Capitolo 20: Sof

Finimmo sopra un albero. La cosa positiva, però, è che ero riuscita ad evocare i venti che avevano rallentato la caduta, quindi, eravamo sani e salvi. Sputacchiai qualche foglia che mi si era infilata in bocca e mentre mi districavo dai rami, caddi da due metri d'altezza, l'impatto mi tolse il fiato. Mi misi seduta a fatica, con tutto il corpo dolorante. Intanto, James saltó da un ramo dell'albero con grazia, piegando le ginocchia, quando toccò terreno fece una capriola e si rimise in piedi accanto a me senza fatica, porgendomi una mano. Mi passai una mano tra i capelli e afferrai la sua senza esitazioni, mi tirò su senza nessuno sforzo e mi ritrovai nuovamente tra le sue braccia. «Niente male Mia. Impari in fretta» sussurrò con un sorriso irritante stampato in faccia. «Mmm» mormorai perdendomi nelle profondità dei suoi occhi, mentre mi toglieva una foglia che mi era rimasta tra i capelli. Prima di dire qualcosa di insensato, o peggio, qualcosa che avrebbe potuto causare gravi fraintendimenti, mi separai da lui con una spinta. «Gli... Dove sono gli altri? E Jo?» chiesi senza guardarlo. «C'è solo un modo per scoprirlo. Gli altri ci aspettano a casa» rispose divertito incamminandosi.

Zach ci stava aspettando seduto sulle scale dell'entrata principale. «Era ora, Jase» commentò. «Ti aspettano dentro» disse alzandosi e aprendo la porta.
Era chiaro che il piano non era riuscito, ma era stato del tutto prevedibile, l'importante era che la missione fosse riuscita. Quando ci separammo alle scale, Opal e Zach furono costretti ad aiutare i Popolani ad uscire, in compenso in mezzo a loro scorsero una ragazza dai capelli rosso fuoco che identificarono come Skyler dalle descrizioni forniti loro da James. La costrinsero a uscire dall'edificio insieme ai Popolani e la trattennero con la scusa "è troppo pericoloso". «Era veramente disperata, continuava a dire "lasciatemi andare! Ci sono i miei amici lì dentro!» continuò Zach sovra pensiero. Nox aveva trovato Jo, poi l'aveva aiutata a salvare Seth che era stato preso da alcuni Ignis, non era riuscita a tornare da lei perché era rimasto occupato con le guardie. A malapena era riuscito a scappare prima dell'esplosione. «Però so che sta bene. Prima di venire via l'ho vista che si riuniva con il biondino e la rossa. Il suo ragazzo però, sembra ferito gravemente» disse Nox con tono professionale. James minimizzò il suo duello contro Law e la temeraria fuga in poche parole «Non è successo molto, Law attaccava e io rispondevo. Poi spunta Sophie, che si mette a chiacchierare con Law dandomi l'opportunità di tramortirlo. Quando si riprese, decise di distruggere tutto come fanno i bambini che non riescono in qualcosa, per salvarci ci siamo buttati fuori dalla finestra» disse. «E...?» lo incitò Opal «E... Niente. Tutto qui.» rispose James utilizzando lo stesso tono di voce di Opal. Lei guardò prima me poi nuovamente lui. «Sei senza speranze Jase» disse scuotendo la testa. «Mi devo cambiare prima di partire» James si alzò dal divano e concluse la conversazione. I tre ragazzi sospirarono contemporaneamente appena fu fuori portata d'orecchio. «Che avete?» chiesi «Niente, Angelo. A proposito sei una grande! Vedi che se vuoi riesci ad evocare i tuoi poteri?» disse Zach con un sorriso che partiva da un orecchio all'altro. Era contagioso. «Sì... Ma non so ancora controllarli» «Tu intanto inizia ad esercitarti sui elementi singolamente. Poi, quando avrai imparato, torna da noi che ti insegnamo come combinarli.» disse Nox in tono pratico. Qualcosa mi sfiorò il volto, mi voltai e vidi che il bonsai sul comodino si era allungato consegnandomi un foglietto di carta con tre numeri scritti sopra. «Se hai bisogno chiamaci. Ci siamo stufati di sentire sempre la voce di Jase. La tua mi farebbe molto più piacere» spiegò Zach con un sorriso malizioso. Risi e li ringraziai. «Sof, andiamo?» James era già sulla porta con due borsoni da viaggio. Giacca nera di pelle, maglietta bianca pulita, jeans strappati e scarponi da militare. Il suo look standard. «È stato un piacere conoscerti» mi salutò Nox alzandosi dalla poltrona e allungando la mano. Gliela strinsi anche se non mi piaceva farlo, perché mi ponevo sempre il problema di stringere troppo o troppo poco. Notai che sul polso aveva un tatuaggio, un'aquila, come quella di Opal e Zach. «Che significa l'aquila? Cioé, siete marchiati perché fate parte di... Un'alleanza segreta?» chiesi. Nox scosse la testa ridendo. «No. L'aquila rappresenta la libertà e volevamo far capire ai Ribelli e alla B.L.C. che siamo Imperium liberi» spiegò. «Alla prossima ragazzi» li salutò James con un cenno del mento e aprì la porta. Prima di uscire mi voltai e feci una domanda che mi assillava da quando li avevo conosciuti. «Conoscevate per caso Amber Keller o mia madre?» i ragazzi si guardarono tra loro «Penso che durante il tuo viaggio lo scoprirai presto» rispose infine Opal. «Okay» dissi indiettreggiando, delusa. «Ehi, Nox?» lo chiamai, lui mi fissò, in attesa. «È il tuo vero nome? Nox intendo» lui rise. «Un'altra cosa che scoprirai durante il tuo viaggio» rispose infilandosi le mani in tasca.

«Dove andiamo ora?» chiesi. «Ci dirigiamo in Messico!» disse cambiando accento. «Non avrai intenzione di trascinarmici a piedi vero?» chiesi innorridita. Rise e tirò fuori dalle tasche delle chiavi di una macchina. Si avvicinò ad un fuoristrada grigio metallo e premette il pulsante delle chiavi che aprirono l'auto. Aprì la portiera del sedile affianco a quella del guidatore e mi fece un gesto galante «Prego mademoiselle» «Oddio! L'hai rubata?» chiesi scandalizzata «Forse» rispose senza far trasperire nulla, dal sorrisetto enigmatico. Non mi mossi dalla mia postazione e incrociai le braccia con la disapprovazione dipinta sul volto. «Oh, dai non ricominciamo eh?!» sbuffò lui. Non risposi, ci trovavamo nella stessa situazione dell'appartamento in Alaska. «Il proprietario non ha avuto niente da ridire!» certo! Non gliene hai lasciato la possibilità avrei voluto ribattere, ma avevo deciso di fare voto di silenzio offeso. «Insomma! Giuro che ha avuto la sua ricompensa» si mise una mano al cuore «E poi se non sali dovremmo andare fino in Messico a piedi» «Comuni mezzo di trasporto pubblico no?» risposi sarcastica, senza potermi trattenere. Lui sospirò forte e si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli ancora di più. Quel gesto mi fece trattenere il fiato per un motivo a me ignoto. «Ascolta, o sali in quest'auto volontariamente senza opporre resistenza, o ti ci butto dentro a forza» disse facendo tre passi verso di me, unendo le mani come in preghiera e abbassando sempre di più la voce fino a ridursi ad un sussurro che sentii benissimo perché si trovava a pochi centimetri da me. Il mio cuore prese a battere più forte. «E poi lo sai che con i mezzi pubblici veniamo scoperti più facilmente» si chinò verso di me, era così vicino che mi sarebbe bastato sporgermi per... «Okay. Non protesterò più per le tue malefatte» scattai spingendolo via e salendo sull'auto.

«Dove siamo?» chiesi guardando fuori dalla finestra dopo essermi svegliata da un sonnellino. Si presentava davanti a me un paesaggio boscoso, il verde degli alberi, il cinguettio degli uccelli e la dolce e fresca brezza erano un chiaro segno dell'arrivo della primavera. Tirai giù il finestrino e misi fuori la mano, adoravo la sensazione del vento che la colpiva e la trascinava indietro, ed era come sentirlo solido. Sentire una cosa invisibile e gassosa solida. L'auto sbandò all'improvviso e io mi ritirai spaventata. Nessuna macchina o animale sembrava esser stata la causa dell'incidente «Cielo! Ma sai guidare?!» esclamai con il cuore a mille, il ricordo della morte di Amber ancora vivo nella mia mente, la causa del rapimento di mia madre e del coma di mio padre. «Scusa» mormorò rosso in volto. «Siamo nei boschi del Crater Lake National Park, in Oregon» rispose con un colpo di tosse. «Ma che hai?» chiesi «Io? Nulla» rispose troppo in fretta, il volto in fiamme, iniziavo seriamente a preoccuparmi. Gli misi una mano su una fronte «Hai la febbre?» inchiodò all'improvviso. Venni sbalzata in avanti e la cintura di sicurezza mi tolse il fiato dai polmoni. «Avevo una cotta per te» sbottò all'improvviso. Rimasi in silenzio «Sì, cinque anni fa. Ora non più» continuò riprendendo a guidare, tenendo gli occhi fissi sulla strada. «E... Perché me l'hai detto?» chiesi cauta «Sai... Sono la persona che ti conosceva meglio. Conoscevo tutti i tuoi segreti e tu i miei. Pensavo che se ti avessi parlato del tuo passato, ti avrei aiutata a ricordare e a risvegliare più velocemente i tuoi poteri» rispose con voce atona. «Ah» risposi scioccata, ancora incapace di elaborare le sue parole in modo sensato. «Quindi... Io sapevo che tu avevi una cotta per me? Ma ti trattavo ugualmente come amico, e non potevo vivere senza te? Cielo! Ero un mostro!» dissi scherzando «Oh... Tu... Non lo sapevi. Beh, credo che tu non lo sapessi» borbottò. «Aspetta. Mi hai appena detto una cosa che non potevo sapere per aiutarmi a recuperare la memoria?» chiesi confusa. «Siamo arrivati» disse evitando la mia domanda. Scese dall'auto e io lo seguii «Ehi! Spiegati meglio» «Questa è roba tua» disse lanciandimi un pacco «Cos'è?» «Una tenda. Campeggio improvvisato» iniziò a montare la propria. «Non mi dovevi aiutare a ricordare? Sono curiosa di sapere com'ero. Siccome non me lo ricordo» gli chiesi sinceramente curiosa. «Più tardi magari» rispose sbrigativo. Tentai un approccio diverso «Nox e gli altri sono più in gamba di te. Insomma, sono capaci di combinare il loro stato di geminus e il loro tatuaggio della "libertà" fa molto "eroe coraggioso e indomabile"» dissi guardando il vuoto come se ci fosse qualcosa da vedere e mostrandolo con la mano. Lui rise. «Sai, io controllo due elementi che sono l'uno opposto dell'altro. Non posso combinarli nemmeno se volessi. E poi, io non posso essere libero come loro. Ho giurato fedeltà a Susan Blackwood. Ho bisogno di lei per ottenere quello che voglio.» «E cosa vuoi?» «Vendetta» rispose semplicemente «Non capisco. Come può la vendetta essere il tuo obiettivo finale? Come puoi basare tutta la tua vita su uno scopo così... Futile?» lui si fermò. Si voltò verso di me e disse «Un tempo lo capivi. Credevi nella stessa cosa. Eri d'accordo con me.»

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