicamente sono morto.» rispose piatto. «Chi altro lo sa?» «Solo Max, Jase, Zach e Opal... Ora anche tu. Pensa che Zach ogni tanto dice "io controllo la terra, il fuoco, la sabbia e Nox. Presto saprò anche controllare il Vetro!" sai per via del mio cognome, metallo-Steel» scherzò scimmiottando la voce di Zach. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che Mr. Steel avesse un figlio e che non gliene fosse importato nulla della sua morte, in realtà non riuscivo nemmeno a immaginarmelo con una donna. «Ma tua madre?» nel momento stesso in cui lo chiesi, me ne pentii immediatamente, rendendomi conto di esser stata tremendamente indelicata. Ma lui rispose con un dolce sorriso «Non ne ho idea. So solo che é morta con il parto» Guardai il bel volto di Nox, alla ricerca di somiglianze con l'uomo albino che faceva da tutore ai miei "amici". Tranne che per la pelle chiara non notavo nessuna somiglianza... Mr. Steel aveva uno sguardo gelido come il colore dei suoi occhi, azzurro ghiaccio, mentre Nox portava un colore caldo e accogliente, di un meraviglioso castano-oro, sicuramente ereditati dalla madre. Questa era la differenza più grande. Forse la forma della mascella? La costituzione fisica? Nox aveva un naso più lungo o sbaglio? Il ragazzo notò che lo stavo fissando più del dovuto, a quel punto arrossì. «Emh... Potresti non guardarmi così?» chiese imbarazzato «Grazie per la tua sincerità Nox» dissi all'improvviso, citando il motto dei Candidi. «A quest'ora avranno finito di parlare?» chiesi per scacciare l'imbarazzo e cambiando argomento. Salii sù per le scale senza che Nox mi rispondesse, ma mi fermai sulla soglia della porta perché mi sentii nominare «... Cura di Sophie» stava dicendo Max. «Lo so... È che sono così... Sono veramente innamorato di lei. Non è una cottarella da adolescenti» poggiai entrambe le mani sulla bocca a quelle parole «Ma non so se lei ricambia... È vero, ci siamo baciati e c'è attrazione ma... Non so se...» James stava balbettando, James non balbettava mai, io stavo origliando, io origlio sempre, ma quella conversazione non poteva andare avanti. Ero talmente preoccupata dal fatto che James mi ricambiasse che non avevo minimamente pensato che magari lui aveva i miei stessi dubbi. Spalancai la porta mentre Max stava per rispondere, rivelando che stavo ascoltando di nascosto la conversazione, ma non mi importava «James. Tu sei un grande cretino» dichiarai e sotto il suo sguardo stupito lo baciai intensamente, lasciando che la sua bocca esperta scorresse sulla mia «Cos'hai sentito?» mi chiese lui «Solo la tua cretinata finale» risposi sincera «Dovrò dirle più spesso allora» disse facendo il suo solito mezzo sorriso.

Angolo autrice

Ehi! Ecco rivelata la vera identità di Nox! Sono convinta che avrete molte domande per questo modesto ragazzo quindi vi propongo la sua intervista!

A: Ciao Nox! Abbiamo saputo che ti chiami Lucas
N: Ciao. Sì mi chiamavo Lucas
A: Ci spieghi perché hai detto a Jo e Sky che sei nato a Luglio mentre poi scopriamo che in realtà hai già diciannove anni perché sei Capricorno?
N: Oh. Sempre per la mia copertura. Mi spaccio per un Imperium dell'acqua che ha come secondo elemento la terra, perché così è più difficile rintracciare chi sono. Inoltre le due ragazze sono in stretti rapporti con mio padre che sa quando sono nato, per cui... Meglio essere cauti e prudenti.
A: Quindi mi é lecito chiedere quand'è il tuo compleanno?
N: tredici gennaio
A: Abbiamo notato che ti piacciono le ragazze con gli occhi castani... Qualcuno in particolare?
N: ho avuto qualche storiella, nessuna in particolare mi ha colpito, e non avevano tutte gli occhi castanti, non sono un maniaco.
A: Sei vergine?
N: No. Ho appena detto che sono Capricorno
A: No, Nox, non quello.
N. Oh... No.
A: Era una Popolana?
N: Sì. Non fa parte della storia.
A: Nox come hai fatto con la scuola?
N: Studiavo con Max. È un medico/scienziato, sa tutto.
A: Qual'è il tuo colore preferito?
N: il grigio, perché siamo tutti così
A: Cerchi ragazze?
N: Veramente no. Ma chissà.
A: Qualcosa mi dice che tu abbia molti fan.
N: Umh...
A: Ti piace leggere?
N: Sarò strano, ma le enciclopedie
A: Sei un genietto allora
N: Non direi, molti meritano questo aggettivo più di me.
A: Sei troppo modesto. Non capisco come tu faccia ad essere amico di James
N: A volte me lo chiedo anche io.
A: È ora delle domande da parte dei fan
N: Per me va bene.

Spero che il capitolo sia stato interessante. Alla prossima ;)

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