51. Sof: Alle porte
Nei capitoli precedenti
Dunque sappiamo tutti che Sophie si è ritrovata in viaggio verso la Base 1 assieme a Aiden, Coral, Nox, Opal e il loro "prigioniero" Philip Smith.
Durante la ricerca di mezzi di trasporto in una ormai vecchia città fantasma, Coral e Sophie si attardano. Coral racconta a Sophie il suo passato e riesce a toccare il cuore della protagonista. Ma sfortuna vuole, anzi, io voglio che i temibili Ribelli di Michael attacchino proprio in quel momento. Attacca una fuga attraverso i vicoli, ma fortunatamente vengono soccorsi da Noxxy. Noxxy le porta a girare nel buio degli edifici ma purtroppo Sophie, si separa da loro. Si ritrova di nuovo inseguita e costretta a nascondersi in un mini market accanto a ad un distributore di benzina. Lì, si ritrova assieme ad Aiden, Opal e Philip. Purtroppo vengono di nuovo scovati dai Ribelli e a quel punto, Philip Smith pensa bene di colpirli alle spalle. Soprattutto Aiden, che stramazza a terra come un sacco di patate. Ricciolino fa catturare Sophie e ordinare agli altri di eliminare Opal. Appena fuori dal mini market Sophie si surriscalda, letteralmente, e riesce a liberarsi. Ma poi sviene, ma non prima di aver preso a calci nel sedere la Spia. No, ragazzi non intendo quelle dell'auto. Beh, questa era una pessima battuta... Ma che dire, sto sognando di avere un'auto tutta per me.
Comunque, Philip tira un sospiro di sollievo quando la ragazza capitola a terra e tutto sfinito si dirige nuovamente all'interno dell'alimentari, dove nota l'intervento di Noxxy, che ha reso una giungla il market e salvato la sua coinquilina e il biondino. Stanco e affaticato si perde tra i propri ricordi e riusciamo a capire da essi che non ha ancora capito a cosa serva la sua presenza nel mondo, o più precisamente, in questo libro. Magari è nato per soffrire come tutti i miei personaggi 🤔.
Sentendo una lotta all'esterno, nota che una battaglia è in corso. Piuttosto, vede Opal che sta implodendo nel suo potere elettrificante. Scaglie di elettricità bruciano l'aria e rischiano di sfregiare la delicata faccia di Smith. Quindi lui, per poter rimanere il volto di una pubblicità sulla schiuma da barba, cerca di contenerla. Ma non ci riesce e boom. L'elettricità fa esplodere la stazione di polizia. Non si sa se siano sopravvissuti. Ma dato che questo capitolo è dal POV di Sophie... Suppongo sia viva.
Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai il volto di Coral coperto di fuliggine davanti.
«Stai bene?» sussurrai.
«Sono io che lo dovrei dire!» esclamò lei iniziando a piangere. Poi mi abbracciò.
«Ehi, è tutto okay.» cercai di consolarla mentre mi rimettevo in piedi. Lei scosse la testa con le spalle tremanti.
«Non ho mai avuto paura di perdere qualcuno perché fino ad ora non ho mai avuto qualcuno per cui preoccuparmi. Non avevo nessuno a cui tenevo. Ma ora, grazie a voi, ho paura, ho una paura cane di non rivedervi più, ho una paura incredibile. E non sono mai stata così contenta di provare questo sentimento, perché voi mi fate sentire viva.» sussurrò Coral tra un singhiozzo e l'altro. Le accarezzai dolcemente la testa.
Quando si staccò riuscii a vedere dove ci trovavamo. Era un piccolo jet pilotato da Aiden. Era differente dai veicoli della B.L.C., quindi dedussi che non ci apparteneva.
Dalla parte opposta della cabina, c'era Nox accovacciato accanto ad altre due persone distese.
Mi affrettai ad avvicinarmi. Ma appena vidi un lenzuolo di sangue, il mio coraggio venne meno.
«Sono vivi.» disse solamente Nox. «Per ora.».
Anche Nox era ricoperto di sangue e ferite. Ma ero piuttosto sicura che la maggior parte di esso non fosse suo.
Riconobbi Opal solamente sai capelli color caramello sporchi di sangue. E l'altra figura dalla pelle bruciata e sanguinolenta non avevo idea di chi fosse. Forse uno dei Ribelli.
«Che... che è successo?» chiesi con un filo di voce.
I miei ricordi terminavano dal momento in cui mi trascinarono impotente fuori da quel mini market. Poi avevo pensieri confusi. In un modo e nell'altro ero svenuta di nuovo.
«Opal ha avuto una crisi con i suoi poteri. Non le era mai successo... Forse ha a che fare con quello che gli ha fatto la Blackwood.» disse Nox a testa china. «I suoi poteri le si sono ritorti contro e l'energia da lei sprigionata ha fatto esplodere la stazione di benzina.» spiegò senza guardarmi. «Coral ci ha protetti controllando l'esplosione. Ha fatto appena in tempo a salvare anche Smith.» disse. Mi voltai verso Coral che abbassò lo sguardo imbarazzata.
«Grazie Coral.» dissi.
«Non è stato niente.» affermò portandosi velocemente le mani dietro la schiena. Solo in quel momento mi accorsi che le sue braccia erano gravemente ustionate. Nessuno di noi era ridotto bene. Aiden non aveva ancora detto nulla dal posto di pilota.
«Grazie comunque.» le sussurrai.
«Ci potrebbero attaccare con questo velivolo. Ci conviene atterrare fuori dai confini della Base 1. In modo da poter essere sicuri al cento per cento.» affermò Aiden.
Lo raggiunsi in silenzio e mi accomodai nel posto del copilota.
«Serve una mano?» chiesi. Avevo bisogno di tenermi occupata, perché se mi fossi fermata a pensare sarei stata sommersa dai sensi di colpa e dai pensieri negativi. Dovevo tenermi impegnata.
Aiden mi lanciò un'occhiata, il tempo per vedere che anche lui non era ridotto bene. Il sangue delle varie ferite e la fuliggine dominavano gran parte del suo volto e i capelli dorati avevano assunto una colorazione più scura. Ma solo lui poteva sembrare ugualmente attraente nonostante tutto.
«Stiamo per atterrare. Ti conviene andare ad aiutare Coral e il tuo amico con i feriti.» mi assicurò.
Non mi mosso da lì, ma continuai a fissare Aiden senza un apparente motivo.
«Smettila di fissarmi. Mi sembra di averti già detto che mi metti a disagio.» affermò con un sorriso.
Mi risvegliai dal mio trance.
«Scusa.» mormorai confusa. Tornai da Nox che stava assicurando i corpi di Opal e Smith proprio mentre Aiden si preparava con la discesa.
Atterrammo ai confini di una cittadina, su una radura rocciosa.
Quando scesi dal jet, notai un vecchietto con in mano un amo da pesca a fissarci a bocca aperta. Lo salutai con una mano e mi guardai intorno.
C'erano solo una casa a due piani dall'aria molto trascurata, poco lontana dall'immenso bosco di pini che si estendeva dietro. Alle mie spalle, si estendeva la cittadina con gli edifici a schiera. Abbastanza lontana da non aver notato la presenza di un mostro di metallo volante.
Alla mia destra si estendeva l'oceano calmo e infinito dell'Alaska.
«Salve.» salutò Aiden appena sceso dal velivolo. L'uomo borbottò qualcosa di incomprensibile in risposta.
«Lei ha una barca? Ce la può prestare?» chiese il ragazzo senza curarsi dell'impressione che stavamo dando a quel pover uomo.
«Le affidiamo questo in cambio.» disse indicandosi le spalle. Il vecchio pescatore alternò lo sguardo da noi al jet. Chissà cosa stava pensando. Due adolescenti malridotti spuntati da un jet nero. Alla fine annuì e ci allungò le chiavi della sua barca. E si affrettò a salire a bordo del nostro velivolo a passo saltellante. Ma nemmeno due secondi che stava già correndo di nuovo giù.
Aiden tornò a bordo ad aiutare i nostri amici, mentre io mi diressi verso la nostra imbarcazione.
Era un peschereccio di medie dimensioni con la vernice rovinata dal tempo. Sembrava sul punto di poter cadere a pezzi in qualsiasi momento. L'affare non era certo stato dei migliori. Salendo a bordo, sentii il legno scricchiolare sotto i miei piedi e il leggerò oscillare delle acque. L'odore di pesce era nauseante ma sopportabile, quindi non me ne preoccupai.
Nel giro di dieci minuti eravamo già tutti a bordo a solcare il mare. Aiden dominava le correnti marine per poter accelerare la nostra andatura e tenere l'imbarcazione intatta. Nox e Coral erano sottocoperta a prendersi cura di Opal e Smith.
«Ti posso dare il cambio.» mormorai a Aiden.
«Non sai che direzione prendere.» affermò lui con le braccia protese in avanti.
Mi limitai ad annuire. Percepii l'imbarcazione rallentare, così alzai lo sguardo sul ragazzo.
Si era voltato e appoggiato a braccia incrociate a prua.
«Che hai?» mi chiese.
Scossi la testa senza capire.
«Ti stai comportando in modo strano da quando ti sei risvegliata.» mi fece notare.
«È successo qualcosa dopo che Smith mi ha tramortito?» chiese senza nessuna traccia di imbarazzo. Scossi di nuovo la testa.
«Cioè, mi ha presa e poi... Credo di essermi liberata.» mormorai mentre una strana sensazione si impossessava di me. Perché mi quella situazione mi aveva disturbata tanto? Era ovvio che Smith ci avrebbe traditi... Mi sentivo in colpa per Opal? Anche quello, ma non solo...
«Sophie. Non puoi permetterti di sentirti in colpa per quel che è successo alla tua amica.» mi disse. «Lei era consapevole di quel che stava facendo. Aveva dei problemi con i suoi poteri, vero? Ma per salvare i suoi amici ha deciso di rischiare ugualmente. È stata una sua decisione.» affermò. «Non puoi impedire agli altri di scegliere.» disse. Annuii.
Il ragazzo si voltò e tornò a dirigere il peschereccio.
Nonostante le parole di Aiden, l'inquietudine non passò. Mi sentivo come se stessi trattenendo qualcosa, qualcosa che prima o poi sarebbe scoppiata. Qualcosa di brutto. Avevo voglia di piangere e ridere istericamente, perché la situazione era così immersa nella merda che sembrava impossibile uscirne. Sentii il bisogno di accucciarmi tra le braccia di mia madre, a sentirmi dire da lei che sarebbe andato tutto bene, perché mi avrebbe protetta... Prima di ricordarmi che era morta e che non potrà più potuto farlo. Non volevo andare sottocoperta a vedere le ferite di Nox, il corpo mal ridotto di Opal e le aspettative negli occhi di Coral, vederli mi provocava dolore. Forse era per questo che avevo tallonato Aiden. Mi accucciai accanto alla porta e mi lasciai dondolare dalle acque. Ascoltai il solcare delle onde e lo scricchiolio dell'imbarcazione, concentrandomi su di loro.
Niente mi dava conforto. Aprii il palmo della mano e lasciai che una fiammella nascesse dalle mie mani. Era molto più facile quando ero invasa da tutti quei sentimenti negativi che l'alimentavano.
Era curiosa la fiammella. Sembrava cambiare colore. Così simile e diversa da quelle che mi mostrava James. Invece di dare calore, le mie fiamme sembravano avvolte in un alone di gelo. Quasi mi misi a ridere quando paragonai il mio fuoco ad un dissenatore.
Stare sola mi stava facendo impazzire. Strinsi la mano a pugno e la fiamma si spense.
«Stiamo arrivando alla costa est. Circa mezzo chilometro a piedi e saremo arrivati all'entrata sud del Centro.» mi informò Aiden. Un muto suggerimento di andare a chiamare gli altri.
«Stiamo arrivando.» dissi dopo aver bussato alla porta chiusa.
Ancorammo il peschereccio, anche se probabilmente non l'avremmo più restituito al proprietario. Nox usò il suo potere sulla terra per trasportare i due ragazzi svenuti, mentre Aiden faceva strada.
Già in lontananza notammo il numero triplicato delle Guardie che si misero subito in guardia quando ci avvistarono.
Aiden riuscì a far valere la sua posizione e in poco tempo fummo tutti dentro, scortati nelle infermerie da medici di turno. Opal e Philip furono portati nelle sale operatorie per cure mediche maggiori.
Mi fecero vari controlli, per assicurarsi che stessi bene. Non avevo ferite gravi, così mi lasciarono andare prima degli altri.
«Sophie.» mi richiamò Aiden, seduto a torso nudo su un letto bianco. Aveva il torace fasciato e un'infermiera si stava occupando delle bende attorno alla fronte.
«Mi sembrava giusto dirtelo. Il dottor Meng ha mandato Sharp a fermare gli altri due luogotenenti. Con loro ci sono anche Day, la Young, Eli e Seth. Mi hanno informato poco fa.» mi disse.
«Jo non è con loro?» chiesi.
«No, lei è rimasta qui. Non l'ho ancora vista.» affermò. Un tempo, la vista di Aiden a torso nudo mi avrebbe messa in imbarazzo. Ma in quel momento non sentivo niente. Mi limitai a ringraziarlo e uscire dalla stanza.
La Base 1 era sempre stata tra le più affollate, ma non avevo mai visto così tanta gente. Imperium, scienziati, studiosi, inventori... Ma la loro presenza non rendeva quel luogo più vivo.
Cercare Jo sarebbe stato complicato. Avevo anche perso il mio nuovo telefono, quindi non sapevo nemmeno come contattarla.
Il via vai delle guardie mi rendeva nervosa.
Erano tutti così agitati e in ansia.
Attraversavo corridoi, salivo scale e scendevo con l'ascensore, senza avere una meta precisa. Volevo trovare Jo, ma non la stavo cercando seriamente. Mi limitavo a vagare come un anima in pena.
«Sof!» mi chiamò qualcuno. Mi voltai e vidi Jo avanzare verso di me.
«Mi avevano detto che siete tornati.» disse con un sospiro sollevato avvicinandosi a me.
Poi mi strinse in un abbraccio.
«Tutto okay?» mi chiese inarcando un sopracciglio. Mi venne da piangere a quella domanda. Volevo crollare. E fu ciò che feci. Mi fiondai su di lei e l'abbracciai. Il mio corpo tremava per i miei singhiozzi mentre Jo batteva piano piano una mano sulla mia spalla. Nessuno si fermò a guardarci. Erano tutti troppo occupati.
«Opal è rimasta ferita gravemente e non so nemmeno se sopravviverà... Suo fratello, suo fratello ne rimarrà devastato e...» scossi la testa. «Stavano tutti per morire. Sarei stata l'unica viva se non fosse intervenuto Nox!» esclamai stringendo la mia presa su Jo.
«Ho fatto soffrire Aiden, non so nemmeno se Jay tornerà, e lo sto dicendo a te! A te che stai aspettando tuo fratello e il ragazzo che ami!» balbettai senza pensare, le parole uscivano senza una logica, come un fiume in piena che scorreva impetuoso verso il mare.
«Mia madre è morta, Jo! Mio padre è in coma! Ed è solo perché lei vuole avere me!» piansi e singhiozzai come una bambina. Le parole smisero di fuoriuscire, sostituite da rantolii provenienti dalla mia gola.
Jo se ne stava in silenzio, ricambiando il mio abbraccio.
«Shhh, va tutto bene, Sof. Supereremo tutto.» sussurrò.
«Ascoltami. Non puoi prenderti il dolore degli altri, okay? Tutti nel mondo soffrono, non puoi addossarti le colpe delle loro sfortune. Tu sei tu.» disse scuotendomi per le spalle.
«Io... Non posso far finta di niente!» dissi con tono tremante. Iniziai a singhiozzare violentemente, senza riuscire a formulare altro.
«Come soffri...» sussurrò abbracciandomi di nuovo.
Jo aspettò che mi calmassi poi mi passò un fazzoletto.
«Meno male che non ti trucchi più. Altrimenti sembreresti un panda a quest'ora.» scherzò mentre mi asciugavo le guancia.
«Non so come tu abbia la forza di dipingerti gli occhi in quel modo ogni mattina. Lo so, lo facevo anche io... Ma con tutto questo, certe cose passano in secondo piano, no?» affermai infilandomi il fazzoletto in tasca e stropicciandomi gli occhi.
«Perché è una costante che rende me. Troverò sempre del tempo per truccarmi perché ho sempre bisogno di avere tempo per me stessa.» mi disse.
«Tu sei troppo altruista, Sof. Dovresti pensare anche a te stessa, sei importante quanto gli altri.» aggiunse sorridendomi.
«Io non sono altruista. Solo una che causa problemi e che poi si sente in colpa.» affermai sconfortata.
La ragazza mi schiaffeggiò senza farmi troppo male.
«Possiamo andare in ricognizione. Così pensi ad altro. Potremmo fare i nostri quiz sulle saghe come ai vecchi tempi. Andiamo in un altro mondo per evitare questa schifezza. Sempre meglio che stare male perennemente, no?» disse afferrandomi per il polso e iniziando a trascinarmi per i corridoi.
«Ergo, scappare.» dissi senza convinzione.
«E che problema c'è a scappare? Perché una persona deve essere costretta ad affrontare le cose? Non è meglio fuggire in un altro mondo anche solo per un'attimo? Godersi un po' di sollievo anche se solo un'illusione? Scappare per un po' dà la forza di affrontare meglio qualsiasi situazione.» affermò risoluta.
«Sei adorabile.» dissi sorridendo.
«Ehi, attenta, non sono un gattino!» disse avviandosi. «Dai che ho già avuto il permesso per la ricognizione.» insisté. La seguii scuotendo la testa.
L'aria di Alaska era meravigliosa. Fresca, pulita, limpida.
«Sai, secondo me la B.L.C. dovrebbe rivedere le sue priorità. Far andare due adolescenti in ricognizione in un bosco pieno di possibili animali carnivori che potrebbero ucciderci o peggio noi potremmo attaccare loro per sbaglio!» esclamai.
«Eh già, è proprio la B.L.C. che deve vedere le sue priorità.» rise sarcasticamente la mia amica.
Uno stormo di uccelli prese improvvisamente il volo, spaventati da qualcosa. Un rombo fece eco tra gli alberi e ben presto fummo accecate da due fari. Saltammo entrambi di lato mentre un fuoristrada ci volava sopra le teste. Andò a schiantarsi contro il tronco di un pino, facendo tremare le foglie e spezzando la colonna portante della pianta. Essa si spezzò e sarebbe caduto sull'auto se non fossi intervenuta. Caricai una gamba e indirizzai un masso verso il fogliame per far cambiare la direzione della caduta. Tre individui scesero dal fuoristrada.
Riconoscerei la chioma castana di James Sharp ovunque.
«Jay.» sussurrai correndogli incontro prima che potesse riprendersi dallo schianto e dall'air-bag. Lo abbracciai di slancio facendolo barcollare.
«Fi?» lo sentii chiamarmi. Ricambiò l'abbraccio.
«Ehi, piccioncini, non è il momento!» esclamò Zach.
Dal cielo si materializzò un jet dal nulla che iniziò a spararci contro. Eli evocò un onda di terra che ci fece da scudo.
L'allarme della B.L.C. scattò, una sirena spacca timpani mobilitò gli Imperium. I nostri velivoli presero il volo e si diressero verso il jet nemico. Ma quello non era solo. Altri nemici comparvero nel cielo azzurro, tempestandolo con uno stormo di armi volanti.
«Torniamo indietro, siamo troppo esposti.» esclamò James prendendomi per mano.
Corremmo a perdifiato mentre sopra di noi incombeva una battaglia aerea. Piovevano residui su di noi che puntualmente cercammo di evitare controllando i nostri poteri. Un ala si schiantò su un albero accanto a noi, spezzandolo a metà. Jo fece un scatto in avanti, veloce come un fulmine, e tagliò in due l'abete.
In quel momento ampie ombre si disegnarono sotto di noi e alzando lo sguardo vedemmo piovere altri detriti. Seguendo il mio istinto evocai un'enorme ondata d'aria che spazzò via i residui di un jet.
«Presto!» esclamò Eli in testa agli altri.
Percepii qualcosa di caldo in avvicinamento, e prima che me ne potessi renderò conto, James gridò.
«GIÙ!» esclamò buttandomi a terra. Il colpo con il terreno mi tolse il fiato dai polmoni, ma mi permise di tenere al testa attaccata al collo. Infatti, una masso di fuoco ci era appena passato sopra le teste, distruggendo gli alberi davanti a noi, facendoci rizzare i peli e dando inizio ad un incendio.
La B.L.C. si trovava oltre ad esso.
Sopra di noi la battaglia aerea incombeva violenta e il bosco sottostante ci rimetteva. Non mi ero nemmeno resa conto che eravamo circondati da fiamme e fumo.
«Dobbiamo spegnere l'incendio.» sussurrai.
«No, Angelo, credo sia meglio andare dentro.» affermò Zach allungando la mano. Le fiamme davanti a noi turbinarono verso l'alto, aprendoci un passaggio verso la sicurezza.
«Voi andate. Raggiungerò l'oceano e spegnerò il fuoco.» esclamai.
«Non per contraddirti Sof, ma ci vorrebbero almeno venti Imperium per poter evocare abbastanza acqua per spegnere questo tipo di incendio.» intervenne Jo.
«Sì, ma io controllo anche il fuoco, l'aria e la terra.» dissi risoluta.
«Non dire sciocchezze, fai schifo con il fuoco. Vengo con te.» intervenne James. «Senza offesa.» aggiunse con un ghigno. Aprii la bocca, punta sul vivo, prima di capire che lo aveva detto solo per non lasciarmi sola.
«Veniamo anche noi.» aggiunse Jo.
Zach alzò gli occhi al cielo.
«È colpa vostra.» borbottò verso la battaglia che incombeva sopra di noi.
Lasciandoci alle spalle la B.L.C. ci dirigemmo tutti verso l'oceano, mentre Jo accumulava il fuoco con turbini d'aria che faceva soffocare ad Eli e James e Zach dominavano le lingue di fuoco. Avanzai pensando solo a concentrarmi, perché è l'unica cosa che mi serviva per dominare l'acqua. Giungemmo davanti alla distesa di acqua disturbata da enormi onde provocate dallo precipitare di alcuni velivoli. Chiusi gli occhi e allargai le mani, sentendo il respiro dell'acqua e il richiamo delle onde. Qualcuno mi strinse la mano.
«Anche io controllo l'acqua.» mi fece notare James. Sorrisi.
Lo sforzo di controllare l'elemento dell'acqua, era direttamente proporzionale alla quantità di volume controllata. Una massa troppo grande avrebbe potuto schiacciare l'Imperium in questione. Per questo Aiden era sempre stato molto ammirato dagli altri, perché lui aveva capacità di controllare grandi masse.
Ma io sentivo di poter fare di meglio.
Percepii il grande specchio liquido. Era enorme e infinito. Sentii anche il terreno sottostante estendersi al di sotto. Provai a tirare le corde che mi legavano a quella massa, ma mi sentii debole, come se dovessi sollevare un camion. Tentai ancora, senza cedere, mantenendo il controllo su tutte le particelle. Spalancai gli occhi e innalzai un enorme tornado di acqua che giungeva fino alle nuvole. Con il controllo del vento mantenni salda la presa. Prima che le forze mi venissero a mancare indirizzai la massa verso la foresta in fiamme. L'impatto sollevò enormi quantità di vapore e una violenta vibrazione del terreno. Tagliai l'aria con un braccio e la nebbia si diradò.
«Wow» sussurrò Zach.
«Vedete? Me la sono cavata benissimo da sola.» dissi con un sorriso. Ma le mie gambe cedettero e caddi in avanti. James mi afferrò appena in tempo. Riuscii a non svenire dalla fatica, ma le mie forze mi avevano abbandonata. Sentivo dolore nelle ossa, come se avessi veramente cercato di sollevare un camion. O una montagna. Beh, effettivamente avevo sollevato un oceano.
«Appiccheranno di nuovo fuoco se continuano così.» fece notare Jo.
«Allora fermiamo i nemici.» dissi.
«Da quaggiù rischieremmo di abbattere anche i nostri.» intervenne James.
Altre navicelle si alzarono in volo dal nostro bunker. Un'armata aerea iniziò a bombardare i nostri nemici. Anche dal basso comparvero veicoli dalla forma di bruchi giganti di metallo, che presero a sparare verso l'alto.
«Aiutiamoli.» dissi facendo un passo. Ma crollai di nuovo.
«Sophie, riposiamoci alla Base. Qui siamo d'intralcio e questo è solo il primo attacco di Susan, ne arriveranno altri.» mi sussurrò James. Lo guardai in faccia e vidi sul suo volto i segni dello sfinimento. Abbassai lo sguardo e cedetti.
Non eravamo macchine. Ma umani.
Il percorso fino alla Base fu relativamente breve. Con la protezione dei bruchi, e senza le fiamme, eravamo riusciti ad arrivare prima.
Il caos della Base regnava sovrano, tra feriti e infermieri. Venimmo immediatamente sequestrati dai dottori e messi sotto custodia. L'efficienza dei medici della B.L.C. era migliore di quella degli ospedali.
Ci separammo nuovamente ma James decise di non lasciarmi andare finché non mi fossi ripresa.
Mi raccontò, nel frattempo, quello che era successo a loro, ma quando arrivò alla loro fuga in aereo venne interrotto.
«Lei non dovrebbe andarsene in giro in un momento simile.» affermò una voce da dietro la tendina.
«Mr. Steel.» dissi freddamente abbassando la manica della felpa.
Vedevo solo il profilo tagliente dell'uomo oltre la tendina.
«Si trova ancora qui, vedo.» affermai.
«Anche se Mr.Barker non c'è più, rimarrò sempre fedele ai principi in cui credo. Sono un uomo della B.L.C.» rispose.
«Angelo!» esclamò Zach tirando via le tende e buttandosi sul mio lettino. Lanciai un'occhiata dove un'attimo fa c'era Steel, ma non trovai nessuno. Chi lo capiva quell'uomo.
«Tutto okay?» mi chiese il rosso.
«Sì, che c'è?» gli chiesi alzandomi e preparandomi ad uscire nuovamente dall'infermeria.
«Eri con Nox e Opal, no? Non li trovo da nessuna parte, anche perché potrei perdermi in questo caos, mi sapresti dire dove sono?» mi chiese. Quasi sussultai. Mi ero quasi dimenticata di Opal. Probabilmente era ancora in terapia intensiva.
«Zach...» iniziai.
«Come non detto, ho visto il nostro Giustiziere.» disse con un sorriso dandomi una pacca sulla spalla. Vidi anche io Nox in corridoio attraverso la vetrata. Il ragazzo entrò nella grande infermeria. Zach lo raggiunse immediatamente. In breve anche James li raggiunse. Sgattaiolarono fuori tutti e tre e mi affrettai a raggiungerli pure io.
«Dove vai?» mi fermò Jo.
«Volevo... Jay e Zach...» balbettai.
«Sof, perché non ti riposi un po'? Hai faticato tanto.» mi chiese. Non le risposi. Così lei sospirò.
«Vi aspetto nella Sala Grande. Devo chiedere anche io qualcosa a Jase.» disse prima di voltarsi.
In quel momento non me ne resi conto subito, ma sembrava preoccupata per qualcosa. Non mi preoccupai e andai alla ricerca dei ragazzi. Non impiegai molto, non avevano fatto molta strada.
«Tanti. Troppi. Coccodrilli.» borbottò Zach.
«Eppure si fa chiamare "Lo Scorpione"! Ma la logica?» esclamò.
«Tu che ci dici? E dov'è Opal?» chiese subito dopo. Nox non rispose. Mi affrettai a raggiungerli.
«Ragazzi.» li chiamai. Tre sguardi di diversi colori puntarono su di me.
«Emh, Jay. Jo ti vorrebbe parlare.» affermai. James distolse lo sguardo.
«Mi stavo proprio chiedendo quando me l'avrebbe chiesto.» sussurrò.
Notai che Zach stava fissando Nox insistentemente, senza curarsi di me e James.
«Le è successo qualcosa?» il tono di Zach aveva perso tutta l'allegria. Aveva assunto un'espressione alquanto minacciosa. Una brutta sensazione si impossessò di me.
Nox non rispose.
«Rispondimi.» deciso. Duro. Quegli occhi azzurri non erano mai stati più seri.
«È in terapia intensiva. Non si sa se sopravviverà.» le parole di Nox furono un colpo per il ragazzo che nascose la sorpresa. Fredde e dirette. Quasi vidi la rabbia montare in lui.
«Com'è possibile che tu stia bene mentre lei è ridotta a stare in terapia intensiva?» chiese tagliente. I ragazzi si fissavano negli occhi. L'azzurro limpido tagliava l'oro.
«Lei ha usato il suo potere del fulmine quando ci attaccarono.» rispose Nox senza distogliere lo sguardo.
«Ma tu sapevi che lei aveva problemi. Che stava male. Avresti dovuto fermarla.» continuò il rosso.
«Zach, perché non andiamo a vedere se si è ripresa?» intervenne James mettendosi davanti al rosso e appoggiandogli le mani sulle spalle. Zach si liberò dalla presa e prese a camminare.
Raggiungemmo le sale operatorie dove chiedemmo della ragazza. Era stata trasferita in una delle camere. Per ora era stabile. Zach entrò da solo, chiudendoci la porta in faccia.
Dopodiché Nox sospirò. James lo fissò e si limitò ad affiancarlo senza dire nulla. Rimasi appoggiata alla parete opposta senza dire niente. Sapevo che Zach fosse protettivo verso Opal. Ma sembrava così... Così diverso in quel momento.
«È stabile. Ma è grave. Non si sa ancora quando o se si sveglierà.» sussurrò Nox ripetendo le parole del medico di prima.
«Opal ce la farà. È tosta, lo sai.» replicò James.
«Hanno detto che il suo potere le si è ritorta contro. Siccome è la prima Geminus che incontrano con tali poteri, non hanno ancora ben capito cosa sia potuto succedere. Non capiscono cosa abbia fatto la Blackwood. Max dice che è un danno psicologico. Ma come può un danno simile fare questa cosa ai suoi poteri?» chiese Nox abbassando lo sguardo. I riccioli neri gli coprirono la fronte e gli occhi. Nascondendoli agli altri.
«Dimentichi su dove agisce l'Element. Agisce sulle nostre menti. È il nostro cervello che controlla i nostri poteri.» sussurrò James.
Nox non rispose.
Alcuni minuti dopo Zach uscì a testa china dalla stanza. James lo raggiunse immediatamente.
«Come...» iniziò. Ma Zach lo spinse via e raggiunse a grandi passi Nox. Il ragazzo si raddrizzò immediatamente.
«Avevi giurato di proteggerla!» ringhiò Zach con gli occhi spiritati. Afferrò Nox per la collottola e lo fissò con quei diamanti luminosi. Lo sguardo dorato di Nox vacillò.
«Giuro che se le succede qualcosa te la vedrai con me.» sibilò.
«Zach.» La voce di James era dura e ammonitoria. Raggiunse gli amici e li separò, tendendo fermo Zach per un braccio.
«Lo sai che non è colpa sua. Smettila Zach» gli disse a bassa voce.
«Lascialo parlare Jase. Lasciagli dire cosa prova veramente.» disse Nox fissando il proprio coinquilino.
Un silenzio carico di tensione avvolse la situazione di stallo. Nessuno si mosse, si sentiva solo il respiro dei vari presenti e il peso delle parole non dette.
Zach abbassò lo sguardo e si sciolse dalla presa di James, per poi allontanarsi senza dire niente. Feci un passo nella sua direzione, sperando che seguendolo sarei riuscita a calmarlo, ma James mi fermò, scosse la testa impercettibilmente.
Nox, senza dire niente, si voltò e si allontanò anche lui, prendendo la direzione opposta.
Fissai da una parte e l'altra, vedendo le schiene di due amici allontanarsi.
«Andrà tutto bene.» mi disse James.
«Non ho mai visto Zach così furioso.» mormorai affondando tra le braccia di James e appoggiando la mia fronte sul suo petto.
«Zach è complicato.» mi disse.
«Già, e io che pensavo fosse un animo semplice e leggero.» mormorai.
Rimanemmo in silenzio, abbracciati, cercando conforto l'uno nell'altro.
«Sono uno stronzo egoista, Fi.» mi disse.
«Che dici!» esclamai staccandomi da lui per guardarlo in faccia. Il ragazzo portò una mano sul mio volto, racchiudendo la mia guancia con le la sua mano. Mentre un'espressione malinconica veniva mascherata male da un leggero sorriso.
«Mi sento sollevato nel sapere che durante l'attacco dei Ribelli, il ferito non sia tu, che quella che non se l'è cavata non sei tu. Volevo ringraziare Nox per aver protetto te.» mi disse.
«Questo non ti rende egoista. Jay, sei andato nel covo del nemico per salvare i tuoi amici, rischiando la tua stessa vita. Hai scelto di fermare Santos per salvare l'umanità invece di correre da noi. Queste azioni, queste scelte, non sono fatte da una persona stronza ed egoista.» affermai.
James si staccò da me e mi sorrise.
«Andiamo da Jo. Le devo alcune spiegazioni su Frost.». Mi sentii immediatamente in colpa per non essermi accorta della sua assenza.
«Non ce n'è bisogno.» Jo era in fondo al corridoio e avanzava verso di noi lentamente.
«Ho incontrato Eli.» aggiunse per spiegarci.
«La battaglia è finita. I Ribelli si sono ritirati per ora.» affermò senza guardarci.
Sforzò un sorriso.
«Scusatemi, vi avevo promesso che sarei stata con voi, ma... Eli mi ha detto che Aiden mi cercava... Quindi...» balbettò. Sapevo che stava inventando scuse. Sapevo che stava soffrendo. Volevo consolarla come lei aveva fatto con me, ma non riuscii a far altro che fissarla.
James allungò una mano verso di lei.
«Non credo sia morto, Joy.» disse. Lo fissammo entrambe. Come poteva darle false speranze?
La ragazza gli sorrise.
«Nemmeno io. È troppo cocciuto per morire. Rimarrebbe vivo solo per dimostrarlo. E poi, che vuoi che sia aereo in precipitazione? È già sopravvissuto a questo, no?» rise lei nervosamente. «Non me ne starò qui ad aspettarlo come una babbea. I Ribelli attaccheranno ancora, e la prossima volta voglio essere in prima fila.» ci disse prima di superarci a allontanarsi.
«Perché le hai detto che è ancora vivo?» chiesi a James.
«Perché lo credo veramente.» rispose lui infilandosi le mani nelle tasche dei jeans. Improvvisamente James si accigliò e tirò fuori dalla tasca un foglio di carta piegato in più parti.
«E questa che roba è?» chiese aprendo il foglio.
«Una lettera.» affermò prima di bloccarsi. Mi lanciò uno sguardo prima di allungarmela.
«Forse me l'ha infilata in tasca Michael McEwan mentre combattevamo.» disse. Ma faticai a sentirlo, perché la lettera era scritta dalla mano di mia madre.
Cara Sophie,
Non so se ti arriverà mai questa lettera, ma spero proprio di sì. Probabilmente, se riuscirai a leggerla, io non ci sarò, perché non le servirò più. Non le sono mai servita.
Sono rinchiusa nel Rifugio principale in questo momento, in una delle celle. Ho chiesto ad una guardia che mi ha riconosciuto dai vecchi tempi, quando abitavo qui, di procurarmi questo foglio. Volevo avere l'illusione di poterti parlare un'ultima volta.
Volevo darti tutto quello che a me era mancato, ma ho fallito. Quanto mi dispiace per aver fallito, Sofficina mia.
Mi spiace. Mi spiace per averti mentito. Mi spiace per aver mentito a papà. Mi spiace per tutte le cose che ti ho nascosto.
Non ho mai dimenticato niente della mia vita alla B.L.C., ho semplicemente mentito al mondo intero e a me stessa. Volevo davvero avere una famiglia normale. Volevo che tu fossi normale, che vivessi una vita normale. Ma non si può scappare dalla B.L.C.
Fin da quando ti ho portato a San Francisco, ho cercato di nascondere il risveglio dei tuoi poteri alle persone che ci osservavano. Non ci sono riuscita.
La mia vita è stata una collezione di fallimenti. L'unica cosa giusta sei tu, figlia mia.
Ma voglio dirti alcune cose che spero ti saranno utili.
L'Element allo stato naturale non può essere distrutto o spezzato. Mia madre non è più capace di gestirne il potere, per questo è costretta a non portarlo sempre con sé come faceva un tempo.
Usare l'Element allo stato naturale permette alla persona di controllare poteri devastanti, ma è pur sempre limitato rispetto all'operazione. Poiché la pietra è solo un amplificatore, senza esso, Susan rimane solo una normale Geminus.
Indossa l'Element solo pochi secondi prima di una battaglia premeditata. Ciò le permette di prepararsi ad utilizzare l'immenso potere della pietra al meglio.
Se lei ha detto che attaccherà il 4 Luglio, significa che attaccherà il 4 Luglio. Vuol dire che non si presenterà prima di quel giorno. Arriverà per far piazza pulita. Ciò vuol dire che prima di quel giorno, sarà nel suo Rifugio ad attendere. In altre parole, il 3 Luglio rimarrà praticamente sola in quel luogo, dopo aver mandato tutti i Ribelli ad attaccare la B.L.C.
Valentin Santos è il suo Luogotenente più fedele, sarà colui che le rimarrà al fianco fino alla fine. Quindi prima di lei, va eliminato il suo cane da guardia.
Ultima cosa. Fidatevi di Michael. Qualsiasi cosa lui faccia, fidatevi di lui. Vi aiuterà a fermare mia madre. E nella lotta finale... Portate mio padre con voi. Lui saprà come sconfiggere Susan. Lui è il solo che la conosce veramente a fondo.
Non ho altro da dire, Sophie. Questo è un addio, figlia mia. Ti ho amata dal momento in cui sei nata e ti amerò fino al mio ultimo respiro.
Con amore,
Mamma.
Una lacrima solitaria percorse la mia guancia. Le dita di James la catturarono prima che macchiasse la lettera.
Quelle erano le ultime parole di mia madre per me.
«Oggi è il primo Luglio.» disse James.
«In questi giorni i Ribelli non smetteranno di attaccare le città e la B.L.C.» affermai.
«Finiranno veramente per distruggere tutta l'America.» continuò James.
«Non possiamo aspettare fino al tre Luglio.» conclusi.
«Però abbiamo recuperato uno degli Elements allo stato naturale. Potremmo usare il suo stesso potere per contrastarla.» mormorò James riflettendo.
«Ricordati che lei è più esperta anche se completamente folle.» dissi.
«Non ha senso parlarne fra noi. Meglio avvertire Max e poi decideremo su cosa fare. Non sappiamo quando sarà il prossimo attacco. Ma non possiamo nemmeno tenere tutte le nostre milizie alla Base solo per proteggere la B.L.C.» mi disse il ragazzo. Annuii.
«Jay, ma se l'attaccassimo? Tu hai ferito Santos e gli hai rubato l'Element. E mia madre...» mi bloccai per impedirmi di scoppiare in lacrime. «E mia madre ha detto che non porta più l'Element sempre con sé... Se l'attaccassimo ora...» iniziai.
«Appena penetreremo il Rifugio, lei se ne accorgerà, e avrà già fatto in tempo a prendere l'Element.» mi fece notare.
«Mia madre ha scritto che lei ha bisogno di prepararsi prima. L'hai detto anche tu che l'ultima volta lei non ce l'aveva.» insistei.
«Certo. Ma ho rischiato comunque la pelle. È comunque molto protetta e ci sono veramente molti Ribelli.» mi disse.
«Ribelli che sta mandando in giro per provocare più distruzione possibile.» continuai.
«Vuoi veramente affrontarla?» mi chiese dopo qualche secondo di silenzio.
«Sono pronta. Mi hai visto anche tu prima. E sto prendendo mano anche ad utilizzare il fuoco.»
«Con il sentimento sbagliato.» mi disse intrecciando le nostre dita.
Si chinò e sfiorò le sue labbra con le mie. Era un bacio dolce e delicato. Non c'era urgenza. Non c'era passione. Solo tutti suoi sentimenti. Mi stava mostrando cosa alimentasse le sue fiamme. Mi stava facendo capire che era più forte del dolore che faceva da carburante alle mie.
Si staccò da me, rimanendo con la fronte appoggiata alla mia. Il respiro ansimante.
«Niente è certo. Ci sono alte probabilità che veniamo tutti spazzati via dal potere di tua nonna. Ma noi non ci arrenderemo. Perché non possiamo ignorare quell'altra percentuale di probabilità di vittoria. Quindi anche se c'è una minima probabilità di poter vincere questo casino, io non mi arrenderò.» mi sussurrò.
«Ci vorrebbe un miracolo.» mormorai sfiorando nuovamente le sue.
«I miracoli esistono solamente se predisponiamo il terreno per farli realizzare. Quindi realizziamo questo miracolo insieme.».
Angolo Autrice
Salve popolo! Scusate se non ho aggiornato la scorsa settimana ma ho avuto alcuni problemi. Spero mi possiate perdonare! La cosa positiva è che questo capitolo non dà suspance! Siete felici? Vi ho graziato almeno questa volta.
Angolo Riflessione.
Beh, gente, cosa ne pensate? Troppe informazioni? Stiamo quasi volgendo alla battaglia finale, ma prima di allora... Umh, niente. Comunque. Non si sa se Seth sia vivo o meno. Non si sa nemmeno se Opal si riprenderà o meno e Philip non l'hanno nemmeno considerato. Zach se l'è presa con Nox per quel che è successo a sua sorella e ha mostrato una parte aggressiva, chi l'avrebbe mai detto? È lo stesso ragazzo che quando pensava di morire aveva detto "sono troppo carismatico per morire", è lo stesso che è fuggito da un'orda di coccodrilli e subito dopo ci ha provato con l'ex del suo migliore amico, è lo stesso che è pronto a scherzare in qualsiasi momento... Mah.
Domanda del giorno.
Avete sempre valutato i ragazzi di questa storia. Quest'oggi vi chiedo. Secondo voi, chi è la ragazza più attraente sia caratterialmente che nell'aspetto?
Tanto per ricordarvi chi è precipitato nel capitolo precedente. Un Seth selvatico che non si tira i capelli indietro.
Arrivederci al prossimo capitolo con il titolo di "Stella".
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