46. Jase: Fratelli
Tutti i velivoli convergevano nello stesso luogo. Era impressionante quanto spazio ci fosse in quella maledetta Base. Non avevo mai visto così tanti Imperium insieme dal tempo in cui facevo ancora il Luogotenente.
«Cerchiamo qualcosa per coprirci, qui fa un freddo cane» mormorò Zach tra i brividi evocando una fiammella tra le mani e stringendosi la coperta intorno.
I dormitori si riempirono tutti e furono costretti ad assegnare più persone nelle stesse stanze. Nonostante il contributo di Court, lei fu trasferita nelle celle. Era inutile protestare, non c'era tempo per parlare e non c'erano persone ad ascoltare. Non c'erano mai persone ad ascoltare.
Max mi chiamò nell'ufficio.
«Jase! Stai bene!» esclamò l'uomo alzandosi dalla sedia. Mi limitai ad annuire. Crollai esausto sulle sue poltrone mentre lui mi raggiungeva, alla ricerca di informazioni e dettagli.
«Sei stato tu a far convergere tutti gli Imperium qui?» gli chiesi.
«Sì, uniti meglio che separati, no?» disse.
«Ma così potrebbero morire tutti» gli feci notare.
«Sono qui solo chi ci vuole essere e una cosa Barker ha fatto bene. Rendere tutti coraggiosi e senza paura, quindi sono tutti qui.» affermò Max passandosi una mano sul volto.
Sembrava invecchiato e i capelli avevano perso colore, ingrigendosi. Le rughe sulla fronte erano più marcate di un tempo.
«Troppe responsabilità, Max?» chiesi.
«Già, è peggio di quanto pensassi» affermò il dottore. «Non sono uno stratega, non ho la minima idea di come affrontare ciò. Mi sono persino appellato all' "Arte della Guerra" di Sun Tzu! Ma penso che persino il grande generale non saprebbe che cosa fare. Sapevo che Susan era imprevedibile, ma... Dannazione! Ha inghiottito Miami!» si sfogò.
«Non ti avevo mai visto così» affermai stupito.
«Nessuno è perfetto. Voi ragazzi mi idolatrate troppo. Non ho la soluzione a tutto.» disse sconsolato.
«Ma tu hai sempre la soluzione, Max! Sai sempre tutto!» affermai guardando l'uomo.
Lui mi guardò con espressione stanca.
«Vorrei non aver fatto tante cose che abbiano meritato la vostra ammirazione. Poiché ora, nel momento del bisogno, riceverei solo la vostra delusione. Le aspettative che una persona si crea sono sempre troppo alti per la realtà. Tu mi chiedi di spegnere il sole, Jase, solo perché mi hai visto domare un incendio.» affermò.
Non potei nascondere la delusione sul mio volto. Mi aspettavo veramente che Max avesse la soluzione, che avesse programmato tutto nei minimi dettagli.
«Con Sophie non avevi concordato un piano?» chiesi ritrovando la voce.
«Era un piano offensivo. Attaccare prima che attaccasse lei. Mobilitare tutti gli Imperium in una volta, prima che lei prendesse sopravvento. Ma ora non possiamo più farlo. Lei dov'è?» chiese alzando lo sguardo.
«Io...». Era frustrante non sapere. Era frustrante non avere più il controllo della situazione. Non riuscivo più a vedere il passo successivo, brancolavo nel buio totale. Oltre a non sapere nemmeno dove fosse la mia luce.
«Se è salita su uno dei jet che vi ho inviato, dovrebbe essere qui.» disse tornando alla scrivania.
Dopo vari minuti in cui camminavo avanti e indietro per la stanza, con il ticchettio della tastiera in sottofondo, Max annunciò :«Qui non c'è, alcuni jet sono stati abbattuti, se è tra i superstiti troveranno il modo di contattarci. Ho già chiesto di emettere un avviso. Tutti verranno qui.» affermò Max passandosi le mani sul volto.
Mi precipitai verso la porta.
«Dove vai?!» esclamò Mac fermandomi. «Non puoi andarla a cercare! Non sai dov'è!» esclamò. «Usa la ragione, ragazzo!» aggiunse.
«Non posso stare con le mani in mano!» sbottai. Max si zittì. Mi sentii ancora più male per aver alzato la voce con lui.
«Scusa, Max. Io... Starò qui. Aiuterò gli altri ad organizzarsi. Non affronteremo solo Susan, sono ancora in vita Santos, McEwan e Smith. E con ogni probabilità possiedono un Element allo stato naturale tutto loro.» affermai voltandomi e uscendo dall'ufficio.
Iniziai a percorrere i corridoi, ogni Imperium stava preparando le armi in attesa del conflitto. Cercai di darmi una calmata. Dovevo ritrovare il mio sangue freddo. Max aveva ragione, non potevo andare a cercare Sophie, lei era una persona in gamba, mi avrebbe raggiunto. Ora era qui che avevano bisogno di aiuto. Susan sarebbe arrivata da un momento all'altro. Ormai aveva iniziato, e lei finisce sempre ciò che aveva cominciato.
«Anche noi vogliamo partecipare!» sentii una familiare voce.
«Oh, no» borbottai. Infatti, appena voltai l'angolo mi imbattei in quattro ragazzini che stavano urlando contro una donna.
«Voi non ne siete in grado. Tornate dai vostri amici.» disse la donna, severa. Il tono non ammetteva repliche ma la piccola Arianne continuò.
«Ma vi servono più combattenti possibile, la prego, Miss Cooper!» esclamò con tono implorante.
«Ho detto di no!» esclamò allacciandosi la cintura. Poi alzò lo sguardo e si fermò. Tutti i ragazzini si fermarono.
«James!» esclamò Arianne correndo verso di me. «Vogliamo partecipare anche noi alla battaglia! Di di sì! Ti prego!» esclamò con occhi imploranti.
«Lui non ha certo voce in capitolo» disse Miss Cooper con tono sprezzante. A quanto pare non piacevo a qualcuno. Era un colpo al mio ego.
«Magari quando Barker era al potere.» le feci notare.
Le sue labbra si strinsero in una linea sottile, in segno di disapprovazione.
«Ma non è una questione di potere ora.» affermai. «Abbiamo un unico nemico, non è il momento di fare differenze. Anzi, non si dovrebbe mai fare differenze» affermai.
Notai un sorrisone ampio comparire sul volto di Nathan Cray.
«Tranne che con voi» dissi. «Siete troppo giovani.» affermai.
Nick spinse da parte Nathan e si avvicinò per affrontarmi.
«Abbiamo il diritto di scegliere! Non lascerò che qualcun altro decida per me!» esclamò alzando la testa. Che caratterino.
«Ascolta Nick...» iniziai.
«No! Ascoltami tu! Solo perché siamo giovani non possiamo combattere per noi? Dobbiamo lasciare che altri diano la vita per noi? Dobbiamo ascoltare i grandi?» esclamò.
«E non dire che siamo la generazione futura e cazzate varie!» mi interruppe di nuovo mentre aprivo bocca.
«Nick! Il linguaggio!» esclamò l'altra ragazzina, Tiara. Nick la ignorò e proseguì.
«Perché voglio contribuire a farla esistere questa cazzo di generazione!»
«Nick!» esclamò una voce. Alzai lo sguardo mentre gli altri si voltarono verso Eli.
«Ti avevo insegnato meglio così» affermò severo. Il suo tono di voce era stranamente freddo e distaccato. Nulla a che vedere con il ragazzo con cui avevo parlato sul jet.
Nick distolse lo sguardo e lo ignorò.
«Ragazzi tornate nelle vostre stanze» disse Miss Cooper ai ragazzi. «Ne riparleremo della questione.» aggiunse.
Arianne fece per protestare ma le tappai la bocca con una mano.
«Piccoletta» la fermai. «Vi verrò a trovare più tardi nella seconda palestra di fuoco.» promisi. La ragazzina si limitò ad annuire, prima di raggiungere la sua amica e andarsene. Il biondino fissò Nick, Eli e poi me prima di seguire le sue amiche e l'insegnante di scherma.
I due fratelli rimasero in piedi, l'uno di fronte all'altro, senza guardarsi. Cercai di andarmene, per dare a loro la privacy che serviva ma Eli mi fermò.
«Non c'è bisogno che te ne vada» mi disse alzando una mano verso di me.
Nick fece un passo per andarsene ma il fratello lo fermò.
«È ora di chiarire la situazione» affermò.
«Non c'è nulla da chiarire» replicò il più giovane.
«Nick, voglio scusarmi. Voglio solo che mi ascolti, adesso, perché non so se lo potrò fare ancora in futuro!» esclamò Eli.
La sua voce rimbombò nel corridoio stranamente vuoto e silenzioso.
«Scusarti?» sussurrò il giovane voltandosi di scatti verso Eli.
«Dopo che mi hai trasformato in un topo da laboratorio? Dopo che mi hai abbandonato nonostante le promesse? Dopo che hai ammazzato nostra madre?». Si buttò contro il fratello e gli diede uno spintone che lo fece volare a terra.
Cercai di intervenire ma Eli alzò una mano per fermarmi. Sì rialzò e si rimise davanti al fratello tremante di rabbia, con i pugni stretti lungo i fianchi, il volto abbassato e lo sguardo furioso.
«Anzi, mia madre, dato che tu la odiavi!» esclamò.
«Nick, le mie scelte sono state pessime, me ne rendo conto. Non riuscirò mai a perdonare me stesso per quello che è successo a...». Abbassò il volto e fece un passo indietro, come se una forza opprimente gli impedisse di parlare. Come se i suoi ricordi lo stessero trafiggendo.
«Ai ragazzi e a te» affermò infine.
Allungò una mano verso di lui, sapendo esattamente dov'era. Le sue dita erano tremanti. Ma Nick si allontanò, fuori dalla sua portata. La mano di Eli si riabbassò al proprio fianco.
«Vorrei solo che il mio unico familiare. L'unica persona per cui farei qualsiasi cosa, mi... Perdonasse» disse.
Nick fece un verso di scherno.
«Tu, fare qualsiasi cosa per me» mormorò. «Perdonare» aggiunse. «Come puoi avere anche solo il coraggio di dirmi certe cose?» esclamò di nuovo. «Puoi ridarmi mia madre?» ringhiò mentre i suoi occhi coperti dai capelli neri diventavano lucidi.
L'espressione di Eli parlava chiara, dolore e angoscia. E Nick non faceva che colpirlo ancora.
«Non puoi farlo, no? Bene, quindi non ti perdonerò mai!» esclamò furioso.
Eli non rispose, abbassò la testa abbattuto. Ma ciò fece arrabbiare ancora di più Nick.
«Ridammi mia madre! Ridammi da mia vita! Ridammi quello che ho perso! Ridammeli! Ridammeli!» esplose.
Nick piangeva e calde lacrime gli colavano lungo le guance mentre con una mano stringeva il davanti della maglietta del fratello, stropicciandola e con l'altra batteva il pugno sul petto del ragazzo con sempre meno forza. «Ridammeli...». Piano piano scivolò verso il basso, rimanendo inerme in ginocchio davanti a lui.
«Mi spiace...» sussurrò Eli con una espressione sofferente sul volto. Non aveva nemmeno una lacrima che gli macchiava su quella maschera caduta, era tremendamente reale. Non era finta. Qualcosa mi diceva che era perché non riusciva a piangere. Perché se avesse voluto, ora starebbe piangendo assieme al fratello. «Ridammela...» sussurrò ancora Nick. Eli si abbassò finché fu alla sua stessa altezza «Vorrei...» gli sussurrò. Nick alzò lo sguardo su di lui. Lo fissò con le lacrime agli occhi e poi lo abbracciò. Lo abbracciò stretto. Eli ricambiò, chiudendo i suoi ciechi occhi per rimanere in silenzio abbracciato al giovane fratello. Sorrisi e li lasciai soli.
Andai a cercare gli altri Iniziati, come avevo promesso, prima di scoprire che avevano già trovato compagnia. La "simpatica" Miss Cooper non c'era. Ma l'ex ragazzo di mia sorella era con loro.
«Sembra che tu abbia preso gusto a fare da allenatore» mi annunciai, riferendomi ovviamente alle lezioni di Sophie.
Il ragazzo non mi rispose, ma si limitò ad ordinare Tiara di colpire il bersaglio. Questa sbatté un piede a terra. Voltò su se stessa e una roccia delle dimensioni di un furgone centrò il cerchio rosso posto alla parete infondo la palestra.
«Sto verificando se sono idonei a partecipare.» rispose freddamente.
«Mr. Xu dice che se dimostriamo a "muso lungo" di essere capaci, possiamo partecipare attivamente alle missioni!» esclamò Arianne venendomi incontro.
Non mi opposi. Non ne avevo il diritto, anche se non ero d'accordo. Erano solo bambini.
«Siete solo voi?» chiesi guardando i tre ragazzi. Mancavano all'appello gli altri mocciosi che avevo conosciuto.
«Gli altri hanno deciso di non venire coinvolti» disse sprezzante Tiara.
«Non giudicare gli altri.» parlò Frost. «Pensa prima di tutto a te stessa» la rimproverò. Ero convinto di essere io quello stronzo.
«Come sta Nick?» mi chiese Arianne.
«Bene, c'è Eli con lui.» affermai.
«Hai finito di chiacchierare, ragazzina? Tocca a te.» ci interruppe Frost.
«Qui qualcuno sta sfogando le proprie frustrazioni su dei bambini» mormorai in tono abbastanza alto, in modo che lo sentisse.
«Non sono tanto infantile, Sharp.» replicò Frost con voce atona, senza aggiungere altro come spiegazione. Fece un cenno ad Arianne che si mise in posizione.
«Jase, mi ha mandato Max a chia...». Joy comparve sulla soglia della porta, ma si interruppe alla vista di Frost. Il ragazzo non diede segno di averla notata. Si limitò ad occuparsi del suo nuovo lavoro da babysitter scorbutico. Joy abbassò lo sguardo.
«Perché Max mi chiama?» chiesi.
«Dice che lo devi raggiungere nelle prigioni» affermò tenendo fisso la nuca di Frost. Sì voltò ed uscì. La seguii a ruota.
Max era accompagnato da Zach davanti alle prigioni. Ci stava chiaramente attendendo.
«Che c'è?» chiesi.
«Siete le mie scorte.» affermò l'uomo.
«Non c'è nessun Imperium di cui mi fidi di più. A proposito, è un piacere conoscerti Joanne» affermò Max sorridendo a mia sorella. La coerenza di Max.
«A che servono le scorte?» chiese Joy.
«Sono un uomo mortale! Senza esperienze sulle arti marziali, mi volete far attraversare la prigione da solo?» esclamò. Inarcai un sopracciglio.
«Ma è vuota a parte prigionieri di basso rango che tra l'altro non possono usare i loro poteri.» gli feci notare. «E Court non è una minaccia» aggiunsi. «Cioè, c'è solo in isolamento...». Mi fermai. «Ooh» mormorai comprendendo. Poi mi voltai per andarmene. «Non se ne parla» affermai.
«Cosa? Di che stai parlando?» chiese Zach.
«Jase, io non ho idee migliori.» mi disse Max.
«Non se ne parla. Non ho intenzione di guardarlo o sentirlo parlare. I miei sensi verrebbero urtati in modo irreparabile.» affermai incrociando le braccia al petto.
«Chi? Cosa?» chiese Zach.
«Jase, è uno stratega» affermò Max. «Migliore di me» aggiunse.
«Di chi parlate?!» eclamò Zach.
«L'idea mi rivolta lo stomaco e dovresti sapere il perché! Dopo tutto quello che abbiamo passato? Vuoi farlo?» sbuffai.
«Ma a cosa... Lasciamo perdere, fate finta che non esista» esclamò Zach offeso.
«Penso che si riferiscano a Mr. Barker» sussurrò mia sorella a Zach.
«Oooooh!» commentò Zach battendo un pugno sul palmo della mano. Come se ci fosse arrivato da solo. «Capisco» affermò. Poi sembrò ripensarci. «Anzi, no. Parliamo di Barker, e quindi? Dobbiamo andare a fargli visita? Perché?» chiese.
«Max vuole chiedere aiuto a Barker. Ma sappiamo benissimo che lui ci rinfaccerebbe di averlo rinchiuso e non ci aiuterà in cambio della sua liberazione. Ergo, Max vuole lasciare libero Barker dopo tutto quello che ha fatto. E soprattutto, dopo tutto quello che abbiamo sacrificato.» spiegai.
«Ooh!» commentò di nuovo Zach. «Già, nemmeno a me piace l'idea, Max» aggiunse.
«Ci sono centinaia di strateghi tra gli Imperium, magari più competenti di lui!» gli feci notare.
«E tu vuoi metterti a cercare il migliore?» esclamò.
«Indici una riunione! Una conferenza!» replicai.
«Jase, per quanto lo odi, è pur sempre l'uomo che ha mantenuto vivo l'impero. Ha capacità fuori dal comune. È la migliore possibilità che abbiamo. Sono sicuro che abbia già un piano.» mi disse Max paziente. «Jase». L'uomo appoggiò una mano sul mio braccio. «Andrà tutto bene. Troveremo una soluzione» mi disse. Fissai l'uomo negli occhi. Ero diventato più alto di lui. Ma non tanto da poterlo guardare dall'alto in basso.
Annuii e varcammo la soglia delle prigioni, dopo che lo scanner ebbe analizzato le impronte di Max.
Le porte dell'ascensore erano mimetizzate con la parete infondo. Solo poche persone sapevano la sua esatta posizione. Ora anche io ero tra quelle persone. Avrei preferito non saperlo. Per me poteva anche marcire nelle profondità della terra. Faceva compagnia a quelli della sua specie. I vermi invertebrati.
L'ascensore si aprì e una voce femminile e fredda ci diede il benvenuto.
«Grazie!» disse Zach alla voce.
L'ascensore iniziò a scendere, così come il mio umore. L'illuminazione al neon mi metteva mal di testa e il mio riflesso distorto sulla parete mi faceva capire com'ero nel mio profondo. Distolsi lo sguardo e mi voltai verso Joy.
La ragazza manteneva freddamente il volto fisso davanti a sé, senza far trasparire alcuna emozione, immersa nei suoi pensieri.
Improvvisamente il ricordo di noi due, da piccoli mi tornò il mente. Lei che si stringeva al mio braccio, entrambi confusi, distrutti e sperduti, buttati prepotentemente in un mondo nuovo, pronti per essere ressettati. Poi eravamo stati costretti a prendere strade diverse, e gli avvenimenti ci avevano cambiato, resi quasi estranei. Ma il bene che le volevo non era mai svanito o diminuito.
Le porte dell'ascensore si aprirono, scorrendo di lato. Fuori dal cilindro blu regnava l'oscurità più buia. Le deboli luci dell'ascensore non illuminavano niente di quello spazio vuoto. Solo infondo, si vedeva un riquadro di luce.
«Che... Che razza di posto è questo?» mormorò Zach creando istintivamente una palla di fuoco in mano per far luce.
«Spegnila Zach» disse Max precedendoci, immergendosi nell'oscurità.
«Beh, se hai paura ti stringo la mano» affermò Zach voltandosi verso mia sorella e stampandosi un sorriso sul volto.
«Andiamo Sandman, se tu hai paura puoi dirlo a me. Mi limiterò ad avvertire il resto del pianeta.» intervenni spingendolo in avanti e facendolo uscire.
«Sei un bastardo, James Sharp» affermò la voce di Zach che rimbombò in modo inquietante. Si zittì immediatamente. Ispirai profondamente.
«Paura, fratellone?» mi chiese Joy. Il ghigno prese possesso del mio volto.
«Il sottoscritto non ha paura di niente» affermai immergendomi nell'oscurità. «Tantomeno del buio. Ricorda che io sono fuoco, sorellina. Spezzo l'oscurità e vaporizzo il freddo.» affermai.
Max era sparito, o non parlava. Sentivo la presenza di Zach e Joy, i loro respiri e i loro cuori che battevano. Non sapevamo dov'eravamo, e non sapevamo che luogo fosse quello. Quanto fosse spazioso o se esistevano degli interruttori. Ci limitammo a camminare verso quella punta di luce. Mano a mano che ci avvicinavamo sentivo che il prurito alle mani e l'adrenalina che mi formicolava nel corpo. Desideravo ardentemente colpire qualcosa e mi sentivo... Potente.
«Non state impazzendo» affermò la voce di Max. «Presto capirete» aggiunse prima di silenziarsi di nuovo.
La luce si dimostrò una scatola enorme bianca. Una parete era interamente di vetro, le altre riflettevano la luce. Su un letto anch'esso di vetro era adagiato un uomo di mia conoscenza. La barba era l'unica cosa che lo differenziava dall'ultima volta che l'avevo visto. Ovvero quando ha cercato di uccidere sua nipote, me e i miei amici. Ogni volta che lo vedevo mi montava una rabbia nel petto. Il rancore nei suoi confronti non era mai diminuito, era riuscito solo ad accrescersi. Solamente l'autocontrollo e la ragione mi impedivano di spaccare il vetro e farlo fuori. Come esisteva il puro amore, esisteva la forma più vera dell'odio. Due estremi opposti.
Barker si accorse di noi ma non si degnò di alzarsi.
«Meng» disse.
«Christopher» salutò Max. Il volto fiocamente illuminato dalla prigione dell'uomo. Se la spassava bene per essere un carcerato. Osservai quella stanza. Aveva un'unica porta che mi fece intuire si trattasse del bagno. Accanto al letto c'era un tavolo con le gambe inchiodate al pavimento anch'esso lucido e bianco. Il rettangolo scuro sul tavolo lasciava intendere che lì compariva il cibo. Per il resto era vuota. Se fossi vissuto lì, sarebbe stato più traumatico psicologicamente che fisicamente.
«Ti piace questa prigione? L'avevi ideata per Susan, se non mi sbaglio» commentò il dottore.
«Confortevole, forse un po' noiosa.» affermò l'uomo mettendosi a sedere. «Ma sai che mi piace andare al sodo. Fatemi indovinare, avete bisogno di me per fermare Sue.» disse appoggiando i piedi al pavimento. Sì alzò in piedi, il portamento sempre fiero.
«Bisogno? No, Christopher. Sono qui per farti una proposta. A trattare, come piace a te.» mentì Max.
«Oh, molto furbo Meng, come sempre. Essendo io rinchiuso in questo luogo, non riesco a verificare se dici bugie o meno, vero? Peccato che abbia altri metodi per capirlo.» disse prendendo a passeggiare avanti e indietro. «Ti sei pure portato la scorta, persone fidate. Quindi è chiaro che presto sarò fuori di qui.» aggiunse.
Max rise.
«Ah, Christopher, se solo non fossi così subdolo, saremmo ancora amici.» affermò.
«Non ti farò uscire di qui, ora. Non è il momento. Ma mi serve un piano d'azione.» disse Max. «So che ne hai uno. Voglio sapere dov'è» aggiunse con voce dura.
Barker fissò Max intensamente. Una sfida tra vecchi amici.
«Tu. Ragazzo. Come va il braccio?» chiese improvvisamente a Zach.
Il ragazzo colto alla sprovvista si voltò verso Max che non lo degnò di uno sguardo.
«Me l'hanno riparato» affermò il rosso con tono incerto.
«I fratelli Sharp sono di nuovo insieme, eh? Tornati inseparabili come prima?» commentò incrociando le braccia.
Io e Joy non rispondemmo. Anche se sentii Joy irrigidirsi.
«Mia nipote? Sophie, dov'è?» chiese.
«Non sono affari tuoi.» affermai.
«Questo posto le sarebbe piaciuto. Avrebbe dato una scossa ai suoi poteri» affermò.
Improvvisamente le luci si accesero, una dopo l'altra, accecandoci tutti. Strizzai gli occhi e attesi che le mie pupille si abituassero alla nuova illuminazione.
Quando alzai lo sguardo trovai file e file di colonne di vetro in cui scorreva una forma densa nera. Fluttuavano al centro come lampade psichedeliche.
«L'Element» sussurrai, comprendendo il mio improvviso picco di energia.
«Avete rinchiuso il vecchietto malvagio nel serbatoio degli Elements?» chiese Zach.
«Senza offesa, nonnino» commentò poi Zach rivolto a Barker che alzò una mano.
«Molto metaforico, vero? Ho passato la vita sugli Elements, e il mio vecchio amico mi rinchiude qui, dove non posso raggiungerlo, ma solo vederlo. Se questa non è crudeltà...» commentò.
«Niente è più crudele che distruggere famiglie, strappare la libertà e rovinare futuri» affermai.
«Molto profondo, giovane Sharp. Ti ho mai detto che ho conosciuto vostra madre? Brava donna. Anche lei con sogni meravigliosi.» disse con noncuranza. In un impeto di rabbia diedi un pugno al vetro, una vampata di fuoco esplose e un campo d'energia mi sbalzò all'indietro. Tutto intorno a noi, le teche di Elements vibrarono.
«Jase!». Joy e Zach accorsero al mio fianco.
«Sistemi di sicurezza per evitare che mi aiutino ad evadere» spiegò tranquillamente.
«Dacci un taglio Christopher, sappiamo entrambi che è inutile mirare alle loro emozioni. Vuoi far attivare tutto l'Element contemporaneamente? Finiresti per far esplodere tutta la Base, non ti conviene.» affermò Max.
Barker sorrise.
«Va bene, Meng, hai vinto tu» affermò. «Le cose si svolgeranno in questo modo. Io non scrivo nulla. È tutto qui dentro.» affermò l'ex direttore della B.L.C. picchiettandosi una tempia. «La prima cosa da fare è raggiungere prima i Luogotenenti e neutralizzarli. Attacco a sorpresa, quindi serve una squadra scelta con cura. Persone affidabile. Preferibilmente tre Imperium con poteri opposti ai Luogotenenti in questione.» affermò.
«Nonnino, le hanno detto che è probabile che i Luogotenenti abbiano un Element tutto loro?» chiese Zach.
«Oh, sì, ho sentito, non sono totalmente isolato.» affermò.
«Ma se tutti i Luogotenenti avessero il loro Element a tempo pieno, cosa impedirebbe loro di ribellarsi a lei? Sue non lo permetterebbe mai. Inoltre, se lo avessero veramente, a quest'ora sarebbero state distrutte molte più Basi. L'Element allo stato naturale consuma la ragione e porta follia. Più si è adulti, più è difficile controllarlo. L'avanzamento di Sue è stato lento proprio perché all'epoca era molto giovane. Ma i Luogotenenti? No.» spiegò serio.
«Questo spiega perché Smith non avesse l'Element» realizzai.
«Perché?» mi chiese Zach.
«Perché lui essendo più giovane avrebbe avuto maggiore controllo sull'Element e Blackwood non gli permetterebbe mai di avere tutto questo potere, rischierebbe di surclassarla.» affermai.
«Il ragazzo ha centrato il punto.» dichiarò Barker. Non mi importava della sua approvazione e a giudicare dallo sguardo che mi dedicò, doveva averlo capito.
«Ma Sue ha consegnato a loro l'Element per un motivo, quindi, dato che per ora è impossibile raggiungere lei, bisogna iniziare col neutralizzare le sue braccia. Verrà allo scoperto prima di essere veramente pronta. I suoi Luogotenenti non sono una minaccia senza l'Element.» spiegò.
«Preparatevi squadre di riserva, se i primi non ce la fanno mandate l'altro gruppo.» continuò.
«E i loro tirapiedi? Anche se eliminiamo i suoi Luogotenenti, ci sono tutti gli altri tirapiedi» intervenne Joy.
«Ti sei mai chiesta perché una donna come Susan Blackwood avesse bisogno di Luogotenenti?» chiese come un professore.
Joy rimase zitta, ma io sapevo la soluzione.
«Perché lei stessa non riesce a controllare tutte quelle persone. Quindi se spariscono i Luogotenenti è possibile che almeno la metà dei Ribelli rimangano ciechi, senza sapere che fare. I Luogotenenti sono i suoi tramiti. Per questo aveva insistito tanto ad assegnarmi dei tirapiedi all'epoca.» mormorai.
«Inoltre con le sue condizioni mentali non riuscirebbe a dirigere in modo efficace così tante persone.» aggiunse Max.
«E poi? Dopo aver eliminato i Luogotenenti? Ci sarà ancora più caos, no?» chiese Zach.
Barker sorrise e tornò sul letto.
«Ve lo dirò dopo che mi avrete portato mia nipote» affermò.
«Brutto bastardo...» ringhiai avanzando di un passo, ma Max mi mise una mano sul petto.
«Solo a mia nipote Sophie» disse Barker alzando un braccio. Tutte le luci si spensero e rimanemmo nel buio più totale.
«Ricordate che lei non può entrare mai e poi mai a contatto con l'Element allo stato naturale». La voce di Barker risuonò un ultima volta nell'oscurità.
«La reazione sarebbe terribile.» un sussurro.
Ritornati all'ufficio di Max scoprimmo che Nox era riuscito a contattarci. Era con Sophie e Opal e si erano rifugiati in una vecchia postazione delle Guardie Dirigenti. Tirai un sospiro di sollievo quando lo scoprimmo. Ci informò che avevano anche Smith e che si sarebbero diretti verso la Base 1, ci avrebbero messo un po' di tempo, ma avrebbero fatto il possibile.
«Ehi, lei come sta?» chiesi prima che la conversazione venisse chiusa.
«Te la...» iniziò, ma una voce familiare interruppe la conversazione. Era lei. Ed era arrabbiata.
«Se la sta prendendo con Smith» spiegò Nox. «Vado a vedere, cercherò di mettermi di nuovo in contatto quando saremo in viaggio.» ci disse passandosi una mano sul volto stanco. Poi la conversazione si chiuse.
«Meglio scegliere immediatamente le squadre che...» iniziò Max.
«Io voglio contribuire a far fuori Santos. Ho un conto in sospeso» affermò Joy.
Feci per protestare ma Max mi precedette.
«Decido io, signorina.» disse con un tono che non ammetteva repliche.
Annuimmo.
«Joanne Sharp. Tu mi servi qui, ho altri lavori per te. Jase, Zach e Seth Frost saranno il gruppo che avrà a che fare con Michael McEwan. Zach è un Geminus e il suo controllo degli elementi è molto vario, Frost ha già collaborato con lui e il suo sangue freddo sarà molto utile con uno come McEwan. Jase è probabilmente la persona che lo conosce meglio.» spiegò. Annuimmo tutti e tre. «Zach, vai ad informare Frost» aggiunse.
«Sarà fatto, capo.» scherzò Zach con un cenno militare e partì.
«Le persone che andranno da Santos saranno Eli Twain. È un Geminus della terra e penso proprio che sia migliore di Valentine Santos. Le sue capacità di adattamento e di percezioni sono quel che serve in tali missioni. La signorina Cooper, è la persona adatta a questa missione. La conosco bene e per finire Courtney Young» concluse.
«Cosa? Perché lei a me? Non è affidabile...» iniziò Joy a protestare.
«Courtney Young è stata una Luogotenente e conosce bene quell'ambiente. Conosce anche Santos e ho già parlato con lei. Mi fido, e sono sicuro che Twain e Cooper sapranno tenerla sotto controllo.» spiegò. «Per favore Joanne, va ad avvertirli.». La ragazza abbassò lo sguardo e strinse i pugni. Ma non protestò e uscì.
«Vado a prepararmi.» informai Max, ed uscii anche io.
Strinsi la cintura. Alzai lo sguardo e mi guardai nello specchio. Il mio riflesso mi restituiva lo sguardo. Gli occhi verdi coperti da ciuffi castani spettinati non mostravano alcuna emozione. Ghignai per mettermi la solita maschera sicura di sé e impenetrabile. Immediatamente la fossetta deformò il mio viso e una persona diversa comparve dinanzi a me. Bussarono alla porta. Andai ad aprire e mi ritrovai davanti mia sorella.
Mi abbracciò, circondandomi la vita con le sue braccia e affondando il viso nel petto.
«Ritornerai» affermò con tono deciso.
«Certo che tornerò» dissi. «Per chi mi hai preso? Sono James Sharp». Le passai una mano sulla testa e le accarezzai i capelli.
«Jase... So di avere dei ricordi falsi della morte dei nostri genitori» mi disse. «So che mi hanno tolto qualcosa che non potrò mai più riavere» proseguì, sempre restando abbracciata a me. «E più di ogni cosa, so che tu hai sofferto di più, rispetto a me. Non è giusto.» le sue mani si strinsero a pugno, sentii le vesti tirare.
«Joy, non è...» cercai di dire.
«No. Fammi parlare. Ma una cosa non è cambiata». La sua voce si fece più flebile.
«Sei l'ultima cosa che mi è rimasta. Sei la persona che mi tiene legata qui. Sei la mia famiglia. Devi ritornare.» disse. Si staccò da me e si colpì il volto con entrambe le mani. «Non ti ho ancora perdonato per avermi abbandonata» affermò sorprendendomi. «Quindi me lo devi.» concluse.
«Non ho intenzione di abbandonare più nessuno.» dissi risoluto.
Lei mi sorrise.
«Ti accompagno.» aggiunse uscendo dalla porta ancora spalancata.
Il Jet ci aspettava. Era più piccolo rispetto agli altri, ma più veloce e capace di rendersi invisibile. Oltre ad essere più silenzioso.
Zach era già lì ad attendermi. Sorprendentemente Frost non c'era ancora. Di solito era sempre in anticipo. Ma proprio quando concepii questo pensiero, lo sentii arrivare.
Col zaino in spalla il ragazzo venne verso di noi.
«Seth...» esclamò Joy mentre il ragazzo andava verso il Jet senza averci degnato di uno sguardo. Lui si voltò verso di lei, improvvisamente zittita.
«Ricordati di prendere le medicine per il mal d'aereo» disse sottovoce.
«Non dimentico» rispose semplicemente avviandosi.
Joy abbassò lo sguardo. Delusa.
Le diedi un bacio sulla fronte e raggiunsi Zach. Salimmo dallo sportello aperto.
Mi misi alla postazione di guida e accesi i motori, mentre Zach prendeva posto accanto a me. Frost si appostò verso l'entrata a fissare mia sorella. Proprio mentre premevo il pulsante di chiusura e il Jet iniziò a prendere il volo, sentii Joy gridare.
«STUPIDO SETH FROST!». La sua voce rimbombò nell'antro dei Jet. Sorrisi e mi limitai a lasciare aperto lo sportello. Diedi un'occhiata indietro e vidi Frost affacciarsi.
«RICORDATI CHE TI AMO, IDIOTA!» gridò ancora. Notai Frost sorridere appena. Rientrò e io chiusi lo sportello.
«Anche io voglio un addio così» sbuffò Zach.
«Non era un addio.» disse Frost. «Tornerò per risponderle.».
Angolo autrice
Beh, concludiamo bene! Più o meno. Capitolo strano, eh?
Cosa ne pensate?
Angolo Riflessione
-Jo ha improvvisamente avuto un lampo di ragione? Che è successo a questa ragazza?
-Eli ha finalmente risolto con suo fratello? Che ne pensate dei Twain?
-E Barker?
Domande del giorno:
-Se poteste decidere il futuro di due personaggi. Cosa vorreste che accadesse a loro? Cosa vorreste leggere? Tranquilli. Il loro destino è già scritto, non cambierò niente e voi non influenzerete le mie scelte.
Due informazioni:
1) sono arrivata in finale ai "Positivity Choice Awards indetta da positivity-
Come scrittrice più Motivante.
Okay, non me l'aspettavo, chi mi ha nominata? Però, grazie 😊. Se volete che vinca, andate a votarmi!
Per ulteriori informazioni e altri utenti italiani da votare, andate http://my.w.tt/UiNb/RtkE5SL7kx LinkS_IT da altre informazioni sulla campagna e ve la spiega meglio, dato che io non ho ben capito haha.
2) Ho deciso di darmi una regolata e pubblicare settimanalmente di domenica o lunedì. Così evito di perdere tempo. E poi voglio darvi qualcosa di bello prima di tornare a scuola 😊.
Detto ciò vi regalo un fumetto con il primo incontro con Nox 😁.
Ci vediamo al prossimo capitolo "Debole ma forte".
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