Capitolo 24: Sof
Angolo autrice
Ciao Imperium! Non capisco perché questi ultimi capitoli mi vengano tanto lunghi. Eppure hanno poche informazioni utili...
Ringrazio coloro che commentano e votano sempre la mia storia e vi auguro buona lettura!!
«Senti un po'...» lo chiamai, mentre navigavo sul suo telefono. Quel cellulare era totalmente privo di personalizzazione, niente foto, niente playlist, niente messaggi, niente numeri registrati, anche se, ovviamente, era per questo che James non se l'era ancora ripreso. I suoi segreti e gusti erano al sicuro.«Com'è che ci siamo baciati? In che situazione? E... Com'è stato?» chiesi con finta noncuranza «Eri solo una ragazzina di dodici anni. Non è stato niente di che» disse sospirando. Non poteva sapere che quella risposta mi fece rimanere male. «Quindi... Sei stato... Il primo?» chiesi cauta. Nei miei falsi ricordi, il primo bacio l'avevo dato a un tizio brufoloso al mare all'età di undici anni. «Tu sei stato il primo per me» rispose lui. «Se poi io ero il tuo non lo posso sapere. Chi lo sa se la piccola Sophie di quattro anni non andasse a sbacciucchiarsi il primo bambino che capitava?» scherzò. Il che voleva dire che lui era il mio primo bacio. Mio Dio! Era il mio primo bacio e io non me lo ricordavo nemmeno!!!! «Sei arrossita» constatò, distogliendo lo sguardo per una frazione di secondo dalla strada. «È per il caldo» dissi togliendomi la giacca per dimostrazione. Avevamo appena superato il cartellone con su scritto "Las Vegas 150 km". «Mi porti nella città del peccato?» chiesi divertita «Sì, c'è una cosa che dobbiamo recuperare» rispose con voce atona. «Siamo minorenni» precisai «Parla per te. Io tra tre mesi compirò diciott'anni» «Ma ora ne hai ancora diciassette» puntualizzai. «Tieni» mi lanciò due documenti con sopra le nostre foto, nomi e date di nascita assolutamente sbagliati «Se vado ancora in giro con te, diventerò una criminale. È sicuro» borbottai «Allison Carter? Vent'anni? Qualcosa di più originale no?» continuai, poi guardai il suo «Noah Jackson, vent' anni.» lessi «Ehi! Ma io non dimostro la tua età, sono più giovane» protestai «Abbiamo meno di sette mesi di differenza, non sono molto più vecchio di te!» replicò offeso, continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada. «Abbiamo un albergo prenotato con il nome di Noah Jackson. Ricorda, siamo una giovane coppia scappata di casa, che corre incontro ad un sogno d'amore. Alla gente di Las Vegas piacciono le storie estremamente romantiche» spiegò. Io arrossii. Non avrei avuto problemi a fingermi innamorata di lui, dato che lo ero.
Un hotel a cinque stelle, l'edificio aveva una forma concava e la quantità di finestre che si contavano era lo stesso numero di stelle in cielo, era provvista di meravigliose piscine dall'acqua limpida, c'erano pure tantissime palme che davano al luogo un aspetto rilassante ed incredibilmente esotico. Ovviamente ai piani inferiori c'era un grande casinò strapieno di giocatori d'azzardo. «Salve signorina, ho una prenotazione a nome di Noah Jackson» disse James. «Oh, siete la coppietta in fuga!» esclamò entusiata la donna alla reception, portava una divisa aderente in blu e bianco e troppo ombretto del medesimo colore, assomigliava vagamente a un panda con quei ricci neri, ma non commentai. Mentre "Noah" si occupava di recuperare la nostra chiave io mi guardai intorno con sguardo ebete. Il lucernario di cristallo sopra di noi era molto elaborato e luminoso e dava all'ampia entrata un aspetto elegante e accogliente, i mobili dall'aria antica ma allo stesso tempo moderna contribuivano ad abbellire il tutto. L'arredatore aveva fatto un ottimo lavoro. «Ally, amore. Dobbiamo andare» sussurrò dolcemente James mettendomi una mano sulla vita. Il mio cuore prese a battere forte come un tamburo e il calore iniziò a diffondersi sul volto, distolsi lo sguardo dall'opera architettonica dell'hotel e mi concentrai sul volto di James, che per me era mille volte meglio. «Fammi strada» riuscii a dire con voce ferma. Ero troppo concentrata su di lui per potermi guardare intorno e beneficiare di quello che mi offriva l'hotel.
Mi sarei goduta anche il confort della camera e la vista assolutamente spettacolare dal balcone, ma l'unico letto nella suite si prese tutte le mie attenzioni. James seguì il mio sguardo «Non ti preoccupare. Se vuoi dormo sul divano. È sicuramente più comodo del letto nella camera degli ospiti nella casa di Nox.» commentò. «Domani dobbiamo svegliarci presto» «Non restiamo quì per un po'?» chiesi delusa «Non siamo in vacanza Sof. Hai fatto un lungo viaggio. Volevo solo che dormissi bene per almeno una notte. D'ora in poi sarà peggio» disse iniziando a spogliarsi, togliendosi prima la giacca poi alzando la maglietta. «Devi proprio farlo davanti a me?» sbottai «Con tutto lo spazio che c'è?» mi voltai e raggiunsi il balcone, avevo bisogno di aria fresca, perché improvvisamente sentivo molto caldo. «Che c'è? Ti metto a disagio?» sentii che si era avvicinato «Non ho mai sofferto di timidezza» «Questo l'avevo capito» borbottai. Sentivo la sua presenza al mio fianco, ma io tenevo lo sguardo fisso verso le luci luminose che illuminavano la fontana all'entrata.
«Volevo dirti che... Phoneix sarà la tua ultima tappa» disse serio. Mi voltai per guardarlo. Fu un errore. Portava solo i jeans, gli stivali e la leggera brezza serale scompigliava i suoi indomabili e meravigliosi capelli scuri. Le braccia erano appoggiate in maniera rilassata sul bordo del balcone ma i tonici muscoli erano visibilmente tesi, tanto che avrei voluto passarci la mano sopra per rilassarli. Distolsi immediatamente lo sguardo «La mia ultima tappa? La base segreta dei Ribelli si trova a Phoneix? Pensavo ci dirigessimo in Messico» chiesi «No. Il Rifugio si trova nel cuore della foresta amazzonica. Ma... Non ho più intenzione di portarti dalla Blackwood» rispose teso. C'era qualcosa di strano nella sua voce. «Cosa? Perché vuoi disobbedire ad un ordine diretto?» mi voltai di nuovo verso di lui, concentrandomi sul sul volto per non farmi distrarre. «Sono venuto a conoscienza di nuove informazioni. Non è più sicuro.» scosse la testa «Se non mi consegni a lei non potrai ottenere la tua vendetta» lo minacciai. Non potevo rischiare la mia unica opportunità di salvare mia madre. «Chi se ne frega della vendetta se il prezzo da pagare sei tu!» esclamò staccandosi dalla ringhiera. Lo guardai stupita, come potevo essere tanto importante per lui? «Perché hai cambiato idea?» gli chiesi cauta. Non rispose. «James... Io devo arrivare a lei... Ha mia madre» rivelai il mio scopo. Lui si voltò verso di me ad occhi sbarrati. Poi si mise a ridere senza gioia «Ora è chiaro perché non hai più opposto resistenza. E io che pensavo...» si passò una mano tra i capelli tirando un sospiro per calmarsi. «Pensavi cosa?» insistetti «Niente.» minimizzò. Non poteva lanciare il sasso e riprenderselo dopo che l'avevo raccolto. «James?»
«Un tempo mi avevi spiegato come funziona il Flash» disse senza guardarmi «Avevi detto che anche se ti levavano la memoria, i sentimenti che nutrivi per una persona vicina sarebbero rimasti immutati.» spiegò, ma io non riuscivo a capire dove voleva arrivare «Quindi... Pensavo che fossi rimasta perché... Insomma, perché ti piaceva stare con me, perché sentivi per me l'affetto che provavi un tempo.» borbottò. Ecco spiegato perché mi ispirasse fiducia nonostante non sembrasse per niente affidabile. Gli volevo bene ancor prima di saperlo. Che situazione assurda. Mi misi a ridere per sdrammatizzare, facendo aggrottare le sopracciglia a James. «Mi piace stare con te» confessai «Anche se sei irritante, sbruffone, arrogante, pieno di sè, esibizionista...» «Okay, okay hai chiarito il concetto» mi interruppe lui sorridendo. «Ma sono contenta di essere tua amica. Anzi di essere tornata ad essere tua amica» dichiarai con fatica. Nel tentativo di far cambiare direzione al mio cuore. «Amici» mormorò lui facendo un passo verso di me. «Amici» confermai senza distogliere lo sguardo da lui. Ero più forte dei miei ormoni. Lui si chinò verso di me facendo il suo mezzo sorriso. Maledizione! Di cosa stavamo parlando poco fa? Era importante! Era riuscito a distrarmi di nuovo dall' argomento centrale. Sentivo solo la sua presenza e il mio desiderio. Al diavolo la mia promessa di stargli lontano, chi se ne importa se mi spezzava il cuore, non c'era bisogno di essere prudente. Appoggiai la mano sul suo petto e sentii sotto i polpastrelli la sua pelle solida e bollente. Le sue labbra erano nuovamente a pochi centimentri dalle mie e istintivamente chiusi gli occhi aspettando un bacio che non arrivò mai perché suonarono alla porta. Mi sentii come un palloncino che veniva sgonfiato. Andò ad aprire la porta facendo entrare una cameriera con il servizio in camera. Ovviamente mi accorsi degli occhi avidi di lei che scrutavano il corpo scolpito di James. «Bel tattuaggio» commentò la donna ammiccando, all'uscio «Grazie» le sorrise lui «Ma perfavore! Avrai quarant'anni! È troppo giovane per te! E si da il caso che Noah stia con me. Per piacere non venga più lei a servirci» sbottai. La donna spalancò la bocca formando una "O" «Come osa?!» strillò con vocetta stridula «Ho solo ventisette anni!» «Bene mia cara ora se ne vada» e le sbattei la porta in faccia. James si mise a ridere «Cos'era? Un attacco di gelosia?» chiese divertito «Ti piacerebbe» dissi alzando gli occhi al cielo come se fosse una cosa assurda.
James mantenne la parola, dormì sul divano. La mattina seguente era già vestito di tutto punto quando mi venne a chiamare. Avrei tanto voluto fosse un dolce risveglio ma non lo fu. «Sof, svegliati! Ci attaccano!» sentii la sua voce sussurrarmi. Mi alzai di scatto e andai a sbattere la testa contro il cranio di qualcun'altro. «Por...» esclamò la figura accovacciata sul bordo del mio letto premendosi la fronte, anche la mia testa aveva subito un grosso trauma e mi ci volle un po'per capire che non era in corso nessun attacco e che mi stava per spuntare un altro bernoccolo «Tu... Razza di idiota! Perché diamine devi svegliarmi così?!» «Tu, piuttosto! Perché diamine non ti svegli come le persone normali aprendo prima gli occhi?!» esclamò James massaggiandosi ancora la fronte. «Ahia! Mi si è deformato il cranio per tutte le volte che ho sbattuto la testa contro la tua, che per la cronaca è durissima! Ma di che cosa è fatta?» continuò «Esagerato! Lo dici come se la tua fosse morbidissima!» sbottai. Mi squadrò tanto che arrossii «Preparati, fra un po'si parte» disse mentre si allontanava. Lo guardai, nessuna traccia dell'attrazione di ieri sera. Ricordavo che stavamo parlando di qualcosa di importante, solo che ogni volta che la mia mente andava alla sera precedente, si fermava puntualmente su quel stramaledetto bacio mancato, collegato immancabilmente a quello a stampo del giorno prima che ovviamente conduceva ad un presunto bacio di cui non ne avevo memoria, ma che mi ossessionava come una serie televisiva o una saga letteraria. Dovevo smettere di pensarci. Prima che fosse troppo tardi.
«Mi manca l'albergo» mi lamentai «Non sono nemmeno entrata in quella meravigliosa piscina» continuai. «Anche a me manca» ammise lui «Ma andiamo di fretta... A proposito, siamo arrivati» disse rallentando in una zona residenziale, dove c'erano enormi ville di star del cinema, scese dall'auto e iniziò ad avviarsi a piedi per la strada degli straricchi. Rimanemmo in silenzio finché non giungemmo davanti ad un enorme villa bianca, provvista di cancello maestoso ed inquietante e cespugli tagliati a forma di animali, oggetti e persone. «Wow! Chi ci abita qui?» chiesi avvicinandomi a lui. Sentivo uno strano ronzio che attribuii ai moscerini, così agitai le mani sopra la testa per scacciarli. «Ci abitava un tuo amico» rispose lui squadrando la tenuta con attenzione «Chi? Eric White?» chiesi sparando il primo nome che mi venne in mente «Chi? Il tipo che ha dichiarato il suo amore per te al telefono?» si voltò verso di me con un sopracciglio alzato e la bocca piegata in un sorriso divertito «A quanto pare no» mormorai «Era la casa di Seth Frost» disse tornando ad essere serio «Seth abita qui?!» chiesi sconcertata «Shhh, abbassa la voce.» mi rimproverò «Frost abitava qui. È da nove anni che non ci torna» «E cosa ci facciamo alla casa d'infanzia del ragazzo di tua sorella?» «Ah, non ricordarmelo» mormorò lui con una smorfia. Risi «Non lo approvi?» «Non ho detto questo» «Sei geloso?» «Di mia sorella? Della ragazza che mi vuole uccidere con le sue stesse mani? No, direi di no. Non ne ho più il diritto da tanto tempo» rispose con nostalgia «Tranquillo, cambierà idea su di te e tornerà a volerti bene» dissi sicura con un sorriso, lui lo ricambiò con sincerità facendo impazzire quello stupido muscolo involontario che si trova nel mio petto. «Allora? Che aspettiamo?» dissi avanzando di un passo e allungando la mano verso una parte del cancello per poterlo scavalcare, l'intontimento da lui causato non mi fece sentire il pericolo che normalmente avrei percepito. Fui agguantata per il braccio e trascinata bruscamente indietro, finendo irrimediabilmente tra le sue braccia. «Ma sei impazzita totalmente?» mi ringhiò James spaventato «Cosa?» chiesi confusa guardandolo con espressione ebete «Non hai sentito il ronzio? Tutto il perimetro è completamente elettrificato!» deglutii «È poi c'è quella» indicò una telecamera nascosta in mezzo ad un cespuglio potato come un soldato della regina «Non ti preoccupare, da qui non ci vede.» mi rassicurò. «Seguimi e basta» disse avviandosi verso il retro della casa.
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