44. Jase: Tre parole

Ricordavo ancora Boston e i suoi corridoi claustrofobici. Anche Nox li conosceva e ha preferito andare direttamente a Miami con i gemelli per evitare la Base di tutti gli Impium di terra. Se non avessi saputo che soffriva di claustrofobia, mi sarei chiesto il perché della sua decisione. Inoltre lì, Opal avrebbe iniziato la sua terapia.
Avevano incontrato un loro vecchio conoscente. Era un medico incontrato all'epoca in cui vivevano alla B.L.C. John, mi pare lo chiamassero. Quando avevano deciso entrambi di andare con Nox, mi ero sentito in qualche modo abbandonato. Quei due sapevano come mettere allegria e la loro assenza, non avrebbe giovato all'atmosfera già cupa e malinconica. Dopo la rivelazione di Eli nessuno era dell'umore giusto per fare alcunché. Si comportavano tutti come se fossimo già destinati al macello. D'altronde, anche i miei pensieri erano più negativi della media e mi impedivano di sistemare le cose con Sophie.
Lei si era rinchiusa ancora di più in se stessa, dopo allora. Sapevo che era tormentata dalle paure e dai timori. Ma lo eravamo tutti. E il suo stato d'animo influenzava molto su chi le stava intorno. Me compreso.

«Eli sta passando molto tempo con Courtney» mi disse quella sera, stesa accanto a me sul letto. Finalmente. «Come lo sai?» le chiesi. Non sapevo perché se ne fosse uscita con quella frase, così all'improvviso. «Lo vedo. La va a trovare spesso.» affermò «Sai...» mormorò «Mi spiace per lei, ma so che mi ucciderebbe per la mia pietà» aggiunse. «Sbaglio o ha ancora voglia di ucciderti, a prescindere?» scherzai. «Grazie per avermi ricordato quanto piaccio alla gente» sbuffò lei. «Non me ne frega della gente. A me piaci tanto» affermai con tono saccente. «Smielato» borbottò lei sorridendo.
«Raccontami qualcosa di divertente» riprese lei, chiudendo gli occhi. «Qualcosa di divertente? Umh...» ci pensai su. «Una volta ho fatto arrabbiare così tanto Nox che mi ha tirato un pugno che ricordo ancora. Al solo pensarci mi fa male» scherzai. «Fai arrabbiare anche un santo come lui? Sei veramente pessimo» mi prese in giro. «Che hai fatto?» chiese «Mi trovavo a casa sua. Lui aveva appena preso a chiamarmi "Jase". Mi dava fastidio perché anche Joy mi chiama così, quindi ho pensato bene di inventare un nomignolo con il suo vero nome» raccontai. «Ma lui odia esser chiamato Lucas» affermò «Esatto, per questo credevo fosse divertente» ammisi ridacchiando «Iniziai a chiamarlo, Lasy» dissi «Si capiva lontano un miglio che lo stavo innervosendo, però continuai»
«Lasy? Perché?»
«Perché lui mi chiama Jase, essendo le mie iniziali "J", "A", "S". Le sue sono "L", "A", "S" e poi Lasy assomiglia a "Lazy", pigro. E lui dorme spesso il giorno, ovunque, mi sembrava divertente» spiegai. In quel momento mi resi conto di essere stato veramente infantile. «Che gran bastardo che sei» commentò Sophie. «Lo prendo come un complimento da parte tua. Mi hai appena paragonato a Jon Snow» risi. Mi colpì il petto. «Comunque verso sera, scattò in piedi all'improvviso. Si avvicinò a me e mi tirò quel pugno, poi mi sbatté contro il muro e mi disse "La prossima volta che lo ripeti, ti spacco quel naso di cui vai tanto fiero" con sguardo minaccioso. Quando si arrabbia fa veramente paura» le raccontai scuotendo la testa. Lei rise. Finalmente. «Meno male che hai smesso, altrimenti non avrei più visto questo bel nasino» affermò strizzandolo. «Già, sarebbe una grossa perdita.» affermai. Lei sbadigliò. «Domani partiamo per Miami. Pensi che potremmo andare al mare?» mi chiese con un tono assonnato «Certo che sì» replicai. «Anche se Susan è lì? Pronta ad attaccare?» mormorò «Soprattutto per questo».

«Non ti serve quella» mi disse Sophie «Non mi separo dalla mia giacca, rassegnati» affermai «James... Fa caldo, non la metterai mai» mi disse esasperata «Che importa? Non si sa mai»
«Qualsiasi cosa accada, non ti servirà quella maledetta giacca.» affermò. «Tu e Jo avete questa insana passione» sbuffò. «Già, quindi abituatici» affermai chiudendo il borsone. «Perché sei così cocciuto?» esclamò seguendomi per i corridoi «Perché sei così asfissiante?» replicai infastidito. «Io sarei asfissiante? Non ti disturbo mai! Non commento mai le tue abitudini! Non mi impiccio nelle tue scelte! E ora sono asfissiante solamente perché ti ho consigliato di non portare quella giacca?» esclamò lei furiosa. Mi voltai verso di lei stupito. Non poteva essere veramente incavolata per questa cosa. «Stai bene, Fi?» le chiesi con un tono di voce probabilmente troppo duro. «Sono io che non sto bene, vero? Non tu! No! Il perfetto James Sharp non ha mai crucci!» sbottò per poi voltarsi e andarsene via.

Dopo quella stupida conversazione divergente, Sophie decise di non parlarmi più. Mi ignorava completamente, neanche avessi deciso di rasarmi a zero senza il suo consenso. E poi non ne avevo bisogno per fare quello che mi andava. Anche io ero arrabbiato con lei. Si era comportata da bambina per una cosa sciocca ed infantile. Inoltre, mi era tornato in mente la litigata prima dell'attacco di Michael. E ciò aggiunse benzina al fuoco.
«Che avete voi due?» ci chiese Joy «Niente» dissi con tono duro. Salii a bordo del velivolo e andai a sedermi accanto ad Eli, mentre Sophie se ne stava lontana da me a discutere con mia sorella. Che problemi aveva? Era mestruata? La sera precedente sembrava tanto tranquilla... Donne, chi le capisce.
«Non credi di star esagerando?» sentii dire mia sorella. Ecco, appunto. Sophie non rispose e non la guardò. «Sei solo frustrata per la situazione generale e te la stai prendendo con lui, giusto?» insistette mia sorella. Sophie continuò ad ignorarla. «Facciamo così, invece di fare tappa alla Base, andiamo direttamente alle spiagge di Miami. E dato che non sopporti tutta quella gente soffocante, ci troveremo un posto tranquillo. Aid ci può dare una mano. Adesso è un dirigente, no?» propose Joy con un sorriso sul volto. Si stava forzando di mostrarsi allegra per la sua amica, nonostante anche lei avesse i suoi problemi. Mentre io ero dal lato opposto del jet a tenere il broncio. Ero proprio un bel l'esempio di fratello maggiore.
Improvvisamente mi sentii tremendamente imbarazzato.
«Tutto bene, amico?» chiese Eli senza guardarmi. Beh, non poteva. «Ti sembro uno che sta male?» replicai. «Umh... Sì?» fece lui con un sorriso mesto. Mi voltai a guardare quel suo volto calmo e tranquillo. Preso da un moto di fastidio, mu vennero in mente battute maligne sulla sua cecità, ma mi trattenni dal spiattellarle. Non avevo più intenzione di ferire senza motivo. «Se insultarmi può farti sentire meglio, sono disponibile. Sono cieco ma non sordo» scherzò come se mi avesse letto nella mente. «Dopo questa frase, come pensi che possa insultarti?» gli chiesi sospirando.
«Mi hanno detto che frequenti spesso Courtney. Te lo permettono? È una prigioniera dopotutto» gli chiesi.
«Ho una buona reputazione e provano comunque pietà per me, non mi nega niente nessuno» disse lui con tranquillità. «Beh, le fa bene la tua compagnia» affermai appoggiando la testa alla parete.
«Perché non la vai a trovare anche tu? Le farebbe piacere» mi disse lui trepidante «Io? Mi odia» affermai risoluto. Come potrebbe non odiarmi dopo tutto quello che le avevo causato? «Sai perché la vado sempre a trovare?» mi chiese. «Perché ti sei preso una sbandata per lei?» dissi senza convinzione e con voce atona. Lui rise «No. Sto cercando di convincerla a farsi aiutare. Mi spiace per lei, è ormai rimasta sola e... Volevo fare qualcosa. Sento che odia avere il suo aspetto e so che i chirurghi della B.L.C. sappiamo fare miracoli. Le ridarebbero una nuova vita.» affermò. Mi voltai verso di lui nuovamente. «Perché lo fai? Non le devi niente» gli chiesi sinceramente stupito. «Non lo so.» ammise sorridendomi. «Forse perché sento che se non lo faccio io... Non lo fa nessuno» disse proprio nel momento in cui il pilota annunciò l'atterraggio.

Sophie e io ci trovammo fianco a fianco a scendere dal jet. Ci voltammo l'uno verso l'altro contemporaneamente. «Volevo chiederti scusa» «Scusami» esclamammo insieme. Lei mi sorrise. «Me la sono presa con te solamente per sfogarmi da tutta questa situazione» disse agitando le mani. «Io mi sono comportato in modo infantile assecondandoti.» ridacchiai. Lei mi guardò spalancando i suoi grandi occhioni verdi. «Jay... Tu...» mormorò «Io cosa?» sbottai più sulla difensiva. «Sei cambiato.» sorrise «Mi ricordo che eri molto più stronzo e testardo...» mi disse prendendo a camminare. «Comunque io sia, tu sarai sempre attratta da me» la presi in giro ricevendo puntualmente il suo pugno sul braccio.
Una forte corrente iniziò a far vorticare i capelli di entrambi. Alzando lo sguardo notammo un altro jet in procinto all'atterraggio. Il soffitto del bunker si chiuse nuovamente con un tonfo metallico, mentre venivamo illuminati solamente dalle luci del luogo. Posai lo sguardo sul nuovo arrivato. La vista dal portone era veramente inquietante. Una distesa larga quanto dieci campi di baseball tutti pieni di mezzi in metallo nero, contrassegnati con la stella a quattro punte della B.L.C. C'era veramente una vasta gamma assortita tra jet, furgoni, auto, moto ed elicotteri. Erano sicuramente tutti pieni di armi. La scena mi rivoltò lo stomaco. Era chiaramente fatto per un esercito. Un esercito nato non per sconfiggere Susan, ma per dominare il mondo.
L'apertura della portiera del nuovo arrivato mi distolse dai miei pensieri. Courtney, ancora ammanettata, venne scortata da due guardie giù dal velivolo.
«Che ci fa lei qui?» chiese Joy. «L'ho chiesto io» intervenne Eli. «Pensavo che le avrebbe fatto piacere divertirsi con noi. Tranquilli, sarà sotto la mia supervisione. Terrò gli occhi aperti» ci disse ridendo della sua stessa battuta. Poi raggiunse la nostra prigioniera. «Mi fido di Eli. Andiamo?» propose Sophie.

«Umh, ora ricordo perché odiavo andare in spiaggia» borbottai appena vidi tutta quella gente schiamazzante. L'oceano era fantastico, calmo e di un blu lucente e tranquillizzante, ma gli ombrelloni colorati e la pelle scottata della gente, rovinavano decisamente la bellezza della sabbia dorata. «Pensavo fosse Sophie quella che lo odiava» affermò Nox fissando quel luogo con un sorriso largo. Un braccio mi avvolse le spalle schiacciandomi con il suo peso morto, prima che potessi replicare a Nox. Zach ci aveva afferranti entrambi. «Tre parole. Sole. Calore. Ragazze. Questo è il paradiso, fratelli!» esclamò ridacchiando. «Zach, ti dedico tre parole anche io» annunciai «Togliti di dosso» affermai liberandomi dalla stretta. «Umh... Non aspettiamo gli altri?» chiese Nox guardandosi indietro. «Le ragazze ci metteranno secoli. Eli deve aspettare Courtney e degli altri due non me ne frega niente. Quindi, andiamo» dissi pratico avviandomi. «Mi spiace belli, non giro con voi, se non vi dispiace, mi unirò a quelle graziose fanciulle che stanno giocando a beach volley» ci ammiccò e raggiunse le ragazze in fondo alla laguna di spiaggia. Bah, non le avevo nemmeno notate. «Vuoi andarci anche tu?» chiesi voltandomi verso Nox. «Non amo molto gli sport» affermò prendendo la mia stessa meta. Il chiosco delle bevande. Una casetta circolare di legno, verniciata di verde foresta e circondata da tavolini del medesimo colore, messi all'ombra da tanti ombrelloni a righe verdi e bianche. Era molto affollato ma almeno potevo sedermi e bermi qualcosa.
Passando tra la gente, non mancai di notare gli occhi di molte ragazze puntate su di me. Forse anche su Nox che era solo in costume.
Stranamente, quel giorno, non desideravo attirare attenzione spogliandomi davanti a loro, magari far sotterrare di invidia quei bell'imbusti che si stavano chiaramente mettendo in mostra per loro. La società umana faceva veramente schifo, completamente basato sulle apparenze e sull'estetica.
Sedendomi su uno dei sgabelli liberi, tentai di ordinare da bere. «Un frullato fresco» chiesi non appena la bella barista si voltò verso di me con un ampio sorriso. Occhi scuri, pelle bronzea e capelli biondi come raggi solari. Tatuaggi che danzavano lungo entrambe le braccia e una tonnellata di collane pendenti suo collo. «Arriva subito» mi disse ammiccando esageratamente. Nox tossì accanto a me per attirare l'attenzione. «Oh, giusto. Anche per questo qui» accennai un sorriso indicando Nox. «Certo!» squittì facendo oscillare la sua coda di cavallo. Ammiccò ripetutamente, di nuovo. «Grazie» dissi voltandomi verso la marea di persone. Cercai con lo sguardo il nostro amico Zach, ma notai solamente gente con telefoni o tablet in mano. Il motivo per cui si trovavano lì? Non lo sapevo. Il tablet poteva essere usato anche in casa. «A che pensi? Sembri disgustato da qualcosa» notò Nox. «Niente. Solo che avrei preferito un luogo diverso per passare il nostro possibile ultimo giorno di vacanza.» affermai. «O forse ti brucia solo perché l'ha proposto lui» dedusse Nox. «Lui chi?» chiesi inarcando un sopracciglio. «Lui lui» disse accennando con un mento verso la strada. Quell'idiota di Aiden e il suo amico Seth stavano raggiungendo la spiaggia e lui aveva addirittura con sé una tavola da surf blu con disegni di fulmini gialli con sé. «Non sono un bambino» affermai alzando il mento e afferrando il frullato. La barista ammiccò di nuovo, ma la ignorai. «No, proprio no. Non ti sei mai comportato da bambino. Ma che mi salta in mente?» esclamò Nox con chiaro tono di presa in giro. «Da quando fai del sarcasmo?» chiesi voltandomi di scatto verso di lui. «Ho preso delle lezioni da tua sorella» rise. Maledizione, era pure sincero. «Non guardarmi così, Jase. Se ti può consolare non abbiamo più fatto niente dopo quello che hai visto» mi giurò alzando gli occhi dorati al cielo. «Non ho detto niente» mi difesi «Ti conosco troppo bene» dichiarò afferrando con le labbra la cannuccia del suo frullato «So quel che pensi, ancor prima che tu lo pensi» disse. «Pensi che Zach abbia rimorchiato qualcuna?» chiesi senza smentire la sua affermazione. «Possibile. Ma guarda, sono arrivate le ragazze. Il mio sguardo saettò immediatamente nella direzione giusta, dove notai Sophie, con camicia da spiaggia e cappellone da campagnola in tinta, che cercava di tornare disperatamente indietro. Ma mia sorella, nel suo prendisole non-nero, la trascinava contro la sua volontà. Davanti a loro due un quartetto ancora più insolito. Eli, che avrebbe dovuto tenere d'occhio Courtney, si stava facendo condurre proprio da lei. Impossibile distinguere il suo volto sotto quel velo azzurro che le copriva il volto. La piccola Coral fissava intensamente la presunta prigioniera, controllando che non fuggisse dal suo sguardo in fiamme. A completare l'opera, l'unica allegra Opal che sembrava aver già trovato il fratello. Senza dire niente a nessuno si precipitò nella folla. «Le raggiungiamo?» chiese Nox «No. Il mio frullato è mezzo pieno» affermai improvvisamente interessato alla bevanda che avevo in mano. Perché il mio pensiero era corso velocemente verso il costume da magno della mia ragazza. L'immaginazione era una brutta bestia.
Fissai, così, le goccioline di ghiaccio sciolto che decoravano il bicchiere di vetro. Mi sorpresi a controllarle mentre mentre danzavano per tutta la superficie fredda, raggiungendo le mie dita che le assorbirono come spugna. In quel momento la mia mano frenava dalla voglia di disegnare qualcosa. Volevo rappresentare quel luogo. Anche quella gente. Era un desiderio assurdo in quella situazione, ma non potevo fermare la mia mente in elaborazione. «Pensi che qui da qualche parte vendano tele e tempere? O anche matite e fogli bianchi?» chiesi. Ma nel momento in cui dissi quelle parole, mi sentii un idiota. Sorprendentemente, il ragazzo non mi rispose così mi voltai nuovamente verso di lui per capirne il motivo.
Nox aveva piegato la testa e stava guardando interessato un punto dietro me. Mi voltai per vedere cosa avesse attirato la sua attenzione e non ebbi difficoltà ad individuarla le ragazze si erano spogliate e noi non eravamo gli unici a fissarle. Sophie si era tolta la camicetta, mostrando a tutti i presenti il suo costume a due pezzi blu, che lasciava la sua candida pelle bianca, la quale spiccava appariscentemente in mezzo a tutti quei corpi abbronzati, come un diamante in mezzo a tanti sassi «Ehi amico, chiudi la bocca stai creando una pozzanghera, la guardi come un labrador guarderebbe una bistecca» commentò Nox. Gli diedi una spinta che lo fece ruzzolare giù dalla seggiola, senza distogliere lo sguardo dalla mia ragazza che si era messa a spalmarsi addosso la crema solare, rise ad una battuta di Joy, poi alzò lo sguardo alla ricerca di qualcuno. Avrei scommesso il palazzo di Poseidone che cercava me.
Mi individuò e sorrise raggiante. Mi riempiva il cuore quel sorriso, soprattutto perché ero io a donarglielo. Si fece largo tra le persone e raggiunse il chiosco.
«Mai sentito parlare di sole, colore e abbronzatura?» chiese Nox rimettendosi sulla sedia e spazzola dosi la sabbia di dosso. Sophie rise «È quello che ha appena detto Jo» disse divertita «Tu che ne pensi?» mi chiese sbottonandomi la camicia «Beh... Non sto pensando. Mi sento un animale in questo momento» affermai squadrandola. Lei posò le dita sotto il mio mento e lo alzò «Jay... I miei occhi sono quì» fece sorridendo «Non pensi che sia troppo pallida?» chiese poi sedendosi sulle mie ginocchia e mettendo le braccia intorno al mio collo. «Per me sei troppo perfetta» le sussurrai all'orecchio facendola rabbrividire. «Perché ti tieni ancora la camicia?» mi chiese notando il mio indumento «Non voglio che le persone mi squadrino per il mio tatuaggio.» mentii «Tu che non vuoi essere ammirato?» mi schernì. In effetti... In quel periodo mi stavo comportando veramente in modo strano. Forse Sophie aveva ragione. Stavo cambiando.
«Mi hai convinto» dissi lasciando che mi sfilasse la camicia e la buttasse alla sue spalle «Santo cielo, ragazzi, sono ancora qui!» esclamò Nox scuotendo la testa. «Anzi, siete in mezzo ad una folla.» affermò. Distolsi lo sguardo da quello profondo di Sophie e mi guardai intorno. Molta gente ci fissava apertamente. Una vecchietta stava scuotendo la testa in disapprovazione. «Mmm, andiamo via?» suggerì Sophie abbassando lo sguardo sulle nostre mani intrecciate e il volto in fiamme. «Perché non andiamo in acqua?» proposi. «Lontano, ci faremo trasportare dalle correnti. Ci sono vantaggi ad essere Imperium dell'acqua.» le dissi.
Sophie accettò e lasciammo Nox al chiosco a pagare il frullato.

L'acqua era piacevolmente calda e lambiva le nostre caviglie. Nuotando a stile libero, ci allontanammo piano piano dalla riva, eludendo lo sguardo del bagnino. Nuotammo sempre più a largo, sfruttando anche i nostri poteri, per poi galleggiare sulla superficie del mare. La spiaggia era solo una lontana striscia colorata e le persone, formiche chiassose. Avvicinai il suo corpo al mio e passai una mano tra i suoi capelli mezzi bagnati. «Vuoi provare un bacio subacqueo in stile Percy Jackson, ammettilo» la stuzzicai sorridendole. «Tu pensi troppo» ridacchiò lei stringendomi le braccia al collo e attirando il mio volto al suo.
Mentre ci baciavamo, la corrente dell'acqua iniziò a trascinarci via. Le onde s'innalzavano sempre di più, per il piacere dei surfisti. Il rombo di un motore mi disturbò il momento. Mi staccai da lei, notando diverse imbarcazioni a qualche mentre di distanza. «Forse è meglio spostarci» affermai. Sophie affondò le unghie nelle mie spalle. «Sta succedendo qualcosa lì» disse spaventata. Mi voltai e assottigliai lo sguardo verso la spiaggia. C'era molto movimento. «Avviciniamoci» decretai. Man mano che ci spingevamo verso riva, l'immagine si fece più chiara. I Popolani erano chiaramente nel panico. «No, no, no! Dimmi che non è quel che penso!» esclamò la ragazza stringendomi il braccio. Era proprio quel che pensava. La spiaggia era stata invasa dai Ribelli. «Dobbiamo trovare gli altri e chiedere aiuto» affermai afferrando il polso di Sophie. Ma lei non diede segno di vita fissando la folla spaventata. «Sophie! Non c'è tempo da perdere!» esclamai afferrandole il volto e costringendola a guadarmi. «James, non ce la posso fare... Io...» balbettò. Le diedi un bacio sulle labbra «Niente pensieri. Ce farai. Ce la faremo a superare ogni ostacolo. Ora andiamo.» dissi trascinandola fuori dall'acqua.

Cercando di evitare la folla e incespicando sulla sabbia, ci facemmo avanti. Faticavamo anche a respirare. In lontananza vidi un esplosione di sabbia. Altre urla. Un teschio di sabbia si estese verso l'alto. «Zach...» sussurrai. Prima che mi mettessi di nuovo a spingere controcorrente, persi la presa sulla mano di Sophie. Mi voltai di scatto. «Fi!» esclamai. Ma nonostante voltassi la testa a destra e a sinistra non riuscii ad individuarla. Volevo trovarla, ma sapevo anche che Zach aveva bisogno di aiuto. Una volta che la folla fosse scemata, l'avrei ritrovata. Continuai a proseguire nella direzione presa.

La prima cosa che notai. Erano troppi. La seconda. I Popolani erano utilizzati come fantocci per la loro difesa. Feriti ed impauriti. C'erano solo Zach che combatteva schiena contro schiena Seth. Erano circondati. Mi fiondai in mezzo a loro. Scorsi mia sorella poco lontano che tentava di difendere i Popolani diretti verso l'uscita. Courtney aveva perso il velo ed era una furia. Fortunatamente non era nostra nemica. In qualche modo Eli, dietro di lei, doveva averla convinta. Infine c'era Coral che difendeva i Popolani come una mamma orsa.
Però, nonostante i nostri forzi continuavano ad arrivare. Istintivamente lavorammo di squadra tutte e sette, proteggendoci a vicenda.
«Dove sono gli altri?» chiesi quando mi trovai affianco a Joy. «Non lo so! Aiden ha chiesto aiuto ma...»
«Ma?» la incitai «Non lo so!» esclamò di nuovo. Le dorate spiagge si stavano imporporando di rosso scarlatto. Decine di vite innocenti perse. Il rombo dei motori attirò la mia attenzione. Alle nostre spalle il mare si stava ritirando, pronto per innalzarsi in un onda anomala. Una fila di imbarcazioni con a bordo Ribelli dell'acqua erano pronti all'attacco.
Il terreno prese a tremare, altri Ribelli spuntarono, facendosi strada tra la gente. Era una strage. «Dobbiamo scappare, Jase» mi disse Zach serio inghiottendo una ventina di Ribelli. Il suo volto era imperlato dal sudore e una riga di sangue gli macchiava la tempia. I capelli rossi erano appiccicati al collo e e si erano mescolati con lo sporco del sangue. Respinsi altri attacchi di fuoco richiamando l'acqua. L'onda anomala si faceva sempre più enorme e spaventosa, persino Court stava perdendo terreno, mia sorella non riusciva più a stare in aria. Il nostro raggio d'azione si stava facendo sempre più stretto. «Non possiamo venire catturati» disse Eli risoluto. Chiuse gli occhi e sbatté un piede sotto sulla sabbia. Una scossa. Il terreno si aprì in due, la sabbia scivolò verso il basso, inghiottita dalla voragine, l'acqua salata si innalzò. La evocai, obbligandola a catapultarci più lontano possibile. Zach fece un ultimo sforzo e ordinò la sabbia di buttare giù altri Ribelli. Salvò alcuni bambini che stavano precipitando.
In aria Joy controllò i venti dirigendoci verso l'asfalto della strada. Urtammo il terreno duramente, ma ci rialzammo in fretta. Eli era spossato dopo la sua azione e si lasciò sorreggere da Seth. «Dobbiamo fuggire!» esclamai.
Ma non c'era via d'uscita. I furgoni dei ribelli ostruivano il traffico, i clacson suonavano, la gente gridava, i cani abbaiavano. Pianti lontani disturbarono il mio sangue freddo.

«Non potete andarvene» una voce si fece notare nell'apocalisse. Mi girai di scatto per vedere Philip Smith appoggiato tranquillamente al muretto. Una punta di calma in mezzo a tale caos. «Smith. Sei qui per sfoggiare il tuo Element?» ringhiai. Philip rise. «No, niente del genere. C'è già abbastanza distruzione qui.» affermò voltandosi verso l'onda. «Troppa» sussurrò. «Che vuoi da noi?!» ringhiò Courtney. «Non credi sia una domanda stupida, mia bella Fenice?» affermò il ragazzo impassibile. «Sono qui per farvi assistere all'assaggio di Susan. Tutte quelle vittime sono sacrifici» ci informò. Sentii del dispiacere nel suo tono di voce. Un dolore reale che avrei potuto convertire a mio favore. «Smith, so che non approvi tutto ciò. Aiutaci a fuggire...» una folata di vento mi buttò quasi a terra. Un improvviso bruciore sulla guancia destra. Mi toccai il volto con la punta delle dita, ritrovandole rosse di sangue. Forse non sarei riuscito a convincerlo.

Gli occhi nocciola del ragazzo erano minacciosi, ma ancor di più tristi. «Credi che sia come voi due perdenti?» disse sprezzante indicando me e Court «Non mi mostrerò debole. Non mi mostrerò mai debole» affermò. «Non è la potenza materiale che rende forti, brutto scemo!» ringhiò inaspettatamente Coral facendosi avanti. Philip si concentrò su di lei assottigliando lo sguardo. «Bisogna essere forti anche per riuscire a rimanere impassibili davanti a questo!» esclamò indicando la carneficina dietro di lui. Sospirò per riprendere la calma. Poi guardò di nuovo la ragazza. «Sei la cretina che ha ucciso Law» affermò. Coral strinse i pugni ma la mano di Eli la fermò. «Coraggioso da parte tua ucciderlo dopo che Sof l'aveva indebolito» sbuffò sarcastico, soffiando via il ciuffo davanti agli occhi. «Non hai il diritto di nominarla, schifoso traditore» sibilò mia sorella creando un vortice di rabbia ai suoi piedi. Philip la ignorò. «Il suo potere contribuirà a tutto questo. Che lei lo voglia o no.» disse. Un lampo di luce illuminò il mezzo volto di Philip. Ci voltammo in tempo per sentire tuono rimbombare nelle nostre ossa. Il fulmine si era abbattuto nella zona della Base di Miami. «Opal...» sussurrò Zach con gli occhi azzurri spalancati dal terrore. «No.» ci disse Smith seguendo il nostro sguardo. «Quella è Sophie» affermò. «Dicci che sta succedendo lì!» ordinai evocando le fiamme. Philip si voltò verso di noi e sorrise «I miei tirapiedi si stanno dando da fare a distruggere questa base» disse quasi con voce atona. «E io vi sto tenendo occupati mentre lei prende Sof. Sì, dovrebbe essere qui tra poco» ci disse. «Tu! Brutto figlio di...» ringhiò Joy partendo all'attacco.
Invece di fermarla, lasciai che lei sbattesse a terra. A cavalcioni su di lui prese a dargli pugni. Un onda d'urto la sbalzò via da lui.
Non gli diedi tempo di rialzarsi e mi fiondai. Una fiammata partì, ma non era la mia. Lui la bloccò in tempo. Courtney mi affiancò. «Ti faccio vedere io cos'è essere forti» disse. Un campanello mi avvertì che si stava offrendo di tenerlo occupato per permettermi di raggiungere Sophie. Le afferrai il braccio e la fissai negli occhi blu. Non le avrei permesso di sacrificarsi di nuovo per me. Lei scosse bruscamente il braccio. «Non lo faccio per te. Ma per me. Voglio dimostrare che sono io la migliore.» ringhiò. «Andate. Resto io con lei» disse Eli allargando le mani che evocarono due massi. Li osservai entrambi che tenevano i loro occhi fissi su Smith. «Andiamo» dissi dando una spintarella a Zach. «Dove...» iniziò Philip «No, bello. È me che devi guardare» furono le ultime parole che capii.

Gli Stati Uniti avevano mobilitato l'esercito. C'erano i carri armati e gli aerei. Anche la B.L.C. era mobilitata all'attacco con i propri mezzi tecnologici. Ma i Ribelli sembravano inarrestabili. Fuoco, arai, terra, acqua. Madre natura si stava rivoltando contro la città di Miami. I Ribelli usavano il mare a loro favore. Sembrava che uno tsunami di proporzione epiche si stesse abbattendo contro di noi. Non era ancora successo grazie agli Imperium della B.L.C.. Odore di morte e guerra infestavano i dintorni della Base. Il mio unico obiettivo era trovare lei e gli altri e fuggire da lì, prima che Blackwood arrivasse. La B.L.C. non era più in grado di proteggerla e lei non era ancora pronta. Dopo quel crollo emotivo in acqua, aveva bisogno di momenti di tranquillità prima di affrontare l'inferno insieme.
Aiden era alle porte della Base a difendere il luogo con ardore e Seth e Joy si precipitarono subito in suo aiuto. Persi Zach. Un altro fulmine squarciò il cielo. Seguii il punto in cui era caduto. Dei corpi fumanti erano disseminati attorno ad una figura con una giacchetta nera. Un vortice di fuoco lambiva le pelli dei sopravvissuti. Ma piano piano si stava dissolvendo tutto. Lei crollò in ginocchio. La raggiunsi in fretta e la aiutai ad alzarsi. «Dobbiamo andarcene, Susan sarà qui a momenti!» affermai voltandomi verso i nuovi Ribelli che ci avevano puntato. Non finivano più. «È impossibile fuggire. Hanno distrutto il bunker dei velivoli.» disse arrabbiata. Mi sorpresi. Ero sicuro che fosse terrorizzata. Lo shock non ebbe tempo di manifestarsi appieno, dato che i Ribelli ci furono di nuovo addosso. Schiena contro schiena affrontammo in nostri avversari, dando il tutto per tutto.

Il cielo si popolò di altri armamenti rigorosamente marcati B.L.C. Un moto di speranza mi percosse. Correnti d'aria ci liberarono degli scocciatori. Un elicottero atterrò. «Sali!» spinsi Sophie «NO! Non senza te e gli altri.» mi disse minacciosa. In cuor mio, sapevo di non poterla convincere. Troviamo gli altri. I membri della B.L.C. batterono in ritirata. I nuovi aiuti allontanavano i nemici per permettere ai nostri di salire. Individuai Nox e ci facemmo un cenno complice. Lui agguantò Opal e si diresse verso un jet appena atterrato. Sophie individuò Aiden e Coral e li condusse nello stesso jet. Mi voltai verso di lei. «Eli e Courtney sono con Philip. Non posso abbandonarli» dissi alla ragazza «Philip? Vengo con te» disse «No. Ti giuro che tornerò con loro, sali» pregai stringendole le spalle. «James, ti prego io! Non di nuovo. Fammi venire con te. Conosco Phil meglio di te.» Il tempo ed ai sgoccioli. Ci precipitammo nella direzione dalla quale ero venuto. Ma non ebbi bisogno di cercarli. Courney ed Eli stavano correndo verso la Base e lui aveva un peso morto sulle spalle. Li raggiungemmo in fretta. «Voi...» iniziai. «Avevi dubbi?» esclamò Court continuando a correre verso un mezzo di salvataggio. Salimmo a bordo di un jet pronto alla partenza. Dentro c'erano anche Seth e Joy oltre ad altri superstiti. Joy mi abbracciò. «Grazie al cielo» sussurrò. In quel momento Sophie notò qualcuno e si buttò dal Jet che stava già prendendo il volto «Fi!» gridai. Dall'entrata sbucò una mano che mi affrettai ad afferrare e tirare sù. «Zach? Dov'è Sophie?» esclamai ritrovandomi davanti il mio amico ferito. Iniziai ad agitarmi ed ero già pronto a buttarmi giù. «È dietro di me» rispose, ma dall'apertura si vedeva solo il suolo che si allontanava sempre più. «Fi!» esclamai tentando di lanciarmi nel vuoto. Qualcuno mi afferrò. «Non ora! Stiamo prendendo velocità!» gridò Zach. «Non la lascio qui!» dissi. Un corpo rotolò davanti a me e sparì oltre l'apertura. Successe troppo in fretta, il corpo privo di senso di Philip era scivolato via. Cinque volti si affacciarono contemporaneamente, venendo colpiti tutti dalla forte corrente. L'ultima cosa che i miei occhi individuarono prima che la portiera si chiudesse, fu la chioma scura di Nox che afferrava quella che avevo individuato come Sophie. 

«Era Nox» mi disse Zach sicurissimo appoggiando una mano sulla mia spalla. «È con lui, sarà al sicuro» mi disse. «Ho perso il mio prigioniero» sentii sussurrare Courtney. Poi altre voci. Molte voci. Troppe voci. La mia mente cercava di assorbire tutto quanto. Ma il mio cuore sperava solo che quei due fossero veramente Nox e Sophie.

Angolo Autrice

Beh! Scusate il ritardo! Questo è un regalo a tutti coloro che domani inizieranno gli Hunger Games.
Sono finite le vacanze estive e sono finite anche le vacanze per i nostri cari Imperium.

Angolo Riflessione: Cosa pensate di questo capitolo? Ci avete capito qualcosa? L'ultima parte ho cercato di rendere al meglio l'agitazione di James, non so se ci sono riuscita... Contenti di rivedere Philip? È un casino assurdo questo capitolo Hahah

Angolo domande:
-Qual è il personaggio per la quale vi preoccupate di più?
-Al posto di quale personaggio vorreste essere?
-Chi di loro vi sembra caratterizzato meglio?
-Chi vi intriga di più?
Okay, basta, mi fermo qui.

Qui sotto, anche qui, l'ULTIMO MESE! Con Court 😁

Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo dal POV di Sof, dal titolo "Verità e bugie".

Comunque... Che possa la buona sorte essere sempre a vostro favore 😁.

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