4. I Ribelli
«Perché?!» chiesi spalancando gli occhi per lo shock, sicura che da un momento all'altro la mia amica avrebbe detto "Scherzo! Sei in un sogno e nessuno vuole ucciderti!". Peccato però che il volto di Jo fosse troppo serio.
«Sei pronta?» chiese titubante, pregando con gli occhi un no come risposta.
«Credo di no. Ma tu dimmelo lo stesso, me ne farò una ragione» le dissi raccogliendo quello che restava della mia sanità mentale. Magari mi avrebbe detto che ero la figlia di un angelo ed un demone, o che ero una strega, che in realtà venivo da un futuro in rovina, che ero una semidea...
«Sei la nipote di Chistopher Barker» disse come se fosse la cosa più seria del mondo. Invece mi deluse. Questo lo sapevo.
Nonno Chris era il padre di mia madre ed è morto prima che io nascessi. Mia madre non ne parlava mai, tanto meno della nonna e io non mi ero mai fatta due domande sul perché. Semplicemente non mi interessava, come non mi interessavano le guerre del Nonno Paul, il padre di mio padre, quando era ancora in vita.
«Quindi? Mio nonno è morto anni fa in un incidente d'auto» le spiegai sperando che il mio defunto nonno non fosse un alieno venuto da un pianeta lontano. Non andavo pazza per le storie sugli alieni.
«Il punto è che...» La ragazza si guardò intorno, come se temesse di essere spiata. In effetti gli scienziati del tavolo accanto sembravano troppo silenziosi. Sicuramente stavano origliando. O forse ero paranoica.
«Vieni con me» affermò Jo alzandosi e prendendomi per un braccio. «Meglio non avere pubblico» aggiunse trascinandomi lungo il corridoio.
«Tuo nonno è vivo» mi disse senza guardarmi. Una risata isterica stava iniziando a crescere nel mio petto, ma la soffocai.
Le cose si stavano facendo sempre più assurde.
Morti che tornano in vita? Ma siamo pazzi? E mia madre sapeva che suo padre era vivo? Non ci credo.
«Sì, okay, e ora mi dirai che è a capo della B.L.C. e che non mi ha mai voluto conoscere per proteggermi» affermai sarcastica gesticolando con la mano libera e alzando gli occhi al cielo. Era più probabile che si trattasse di un enorme strambo scherzo. Erano tutti in combutta con qualche canale televisivo e mi stavano prendendo in giro. Perché non poteva essere più assurdo di così.
«In realtà... Era esattamente quello che ti volevo dire» mi disse voltandosi, guardandomi con un sorriso pieno di scuse non dette.
Smisi di sorridere divertita e mi zittii. Basita.
Era come se mi avessero detto che in realtà non fossi una femmina.
Non ci potevo credere, stavo sicuramente sognando, era tutto troppo incredibile, mi sembrava di essere finita in un libro o in un film perché queste cose non succedevano nella vita reale. Non ad una noiosa ragazza come me.
Una parte della mia mente sperava ancora che Jo stesse scherzando.
«Ora, però, hai scoperto tutto, non c'è motivo di nasconderti nulla» tentò di consolarmi la mia amica.
Guardai ad occhi sgranati l'espressione la sua espressione colpevole mentre la mia mente tentava di metabolizzare tutto quello che mi aveva rivelato.
«Ho bisogno di rinfrescarmi le idee» affermai appoggiandomi gli indici e i medi sulle tempie.
«Certo, dirigiamoci sul retro, verso i campi.» mi suggerì la mia amica apprensiva.
Mi condusse lungo un corridoio stretto che poi ci fece sbucare su uno particolarmente largo che conduceva a due uscite agli estremi. Sembrava più una specie di ampio atrio.
«Questo è il corridoio principale, il Tronco. Da qui si possono raggiungere tutte le sale della Base5. Quindi, se ti perdi, vieni qui e ti potrai orientare subito. Andiamo sul retro.» mi suggerì indicandomi l'uscita con la porta di vetro infondo al corridoio.
Il pavimentro del Tronco era ramificato con varie linee rette intrecciate tra loro di diversi colori che si perdevano in altri corridoi minori a destra o sinistra, dando più vita a quell'area della base. In ogni muro, c'erano le piantine virtuali della base. Quando fummo ormai davanti alla vetrata che mi avrebbe portata all'esterno, notai due scale simmetriche alla mia destra e sinistra, accanto a rispettivi ascensori.
«C'è un piano superiore?» chiesi a Jo mentre tirava fuori un badge dalla tasca posteriore dei jeans neri.
«Sì, sopra ci sono i dormitori, gli studi degli scienziati, una sala riunione e una di ristoro. Al piano terra ci sono palestre e laboratori, più altre sale noiose» mi disse agitando la mano destra. Passò il badge sul macchinario posto dove ci sarebbe dovuta essere una maniglia.
Un sibilo fece aprire la porta più piccola. Uscimmo all'aria aperta e presi un profondo respiro mentre avanzavo all'esterno della tettoia. Davanti a me si presentavano tre enormi gabbie intrecciate in metallo, all'interno tre campi dotati ciascuno di capanne rettangolari. L'orizzonte era nascosto da alti alberi che sembravano portare in boschi oscuri.
«Dove siamo esattamente? E perché questo luogo dovrebbe avere dei dormitori?» chiesi.
«Hai presente quella scuola in Lane Street?» chiese Jo.
«Certo, la Marcey Academy. La scuola dei snob ricconi» affermai.
La Marcey Academy era una scuola privata con regole severissime. Si trovava in un quartiere isolato di San Francisco, circondata da un bosco. Inoltre gli enormi cancelli che la circondavano la dicevano lunga su quel luogo.
«Ecco, noi siamo qui» replicò Jo.
Quasi non mi sorpresi. Ormai non riuscivo più a sorprendermi. Dopotutto avevo un nonno resuscitato e una nemica giurata che mi voleva morta. Il fatto che la scuola degli snob fosse in realtà un covo segreto di scienziati pazzi e fenomeni da baraccone non era niente, no? Tutto nella norma. Semplicemente il mio cervello poteva scoppiare da un momento all'altro.
Jo mi accompagnò verso un secondo campo, dove c'erano alcuni individui che giocavano a basket in tenuta sportiva. Usò il badge per entrare e mi portò alle panchine.
«Tu rimani a riflettere, magari guardare la partita ti può aiutare, a me aiuta» mi suggerì. Stava facendo il possibile per aiutarmi ad assorbire certe informazioni.
Mi limitai ad annuire, sedendomi e fissando i giocatori passarsi la palla, ma senza vederli veramente. Pensai a tutto ciò che mi avevano detto.
Ricapitolando: esisteva questa organizzazione segreta chiamata Brain Limitless Company. Il capo era il padre di mia madre, Christopher Barker, che credevo morto. Ecco, dovevo chiedere se mia madre ne sapesse qualcosa. Sarebbe stato sconvolgente per me sapere che la mia famiglia mi avesse nascosto ciò per tanto tempo.
La Base aveva un nemico, i Ribelli. I Ribelli erano capitanati da Susan Blackwood, una pazza che voleva il Flash, una specie di neuralizzatore dei Men in Black super pericoloso, e me morta, dato che ero la nipote di mio nonno. Quindi avrebbe voluta morta anche mia madre? Ecco un'altra domanda. Il mio cuore iniziava a battere sempre più forte, mentre l'euforia delle scoperte veniva sostituita da un sentimento di terrore.
La mia migliore amica era un'umana che aveva subito un'Operazione che l'aveva resa un Imperium, ovvero individui capaci di controllare uno degli elementi della natura. Ergo, Jo era una specie di balia.
Quest'ultima realizzazione mi fece male al petto. Guardai Jo di sottecchi che se ne stava seduta a fissare la partita in corso.
Ultima domanda. Se io ero tanto importante per mio nonno? Come mai non ero anche io un'Imperium? E poi, perchè mi hanno rivelato tutto ciò?
«Okay, Jo» dissi voltandomi verso di lei, raddrizzando la schiena, assumendo un'aria severa. «Altre domande, ascolta attentamente: la mia famiglia sa qualcosa di tutto ciò? E se la risposta è no, è al sicuro?»
Jo scosse la testa: «No, sia Theresa che Silas sono fuori da questo circolo. Non ne sanno niente. Sono costantemente protetti da guardie Imperium. Tua madre è convinta di aver perso i genitori in un incidente stradale quando era piccola.» mi tranquillizzò.
«Quindi questa Susan Blackwood vuole morta anche mia madre?». Jo annuì. Il mio cuore perse un battito. Ero ancora incredula e faticavo ad accettare la situazione, ma qualcosa mi diceva che era tutto reale.
«Perché io non sono un'Imperium? O mia madre? Avremmo potuto difendeci da sole»
«Mr. Barker non desiderava coinvolgervi nella sua guerra, pensava che se vi avesse tenute nascoste nel mondo Popolano, Susan non avrebbe mai saputo di voi. E sareste state al sicuro».
La risposta che mi diede aveva senso.
Allora perché la cosa non mi tornava?
Annuii inconsapevolmente.
«Perché mi state rivelando tutto ciò? Perché ora?» chiesi stringendo la mano sul ginocchio.
Jo mi appoggiò la sua sulla mia:«Perché Susan ti ha trovata. Susan ha scoperto che Barker ha una nipote e vuole ucciderti per far del male a lui. Non ne eravamo sicuri finché non hanno mandato il ragazzo che hai incontrato stamattina. Il Geminus. Uno dei luogotenenti della donna» sussurrò gravemente.
La rabbia nella voce di Jo mi sconvolse. Per quanto quel ladro fosse sembrato sospetto e pericoloso, non sembrava volesse uccidermi. Ma d'altronde l'apparenza inganna. Inoltre, come poteva un ragazzo così giovane essere un Luogotenente di qualcuno? Se non sbagliavo era un ruolo di prestigio tra i militari.
«Ti abbiamo raccontato tutto proprio per metterti in guardia da lui» aggiunse.
«Dovremmo informare anche i miei genitori, allora» affermai. Jo scosse la testa energicamente, facendo svolazzare i suoi corti capelli biondi.
«No. Dovete continuare a condurre una vita normale, soprattutto i tuoi genitori. Tu sei diversa. Scappi in continuazione da casa e ciò ci causa molti disagi poiché ti perdiamo spesso di vista. Sei troppo sfuggente, capisci?»
Strinsi le labbra, colpevole. Non potevo non fuggire di casa quando mia madre mi continuava a rinchiudere. Avevo bisogno del mio spazio.
«Mi prometti che d'ora in poi starai al sicuro?» chiese Jo per conferma.
Soffocai le parole, facendomi uscire un verso strano dalla gola.
«Sophie!» esclamò Jo guardandomi con le sopracciglia inarcate.
«Lo prometto» dissi «Forse» aggiunsi a con un tono più basso, ma le prime parole sembravano bastare a Jo.
«Quindi ti hanno incaricata di proteggermi e controllarmi, vero?» chiesi con voce atona. Sembrava che la volessi ferire con il mio tono. Forse la volevo veramente ferire. Forse non volevo veramente sapere la risposta.
Jo iniziò a guardarsi intorno, le sue dita presero a battere sul ginocchio, il che succedeva quando era nervosa. Il silenzio confermava la mia ipotesi.
«Almeno... La nostra amicizia era sincera? O ero solo un compito da svolgere?» chiesi con una tristezza che mi attanagliava il petto. Ero solo triste, non arrabbiata. Perché capivo che non aveva avuto scelta. Doveva solamente proteggermi da quelli che lei aveva chiamato Ribelli.
«NO!» esclamò Jo scandalizzata «Cioè, volevo dire SÍ!» scosse la testa confusa «Certo che era sincera! Lo è! Sei davvero una delle persone più importanti per me. Sì, sei testarda e a volte assolutamente insopportabile e irritante ma non ho mai finto di essere tua amica!» disse afferrandomi le mani ed obbligandomi a guardare i suoi occhi castani.
Sostenni il suo sguardo per un po', cercando qualche traccia di bugia. Infine conclusi che stesse dicendo la verità. Il piccolo peso nel cuore si sciolse un po'.
«Okay» dissi. E quella parola era un perdono per Jo. Infatti sorrise.
«Da quando hai iniziato a ribellarti dalla tua famiglia, uscivi sempre mettendoti in costante pericolo. Per questo mi hanno mandata da te» spiegò come se fossi una scocciatura.
«Tuo nonno mi ha scelta tra mille» affermò con orgoglio.
Mi sarebbe piaciuto conoscere questo nonno super potente e capire che cosa passasse per la sua testa. Il fatto che io e mia madre non avessimo i poteri mi sembrava... Strano. Ma dovevo farmene una ragione. Non potevo pretendere di essere un'eroina alla Marvel. Però se solo li avessi avuti... Stando alla spiegazione di Aiden sarei stata una Imperium dell'aria essendo io Acquario.
Guardai Jo realizzando che lei era un'Imperium dell'aria e che mi stava fissando in attesa di una reazione. Probabilmente avevo assunto di nuovo un'espressione impassibile ed indecifrabile mentre totalmente immersa nei miei pensieri. Così mi schiarii la voce e le dissi con voce sicura.
«Senza offesa, ma perché tu?» chiesi ironica.
«Ehi!» esclamò fintamente offesa, ma sollevata che fossi tornata a scherzare.
«Modestia a parte, io faccio parte dell'élite, mia cara.» disse lei agitando la sua chioma facendomi ridere.
«élite?» chiesi sarcastica alzandomi in piedi per sgranchirmi le gambe. Poi ispirai l'aria fresca dell'esterno.
«Esattamente» mi disse la ragazza «Devi sapere che gli Imperium sono classificati. Ogni Imperium ha un ruolo. Ci sono gli Iniziati, ovvero coloro che stanno o sono appena diventati Imperium e stanno studiando per imparare a prepararsi mentalmente e fisicamente. Vieni, ti porto a vederli.» mi invitò.
«Mi porti a vederli? Che sono? Animali dello zoo?» scherzai facendo alzare gli occhi di Jo al cielo. In quel momento sentii un movimento d'aria e mi voltai di scatto giusto in tempo per vedere una palla da basket arrivarmi addosso, ma una mano la bloccò a pochi centimetri dal mio naso.
«Per un pelo» disse Jo abbassando la palla.
«Che riflessi, Jo» dissi con un filo di voce ingogliando il cuore impazzito. La ragazza sorrise gongolando.
«Lo so» affermò con la sua solita aria arrogante.
«Scusate, colpa mia!» esclamò un ragazzo alto con una fascia tra i capelli scuri. Jo gli lanciò la palla con forza, ma vidi il ragazzo bloccarla a mezz'aria. Anelli d'aria circondavano il pallone e lo fecero posare delicatamente tra le mani del ragazzo.
«Tzk, non riesce nemmeno a fermare una palla» sentii borbottare. La ragazza dai capelli rossi che avevamo incrociato prima alla sala ristoro stava bevendo da una bottiglia accanto alla panchina in cui eravamo sedute prima.
«Ma che diavolo...» iniziai, ma Jo mi trascinò via a forza.
Mentre la mia amica mi tirava, notai che i ragazzi che stavano giocando usavano i loro domini per segnare. Non era semplice basket, prima non me n'ero nemmeno accorta.
«Che problemi ha quella?» chiesi infastidita mentre rientravamo nell'edificio.
«Sky? Niente. è fatta così. Non sopporta i... Umh, deboli. Rispetta solo chi è abbastanza forte o intelligente. Quindi i membri della B.L:C. in pratica» affermò Jo con noncuranza.
«Che sbruffona, probabilmente non è nemmeno così forte. Che è? Un Imperium del fuoco?» chiesi offesa,
Jo rise:«A dire il vero è molto forte e no, è un Imperium della terra. Fa parte anche lei dell'élite, dopotutto» mi disse Jo seguendo la linea bianca del pavimento che ci portò in un corridoio illuminato da lampade al neon.
Jo mi condusse davanti ad una palestra che aveva tutta una vetrata trasparente. La stanza si estendeva larga e imponente. All'interno vi erano molti macchinari e ologrammi. Gli unici esseri organici erano sette giovani, probabilmente sui dieci o undici anni che si allenavano nel combattimento corpo a corpo contro figure irreali. Erano fantasticamente bravi.
«Agli Iniziati viene insegnato sempre del kung fu di base, ma solo dopo l'Operazione ognuno si concentra su un'arte marziale più idonea. Per esempio, io ho scelto il Savate.»
«Che è il Savate? Mai sentito» dissi scettica,
«Ignorante» affermò Jo scuotendo la testa. Le diedi una spinta.
«é un arte marziale di origine francese. è la massima espressione di eleganza. Mi si addice» continuò prendendomi in giro. Alzai gli occhi al cielo.
«Ma la tua modestia? Che fine ha fatto? Si è suicidata?»
«Il tuo sarcasmo fa ridere ai polli, Hunter» mi fece la linguaccia mentre mi portava lungo un altro corridoio. Raggiungemmo una piccola sala dove c'erano vari sedili simili a quelle delle montagne russe. Jo mi invitò a sederci con un sorrisetto malvagio. Alzai un sopracciglio diffidente, ma accettai la sfida e mi feci imbrigliare alla sedia. Quella, all'improvviso, si mosse. Ebbi un sussulto, quando un ronzio simile a quello di un grosso magnete in funzione invadeva il mio udito. La sedia si staccò dalla parete e rimase sollevata da terra.
«Infila le dita nei fori» mi disse Jo mentre prendeva posto anche lei.
«Questi sedili funzionano a magnete, servono per spostarsi per la base, dato che non è esattamente piccola. E se te lo stai chiedendo, no, non lo guiderai tu. Sono programmati per portarti in qualsiasi stanza della Base tu voglia, cosicché nessuno si metta a fare autoscontro con le sedie volanti» mi spiegò Jo.
«Oh» mormorai meravigliata. Infilai le dita nei cinque buchi sui manici e improvvisamente un ologramma della Base mi si materializzò davanti.
«Destinazione, prego» affermò una voce robotica.
«Palestra dell'acqua» disse Jo al posto mio. Sussultai quando la sedia iniziò a muoversi, sempre ronzando.
«Però non ho visto nessuno usarli» commentai.
«Solitamente qualcuno sano di mente non si mette a girare tutta la base, resta nella sua zona e può farsi a piedi quei tratti. E poi alle guardie Imperium non è permesso oziare sulle sedie» mi spiegò.
«Guardie?» chiesi.
«Oh, giusto, devo finire di spiegarti i gradi. Comunque, ad una certa età, gli Iniziati vengono divise in squadre da quattro o cinque membri, in base al loro livello di apprendimento, formando squadre capitanate da un leader e seguite da un Mentore» mi disse. «I membri di queste squadre, sono i Senior. Io sono una Senior e anche la simpatica Sky lo è». In quel momento giungemmo davanti alla palestra dell'acqua. Era un'enorme piscina con tanta, ma tanta acqua e all'interno riconobbi Aiden. Era impossibile non notarlo. Lo fissavano tutti mentre si allenava a dominare le masse d'acqua in aria. Un globo gigante svettava sopra le sue braccia alzate, senza gravità.
«Aiden è un Senior, ed è il nostro leader. Il leader della squadra élite.» mi disse Jo indicandolo.
«La squadra élite è la più forte squadra di senior delle otto basi. Composta solo dai migliori. Il mentore che ci segue e Robert Steel, sai l'antipatico uomo bianco che hai già incontrato. Anche lui era un élite ai suoi tempi, e aveva come mentore proprio tuo nonno. Può considerarsi benissimo il suo secondo» affermò la ragazza con una nota di orgoglio nella voce.
«Sala proiezioni» ordinò Jo alle sedie che si mossero immediatamente con il ronzio magnetico.
«Una volta raggiunta la maggior età, i senior superano di grado. I migliori, sono destinati a diventare Comandanti, coloro che dirigono le imprese e si occupano della parte attiva del divertimento. E i comandanti hanno ottime probabilità di diventare un Dirigente, ovvero chi segue da vicino i Consiglieri.»
«Ehi! Ferma, troppe informazioni, va più piano» la bloccai confusa facendole alzare gli occhi al cielo.
«Allora: Iniziati, diventano senior; i senior più bravi, diventano Comandanti di imprese; i Comandanti possono diventare Dirigenti, i più vicini ai Consiglieri, che a loro volta sono nella cerchia ristretta di Barker, tutto chiaro?» fece lei pazientemente.
«Più o meno» ammisi.
«I Consiglieri sono coloro che sono a capo di ciascuna Base e Mr.Steel è quello della base 5.» mi disse. Annuii.
«Un qualsiasi Consigliere, Dirigente o Comandante, può diventare un Mentore, ovvero colui che si occuperà dei Senior fino alla loro maggiore età, sia finanziamente, nell'istruzione e cose così, ne fa da veci.»
«Ma scusa, e i genitori?» chiesi.
Jo sorrise tristemente:«La maggior parte degli Imperium sono orfani o ragazzi abusati. Alcuni sono figli di ricconi che si sono acquistati il loro potere e altri sono figli di scienziati. Loro... Beh, loro sono i più fortunati.» disse con voce piatta. Il fatto che fosse orfana di genitori non era stata una menzogna, allora.
«Quindi tu in realtà vivi qui?» chiesi.
«Sì, tutti i Senior e gli Iniziati vivono qui. Anche alcuni scienziati che sono venuti da lontano. Gli altri hanno case assegnate in zona» mi spiegò, poi sembrò pensarci.
«Beh, tutti i Senior tranne AIden, lui ha avuto la sua casa anticipata.» mi disse con un sorriso.
Giungemmo alla sala proiezioni, una stanza al buio illuminata da un solo grande schermo. Jo accese le luci e sorrise.
«Fantastico, non c'è nessuno!» esclamò la ragazza scendendo dalla sedia. Appena toccò piede a terra la sua sedia si attivò e se ne andò per la sua strada, lo stesso accadde alla mia. Lo schermo mandava un logo di una stella metallizzata a quattro punte, con al centro le lettere B.L.C. e sotto di esse "Brain Limitless Company".
«C'è un logo, wow. C'è anche uno slogan?» scherzai.
«Stabilità, Certezza, Immutabilità, Permanenza» disse Jo roboticamente. «Ce lo insegnano fin da piccoli» affermò.
Quelle parole mi fecero storcere il naso. Troppa rigidità scambiata per sicurezza. Ma d'altronde, è un'organizzazione scientifica, non c'era spazio per il caos, esisteva solo ordine.
Jo raggiunse il tablet gigante nell'angolo della stanza. Poi d'un tratto mi ritrovai nello spazio. O meglio, sentivo sotti i piedi ancora il solido pavimento della stanza, ma lo schermo formato extra mi aveva inglobata.
«Figo, vero? Io amo questo posto, pensa come sarebbe figo guardarsi Harry Potter con questo schermo. Peccato non esistano i dvd 4D a 360°» sospirò lei.
«Ti basta avere il badge per poter accedere a tutto ciò?» chiesi col fiato sospeso, allungando una mano per toccare una stella luminosa, ma ovviamente non riuscii a prenderla.
Sentii Jo ridere: «Oh, no. Oggi posso. Mr. Steel ha permesso al mio badge di accedere a tutte le sale della struttura, in modo da farti vedere le cose più interessanti. Solitamente non ho sempre l'accesso consentito».
Nonostante fosse tutto così interessante non potevo non pensare che fosse tutto così maledettamente limitato. Forse pensavo troppo. Non era un gioco. E anche se fosse, tutti i giochi hanno delle regole.
«Quindi mi hai tenuto segreto tutto ciò» affermai con tono piatto. Jo non rispose, ma spense la magia della stanza.
«Non sai quante volte avrei voluto mostrarti tutto. Tutte le volte che parlavamo di fantasy, volevo mostrarti che non tutto era noioso come pensavi.» affermò avvicinandosi a me.
«Mai più.» dissi «Non mi mentirai o nasconderai nulla mai più. Intesi?» dichiarai con un filo di minaccia nella voce.
Un'espressione strana comparve sul suo viso, ma sparì talmente velocemente che mi fece credere di essermelo immaginata.
«Intesi» rispose sorridendo.
«C'è qualcos'altro che dovrei sapere?» chiesi sospirando uscendo dalla stanza che si sigillò dietro di me, senza, in realtà, aspettarmi una risposta.
«Oh, io ho un ragazzo» disse allegramente. «Così ora smetterai di accoppiarmi con qualsiasi animale di sesso maschile che esista» sbuffò.
Mi voltai di scattto verso di lei e mi cascò la mascella a quell'ultima confessione.
Quel giorno, iniziato normalmente, mi avevano rubato la bici, mi aveva travolto un cassonetto dell'immondizia, avevo scoperto l'esistenza di un'organizzazione formata da scienziati pazzi e persone con super poteri guidata da mio nonno che credevo morto; ero venuta a sapere che un'altra organizzazione, formata da altri pazzi con super poteri, voleva farmi fuori, avevo conosciuto un ragazzo talmente bello da non sembrare umano, ma niente, e dico niente, mi aveva scioccata più del fatto che la mia migliore amica fosse fidanzata.
Ora penserete: "questa ha bisogno di rivedere le sue priorità" citando Ron Weasley.
Avevo passato, inutilmente, un anno intero a provare a farla mettere insieme a Eric White, un compagno di corso abbastanza carino, ma non ne aveva mai voluto sapere. E ora, sapevo finalmente il motivo.
«Perché non me l'hai mai detto?»
«Sof, anche lui è un Imperium, non volevo mentirti inventandomi anche la sua vita immaginaria» alzò gli occhi al cielo.
In effetti non mi sarebbe piaciuto sapere che anche il suo ragazzo fosse diverso da come me l'ero immaginata, inoltre, sarei stata curiosa di conoscerlo.
Jo a scuola era la tipica ragazza figa e irraggiungibile. Quando camminava per i corridoi, i ragazzi si giravano a guardarla finché non svoltava l'angolo, stesso per le ragazze, tra intimidite, invidiose e lesbiche. Anche per questo motivo la volevo accoppiare con Eric, che era uno dei ragazzi più popolari e carini. Ero sempre stata orgogliosa di essere sua amica, mi sentivo in qualche modo migliore delle altre, come se fossi stata scelta. Anche se all'inizio ero stata restia a fare amicizia con una ragazza che emanava sicurezza da tutti i pori.
Solo in quel momento capii che fosse tutta una finzione. Almeno all'inizio.
Chi avrebbe voluto far amicizia con una come me? Non sono certo tra le persone più socievoli al mondo.
«Io. Non. Ci. Posso. Credere.» scandii ogni parola per bene, accellerando il passo e seguendo una linea gialla del pavimento.
«Come si chiama? Com'è? Quando? E ...» iniziai a chiedere.
«Ehi ehi! Calmati! Ti dirò tutto. Te l'ho promesso no?» sorrise raggiante mentre i suoi occhi si fecero distanti e trasognanti, da vera innamorata. Sorrisi di riflesso davanti al suo cambiamento d'umore.
Una fila di finestre comparve alla mia sinistra non appena girammo a destra, aprendosi in un aiuola piena di ortaggi e frutti e, dietro essa, il bosco.
«Si chiama Seth Frost.» mi disse cercando di trattenere un sorriso. «Come ti ho già detto, è un Imperium, della terra, precisamente. Ed è un élite come me. Ci conosciamo fin da piccoli, anche se ci sono stati alcuni anni in cui lui è stato lontano per allenarsi.» Incrociò le mani dietro la schiena e abbassò lo sguardo. «Stiamo insieme solo da un anno... Sai che volevo da tanto parlarti di..» iniziò a raccontare sorridendo sempre di più
«Di me?» la interruppe qualcuno.
Non mi ero accorta che ormai avevamo giunto un'altra palestra. L'interno era addobbato come il gran canion, con tanto di sole artificiale, e davanti a noi, a sbarrarci l'entrata c'era un ragazzo con una canottiera bianca bagnata di sudore, pantaloni da tuta grigi e un asciugamano attorno al collo.
Jonathan. Fu la prima cosa a cui pensai appena lo vidi. Non era il suo aspetto a farmi pensare che somigliasse ad uno dei personaggi di Shadowhunters ma era quella sua aria da ragazzo pericoloso che si ritrovava.
Il ragazzo era molto più alto di me, così tanto da costringendomi ad alzare la testa per guardarlo.
Aveva braccia muscolose, probabilmente si allenava tutti i giorni per mantenersi tanto in forma. I capelli tirati indietro erano di un biondo chiarissimo. Forse erano ossigenati o tinti, perché erano veramente troppo biondi per essere naturali. Infine, possedeva occhi neri come la notte più buia ed erano puntati su di me, inespressivi.
Ritiro tutto quello che ho detto su Mr. Albino Steel. Lui fa più paura.
Feci un passo indietro in modo che il mio collo non fosse così esposto.
«Non parlo sempre di te» protestò Jo gonfiando le guance.
«Neghi che poco fa stavi parlando di me?» chiese lui con sorrisetto divertito sul volto. Jo aprì bocca per parlare, ma il ragazzo mi si presentò senza darle tempo:«Seth Frost» disse allungando la mano. La fissai, indecisa sul da farsi. Ma prima che il tempo si protraesse troppo a lungo, Jo mi salvò:«Lei non ama stringere le mani»
Mi schiarii la voce, poichè non volevo passare per maleducata.
«Io sono...»
«Sophie Hunter» mi interruppe. «Nipote di Mr. Barker. Sappiamo tutto di te, non c'è bisogno che ti presenti» fece il ragazzo.
«Seth!» esclamò Jo indignata. Il ragazzo alzò il sopracciglio sinistro, sulla quale c'era un piercing in argento, rivolto alla sua ragazza. Notai che anche il suo orecchio sinistro aveva sul padiglione due anelli del medesimo materiale.
«Ma se non gliel'avessi ancora detto?» esclamò.
«Gliel'hai già detto?» chiese lui tranquillamente.
«Sì, ma...»
«Allora non vedo dove sia il problema» affermò Seth. La mia amica sembrava una che stesse per sputare fuoco da un momento all'altro.
«Ti sei di nuovo appropriato della Palestra della terra. Guarda che non sei l'unico Imperium della terra alla base, eh?» cambiò argomento la ragazza. Era assurdo. Qualcuno era appena riuscito a battere la mia migliore amica a parole! Jo era sempre stata una ragazza testarda che pretendeva di avere ragione e quando ce l'aveva, aveva una tendenza presuntuosa nel darsi le arie. Anche se la maggior parte delle volte scherzava.
Seth alzò nuovamente il sopracciglio chiaro.
«è tutta tua» disse impassibile, sorpassandoci e avviandosi lungo il corridoio, ignorando bellamente i sibili della mia amica.
«Benvenuta» mi disse senza voltarsi, per poi proseguire. Quando la chioma bionda e appariscente del ragazzo fu abbastanza lontana mi voltai verso la mia amica.
«è...»
«Irritante? Lo so» sospirò lei con un sorrisetto sul volto.
«è inquietante» la corressi facendola ridere. «te la fai con un biondo tinto dall'aria malvagia e non mi hai mai detto niente. Ma come hai fatto a tenermelo nascosto ogni volta che criticavo i biondi dall'aria cattiva?» chiesi ridendo.
«Ci siamo messi insieme solo lo scorso anno! E tu mi parli di biondi irritanti da tre anni!» esclamò esasperata. «E tanto per la cronaca, è biondo naturale» disse facendomi ridere
«Come J.C.» sorrisi divertita per la mia genialata da fangirl.
«Come lui» concordò Jo avviandosi.
«A proposito di...» fece lei ricordandosi qualcosa, ma a quel punto un forte allarme interruppe la nostra calma conversazione.
Seguì una forte esplosione che fece tremare le pareti.
«Che succede?» chiesi spaventata afferrando il braccio della mia amica.
«I Ribelli sono qui».
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