3. Di male in peggio

«Sai un cosa?»

«Cosa?»

«Mi fai schifo»

Albus mi guarda stralunato mentre trascino infuriata la mia valigia sgangherata lungo il vialetto del Malfoy Manor. Le rotelle del mio bagaglio stridono a contatto con l'asfalto. Davanti ai miei occhi si staglia l'enorme e tetra abitazione, che da l'impressione di essere una casa degli orrori anziché un'accogliente dimora natalizia.

Sono in testa alla fila di cugini. I loro schiamazzi rompono il glaciale silenzio che avvolge tutta la zona. Lorcan e Lysander Scamander, i gemelli figli di Luna e Rolf, passeggiano rilassati con i capelli chiari scompigliati dal vento.

Davanti a me ci sono solo mia madre e zio Harry, abbastanza sconfortati dal fatto che mio padre tenga loro il broncio. Non importa se è un po' infantile, ha tutto il mio supporto.

«Rispetto il tuo disgusto» esclama Al, affiancandomi. «Ma non è colpa mia»

Inarco le sopracciglia, trafiggendolo con un'occhiataccia. Dominique, siccome accanto al suo nome c'è il titolo di "Migliore amica di Rose" fa lo stesso, in quanto il suo compito primario è appoggiare ogni mia decisione. «Se tu non esistessi» comincio, il tono di voce più autoritario che mai. «Allora Malfoy non sarebbe tuo amico e non trascorrerebbe tutto il suo tempo alla Tana. E se lui se ne stesse a casa propria durante le vacanze estive, di Natale, di Pasqua e quant'altro, allora Draco non si sarebbe mai avvicinato alla nostra famiglia e questo non sarebbe mai successo. Perciò si, è colpa tua»

«Rosie» mia madre mi richiama amorevolmente, con un leggero sorriso di comprensione sulle labbra, nonostante io stia urlando come una gallina, e se fossi stata al suo posto mi sarei presa a schiaffi. «Abbassa la voce, per favore. Ti prometto che ti divertirai»

Divertimi. Pff .

Scelgo di non replicare, annuisco e basta, anche perché mia madre pensa che io sia una fattispecie di principessa tutta rosa e fiori, e perciò è meglio non distruggere la sua illusione sbottando qualcosa di molto volgare e inappropriato.

Il portone del Manor si apre, sulla soglia appaiono due persone inconfondibili: le loro teste quasi bianche sembrano assorbire e riflettere la poca luce del sole, nascosto dietro alle nuvole e in procinto di tramontare.

«Buonasera» erompe Draco.

«Grazie per la tua ospitalità» esclama zio Harry.

Nonna Molly si intromette. «Ho portato il tacchino»

Scorpius è freddo, quasi scostante mentre se ne sta in piedi accanto al padre. Sfoggia una sorriso di circostanza. «Prego, entrate»

Ed io non mi faccio problemi, senza troppe cerimonie sorpasso i riflettori umani - evitando accuratamente lo sguardo sia del Malfoy Sernior che del Junior, siccome so per certo che mi stanno fissando entrambi - e mi ritrovo nell'ingesso più grande che io abbia mai visto.

«Miseriaccia Hermione!» urla mio padre, il tono drammatico ma battagliero. «Quello è un Elfo Domestico, guarda! Schianta Malfoy e torniamocene a casa»

Effettivamente c'è un Elfo Domestico, constato grazie ai miei brillanti occhi castani, ma non credo che se la passi male, visto che l'abito che indossa con grande probabilità costa più della mia intera collezione di libri dell'orrore in edizione limitata.

«Lui è Wonka, è stipendiato come un normale lavoratore e ha un adeguato numero di ferie annuali. Tua moglie già lo sa, Lenticchia» replica Draco, glaciale, parlando con lo stesso tono pacato ma annoiato che utilizza anche Scorpius la maggior parte del tempo. «Oggi ha come compito quello di mostrarvi le vostre stanze, ma se sei restio a riguardo puoi trovarla da solo»

***

Durante il lungo e tortuoso corso dei mei sedici anni di vita, non ho mai e dico mai avuto una camera tutta per me, l'ho sempre condivisa con le mie cugine, sia alla Tana che a Hogwarts. Perciò ora, mentre fisso il grande baldacchino dalle coperte azzurre e il restante spazio che potrò riempire con le mie cose, mi sembra quasi di essere in un sogno.

«Pessima scelta, Weasley»

Ed ecco che arriva l'incubo.

Alzo gli occhi al cielo sbuffando, prima di voltarmi lentamente verso l'origine fastidiosa di quella voce.

«Evapora, Malfoy. Non sono dell'umore»

Lui in risposta poggia una spalla allo stipite della porta, senza cogliere la mia implicita minaccia di morte, e mi osserva divertito. «La tua camera è proprio affianco alla mia, vedo che non riesci proprio a starmi lontana»

«E invece questo lo vedi?» sollevo il pugno destro speranzosa di incutergli almeno un po' di timore, ma dubito di riuscire nel mio intento, visto che tra le nostre facce ci sono almeno venti centimetri di differenza, e io con questa felpa blu addosso sembro un puffo. «Hai tre secondi per uscire di qui, prima che si schianti sul tuo stramaledetto naso aristocratico»

«Sono terrorizzato, giuro» ridacchia, scombussolandosi i capelli biondi già in disordine. E poi, a conferma della sua elevata voglia di finire ammazzato adesso e ora su questo pavimento lucido, si sdraia con nonchalance sul letto.

«Cosa diamine fai?» urlo ma non troppo, perché non voglio che mi sentano i mei genitori. Se mio padre dovesse vedere questa scena, probabilmente avrebbe un collasso istantaneo.

«Si da il caso che questa sia casa mia, e che io possa fare ciò che voglio»

Sbatto le palpebre un paio di volte, prendendo giusto il tempo di chiedermi: perché a me? Poi, arranco verso di lui, rossa di rabbia e fastidio.

«Il tuo viscidume sta sporcando le coperte» gli afferro un polso, provo a trascinarlo per terra, ma tutto ciò che ottengo sono due sopracciglia chiare sollevate con ilarità, e il suo corpo che non si è schiodato di un millimetro.

«Dannazione, così mi offendi pasticcino»

Ghigna, e quando capisco ciò che ha in mente è ormai troppo tardi.

Con uno scatto della gamba mi spinge in avanti, facendomi scivolare i piedi e cadere di sasso sopra il suo petto. Almeno spero di avergli fatto male.

Prima che possa assestargli una gomitata ben piazzata nello stomaco, mi intrappola tra le sue braccia e sorride vittorioso. «Sei una rammollita, Weasley» soffia a pochi centimetri dal mio viso. Avvampo, ma non lo faccio di proposito, non ho il controllo delle mie stupide guance.

Resto immobile, con gli ingranaggi del cervello che stridono a tutta velocità alla ricerca di qualcosa di sensato da dire, ma al momento la mia somma sapienza sembra essere completamente evaporata.

«Rose!» la voce di mia madre risuona per il corridoio. Mi affretto a separarmi da Scorpius e lui non oppone resistenza, anzi, si lascia addirittura spingere giù dal letto.

Cade a terra e resta fermo, in modo che gli occhi di mia madre, la cui testa si è appena affacciata dalla porta aperta, non lo possano vedere.

Ho il cuore che batte forte a causa dello spavento. Sorrido, ma non so spiegarmelo.

«Rose» ripete «Cambiati per la cena»

«Cambiarmi in che senso?» domando, visto che quello che indosso va più che bene.

«Mettiti qualcosa di carino»

«Tipo il pigiama?»

























Ehi bella gente.
Cosa ne pensate della storia per adesso? Siate sinceri, ci tengo al vostro parere.

Non abituatevi a questi aggiornamenti super frequenti, riesco a scrivere così tanto solo perché sono in vacanza. Non appena ricomincerà la scuola spero di riuscire a pubblicare almeno un capitolo a settimana.

Baci
Ele💋💋

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