Capitolo 13: Sof

Angolo autrice
Qui sopra il mio disegno del tatuaggio di James sulla schiena.

Inizialmente era un sogno normale... Normale fin lì, ero in groppa ad un dragone di fuoco, volavamo e io tenevo le braccia aperte e gli occhi chiusi con il vento che mi solleticava la pelle del viso e i capelli che mi fluttuavano come un mantello nero pece. Poi caddi dalla sua groppa e il sogno si trasformò in ricordo.

«Parlami un po'degli altri» gli chiesi «Non c'è nulla da sapere sugli altri» rispose brusco. Ma non mi lasciai intimidire, gli diedi una gomitata. «Dai! Mi farebbe piacere! Ti prego» «Non parlo molto con loro» si giustificò «Lo so. Ma sei un gran osservatore» lui sorrise compiaciuto. «Che donna! Cadi per delle lusinghe» lo presi in giro. Lui in risposta fece un'alzata di spalle. «So che hai una sorella. Com'è?» il suo sorriso si fece ancora più ampio «Lei è... Una meteorite. È bella e luminosa e lascia una scia di detriti dietro di sè, tu la ammiri, esprimi un desiderio e poi ti spiaccica» disse. Scoppiai a ridere. «Credo che mi piacerebbe conoscerla» dissi «Oh, ma lei ti odia» «Cosa? Ma se non mi conosce nemmeno!» «Passo più tempo con te che con lei, è gelosa» disse «Forse è meglio che tu vada da lei allora...» iniziai, ma non volevo se ne andasse. «Scherzi? Tu hai più bisogno di me!» sbuffai. Ma era vero. «Come si chiama quel ragazzo carino?» gli chiesi per cambiare argomento «James Sharp» rispose lui sicuro. Scoppiai a ridere. «Sei vanitoso come una donna» gli ripetei. Lui alzò nuovamente le spalle «Intendevo quello biondo, occhi azzurri...» gli dissi gesticolando «Perché ti interessa?» mi guardò male. «Che c'è? Sei geloso?» gli chiesi sorridente «Ma figurati» sbuffò. «Aiden. Si chiama Aiden Ryder ed è un insopportabile rompiscatole. Ogni volta vuole sfidarmi e ogni volta perde e poi mi tiene il muso per tutto il tempo finché non mi sfida di nuovo» disse sbuffando. «Determinato» commentai «Stupido» rispose lui. «Sei geloso. Ammettilo» lui incroció le braccia e distolse lo sguardo.
«Mi piacerebbe avere una sorella» dissi sovrapensiero «se non fossi io» «In modo che venga trattata come te? Chiusa in gabbia a sopportare fatiche che prima o poi la spezzerebbero?» chiese lui con tono di rimprovero «Infatti ho detto se non fossi io. Il che implica non avere nonni simili» dissi. «Sophie?» «Dimmi» risposi «Sophie?» ripeté «Sophie? Svegliati»

«Sophie! Svegliati!» spalancai gli occhi e incontrai di nuovo quel volto, solo più maturo e più bello. «Siamo arrivati» «Mmm? Cosa?» chiesi confusa con voce impastata. Dovevo ancora connettere il cervello, il sogno, intanto, stava già sfumando via. «Benvenuta a Seattle».

Mentre camminavano per strada mi guardai intorno, edifici alti e maestosi come in molte cittá degli Stati Uniti, vidi passare due bambine, sorelle gemelle, che saltellavano mano nella mano. Mi venne un moto di nostalgia, chissá come stava Scarlett... «Accidenti Lettie!» mi bloccai in mezzo al marciapiede facendo imprecare molte persone dietro di me. James se ne accorse «Che hai ora?» chiese seccato «Mia... Mia sorella! Senza mamma e con il papá in coma... Cosa le sará successo?!» gridai «Shhhh abbassa la voce» mi ammonì lui. «La tua sorellina sta bene. Insieme al tuo nonno paterno, Paul mi pare, sono andati in Nuova Zelanda, dalla tua zia» tirai un sospiro di sollievo «Da Zia Hannah? Povera Lettie, non l'ha mai sopportata» dissi «Un momento, ma tu come fai a saperlo?» fece un alzata di spalle «La B.L.C. dovrebbe rivedere i suoi sistemi di sicurezza» disse semplicemente «I loro movimenti sono troppo visibili e...» «Avete delle spie vero?» buttai lì. Lui sgranó gli occhi, segno che avevo indovinato «Come...» iniziò «Ho notato che quando menti il tuo tono diventa più noncurante del solito» gli spiegai, lui sorrise, sincero.

Si fermó davanti a una delle case a schiera. Suonò il campanello. Aspettammo, il tempo passava e James non suonava di nuovo. «Magari non hanno sentito, o sono fuori» lui non mi rispose. Finalmente la porta si aprì e sulla soglia comparve un ragazzo della mia età, più o meno. Aveva gli occhi semichiusi e i capelli rosso scuro erano un nido disordinato sulla sua testa, era a petto nudo, bel petto abbronzato tra l'altro, decorato con una maestosa aquila sotto la clavicola sinistra, in prossimitá del cuore, portava pantaloni da ginnastica grigi ed era scalzo. Si stropicciò gli occhi con entrambe le mani, allungò la testa e strizzò lo sguardo per vedere a chi aveva aperto la porta. «Di prima mattina arrivano gli angeli a farmi visita?» esclamò con esagerazione. Di colpo il suo atteggiamento cambiò, si appoggiò allo stipite con noncuranza, si passó una mano tra i capelli che incredibilemente tornarono ordinati e mi fissava insistemente. Mi voltai indietro per controllare se la battura era per me o più probabilmente per qualche modella dalle gambe chilometriche, ma dietro non c'era nessuno. «Sto parlando con te Angelo, non ti guardare intorno» rispose con tono dolce. Davvero quel tipo stava flirtando con me? «É mezzogiorno passato, altro che prima mattina. Facci entrare Zach» disse James. Zach si scostò per lasciarci entrare, quando passai mi fece il gesto del baciamano «È un piacere vederti, e spero che sarà altrettanto conoscerti» disse galante. Era buffo. Mi faceva ridere, decisi che quel Zach mi stava simpatico. Più di James sicuro.
La casa era semplice e comune. Appena entrati trovavi sulla destra le scale che portavano al piano superiore, invece proseguendo dritto raggiungevi il salotto e la cucina. Ci dirigemmo da quella parte. «Dove sono gli altri?» chiese James a Zach. «Arriveranno» minimizzò. «Ora mi interessa solo soddisfare i miei occhi di una visione celestiale» disse facendomi l'occhiolino. Risi. «Dacci un taglio» lo rimproverò James «Non dovresti servire agli ospiti... Non so... Il tè?» continuò «Il mio Angelo non si presenta?» mi chiese ignorando James «Sono Sophie Hunter» mi presentai. Sul suo volto comparve una stana espressione, stupore? Si voltò verso James, fece uno strano sorriso poi portò nuovamente l'attenzione su di me «Lieto di conoscerti» disse divertito. «Accomodatevi miei ospiti. Vado a vedere se c'è qualcosa da sgranocchiare» e si allontanò. «Fa sempre così» si scusò James «Non è male. Non sembra ma in realtà è un genio» disse «Non mi da fastidio» dissi «Ah no?» chiese lui con uno strano tono. La porta d'ingresso si aprì facendo entrare una bellissima ragazza con in braccio un bimbo «Zachary! Svegliati» la porta si richiuse con una folata d'aria. Raggiunse il salotto e ci vide. «Jase! Ma che sorpresa!» quando sorrideva le si illuminavano gli occhi neri, aveva bellissimi riccioli color caramello e la pelle perfetta e morbida della stessa tonalità del cioccolato, era minuta ma con le curve al punto giusto, messe in risalto dalla maglietta aderente e dai jeans stretti. «Piccolino, saluta Jase» disse al bimbo. Jase? Era giovane per avere uno figlio... Il bambino aveva dei riccioli neri, come i suoi occhioni da cerbiatto, la pelle paffuta era candida e desiderosa di bacetti. Si voltò verso di me e mi regalò lo stesso sorriso di accoglienza. «Io sono Opal Day» disse «Mi piacerebbe stringerti la mano ma...» disse indicando il bimbo «a Ryan piace stare in braccio.» Disse scusandosi «Non ti preoccupare» mi affrettai a dire «Io sono Sophie Hunter» dissi. Anche lei fece quell'aria sorpresa poi si mise a ridere. «Felice di conoscerti finalmente! Giusto Jase?» James era a disagio. Incredibile. Forse quella ragazza era la sua cotta, solo che lei aveva un figlio e viveva con il padre del bambino... Okay dovevo smetterla di farmi dei film mentali. La ragazza non poteva essere più grande di me e aveva già un figlio di quasi un anno... Zach ci raggiunse. «Angelo! Sentendo mia sorella presentarsi mi sono scordato di dirti il mio nome!» esclamò «Io sono Zach Day» disse «Zachary. Si chiama Zachary» precisò Opal. Lui la guardò truce, evidentemente non gli piaceva il suo nome intero. «Siete fratello e sorella?» chiesi. Addottati forse?
«Sì, gemelli per la precisione» disse lei. Oh... Gemelli molto diversi. «Nostra madre era afroamericana, nostro padre cittadino americano» spiegò Zach come se fosse abituato a quella situazione. Non era strano, ci sarei dovuta arrivare.
«Sono tornato» disse qualcuno. Un ragazzo sui diciannove anni dai ricci neri e la pelle olivastra si trascinò mollemente, strisciando i piedi, fino al salotto e si buttò sul divano a faccia in giù. Senza accorgersi degli ospiti. «Sono sfinito» borbottò con la voce soffocata dal divano. «Comunque ditegli pure che sono riuscito a cogliere il soggetto con le mani nel sacco» borbottò tirando fuori il telefono dalla tasca dei jeans. Restammo tutti a fissare il tizio sul divano, tutti con l'aria divertita tranne me, che ce l'avevo allibita.
«È bello rivederti amico» disse James, dato che il ragazzo non accennava a muoversi dal divano. Lui alzò la testa e posò lo sguardo sul primo essere vivente nella stanza, io. Aveva gli occhi castani talmente chiari da sembrare dorati, donandogli un aspetto felino. «Da quando sei una ragazza?» chiese intontito. «Uh, sono un idiota» disse riprendendosi, si alzò di scatto e si stirò. «Piacere io sono Nox» disse porgendomi la mano «Io Lumos» risposi automaticamente. Seguì un silenzio imbarazzante dove tutti mi fissarono stralunati, mentre James aveva lo sguardo da MA SEI SERIA? Mi schiarii la voce con una tosse «Emh Sophie» mi corressi. «Hunter? Che piacere! Finalmente ti...» iniziò Nox ma James lo interruppe bruscamente «Ti devo parlare.» e lo trascinò in cucina.
I gemelli mi stavano fissando. «Ryan giusto?» chiesi tanto per sciogliere il ghiaccio. «Quanti mesi ha?» il bimbo fece una pernacchia, era dolcissimo! «Ah, non lo so» rispose lei candidamente «Cosa?» chiesi confusa. «Non avrai mica pensato che Ryan fosse figlio di mia sorella vero?» chiese Zach mettendosi a ridere, senza smettere. «E Nox il padre!» rise ancora più forte. Arrossii per l'imbarazzo. Anche Opal stava ridendo, ma la sua risata era più dolce «No Sof, sono la baby-sitter di questo marmocchio qui. È il figlio della nostra vicina di casa. Tra un po' dovrebbe venirlo a prendere» spiegò lei. In quel momento suonò il campanello. «Oh, parli del diavolo e spuntano le corna» cantilenò e corse al portone. Quandò Opal sparì dietro la porta Zach mi chiese «Allora? Sophie... Cosa vuoi sapere di noi?» mi stupii della domanda «Non me l'aspettavo. Normalmente non si dovrebbe chiedere "cosa mi dici di te?"» chiesi. «Oh, ma noi sappiamo tutto di te» possibile che tutti sanno tutto di me tranne me? «James ci parla spesso di te» disse «James... Parla con voi di me?» chiesi incredula «Beh... Non è che arriva e inizia a parlare di te... Solo che quando accenniamo a te, lui si intrommette e prende in mano la situazione, blaterando le tue caratteristiche come farebbe un venditore per la sua merce. Normalmente non fa molto, osserva, fa qualche battura arrogante, risolve la situazione con o senza il nostro aiuto e se ne va come se non ci fosse mai stato» spiegò Zach con noncuranza. «Infatti se spunta qui ad un strano orario, non ci facciamo caso. Ci chiede il nostro aiuto e noi lo facciamo. Sì, lo so, penserai che ci usa solo in caso di necessità, ma noi non protestiamo perché le sue missioni sono sempre pericolosamente eccitanti, lo facciamo con piacere» il ragazzo ormai era un fiume in piena, avrebbe continuato a parlare se James e Nox non fossero tornati annunciando «Abbiamo un piano».

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