41. A scuola col Geminus

A scuola ero uno zombie. Quella mattina mi ero vista bene allo specchio. Avevo dei solchi enormi e neri sotto gli occhi e il volto sembrava più pallido del normale.

Non sapevo se il caffè preso dopo mi avesse dato un aspetto più sano, poiché per la fretta di evitare mia madre, ero dovuta uscire prima.

Anche sulla metro mi continuavano ad affiorare alla mente le parole dei documenti, così da rendere i pensieri affollati. E come dimenticare le foto dei fascicoli, poi?

Non seppi nemmeno come ci arrivai a scuola, quindi, quando Jo caricò su di me tutta arrabbiata, non ne capii il motivo.

La prima cosa a cui pensai appena fu davanti a me furono i fascicoli che avevo rubato.

Ero già pronta ad inventare qualche tipo di scusa quando lei mi disse: «Non ti avevo detto che dovevamo andare a scuola insieme? Cosa non ti è chiaro che ti devo tenere d'occhio? Cosa non ti è chiaro che sei in costante pericolo? Cosa? Me lo spieghi?»

Rimasi a fissarla perplessa prima di comprendere le parole.

«Forse mi sarà chiaro quando sarò sottoterra... Oh, già, che sbadata, ci sono già finita sotto terra e guarda caso quando ero davanti a casa mia sotto gli occhi di tutti quelli che mi dovrebbero tenere sotto controllo. Piuttosto insolito, no?» dissi con tanto sarcasmo.

Ci avevo pensato molto la sera precedente e la cosa mi aveva tormentato fino all'insonnia.

Quella mattina non volevo far sospettare a Jo dei miei contatti con James e di cosa volevo fare, eppure era stato più forte di me rinfacciargli ciò che sospettavo.

«Stai insinuando che non ti abbiamo tenuto abbastanza d'occhio?» chiese Jo corrugando la fronte. «No.» si corresse in autonomia.

«Tu pensi che siamo stati noi a farti questo» affermò con aria ferita.

«Te l'ho detto. Abbiamo richiamato i ragazzi che avevano il compito di tenerti sott'occhio per il problema dei traditori. Ora ci siamo solo noi dell'Élite con te.» disse.

Gli occhi di Jo erano dispiaciuti e ciò mi fece tentennare sulle mie credenze.

Forse mi sbagliavo. Forse mi stavo facendo fuorviare da James. Stavo facendo il suo gioco. Mi stava manipolando per farmi andare volontariamente con lui.

«Lo credi veramente?» chiese una voce alle mie spalle. Aiden.

A quel punto mi sentii ancora più in colpa.

«Io...»

«Oh! Eccolo! È arrivato anche lui!» strillò una ragazza.

«Che hai da gridare? E se ti sente?» sibilò la sua amica.

«È che sono così felice che siano arrivati degli studenti fighi anche in questa scuola! Quest'anno è stato molto fortunato!» disse la ragazza urlante lanciando uno sguardo a Aiden.

Aiden le sorrise per educazione e quasi la vidi sciogliersi.

Guardando Aiden, capii che il ragazzo era pienamente consapevole dell'effetto che produceva sul gentil sesso.

«Comunque, Sophie, tu oggi non potrai separarti da noi. Da quel che so le frequenze del Geminus a scuola sono molto rare. È possibile che oggi non venga.»

È vero! Realizzai nella mia mente.

James frequenta questa scuola! Forse posso chiarire una volta per tutte se mente o meno, posso chiedergli di Amber, posso...

«Hai capito?» chiese Jo.

Mi ripresi dai miei pensieri e annuii convinta, anche se non avevo recepito l'ultima parte del discorso.

Non c'era stata traccia del Ribelle per tutta la mattina, almeno finché non giunse l'ora di matematica.

Il ragazzo comparve ad un tratto sulla soglia della porta.

Jo iniziò a muoversi nervosamente nel banco accanto a me.

«Buona Jo... C'è gente.» le dissi afferrando il polso.

Però anche il mio cuore iniziò a battere velocemente.

James si sedette alla mia destra, nella fila davanti a me. Non alzò lo sguardo su nessuno, semplicemente allungò le lunghe gambe sotto il banco e le incrociò.

Tirò fuori un libro dallo zaino e si mise a leggere.

Non riuscivo a vedere la copertina.

Mi dovetti trattenere dal controllare la copertina come facevo sempre con le persone che trovavo con in mano un libro.

«Ehi, Noah giusto? Sei quello nuovo.» Tina comparve davanti a James.

James alzò lo sguardo dalla sua lettura ma non disse niente.

«Stasera organizzo una festa a casa mia, ti andrebbe di venirci? C'è da bere e non ci sono i miei genitori... Sai cosa intendo.» disse la ragazza abbassando il tono della voce.

La capogruppo delle oche si stava già dando da fare, era impressionante.

«A una condizione.» sentii dire al ragazzo.

Tina sorrise suadente, convinta di avercela fatta.

«Deve venire anche lei.» e puntò il pollice nella mia direzione.

Ingenuamente mi voltai alle mie spalle.

Ma non c'era nessuno.

Era buffa la faccia che comparve sul volto di Tina.

Sembrava sorpresa, disgustata e felice allo stesso tempo.

Incredibile ma possibile.

«Chi? Sophie Hunter?» chiese quasi con un roco sibilo.

«Lei non vuole venire.» disse Tina sforzando un sorriso.

«Gliel'hai chiesto?»

«No, ma non andiamo d'accordo.»

«Capisco. Allora chiedi al prossimo nuovo studente. Non sono interessato.» concluse James ritornando alla posizione iniziale e tornando a leggere.

«Ma che diavolo ha in mente?» sibilò Jo.

Anche io ero infastidita.

Perché diavolo mi aveva messa in mezzo? Ma che diavolo aveva nel cervello quel tizio?

Tina, rossa dalla vergogna, si voltò e tornò a sedersi al suo banco, al centro delle altre sue oche, in fondo all'aula.

Durante la lezione mi ritrovai a tenere James d'occhio piuttosto spesso, così come Jo.

Aveva le cuffie alle orecchie e un libro sul grembo che leggeva senza prestare attenzione al professore.

Sembrava molto preso.

Quando suonò la campanella e tutti iniziarono a fluire fuori dalla lezione, il ragazzo ci ignorò ed uscì dall'aula. Ma si fermò. Qualcuno gli aveva bloccato la strada.

In classe iniziano a bisbigliare eccitati piuttosto che infastiditi per non poter uscire.

Avvicinandomi notai Aiden con una mano sullo stipite a sbarrare la strada con il proprio corpo.

Non si dicevano nulla. Si limitavano a fissarsi.

Aiden truce e James, come al solito, con quel ghigno derisorio sul volto.

«Ehi, che succede qui? Ryder, non ostruire l'uscita.» ordinò il professor Mavis notando il trambusto.

Aiden sembrava non aver udito, ma poi si fece da parte, lasciando uscire James.

Non smise di tenerlo d'occhio nemmeno quando Jo lo tirò per la manica convincendolo a raggiungerci.

«Ha sicuramente un subdolo piano in mente.» dichiarò Jo mentre raggiungevamo tutti e tre la palestra.

«Odio ammetterlo ma è sempre stato molto intelligente. Sono certa che ci vuole far abbassare la guardia per poi coglierci di sorpresa.» dichiarò.

«O magari ci sta solo prendendo in giro e non vuole farmi niente.» risposi io.

Entrambi i ragazzi mi guardarono come se avessi detto l'idiozia del secolo.

«È un Ribelle, Sof. È malvagio.» mi ricordò la mia amica come se non comprendessi.

«Tieni gli occhi aperti, Annie.» le disse semplicemente Aiden prima di raggiungere lo spogliatoio maschile.

«Solo a me piacerebbe entrarci?» chiese una ragazza comparendo al mio fianco.

Sorrisi.

«Beh, forse non sei l'unica.» commentai.

La ragazza accanto a me era bassina e con un sacco di lentiggini spruzzati sul naso. Aveva i capelli castani legati in due code basse, che la facevano sembrare una bambina, e due grandi occhi azzurri.

Vivyan era una ragazza allegra e sorridente.

Ogni tanto si presentava a scuola ma aveva problemi di salute che le impedivano la frequenza costante.

A causa di tali disagi non aveva amici, ma non sembrava essere disturbata da ciò.

Inoltre, le tre oche non se la prendevano troppo con lei quando avevano me come bersaglio.

«Era da un po' che non ti vedevamo.» le sorrisi gentilmente.

«Oh, tanto non penso che faccia tutta questa differenza.» commentò modesta.

«Avevo bisogno di riposo.» ci disse. «Ma ora sono in forze e voglio fare una fantastica partita a pallavolo. Potrei volare!» esclamò gioiosamente.

Jo rise.

«Cerca di non esagerare però.» disse la mia amica mentre entravamo nello spogliatoio femminile.

Vivyan si cambiò accanto a noi e vedere tutti quei cerotti in tutto il suo corpo esile mi fece tremare le gambe.

Indossò una maglia a maniche lunghe per coprire le fasciature delle punture, ma indossò i pantaloncini.

Vivyan corse fuori dallo spogliatoio sotto gli sguardi intimiditi delle altre ragazze che l'avevano vista.

La malattia faceva veramente paura.

«Ehi, non fare quella faccia.» mi sussurrò gentilmente Jo mentre si infilava una canottiera aderente nera.

«Lei sta bene con sé stessa ed è una cosa meravigliosa.»

Annuii prima di finire di cambiarmi.

La prima cosa che notai, o meglio, la prima persona che notai, fu James.

Sembrava tremendamente normale e a suo agio seduto sulla panchina con tuta nera e maglietta bianca.

Teneva una palla da basket in equilibrio su un dito e non prestava attenzione a nessuno.

Al contrario, gli sguardi di Jo e di Aiden erano su di lui come quelli di due avvoltoi. Senza contare ovviamente quello delle ragazze incantate.

Rimasi sorpresa quando Vivyan si avvicinò a lui e iniziò a parlargli con un sorriso sulle labbra.

Ero già pronta per raggiungerla, preoccupata che lui le potesse far del male, ma Jo si era già precipitata e senza tante cerimonie la tirò via.

«Perché?» chiese stupita Vivyan.

«È un tipo pericoloso.» disse la mia amica.

Vivyan rise.

«Oh, quindi è il classico ragazzo cattivo da cui star lontano perché è pericoloso e violento eccetera eccetera?» scherzò Vivyan. «E scommetto che ti piace.» aggiunse.

«Cosa? Bleah! È mio fratello!» esclamò con una smorfia Jo.

«Tuo fratello?» chiese Vivyan mettendosi le mani sulla bocca.

«Lascia stare, okay? Davvero.» sospirò Jo.

«Come vuoi» sorrise la ragazza prima di correre verso il carrello dei palloni.

Sorrisi divertita dall'allegria della mia compagna di scuola.

«Domanda: ma tu e James siete gemelli?» chiesi a Jo mentre preparavamo i lettini per lo stretching.

«Cosa te lo fa pensare?» chiese Jo imbronciandosi ancora di più.

Santo cielo, non lo si può proprio nominare davanti a lei, eh?

«Sai, è iscritto al nostro stesso anno, come Aiden. Ma lui ha mentito sui documenti.» la informami.

«Lui ha mentito persino sul nome, cosa ti fa credere che non abbia mentito sull'età?» replicò acida.

«È proprio per questo che te lo sto chiedendo.» iniziavo a stufarmi delle risposte aggressive della mia amica.

«Ha un anno più di noi.» mormorò in seguito senza guardarmi. Poi continuò a fare gli esercizi di stretching in silenzio.

Il portamento di Jo era perfetto, aveva una mobilità eccezionale e attirava un bel po' di sguardi maschili.

Chissà se Seth lo sapeva.

«Tanto che ci siete tu e Aiden, perché non si iscrivono anche Skyler e Seth?» chiesi toccandole la punta del piede con il mio per attirare nuovamente la sua attenzione.

«Sof, puoi smettere di parlare della B.L.C.? Ti ricordo che non ci è consentito.» sbuffò a bassa voce.

«Ma tanto non ci sente nessuno.» mi lamentai. «E poi non sto parlando direttamente di quello. Sei tu che l'hai nominata per prima. Io stavo parlando di tuo fratello, del tuo ragazzo e di una tua pseudoamica, senza far riferimento ad una particolare vita in pericolo.» annunciai soddisfatta.

«Il semplice fatto di parlare di loro implica violare le regole.» insistette cocciutamente la mia amica.

«Ma sto anche parlando con te. Ciò implica che devo essere arrestata dato che anche tu ne fai parte?» non persi presa.

«Io sono qui e posso mascherare quel che dici, loro no.»

«Anche io posso mascherare quel che dico.» affermai risoluta.

Jo mi guardò male.

Fece per replicare perché ovviamente non voleva arrendersi, ma la bloccai sul nascere.

«Non è una domanda così difficile.» pregai sbattendo le ciglia e sfoggiando il mio miglior viso dolce.

«Ti odio quando fai così.» disse Jo facendo una smorfia.

Sorrisi.

«Venire qua è un incarico solo mio. Aiden è qui per manforte. Un eccessivo numero di membri e soprattutto di tutta la squadra Élite ci impedirebbe di muoverci adeguatamente.

Inoltre, loro sono importanti, servono all'organizzazione.» mi disse mentre facevamo dei piegamenti.

«E poi al momento Sky è tornata a Miami per rendere omaggio ai suoi cari. È l'anniversario della morte di sua sorella.» sussurrò a bassa voce. «E Seth è con lei.» aggiunse infastidita.

«E tu sei gelosa.» sorrisi.

«No che non lo sono.» sbottò. «Seth e Sky hanno studiato insieme per tre anni ed erano una squadra ancor prima di unirsi a me ed Aiden. È normale che si aiutino a vicenda. E poi anche Seth conosceva Samantha.» disse.

«Mi spiace.» dissi senza sapere con chi mi stessi dispiacendo. Se per Sky e la sua perdita o Jo e la sua gelosia. Ma la mia amica non me lo chiese.

Percepii uno sguardo su di me e voltandomi mi ritrovai gli occhi di James addosso. Non li distolse quando li colsi, ma ad essi si accompagnarono un piccolo ghigno sul volto.

***

La professoressa Griffin era una donna.

Ci avevo messo un po' a capirlo per via della statura enorme e i capelli rasati a zero.

Insomma, per l'assenza di capelli e delle sopracciglia, non aveva nemmeno le sopracciglia.

Possedeva una mascella così squadrata da far invidia a Mr. Steel.

Inoltre, era difficile distinguere il suo seno da dei pettorali muscolosi.

Non avevo idea di cosa ci facesse una sottospecie di arma militare umana nella nostra scuola, ma c'era.

Ci ordinò di dividerci in due squadre per giocare a palla avvelenata con due palle.

Secondo lei era un gioco pieno di strategie e che comportava un alto dispendio di concentrazione e riflessi pronti. Due cose indispensabili in un campo di battaglia.

Per me era solo una fonte di divertimento.

Mi piaceva schivare le palle e colpire la gente, anche se alla fine rimanevo quasi sempre l'ultima. Mi contendevo con Jo il titolo di Regina della schivata.

Anche se la cosa divertente era colpire.

Ero avversaria di James e Jo, la quale non sembrava affatto felice.

Dalla mia c'era Aiden.

Aiden soppesò la palla quando gli capitò in mano.

«Lui lasciamolo per ultimo.» sussurrò accanto a me passandomela.

«Questo significa rendere prigioniera Jo. E io non voglio avere Jo alle mie spalle.» replicai.

«Premettiamo che la nostra amica in comune non si lascerebbe prendere per puro orgoglio e se lei non si vuole far prendere è impossibile beccarla. Non l'avrei proposto se non sapessi che averla dalla nostra parte potrebbe essere più semplice catturare lui.»

«Spia?» chiesi guardando Jo che mi fece l'occhiolino.

«Spia.» sorrise Aiden.

Erano d'accordo! Accidenti!

Notai che James colse i nostri sguardi, ma invece di preoccuparsi sorrise divertito.

Gli altri ragazzi finirono presto in prigione, tra loro anche uno sconsolato Eric.

Aiden lanciò la palla, puntando ad una Jo pronta a farsi prendere ma James sbucò davanti a lei e la prese al volo.

Aiden era eliminato.

Jo lo guardò male ma il fratello le sorrise e disse: «Prego, non c'è di che.»

Tra la folla di ragazze qualcuna sospirò e ridacchiò.

Rimasi sola in campo con il Ribelle che sorrideva divertito mentre avanzava fino alla linea che ci separava.

Tirò. La palla una velocità assurda e schivai per puro istinto. Essa andò a sbattere violentemente contro il muro dietro di me e rimbalzò verso di me. Ero pronta a prenderlo quando percepii un fischio. Mi abbassai velocemente facendo passare l'altra palla sopra di me.

Le persi entrambe. Una era ritornata nelle mani di James e l'altra ai prigionieri dietro di me.

Maledizione ha pensato a tutto.

Voleva prendermi da due angolazioni, in modo che non potessi evitarle entrambe.

Era un momento unico, in cui sembrava che il tempo rallentasse tanto da vedere tutti i dettagli. La mia forza di volontà non voleva cedere. Io non mi sarei arresa.

Guardavo da entrambi i lati.

James aveva decisamente più potenza nel lancio e non mi sarei dovuta preoccupare del lancio di Eric più di tanto.

Li controllai entrambi.

Lanciarono.

Li vidi chiaramente arrivare.

Il lancio di Eric era partito prima e lo schivai. Poi, non credendolo possibile, afferrai al volo la palla lanciata da James.

Appena lo realizzai alzai il volto e gli sorrisi fiera di me.

James aveva un'espressione indecifrabile quando mi sorpassò per andare verso la prigione.

Il mio sorriso mi si gelò sulle labbra. Per uno strano momento avevo pensato che avrebbe ricambiato il sorriso.

Ma che mi saltava in mente? Non eravamo diventati amiconi solamente perché stavamo facendo lo stesso gioco.

Jo dall'altra parte aveva recuperato la palla, ma invece di lanciarmela contro, concluse il gioco dandola ad Aiden che la eliminò.

Vivyan si avvicinò a me.

«Sei stata sorprendente» mi disse sorridendomi.

«Beh, sai, ho studiato karate, ho dei buoni riflessi.» dissi cercando di sembrare sicura di me come era sempre Jo, ma il suo complimento mi aveva fatto così tanto piacere che arrossii.

«Non fingere, so bene che sei modesta in realtà.» disse lei.

Ma non le prestavo più attenzione.

Vidi James allontanarsi silenziosamente dagli studenti.

Mi guardai intorno e vidi Aiden occupato a parlare con la professoressa e Jo che si stava godendo i complimenti di alcune ragazze leccapiedi.

«Scusami, Viv, ti dispiace? Devo...»

«Vai, io devo chiedere qualcosa alla prof.» mi anticipò sorridendo, come se avesse capito tutto.

Non avevo tempo per spiegarle che non era come pensava, quindi seguii James.

***

James era nel cortile della scuola. Teneva il volto rivolto verso l'alto e gli occhi chiusi.

«Non sono mai stato uno studente. È strano stare in una scuola Popolana.» disse.

«Che ci fai qui se non vuoi rapirmi? Perché volevi che trovassi quei fascicoli? Credo di non avere abbastanza informazioni...» iniziai a chiedere. Le domande mi continuavano a spuntare senza seguire un vero percorso.

«Sei stato tu a permettermi di entrare? Hai detto di parlare con la Dottoressa Keller, ma come faccio?» continuai. «Perché...»

«Smettila di fare tante domande qui. Non ti risponderò adesso.» disse con un sorrisetto divertito.

Abbassò la testa e tornò a guardarmi.

«Ho notato quel pervertito dell'altra volta in palestra. Eric White se non sbaglio. Oggi si è tenuto alla larga, ma ti ha ancora disturbata?» mi chiese invece.

Colta alla sprovvista dall'uscita iniziai a balbettare: «Uh, beh, non ci parliamo da allora...»

James sorrise e distolse lo sguardo.

«Bene.»

«Perché non rispondi alle mie di domande invece?» insistetti.

«Te l'ho già detto. Finché non comprenderai la B.L.C. e tuo nonno, non ti toccherò con un dito. Non sei pronta.» affermò.

«Ma non puoi lasciarmi così, mi dici di scoprire tutto ma allora dimmele le cose, no?»

«Ci crederesti se te le dicessi io? Hai bisogno di scoprire da sola. E comunque è nel mio interesse informarti. Fatti trovare domani a mezzanotte al tuo cantiere preferito. Potrai ottenere risposte a cui non potrai non credere.» dichiarò 

In quel momento la campanella suonò.

«Stanno arrivando le tue guardie.» cantilenò James.

Controllai il corridoio e vidi Jo ed Aiden che si avvicinavano, poi mi voltai nuovamente verso James, ma lui non c'era più.

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