12. Lettere false

Non uscii più di casa per i giorni seguenti.
Feci veramente la brava seguendo alla lettera le istruzioni di Jo che era venuta a sapere della mia breve fuga.

Più che arrabbiata, la mia amica sembrava delusa dal mio comportamento, ma si sforzava di nasconderlo.

La mattina della partenza per l'Alaska, mi svegliai in netto anticipo rispetto alla sveglia preparando tutto lo stretto necessario.

Infatti, mia madre, aveva ceduto alla mia partenza.

Una mattina, mentre facevamo colazione, aveva annunciato che era d'accordo.

Però non mi aveva degnata nemmeno di uno sguardo da allora, segno che fosse comunque profondamente contraria.

Suonarono il campanello e seppi in anticipo che fosse Jo.

Sapevo che sarebbe passata per rabbonire mia madre e mi avrebbe accompagnata ovunque, solo per rassicurarla.

Quando finii di preparare e raggiunsi il salotto, sentii le risate di mia madre e... Aiden?

«Aiden? Cosa ci fai qui?» chiesi trascinandomi lo zainetto dietro. Infondo erano pochi giorni, non avevo bisogno di tirare fuori la mia enorme valigia immaginaria.

«Sono venuto con Annie» sorrise raggiante accecandomi.

Era seduto sulla poltrona con una tazza di tè in mano e mia madre, in piedi sul divano adiacente, teneva ancora il vassoio in mano.

«Cosa ci fai tu ancora qui, Sofficina?» esclamò sorridente mia madre spiazzandomi. «Devi partire!»

Rimasi senza parole.

Jo comparve alle mie spalle dandomi una pacca amichevole sulla schiena che mi fece sussultare.

«Come diavolo siete riusciti a convincere mia madre a mandarmi in Alaska?!» chiesi sibilando stupita.

Poi lanciai uno sguardo a mia madre sorridente che pendeva dalle parole del ragazzo.

«Aiden sa essere molto convincente, è per questo che me lo sono portato dietro» mi spiegò la ragazza facendo un'alzata di spalle.

«Sono uno studente della Marcey Academy, signora. Sono rimasto veramente sorpreso quando ho ricevuto la lettera.» stava intanto dicendo Aiden a mia madre.

«Ma c'era da aspettarselo, con una scuola come la tua. La sorpresa è arrivata quando hanno notato mia figlia. Non me l'aspettavo veramente! Sono orgogliosa di lei, suppongo lo siano anche i tuoi» fece mia madre sorridendogli apertamente.

«Lo sono» replicò Aiden senza esagerare, con un tono calmo e pacato.

«Mi spiace, signora, interrompere la conversazione con lei, ma dovremmo proprio andare all'aeroporto» si scusò il ragazzo mettendosi in piedi.

«Mi sarebbe piaciuto che vi intratteneste di più» fece mia madre. Alzai gli occhi al cielo.

«Tranquilla, mamma. Allora noi andiamo» affermai stringendo la presa sullo zaino.

Sulla soglia della porta mia madre mi abbracciò e disse:«Buon viaggio tesoro, sono così fiera di te!»

Quasi non credetti a quelle parole, dopo la sfuriata che mi aveva fatto.

Eppure sembrava così sincera.

«Sì, okay mamma ci vediamo fra qualche giorno» tagliai corto.

Mentre i ragazzi uscivano dalla porta, mi guardai indietro e la vidi salutarmi con la mano alzata. Sul volto un'espressione preoccupata.

Una parte di me pensava che mi avrebbe corso dietro e fermata prima di dirigermi verso la metro. Ma invece non lo fece.

La donna si chiuse la porta alle spalle.

***

«Quindi, Aiden... Come ti sei presentato a mia madre?» gli chiesi per capire cosa le avrei dovuto dire al ritorno.

«Sono lo "studente" incaricato a recuperare gli altri partecipanti del progetto Yale» mi spiegò una volta che fummo arrivati al Bunker dei mezzi della B.L.C. I nostri passi risuonavano nell'ampio spazio sotterraneo, nonostante non fosse un luogo vuoto.

«Quindi io non ti conosco da prima» affermai.
«Le ho detto che ho fatto un salto alla vostra scuola prima e che ci siamo conosciuti allora.» mi spiegò raggiungendo la zona furgoni.

Un gruppo di persone attendeva già lì. Più precisamente il resto del gruppo Élite e il loro mentore.

Non appena Skyler mi notò, incrociando il mio sguardo, fece una smorfia infastidita che mi provocò una certa irritazione. Ma la repressi.

«Siete qui» affermò il gelido uomo albino.

«Conoscete tutti il tragitto, non c'è bisogno che vi rispieghi le cose. Non mi resta che avvertirvi di fare attenzione. Buon viaggio» concluse Mr. Steel, piatto e senza un filo di emozione, prima di allontanarsi.

«Hai detto che è un Imperium del ghiaccio, vero?» sussurrai a Jo.

Jo ridacchiò mentre i ragazzi si avviavano non so dove.

«Non esistono Imperium del ghiaccio. Però alcuni dell'acqua molto abili sono capaci di cambiare lo stato del loro elemento trasformandolo appunto in ghiaccio o vapore» mi spiegò Aiden, anche lui divertito.

«Come te?» chiesi.

«Oh, no. Ogni Imperium sviluppa abilità diverse e più che controllare le molecole dell'acqua, sono più bravo a controllare il suo insieme» mi disse.

«E Mr. Steel domina il fuoco» mi ricordò in aggiunta Jo.

«Oh» replicai semplicemente metabolizzando le informazioni.

Seth si fermò davanti al nostro mezzo e salì tranquillamente sul posto del guidatore.

Era una scena piuttosto aliena perché dovevamo viaggiare su un furgoncino come quello degli Hippie, provvisto di grandi fiori colorati. Come quello di Scooby Doo. E vedere un tipo come Seth salirci era strano, per non dire comico.

Skyler salì sul retro e stesso fece Jo.

Aiden mi cedette galantemente il passo.

Ma poi posai lo sguardo all'interno del furgoncino.

Le pareti erano fornite di computer, schermi, ricetrasmittenti e radar come nei film di spionaggio e su un sedile rigido era seduta una ragazza assorta dallo schermo.

Quando si accorse della mia presenza si voltò verso di me e sorrise.

«Sophie Hunter!» esclamò con un accento esotico.

La ragazza era di origini indiane, dai lineamenti dolci e delicati che si abbinavano perfettamente alla curatissima pelle color caffellatte.

La lunga treccia scura che le scendeva sulla spalla, le dava un'eleganza sopraffina nonostante portasse la stessa divisa nera che avevo visto addosso alle guardie.

La sua però non aveva una fascia colorata attorno al braccio.

«E tu saresti...?» chiesi diffidente.

«Oh, scusami. Sono Aylen. Aylen Mittal» mi rispose allungando una mano e io la strinsi prima di andarmi a sedere accanto a Jo.

«Sono l'addetta tecnica. Sostengo i ragazzi della Base, dando loro visuali più ampie» continuò con quella incredibile voce.

«Capisco» dissi mentre Aiden mi raggiungeva e mi sedeva accanto destabilizzandomi. Ma a quanto pare il ragazzo sortiva lo stesso effetto sulla ragazza esotica.

«Aiden, ciao. Come stai?» chiese con un leggero tremore nella voce. Le sue dita corsero immediatamente alla treccia, torturandola.

«Bene» replicò gentilmente il ragazzo.

Lei abbassò lo sguardo e si schiarì la voce.

«Mi occupo delle operazioni dell'Élite da molto tempo, anche se sono in pianta stabile alla Base8 di Boston come tutor informatico degli Iniziati» mi spiegò come per giustificare la sua presenza.

«Capisco» ripetei non sapendo che altro dire.

Aylen sembrava in difficoltà, messa alle strette dal mio atteggiamento poco aperto, quindi si rimise le cuffie e tornò ai suoi schermi.

Il mio sguardo si posò da Aylen ad Aiden e le mie rotelle della mente girarono in fretta.

Anche uno stupido avrebbe capito che tra quei due c'era, o c'era stato, qualcosa.

La notizia mi diede un certo fastidio e mi fece piacere molto di meno l'adorabile addetta informatica.

«È un'Imperium?» sussurrai a Jo.

«No» si limitò a rispondermi Jo.

Mi accigliai, poiché pensavo che tutti gli adolescenti alla B.L.C. lo fossero. Ma a quanto pare mi sbagliavo. Forse era così intelligente che era sprecata tra gli Imperium...

«Non andremo in furgoncino fino in Alaska, vero? A meno che non abbia il turbo ci vorrebbero quanto? Tre giorni?» chiesi quando Seth mise in moto senza badare a nessuno.

Non so dove mi fosse uscita quella domanda, era pressoché impossibile che ci saremmo andati in furgoncino.

Notai Sky sbuffare in silenzio.

Ignorala e basta, Sophie. Non vale la pena arrabbiarsi. Mi dissi.

Ma nonostante ciò, le mie guance si colorarono di rosso per l'imbarazzo.

Aiden mi sorrise comprensivo: «No, andremo fino all'aeroporto di San Jose» rispose semplicemente Aiden.

San Jose non era vicino comunque, certo, rispetto all'Alaska era ad un passo, ma prevedevo già il mal d'auto.

***

Dopo solo mezz'ora in silenzio tombale, mi faceva già male il fondoschiena e il sapere che eravamo solo a metà strada mi sconfortò.

Non riuscivo nemmeno a vedere l'esterno se non dal finestrino che ci separava dal guidatore e il parabrezza.

Ma vedevo solo una lunga strada e troppe macchine.

Avrei potuto dormire, ma il non sapere dove appoggiarmi e il ricordo della telefonata di James, mi impedirono di farlo.

Mi aspettavo ad un attacco, dopotutto.

James mi aveva promesso che sarebbe stato un viaggio movimentato.

Ogni tanto Skyler mi lanciava occhiatacce che mi facevano venire voglia di insultarla pesantemente.

Ma mi trattenni. Non dovevo darle quella soddisfazione.

Se qualche Popolano ci avesse fermato avrebbe trovato solo dei semplici adolescenti, poiché prima di iniziare a sonnecchiare, Jo mi aveva detto che quegli schermi si potevano camuffare come la Bat-mobile.

Però anche se qualcuno ci avesse attaccato avrebbe trovato dei semplici adolescenti.

Non che non mi fidassi delle loro capacità di guerrieri, ma cosa potevano fare i miei amici contro una moltitudine di Ribelli?

Avevo capito che loro erano l'Élite e avevo visto personalmente Seth in azione, comunque restava il fatto che una parte di me sentiva che non fossero abbastanza, nel caso quelli ci avessero provato davvero. Forse l'incursione di James alla Base5 e il come abbia messo tutti in difficoltà così facilmente mi aveva scioccato troppo.

***

All'aeroporto correva un caotico via vai di gente che mi fece trattenere il fiato.

Non mi era mai piaciuto stare in mezzo alle persone, ma, in qualche modo, trovavo tutto ciò affascinante.

Gente che correva, persone che erano lì dalla sera prima, che si trascinavano enormi valigie.

Non avevo mai avuto l'opportunità di andare all'aeroporto di San Francisco, figuriamoci a quello di San Jose.

Avevo una gran voglia di prendere lo zaino e iniziare a correre in mezzo a tutta quella gente, ma come se mi avesse letto nel pensiero, Aiden mi afferrò per il braccio.

«Scusa» disse mollando la presa. «è che sembravi sul punto di dartela a gambe levate» si giustificò ad un tratto nervoso.

«Non vado da nessuna parte da sola» promisi calma.

Mentre attendevamo che Skyler e Aylen si occupassero del nostro imbarco, noi altri rimanemmo ad aspettare seduti ai piedi di una colonna portante, dato tutti i posti a sedere erano occupati.

Aiden, però, se ne stava in piedi ad andare avanti e indietro.

Venni quasi ipnotizzata dal suo modo di muoversi; dalle pieghe che assumevano i suoi pantaloni quando camminava; dal movimento distratto delle dita che gli accarezzavano il mento ben rasato. Sembrava perfetto in ogni cosa che faceva.

Ad un tratto il suo sguardo oceano incrociò il mio.

Lo distolsi immediatamente fingendo di starmi esaminando i capelli. Non volevo che pensasse che lo stessi fissando, anche se era effettivamente ciò che stavo facendo.

«Ma il furgone hippie lo lasciamo lì? Non facevamo meglio a farci accompagnare da qualcuno o a prendere direttamente un aereo privato? Avete un aereo privato, vero? Un jet o un elicottero?» chiesi nervosissima.

Jo alzò distrattamente lo sguardo dal suo telefono e mi guardò con un sopracciglio alzato, incapace di spiegarsi la mia improvvisa agitazione.

Ma fu Aiden a rispondermi, «Le guardie Imperium non posso mancar meno ai loro turni e comunque, il nostro furgoncino resterà dove abbiamo parcheggiato finché non torniamo. E nessuno vorrà rubarlo.» replicò sorridendo sedendosi affianco a me. «inoltre, il Geminus ha promesso di farci visita, quindi usare mezzi Popolani e mischiarci tra la folla è il modo migliore per non venire localizzati.» concluse.

Annuii.

«Scusate» dissi.

«Per cosa?» anticipò Jo.

«Perché vi disturbo sempre con domande e dovete occuparvi di me»

«Hai ragione, sei proprio una seccatura» disse Skyler avvicinandosi a noi a braccia conserte.

«Quel che Sky nel suo profondo voleva dire, è che è nostro compito e dovere. Non ci lamenteremo mai a essere, per te, sempre disponibili» corresse Aiden gentilmente.

«No. Io intendevo proprio che è una seccatura» continuò Skyler ostinata.

«Andiamo, Sky» intervenne Seth alzandosi e agguantandola per un braccio e facendola allontanare sotto le proteste della Rossa.

«Penso sia il momento di imbarcarci, avete tutti i vostri biglietti?» chiese Aiden rimettendosi in piedi e spolverandosi i pantaloni. Poi mi offrì gentilmente la mano.

L'accettai per farmi tirare su.

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