Prologo Elements: Rimasta

«Il Rubinetto se ne va?» chiesi stupita.
«E dove dovrebbe andare?»
«Non lo so» commentò Tiara facendo spallucce. Ma non rallentò e continuò a correre.
Stavamo facendo il giro fuori dalla Base5, attorno alla recinzione. Un percorso monotono ma molto lungo considerando gli ettari di bosco di proprietà della Base. O Marcey Academy per i comuni Popolani.
«L'ho sorpreso a fare bagagli e quindi gliel'ho chiesto. Ha detto che sta per essere trasferito. Tu non l'hai visto ma era tutto fasciato, sembrava una mummia» commentò la ragazza.
Ero così sorpresa che non sapevo come reagire. Non l'avevo mai sopportato eppure mi sembrava strano che lui lasciasse la squadra. Era forte quanto me e se uno come lui non stava nell'Élite, chi ci poteva stare?
Inoltre era in lizza per diventare leader, non potevo credere che avrebbe lasciato il posto a quel musone di Nick Twain.
Ma c'era anche da dire che non avrei sopportato di avere il Rubinetto come mio leader. Sarebbe stato troppo umiliante.
Mi avrebbe torturata in ogni modo e sfruttata peggio di Cenerentola dalle sue sorellastre e matrigna.
Almeno Twain era più gentile anche se permaloso. Parecchio permaloso.
«Credo sia successo qualcosa tra lui e Nick» mi disse Tiara.
Non rallentava mai il passo e non aveva ancora il fiatone. Tiara era sicuramente molto più lenta di me, ma in quanto a resistenza era imbattibile nel gruppo. Forse era una peculiarità degli Imperium della terra.
Inoltre, non sapevo come riuscisse a conversare con me nonostante le cuffie alle orecchie.
«Succede sempre qualcosa tra lui e Twain.» le feci notare.
«Forse James ha scelto lui come leader e il Rubinetto non sopportandolo ha deciso di andarsene» dissi.
«Se fosse così facile andarsene da una squadra non pensi che lo farebbero tutti?» sbuffò Tiara.
«No, perché tutti sanno che le scelte delle squadre sono molto precise e tengono conto di tutti i fattori.» dissi a testa alta.
«Come vuoi. Comunque non so quando parta, non sarebbe meglio se lo andassi a salutare? Magari non lo rivedrai per molto» mi disse Tiara.
Inarcai le sopracciglia.
«E chi se ne frega?» dissi.
Tiara sospirò e scosse la testa.
In quel momento l'orologio di entrambe iniziò a suonare avvertendoci di una chiamata da parte del nostro mentore.
Dieci minuti dopo, ci ritrovammo tutti e quattro nell'ufficio di James Sharp, in attesa che anche il residente tornasse.
«Questo posto fa schifo» disse un giovane uomo entrando.
Sorrisi appena lo vidi.
Raggiunse la scrivania e buttò la cartella e il portatile sul piano, poi si appoggiò ad essa guardandoci a braccia conserte. 
«Dov'è Nathan?» chiese James inarcando le sopracciglia.
«Non è una novità che quello sia in ritardo» affermai roteando gli occhi.
«Be', almeno farà concorrenza con mia sorella.» disse James.
«Tu tutto bene?» chiese facendo un cenno a Twain.
Il ragazzo abbassò lo sguardo e annuì appena.
In quel momento si sentì un bussare alla porta. James attivò l'apertura automatica mostrando Nathan Cray.
Il Rubinetto entrò come se niente fosse, tranquillo, come se fosse una celebrità a cui erano concessi i ritardi. Non chiese né scusa e non sembrò nemmeno mortificato. Sorrise a tutti tranquillamente e si posizionò accanto a me.
Lo guardai di sottecchi. Non sembrava particolarmente ferito o triste, non sapevo perché Tiara si fosse preoccupata tanto.
E poi non c'era più traccia dei bendaggi.
«Bene, ragazzi» disse James battendo le mani.
«Sapete perché siete qui» affermò.
«Voi non funzionate.» disse «quindi la squadra è sciolta»
«Cosa?!» esclamai immediatamente.
«Ma non doveva andarsene solo lui?» chiesi puntando un dito contro Nathan.
«Paura di rimanere da sola, FireLiz?» chiese il Rubinetto sorridendomi falsamente.
«Sta zitto! Hai sicuramente combinato qualcosa che ha fatto prendere questa decisione a James! Se sei incasinato perché devi incasinare anche gli altri?» sbuffai.
«Che gusto c'è all'incasinarsi da soli? Avevo tanto bisogno di coinvolgere anche voi altri e poi dovrebbe essere pane per i tuoi denti dato che sei sempre la prima a rompere le palle a tutti» commentò sarcastico e accusativo il Rubinetto incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo.
«Basta voi due» ci interruppe James.
«Ho deciso di sciogliere la squadra perché possiamo ridistribuirvi meglio. L'esistenza di un Élite non è necessaria al momento.
Per ora avete un'ultima missione come squadra.» disse James.
Si avvicinò alla lavagna dietro la sua scrivania e tirò via la tendina, mostrando la sua personale bacheca.
Attaccò su uno spazio libero una foto di un gatto.
«Questo è Mr. Furris, il gatto di un'anziana signora malata terminale. Si è smarrito una settimana fa nei dintorni, e voi dovete trovarlo» disse James con un ghigno sul volto.
«Stai scherzando spero. Dove sono i pompieri?» intervenni.
«Per niente marmocchi. Sappiate che questa missione mi farà prendere molte decisioni per quando riguarda gli Élite, quindi vi conviene non prenderla alla leggera.» James ci inviò le foto del gatto sul telefono.
«Potete fare il piano d'azione che vorrete. Siete liberi di decidere. Lavorare in squadra, ognuno per conto suo, tutta a vostra scelta» ci illustrò.
«Appena lo trovate lo riporterete all'anziana signora. Vi ho anche inviato l'indirizzo dell'ospedale dove alloggia al momento.» spiegò.
«Ma negli ospedali è vietato l'ingresso degli animali» fece notare Tiara.
«Ma davvero?» chiese James con il suo ghigno.
Poi decise di staccarsi dalla sua scrivania e superarci per raggiungere la porta.
«Sarete osservati tutto il tempo Élite, vediamo quanto siete bravi» e con quelle parole ci lasciò.

«Io sto per ognuno fa per sé» disse immediatamente il Rubinetto.
«No, è chiaramente un test sulla nostra capacità di lavorare in squadra. È come un ultimatum.» disse invece Twain.
«Amico, la squadra è già sciolta. Non so tu cosa pretenda» affermò il Rubinetto.
«Magari è una gara. Su chi si merita di fare il leader.» dissi io.
«Sentite, possiamo trovare un compromesso. Ci divideremo in due squadre così rispettiamo entrambe le vostre idee okay? E poi potremmo ampliare le ricerche e comunicare tra noi.» propose Tiara, la voce della ragione.
I due ragazzi si osservarono per poi distogliere lo sguardo. Quei due non sarebbero mai stati in squadra assieme e tanto meno io e il Rubinetto.
La scelta delle coppie sembrava abbastanza chiara.
Non mi entusiasmava tanto andare in giro con Twain alla ricerca di un gatto, ma era sempre meglio che stare accanto al Rubinetto. Tiara era l'unica della squadra che lo tollerava e non sapevo nemmeno come facesse.
«Che facciamo? Sappiamo solo che è fuggito in zona, potrebbe anche essere morto spiaccicato da un'auto» dissi io.
«Portare il gatto alla donna nell'ospedale è una delle missioni, il gatto non può essere morto» disse il ragazzo studiando la mappa sul suo telefono.
Le ricerche durarono molto tempo, avevamo diviso le zone e le avevamo numerate, in modo da non ricapitare nello stesso luogo. Poi avevamo cercato nei luoghi in cui un gatto poteva essersi nascosto.
Passammo poi al chiedere ai passanti se avessero visto il gatto nella foto.
Durante quell'impresa noiosissima iniziò a piovere e fummo costretti a ripararci sotto il tettuccio di un edificio.
Speravamo di aspettare che quella cascata d'acqua smettesse, ma la pioggia non faceva che aumentare fino a diventare un vero e proprio acquazzone. Odiavo il tempo a San Francisco, cambiava per un nulla.
Iniziavo ad avere freddo e non potevo nemmeno accendere del fuoco. Purtroppo non avevo ancora imparato a dominare il calore senza creare fuoco, quindi non potevo far altro che tremare.
Qualcosa di caldo mi avvolse le spalle.
Alzando lo sguardo notai che Twain si era tolto il maglione per rimanere con il suo leggero camice.
«Non è molto, ma è qualcosa» disse con una nota di imbarazzo nella voce.
Arrossii.
Quel gesto era stato talmente carino che non sapevo nemmeno cosa dire.
Semplicemente mi strinsi l'indumento attorno le spalle.
Lui si infilò le mani in tasca e tenne lo sguardo verso il cielo. Sbuffò una nuvola di fumo.
Forse aveva freddo anche lui, eppure mi aveva dato il suo maglione senza neanche pensarci.
Mi sentii un po' in colpa e allo stesso tempo... contenta.
«Dove pensi che si possa nascondere un gatto durante la pioggia?» chiese lui per distrarsi.
«Boh, forse sta cercando riparo come noi» dissi.
Quel maglione aveva un buon odore.
«Però non abbiamo preso in considerazione l'idea che possa essere stato portato al canile» commentai per distrarmi.
«E nemmeno che potrebbe essere tornato dalla sua padrona.» proseguì lui.
«Magari Tiara e il Rubinetto l'avranno già trovato, abbiamo perso tanto tempo.» dissi delusa.
«Ci avrebbero avvertito» disse lui sicurissimo.
Inarcai un sopracciglio.
«Be', Tiara ci avrebbe avvertito» precisò facendomi ridere.
Anche lui si ritrovò a ridere, mentre la pioggia scrosciava ancora più forte.
Un tuono rimbombò in lontananza. Cogliendomi di sorpresa, sobbalzai.
«Non hai paura dei tuoni, vero?» chiese lui.
«Certo che no! Mi ha colta di sorpresa!» esclamai offesa nell'orgoglio.
Lui mi sorrise.
«Scusami è che...» suonò un clacson che lo interruppe e un'auto ci sfrecciò davanti, creando un'onda pronta ad inzupparmi.
Eppure non mi arrivarono che gocce.
Nick aveva messo una mano davanti a me e con un vortice d'aria aveva deviato lo spruzzo.
«Tutto okay?» chiese guardandomi.
Rimasi a fissarlo senza parole.
Ci fu un altro tuono in lontananza, ma esso mi sembrò molto più simile al suono che stava facendo il mio cuore in quel dato momento.
Nick era così... Incredibile.
Mi sembrava di vederlo per la prima volta, con occhi diversi, senza pregiudizi, più bello che mai.
Era così gentile... Non pensavo di essere il genere di ragazzina che si emozionava per degli atti gentili, pensavo di preferire i bad guys come James. Però mi sbagliavo veramente.
Fu quell'istante, dopo quel semplice atto di premura, che seppi con certezza che mi stavo prendendo una cotta per Nick Twain.
«Sta scemando la pioggia. Che dici? Passiamo prima dal canile e poi andiamo verso l'ospedale?» chiese lui guardando il cielo.
Per la prima volta in vita mia non sapevo cosa dire, così mi limitai ad annuire e a fissarlo.
Diventava sempre più carino ad ogni minuto che passava e pareva una cosa assurda.
Per tutto il tempo al canile fui piuttosto inutile, Nick si era inventato la scusa di voler cercare il suo gatto perso e Nick solo aveva interagito con il responsabile. Solo lui aveva guardato attentamente tutti i gatti presenti mentre io ero diventata solo di tappezzeria.
Dovevo ancora far chiarezza per quell'improvviso colpo di fulmine.
«È lui!» esclamò Nick attirando la mia attenzione.
Vidi che fissava un micetto nero in gabbia.
Il responsabile lo aiutò a tirare fuori.
Nick lo prese tra le mani e lo alzò sopra di sé sorridendo al gattino.
Mi si strinse il cuore al petto a vedere quell'immagine super carina e dolce. Mi coprii la bocca con le mani per trattenere una stupida ridarella che mi stava assalendo.
«Sì, sì! È lui!» esclamò ancora sorridendo e accarezzando il gatto.
«Vuoi prenderlo in braccio, Ary?» mi chiese mentre l'animale faceva le fusa tra le sue braccia.
Scossi la testa.
Il mio mutismo doveva essersi prolungato troppo a lungo perché Nick si accigliò.
Però non potevo farci niente perché, probabilmente, se avessi aperto bocca avrei confessato che lui mi piaceva un casino. Dopo averlo realizzato da meno di mezz'ora, già.
Con un certo tempismo, in quel momento, ci arrivò una chiamata da parte di Tiara.
Eravamo fuori dal canile e ci stavamo già dirigendo verso la metro per poter arrivare in ospedale.
«Sì, abbiamo il gatto» disse Nick stupito verso il telefono.
«Perfetto! Allora affrettatevi! Noi siamo già qui! Vi aspetterò fuori» e attaccò la chiamata.
Io e Nick ci guardammo confusi.
«Perché mai dovremmo consegnare il gatto a loro?» chiesi inarcando le sopracciglia.
«Be', non stiamo facendo una gara. Ci vuole la loro collaborazione perché riusciamo a portare il gatto dentro l'edificio.» disse Nick pratico.
Ci riflettei un secondo, poi annuii.
Dovevo smetterla di fare sempre a gara con il Rubinetto. Nonostante fossimo partiti con due squadre diverse non significava che non potessimo più collaborare.
Forse l'intera missione si basava proprio su ciò.

Tiara ci aspettava fuori dall'ospedale proprio come aveva promesso.
«Avete già un piano per entrare?» le chiesi.
Lei si guardò le spalle.
«Nathan se n'è lavato le mani. Ha detto che questo è compito mio pensarci» sospirò la mora.
«Ma come si permette?!» esclamai subito furibonda.
«Però effettivamente lui sta facendo la cosa più importante. Sono certa che sia questo lo scopo della missione» disse Tiara.
«Di che stai parlando? Perché lo scusi?» chiesi sbattendo un piede a terra arrabbiata.
«Lo capirai quando lo vedrai»
«Mi fiderò di lui. Quindi? Il tuo piano, Tiara?» chiese Nick pratico, calmo e tranquillo.

Il piano di Tiara era piuttosto semplice. Avremmo nascosto il gatto in un borsone, sperando che non facesse casino.
Non era proprio un piano. L'unica cosa che Tiara aveva fatto era stato procurare il borsone.
Era una cosa poco carina e probabilmente la protezione animale ci avrebbe arrestato, ma non c'erano altri modi per entrare.
Insomma, di altri ce n'erano ma avrebbero creato tanto trambusto. Ovviamente quelle altre idee erano tutte mie ed erano state tutte bocciate. Non capivo perché avessero dato un no categorico al causare un incendio e lo sgattaiolare dentro alla chetichella. In quel caso non avremmo dovuto quasi soffocare quel povero animaletto.
Ci saremmo dovuti introdurre tutti assieme, perché una visita di gruppo era molto meno sospettoso di tre ragazzini che andavano a trovare una vecchietta singolarmente.
L'azione era talmente semplice che pensai fosse noioso.
Quando giungemmo alle porte della stanza d'ospedale, sentimmo una vecchietta ridacchiare.
Scorgendo dalla porta vedemmo il Rubinetto intento a far comparire dal nulla petali di rose, mentre l'anziana signora costretta a letto applaudiva contenta.
«Nathan! Psssh!» esclamò Tiara.
«Abbiamo il gatto!» cercò di attirare l'attenzione.
Il Rubinetto sorrise e ci fece un cenno.
Si avvicinò velocemente a noi e si prese il sacco.
«Madame, è arrivato il momento di un ultimo numero.» disse il biondo avvicinandosi alla vecchia.
Prese le lenzuola e iniziò ad agitarle come un torero con il mantello rosso e dal nulla fece cadere un gatto bianco sul letto dell'anziana paziente, facendola esclamare dallo stupore.
«Ops, non è questo!» esclamò il Rubinetto.
Poi fece comprare altri gatti finché poi comparve il nostro.
«Credo che Mr Furris voglia salutarla» disse.
L'anziana signora sorrise commossa, però poi guardò il gatto e disse:«Questo non è Mr. Furris»
«Come no?» esclamai entrando nella stanza.
«E voi chi siete?» chiese la donna.
«Miei amici.» minimizzò il Rubinetto.
«Ma dev'essere lui. È uguale a quello della foto!» insistetti io.
«Non so di cosa stai parlando, ma Mr. Furris è un gatto nero senza coda. E questo qui ha chiaramente la coda! Ho salvato Mr. Furris da un incidente! Lo riconoscerei ovunque!» esclamò la vecchia.
Aprii la bocca per parlare ma il Rubinetto mi interruppe.
«Colpa mia, loro hanno veramente portato Mr.Furris» disse lui. Corse verso il borsone e lo portò delicatamente verso la vecchia e quando lo aprì ne venne fuori un gatto nero senza coda.
Sgranai gli occhi stupita perché ero certa che ce l'avesse ancora quando l'avevamo trovato al canile.
«Mr. Furris!» esclamò la vecchia felice.
«Per oggi lo spettacolo è finito. La ringrazio per aver assistito, signora.» disse il Rubinetto baciando la mano rugosa dell'anziana.
«È ora di andare, James ci sta chiamando.» ci avvertì Nick indicando il suo polso.
Lasciammo la vecchietta sola assieme a tutti quei gatti che il Rubinetto aveva fatto comparire dal nulla e tornammo alla Base.

James ci stava aspettando a braccia incrociate e ad occhi chiusi.
«La missione è andata bene.» annunciò per prima cosa.
«Perché ho la sensazione che ci sia un "ma"?» chiese Nick.
«Perché ad eseguirla è stata solo Nathan. Voi altri eravate troppo occupati ad eseguire alla lettera i miei ordini.» disse James.
«Volevo dare un'ultima opportunità a voi ma come avevo già detto non funzionate. Non funzionate perché non c'è alcuna fiducia in voi. In termini di collaborazione questa missione è stata un fiasco totale.» affermò James.
«Nathan, hai risolto la missione da solo e so che ora ti stai autocompiacendo.» affermò James.
«In che senso ha risolto la missione da solo?» chiesi contrariata.
«Guardate bene la foto che vi ho inviato. Si tratta di un gatto nero senza coda. Ed era la prima cosa da notare. Seconda cosa è che si vede chiaramente la mia scrivania dietro con calendario e orologio in bella vista. Quindi il gatto era nel mio ufficio. Nathan era l'unico che se n'era accorto prima di partire in quarta a cercare il gatto. Però per depistarvi ho pure messo un gatto nero al canile per vedere se ve ne foste accorti.» spiegò James.
«Però, Nathan, capisci dove hai sbagliato?» chiese il mentore direttamente al ragazzo.
«Francamente? No. Sono stato più sveglio di tutti loro, dov'è il problema?» chiese con arroganza.
«Hai sbagliato perché non li hai coinvolti. Li hai manipolati in modo che facessero esattamente quello che volevi tu. Ti sei fatto portare l'altro gatto nero solo perché volevi mostrare loro che avevano faticato per nulla, dato che quello vero ce l'avevi tu. Hai abbindolato Tiara facendole credere che stavi intrattenendo la vecchia mentre lei si affaticava per nulla alla ricerca della tua sacca. Questo è ciò che un leader, anzi, un Élite non dovrebbe mai fare.» disse James.
«Al contrario di te, anche se hanno fallito. I tuoi compagni hanno sempre messo il bene della missione e il significato di esso prima di tutto. Hanno messo da parte il loro orgoglio per poter eseguire al meglio il loro compito. Hanno collaborato nonostante l'assenza di fiducia.» James si avvicinò al Rubinetto.
«Sei un grande leader, Nathan. Ma non di questa squadra.» disse.
«Quello che ti ho detto l'altra volta diventa veramente ufficiale. Ora potete andare» disse con un sospiro liquidandoci.

Il giorno dopo, il Rubinetto lasciò la Base 5 senza alcun avvertimento. Lo stesso giorno, Nick venne nominato nostro Leader.

Angolo Autrice

Un piccolo prologo ambientato qualche anno prima dell'inizio di Rapita! Un assaggio dei futuri protagonisti dello Spin-off!

Spero vi piaccia!

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